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Autore: Vivling    12/01/2015    2 recensioni
Buongiorno, qui è il capitano Arizona Robbins che vi parla dandovi il benvenuto sulla U.S.S. Blue Ridge
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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MAGICAL MYSTERY TOUR
 
Arizona voleva disperatamente sentire le parole che la latina stava per pronunciare ma allo stesso tempo ne era disperatamente terrorizzata. Aveva paura che stesse per dirle che era tutto vero, aveva paura che stesse per dirle di essere fuggita perché non provava quello che provava lei, aveva paura che stesse per rendersi conto che lei, Calliope, non era la donna che aveva aspettato da una vita, quella che aveva incontrato la notte, ogni notte, ogni maledetta notte, in cui, sola, si addormentava nel suo letto con la speranza di trovarla, sul serio, il giorno dopo, di poterla stringere, di poterla guardare, di poterle stare accanto senza la paura di svegliarsi da un momento all’altro, aveva paura che tutti avessero avuto ragione, che Calliope, la sua Calliope fosse solo una proiezione, una proiezione della sua mente e nulla più. Mentre la sua testa, simile ad un mare in tempesta, tirava fuori tutto ciò che col tempo aveva sepolto sotto la coltre di una, forse, effimera illusione, quelle tanto attese quanto temute parole arrivarono, dirompenti, assordanti, quasi quanto il silenzio che le aveva precedute
-Arizona, io non so come ti sia venuto in mente che tra me ed Addison possa esserci qualcosa di più che una semplice simpatia, riguardo invece a Mark, beh, lui è il mio migliore amico, da sempre, ma nient’altro, è tutto per me, tutto quello che mi rimane, tutto quello che ho sempre avuto, la mia ancora, il mio punto fisso, gli voglio un gran bene ma fidanzati non lo siamo mai stati né lo saremo, te lo posso assicurare
Callie si zittì ed ecco che il silenzio, quel dannato silenzio, cadde ancora una volta fra loro, insieme alla distanza che la latina aveva provveduto a mettere terminato di parlare, quasi come avesse ricevuto una scossa, quasi come se quel momento di complicità fosse stato interrotto dall’arrivo di qualcuno, esattamente come poco tempo prima sulla pista. E allora la testa di Arizona aveva ricominciato. Aveva ricominciato a vagare. Aveva ricominciato a far vacillare ogni sua certezza, ogni suo punto fisso. Ma non era forse questo quello che voleva sentirsi dire? Non era forse questo quello per cui avrebbe dato la vita pur di sentirselo dire? Forse. Eppure mancava qualcosa. Mancava quel qualcosa che Arizona avrebbe voluto sentir ripetere dalla latina, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, mancava quel qualcosa che avrebbe voluto ripetere alla latina ogni secondo, ogni minuto, ogni ora. Mancava quel qualcosa che, forse scioccamente, forse ingenuamente, avrebbe spazzato via ogni suo dubbio, ogni sua paura, mancava quel qualcosa che l’avrebbe fatta tuffare fra le braccia della sua mora col solo obiettivo di rimanerci per sempre. Ma forse il per sempre non esiste.
-Lui ha detto che lo hai tradito…- la calma in quelle parole fece male a Callie come uno schiaffo in pieno viso, percepiva la delusione di Arizona, percepiva la sua lontananza, quella stessa lontananza che aveva cercato di mettere lei da quando, sulla pista di atterraggio, aveva sentito pronunciare dalla bionda quel discorso, quella stessa lontananza che sperava l’altra non mettesse mai
-Arizona io non so a cosa Mark si riferisse ma ti posso assicurare che non stiamo insieme- la sua difesa era disperata, ne era consapevole, eppure voleva provarci, eppure non poteva fare a meno di provarci
- Quella sera, la prima sera, da Joe, voi eravate insieme, voi siete andati via insieme, il suo braccio sulle tue spalle – improvvisamente la prospettiva di Arizona era cambiata, era come se, alla luce di quello che aveva sentito da Mark, ogni sogno di conquistare Callie, ogni sogno di poter vivere, invecchiare con lei fosse sparito, ora sapeva che quella donna apparteneva ad un altro, o meglio, ad altri, forse…
-Quella sera il mio migliore amico mi ha portata a ballare, perché ero appena stata cacciata di casa dai miei genitori e quella sarebbe stata l’ultima notte prima della partenza…Arizona, credimi, io e lui non stiamo insieme – maledetto Mark e la sua linguaccia, come se la sua vita non fosse già abbastanza incasinata senza che lui ci si intromettesse!
