Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    12/01/2015    6 recensioni
"E va bene, vi dirò tutto, ma voi dovete lasciarmi parlare senza interrompermi, okay? Fate finta che vi stia raccontando una storia... agente, lei sa come funziona un romanzo, mi auguro... c’è un prologo, che potremmo identificarlo in questo momento, in cui il bravo ragazzo viene scambiato per un traditore e cerca di convincere la polizia che lui non c’entra niente... poi c’è il corpo, che è la parte centrale in cui vi racconto come si sono svolti i fatti... infine, c’è l’epilogo, in cui c’è la resa dei conti e la morale della storia... perché ogni racconto ha sempre la sua morale..."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
La Gates resta immobile quando Mike le spiega il messaggio ricevuto da Nasir.
Kate scuote la testa e si passa una mano sui capelli in segno di stress.
Il capitano del Dodicesimo accenna a fare un passo avanti, incrociando le braccia. Scruta l’agente dell’Interpol, in piedi davanti a lei, anche lui con l’espressione di chi sa qual è la prossima mossa da fare.
“Quindi dobbiamo rispedire Castle laggiù.” osserva Iron Gates, e con la coda dell’occhio vede Beckett accanto che ha un fremito.
Mike fa un cenno del capo per confermare e poi fa segno alle due di seguirlo.
“Non credo che la CIA lo manderà in Iraq senza chiedere qualcosa in cambio. Comunque, siamo collegati con Christna adesso. Ci mostrerà il tutto in videoconferenza.”
“Castle può unirsi a noi?” gli chiede Kate, mentre a fatica sostiene il passo veloce di Mike.
“Non credo proprio.”
“Ma-”
“Niente ‘ma’, detective.” Si volta di scatto facendola sobbalzare. Guarda la Gates, rimasta impressionata dalla risposta ricevuta. Mike si ricompone e cambia tono di voce. “Sebbene abbia mentito sul collaborare con Nasir, resta un prigioniero di guerra, e come tale non può partecipare in via ufficiale.”
Kate morde il labbro.
Giunti al gran salone, il maxischermo è acceso e mostra Christina Finch in tenuta elegante con il solito capello raccolto in uno chignon, mentre attende l’arrivo di Beckett, la Gates e Jones. Tiene le mani avanti, intrecciate tra loro, come una giornalista pronta a dire il notiziario.
Kate si colloca vicino a Lanie, che subito le afferra le mani, Kevin e Javier. Si salutano con un cenno del capo, mentre l’amica dottoressa ha uno sguardo preoccupatissimo.
Mike non riesce a star seduto e passeggia nervosamente avanti e indietro davanti allo schermo, fino a quando qualcuno fa cenno alla Finch di iniziare a parlare. La donna sorride lievemente e si sistema sullo schienale della sedia. Dietro di lei si vedono computer e persone collegate con auricolare.
“Capitano Gates, agente Jones. Detective del Dodicesimo, è un piacere rivedervi. Come siete già stati informati, Nasir Sayf-Al Islam ci ha contattato in videoconferenza, proprio nel bel mezzo di un meeting con il Presidente. Immaginate la sua faccia mentre sentiva Nasir dire che Richard Castle è tornato a New York e lo rivuole nella sua organizzazione.” Pronuncia le ultime parole con sarcasmo, e distoglie lo sguardo alzando un sopracciglio.
Esposito e Ryan non resistono a far una battuta di spirito.
“Scommetto un’espressione non felice.”
Fortunatamente, la Gates è sempre lì pronta per fulminarli con lo sguardo accigliato.
“Allora, sarò breve e vi manderò il video sottotitolato, così potete trarre anche voi le vostre conclusioni.”
Cala il silenzio, l’agente Preston spegne le luci e parte lo spettacolo.
