Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: EriTommo    12/01/2015    0 recensioni
Una smorfia si dipinse nel mio volto, dire che non mi piacevo era poco, mi disgustavo.
Odiavo il mio lavoro, odiavo chi mi pagava e odiavo me stessa per essermi ridotta in quelle condizioni.
13.06.2013
13.06.2014
Un anno.
Era passato esattamente un anno da quella giornata di merda.
“Non credi che quella gonna sia un po’ troppo corta per girare da sola alle due di notte?”
A pochi metri dal portone un ragazzo seduto malamente su una panchina mi fermò.
“e cosa potrebbe mai accadermi?” risposi pacata.
“non è una zona molto sicura questa, potrebbero succedere cose davvero spiacevoli a una ragazza bella come te”
Non riuscii a trattenere una risata.
Mi avvicinai di qualche passo per poterlo guardare meglio in faccia: “Mi prendi per il culo?” sbottai incredula.
Notai le sopracciglia del ragazzo corrugarsi appena. Poveri figli di papà cresciuti sotto una campana di vetro.
“perché?” chiese questo visibilmente confuso.
Puzzava d’alcol e la bottiglia quasi vuota che aveva accanto confermava il fatto che avesse bevuto.
“sono una puttana” ringhiai a denti stretti.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MEGAN:
“Sicuro di stare bene?” chiesi per la terza volta al riccio che ormai da quindici minuti era seduto nella mia cucina con lo sguardo perso nel vuoto.
Non mi rispose, il suo viso era impassibile, occhi vuoti e mani strette a pugno.
Non avevo idea di come gestire la situazione, non ero di certo brava a dare consigli in queste occasioni, insomma facevo la prostituta non la psicologa e questo tipo mi aveva già fatto saltare i nervi.
“Senti bello, non so quali siano le tue intenzioni ma ti sarei grata se me ne mettessi al corrente perché io sto iniziando ad irritarmi.” Sbottai esasperata.
Lentamente il ragazzo sposto gli occhi dal vuoto al mio viso, aveva lo sguardo assente ma era impossibile non notare quanto fosse intenso.
“scusa” sussurrò. Era percepibile il puzzo d’alcol anche a quella distanza, probabilmente il giorno dopo si sarebbe svegliato con una grande nausea e un bel po’ di vuoti di memoria.
“ok, facciamo così, considerando che non credo tu sia in grado di ragionare in questo momento io ti faccio le domande e tu risposi” presi in mano la situazione notando la poca collaborazione da parte sua.
“ce l’hai un nome?” continuai, era il minimo dopo che gli stavo facendo da babysitter.
Annuì, Dio lo stavo iniziando ad odiare.
“potresti degnarti di dirmi qual è?” ero al limite della sopportazione, giuro.
“Ha-Harry” biascicò.
“bene Harry, cosa ci facevi in quella panchina da solo a quest’ora della notte?” continuai.
“pensavo”
“ senti cocco, sto avendo molta pazienza con te, non sono una psicologa, faccio la puttana e sinceramente non capisco proprio quali siano i tuoi problemi, se vuoi del sesso da me scordatelo pure, in queste condizioni io con te non ci scopo, sicuramente ti sarai ridotto così perché hai litigato con la tua ragazza super carina e simpatica e ora vuoi dimenticarla con me, sai li conosco quelli come te. Ma non preoccuparti domani sistemerete tutto e vivrete per sempre felici e contenti e quindi tu da me non l’avrai perché non voglio rogne” sentenziai con un po’ di acidità.

In un attimo lo sguardo di Harry divenne buio e la tensione che trasmetteva il suo corpo era percepibile nell’aria. I suoi muscoli, prima rilassati, si irrigidirono all’istante e il bicchiere d’acqua nella sua mano destra esplose in mille pezzi, finendo nel pavimento.
Il sangue inizio a colare dal taglio che attraversava il palmo del ragazzo mischiandosi all’acqua e al vetro nel pavimento.