-Allora perché sei scappata via da me quando ho detto di amarti? – in realtà fra tutte le domande, fra tutti gli interrogativi, l’unica cosa che le interessasse sapere era quella, alla bionda l’unica cosa che interessava sapere era perché fosse scappata da lei. Alla bionda l’unica cosa che interessasse sapere era se anche lei l’amasse. Null’altro.
Callie, dal canto suo, non poteva non aspettarsi quella domanda, sapeva che sarebbe arrivata, esattamente come sapeva che avrebbe potuto rispondere. Ma che non avrebbe voluto.
-Io, ecco, non posso…- la latina iniziò ad indietreggiare, i suoi piedi si spostavano autonomamente, quasi come se più distanza fisica fosse riuscita a mettere tra di loro più sarebbero state alte le possibilità di evitare quella domanda alla quale aveva una risposta e alla quale non voleva dare una risposta.
Arizona, invece, a quella domanda non aveva una risposta, ma a quella domanda voleva una risposta, così iniziò a seguire Callie ed il suo indietreggiare, la stava braccando, voleva braccarla, ed anche quando le spalle della latina urtarono contro la parete della cabina, lei continuò ad avvicinarsi finché a dividere le loro labbra non ci fu altro che pochi millimetri.
-Perché sei scappata? – le parole di Arizona quasi urtarono contro le labbra di Callie, quasi vi premettero contro come la stessa che le aveva proferite avrebbe voluto, impendendole di replicare. E questo Arizona lo capì. Di scatto, interruppe il contatto visivo fra i sui occhi, di ghiaccio, e quelli impauriti della latina, voltò le spalle e andò via. Sbattendo la porta, andò via. Sbattendo la porta lasciò Callie sola. Sbattendo la porta lasciò Callie sola con ancora il calore della sua domanda sulle labbra.
 
 
-Callie, non puoi essere seria, non puoi dire di esserti innamorata di una donna che neppure conosci! – quando l’aveva conosciuta le sembrava strana, quando aveva iniziato ad essere suo amico si era ricreduto, quando aveva iniziato ad essere il suo migliore amico ne aveva iniziato a riavere il sospetto ed ecco che ora arriva la conferma
-Uffa Mark! Perché devi continuare a ripetermelo? So che razionalmente è impossibile, so che è inconcepibile…
-Ecco, allora se lo sai, perché…- lo sguardo con cui fu fulminato fece capire a Mark che quello della sua amica era soltanto un primordio di flusso di coscienza e che non sarebbe finito tanto presto
-Stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse – nuovo sguardo, nuova ustione…dannazione, come era suscettibile quando la conversazione ricadeva sull’argomento, su quell’argomento – lo so che non sembra possibile, anzi alquanto surreale – ecco, come previsto, lo sguardo intimidatorio, come se ce ne fosse stato bisogno, aveva capito la lezione due fulminate prima: non parlare –ma qualcosa dentro di me mi dice che lei c’è, da qualche parte, è reale ed esattamente come la immagino… - lo sguardo della latina si perse, si perse come ogni volta che arrivava a quella conclusione
-Callie, io ho solo paura che tu possa farti male – la mano di Mark iniziò a carezzare i capelli corvini della donna seduta sul divano accanto a lui, così lei poggiò la testa sul suo petto lasciandosi, per un tempo indecifrato, andare alla dolcezza del suo amico, alla dolcezza di quel suo amico senza la cui presenza si sarebbe sentita persa. Senza la cui presenza non si sarebbe sentita affatto.