Nel video, Nasir è seduto a un tavolo in legno. Dietro di lui, un muro bianco e la bandiera con il nome e il motto di Al-Qaida. Il giovane terrorista sorride facendo una smorfia, sentendo il petto rigonfiarsi di orgoglio e di fierezza. Saluta in arabo i presenti che lo stanno ascoltando, e dal suo sguardo si immagina tutte le organizzazioni internazionali che sono alla sua ricerca, che si stanno mangiando le mani nel tentativo di cogliere ogni minimo dettaglio nel video. Inclina leggermente la testa di lato, come per sgranchirsi un muscolo, poi torna dritto e inizia a parlare.
Non gesticola e pronuncia le parole come un robot, come gli è stato insegnato.
Gli agenti presenti leggono i sottotitoli e ogni tanto lanciano uno sguardo al volto di Nasir. Lui sta dicendo che sa che Rick Castle è tenuto in ostaggio al Dodicesimo distretto di New York.
“Come faccio a saperlo? Semplice. Leggo anche io i giornali. So della detective Kate Beckett.”
La diretta interessata sente gli sguardi degli altri su di lei. Quello che percepisce, però, è solo un tuffo al cuore. Deglutisce e stringe le mani di Lanie.
“So che la CIA e l’Interpol mi stanno dando alla caccia, è sempre stato così. Da anni ormai. Ma voglio venirvi incontro.”
Ecco il momento che tutti stanno attendo con ansia.
Ora lui dirà le sue richieste.
Nasir abbassa lo sguardo per creare tensione, poi lo rialza guardando dritto verso la telecamera davanti a lui.
“Propongo uno scambio di prigionieri. Richard Castle in cambio di John Storm, quel corrispondente della CNN che il vostro governo ha mandato qualche settimana fa in Iraq. Ha una famiglia che lo aspetta, e immagino che, secondo il vostro patriottismo, voi non vorrete che lui muoia qui senza rivedere i suoi cari – tra cui la moglie incinta. La scelta è tutta nelle vostre mani.”
Il video si interrompe bruscamente, lasciando il Dodicesimo in silenzio per qualche secondo.
La Finch ricompare sullo schermo, mantenendo sempre quel comportamento serio.
Mike raggiunge gli occhi di Sonny nell’oscurità e gli fa cenno di accendere di nuovo le luci.
“La CIA ha deciso che Richard Castle dovrà tornare in Iraq ma lo faremo a condizione di uno scambio con l’ostaggio americano.” dice Christina.
Kate stringe la mano di Lanie ancora più forte. Si guardano. Ha bisogno del suo sostegno in quel momento. Lo sguardo si allunga verso Javier e Ryan.
“John Storm della CNN.” Continua il funzionario della CIA, “Castle verrà monitorato da lontano, non preoccupatevi, così non lo perderemo un attimo di vista. Non falliremo come l’ultima volta.” Dice riferendosi chiaramente alla missione di Kate a Berut. “Mike, tu sei d’accordo con me?”
L’agente Jones chiama i suoi due uomini, che attendono la decisione unanime. Lui si prende qualche secondo per fare un bel respiro, incrociare le braccia al petto e guardarsi ai piedi. Le scarpe che indossa iniziano a fargli un gran male. Non è stato fermo un attimo e per l’agitazione, non è riuscito a sedersi e rilassarsi. Sa che tocca a lui parlare e spera che quella sia l’unica decisione sensata. Alza lo sguardo verso lo schermo.
“In qualità di rappresentante dell’Interpol londinese ritengo che sia l’unica opzione. Il signor Castle deve ripartire e andare sotto copertura per smascherare Nasir una volta per tutte.”
Senza dir nulla, Christina fa un cenno di assenso, scrive sul tablet che ha davanti, quindi volge lo sguardo oltre.
“Victoria?”
