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Autore: Rosiephel    12/01/2015    1 recensioni
I morti non possono tornare in vita: Chanyeol lo sa perfettamente eppure Kyungsoo non vuole arrendersi.
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chansoo || broken!chanbaek
Genere: Drammatico, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O.
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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NOTE: Annyeong haseyo! Finalmente siamo giunti all'ultimo capitolo della storia. Il testo è molto lungo, più dei precedenti, ma spero che vi piaccia lo stesso. Ho dedicato quest’ultima pagina al piccolo festeggiato. Spero che apprezziate il mio duro lavoro. Mi scuso ancora per il ritardo ma come si dice: meglio tardi che mai.
In verità non ho molto da dire quindi vi lascio con la lettura della fine di "One More Day". Annyeong!

Rating: Arancio come il cielo durante il crepuscolo.





IV






La mano di Kyungsoo era calda, di un bellissimo pallore simile ai petali di fiore di ciliegio. Le sue dita, sottili e affusolate, accarezzavano i tasti neri del piano con la stessa delicatezza di un bacio della mamma. I polpastrelli si concessero ad un lieve riposo ed il contrasto tra il nero della musica e il rosa della vita fecero vibrare qualcosa nello sguardo di Chanyeol.

«Allora, il primo quarto è così»

Le lunghe dita di Chanyeol scivolarono sulla pista bicroma con la stessa sicurezza e delicatezza di un’aquila che vola a fianco di un precipizio. L’espressione concentrata del fantasma fece battere forte il cuore di Kyungsoo il quale, spalancando gli occhi già grandi, sorrise esalando quella delicata risata che percuoteva l’animo assopito di Chanyeol.

I loro sguardi si sfiorarono fugaci mentre le mani dello spirito viaggiavano inconsapevolmente sulla tastiera. L’intenso abbraccio dell’estate filtrò dalle pesanti tende dello studio scontrandosi con le atomiche percezioni di polvere. Ad un tratto un raggio di sole si posò sulla guancia di Chanyeol e per un attimo, che parve infinito nella mente del ragazzo, Kyungsoo vide il riflesso della sua gota diventare materia.

«Chanye-»

Ma con la stessa veemenza di un battito di ali di farfalla quel tenue tepore svanì ed il raggio di luce trapassò la figura di Chanyeol come fosse composto aria. Il fantasma aggrottò la fronte incuriosito dall’indecifrabile espressione del ragazzo. Kyungsoo scrollò dalle spalle la sensazione bizzarra di inquietudine e tornò a sorridere dolcemente lasciandosi cullare dalla profonda voce di Chanyeol e dalla piacevole carezza del pianoforte.

Grumi di polvere si appiccicarono alle dita del giovane, impronte bianche si formarono sulla patina grigio sporco della tastiera. Kyungsoo aggrottò la fronte osservando i batuffoli che ricadevano dalle sue dita e con la coda dell’occhio scrutò le perfette ed immacolate mani di Chanyeol.

«C’è qualcosa che non va, Kyungie

Il ragazzo soppesò per un paio di secondi su quelle parole passando lo sguardo da se stesso, a Chanyeol, per poi ritornare alle sue mani polverose. Piegò la testa di lato sbattendo voluttuosamente il ventaglio di folte ciglia.

Chanyeol lo guardò attentamente, l’espressione evanescente del viso piegata in un preoccupante inchino. Alzò la mano dalla tastiera, ritornata al suo decadente aspetto, e gentilmente sfiorò la spalla del ragazzo. Il tocco gelido fece rabbrividire Kyungsoo.

Poi però, sobbalzando sullo sgabello in cuoio logoro e smunto, Kyungsoo spalancò gli occhi togliendosi dalle dita la polvere e nascondendo le mani dietro la schiena come se volesse nascondere a Chanyeol le tracce della sua non esistenza.

In verità lo stava soltanto celando a se stesso.












«Stai male? H-ho fatto qualcosa di sbagliato?»

La voce di Chanyeol era un sussurro al vento, leggiadro ed insolitamente velato dalla preoccupazione nel vedere un timido rossore sulle gote del ragazzo. Kyungsoo alzò lo sguardo incrociando gli occhi del fantasma. Socchiuse le labbra per dire qualcosa ma le parole gli morirono sulla lingua. Scosse lentamente il capo e sorrise.

