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Autore: Andy Grim    20/11/2008    3 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 43: Gli errori si pagano… fisicamente

Capitolo 43: Gli errori si pagano… fisicamente!

 

“N

on potresti farlo andare un po’ più svelto, Rip?! Stiamo agonizzando, quaggiù!!”

“Mi spiace, Phil” rispose il responsabile della Motoria a quello dell’Emotiva “ma questo è proprio il massimo che riesco a raggiungere. Che pretendi, con tutta l’adrenalina che gli hai depositato nelle gambe?!”

“Forza maggiore, collega” la voce di Tracy s’inserì nella comunicazione “volevi che la mandasse tutta su di noi? A quest’ora saremmo già in rianimazione!”

“Ci finiremo in ogni caso, temo…!” concluse amaro il Coordinatore, sussurrando.

Trascinando penosamente un passo dopo l’altro, il povero aspirante detective arrivò finalmente davanti al cancello della scuola. Nemmeno nei giorni dei test di giapponese (la materia che più detestava) l’aveva visto così poco volentieri!

Essendo domenica l’entrata principale dell’istituto era naturalmente chiusa, ma il ragazzo sapeva che, girato l’angolo, avrebbe trovato aperto il cancellino della cappella. Varcatolo, arrancò ancora per una manciata di metri fino a raggiungere la panchina più prossima, dove poté finalmente lasciar piombare il posteriore sul sedile.

“Porca, miseria, Rippy” gridò Parker, con irritazione “gli hai quasi incrinato il coccige!!”

“Non lamentarti, amico: è già molto se ce l’ho fatto arrivare!”

“Siamo messi proprio bene…!” commentò cupamente Watson.

Alan si terse la fronte madida, a dispetto dell’ormai fresco clima novembrino, si massaggiò lo stomaco per calmare quelle fitte antipatiche e rimase a fissare la ghiaia del vialetto, tenendo le mani intrecciate. Non trascorse molto tempo prima che i sensori acustici di Chandler avvertissero un delicato rumore di passi che si confondeva col frusciare delle foglie, agitate dalla brezza pomeridiana.

“Arriva qualcuno” comunicò Finch al suo superiore “sarà lei?”

Il capo della Sensitiva si limitò ad esaminare lo schermo dell’oscilloscopio.

“Sì, sì… è lei!” rispose semplicemente, dopo aver parametricamente riconosciuto le onde che aveva esaminato per confrontarle con quelle della ladra Seya. Ormai, da quel giorno maledetto, sembrava già passata un’eternità.

L’ago del galvanometro adrenalinico (ne avevano rimesso uno di tipo tradizionale) si alzò progressivamente all’aumentare del livello sonoro di quello scalpiccio, soprattutto quando i sensori ottici percepirono anche un’ombra stagliarsi sul terreno.

“Rip, alzagli quella testa” ordinò Chandler, dopo un sospiro “coraggio!”

“Signorsì…!” obbedì il capo della Muscolare, azionando risoluto il comando del muscolo.

Dopo qualche secondo, sul monitor visivo si delineò la siluette di una ragazza dai lunghi capelli che ondeggiavano al vento. Non appena i compensatori di contrasto dilatarono le pupille a sufficienza, il dolcissimo volto di Lisa Haneoka fu in grado di trasmettere un provvidenziale fascio di energia positiva che l’elaboratore emotivo fu ben lieto di ricevere.

“Quanto è bella…!” mormorò inevitabilmente Marlowe.

“Mantenga il controllo, Phil” ordinò il Coordinatore “attento al controllo ghiandolare!”

Ma era troppo tardi per impedire a due lacrime di scendere discretamente lungo le guance del ragazzo prodigio di Seika, mentre un groppo doloroso impediva alla laringe dell’incolpevole Wolfe di emettere anche una semplice parola di saluto.