 
 
Callie non riusciva a muoversi ma, quando finalmente il suo corpo si fu ripreso dalla scarica di adrenalina che il momento le aveva dato, facendola paralizzare, il pensiero che attraversò la sua mente fu uno solo: “Maledetto Mark!”. Sapeva poi che, in quelle condizioni, per quanto ci avesse provato, non sarebbe mai riuscita a dormire, così non le rimase nient’altro da fare se non trovare il suo migliore amico, capire cosa diamine fosse successo e, possibilmente, spezzargli qualche osso. Alla fine non era quello il suo vero sogno?
Dopo aver perlustrato tutti i ponti, pregando in qualsiasi lingua del mondo di non incappare nel capitano, nel suo capitano, senza neppure l’ombra del suo migliore amico, si trovò, davanti alla sua cabina, a picchiar contro la porta con le nocche come se non ci fosse un domani e, mentre aveva il pugno ancora sospeso nel vuoto con l’intenzione, per l’ennesima volta, di farlo sbattere contro il legno, le apparve il suo viso, il suo, in quel momento, maledetto viso.
-Torres! Hai intenzione di svegliare l’intero equipaggio o cosa? – Mark uscì, chiudendosi la porta alle spalle
-E tu Sloan? Hai intenzione di complicare ulteriormente la mia già complicata vita sentimentale? – Callie era furiosa, del resto chi non lo sarebbe stata? Quella di non intraprendere alcuna relazione con Arizona doveva essere una sua decisione, non di Mark
-Ehm, Torres, posso spiegare…- Si sentiva in imbarazzo, nonché colpevole, sapeva di aver fatto un casino ed era proprio per questo che la serata con Lexie era finita e si trovava nella sua cabina sveglio e pronto a sentire (o forse a subire?) l’arrivo della latina
- Lo spero per te! Altrimenti mi vedo costretta a ricordarti che il mio sogno, fin da bambina, era quello di rompere ossa! – voleva una spiegazione e la voleva in quell’esatto momento. Era chiedere troppo?
-Senti, Torres, calmati, io stavo parlando con Lexie e poi lei è spuntata dal nulle ed io…- era nei guai, l’aveva addirittura chiamato “Sloan”. Era decisamente nei guai.
-E così hai deciso di inventarti una mia ipotetica relazione con Addison ed un tradimento nei tuoi confronti? Si può sapere cosa ti passa per la testa? – il tono di voce era decisamente salito, ci mancava soltanto che iniziasse a parlare in spagnolo e poi quella sarebbe stata una perfetta sfuriata alla Callie Torres
-Non urlare, diamine! L’altro giorno, a mensa, ti ho seguito e ti ho vista con Addison, così ho pensato che, anche se fosse improbabile, voi due steste insieme e…
-Dannazione Mark, dimmi un po’ cosa ci hai visto fare? – ora era ancora più furiosa
-Beh, ridere e prendere un caffè…
-E mi vuoi spiegare da quando ridere e prendere un caffè significa avere una relazione? –Mark in quel momento si sentì stupido, tremendamente stupido
- Callie, ok, ho sbagliato ma non era mia intenzione, io…- difensiva, non gli restava altro che giocare sulla difensiva
-Ora mi spieghi questa storia del tradimento? Dio solo sa quanto vorrei strozzarti ora!- perché non bastava la stori col tenente Montgomery, ci voleva anche il tradimento, al suo migliore amico, a cui fare le cose in grande è sempre piaciuto, non bastava dipingerla, davanti al probabile amore della sua vita, come una da una notte e via ma anche come una traditrice da una notte e via!
-Ma io mi riferivo al fatto che mi avessi mentito! – ok ora era troppo, va bene incassare ma di questo paso la conversazione sarebbe diventata realmente un incontro di pugilato e Mark non ci teneva molto a ritrovarsi un occhio nero, fattogli per di più dalla sua migliore amica
- Ora non si è più neanche liberi di dire balle in pace senza venir seguiti? – Callie era esasperata, esasperata e stanca
-Non al tuo migliore amico! Io ti ho sempre raccontato tutto, mi sono sempre fidato di te e pensavo lo facessi anche tu! – forse era questo il vero problema, Mark, per la prima volta, si era sentito tagliato fuori, si era sentito tagliato fuori da un momento all’altro e senza un apparente motivo. E la cosa gli aveva fatto male. Semplicemente la cosa gli aveva fatto male, l’aveva ferito. Si erano sempre detti tutto e da un giorno all’altro lei gli raccontava balle. Dopo tutto quello che aveva passato con e per lei, gli raccontava balle!