«Non è niente. Sono soltanto un po’ stanco. Scusa per lo spavento, non volevo farti preoccupare»

Le parole che scivolarono dalla sua gola caddero pesantemente nella mente di Chanyeol il quale, mordendosi il labbro, si chiese il motivo di quelle bugie. Kyungsoo non gli aveva mai mentito prima d’ora.

Poi si incamminò nella sua direzione, posando un piede alla volte per misurarne la distanza e fermandosi, di colpo, al suo fianco. Alzò una mano per sfiorare la chioma scura e liscia di Kyungsoo e muovendo le dita immaginò che quelle ciocche si muovessero leggiadre tra le sue dita.

Kyungsoo osservò Chanyeol immobile, trattenendo il respiro nei polmoni anche quando incominciarono a bruciare per mancanza d’aria.

«Vieni, andiamo a dormire»

Furono le ultime parole di Chanyeol prima di volatilizzarsi nel nulla. Kyungsoo temette il peggio e con il cuore in gola si fiondò in camera da letto. Ma poi, quando lo vide steso sulle lenzuola candide ed immacolate del letto, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

“E’ solo la mia immaginazione. Lui non scomparirà”

Dopo essere stato immobile per un buon tempo sull’uscio, Kyungsoo si distese placidamente a fianco di Chanyeol premendo le mani sul petto ampio ed asciutto dell’altro. Su di sé sentì il caldo respiro di Kyungsoo infrangersi sul lembo scoperto di pelle del suo torace.

Chanyeol non sapeva cosa pensare, la sua mente era affollata da tanti pensieri che quasi gli facevano dimenticare il suo scopo in quella casa, in quelle quattro mura che lo rilegavano tra la vita e la morte.

Eppure il viso di Kyungsoo continuava a brillare tra i fatiscenti spettri del passato, nei suoi sogni più intimi ed anche tra gli incubi più orridi. Kyungsoo era sempre lì al suo fianco.

E a Chanyeol andava bene così.












I giorni passarono. Molti soli sorsero le mattine successive ed altrettante lune si eclissarono le notte seguenti. L’estate giunse al termine inchinandosi alla febbrile carezza dell’autunno.

L’odore di pioggia appena caduta e di foglie secche si insinuò tra gli infissi della stanza per permeare la pelle tiepida di Kyungsoo, ancora assopito tra le lenzuola invitanti del letto.

La sua camera era semplice e minimalista. Le pareti bianche e prive di quadri erano troppo vuote rispetto all’eccessivo barocco della camera di Chanyeol. La scrivania di legno occupava una piccola porzione di parete dando, ignobilmente, le spalle alla finestra, la quale era decorata da semplici tende bianco-sporco che sua madre aveva scelto tempo fa. Il letto da una piazza e mezzo invadeva l’angolo a destra della porta, le lenzuola navy erano calde eppure non riuscivano mai a scaldarlo tanto quanto le pesanti trapunte del letto a baldacchino di Chanyeol.

Nulla di quella stanza poteva essere paragonata allo splendore purpureo della casa del vecchio musicista: le vetrate imponenti, le librerie infinite, la tappezzeria variopinta, i ghirigori dipinti alle pareti, ogni cosa trasudava arte ed eleganza.

Ogni particolare gli ricordava una melodia delicata e sottile che straziava ed addolciva il suo cuore.

Ogni dettaglio gli ricordava Chanyeol.












Gli esami erano alle porte e come promesso Kyungsoo si stava esercitando al piano e nei vocalizzi per dare il meglio di sé al saggio finale. Chanyeol lo aveva aiutato a perfezionare la sua postura, i movimenti delicati e precisi della mani, ed anche, seppur con fatica, a riscaldare la sua voce.

Dopo l’intervento Kyungsoo aveva timore di risvegliarsi una mattina senza più la voce. Aveva paura che il lampo, come un fulmine a ciel sereno, il suo mondo avrebbe potuto infrangersi in tanti piccoli ricordi lontani.

Kyungsoo aveva tanta paura ma le parole rassicuranti di Chanyeol lo avevano ridestato da quell’incubo rimembrandogli che la voce non nasceva dalla gola, ma dal cuore.

«E tu, mio piccolo Kyungie, hai davvero un gran cuore»

Kyungsoo aveva arrossito a quel complimento e dopo aver posato le dita sulla tastiera del piano tutti i suoi problemi svanirono accompagnati dalla flebile voce del suo canto.

