Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    19/01/2015    7 recensioni
"E va bene, vi dirò tutto, ma voi dovete lasciarmi parlare senza interrompermi, okay? Fate finta che vi stia raccontando una storia... agente, lei sa come funziona un romanzo, mi auguro... c’è un prologo, che potremmo identificarlo in questo momento, in cui il bravo ragazzo viene scambiato per un traditore e cerca di convincere la polizia che lui non c’entra niente... poi c’è il corpo, che è la parte centrale in cui vi racconto come si sono svolti i fatti... infine, c’è l’epilogo, in cui c’è la resa dei conti e la morale della storia... perché ogni racconto ha sempre la sua morale..."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ha dormito male per tutta la notte e il fuso orario non aiuta, a giudicare dalle occhiaie che sembrano due borsoni.
Gli agenti Preston e Rodriguez lo hanno trascinato fuori dalla sua cella, mettendogli le manette, e assicurandosi che nella tasca interna dei nuovi pantaloni, abbia i documenti e il telefono usa e getta che Jones gli aveva dato.
A cosa serve un metaldetector quando i due agenti inglesi lo tastano più volte prima di salire sull’elicottero che li porterà in Iraq? Procedure burocratiche, gli avevano spiegato. Ancora non si fidano di me, si era risposto lui, invece, sbuffando.
Quando atterrano in territorio iracheno, è notte fonda. L’ideale per non esser notati.
“Signor Castle, lei verrà lasciato qui, come da ordine.” Gli annuncia Preston con fare sbrigativo.
Rick annuisce, mentre Rodriguez gli lancia un copertone per proteggersi durante la notte.
“Uno squadrone che si trova già a Saqlawiyah la accoglierà l’indomani”, aggiunge Rodriguez. “Adesso pensi a riposare.”
“Mi lasciate qui? Nel mezzo del nulla?” chiede ai due agenti inglesi, spalancando le braccia per fargli notare l’immensa altura dove sono appena planati.
“E’ solo una notte, può resistere.” Risponde Preston senza mezzi termini.
I due tornano dentro l’apparecchio, che prende quota senza che lo scrittore possa replicare o dir altro.
Nel freddo del deserto, Rick Castle deve stringersi più che può con la sola coperta per ripararsi dall’aria notturna. Si accomoda a terra, cercando riparo in una piccola grotta. Girato di fianco, guarda le piccole luci in lontananza provenire dalla città, mentre gli uccelli della notte si fanno sentire con i loro richiami. Stringe le mani per scaldarle e prega affinché i raggi del sole si sbrighino a baciarlo.
L’indomani, viene svegliato dal belare di alcune pecore non poco lontane da lui. Apre lentamente gli occhi, prima uno e poi l’altro, per ammirare un’immensa macchia di lana davanti a sé. Si alza da terra, tenendosi la coperta sulle spalle, e sorride. Qualcosa di candido a prima mattina, che lo rende felice. È una piccolezza, ma ha bisogno di mantenere il sorriso dopo la notte passata al freddo, cercando di proteggersi dagli sciacalli che sentiva in lontananza.
Avrebbe di gran lunga preferito dormire su un letto.
Vede delle persone vestite con abiti ornamentali e degli strani cappelli in testa, avvicinarsi a lui. Immagina siano gli uomini dello squadrone sotto copertura. Conferma i suoi dubbi quando riesce a inquadrare i loro volti tipicamente occidentali. L’uomo al centro, più grosso degli altri, allunga la mano per presentarsi.
“Signor Castle, sono l’agente Lewis. Questi sono Douglas, Callaghan e Montgomery. La scorteremo fino al luogo dello scambio.”
“Siete sotto copertura?” domanda Rick lungo la strada. È seduto nel retro di un pick-up nero insieme a Lewis, intento ad osservare una cartina.
“Sono circa otto anni che stiamo in Iraq. Stiamo studiando i movimenti di Nasir Sayf Al-Islam.” Poggia la mappa accanto a sé. “Lascia che le esprima la mia ammirazione per il lavoro che ha svolto. Nessuno di noi avrebbe avuto fegato. Posso chiederle cosa l’ha spinto a restare in vita per due anni?”
Rick non risponde subito, ma allontana lo sguardo assorto davanti a sé. L’agente Lewis segue il suo sguardo incuriosito.
“Una donna.” Si limita a replicare lo scrittore, senza aggiungere altro.