Mi irrigidii all’istante spaventata dalla reazione del ragazzo. Lo smarrimento che prima attraversava il suo volto era scomparso, al suo posto si leggeva rabbia e nervosismo. Ero consapevole della pericolosità del mio lavoro ma non mi era mai capitato di trovarmi in situazioni del genere.
Automaticamente, senza neanche rendermene conto, iniziai a indietreggiare, proprio mentre Harry si alzò sferrando un pugno al muro.
“Tu non sai proprio un cazzo” sibilò guardandomi con tutta l’intensità che poteva contenere il suo sguardo. La sua voce era ferma e i toni striduli dovuti all’alcol erano scomparsi.
“Tu non mi conosci. Ti credi una donna vissuta perché per chissà quali problemi ti sei ridotta a vendere il culo per vivere, ma di me non sai niente.” Concluse urlando l’ultima parte della frase e si incamminò verso la porta.
“Tieniti i tuoi soldi di merda” e detto questo uscì dal portone lasciando le banconote nel mobiletto accanto all’entrata.

Rimasi attonita a fissare la porta chiusa. Il pavimento era sporco di sangue e lo stesso valeva per la maniglia.
I soldi che aveva lasciato erano accartocciati sul mobile, non erano molti ma non erano miei.
Più di tutto quello che ci eravamo detti la cosa che più mi feriva erano quelle banconote stropicciate. Mi facevano schifo anche quando mi pagavano per il mio lavoro, ma riceverle così, sentendosi urlare in faccia ‘puttana’ era un peso troppo grande.
Probabilmente avevo sbagliato tutto su quel ragazzo, ma ormai era andata, l’unica cosa da fare era provare a rimediare.

Spinta da non so quale coraggio mi fiondai fuori prendendo i soldi dal mobiletto e iniziai a correre, sperando solo di aver preso la direzione giusta.
Non so per quanto corsi, probabilmente neanche tre minuti e poi lo vidi.
Era seduto nello scalino di una vecchia officina a bordo strada e si reggeva il capo con le mani. Una sigaretta era accesa tra le sue dita e le nocche della mano destra erano spaccate.

Mi avvicinai con cautela cercando di riprendere fiato, ero praticamente nuda, uscendo non avevo preso la giacca e i miei piedi erano scalzi. Mi abbassai la gonna in modo poco femminile e timidamente mi sedei accanto al ragazzo.

Harry si voltò appena senza togliere le mani dalla faccia per poi tornare a fissare il vuoto.
Cercai di rimanere più calma possibile mentre il mio fiato tornava regolare. 
Lentamente riprese a fumare, togliendosi le mani dal viso. I suoi occhi erano lucidi ma cercò di non farlo notare, probabilmente aveva pianto e le sue guance erano sporche di sangue, sicuramente quello che stava perdendo dalle mani.

Ebbi la tentazione di accarezzargli il viso, non so se per conforto o per pulirlo, ma mi trattenni. Per tenere occupate le mie mani gli sfilai la sigaretta dalle dita e aspirai il fumo.
Pochi secondi dopo Harry se la riprese e andammo avanti così finché la sigaretta non fu finita. Estrasse il pacchetto dalla tasca e me ne offrì un'altra ma rifiutai scuotendo il capo, così rimise via il pacchetto, iniziando a calciare i sassi con la punta delle all-star bianche.
“scusa” ruppi il silenzio dopo qualche secondo. Non ero mai stata brava in queste cose e mi imbarazzavano molto.
“non dovevo dire quelle cose, non ti conosco e hai avuto tutte le ragioni del mondo a comportarti così. L’unica cosa che ti chiedo è di riprenderti questi, non mi piace venir pagata per quello che faccio, in realtà non mi piace nemmeno fare quello che faccio, ma ne ho bisogno. Però con te non o fatto nulla, se non offenderti forse e quindi non voglio i tuoi soldi” continuai tutto in un fiato infilandogli i soldi nella tasca della giacca di pelle nera.
Harry seguì i miei movimenti in silenzio, parlando solo dopo qualche secondo: “ hai ragione, non dovevi dirmi quelle cose, non mi conosci” disse scrutandomi attentamente il viso. “ma se proprio ci tieni ok, mi riprenderò mi miei soldi. Altro?” chiese con molta amarezza nella voce.
Scossi il capo guardandomi le mani.
Tutta la mia insicurezza stava tornando fuori in quel momento, da quando me ne ero andata di casa mi ero costruita una corazza ma lì, accanto quel ragazzo crollò tutto il mio muro. Sentirmi dare della puttana in quel modo aveva fatto più male del solido, anche se in fondo me l’ero cercata. Però nonostante tutto non ero arrabbiata con lui, era come se sentissi un senso di dovere nei suoi confronti e non riuscivo a spiegarmi il perché.