 Ricambiando quel silenzio significativo, la ragazza si avvicinò quel tanto che bastava per consentire al suo fidanzato di avvolgerle con forza il girovita, mentre lei gli stringeva al seno la testa corvina. Rimasero così abbastanza a lungo, lui assaporando il calore materno di lei e lei percependo lo smarrimento infantile di lui.

“Allora? Cos’è successo…?” gli chiese, alla fine, continuando ad accarezzargli i capelli con tenerezza. Il ragazzo scosse muto la testa, cercando invano di frenare i tremiti delle spalle. Intuendo allora che doveva essere successo qualcosa di abbastanza grave, Lisa stette per chiedergli del padre, prima di ricordarsi che proprio lui le aveva prima risposto al telefono, con un tono troppo gioviale per non essere in piena forma. Comunque, nonostante la sua scarsa esperienza della vita, la giovanetta comprese in pieno che il suo ragazzo aveva bisogno di sfogarsi e non esitò a spronarlo in tal senso.

“Ascolta, tesoro… qui ci sono solo io. Se hai voglia di piangere, fallo. Dopo ti sentirai meglio!”

“Ci mancherebbe anche questa!” commentò immancabilmente il capo della Cerebrale.

“No…!!” rispose invece Alan, con voce tremante.

“Ma ti farà bene!” insistette la ragazza.

Lui rialzò la testa e la fissò, con occhi iniettati di sangue: “Non essere così buona, con me…!!” ringhiò.

“E perché non dovrei esserlo?” sorrise lei.

“Perché sono un gran bastardo, Lisa” gridò lui, di rimando “ecco perché…!!”

“Adesso vedi di non esagerare, Phil…!!” saltò su Watson.

“Non posso non comunicare quello che lui stesso sta pensando, Jim!” si giustificò il collega.

La compagna rimase sbalordita, ma si riprese quasi subito: “Ma tesoro, cosa dici?! Tu sei il miglior ragazzo che io abbia mai…”

“T’ho detto di smetterla…!!” la interruppe lui, scostandole bruscamente la mano con la quale lo stava accarezzando. Poi, per tagliar corto, si alzò in piedi e mosse qualche passo intorno cercando di calmarsi, ma senza troppo successo. Diede infine un calcio ad un sasso e masticò un’imprecazione.

“Mi vuoi dire, una buona volta, cosa t’è capitato?” gli ingiunse lei, con pacata risolutezza.

“Sono qui proprio per questo” rispose lui, asciutto, mettendo le mani in tasca “ma sarà meglio che ti siedi!”

“Ora mi stai facendo veramente preoccupare” sbuffò lei, nervosamente. Dopo aver però seguito il suo consiglio, attese in silenzio, fissandolo con le braccia conserte “allora…?”

Lui la squadrò preoccupato: “Mi odierai… lo so!!”

“Alan, sto perdendo la pazienza” ribatté lei, ora in tono minaccioso “se non sciogli quella dannata lingua, giuro che ti prendo a sculaccioni!!”

*Ne sarebbe capace…!* si disse Watson, sgomentato “Dai, Philip, sputa…!” ordinò poi.

Lui abbozzò un sorrisetto abbastanza tirato: “Qualcosa mi dice che non stai scherzando…!”

“No di certo” confermò lei “coraggio, su!”

“Ti chiedo solo di non interrompermi: ascolta fino in fondo quello che ho da dirti… poi potrai rispondermi tutto ciò vuoi. D’accordo?”

La fidanzata sospirò stancamente, per poi annuire. Il suo promesso le si piantò allora di fronte, in mezzo al vialetto, con le mani sempre in tasca, le gambe leggermente divaricate e lo scuro ciuffo in mezzo agli occhi. Nonostante quella stramba situazione, Lisa lo trovò estremamente desiderabile…

Dopo qualche deglutizione e alcuni colpetti di tosse, il giovanotto iniziò a parlare con voce ferma, per quanto leggermente roca:  “Questa notte, dopo che ti ho riaccompagnata… mentre stavo rincasando… ho avuto un incidente. Niente di grave…” alzò subito la mano per tranquillizzarla, allo sbarrare degli occhi di lei “…sono… sono semplicemente svenuto per strada!”