 
Kate Beckett è seduta alla sua scrivania e tortura le pagine del suo report senza però riuscire a leggere.
Esposito rotea la sedia verso di lei e inclina la testa di lato.
“Sei ancora a pagina 5?”
Lei scuote la testa, chiudendo velocemente la cartellina, che quasi scaraventa lontano da sé. Si porta le mani sulla tempia, passandole poi più volte sulla coda di cavallo. Un tentativo compulso di cercare un anti-stress.
“Non ho chiuso occhio stanotte.” Dice sbuffando. “Continuo a pensare a Castle.”
Lui si ferma ad osservarla capendo il suo stato d’animo.
“Vuoi parlarne?”
Kate fa una risata nervosa, sottolineando l’ovvietà. “Non c’è molto da parlare, Espo. Lui è tornato laggiù, in quell’Inferno, e io sono qui, senza nessun potere e senza sapere se lui stia bene. Questo perché la CIA ha tutto il controllo sui suoi spostamenti.” Conclude sconsolata, abbassando lo sguardo come un cane bastonato.
Javier non può far altro che allungarsi per darle una pacca sulla spalla.
“Ci faranno sapere qualcosa, vedrai. Castle è partito solo ieri sera.”
Senza esser visto, il portoricano incrocia lo sguardo di Kevin, che stava per avanzare verso loro due e gli fa cenno di fermarsi.
La detective gli sorride per metà, tornando alle sudate carte. Sfortunatamente, per quanto apprezzi il conforto del suo amico, sa che la CIA non rilascerà dichiarazioni almeno per i primi giorni.
Javi segue Kevin fuori le mura del Dodicesimo. La Gates ha dato loro il solito caso procedurale da seguire. Sono gli unici detective che riescono ad avere la mente fissa sul loro lavoro, al contrario di Kate che ha la testa altrove.
“Che hai in mente?” chiede l’irlandese senza guardare l’amico.
L’altro fa spallucce e tira fuori il cellulare dalla sua tasca.
“Sai essere persuasivo quando serve?” aspetta un secondo prima di gettare l’occhio su Kevin che lo fissa preoccupato. Esitante, mugola qualcosa. Esposito compone un numero e attende che dall’altra parte risponda quel qualcuno. “Ti voglio forte, amico. Devi aiutarmi a fare una cosa.”
 
Cercando un modo per divagarsi, dà un’occhiata all’orologio e ne approfitta per fare una pausa. Esce dal distretto per andare al chiosco davanti e prendersi un caffè. Lanie non è disponibile ad accompagnarla perché sta finendo di sezionare un cadavere – la criminalità a New York non si ferma mai – quindi deve accontentarsi di andare da sola. Non è la stessa cosa bere quel liquido nerastro che ama tanto e che la fa svegliare di buon umore ogni mattina, soprattutto se c’è quella persona speciale a portarglielo, ma resta un bel diversivo per darsi la carica.
Il taschino della giacca vibra. Posa la tazza di cartone sulla panchina dove si è appena seduta, per controllare sul display chi la sta chiamando. Aggrotta le sopracciglia non aspettandosi di sentire proprio lui.
“Agente Jones. Novità?”
“Ti va di vedere la CIA da vicino? Christina ci vuole a Washington, così avrai occasione di vedere come procede il monitoraggio di Castle.”
Incredula, Kate boccheggia, e riesce a contenere l’emozione. Fa una mossa vittoriosa, tipica di un giocatore di baseball che ha appena tirato la palla in fuoricampo. Quando vede che l’uomo del chiosco degli hot-dog la sta guardando male, lei si schiarisce la voce, tornando ad assumere un tono serio, che però non funziona con Mike, che sorride dall’altra parte del cellulare.
“Come l’hai convinta?”
“Diciamo che ho barattato un paio di informazioni, ma se te lo dicessi, poi dovresti passare sotto la protezione testimoni.”
“Okay, meglio non sapere.” Lo interrompe subito, e dal tono di voce si capisce che è emozionata come una bambina.
Anche Mike ha più o meno la stessa espressione. È contento di sentirla felice e sorride.
“Vengo a prenderti tra un’ora.”
Lei annuisce silenziosamente e poi chiudono la conversazione.
Kate resta pensierosa e sorride tra sé, immaginando chi debba ringraziare per quell’enorme favore.
