Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    13/01/2015    4 recensioni
Con estrema delicatezza, estrasse una freccia dalla faretra e caricò l’arma, portando poi l’occhio sul mirino e provando a immaginare che sensazione desse scoccare il colpo.
Respirava impercettibilmente, conscia dell’assurdità della situazione, senza riuscire a spiegarsi perché lo stesse facendo ma senza comunque riuscire a impedirselo.
Si rendeva conto della pericolosità di ciò che stava facendo e se Sabo l’avesse beccata…
-Che stai facendo?!-
La voce sconvolta del biondo riecheggiò nella stanza, facendola voltare di scatto e sobbalzare simultaneamente.
Con sommo orrore, vide la freccia fendere l’aria, scagliandosi dritta contro Sabo, diretta al suo pettorale.
*Fanfiction liberamente ispirata al mito di Amore e Psiche*
*Fanfiction collegata alla One Shot "Sei semi di melograno" ma comprensibile anche senza averla letta*
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Corazòn, Margaret, Trafalgar, Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E no, non era stato l’ultimo.
Era stato solo l’inizio di una sconvolgente e passionale relazione.
Quando erano vicini era inutile tentare di resistere e, d’altra parte, non riuscivano a stare lontani, tanto che Koala aveva finito per trasferirsi lì nel giro di una settimana.
I primi tempi non aveva fatto che vivere tra le lenzuola, annullandosi a vicenda.
La parte razionale di Koala ogni tanto le riportava alla mente l’episodio delle frecce, ricordandole che non era normale innamorarsi così, nel giro di pochi secondi, di una persona che si conosce a malapena e che per giunta si trattava di Sabo, quel Sabo che passava tutte le notti a fare baldoria e tutto il giorno a dormire.
Ma bastava che le labbra di lui si posassero sul suo collo o che la guardasse negli occhi per farla cadere sempre e comunque nella sua rete, impedendole di pensare, portandola a desiderarlo come l’aria nei polmoni.
Senza contare che ora la notte Sabo la passava con lei e di giorno non dormiva affatto.
Sì, Sabo non assolveva più al suo divino compito, incapace di riemergere da Koala, desideroso di avere una vita normale con la ragazza che amava, nonostante fosse consapevole che si trattava solo dell’effimero effetto dei propri dardi.
E Koala, inizialmente, aveva pensato più volte di troncare, non sentendosi bene in una relazione che era tutto senso e libido, rendendosi conto che ora anche lei viveva sulle spalle dei probabilmente ignari genitori di lui, ma ogni volta aveva finito con il concludere che non sarebbe mai potuta essere felice senza Sabo, che perderlo l’avrebbe distrutta.
Per fortuna le cose erano poi andate migliorando, avevano cominciato ad avere un rapporto normale, ad uscire e andare al cinema, a conoscersi meglio, trovandosi più affini di quanto avrebbero potuto sospettare.
Entrambi avevano cercato un lavoro e in un baleno erano passati tre mesi.
Koala aveva smesso di pensare a come tutto era cominciato e mai le era passato per la testa di chiedere a Sabo una spiegazione, perché non chiedeva altro che essere sua.
Sì, le cose erano andate a gonfie vele, fino a due settimane prima.
Fino a quel maledetto giorno di due settimane prima in cui si era svegliata trovando il letto e l’armadio vuoti e un biglietto di Sabo che la lasciava senza nemmeno una spiegazione.
Aveva pianto tutto il suo dolore, tutte le sue lacrime, devastata da una sofferenza che, dopo quindici giorni, ancora non accennava a scemare.
Le aveva scritto di restare pure lì, che ora l’attico era suo e lei lì era rimasta, nella vana speranza che un giorno sarebbe tornato, nel patetico bisogno di qualcosa che la tenesse legata a lui.
Lo aveva cercato ovunque, in lungo e in largo per tutta la città, ma Sabo sembrava svanito nel nulla e lei si stava lentamente spegnendo.
