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Autore: BettyLovegood    14/01/2015    7 recensioni
Alice è una semidea.
Il suo migliore amico Lucas è un satiro.
Ha un fratellastro gemello che non ha mai conosciuto.
Suo padre è un dio.
La morte di sua madre non è stata casuale.
Dal capitolo 5:
Alice si era definitivamente stancata. –Mi sapete dire chi diamine è questo Percy?- urlò improvvisamente.
 Ma la ragazza non dovette aspettare una risposta. Qualcuno uscì dalla porta.
 Era un ragazzo alto con i capelli neri scompigliati e gli occhi verde mare. Era la copia esatta di Alice.
La ragazza lo studiò: il modo in cui curvava le spalle, il viso, i lineamenti , tutto era così simile a lei.
Era come vedere se stessa in versione maschile.
Dal capitolo 14:
-Alice, domani posso dire a tutti di essere andato a letto con te?- Mi ha chiesto improvvisamente.
 Ho alzato la testa per guardarlo e lui é scoppiato a ridere.
 -Sto scherzando!- ha detto.
 Ho riso insieme a lui. Se c'é una cosa che Leo sa fare é farmi ridere nei momenti più tristi e io lo adoro per questo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Mostri, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da quando mi sono svegliata stamattina ho come l'impressione di aver dimenticato qualcosa d'importante. Ma non riesco a capire cosa.
Ma forse é solo un'impressione.
Esco di casa e mi ritrovo davanti Jake.
-Buongiorno Al.- mi dice con un grande sorriso. Io mi avvicino a lui e gli do un bacio.
-Buongiorno Jake.- gli dico. -Cos'hai dietro la schiena?- gli chiedo indicando il suo braccio nascosto.
Lui sorride e mi porge una rosa blu.
-Un piccolo regalino.- mi dice
Io osservo il fiore, l'ha perfino fatto diventare del mio colore preferito!
Quella strana sensazione di stamattina mi ritorna, ma la ignoro.
Prendo il fiore dalle sue mani e lo abbraccio.
-Grazie Jake, è stupendo.- gli dico sorridendo e dandogli un altro bacio.
Lui mi prende per mano e mi guida verso la mensa.
Ci sediamo a tavola con gli altri.
Continuo a fissare quella splendida rosa, nel mio piatto intanto compaiono un paio di frittelle e inizio a mangiare.
-Bella rosa.- commenta Percy sedendosi in quel momento. Io sorrido.
-Allora ragazzi, secondo Rachel dovremmo aspettarci il primo attacco dei mostri tra circa quattro giorni.- dice Percy bevendo un sorso di qualche strana bevanda blu.
-Precisamente il sette ottobre.- dice Frank rigirando la forchetta in una salsiccia. -Il sette mi ha sempre portato sfortuna.-
Fisso un attimo la rosa sul tavolo e poi Frank. -Che giorno é oggi?- chiedo.
-Mmmh... Lunedi. - dice lui addentando una salsiccia.
-Non il giorno della settimana, il numero.- dico posando nuovamente lo sguardo sulla rosa.
Lui mi guarda. -Tre ottobre.- mi dice.
Lascio cadere la forchetta nel piatto e prendo la rosa.
Ecco cosa ho dimenticato.
-Cosa c'é, Al?- mi chiede Jake al mio fianco.
-Oggi é il tre ottobre.- dico osservando il fiore.
Lui annuisce. Sento gli occhi gonfi di lacrime.
-Alice tutto bene?- mi chiede Percy osservandomi.
Io scuoto la testa.
-Oggi sono passati esattamente due anni da quando mia madre é morta.- Dico continuando ad osservare il fiore blu tra le mani.
-Oh, mi dispiace.- mi sussurra Jake stringendomi la mano.
Non c'é cosa piú orribile che sentirsi dire 'Mi dispiace' quando hai perso un genitore. Perché un'altra persona dovrebbe dispiacersi? Non é mica colpa sua se mia madre é morta.
Sospiro. -Oggi sarebbe stata la prima visita dopo che ho scoperto ció che ho causato.- dico sentendo gli occhi pieni di lacrime.
Jake al mio fianco stringe ancora di piú la mano. -Al, non puoi sentirti in colpa, non é successo a causa tua.- mi dice.
Mi volto verso di lui. -Si che é stata colpa mia Jake.- gli dico
Lui sospira. -Non puoi sentirti in colpa Alice!- esclama.
Lascio la sua mano e mi alzo in piedi. -Ma che ne sai tu, eh?- gli dico a voce un pó troppo alta. -Tu ce l'hai una madre che ti vuole bene, la tua vita é perfetta, come potresti mai sentirti in colpa per qualcosa?-
Lui mi guarda con aria ferita, ma non mi importa. Lascio cadere la rosa sul tavolo e mi dirigo fuori dalla mensa.
-Bella mossa Evans.- sento sussurrare a Percy.
Tutti mi stanno guardando, sento i loro sguardi puntati su di me, ma non me ne frega niente.
Affretto il passo ed esco di li.
Mentre sto camminando Percy mi raggiunge e mi mette una mano sulla spalla.
-Alice, vuoi parlare?- mi chiede.
