VI CAPITOLO
Ho sempre odiato il
silenzio.
Sempre.
Tendevo a distruggerlo
ogni volta che esso arrivava.
Ma quella volta era
diverso.
Qualcosa si era rotto
dentro me, e lentamente
Il mio odio si
trasformava in piacere.
E non potevo
domandarmi il perché.
Non potevo.
La risposta era troppo
ardua per me.
Perché rispondere a
quella domanda portava a una sola conclusione:
Quella di crearsi
nuovi quesiti, ai quali non avrei trovato una risposta.
Christian mi guardava.
Io guardavo Christian.
Angelica guardava me e
Christian.
Cosa diavolo ci faceva lui a casa
mia? E soprattutto che ci faceva nella mia stanza?
-Aaah, cosa diavolo ci fai tu qui?-
Lui sorrise, appoggiando la
mano nel pomello della porta, indossava la divisa della scuola.
La camicia bianca che risaltava
il suo fisico e un paio di pantaloni blu.
Lui mi fissò a lungo e poi
alzò il sopraciglio ghignando.
-Stai molto meglio così che
con il tuo pigiama con i maialini.-
Arrossii violentemente,
mentre con le mani cercavo di nascondere il mio corpo.
-Maniaco. Esci subito di qui, immediatamente.-
Lui rise e prima che io
riuscissi a prenderlo di mira con un cuscino, uscì dalla stanza.
-E te lo ripeto
non sono maiali! Sono conigli rosa.- urlai, da dietro la porta lui rise.
Odioso, che stupida che ero.
E io che una volta avevo pensato che fosse simpatico.
-E tu la smetti di ridere?- dissi, rivolgendomi
ad Angelica.
-Oddio, dovresti vederti,
sei… sei… oddio.- continuò a ridere e io la mandai,
ironicamente, al diavolo.
Mi vestì velocemente, e
sempre arrabbiata, scesi le scale di fretta e infuria.
Nel corridoio mi aspettavano
Jesse e il troglodita.
-Fai
progressi. Almeno adesso sei vestita.- disse Christian quando aprii la porta
di casa.
Jesse
gli diede una gomitata nelle costole ma
rideva come uno scimpanzé.
-Chi
diavolo ti ha dato il permesso di entrare nella mia
stanza?-
-Lui.-
disse semplicemente, indicando con il dito Jesse.
La
mia attenzione si rivolse tutta al mio adorato fratello, lo guardai con uno
sguardo omicida.
-Ehy,
Ehy, non mi guardare così. Lui mi ha chiesto dov’era il bagno e io l’ho mandato nella tua stanza.- finii di parlare
ridendo.
-Jesse,
inizia a correre perché hai i minuti contati.- urlai.
Mio
fratello mi prese alla lettera e inizio a correre.
-Muoviti
cretino, che quella è capace di ammazzarmi sul serio.-
Christian
mi guardò e invece di andare con Jesse, che ormai non si vedeva nemmeno, rimase
con me.
Che
bello, i miei buoni propositi erano andati in fumo, non volevo pensare a lui ma
come facevo a non pensarci se lui continuava a guardarmi
con quello sguardo?
Per
un po’ non parlammo, poi lui interruppe il silenzio.
-Hai
per caso una sigaretta? Io le ho finite.-
-Io
non fumo- sbottai indignata.
-Ah
dimenticavo, tu non fai mai niente di sbagliato.-
borbottò, mentre con il piede giocava con un sassolino.
-Fumare
fa male alla salute, fa ingiallire i denti, ti fa
venire il cancro e…-
-Okay,
Okay. Ho capito, fai finta che non ti abbia chiesto niente.-
La
discussione si fermò lì, non mi dispiaceva quel silenzio. Non era uno di quelli
opprimenti che ti obbligava a parlare per forza, era abbastanza piacevole.
-Quanto
pensi che si accorgerà che tu non lo stai più seguendo?- domandò quando
arrivammo a scuola.
Entrammo
insieme nell’affollato cortile della scuola.
-Ti
prego non farmi domande del genere, non so come risponderti.-
Lui
sorrise.
-Ora
vado.- disse.
E
lentamente avvicinò il suo volto vicino al mio, il mio cuore mancò di un
battito, eravamo così vicini.
Chiusi
gli occhi aspettandomi inconsciamente qualcosa.
-E
comunque continuo ad odiare quei maialini sul tuo
pigiama.- di scatto aprii gli occhi, lui rise e si allontanò da me.
Ero
fuori di me, quel essere odioso si era preso gioco di me, e
io.. e io… che pensavo mi stesse…
-Sei
solo uno stronzo! E te lo vuoi mettere in testa che sono conigli? Sono conigli.