Viveva immersa nell’apatia più totale, dalla quale si riscuoteva solo nelle ore lavorative, consapevole di non poter perdere quell’impiego, ma nella quale ricadeva subito dopo.
E proprio  in quell’apatia si trovava avvolta mentre infilava le chiavi nella toppa e girava per sbloccare la serratura, il cuore che già doleva per la speranza mai sopita ma già infranta di trovarlo lì ad aspettarla.
Fu con immenso stupore che si accorse che la porta era aperta ma, razionale e pratica com’era, non si illuse nemmeno per un attimo, mettendosi invece in allerta.
C’era qualcuno in casa e poteva benissimo trattarsi di un ladro. 
Silenziosa e cauta scivolò nell’appartamento, tendendo le orecchie e respirando impercettibilmente.
Si guardò intorno sospettosa, assumendo un’espressione perplessa nel focalizzarsi sul disastro di stoviglie e ceramica infranta che decorava il pavimento della cucina, chiedendosi cosa mai avessero pensato di trovare di prezioso in quella stanza.
Poi una presenza alle sue spalle la fece immobilizzare e trattenere il fiato.
Attese di sentire la canna di una pistola posarsi sulla sua nuca ma niente.
Girò appena il viso di un quarto individuando un ombra e decise di giocarsi il tutto e per tutto.
Con un movimento rapido e deciso si girò fendendo l’aria con una gamba e mandando a segno un micidiale calcio nello stomaco dello scassinatore, che emise un mugugno inarticolato, sputacchiando qua e là mentre veniva scaraventato contro il muro.
Sotto lo sguardo basito di Koala, Cora, il dirimpettaio muto di Sabo, rovinò a terra perdendo gli occhiali da sole e rivelando un occhio stranamente truccato e l’altro no. 
-Oh santo cielo! Cora!!!- esclamò la ragazza portando entrambi le mani alla bocca prima di precipitarsi verso di lui per aiutarlo a rialzarsi.
Per quanto apparisse strambo e inquietante, con il viso truccato alla Joker e il cappotto di piume nere, dal quale per una qualche strana ragione non si separava mai, nonostante fosse di pessimo gusto, Cora non aveva mai fatto male ad una mosca.
-Stai bene?!- chiese in apprensione mentre lo aiutava a mettersi seduto.
-Che botta! Sei una Furia, ragazzina!-
Se le leggi fisiche lo avessero consentito, la mascella di Koala sarebbe precipitata a terra.
Sgranò gli occhi fino a quasi farli saltare fuori dalle orbite mentre indietreggiava come scottata.
-Tu parli!- esclamò, sconvolta.
Cora spalancò gli occhi a sua volta, risucchiandosi le labbra all’interno della bocca e scuotendo il capo.
Koala lo osservò accigliandosi nel vederlo negare con il capo e si portò le mani ai fianchi prima di sbottare.
-Andiamo non essere ridicolo! Ti ho appena sentito parlare!!!-
-È stata una tua impressione!- disse portando poi subito una mano alla bocca per tapparla e imprecando contro se stesso.
La ragazza lo guardò incredula.
Ma che, la prendeva in giro?!
-Cora… perché hai sempre finto di essere muto?!-
Il biondo la osservò da sotto il suo ridicolo cappuccio con i cuoricini attaccati prima di prendere un respiro e decidersi a comportarsi da adulto.
-Perché ogni volta che apro bocca faccio qualche danno!- ammise, spostandosi verso la poltrona -Ah, scusa per la cucina, volevo farmi una tazza di the…-
Koala lo osservò attonita.
-Ma figurati- commentò atona, incrociando le braccia sotto il seno -Posso sapere ora come mai ti sei introdotto qui?-
Cora le lanciò un’occhiata di sottecchi prima di accendersi una sigaretta, estraendo pacchetto e accendino dal taschino della camicia rosa pallido che portava sopra i jeans.