La Gates guarda i suoi uomini, che si girano verso di lei nello stesso momento. Un muro incrollabile, che si muove alla stessa velocità. Quello è il significato della vita al Dodicesimo. Insieme, fino alla fine. Iron Gates in quanto capitano di quel distretto, si trova di fronte ad una scelta impossibile quando gli occhi di Beckett la implorano a pensare onestamente come una donna e non come un comandante di un battaglione.
Quando Victoria Gates toglie lo sguardo dalla sua detective, però, tradisce i suoi ideali umani.
“Non posso che essere d’accordo con voi.”
Christina fa la stessa cosa che ha fatto con Mike. Un cenno di assenso, e si appunta anche il suo nome sul tablet.
“Scusate ma nessuno ha chiesto a Castle cosa ne pensa di tutto questo.” La domanda di Kate arriva dritta e precisa come una freccia scoccata da un tiratore esperto. Gli occhi della detective sono freddi. Ha lasciato libera la mano di Lanie, per sentirla addosso. Prima posata sul cuore, che pulsa a gran velocità, poi tenuta nell’altra mano a pugno.
La Finch scuote la testa. “Non capisco.” O almeno fa finta di non capire.
Kate fa un passo avanti. Le mani sono ancora a pugno lungo il suo corpo.
“Magari lui avrà da dire la sua, visto che deve di nuovo ripartire in missione. E sarà ancora più difficile per lui.”
“Come già ti ho spiegato, Beckett, lui è un prigioniero di guerra,” interviene Mike, senza però, voltarsi nella sua direzione, “e in territorio americano è considerato un terrorista. Non ha diritto di parlare.” Conclude girandosi di profilo, giusto per vederla con la coda dell’occhio.
“Non avevo chiesto il tuo parere, Jones.” Risponde acida, una chiara frecciatina alle risposte che lui le aveva dato prima. Questo lo fa voltare completamente verso di lei, guardandola serio.
La Gates schiocca la lingua. “Posso parlare con la detective da sola?” guarda prima Jones, poi la Finch alzando un sopracciglio, ed entrambi le danno segno di assenso. Il capitano s’incammina verso l’uscita, facendo passare prima Kate davanti a lei.
“Detective, attenta a quello che dici...” inizia la Gates, parlandole sottovoce. Si avvicina a lei per metterla sull’attenti, e il tono di voce resta basso ma calmo e severo. “Da ciò che Christina ha fatto intendere, il Presidente non è stato molto contento del fatto che il signor Castle sia tornato e che lui non sia stato subito informato perché noi lo stavamo interrogando. Capisci cosa voglio dire?”
Lei si morde il labbro nervosamente, come è solita fare nelle situazioni di tensione, dispiaciuta per il suo comportamento impulsivo, e abbassa la testa facendo dei piccoli cenni di assenso. Si guarda le mani che bollono di rabbia. Suda freddo per la tensione e l’ansia a cui è sottoposta.
Victoria la osserva capendo il suo stato d’animo, quindi ammorbidisce il tono di voce.
“Sarai d’accordo con me che non c’è altra scelta. Castle deve tornare da Nasir.”
Kate alza gli occhi deglutendo. Il suo capitano ha tristemente ragione. Fa un cenno con la testa, come un soldato.
“Sì, signora.”
La Gates la guarda un’ultima volta e risponde a sua volta stringendo le labbra e facendo un cenno con la testa. Le indica la porta d’ingresso, che chiude una volta entrata anche lei.
“Oh bene, eccovi qui.” Fa eco la Finch dal maxischermo. Kate torna vicino ai suoi uomini scambiando con loro degli sguardi e scuotendo la testa.
“Mi spiace essere dura con voi dopo tutto il lavoro che abbiamo svolto insieme in questi anni, ma sono ordini che provengono dall’alto e devo essere obbiettiva. Quindi, avete deciso?”
“Il Dodicesimo è d’accordo.” Replica la Gates con voce risoluta.
Kate sente gli sguardi compassionevoli di Lanie, Javier e Kevin su di lei e fa un grandissimo sforzo a evitarli. Non vuole sentirsi così esposta.