“E’ profondo?” chiesi indicando la sua mano con il mento.
Come risposta il ragazzo scrollò le spalle e allungo la mano nella mia direzione. La esaminai da vicino, non sembrava molto grave, ma il palmo era ricoperto di sangue e la ferita appariva abbastanza lunga. Non ero un’esperta ma da sempre ero stata obbligata a curarmi le sbucciature da sola.
“se vuoi posso medicartela, hai un posto dove passare la notte? Abiti qui vicino?” chiesi.
“Abito dall’altra parte del fiume, vicino al St James’ park” rispose indifferente.
“e come ci sei finito qui scusa? Ok guarda non mi importa” sorrisi alla sua ennesima scrollata di spalle. “vieni” mi alzai invitandolo a fare lo stesso e dirigendomi verso il mio appartamento.


Dopo neanche dieci minuti eravamo di nuovo nella mia cucina. Misi a scaldare un po’ d’acqua per il tè facendo accomodare Harry in salotto, notando lo stato pietoso della cucina, avrei dovuto sistemare tutto prima del ritorno di Celine.
Le scrissi un messaggio chiedendo se sarebbe tornata per la notte e andai a prendere il necessario per la medicazione in bagno.
“fa male?” domandai entrando in salotto.
Harry scosse la testa. “non più di tanto” rispose fissandosi il taglio.
Presi un panno bagnato e una sedia dalla cucina e mi accomodai davanti a lui invitando a porgermi la mano.
Come risposta ricevei solo uno sguardo storto e una timida mano che si allungava nella mia direzione.
“fidati so quello che faccio” sorrisi prendendo la mano di Harry e iniziando a passarci il panno umido sopra.
Come avevo immaginato il taglio non era profondo ma abbastanza esteso, se non veniva curato rischiava di fare infezione.
In silenzio medicai il ragazzo e gli fasciai la mano tagliate. Le nocche della mano sinistra erano aperte ma non c’era molto che si potesse fare per quelle.


“sicuro di star bene?” chiesi notando il colorito pallido che si era diffuso sul suo viso.
“dov’è il bagno?” domandò Harry affannato sgranando gli occhi.
“prima porta a destra” risposi. Non feci neanche in tempo a finire la frase che il ragazzo si era già fiondato verso la strada che gli avevo indicato. Dal salotto si potevano sentire connati di vomito provenienti dal bagno. Di bene in meglio dovevo dire, ci mancava solo questa!


Dopo ave sistemato il disastro in cucina e versata una tazza di tè mi diressi in direzione del bagno bussando leggermente.
Come risposta sentii un mugugno che interpretai come un ‘entra’.
Lentamente aprii la porta trovandomi Harry con la schiena appoggiata al termo sifone seduto sul pavimento.
“come va?” dissi sedendomi sul bordo della vasca.
“una meraviglia” ironizzò lui.
“beh te la sei cercata eh”
La mia affermazione fu seguita da uno sguardo di pietra da parte del ragazzo che sarebbe dovuto servire a fami rimangiare le mie ultime parole ma non fu molto efficace considerando che pochi secondi dopo era di nuovo chino nel water a vomitare.