“Svenuto per…” ricordandosi l’impegno preso, Lisa si tappò la bocca come per autozittirsi.

“Sì, io… non so che cos’è stato: la stanchezza, l’emozione… chissà! Ad ogni modo, devo avere perso i sensi. E, quando li ho ripresi… mi sono ritrovato a letto!”

“In ospedale…?” chiese lei, con ansietà.

“No, all’obitorio!” grugnì Watson, fra sé e sé, mentre Marlowe gli faceva gli occhiacci.

“Ecco… non precisamente. Ero… a casa di… di…” iniziò a tremargli la voce.

“Di chi…??!!” gridò la fanciulla, rizzandosi in piedi.

“Calma, Lisa: calma…!!” ribatté lui, alzando le mani, assai più nervoso di lei “Mi avevi promesso di non interrompermi, ricordi?”

La ragazza tornò a sospirare, scuotendo lievemente la testolina rossiccia. Poi si sedette di nuovo.

“Da quanto ho saputo dopo” continuò, rimettendosi a passeggiare avanti e indietro per tentare di calmare i nervi “mi aveva raccolto un’auto di passaggio e… beh, quello che anch’io non capisco, in effetti… è perché, anziché all’ospedale o alla polizia… mi abbiano portato a casa loro!”

“Ma a casa di CHI…??!!” tornò a domandare Haneoka con veemenza, incapace di mantenere l’impegno di ascoltarlo in silenzio.

“Dei Sssccc… dei Sssccc…” tentò di rispondere Alan… ma Chandler non riusciva a completare il messaggio vocale, perché la gola s’era totalmente prosciugata.

“Meta, deglutire!” ordinò il capo della Sensitiva.

“Ho le ghiandole quasi vuote, Gus…!” riferì Wolfe, con voce allarmata, omettendo di avvertire che anche la vescica stava ricevendo sollecitazioni preoccupanti.

“Ce ne basta una sola, Phil… ti prego!!” intercesse allora Marlowe.

Sbuffando, il capo della Metabolica eseguì quanto richiesto e il povero segugio riuscì a proseguire: “…inomya…!”

“Come…??” chiese ancora Lisa, con la mano a coppa sull’orecchio.

“Ho detto Sssccc…” osservando lo sguardo sempre più torvo della compagna, Alan diede altri due colpi di tosse, fece un respiro molto profondo e finalmente sparò la risposta fatale “…a casa di Sayaka…!”

Subito dopo aver pronunciato qual nome proibito, il ragazzo s’era girato più o meno inconsciamente su sé stesso (forse era stato lo stesso Parker a ordinarlo a Kirby), ma la sua interlocutrice non gli permise certo di rimanere a lungo in quella posizione.

“Voltati, Alan…!”

Lui non rispose…

“Ho detto voltati…!!”

Un tono basso, ma molto secco. Una voce spiacevolmente simile a quella di Rina Takamya. Prendendo il coraggio a due mani (conforme a come Kirby dovette impugnare le leve degli arti inferiori) il malcapitato si voltò, aspettandosi di vedere il dolcissimo volto dell’amata sconvolto dall’ira. Manteneva invece un’aura abbastanza calma, un rossore non troppo accentuato e la graziosa boccuccia quasi incurvata in un sorriso… bastava non badare a quello sguardo d’acciaio dal tono bluastro. Blackie Wolfe si terse il sudore, mentre osservava il check-panel della prostata.

“Continua…!” sussurrò Haneoka.

Alan si tamponò la fronte fradicia: “Io… non so com’è accaduto” scosse il fazzoletto, facendo sprizzare le gocce di sudore “fatto sta che… quando…” dovette rideglutire penosamente “…quando mi sono risvegliato… ero dentro un letto… e…”

“…ed era successo quello che temo?!” ora la voce di lei somigliava già più ad un sinistro brontolio e il povero Kirby sentì distintamente tremare le due leve delle gambe.