“Ovviamente il signor Castle verrà informato dall’agente Jones riguardo la sua missione.”
“Lui può partire ma a una condizione, Christina.” È Kate a parlare. La sua voce proviene dal fondo della stanza, lo sguardo è deciso, puntato verso il maxischermo, come se la Finch fosse lì davanti a lei in quel momento. La donna le fa cenno di proseguire la sua richiesta. “Che gli sia concesso di salutare la sua famiglia prima della partenza.”
“Certo, ma deve essere fatto entro oggi. Contiamo di rispedire Castle domattina in Iraq.”
Rispedire? Cos’è, un pacchetto regalo?
Kate fa una smorfia, scuotendo la testa. Quel prurito alle mani, derivante dal sentimento di spaccare tutto in quel momento, è ancora lì, a provocarle quel tremolio.
 
“Ehi, perché quella faccia?”
“Vogliono rispedirti a Saqlawiyah.”
“Come? Di già?”
Kate guarda Rick in apprensione.
Lo sguardo da cucciolo in gabbia, attaccato alle sbarre, che urla, con i soli occhi, il suo desiderio di uscire al più presto e di smettere con questa passerella di prigioni. Come dargli torto?
Lei si avvicina per posare le mani sulle sue. Le guarda, tracciando delle linee immaginarie con l’indice sul dorso della mano.
“Ci sarà uno scambio di ostaggi. Te in cambio della vita di un giornalista americano. Sarai spedito subito in missione sotto copertura.” Sente i suoi muscoli irrigidirsi e smette di toccare il dorso della mano. Lo guarda e vede tanta tristezza e rassegnazione sul suo volto. “So che non dovrei dirlo, ma non voglio che tu vada. Sei appena tornato...”
Ora lui la guarda come a dire che questo non ci voleva. Sospira.
“Neanche io voglio allontanarmi ancora da te... ma quanto ancora durerà questa lontananza? Quando potrò abbracciarti?”
“Immagino presto. Tra poco verranno a liberarti così ti spiegheranno la missione nel dettaglio. E poi, potrai salutare Martha e Alexis prima della partenza.”
Non potendosi abbracciare, si accontentano di toccarsi le dita delle mani, immaginando di stringersi forte, corpo contro corpo.
 
Che liberazione essere uscito da quella cella. Più pulita rispetto a quella in cui era stato gettato a Saqlawiyah, ma comunque una stanza con le sbarre, in cui era impossibile uscirne se non con un paio di chiavi.
Si stringe i polsi, primo uno, poi l’altro, sentendosi libero. Alza lo sguardo e rivedere il Dodicesimo.
Non che non lo avesse notato anche prima, entrando qualche giorno fa dopo l’attentato, ma ora riesce a cogliere i particolari.
Gli agenti del distretto lo osservano, non sapendo esattamente come reagire. Per loro era un mito, ma adesso è solo un terrorista. Rick sorride passando in mezzo a loro, ma il sorriso si affievolisce quando essi abbassando lo sguardo, bisbigliando.
Kate è rimasta in disparte, in fondo alla sala, poggiandosi al muro. Rick viene condotto da Esposito e Ryan davanti al maxischermo, dove la Finch è rimasta in costante collegamento. I due detective lo salutano con una sonora pacca sulle spalle, forse per dargli sostegno.
I loro sguardi si incontrano, e il funzionario della CIA gli rivolge un sorriso inclinando la testa di poco. Lui risponde con un debole sorriso.
Quegli occhi puntati su di lui lo stanno mettendo a disagio come mai prima d’ora.
“Salve, signor Castle è un piacere conoscerla. Io sono Christina Finch, alto funzionario della CIA, dalla sezione terrorismo internazionale.”
“Piacere mio.”