Sorridendo dell’assurdità della situazione mi voltai un po’ schifata dalla scena.
Cessati i gemiti Harry si alzo e io feci lo stesso per aiutarlo a raggiungere il lavandino dove si lavò la faccia e la bocca.
Gli offrii la tazza di tè che accettò volentieri e con molta calma ci dirigemmo verso le stanze da letto.
“se non vomiti ti lascio il mio letto, io dormo nella stanza della mia coinquilina” dissi entrando nella mia camera seguita da Harry.
“come vuoi, posso accontentarmi del divano se creo disturbo non è un problema”
“si così ti dovesse trovare Celine le prenderebbe un infarto quando ti trova lì, stai qui va. Solo una cosa, non dormire con quei vestiti ludri, dovrei avere una, maglia nel primo cassetto”
“non serve dormo sempre in mutande” disse sfilandosi la maglietta nera.
Involontariamente mi soffermai a guardare il suo petto, era ricoperto di tatuaggi, non troppo scolpito ma con i muscoli ben accennati. Mi affrettai a togliere lo sguardo riportandolo al suo viso.
“torno tra un attimo, tu intanto preparati” dissi uscendo dalla stanza dopo aver preso una maglia che solitamente usavo come pigiama.
Andai in bagno dove regnava ancora la puzza di vomito. Disgustata spalancai la piccola finestra e mi lavai e struccai velocemente. Infilai la maglia e andai i cucina per pendere due aspirine.

Per cortesia bussai prima di entrare nella stanza ricevendo l’ennesimo mugugno da parte di Harry, prima o poi mi avrebbe mandato fuori di testa.


HARRY:
Celine entrò lentamente dopo aver bussato, il suo corpo era coperto da una maglia dei Coldplay che le arrivava fino a metà coscia. Preso da tutte le emozioni del momento prima non mi ero accorto di quanto fosse sensuale il suo fisico. Le gambe erano magre e affusolate, non era molto alta e le curve erano perfettamente proporzionate.
Si avvicinò al letto e si chinò per posare un bicchiere e due aspirine nel comodino.
“vedi di non rompere anche questo” sorrise illuminata dalla debole luce del comodino.
“farò il possibile” scherzai molo più sereno di qualche ora prima.

Aveva davvero un bel viso, i lineamenti erano dolci, gli zigomi non troppo marcati e le labbra rosse.
Il suo sorriso trasmetteva sicurezza e infine due occhi enormi, di un azzurro chiarissimo, brillavano tra il biondo dei suoi capelli.
Struccata e con i capelli sciolti dimostrava molti meno anni rispetto a prima, ma quello che più mi colpì fu la dolcezza della e la naturalezza del suo volto. Senza tutto quel trucco era ancora più bella.
“che c’è?” chiese, notando che la fissavo.
Distolsi subito lo sguardo leggermente imbarazzato. “sei struccata” risposi.
“sai com’è di solito non vado a dormire con tutta quella merda sul viso” ribatté acida.
“voleva essere un complimento il mio, stai molto meglio così”
“si, va beh, grazie” disse impacciata.
“e quando ti fermi a dormire da qualcuno o qualcuno dorme qui, dopo, si insomma, dopo il tuo lavoro, come fai a struccarti?”
“non dormo mai da nessuno e nel mio letto non ho mai fatto entrare nessuno, per carità!” rispose disgustata.

Non so perché ma questa notizia mi riempì il cuore di gioia.
“allora vuoi spiegarmi il motivo di tutto quel bere?” chiese innocente.
I miei muscoli si tesero involontariamente, mi era sfuggito che giorno avevo passato.
“anniversario scomodo da ricordare, e tu, come mai sei finita a fare quello che fai?” ribattei veloce, distogliendo l’attenzione da me.
“un paio di situazioni scomode e necessità di soldi per vivere” rispose secca.
“beh comunque grazie per l’aspirina, e per il letto e per questa” dissi indicando la fasciatura.
“non c’è problema” sorrise alzandosi dal bordo del letto. “se ti dovesse servire sai dove trovarmi. Buonanotte” e detto questo uscì dalla stanza.
“notte” sussurrai rimanendo per qualche secondo a fissare la porta chiusa per poi venir sopraffatto dalla stanchezza e addormentarmi tra quelle lenzuola che sapevano da un aroma floreale.

Harry:


Megan:


SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte, nel primo capitolo non ho scritto nulla e non vi stresserò chiedendovi recensioni, se vi piace la storia e avete critiche, domande o osservazioni da fare sono qui pronta a rispondervi, per il resto buona lettura e ci vediamo al prossimo capitolo!
un bacio, E.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: EriTommo