“Co… come…?” balbettò il ragazzo.

“Non ti servirà prendere tempo, bimbo mio” l’insolito appellativo gli fece un’impressione molto sgradevole “chi c’era con te, dentro quel letto?!”

“Nessuno” rispose immediatamente lui. Ma poi - dannato il rispetto per la verità - dovette precisare “quando mi sono svegliato…!”

Lisa strinse fortemente pugni e palpebre, rimanendo impietrita per vari secondi. Poi si avvicinò al suo promesso e gli mise le mani sulle spalle. Quel contatto lo fece sussultare, ma fu ben poca cosa rispetto al gelo che gli procurarono quegli occhi piantati nei suoi. Avessero luccicato almeno un po’… invece niente: duri come diamanti!

“Hai fatto l’amore con lei…?”

La bocca del detective si dischiuse per rispondere, ma nessun suono uscì da quel pertugio. Le sue labbra, però, continuarono a tremare, come se volessero trascinare concetti che la Sensitiva di Chandler non avrebbe mai voluto trasformare in vibrazioni acustiche.

“Alan, non te lo chiederò per la terza volta” sussurrò la giovane donna socchiudendo impercettibilmente le palpebre “l’avete fatto oppure no…?”

Visto il perdurare del blocco fonetico, al povero peccatore non rimase che chiudere gli occhi e annuire con la testa.

“Lo so che non mi crederai” aggiunse subito, con voce quasi atona “ma ero mezzo addormentato… era buio… e credevo fossi tu!! Io…”

L’ex ladra si staccò da lui, arretrando di mezzo passo. Il reprobo fu scosso da un notevole brivido, osservandole lo sguardo che s’era fatto decisamente bieco.

Gus Chandler scattò allora verso il comunicatore intersezionale: “A tutte le sezioni: reggetevi. Sta per arrivare un ceffone di prima…!!!”

Tutti il personale organico si affrettò ad obbedire… ma la reazione della controparte non fu esattamente quella che si aspettavano: un colpo violentissimo fu registrato dai sensori dell’Immunitaria, proprio all’altezza del magazzino rifornimenti[1] e il tronco dell’organismo si piegò in avanti, mentre i dispositivi d’emergenza della Cardiaca facevano boccheggiare l’interfaccia del prelievo nutrizionale. Alan rimase curvo, con le mani sul ventre offeso, a fissare il volto tuttora scurissimo della fanciulla, alla quale aveva giurato amore eterno e che ora, a causa di una dannata serie di malaugurate circostanze, aveva tutto il diritto di disprezzarlo! Questa netta percezione psichica, sommandosi alle altre incombenti sensazioni fisiche, fece scattare i circuiti di sicurezza dell’Immunitaria. Lo sventurato ragazzo fece appena in tempo a mormorare “Perdonami, amore… ti prego…!!” prima di perdere i sensi,

In quanto al Coordinatore Harper, dovette amaramente constatare, proprio nel medesimo momento, che i suoi due subordinati ci avevano azzeccato pienamente, quando avevano affermato che Lisa Haneoka era caratterialmente del tutto simile all’ex assistente coatta dell’ex segugio della Coda Sacra.[2]

 

***

Una fitta acutissima accompagnò lo snebbiarsi del cervello e l’immagine di un soffitto bianco, da cui scendeva una plafoniera. Un armadietto con le ante trasparenti che lasciavano vedere scatolette e flaconi di medicinali, un pannello per l’esame della vista e una porta col vetro smerigliato furono le altre immagini che il redivivo Alan fu nuovamente in grado di percepire. In quanto alle sensazioni fisiche, oltre al dolore inizialmente citato, una piacevole frescura sulla fronte alleviava quel risveglio non del tutto confortante.