Chanyeol era grato a Kyungsoo di aver potuto ascoltare almeno una volta quella melodiosa sinfonia che si aggrovigliava perfettamente alla sua musica; come se fossero nate per stare insieme, come se fossero state create nel medesimo istante per ricongiungersi e creare la perfezione.

Come le loro mani appena intrecciate.

Come i loro sguardi perennemente aggrovigliati.

Come i loro due cuori perfettamente uniti.












«Andrà tutto bene, Kyungie. Sarai bravissimo come sempre»

La voce di Chanyeol era vellutata dal sincero amore che percuoteva il suo animo. Kyungsoo lo guardava sognante e nel tremore delle sue dita sentì il calore della sua mano accarezzargli la pelle. Chanyeol premette le labbra sulla fronte di Kyungsoo e quest’ultimo credette di percepirne l’intensità sulle gote.

Si salutarono timidamente. Kyungsoo si era voltato verso la villa ed oltre l’uscio vide il sorriso di Chanyeol piegarsi dolcemente. Gli mandò un bacio aereo che il fantasma afferrò prontamente.

«Io ti aspetterò qui»

Kyungsoo si voltò stringendo al petto gli spartiti della melodia. Chanyeol sospirò.












Il cielo era terso di fuoco. Il tramonto colorava le nuvole di un minaccioso rosso ed un’implacabile arancio, il candore dei batuffoli si tinse di grigio e l’odore di fumo si espanse anche nelle case circostanti.

Il tempo si era improvvisamente bloccato. Il vento aveva smesso di fendere i propri violenti colpi contro gli alberi per farne cadere le foglie secche.

Le ombre di uccelli neri vibrarono tra le foschie del cielo e le iridi spalancate di un ragazzo rifletterono lo stesso macabro colore del cielo, del tramonto e delle fiamme che lambivano e divoravano ciò che rimaneva del piano superiore della villa.

La casa del vecchio musicista stava cadendo a pezzi e le violente lingue di fuoco che occupavano la parte nord dell’edificio stavano inghiottendo anche le stanze occidentali.

La mano del ragazzo tremò facendo cadere tra le sterpaglie secche anche il ramo incenerito che aveva dato vita all’Inferno. Baekhyun si voltò e sentendo il rumore delle sirene echeggiare tra i vicoli, fuggì via prima che le grida di un altro ragazzo si gettassero completamente dentro l’edificio in fiamme.












Kyungsoo si precipitò dentro le stanze in cerca del suo amato Chanyeol. Sfidò la resistenza delle scale e salì nelle stanze superiori in cui la puzza di fumo era saturo di cenere.

Gli occhi gli lacrimavano, le guance erano rosse ed il corpo tremava per i violenti e deprivanti rantoli che il suo petto produceva per la troppa fuliggine. Gran parte delle camere erano in fiamme e quando, incespicando, Kyungsoo fece capolino nello studio vide il pianoforte sottomettersi alla violenza del fuoco.

La melodia che tanto amava svanì e tra l’arancio delle fiamme ed il grigio della fuliggine una figura scura si innalzò.

«Chanyeol! Vieni via da lì!»

La voce di Kyungsoo si spezzò ma sorrise quando vide il fantasma voltarsi verso di lui. I suoi occhi opachi, tersi di tristezza amara, si spalancarono vedendo il viso del ragazzo cadere a terra.

«Cosa ci fai qui? Sei pazzo? La casa è in fiamme! Devi uscire subito prima che sia troppo tardi!»

Chanyeol si precipitò oltre l’incendio per aiutare il ragazzo a rialzarsi ma quando le sue dita afferrarono le spalle di Kyungsoo, l’inconsistenza del suo tocco vibrò tra i tremori convulsi del ragazzo.

Non poteva aiutarlo perché in verità non esisteva.

Non avrebbe mai potuto salvarlo perché lui era solo uno stupido fantasma.












Una trave di legno cadde addosso allo scheletro del pianoforte e Chanyeol gridò impazzito inveendo contro la maledizione che lo aveva incatenato a quella casa.

Cristalli di sale scivolarono dal suo viso, calde gocce di rimpianti gli rigarono la gota. Chiuse le palpebre vedendo il rosso avvicinarsi minaccioso a loro e stringendo tra le braccia il corpo di Kyungsoo, pregò che la fine arrivasse rapido.