-Sono qui per parlare con te… di Sabo- disse con più tatto possibile, attento alla sua reazione.
Reazione che gli fece strabuzzare gli occhi perché si era aspettato di tutto, che lo cacciasse, che si mettesse a piangere, che si limitasse a distogliere lo sguardo ma non che si avventasse su di lui prendendolo a manate sulla spalla come stava facendo.
-Ehi calma! Calma!!!- protestò, cercando di sottrarsi ai suoi schiaffi.
-Razza di imbecille, ti sei dato fuoco al cappotto!!!- sbraitò la castana, continuando a soffocare le fiamme a mani nude, fino a ridurle a una piccola nuvoletta di fumo grigio accompagnata da un penetrante odore di bruciato.
-Oh!- fece sorpreso Cora, voltandosi a esaminare la colonnina di fumo che saliva verso il soffitto -Grazie!- esclamò poi, sorridendole entusiasta, mentre lei lo osservava basita, prendendo posto di fronte a lui e chiedendosi come avesse fatto a non ammazzarsi prima dal momento che viveva da solo.
Si lasciò cadere pesantemente sul divano di fronte alla poltrona, passandosi una mano sul viso, mentre il dolore tornava a impossessarsi pienamente di lei.
-Io non… non voglio parlare di… lui- ammise, deglutendo a fatica, incapace di pronunciare il suo nome.
-Ma c’è una cosa importante che devi sapere!- insistette, facendole sollevare uno sguardo umido su di sé -So che farai fatica a crederci ma vedi, il fatto è che Sabo, in realtà, è un dio!- disse, facendole strabuzzare gli occhi.
Ma cosa…
Se era uno scherzo, era di pessimo gusto!
-Cora non è affatto divertente!- affermò gelida, indurendo lo sguardo.
-Non sto scherzando Koala! È il dio dell’amore! Dico sul serio!-
A quelle parole la ragazza sobbalzò, mentre un pezzo del puzzle nella sua testa andava finalmente a posto.
-Le frecce…- mormorò, quasi più a se stessa che a lui.
Aveva senso.
Per quanto assurdo e surreale, aveva assolutamente senso.
Tornò a concentrarsi sul proprio interlocutore, trovandolo che le sorrideva incoraggiante.
-Tu… come fai a…-
-Perché sono un dio anche io ovviamente!- esclamò entusiasta prima di sgranare gli occhi alle sue stesse parole -Questo non dovevo dirtelo. Okay, fingi di non avere sentito va bene?! Allora il punto è questo. Quando alcuni mesi fa vi siete punti, vi siete innamorati perché le frecce di Sabo altro non sono che i dardi dell’amore, tutto chiaro?!-
-No!!!- esclamò furibonda, scattando in piedi e stringendo i pugni, gli occhi inondati di lacrime.
No!
Non voleva starlo a sentire, non ci voleva credere!
Non poteva essere stato tutto solo frutto di un incantesimo o roba del genere!
Non era possibile, quello che sentiva era così… vero!
-Koala, calmati ti prego!- la invitò pacato e affettuoso, notando che aveva preso a tremare impercettibilmente.
Ricacciando le lacrime indietro  e il nodo che aveva in gola giù, la ragazza tornò a sedersi lentamente senza perdere il contatto visivo con il biondo.
-Ora, lui se n’è andato ma non lo ha fatto per cattiveria. Semplicemente non potevate stare insieme ma non per colpa sua! Non devi biasimarlo!-
Una lacrima sfuggì al controllo di Koala, graffiandole le guancia e trovando subito un suo dito ad asciugarla rapidamente.
Determinata, puntò i proprio occhi in quelli del biondo.
-Tu sai dov’è?- domandò con un filo di voce, cercando di non suonare disperata.
-Sì certo! Volevo dire no! Non ne ho idea! Zero totale!-
-Cora! Ti prego, dimmi dov’è, ho bisogno di vederlo!-
-Koala io non…-
-Ti prego! Ti scongiuro!- ripeté la voce che si incrinava sempre più.