“Lei verrà mandato di nuovo a Saqlawiyah. Una squadra sarà con lei per monitorizzare i suoi movimenti, e si mimetizzerà tra la gente del posto. Noi nel frattempo la controlleremo dall’alto, con un drone.” Quando vede che lui la sta guardando con occhi interrogativi, spezza il tono autoritario per mimare, con finta svogliatezza, una sorta di aeroplano con le mani. “Ha presente, quegli aeroplanini volanti che si vedono nei film per fare le riprese aeree? Ecco, chiamiamole così.”
“Un drone come quello di Guerre Stellari? Figo!”
Ecco basta poco per fargli tornare il sorriso. E basta poco per donar sorriso anche a quegli agenti che prima lo guardavano con dubbi impressi sul viso.
Gli sguardi altrui si rilassano, Rick prende un gran respiro e batte le mani per poi portandosele davanti la bocca in segno di stupore. Ha la mente già planata sul drone. Per fortuna non ha perso il suo senso dell’umorismo.
Si volta per lanciare uno sguardo a Kate, dietro di lei, ancora appoggiata alla porta con le braccia incrociate al petto. Ma lei non ride. Non riesce.
L’espressione sul volto di Rick cambia improvvisamente. Le labbra inclinate verso l’altro vanno a formare una linea retta, mentre la fronte si aggrotta per alzare alcune rughe pensierose.
“Niente cimici?” chiede la Gates, rimasta in silenzio finora.
Christina sospira, lasciando intendere che non c’è propria nessuna possibilità di monitorare Castle più da vicino. Le dispiace non poter fare più di quel che può.
“Assolutamente no. La perquisiranno per assicurarsi che lei sia ‘pulito’. Quindi mi raccomando, continui la recita come ha fatto con la detective Beckett.”
La porta si apre e si chiude violentemente. Rick intravede solo le ultime ciocche di capelli castano chiaro e capisce chi ha appena lasciato la stanza.
Al di fuori di essa, Kate si passa le mani sul collo, sentendo la vena giugulare pulsare a mille, poi va a toccarsi ogni centimetro del suo volto, percependo la sensazione di andare a fuoco. Arriva alla fronte e si solleva i capelli dal volto. Poi, poggia una mano sul muro affianco a lei. Lentamente, cammina, vedendo tutto offuscato intorno, e tante voci ovattate.
Non sta succedendo di nuovo.
Lui non sta tornando di nuovo laggiù, dove c’è l’Inferno.
Non lo sta perdendo di nuovo.
Con le spalle al muro, scivola giù, inclinando la testa all’indietro ed emette dei singhiozzi convulsi.
 
“Papà, sei tornato!”
“Al! Madre!”
Alexis e Martha entrano al Dodicesimo portando con loro gioia e vitalità. La piccola Castle corre ad abbracciare il padre, che la fa dondolare sul posto, poi si unisce la rossa diva che avvolge entrambi in un’unica stretta.
“Sono riusciti a liberarti? Resti?” chiede Alexis speranzosa, con il viso immerso nella spalla di suo padre. Lui rallenta l’abbraccio.
Martha se ne accorge. Le sue braccia restano a penzoloni, rilasciando la stretta. Non ha bisogno di guardare oltre sua madre, che inclina la testa e la scuote tristemente come a volergli dire di non fare qualcosa.
Rick sorride nervosamente mentre Alexis corruccia la fronte, non capendo subito lo scambio di sguardi tra suo padre e sua nonna. Posa le mani sulle braccia della piccola Castle, ma guarda entrambe le due donne.
“C’è qualcosa che devo dirvi... anzi, non so se posso dirvelo... al diavolo.” Fa una pausa che sembra durare all’infinito, abbassando lo sguardo verso terra. Si guarda la punta delle scarpe, consumate fino all’osso.  “Devo tornare a Saqlawiyah,” dice infine risoluto, rialzando la testa, “e al mio posto tornerà un giornalista tenuto prigioniero dall’organizzazione laggiù.”