Il tempo si immobilizzò di colpo. Il respiro caldo di Kyungsoo lambì il collo di Chanyeol quando, ad un tratto, una sua lacrima cadde sulla palpebra chiusa del ragazzo.

Kyungsoo aprì lentamente gli occhi, impastandoli di coscienza, e sorridendo si sentì stretto dalle calde e rassicuranti braccia di Chanyeol.

Spinto, forse, da una grande inerzia Kyungsoo si sollevò barcollante dal pavimento aggrappandosi allo stipite dalla porta. Le sue guance erano nere per la polvere e le sue labbra viola per la troppa stanchezza che temprava il suo corpo.

Eppure continuava a combattere perché tempo prima, quando ancora il suo cuore era tormentato dagli spiriti grotteschi della morte, udì la melodia rassicurante di un nuovo giorno, la speranza celata dietro un amabile sorriso.

E da quel giorno aveva smesso di fuggire.












«Le scale sono completamente in fiamme. C-cosa facciamo?»

Chanyeol si guardò intorno mentre Kyungsoo, prendendo un pezzo di stoffa dalla camicia bianca che aveva indossato per il saggio, si tappò naso e bocca per ridurre le infiltrazioni di fumo dentro i suoi polmoni.

Il mondo circostante incominciò a vorticare e sbatté un paio di volte le palpebre per non perdere di vista il fantasma. Teneva duro ma il suo corpo supplicava la resa.

«Ci dovrebbe essere uno scomparto da qualche parte. Penso che il vecchio proprietario lo usasse per la biancheria. Dovrai entrarci dentro e scivolare direttamente nella lavanderia al pian terreno. Lì c’è l’uscita»

Gli occhi di Kyungsoo si spalancarono all’idea di gettarsi nel vuoto totale, in uno scompartimento polveroso e forse ricoperto da ragnatele e, senza dubbio, abitata da ragni. Il solo pensiero fece tremare le sue ginocchia dalla paura.

«C-ci dovrebbe essere un’altra via d’uscita. Forse dalla finestra»

«Non ci pensare nemmeno, Kyungie. Siamo al terzo piano. Se ti getti da quest’altezza morirai e non voglio che ti accada niente. Su, da questa parte»

Con la mano gli fece segno di seguirlo e lui, titubante, avanzò.

Le fiamme avevano già divorato metà della struttura ed il restante scheletro che si ergeva verso il cielo, ancora per miracolo, si riempì di nuvole oscure.

Al di fuori della villa una squadra di vigili del fuoco si prodigava a spegnere le lingue di fuoco più violente.

Un silenzio spettrale si levò dagli animi degli spettatori quando le grida disumane di una coppia tuonò alla vista di quel macabro spettacolo. I signori Do si fiondarono contro la squadra dei soccorsi.

«Nostro figlio è ancora dentro! Salvatelo!»

La sig. Do scoppiò in un pianto drammatico vedendo la parte nord della villa ripiegarsi su se stessa. Il sig. Do la circondò con le braccia; aveva il viso contratto dal dolore.

Baekhyun guardava quello spettacolo orrido da dietro l’inferriata che circondava la villa. Sui suoi occhi si riflesse il viso di Kyungsoo che entrava nella casa in fiamme.

«Ma cosa ho fatto?»












«Cosa aspetti? Buttati lì dentro! Ti assicuro che non ti accadrà niente. Ci sono qui io. Ti aspetterò dall’altro capo dello scivolo»

Kyungsoo artigliò la cornice dello scomparto come se ne andasse della sua stessa vita. L’oblio che tempestava oltre quel rettangolo attanagliò il suo cuore fifone pietrificandolo. Chanyeol cercò di incoraggiarlo mentre, oltre l’uscio, le fiamme divampavano per insinuarsi nella stanza.

«Forza Kyungie! Devi fidarti di me! Ti prego, fallo ora!»

Il respiro caldo di Kyungsoo si condensò sul palmo della mano di Chanyeol e per un istante, mentre lingue rosse pizzicavano la sua schiena, il ragazzo credette che il calore che percepì sulla pelle prima di cadere nel vuoto non fosse quello dell’incendio ma appartenesse alle mani di Chanyeol che lo spingevano dentro un buco nero.

La sua voce rimbalzò sulle mura di metallo che lo circondavano. L’aria afosa che gli pizzicava la guancia lo stordì per tutta la discesa. Il suo cuore guizzò dentro la cassa toracica lasciandolo senza respiro.