Provò una fitta al cuore a vederla così distrutta e si accorse appena in tempo che stava per cedere alla sua richiesta.
-Non posso dirtelo Koala!- affermò, secco -Anche perché lui ha bevuto l’acqua di Lete, non si ricorda più di te!- aggiunse, prima di riuscire a frenarsi e dandosi una manata sulla bocca mentre lei sgranava gli occhi all’inverosimile.
-Stai mentendo- mormorò, scioccata.
Non era possibile!
-No mi spiace. È la verità-
Koala si alzò in piedi mentre le lacrime rompevano gli argini, spostandosi rapidamente verso la finestra, la mano premuta sulla bocca per soffocare inutilmente i singhiozzi, il corpo scosso dai tremiti.
Si concesse solo qualche secondo per sfogarsi prima di imporsi la calma.
Quando la sentì respirare a fondo, Cora, che l’aveva tenuta d’occhio tutto il tempo, si alzò e le si avvicinò, mentre lei si girava a guardarlo, asciugandosi le guance a palmi pieni.
-Quindi sei venuto a dirmi questo?- domandò con voce incerta e malferma.
Cora scosse la testa, lo sguardo serio e grave.
-Sono venuto anche per questo- affermò, estraendo una bottiglietta minuscola dalla tasca del suo appariscente cappotto, contenente giusto un sorso di un liquido trasparente che sembrava acqua.
-Cos’è?- domandò assottigliando lo sguardo ancora lucido.
-Acqua di Lete- spiegò il biondo -Per farti dimenticare e smettere di soffrire per un amore impossibile-
Con mani tremanti  Koala prese l’ampolla che Cora le stava tendendo e la stappò, le narici improvvisamente invase da un odore fortemente stordente, come fosse stata tequila, ma completamente diverso dall’alcool.
Avvicinò il collo della bottiglia alle labbra con una lentezza quasi insopportabile.
Doveva solo bere quel sorso d’acqua e avrebbe smesso di stare male.
Niente più dolore.
Niente più ricordi.
Un pensiero la colpì, facendole aggrottare le sopracciglia e abbassare il braccio.
-Hai detto che non è colpa sua- mormorò, concentrandosi nuovamente su Cora.
Non era una domanda ma, a conferma della sua asserzione, il biondo annuì.
-E di chi è allora?!-
Un improvviso lampo di collera accese le iridi dell’uomo che serrò la mascella, indurendo il profilo.
-Hancock!- mormorò furente -Quella ficcanaso di sua madre! La dea della bellezza! Quando ha saputo di voi si è messa a fare le sue solite scenate! “Il mio bambino con una comune mortale! Dovrà passare sul mio cadavere prima di mischiarsi a una plebea!”- esclamò con tono melodrammatico mentre, sotto lo sguardo attonito di Koala, inarcava la schiena all’indietro, un dito puntato contro di lei e l’altra mano sul fianco -Lei fa sempre così!- si spiegò poi, dopo essersi raddrizzato -Comunque, poi vi ha trovati e una sera lo ha minacciato di prendersela con te se non ti lasciava, di pietrificarti! È una tale megera! Non mi stupirei nemmeno se cercasse di recuperare i ricordi di Sabo per distruggerli definitivamente!- concluse, parlando a se stesso, inconsapevole di averlo detto ad alta voce.
Si girò di nuovo verso di lei, concludendo la sua filippica e rivolgendole un incoraggiante sorriso.
-Dai su! Bevi!-
Koala si riscosse e accostò nuovamente la bottiglietta alle labbra, mentre il suo cervello lavorava febbrile.
Sua madre lo aveva minacciato.
Se n’era andato per proteggerla.
“Non mi stupirei nemmeno se cercasse di recuperare i ricordi di Sabo per distruggerli definitivamente”.