Subito le viene in mente il suo nome. Javier. Che probabilmente avrà spifferato tutto a Kevin riguardo il suo stato d’animo, e con la complicità di Lanie, avranno convinto Mike Jones a far pressioni su Christina per farla andare alla CIA.
Alza lo sguardo verso il cielo, fa roteare gli occhi per impedire che quelle piccole lacrime di gioia le rovinino il trucco.
L’ora dopo, l’auto blu si ferma davanti al Dodicesimo, e Kate ci si precipita dentro. L’impazienza si è impossessata di lei tanto da non aver neanche mangiato nulla nel corso del tempo che ha passato facendo il conto alla rovescia dalla chiamata di Mike. Sul sedile accanto c’è proprio lui che si sistema la giacca e le sorride guardando i suoi capelli tutti arruffati.
Lei ricambia sorridendo nervosamente.
Appena Mike fa segno all’autista di partire, Kate si morde il labbro cercando un argomento di conversazione, invece si ritrova a torturare la giacca sopra la camicia.
“Mike, non ti ho ancora ringraziato.”
Lui si volta lentamente per poi tornare guardare davanti. “Tranquilla, lo faccio con piacere. Anche se, i tuoi amici sanno essere molto persuasivi.”
Kate ridacchia immaginando i modi possibili per descrivere il modo di Esposito, Lanie e Ryan di essere ‘persuasivi’.
“Come ti hanno convinto?”
L’agente Jones si muove sul sedile, sistemandosi e un lieve rossore compare sul suo viso. Alza gli occhi cercando di ricordare. “Vediamo... la dottoressa Parish ha minacciato di macchiarmi gli abiti con qualche sostanza chimica, il detective Ryan, invece, avrebbe piazzato una bomba sotto la mia macchina, mentre il detective Esposito ha detto che se non riuscivo a farti ottenere il permesso di andare nella sede della CIA, mi avrebbe ridotto il naso come quello dell’agente Rodriguez.”
Sì, adesso riconosce i suoi amici e colleghi di lavoro. È riuscita a immaginarsi perfettamente la scena. Tre bulli che prendono in disparte il preside della scuola e iniziano a minacciarlo per far riammettere a lezione la loro compagna di avventura. Il ritratto ideale del Dodicesimo.
“Sì, direi che siamo una bella squadra.”
“Dovrei farvi fare rapporto all’Interpol perché siete una minaccia per le forze dell’ordine...” scherza, poi torna serio a guardarla, “ma adesso capisco anche perché siete il miglior distretto di New York.”
Cerca di mascherarlo, ma nelle sue parole c’è certamente ammirazione.
Il viaggio successivo dall’aeroporto a Washington dura circa un’oretta.
Kate non è mai salita in un aereo privato con solo dieci posti, hostess che danno il benvenuto con ogni tipo di comfort e tv satellitare. Ne approfitta per fare zapping su alcuni canali via cavo, trovandosi a ridere appena trova l’episodio di Friends quando gli amici ripercorrono i precedenti giorni del Ringraziamento, con Joey, che per divertimento, si era messo il tacchino in testa, e alla fine gli era rimasto incastrato.
Mike invece si siede in fondo, come al suo solito, e si mette a fare chiamate a Christina, probabilmente, per avvisarla dell’orario di arrivo. Quando una hostess si avvicina per chiedere a Kate se desidera il giornale, la sua attenzione si focalizza su un quotidiano. La foto grande di Nasir è in prima pagina, e accanto alla sua c’è un cerchietto con dentro l’immagine sfocata di Castle. Senza dir nulla, si alza e si avvicina a Mike mostrandogli ciò che ha visto e lui deve interrompere la conversazione telefonica per leggere quel titolo.
Minaccia di Al-Qaida allo stato di New York: ridateci Rick Castle.
Lui la guarda dal basso con la sua stessa espressione spaurita e sbotta, “Come diavolo fanno a sapere i giornalisti che Rick Castle è tornato in territorio americano?”
 
Entrare nel dipartimento di Langley risulta più difficile del previsto, e Kate viene bloccata diverse volte nei vari ingressi, costretta ad alzare le mani e allargare le gambe, per poi essere perquisita dal metaldetector. Sbuffa roteando gli occhi verso l’alto, mentre Mike Jones controlla costantemente l’orario facendola innervosire ancora di più.