Poi cadde e mentre riprendeva a respirare un freddo abbraccio lo avvolse per farlo rialzare. La lavanderia era buia, polverosa e piena di ragnatela. La cesta su cui era caduto era stracolma di vecchi indumenti puzzolenti.

Si alzò di colpo quando sentì sotto di sé il movimento convulso di un animale, forse di un topo.

«Bravo il mio Kyungie»

Un raggio di luna argentea si insinuò dalla piccola feritoia che occupava la parte superiore dell’uscio e, con gli occhi pieni di lacrime, Kyungsoo farfugliò infiniti ringraziamenti per essere ancora salvò.

Aprì con forza la porta, arrugginita per il troppo tempo che rimase chiusa, e quando un vento freddo pizzicò le guance del ragazzo, Kyungsoo riempì i propri polmoni di sana e delirante aria. Oltrepassò velocemente la porta e tra i gorgoglii dell’incendio ed i crepitii del legno che si spezzava, sentì le grida disperate di sua madre.

Inaspettatamente si sentì colmare di gioia nel sentire la sua voce.












«Chanyeol, grazie per quello che hai fatto. Farò di tutto pe-»

Kyungsoo si voltò e nell’oscurità dell’uscio, a fianco della cesta su cui prima era caduto, vide Chanyeol sorridergli amaramente come se il suo tempo fosse ormai giunto al termine.

Il suono di un orologio ticchettò dentro la sua testa e la mezzanotte del giorno dopo diede il saluto ad un inferno di fuoco e fiamme.

Kyungsoo si protese in avanti e con disperazione cercò di richiamare l’attenzione del fantasma. Entrò pure dentro la lavanderia, ignorando le ombre delle fiamme oltre lo scivolo, e con le lacrime agli occhi cercò di afferrare la sua mano per tirarlo fuori.

«Kyungie, smettila, te ne prego. Il momento è arrivato. I giorni sono finiti»

«Cosa stai dicendo? Su Chanyeol, vieni via con me»

La vista di Kyungsoo si annebbiò di dolore e bruciò delle grandi lacrime che cadevano al suolo. Chanyeol sorrise ed alzando una mano sfiorò per la prima volta la guancia del ragazzo, vi strofinò le dita sulla gota arrossata e con il pollice raccolse una lacrima prima che cadesse.

Kyungsoo pensò che quel gentile tocco fosse frutto della sua immaginazione e lanciandogli un pugno dritto nel petto gridò il suo nome con tutta la voce che aveva in gola. La mano si scontrò con il freddo petto del fantasma e Kyungsoo spalancò gli occhi sentendo quella mano, che aveva tanto sognato poter sfiorare, accarezzargli dolcemente la gota.

«Sapevamo entrambi che questo giorno sarebbe giunto prima o poi. Tempo fa mi chiedesti di darti un giorno per poter stare insieme mentre io, egoisticamente, mi sono preso parte della tua vita per dimenticare cosa mi ero lasciato alle spalle»

Il suono di una sirena fece sobbalzare Kyungsoo il quale appoggiò il capo su quel petto tormentato dalla consistenza paradisiaca di un cuore.

«Ma più tempo passava, più giorni trascorrevano, più divenne difficile separarmi da te. Ed alla fine sai cosa successe?»

Chanyeol rise e Kyungsoo, singhiozzando, si inebriò di quella risata come se ne valesse la sua stessa vita.

«Mi sono innamorato di te»

«Anche io. Chanyeol, anche io mi sono innamorato di te»

Il fantasma sorrise e sospirando alzò gli occhi dalle calde lacrime che ancora ricadevano sul viso dell’altro per scontrarsi contro quello di un altro ragazzo il quale, sbigottito, lo guardava trafelato dall’impalpabile consistenza del suo respiro.

Baekhyun abbassò lo sguardo.

«Kyungie, io ti amo. Se avessi potuto incontrarti prima di morire forse avremmo avuto entrambi un finale diverso da questo: più felice, più luminoso»

Kyungsoo non si aspettava una dichiarazione del genere ed il suo cuore galoppò varie volte dentro il petto fino a quando non si bloccò di colpo, lasciandolo senza fiato.

Non ci pensò due volte ed allungando le braccia intorno al collo del fantasma si fiondò su quelle labbra che aveva desiderato ardentemente sfiorare.

Erano insolitamente calde, morbide e perfettamente complementari alle sue. E pianse ancora, ma questa volta di gioia.