C.O.N.I.G.LI?comprendi?-
urlai con tutta la mia forza.
-Ehm…
Layla stai bene? hai bisogno
di qualcosa?-
Adesso
avevo voglia di sotterrarmi, James arrivato da non so dove, mi guardava nel
modo in cui si guardano i pazzi.
-No,
Jamie. Va tutto bene, sul serio.-
-Sicura?
Perché parlavi di… ehm… conigli?- domandò, accarezzandomi il viso.
-Il mio
pigiama… cosa c’è disegnato nel mio pigiama?-
Se
è possibile era ancora più confuso.
-Maiali?-
-Ah,
no, anche tu no! Sparisci. Vai via.- dissi, rossa in viso.
-Layla,
tutto ok?-
-Si,
si, amore. Vai, tranquillo.-
Oddio.
Angelica rideva come una pazza.
-Ma
perché ti sei fissata con questo pigiama, a chi importa se ci sono maiali o
conigli?-
-A
me importa, okay! A me, solo a me.-
-Oh
bene, adesso parla anche da sola.- Maria mi passò
accanto, e sussurrò questo commento.
Sospirai,
faceva male il suo odio per me.
Tanto
male.
-Su,
andiamo in classe.- mi
propose materna Angelica. Io esausta mi diressi in classe e
il
suono della campanella si espanse per il cortile.
La
professoressa entrò quasi subito nell’aula, portando con sé i compiti in
classe, per la prima volta in vita mia presi una “A”, sapevo che non era merito
mio ma del desiderio che avevo espresso ma non mi
lamentai.
Mi
girai, volevo sapere che voto aveva preso il mio James.
Il
posto era vuoto. Strano.
Poi
guardai il posto che si solito occupava Clizia ed era anche esso
vuoto.
Mi
sentii più male di prima.
Dal diario di un angelo.
Sei
in ritardo come sempre, ma non puoi farci nulla.
Cerchi
di correre, finalmente vedi il cortile della scuola.
E’ quasi vuoto, la maggior parte dei ragazzi è a lezione.
Poi
senti la sua voce e ti fermi davanti alla porta della scuola.
-Clizia,
sei in ritardo!-
è
James.
-Perché
non sei in classe?- domandi.
-Ti
stavo aspettando.- risponde semplicemente, alzando le
spalle.
Tu
sorridi, lo ami anche per questo.
Perché
è sempre dolce con te.
-Perché
sei in ritardo?-
-Non
ho sentito la sveglia.- menti, la verità è che ogni giorno che passa sei più lenta e non riesci nemmeno a reggerti.
-Clizia
cosa hai?- ti domanda, vorresti ridere, magari dicendogli che è un paranoico.
Che tu non hai niente, e che, come sempre, si preoccupa troppo.
Invece
lo guardi, ti mordi il labbro inferiore, e sorridi.
-Sono
stanca, studio molto in questi giorni.-
Lui
ti guarda scettico.
-Se
studi così tanto perché prendi voti bassi?- domanda,
tu sgrani gli occhi.
-E
tu che ne sai?- borbotti piano.
-Ho
trovato un tuo compito ieri a casa tua.-
-Chi
ti ha dato il permesso di frugare nelle mie cose?-
urli, stavolta sei arrabbiata.
-L’ho
fatto per te, sono preoccupato. E’ da un paio di mesi che ormai sei assente,
sei sempre stanca. Non vuoi uscire, stai sempre a casa.-
-Tu
non hai nessun diritto di dirmi questo. Chi sei tu? Eh?-
-Io
ti voglio bene, stupida. Sono tuo amico-
Non
ti basta, la sua amicizia non ti basta.
-Non
sei mio padre, non sei il mio ragazzo, non sei un mio parente. Sei solo un
amico. Quindi stai al tuo posto.- sussurri a bassa
voce, poi ti volti dalla parte del cancello.
E
corri via dalla scuola, oggi non entrerai.
Mamma
capirà.
Scusateeee…
sono in un ritardo pazzesco! Ma ho avuto problemi con la scuola, non mi da nemmeno un attimo di pace.
Non
so se si è capito( e se non si è capito posso
ritirarmi xD) ma Clizia è anoressica, diciamo che all’inizio non doveva essere
così, ma il personaggio si è letteralmente creato da solo. Per questo ho voluto
dargli più spazio, molto probabilmente sotto il punto di vista di Layla, Clizia
sarebbe risultata finta.
Ringrazio
a chi ha commentato e a chi ha messo me e la storia nei preferiti *.*
Grazie!!