Non solo è ansiosa all’idea di entrare nel dipartimento della CIA, forse più riservato e controllato di tutti, ma deve anche contenere l’eccitazione nel rivedere il suo Rick sul grande schermo! Ah, a lui sarebbe piaciuta una gita in quel posto. Insieme, si sarebbero esaltati come bambini. Lei avrebbe nascosto il tutto, lui l’avrebbe stuzzicata, facendola ridere, e poi...
“Farrell, sposta quel cazzo di drone, non si vede un tubo!”
Le urla di Christina Finch giungono altisonanti anche a una ventina di metri di distanza. La guardia che sta accompagnando Jones e Beckett si volta per guardarli con aria preoccupata, poi si limita a far spallucce come a dire “non fateci caso, è sempre così.” La detective si gratta le orecchie con la paura di restare sorda. Quando poi l’uomo in divisa apre la porta, si trovano di fronte a un grande stanzone, simile a come era il Dodicesimo due anni fa, attrezzato con maxi schermi e uomini al computer ovunque. Riconoscono la Finch che, di spalle, è in piedi al centro della stanza, e poggia le mani in avanti, dando ordini mentre agita le braccia da una parte all’altra.
“Grant, taggami quei civili... E tu, Dennis, lo so che stai giocando alla battaglia navale! Ma insomma, vengo pagata milioni l’anno per guidare una squadra di ingegneri laureati ad Harvard che non sanno come spostare l’obbiettivo da una telecamera all’altra?”
Vedere Christina Finch nel suo habitat naturale significa assistere ad un reality show.
Hayley alza lo sguardo riconoscendo l’agente Jones e Beckett, e fa loro dei sorrisi muovendo la mano per salutarli. Poi si toglie le cuffiette, afferra il suo portafogli, probabilmente con l’intento di andarsi a prendere qualcosa da mangiare, e passa accanto a loro.
“Benvenuti al lato oscuro!” dice sussurrando a denti stretti.
Kate e Mike si guardano a vicenda intimoriti, restando ancora sull’uscio della porta.
Christina si volta. Il suo viso è stanco, ma viene da chiedersi come faccia a restare sempre in ordine e impeccabile nel vestirsi anche in situazioni di stress. Chiude gli occhi, si porta la mano sulla fronte e prende un gran respiro. Poi spalanca lo sguardo facendo uno dei ampi suoi sorrisi.
“Jones, Beckett, benvenuti!” dice venendo verso di loro. “Mi spiace che vi siete sorbiti le ramanzine da scuola elementare, ma davvero sto impazzendo più del solito.”
“Volevo ringraziarti per avermi concesso quest’opportunità.” si affretta a dire Kate, e lo dice con gli occhi che le brillano.
La Finch è quasi terrorizzata dallo strano barlume che nota e si gira lentamente verso Mike, che però, invece di salvarla dall’essere smascherata perché si è dimostrata generosa nei confronti di Beckett, incita divertito incrociando le braccia.
“Christina non vuole dirlo, ma in realtà si è commossa informandosi sulla la vostra storia.”
Ora è Kate a sentirsi in imbarazzo. Apre la bocca come per dir qualcosa, ma la Finch, che ha capito la frecciatina dell’agente inglese, risponde con professionalità, marcando le sue parole in direzione dell’agente.
In realtà, Hayley mi ha costretta a leggere su Wikipedia la biografia di Richard Castle che parlava anche di te, quindi... ho solo fatto il mio lavoro!”
“Sono su Wikipedia?”
“Signora, abbiamo inquadrato Nasir!”
Dallo schermo principale si vede Rick, tenuto con le mani legate dietro la schiena, mentre viene trasportato dal gruppo di agenti della CIA sotto copertura.
A Kate per poco esce un urlo, che copre prontamente con entrambe le mani. Spalanca gli occhi quando vede il suo povero scrittore ridotto in quello stato, solo per poter tornare da lei. Mike l’accompagna vicino al maxischermo, dove Christina si è già posizionata. Sempre in piedi, mani in tasca, mentre Farrell le passa le cuffiette.
Anche Hayley ritorna silenziosamente con un pacchetto di patatine in mano, e si mette in posizione.
Sono tutti sull’attenti, aspettando l’obbiettivo principale. Nasir, il quale non tarda ad uscire dalla sua auto, una piccola cilindrata scura, e avana lentamente verso lo scrittore.
Christina e Mike si fanno prendere dall’eccitazione nel vedere quell’uomo che hanno ricercato per anni così vicino, eppure così lontano. Kate può giurare di vedere negli occhi di entrambi quella scintilla che aveva lei poco fa nel guardare Rick.