Chanyeol non si aspettava una reazione del genere e quando sentì quel calore umano sfiorargli la bocca, non riuscì più a trattenersi e ricambiò quel bacio per temprarne la dolcezza sul cuore, per memorizzarne l’intensità sul petto e per gustarne la tragicità sulle dita.

Il primo che si staccò fu Kyungsoo, deprivato anche dell’ultimo sospiro. Afferrò la mano di Chanyeol e lentamente si avvicinò all’uscio. Passo dopo passo l’inebriante frescura dell’autunno gli pizzicò la pelle.












Oltrepassata la porta, però, si sentì subito rimbalzare all’indietro. Kyungsoo si voltò e l’amaro sorriso che si dispiegava sul viso di Chanyeol distrusse ogni felicità.

«Mi dispiace, Kyungie. Ma tutto questo non avrà un bel finale. Purtroppo la nostra favola finirà qui, al limitare di questa porta, e rimarrà sepolta tra le ceneri di questa casa insieme alle memorie del vecchio musicista»

La mano di Chanyeol diventò fredda, senza calore e nell’impalpabile sorriso che brillava sulle sue labbra, Kyungsoo non volle scorgerci la fine.

Non volle nemmeno pensarla.

Non volle voltare pagina e trovarci un stupido ’felici e contenti’ perché lui non sarebbe stato felice. Non senza Chanyeol.

«Non dire queste cose! Vieni fuori da lì. Vieni qui da me!»

«Non posso, Kyungie. Ti ho rapito ed incatenato a questa casa per troppo tempo. È giunto il momento che tu ricominci a vivere»

«Ma la mia vita sei tu! Senza di te, io-» si accasciò a terra e portandosi le mani al volto soffocò i terribili spasmi che gli contorcevano lo stomaco «-senza di te, io non sono più nulla»

I loro sguardi si incontrarono, aggrovigliandosi tragicamente per un ultimo saluto. Le labbra di Kyungsoo tremarono e gridarono quel nome con la straziante consapevolezza di un addio.

Era tutto finito: la loro favola era terminata ancor prima di poterne sfiorare la dolcezza.

I ricordi di quei giorni eterni passati alla casa del vecchio musicista incominciarono ad infrangersi sulle guance di Kyungsoo una ad una, trasformati in splendenti cristalli di neve.

Il suo corpo tremò e le psichedeliche colorazioni che si infransero sulla pelle di Chanyeol fecero cadere il ragazzo a terra sfinito.












La terra incominciò a vorticare e nell’addio sussurrato al vento, Kyungsoo udì la melodia dolce e malinconica di un pianoforte. Immaginò delle dita planare sul mosaico bianco e nero dei tasti, sottili ed affusolate che accarezzavano la musica come angeli su nuvole di sogni.

La sua mente, poi, delineò le perfette e morbide pennellate di un viso, occhi color autunno di un intensità pari ad una stella cadente, capelli castani abbastanza lunghi da nascondere delle tenere orecchie a sventola.

Un ventaglio di ciglia si dispiegarono sulla gota e quegli occhi incontrarono i suoi in un amabile sguardo. La melodia delicata che ormai ricordava a memoria si incastonò sul suo cuore. Poi quelle labbra carnose, una curva sinuosa che si piegava in un sorriso birichino, si socchiusero.

La voce rauca di un ricordo vibrò in lui in eterno.

«Segui la melodia. All’orizzonte della musica ci sarò io ad aspettarti»












L’odore di pioggia appena caduta e di foglie secche si stava lentamente dissipando lasciando spazio al pizzicore di neve e cristalli di ghiaccio.

Le impronte che si formavano al passaggio dei suoi piedi si congelò all’istante. Le nuvole bianche che fuoriuscivano dalle sue labbra spensero ogni barlume di calore come spettri di ricordi lontani.

Il cielo plumbeo intimava tempesta e tra le ramificazioni di diamanti e sterpaglie di cristallo, una distesa color fuliggine si stagliò per vari metri lungo tutta la superficie, prima ombreggiata dal profilo di un grande edificio.

Nella mente del ragazzo si delinearono il fischiare del vento contro le lesene e gli infissi alle finestre, le grandi vetrate spaccate ricoperte da pesanti tende scarlatte e le imponenti scalinate che si estendevano nel salone in un valzer di gradini e corrimano.