Alexis non sembra reagire. Continua a scuotere la testa, mentre Martha si porta le mani tremolanti sul viso.
Poi la ragazza realizza e allora l’orrore si impossessa del suo volto.
“Come sarebbe che devi ripartire? Ti prego, papà, non andare!” si aggrappa disperata alla sua camicia e si accoccola sul suo torace. Lui l’avvolge di nuovo con le braccia e le accarezza i capelli.
“Tesoro, devo... contano su di me, sono la loro ultima risorsa...”
“E’ una missione suicida!”
“Sono addestrato per questo...”
Sente la camicia bagnarsi e ci mette poco a capire che sua figlia gli sta piangendo addosso.
“Lo diceva anche Kate e stava per rimetterci la pelle laggiù!” replica lei, singhiozzando. Rick guarda sua madre, che non dice nulla, ma si volta dall’altra parte. “L’Iraq non è Beirut! Ti uccideranno!”
“Non preoccuparti, Alexis... tornerò. Tu devi essere forte e badare alla nonna, okay? Guardami, tesoro. Promettimelo.” La costringe a voltarsi verso di lui, afferrandola per i polsi. Dapprima facendo forza, poi liberando la presa.
Alexis ha il volto coperto di lacrime, ma quando incrocia gli occhi di suo padre vede tanta sofferenza, sincerità e soprattutto paura... paura di non farcela, di non tornare a casa questa volta. Lei si libera dalla presa e asciuga le lacrime, togliendole violentemente dal viso mentre strofina la camicia.
“Ti voglio bene, papà.”
“Anche io.”
Un sorriso, ecco ciò di cui aveva bisogno. Martha ora torna a guardare suo figlio e sua nipote che tornano ad abbracciarsi, adesso più tranquillamente.
Rick non ha bisogno di salutare ulteriormente sua madre. Lei sa che la persona da tranquillizzare più di ogni altra cosa è sua figlia, che non riuscirebbe a capire perché suo padre deve lasciarla di nuovo. La diva, in un certo senso, si era quasi abituata alla sua assenza, avendo Kate che girovagava per casa Castle.
Lui guarda sua madre per l’ultima volta. Si sorridono ed entrambi sanno di non dover aggiungere altro.
“Signor Castle, mi spiace interromperla.”
La famiglia Castle si volta nello stesso istante per vedere Mike Jones sull’uscio della porta. La mano chiusa a pugno che batte un colpo sulla porta. Abbassa la testa appena si rende conto della calda atmosfera di casa che si respira in quella stanza. Ha quasi paura ad entrare, come se sentisse di calpestare qualche luogo sacro. Un luogo famigliare che non gli appartiene più.
“Agente Jones, insomma!”
Eccola Martha Rodgers, la diva che si esprime con gesti teatrali. Agita le braccia verso Mike, che spaventato, fa un passo indietro. L’espressione terrorizzata dell’inglese fa ridere di sottecchi Alexis e Rick. “Non vede che stiamo in una situazione straziante, e ci si mette anche lei ora! Un po’ di tatto!”
L’agente apre bocca per rispondere, ma Castle interviene con tono bonario. “Mamma, tranquilla. Arrivo.”
Jones ha condotto Castle nella stanza interrogatori per dargli un cellulare usa e getta che dovrà usare solo in caso di estrema cautela, alcuni soldi, e gli ridà i documenti e gli abiti nuovi. Poggia tutto sul tavolo, facendo il giro, e lasciando che lo scrittore si prenda del tempo per assicurarsi che ci sia tutto.
Mike lo osserva e si poggia con la spalla contro la parete della stanza. Le mani restano nelle tasche.
“Mi dispiace averla sottratta dai suoi familiari in quel modo.”
“Dovere.”
“Sa quello che deve fare, non devo dirle più nulla quindi.”
“Non mi lascerete morire lì, vero, agente?” gli chiede Rick, voltandosi.