“Alan… ti sei ripreso…?” chiese una voce dolcissima, non meno della calda mano morbida che stava stringendo delicatamente la sua.

“Dove… dove sono…?!”

“Nell’infermeria della scuola!” gli rispose Lisa, dalla sedia vicina al lettino per i ricoveri.

Il ragazzo mostrò un sorriso malinconico: “Finalmente ci sono arrivato, nel posto giusto…!”

“Ti fa molto male?” chiese Lisa, con apprensione mista al rammarico.

“Solo quando rido!”

Se la frase precedente era farina del sacco di Parker, quest’ultima proveniva chiaramente da quello di Watson. La ragazza distolse lo sguardo, abbassando gli occhi: “Mi dispiace di averti colpito…!”

“Lascia stare… me lo sono ampiamente meritato. Anche se… te lo giuro… ti ho detto solo la verità!”

Lisa dovette respirare e deglutire più volte, per poter domandare: “Stai parlando di Sayaka?”

“Sì…” rispose debolmente il giovanotto, fissando sempre il soffitto “…mi ripugna accusare chi non c’è, ma non voglio che tu pensi che io ti abbia fatto spontaneamente una cosa del genere…! Posso presumere che, dopo l’incidente, ero passato dallo svenimento al sonno… così mi avranno messo nel letto degli ospiti e…”

“…e quella damerina ci si è infilata dentro. Giusto…?!” c’era ovviamente la sconvolta Virginia Breed, al trasmettitore vocale di Haneoka.

Alan si coprì il volto con la destra, emettendo un debole gemito: “Sono disgustato di me stesso, credimi… avrei dovuto accorgermi che non eri tu!! Io…”

Scorgendo un rivolo di lacrime che scorreva sulla gota del ragazzo uscendogli da sotto le dita, Lisa trasalì. Alan Daiki Asuka, il suo duro, freddo, determinato e implacabile inseguitore, stava piangendo! Quella vista la riempì di tenerezza, che però, cambiandosi in rabbia, le impedì di saltargli addosso stringendoselo nuovamente al seno.

“Quella sgualdrina sciagurata…!!!” gridò invece, al colmo dell’indignazione “Come ha potuto fare una cosa simile?? Non la perdonerò mai… mai!!!”

“È colpa mia” ora c’era Marlowe, al suo microfono “sono un idiota… un disgraziato. Faresti meglio a lasciarmi perdere…!”

“Non dire assurdità…!!” ribatté lei, con veemenza.

“Dammi retta, Lisa” insistette lui, in preda a un cocente rimorso che gli accentuava il dolore allo stomaco “che te ne fai di uno come me? Non lo vedi come le faccio soffrire, le donne?”

*Già… come se a lui le donne lo facessero divertire…!* commentò, sarcastico, sempre il capo della Cerebrale.

“Basta, smettila” gridò la ragazza, balzando in piedi. Curvandosi poi su di lui, afferrò i bordi del lettino dov’era disteso e gli sibilò in faccia, scandendo bene le parole “siamo più che d’accordo che una cosa simile non sarebbe mai dovuta accadere…! Purtroppo è accaduta… ma se credi che, solo per questo, sia disposta a rinunciare all’amore della mia vita, allora ti sbagli di grosso!! È chiaro?”

“Ma Lisa… io, ormai…”

“Piantala!!!” gli urlò in viso la giovanetta, afferrandogli il volto fra le mani “Lo vuoi capire che è di te, che ho bisogno? Me ne frego della tua verginità…!!”

Il pomo d’adamo del detective ebbe un guizzo. No, decisamente quel superbo esemplare del sesso debole (sic) non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. Anche perché, per non dover sentire altre obiezioni, pensò bene di tappargli la bocca con un superbo rapporto A, che fece immantinente ripartire il contatore del C.R.!

“Accidenti, stiamo per passare i 2900!” osservò Tim Murdock.

“Speriamo che si stacchi a breve” fu il commentò inaspettato di Marlowe “oltre i 3000 si comincia a ragionare male…!”