Era tutto temprato dentro i suoi ricordi vacui e sospirando il volto di Baekhyun proruppe dentro la sua mente come il fantasma di un Natale passato.












Kyungsoo era rimasto incosciente su un letto di ospedale per varie settimane. Per un primo momento immaginò che l’incontro con il fantasma del vecchio musicista fosse soltanto frutto della sua fantasia, un piccolo spettro che aveva tormentato le sue notti oniriche su quel letto bianco.

Eppure l’intensità di quei ricordi, di quegli sguardi fugaci e di quelle mani gentili che gli avevano offerto l’eternità in un battito di ali di farfalla era troppo reale e vivido sulla sua pelle da essere mere illusione. Kyungsoo si disse che non era stato soltanto un sogno.

Tre notti dopo il risveglio Baekhyun gli fece visita. Non parlava molto e il suo aspetto era sempre lo stesso: inquietante, diverso e malinconico.

Kyungsoo non ricordava molto di quell’incontro. Solo una cosa continuava a brillare dentro di sé: un piccolo scrigno d’argento che scivolò dalle mani di Baekhyun fino a ricadere pesantemente sul suo grembo.

«Io non ho il diritto di tenerlo. Forse non ho mai avuto nemmeno il diritto di custodirlo. Questo scrigno è tuo. Apparteneva a Chanyeol: prendetene cura»

Kyungsoo arricciò le labbra estraendo il piccolo cofanetto dalla borsa che teneva su un fianco. Lo strinse tra le mani e ne osservò gli intarsi argentati immaginando le dita di Chanyeol posarsi su di esse. Ne memorizzò le curve sinuose con la mente.

Prese un bel respiro e con il pollice premette il piccolo bottoncino che si ergeva dalla bocca di una fenice. L’ingranaggio scattò e lo scrigno si aprì.












Candida neve incominciò a posarsi sulla città. Batuffoli bianchi e freddi volteggiarono leggiadri sui tetti, sugli scheletri degli alberi e su delle spalle strette per il freddo pungente dell’inverno.

Le dita di Kyungsoo tremavano stringendo goffamente della carta increspandole di pieghe e lacrime. Una calligrafia scomposta ma familiare si stagliò nel bianco antico della pagina. Ghirigori dolci che componevano tre piccole, semplici ed indescrivibili parole diedero inizio ad una nuova era.






One More Day, composto da Park Chanyeol.
Dedicato al mio amato Kyungie






Le lacrime incominciarono a cadere una ad una mentre lo sguardo di Kyungsoo si posava sullo spartito di quella melodia di cui aveva quasi dimenticato la delicatezza. Poi il suo respiro si bloccò in gola e singhiozzando spasmodicamente Kyungsoo inciampò su un bastone nero.

Il cofanetto cadde tra la neve ed il ragazzo la raccolse con mano tremante. Si voltò e corse via asciugandosi goffamente le lacrime con il dorso della mano.

Il cuore gli batteva all’impazzata e il suo respiro affannoso e corto si alzò potente come la voce di un angelo.












La neve cadeva placidamente sulla città di Seoul ed una melodia dolce incominciò a risuonare tra i vicoli angusti di un paese addormentato. Dita sottili ed affusolate accarezzavano gentili la tastiera di un pianoforte e sorridendo un cuore si lasciò trasportare dalla brezza amabile della musica.






"Grazie per avermi concesso un altro giorno, anche se solo per poco. Grazie a te ho capito che nella vita c’è molto più della musica. Ti lascio il mio amore, sigillato su pagine e pagine che parlano di noi. Grazie per avermi liberato dalla paura di un nuovo giorno e per avermi fatto scoprire l’alba del tuo sorriso. Grazie per tutti i bei momenti trascorsi insieme e spero che un giorno, mentre suonerai la nostra canzone, ti ricorderai di quello stupido spirito monello che continuerà a vegliarti nel sonno ed a ridere ogni dì per la tua felicità. Grazie per avermi amato con tutto il tuo cuore. Ti amo, mio piccolo Kyungie."







THE END
















NOTE: L'unica cosa che vorrei dire prima di porre fine a questa storia è un grandissimo augurio al piccolo gufetto dagli occhi grandi, Do Kyungsoo, che oggi compie 23 anni. Spero che continuerai a sorridere dolcemente. Tanti auguri!


Ecco qui il mio regalino per te!
Mi scuso per la qualità ma è sempre lo stesso
problema con le gif >w<

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