“Presto, accendete quel dannato microfono!” sussurra Christina, spostando per un attimo il Bluetooth attaccato alle cuffie.
Ma accendere il microfono per l’audio serve a poco dato che nessuno degli interessanti allo scambio sta parlando.
L’unico scambio che avviene per qualche secondo è quello di sguardi tra Rick e Nasir.
Finalmente si sente qualcosa. Un sussurro. Farrell aumenta il volume, Hayley si prodiga per attaccare quanto può le cuffiette sulle orecchie, preparandosi per la traduzione simultanea.
Nasir dice qualcosa in tono un po’ altezzoso, ma Castle non replica. Ascolta e abbassa la testa. Gli agenti dietro di lui lo strattonano gettandolo con le ginocchia a terra. Kate teme il peggio e senza rendersi conto inizia a sentire la temperatura corporea alzarsi. Si toglie la giacca, stringendosela a sé e inizia a mangiucchiarsi le unghie, cosa che fa di rado.
“Hayley, che cosa ha detto?” chiede Christina, senza voltarsi. È anche lei in uno stato di allerta.
La giovane traduttrice scarabocchia qualcosa sul suo blocco di appunti e impiega qualche secondo per mettere insieme le frasi. Si toglie le cuffie e gira la sedia verso la Finch.
“Dice che è contento di aver ritrovato Rick, anche se si aspettava che il suo aspetto fisico fosse peggiorato. Si immaginava che gli americani lo avrebbero trattato male.”
Christina rivolge uno sguardo di rimprovero verso Mike e poi si allunga in direzione di Kate.
“Potevate evitare di dargli dei panni puliti? Si vede lontano un miglio che sono stati lavati e stirati!”
“Sua madre ha voluto farlo.” Sussurra Kate, facendo star zitti tutti.
Lei fa per ribattere qualcosa, ma Mike capisce le parole della detective. Ricorda Martha Rodgers, una diva per niente vanitosa, che guardava suo figlio per l’ultima volta, ma non piangeva per mostrarsi forte. Alza una mano verso la Finch per ammonirla e scuote la testa in senso di diniego. Non c’è tempo per discutere o per rimproverare.
Dal maxischermo, Nasir spalanca le braccia e sorride verso Rick. Christina fa segno ai suoi di zoomare sull’immagine.
Il leader di Al-Qaida sembra sincero. Lo scrittore viene slegato ai polsi, che sfrega l’uno sull’altro, colpa della stretta troppo forte, e viene accolto tra le braccia di Nasir. Un gesto sorprendente, inconsueto, che invece di sorprendere Kate, la spaventa a morte.
Christina, invece, nota qualcos’altro.
“Zooma di più! Alzate il volume, maledizione! Voglio capire cosa gli sta dicendo nell’orecchio!”
“Signora, non possiamo avvicinare il drone più di così, altrimenti rischiamo di essere scoperti.” Gli fa osservare Grant.
“Porca puttana.” Sbraita lei, portandosi entrambe le mani nei capelli.
Mike è stranamente calmo, ma col piede sta tamburellando a terra.
Nasir rilascia l’abbraccio e ora mette una mano sulla spalla di Rick. Poi si rivolge agli agenti davanti a lui, si volta indietro e dalla sua auto esce John Storm, il giornalista della CNN che era stato catturato da Al-Qaida. L’uomo stempiato appare sciupato e in condizioni povere. Legato con le mani dietro la schiena, viene condotto e poi gettato verso gli agenti della CIA.
Christina allunga la mano dietro di sé e schiocca le dita verso Hayley. La traduttrice compie gli stessi gesti di prima.
“Ringrazia la CIA per lo scambio e dice che adesso il giornalista John Storm è libero di tornare a casa. Rick Castle resterà qui in Iraq. Per sempre.” Conclude chiudendo il blocco degli appunti e rivolge lo sguardo verso Kate, che però è di spalle. Chiude gli occhi, sentendo quegli sguardi di compassione su di lei.
Sul maxischermo, Nasir riparte, portandosi dietro Rick, e lo stesso fanno gli agenti della CIA con quel giornalista ancora visibilmente scosso dall’accaduto. Farrell muove il drone, allungando la visuale, ma la macchina del capo di Al-Qaida va a confondersi tra quelle di un grosso borgo, dove ci sono tutte autovetture uguali alla sua.