Ma quando la bocca di Lisa/Seya abbandonò quella di Alan, il contatore era arrivato “solo” a 2946. Il capo della Neuro si tamponò la fronte col fazzoletto, mentre il suo assistito, contemplando il bellissimo sorriso di lei, alzò faticosamente la mano destra per accarezzarle la guancia, mentre la garza inumidita gli scivolava dalla fronte.

“Come sei buona, Lisa… vorrei tanto essere degno di te!”

“Tu lo sei, Alan” rispose lei, ricambiando la carezza “hai soltanto bisogno di un riferimento solido. E lo avrai…!”

“Cosa intendi…?”

“Lascia stare, per il momento. Dimmi, piuttosto: hai fatto la doccia, stamattina?”

Lui corrugò perplesso le sopracciglia: “Certo che sì, perché?”

“Oh, niente!” rispose la fidanzata, slacciandosi i bottoni della camicetta. In un batter d’occhio se n’era già liberata e già brigava col fermaglio della gonna, mentre il suo petto palpitava nel vezzoso reggiseno.

“Ehi, che stai facendo…?!” mormorò il ragazzo, gelandosi.

“Non si vede?” lei rispose, di rimando, estraendo le gambe dall’indumento e sfilandosi le scarpe.

“Lisa… se è uno scherzo, non mi sto divertendo, sai?” esclamò l’altro, con voce alterata, mentre la giovane, tornata a sedere, si stava sfilando le calze. Poi lo fissò e scosse la testa: “Il tempo degli scherzi è finito, Alan. È ora di fare sul serio!” portandosi le mani dietro la schiena, si sbarazzò del reggipetto, si rialzò in piedi e, senza la minima esitazione, si sfilò rapidamente le mutandine.

Per quanto fosse ormai stato “battezzato”, al giovane investigatore mancò il respiro nel contemplare tale siffatta beltà, accentuata dalla luce dorata del tramonto che giungeva obliqua dalla finestra:[3] i morbidi capelli ondulati che le incorniciavano il viso e le spalle… il tonico seno dargli arguti capezzoli turgidi… il delizioso vitino da vespa, impreziosito dal piccolo, stuzzicante ombelico… le splendide gambe affusolate, che terminavano con quegli adorabili piedini perfetti… e, naturalmente…

STONK… SSSCCC…

“Oh, no, porca p#%%@*a...!!!” imprecò assai poco elegantemente Julius Chester, coadiutore della Riproduttiva, balzando sulla giuntura d’un condotto testicolare, che aveva ceduto di schianto “Datemi una mano, qui…!!”

Due assistenti muniti di stracci accorsero fulminei a tamponare la falla, mentre l’addetto al controllo fecondativo chiudeva frenetico una valvola vicina per arrestare l’uscita del fluido di trasporto, le cui perdite interne potevano causare problematiche corrosioni.[4]

La “svelata” fanciulla si accostò infine al lettuccio, dove il suo Alan era rimasto sollevato sui gomiti, riappoggiando la mano calda sulla sua guancia gelida (perché fosse tale, indovinatelo voi).

“Allora? Ti spogli da solo o devo pensarci di nuovo io?”

“Mm… mm… ma Li… Lisa… ss… si può sapere che ti pr… mmm…”

Chandler non poté continuare con le prese di tempo foniche, poiché le labbra del suo assistito furono immediatamente catturate da quelle della controparte, dopo che la sua testolina aveva manifestato, scuotendosi, una certa femminea commiserazione… i capi della Sensitiva e della Neurologica si voltarono verso il Coordinatore, che stava impalato al centro della camera di controllo, fissando preoccupato il terminale ottico. Dopo alcuni secondi di fredda meditazione, mentre i sensori tattili segnalavano che la motoria della controparte stava già slacciandogli la cintura dei calzoni, un funzionario della Direzione Organica si accostò discretamente ad A1, sussurrandogli all’orecchio: “Signore, c’è LS1 in linea per lei. Al telefono rosso!”