Mike osserva meglio quegli occhi azzurri di cui Kate parlava. Sono quei due grandi occhi che riescono a leggere e scrutare l’anima alle persone, e quello sguardo penetrante ne è la prova. L’agente Jones si sorprende e solo in quell’istante capisce tutto.
Il legame che unisce Kate a Rick va ben oltre i romanzi gialli che lui scriveva ispirandosi a lei. Va oltre il significato dello stare insieme come coppia. Si amano, si capiscono, si cercano continuamente, e senza neanche parlare, ma solo con uno sguardo, riescono a comunicarsi tante cose. Sono anime gemelle destinate a stare insieme, e neanche la distanza potrà separarli.
Mike fa una smorfia e scuote il capo. Si è comportato da stupido per tutto quel tempo passato con Kate. Credeva veramente che Castle l’avesse abbandonata e fosse tornato solo per dirle quanto era cambiato. Invece ha visto la sua umanità, il suo senso del coraggio e del sacrificio quando ha rivisto la sua famiglia. Lui ha avuto una seconda possibilità per salutarli di nuovo, cosa che a Jones era stata privata nel momento in cui le persone che amava di più sono morte davanti ai suoi occhi, e lui non ha potuto far nulla. Si passa una mano sulla testa realizzando di aver commesso un errore di giudizio nei suoi confronti.
Vede lo scrittore mentre cerca di capire come funziona quel vecchio cellulare usa e getta e si avvicina. Gli provoca una mezza risata nel vederlo goffo a maneggiare oggetti che non conosce e pensa di capire perché Kate sia innamorata anche del lato infantile dello scrittore.
Fa un cenno con le mani per prenderselo e gli mostra come sia semplice utilizzarlo. Apre il coperchio della batteria e gli fa vedere che ha inserito un GPS collegato al drone della CIA, in modo che ogni volta che lui proverà a contattarli, gli agenti sapranno come localizzarlo. Telefoni come quelli non li producono più ma in casi d’emergenza è bene sapere come funzionano.
“Lei tornerà signor Castle, a costo di venirla a prendere di persona. Non vedrò distruggere un’altra famiglia sotto i miei occhi.” Mike lascia la frase in sospeso, non sapendo lui stesso perché l’abbia pronunciata. Non aggiunge altro e torna con lo sguardo abbassato, assorto nei suoi pensieri, ma Rick lo scruta e, proprio come fece anni fa con Kate, abbatte qualche muro e forse capisce a cosa si sta riferendo.
Alza i sopraccigli e guarda l’agente che è tornato ad appoggiarsi al muro mentre maneggia con il suo cellulare.
“Lunga storia.” gli aveva risposto Beckett quando Castle gli aveva chiesto qualcosa di più a proposito dell’agente Jones.
Anche lui realizza di averlo giudicato male. Pensava fosse arrogante, e non capiva il suo status di perenne rabbia, come se ce l’avesse con il mondo intero perché qualcuno gli aveva distrutto qualcosa, ma aveva percepito che era protettivo nei confronti di Kate. Forse anche troppo.
Inoltre, aveva notato l’espressione di disagio quando aveva interrotto il suo ritrovo con Martha e Alexis, quindi aveva compreso. Ci sono certi muri difficili di abbattere, e lui ne sapeva qualcosa.
Sorride e ringrazia la luce soffusa che lui non riesca a vedergli il viso.
“Agente Jones, lei non mi piace ma... grazie per essersi preso cura di Beckett in questi due anni.”
Anche l’altro sorride in penombra, e si schiarisce la voce per coprire il tutto.
“Il sentimento è reciproco, signor Castle. E non lo dica neanche.” Si sposta dal muro per avvicinarsi allo scrittore. Gli poggia una mano sulla spalla, restando con lo sguardo fisso su di lui, e realizza quanto sia più facile raggiungerlo dato che hanno la stessa altezza. Sorride con la mano serrata. “Pensi a tornare vivo e vegeto senza far cazzate, altrimenti le sparo.”