-Non ti ho mentito per il gusto di farlo! Ti ho mentito, perché non sapevo cosa altro fare! Ti ho menti perché lei è Riz!- ecco, l’aveva detto, aveva tirato fuori tutto, del resto sapeva che sarebbe successo, sapeva che sarebbe successo sin da quando era andata a cercare Mark. Era consapevole di essere come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere ed era consapevole che sarebbe esplosa. E l’aveva fatto. Era esplosa.
 
 
-E quindi l’hai lasciata? – Teddy era sconvolta, l’aveva fatto sul serio
-Già! – la nota si soddisfazione nel tono un po’, forse anche un po’ troppo, alticcio la sconvolse ancora di più. Non aveva mai trovato la sua amica ubriaca al bar di Joe. C’è sempre una prima volta. Dicono.
- Arizona ma sei sicura di quello che hai fatto? Domani potresti pentirtene, lo sai? – Teddy cercava di mantenere la lucidità in tutta quella folle situazione, era come se la morte di Tim avesse trasportato la sua famiglia e quanti vi gravitassero attorno in una sorta di un universo parallelo, un universo senza forza di gravità in cui tutti galleggiavano nel nulla, spaesati e senza un obiettivo ma, soprattutto, senza una bussola per tornare a casa
- E invece non me ne pentirò – dalla voce della bionda la sua amica comprese che quello che aveva fra le mani era probabilmente il decimo bicchiere, se no di più, dall’inizio della serata… e pensare che, quel giorno, aveva fatto solo venti minuti di ritardo dall’orario concordato per l’appuntamento
- Arizona credo sia il caso tu smetta di bere…- sapeva che non sarebbe stato così facile eppure da qualche parte doveva pur cominciare
-Io non credo… ma comunque non è importante…. L’importante è che Tim aveva ragione, Tim ha sempre ragione! – la sbornia, già parlare con Arizona di questo tema, o meglio, già parlare con Arizona in generale non era esattamente la cosa più facile del mondo, ci mancava soltanto la sbornia
-Arizona, non puoi fondare la tua vita su quello che diceva Tim, non…
-Invece sì! Tim era l’unico che mi conoscesse davvero, l’unico del cui parere mi importasse qualcosa e l’unico di cui mi possa fidare! Lui sa tutto di me! Come lui c’è soltanto Calliope! – Arizona si era alzata e con lei anche la sua voce. Se in circostante normali Teddy, per evitare una sceneggiata, si sarebbe potuta appellare alla riservatezza dell’amica, ora anche quell’ultimo baluardo era crollato, così l’afferrò fisicamente costringendola a sedersi, doveva portarla a casa…bella impresa!
- Arizona, so che è inutile dirtelo perché sei ubriaca ma Calliope non esiste! – avrebbe potuto risparmiarselo? Forse. Eppure non ce la faceva più, non ce la faceva più a vedere la sua amica star male a causa di una donna lontana chissà quante miglia e diversa chissà quante miglia da quella che Arizona si era costruita nella sua mente
-No Teddy! Calliope esiste e io la amo! Hai capito, la AMO! – ok, la situazione era degenerata e lei non sapeva come farla rientrare. Non poteva andare peggio…o forse sì? Quando Teddy vide comparire alle spalle di Arizona una donna, comprese che sì, decisamente poteva andare peggio di così. La donna, che probabilmente aveva sentito tutto, in fin dei conti anche il resto del locale aveva sentito tutto,  fece sì che la bionda si girasse, provocandole una risata, ancora una volta in perfetto stile ubriaca
-Joanne, tu cosa ci fai qui? – la tranquillità, l’apparente ed illusoria tranquillità con cui le parole furono proferite da Arizona, fece sperare Teddy in un barlume di lucidità
-Niente di che… Volevo solo dirti che ti detesto! – ehm, quella ragazza non era esattamente la dolcezza in persona...che Tim avesse, sul serio, ragione?