Sentendosi come attraversare da una scarica elettrica, Lew Harper si affrettò verso il suo ufficio, non senza prima aver disposto il preallarme generale. Una volta raggiunto l’apparecchio, dovette stringere il pugno due volte per contrastare il formicolio, prima di poter afferrare il ricevitore.

“Qui Harper…!” annunciò, con la voce non del tutto ferma.

“Ben ritrovato, collega. Sono Lana Orion. Devo porle una domanda, alla quale mi aspetto che risponda con piena sincerità!”

“L’ascolto…!” rispose l’altro, dopo aver penosamente deglutito.

“La vostra Ripro è ancora fuori servizio o è nuovamente operativa?”

Harper respirò, chiudendo gli occhi. Poi li riaprì e rispose con voce incolore: “È operativa!”

“Benissimo. E la vostra Neuro si sente pronta, adesso, per un’unione totale con la nostra assistita?”

A1 dovette respirare di nuovo, ma riuscì a mantenersi misurato e professionale: “Date le circostanze, non si trova al cento per cento. Ritengo che avremo bisogno del vostro aiuto!”

“Su quello contateci in pieno. Posso dare il via alle mie collaboratrici?”

Ancora un respiro precedette la risposta di A1, che comunque fu quella aspettata dalla sua collega: “Dia pure il via, signora Orion… faremo del nostro meglio!”

“Ne sono più che certa, signor Harper: oltre alla vostra malaugurata esperienza, avete anche tutto l’interesse di rendere felice la signorina Haneoka. Arrivederci!”

Dopo aver percepito il segnale di chiusura, il Coordinatore del “piccolo detective” si abbandonò ad un lungo soffio liberatorio, dopodiché azionò il comunicatore intersezionale.

“Esecutivo a tutti i reparti: tenersi pronti per la condizione C…” si arrestò per raccogliere le idee e proseguì, con la voce che leggermente gli vibrava “…non occorre vi rammenti l’importanza di questo passo per la futura esistenza del nostro organismo… vi raccomando quindi la massima concentrazione e il massimo rendimento, soprattutto alle sezioni più coinvolte… signor Marlowe, signor Kirby e signor Spade: siamo nelle vostre mani. Come ben sapete, sono i fatti che contano, assai più delle parole… fate sentire a miss Haneoka quanto lei sia importante per l’uomo che ha scelto…! Attendo conferma quando siete pronti…”

Una ad una, tutte le sezioni comunicarono la loro completa operatività. Le voci dei vari responsabili erano tese, ma non troppo agitate. Quando anche l’ineffabile Samuel Spade ebbe completato la sua check-list,[5] “A1” Harper emise il suo viatico: “Avanti tutta, signori… e buona fortuna…!”

Sedette quindi alla sua scrivania e appoggiò la fronte sulle palme intrecciate, concedendosi un ultimo sfogo mentale.

“La mente l’avevate colmata da un pezzo… il cuore l’avete bloccato… adesso prendetevi il corpo. Più di così non possiamo darvi…!”[6]

 



[1] Sarebbe lo stomaco…

[2] Devo ammettere di aver molto apprezzato l’idea dell’onorevole Lord Martiya, di rendere Lisa e Rina cugine - sia pure inconsapevoli - nella sua saga ispirata a Bayblade.

[3] Durante l’assalto precedente (vedi capitolo 37), l’oscurità aveva filtrato abbastanza quello stesso spettacolo!

[4] Gli appassionati di film sulla guerra navale (del genere U-Boot 96, Duello nell’Atlantico o U-571) potranno con più agio immaginarsi questa situazione.

[5] Assolutamente identica a quella spuntata da parte di August Percival “a bordo” dell’organismo di Ataru Moroboshi (vedi La storia segreta dei SISAS).

[6] Il solito vittimismo maschilista (scriverei, se fossi una scrittrice…).

  
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