“Non mi stupirei nemmeno se cercasse di recuperare i ricordi di Sabo”.
“Recuperare i ricordi di Sabo”.
Non era tutto perduto!
Abbassò lo sguardo sul contenitore di vetro che aveva in mano.
Sarebbe bastato inclinare appena la testa all’indietro e sarebbe tutto finito.
Niente più dolore.
Niente più ricordi.
Niente più Sabo.
Una fitta insopportabile la trapassò da parte a parte a quel pensiero, aiutandola a prendere la sua decisione.
Senza dire niente, prima che Cora potesse intervenire, le dita delicate e affusolate di Koala mollarono la presa, lasciando andare la bottiglietta che si frantumò sul parquet con un tintinnio cristallino, sotto lo sguardo sconvolto di Cora, i cui occhi fuoriuscirono dalle orbite allungandosi verso i cocci di vetro mentre le gocce di acqua di Lete evaporavano in pochi secondi.
-Ma che hai fatto?!?!?- esclamò l’uomo buttandosi in ginocchio e prendendo in mano un paio di cocci, cercando stupidamente di rimetterli insieme -Era l’ultima ampolla!!! Cosa ti è preso?!?-
Koala si accovacciò di fronte a lui e gli prese una mano, stringendola nella propria, facendogli sollevare lo sguardo su di sé.
-Io non voglio dimenticare- affermò, seria e determinata -Io voglio riportarlo da me-
Cora sgranò gli occhi un istante a quelle parole, prima di aprirsi in un ghigno complice.
Annuì, mentre si rimettevano in piedi.
-Allora dobbiamo andare a fare un giro al bar!- affermò, facendole corrugare le sopracciglia -Forza su! Andiamo!- la incitò avviandosi verso la porta.
Koala si affrettò dietro di lui, recuperando la giacca e il suo inseparabile cappellino rosso e seguendolo nel corridoio, diretti agli ascensori.
-Ehi!- lo chiamò, affiancandolo, mentre lui inforcava i suoi inseparabili occhiali da sole -E tu che divinità sei?!-
Cora ghignò senza voltarsi.
-Ma il messaggero degli dei ovviamente!-
Anche Koala sorrise, miracolosamente, dopo due settimane di sole lacrime, mentre un’idea la colpiva.
-E quindi questo cappotto è una moderna versione dei sandali con le ali?! Ti permette tipo di spostarti superveloce e cose così?!- chiese, curiosa e lievemente euforica, per quanto il suo stato glielo permettesse.
Il biondo si voltò a guardarla perplesso.
-No! Questo lo uso perché è cool!- affermò, con convinzione, facendole sgranare appena gli occhi.
Lo osservò qualche istante per capire se la stesse prendendo in giro ma, disgraziatamente, dovette concludere che era tragicamente serio.
-Oooookay!- fu il suo condiscendente commento, mentre si allungava per premere il bottone e chiamare l’ascensore. 



Angolo dei ringraziamenti: 
Salve a tutti! 
Sì ho deciso di tornare al vecchio metodo perchè il tempo è davvero tiranno e ho visto che se non faccio così almeno per le long finisce che non rispondo più alle recensioni. 
Inizio col ringraziare tutti quelli che seguono questa storia silenziosamente. 
Pandiva: Non lo so come mi è venuta in mente, è palese che sono malata ma di certo il mio amore per la mitologia e per la SaboKoala mi ha aiutato. 
Luna: Eh sì, è rimasto fregato e di brutto anche! Spero che il seguito non ti deluda. 
Cat: Ma se mi dici che ti stai appassionando alle SaboKoala io gongolo e di brutto anche! E anche io adoro la mitologia! Batti cinque!!!
Emy: Tu non finirai mai di stupirmi per l'entusiasmo che metti nel seguirmi, anche se conosci già la storia! 
Grazie di cuore per le recensioni! 
Un bacio. 
Piper.
 
  
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