“Lo abbiamo perso.” Dice Grant sconsolato.
“Basta così per oggi.” La squadra si toglie le cuffie nello stesso momento. Qualcuno sbuffa, qualcuno è sollevato. In ogni caso, gli stomaci che brontolano allo stesso momento indicano che è ora di alzarsi dalla sedia per una pausa.
Kate resta a fissare quello schermo, che mostra immagini del deserto, dove poco fa si è effettuato lo scambio di prigionieri. Spera di scorgere qualcosa che possa aiutarla a capire dove sia andato il suo Rick. Le basta qualunque cosa. Ma si rende conto che è inutile.
Mike la fissa pensieroso, finché Christina sopraggiunge. “Se volete restare qui ci sono delle stanze libere-”
“No, ti ringrazio.” Si affretta a dire Kate con un mezzo sorriso. Finalmente distoglie lo sguardo dallo schermo e si rimette la giacca. “Ho visto abbastanza.” si rivolge a Jones con lo sguardo afflitto. “Possiamo tornare a casa?”
Lui si limita ad annuire senza dire nulla e le fa spazio per farla passare e uscire dalla stanza.
Christina segue lo sguardo preoccupato di Mike.
“Se ho notizie, vi aggiorno.”
“Non farlo troppo tardi però.”
 
Nel viaggio del ritorno, Mike ha costretto Kate a mangiare qualcosa, altrimenti rischiava seriamente di svenire. Ha comprato un’insalata da asporto e lei si è sforzata di ingerirla, non senza qualche difficoltà. Per fortuna le hostess del loro aereo privato sono state comprensive e per nulla assillanti, dandole del cibo leggero, non troppo pesante.
Il mal di testa e la sensazione di svenimento sembrano essere svaniti. Appiattisce la schiena contro la poltroncina, mettendosi più comoda possibile. Allunga le gambe davanti a sé, poggiandole su un sofà, e dispone le braccia sui braccioli del sedile. Quando sta per chiudere gli occhi e rilassarsi, vede Mike sedersi davanti  lei. Rivolge lo sguardo fuori al finestrino. Il sole sta tramontando.
“Non ti ho detto una cosa.”
Kate si drizza sulla sedia riportando le gambe ad angolo retto.
“Ho parlato con Rick Castle prima di consegnargli tutto ciò che gli serviva per la missione.”
“E...?” lo incalza e vede un mezzo sorriso.
“Ho visto i suoi occhi, come dicevi tu. È sincero, tiene alle persone,” si ferma e la guarda, facendole intendere che ‘e tiene a te’, poi prosegue, “ha avuto fegato nel fare ciò che ha fatto. Non ho mai conosciuto una persona così coraggiosa quanto lui. E non è neanche della polizia!”
“Spero tu non glielo abbia detto perché altrimenti si sarebbe gonfiato il petto di modestia da qui fino in Iraq.”
Lui scuote la testa non capendo il sarcasmo nella sua voce, al che Kate sfugge una risatina e deve spiegarsi meglio.
“E’ come un bambino di 12 anni. Gli piace stare al centro dell’attenzione ed è contento quando gli si dà ragione,” è partita a parlare di Castle e lo si capisce dal tono di voce farfallino, il sorriso sulle labbra e gli occhi sognanti, “per questo è importante non fargli notare che lui è un genio, altrimenti si monta la testa. Però è quel suo fare infantile che lo rende così adorabile.” Si morde il labbro, dondolando le gambe, e si perde nei suoi pensieri. Quando si rende conto che Mike la sta fissando, Kate si schiarisce la gola tornando sull’attenti.
“Scusami.” Scuote la testa, abbassando lo sguardo, leggermente imbarazzata.
Mike sorride, ignorando le sue scuse, che appaiono superflue in quel momento. Si era perso anche lui a sentirla parlare. “Tieniti pronta che tra dieci minuti atterriamo.” L’avvisa, alzando il braccio per richiamare l’attenzione di una hostess.
 
Torna a metter piede dentro la casa che l’aveva accolto per due anni come un altro fratello.