-Io invece che amo Calliope!
 
 
 
Arizona aveva deciso di tuffarsi nel lavoro. Non aveva la forza per fare altro, forse non voleva averla, almeno non ancora. Non voleva iniziare a raccogliere i pezzi di sé. Non poteva iniziare a raccogliere i pezzi di sé. Gli eventi della serata erano stati per lei come un colpo in piena testa. Era frastornata. Non aveva ancora assimilato e digerito tutto quello che era successo, probabilmente non lo aveva neanche realizzato. Calliope. La sua Calliope. Mark. Addison. Tim. Teddy. Joanne. Nomi, parole, storie, decisioni e ricordi frullavano nella sua testa, senza darle neppure il tempo di respirare. Si alternavano, interminabili, imperterriti, seguivano un flusso tutto loro, sconosciuto alla stessa Arizona. L’unica cosa che le restava da fare era quella in cui riusciva meglio, l’unica cosa che le restava da fare era estraniarsi dalla realtà, l’unica cosa in cui riusciva meglio e per farla aveva bisogno di lavoro da svolgere. Sin da bambina era stata addestrata, sì, suo padre, il Colonnello, l’aveva addestrata, non educata, a fare il suo dovere, prima di qualsiasi altra cosa. Che fosse questa la sua ancora di salvezza?
Mentre stava compilando dei moduli sentì bussare alla porta e l’uomo che vide quando questa, al suo permesso si aprì, ancora una volta le tolse il fiato
-Marines, cosa vuole?
 
 
-Fammi capire una cosa Torres, se la notte non dormi mai come fai a reggerti in piedi di giorno? - quelle parole fecero sussultare la latina impegnata, ancora una volta, a scrutare il mare
-E tu spiegami una cosa Addison, passi la notte appostata sul ponte aspettando che io arrivi con qualche dramma sentimentale in corso? – la rossa rise a quelle parole, tra loro due si era instaurata una comprensione, era raro succedesse ad entrambe ma ora non avrebbero rinunciato a quel rapporto, ne erano certe
-Non ci credo, ancora una volta dramma sentimentale?! Sei una rubacuori Torres! Nella nave dove stavo prima avremmo detto una Sloan al femminile! – Addison continuò a ridere ma, ad un tratto, notò la perplessità nel volto dell’altra donna
-Che c’è? - inclinò leggermente la testa quasi a cercare di leggere negli occhi scuri e profondi della sua interlocutrice
-Ma niente…- il silenzio dell’altra fece continuare la latina – Quello Sloan? Intendi Mark Sloan? – la curiosità aveva regnato sovrana, come sempre, su di lei
- Lo conosci? – “La fama di Mark Sloan si spande per terra e per mare” era questa la frase con cui lui si era presentato. Che fosse l’unica cosa vera che le avesse detto?
-È il mio migliore amico, purtroppo – la vena di sarcasmo fece annuire la rossa, aveva conosciuto abbastanza Mark per capire la causa di quell’ultima parola
-Bel coraggio…
-Già…- la latina aveva ceduto le armi, voleva chiedere all’altra donna come avesse conosciuto Mark ma, in quel momento, i suoi pensieri erano altri. Da quando aveva conosciuto Arizona, i suoi pensieri erano sempre altri
- Io me ne farei meno, sai? – schiettezza, era questa la parola d’ordine di Addison Montgomery
-Eh? – la latina pensò di essersi persa, perché distratta, un passaggio della conversazione, o almeno con Mark le capitava spesso, era così logorroico. Lo doveva ammettere: Mark era una donna migliore di lei.
-Di drammi intendo – lo sguardo ancora perplesso della mora fece sì che continuasse – io, al tuo posto, me ne farei meno di drammi.
  
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