 
“E’ bello abbracciarti di nuovo.”
“E’ bello abbracciarti di nuovo... anche per me.”
Dicono entrambi. Lei affonda la testa e i capelli nell’incavo del suo collo, lui la tiene stretta a sé, più che può, con la sensazione di non voler mollare la presa. Restano così, per dei secondi che sembrano interminabili, senza dir nulla.
L’agente Jones lo aveva lasciato da solo nella stanza interrogatori e quando poco dopo si era presentato facendo entrare Beckett, Castle non si aspettava di vederla finalmente a distanza ravvicinata, senza quelle sbarre a separarli. Poi, Mike aveva chiuso la porta, lasciando la loro privacy, senza aggiungere altro.
Lui le accarezza la schiena con le sue grandi e forti mani, lei fa altrettanto. Si dondolano per altri minuti, poi lasciano delicatamente la presa.
Le mani passano dalle spalle fino a toccarsi i rispettivi volti. Sono vicinissimi, si sorridono, strofinano i nasi l’uno contro l’altro, e prendono ad esplorarsi ogni parte del volto, ancora increduli di essere l’uno di fronte l’altra. Lei gli tocca il labbro screpolato, passando con il dito sopra delle cicatrici. Con la punta della lingua, si avvicina per assaporare quelle labbra che le erano tanto mancate. Poi avvicinano le bocche e si assaggiano, prima pian piano, timorosi, poi affamati, avvolgendosi di nuovo.
Si separano e lei gli getta le braccia intorno al collo, lui poggia le mani sui suoi fianchi sinuosi, non senza prima aver percorso le curve da sotto il seno fino alla vita. Abbassano la testa entrambi, toccandosi le fronti.
“Se qualcosa dovesse andare storto laggiù...” comincia lui.
“Non dirlo neanche! Tu tornerai!” sussurra lei, più disperata che mai.
Rick le prende le braccia per tornare a guardarla negli occhi. È serio, ma ha gli occhi lucidi, consapevole di ciò a cui sta andando incontro, e sincero nel dirle quelle cose.
“Se non dovessi tornare, promettimi una cosa.”
“No, non posso farlo.”
“Promettimelo, Kate.” Alza il tono della voce, che non vuole sembrare duro e ostile, ma piuttosto un risveglio per farle capire cosa gli sta comunicando. Rick deglutisce e sospira pesantemente. “Ti rifarai una vita e andrai avanti.”
Kate lo guarda come se fosse un pazzo. Come può dirle una cosa del genere?
Scansa le mani che prima la stringevano e si copre le orecchie per non ascoltarlo. “No, no, no...”
“Promettilo! Dovrai vivere per me e per te. Tua madre vorrebbe questo!”
“Non potrei sopportarlo.”
Lui torna a stringerla, ma lei lo respinge. Come può essere così meschino?
“Promettimelo. Voglio che tu sia felice.”
Quando le dice quelle parole, Kate alza lentamente lo sguardo. Più coraggiosa, stavolta, lo guarda seria e lo bacia violentemente, afferrandogli il viso tra le mani, per ribadire il suo concetto.
“Torna da me. Ti amo.” Gli sussurra tra le labbra.
Rick sorride, arrendendosi al suo amore. “Sei più testarda di una roccia. Farò del mio meglio. Ti amo anche io.”


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Il ritrovo tra Rick e Kate termina subito, perché lui deve ripartire... ordini dall'alto.
Fortuna la nostra detective riesce a fare la dura e permette che lo scrittore saluti lei e la sua famiglia prima di andare via...
E poi ci voleva un confronto tra Mike e Rick, che forse hanno appianato le loro divergenze, che dite?
Beh intanto vi auguro Happy Castle Monday e alla prossima *-*
D.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: _diana87