Durante il tragitto in auto, Rick era nel sedile posteriore tra Nasir e un altro uomo che non conosceva, mentre sul posto del passeggero c’era Jamal e a guidare uno dei tiratori che aveva conosciuto nel suo addestramento. La conversazione era tipicamente in lingua pashtu, che Rick aveva imparato oltre l’arabo classico, e sapeva capire i loro discorsi. Ogni tanto Jamal gettava l’occhio dietro verso di lui, come a ricordargli che avevano una questione in sospeso. O semplicemente era geloso delle attenzioni che Nasir gli aveva dato, visto che il capo di Al-Qaida aveva smosso mari e monti per riavere il suo fidato scrittore di nuovo tra la sua cerchia.
“Bentornato a casa, saidi. È esattamente come l’avevi lasciata.”
Proprio vero. Appena Nasir spalanca le due ante principali, Rick viene accolto dall’atmosfera di incenso, dai fiori, dalle stoffe pregiate che riempiono la dimora.
Per un attimo si concede il gusto di sorridere e ammirare fermo, al centro della stanza. Poi, viene condotto nella sua camera, rimasta immacolata.
Si volta verso Nasir, rimasto sul ciglio della porta, congiunge le mani e lo ringrazia. “Shokran. Posso usare il bagno?”
Gli sorride. “Certo.” Risponde con molta calma, ma lo blocca prima che lui possa fare il passo successivo. “Ma se devi fare una telefonata, c’è un cellulare a tua disposizione dentro il comodino.”
Freddato. Rick suda freddo.
Lo guarda e resta impietrito. Nasir continua, e vedendolo come stordito, con il dito gli fa cenno verso il mobiletto accanto al suo letto. C’è un iPhone. “È un modello nuovo di zecca.”
Il capo di Al-Qaida gli fa l’occhiolino e si congeda, lasciando la porta della stanza aperta.
Castle muove a malapena la testa verso il nuovo oggettino tecnologico. È l’ultimo iPhone prodotto, il cui rilascio era previsto per l’anno successivo, ma a quanto pare Nasir ne possiede già uno. Non indaga oltre per conoscere i dettagli dei traffici illeciti che gli hanno permesso di avere quel cellulare prima di vederlo sul mercato. Le sue mani vanno a piazzarsi dentro le tasche, che frugano alla ricerca del suo vecchio modello uso e getta, che in confronto all’iPhone non vale nulla, ma che per lui, potrebbe trattarsi della sua unica via di fuga.
Guarda l’oggetto che ha in mano, e poi getta l’occhio sull’altro cellulare. Lo riposa in tasca e scuote la testa.
No, ha solo una chiamata a sua disposizione, e non la sprecherà in quel momento.
E poi, non è detto che Nasir abbia intuito che lui possiede un telefono usa e getta.
“Bentornato, Rick.” La voce profonda di Jamal fa capolino dalla soglia della porta. Dal dietro della sua lunga barba vede gli zigomi alzarsi per un sorriso cattivo. “Spero tu sappia che non puoi cavartela liscia adesso.”
“Che intendi dire?” domanda Castle, corrucciando il volto.
“Ci vediamo fuori tra un’ora. Ti ricordi ancora come si combatte corpo a corpo, vero?” gli fa mimando delle mosse di boxe, la quantità giusta per metterlo in soggezione. Ma lo scrittore non si spaventa così facilmente.
Resta immobile e volta il corpo completamente verso di lui.
“Puoi starne certo.”
E dallo sguardo cupo che Rick gli rivolge, Jamal può star sicuro che lo scrittore ricorda benissimo tutti i pugni e i calci che lui gli aveva inferto anni addietro. Stringe il pugno, appena l’uomo si allontana dalla stanza, e lo guarda come un puma osserva la sua prossima preda.
 


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Capitolo kilometrico anche questo, mea culpa, ma come prima non potevo dividere nulla!
Riccardone è tornato nell'Inferno e anche se l'accoglienza sembra calorosa da parte di Nasir, Jamal non è della stessa idea...

In realtà lo scambio di prigionieri doveva essere più sul drama (tanto per aggiungere altro angst lol), ma sarei finita sul genere di Homeland e meglio lasciar sare :p
Mike fa un favore a Kate (ringraziando i due bro e Lanie per le minacce lol) e la porta alla sede della CIA, con una Christina che sembra una camionista più che una graziosa donna lol ormai si è capito, pure Jones si è innamorato di Rick :p
Vi lascio immaginare cosa accadrà dopo e vi auguro un Happy Castle Monday!
Alla prossima e grazie a chi legge\segue\recensisce :D
D.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: _diana87