Io scuoto la testa. Nessuno puó capirmi. -Sto bene Perce, voglio stare un pó da sola.-
Lui mi guarda per un attimo e poi sospira. -Ok, ma se hai bisogno sai dove trovarmi.- fa per andarsene ma poi si ferma. –Non allontanarti troppo.-
Gli rivolgo un sorriso veloce e me ne vado.

Il problema é che non so dove andare. Alla Capanna 21 no, Jake mi troverebbe subito e inizierebbe a chiedermi scusa infinite volte e io non ho voglia di stare a sentirlo. La stessa cosa vale per la spiaggia, cosí mi volto verso i boschi e inizio a camminare tra gli alberi.
Dopo un pó mi fermo e mi siedo sull'erba, con la schiena contro un albero e piango. Perché? Perché mi manca tantissimo mia madre.
L'unica volta che potevo starle vicino era quando la andavo a trovare al cimitero, quando le portavo i suoi fiori preferiti e rimanevo ore e ore a raccontarle cosa mi era successo.
Mi asciugo le lacrime e osservo alcuni fiorellini. Oggi le avrei potuto raccontare che ho finalmente scoperto chi é mio padre, che ho finalmente degli amici e avrei potuto chiederle scusa per quello che le avevo fatto.
-Sai che é pericoloso stare nei boschi?- mi dice una voce familiare.
Riconoscerei quella voce tra milioni. Alzo il volto e incrocio gli occhi con quelli di Leo.
-Allora cosa ci fai tu qui?- Gli chiedo alzandomi in piedi.
Lui fa un mezzo sorriso. -Ehi, io sono il grande Leo Valdez, per me niente é pericoloso.- dice.
Lo osservo un attimo e poi sorrido.
-Vieni con me.- mi dice dopo avermi guardata per un pó.
Lo seguo. -Dove mi porti?- gli chiedo mentre attraversiamo i boschi.
-Nel fantastico mondo di Leo.- mi dice lui mentre raggiungiamo l'entrata del bunker 9. -Ho dimenticato una cosa.-
Sorrido ed entro dietro di lui. Saluto Festus, che come al solito dorme beato nella sua cuccia e seguo Leo in quello spazio dove una volta lo avevo osservato lavorare.
Sembrano passati secoli, ma tutto é uguale: c'é caos dappertutto e alla parete é ancora appeso il mio disegno.
-Allora, cosa ci facevi nei boschi tutta sola?- mi chiede mentre rovista tra le cassette degli attrezzi.
-Scappavo- Gli dico sospirando.
Lui alza un attimo la testa dalla cassetta e mi guarda. -Cosa é successo?-
-Oggi sono due anni che mia madre é morta.- Gli dico sedendomi sul piccolo letto. So che con lui posso confidarmi, é l'unica persona che puó davvero capirmi.
-Oh.- dice lui avvicinandosi. -Cosa facevi di solito?-
Ed infatti...
-Le portavo i suoi fiori preferiti e le parlavo.- Gli dico ricordando tutte le volte che andavo a trovarla.
Lui sorride e si siede al mio fianco. -Io facevo i pic- nic con mia madre.- Mi dice.
-Davvero?- chiedo immaginandomi un piccolo Leo seduto su una tomba a mangiare tacos.
Lui annuisce e poi sospira tristemente. Rimaniamo un pó in silenzio, ognuno assorto nei propri ricordi.
-Quali erano i suoi fiori preferiti?- mi chiede improvvisamente lui.
-Le margherite bianche, adorava quei fiori.- Dico.
Lui si gratta un attimo la testa e poi sorride alzandosi in piedi.
-Vieni con me.- mi dice afferrandomi la mano.
-Dov..-
Lui mi zittisce. -Cammina e non parlare.- mi dice.
Sospiro e lo seguo in silenzio fuori dal Bunker 9. Camminiamo per un bel pó, tra i fitti boschi, in silenzio.
Tengo stretta la sua mano e questo mi fa sentire incredibilmente bene.
Improvvisamente si volta verso di me.
-Chiudi gli occhi.- mi dice.
-Perché?- chiedo io.
Lui non risponde, si mette dietro di me e mi chiude gli occhi con le sue mani. Sospiro, rassegnata e chiudo gli occhi.
-Cammina in avanti.- mi dice ed io obbedisco. Non vedo niente, ma sento un buon profumo di fiori.
-Ora svolta a destra.- dice spostandomi leggermente verso la direzione indicata.
Sento il calore del suo corpo dietro di me e questa vicinanza mi provoca un piccolo brivido sulla schiena.
-Ok, siamo arrivati.- mi dice, ma non toglie ancora le mani dal mio volto. -Ora siediti- mi ordina.
-Leo, cos..-
-Siediti.- mi dice nuovamente lui e io obbedisco. Sento il suo corpo fare gli stessi miei movimenti.
-Ora apri gli occhi.- mi dice togliendo finalmente le sue mani dal volto.
Quando apro gli occhi rimango senza parole. Siamo circondati da un enorme prato di margherite bianche. Noi due siamo seduti sull'unico spazio non occupato dai fiori. Credo di essere stata zitta per almeno cinque minuti ad osservare quello splendido spettacolo bianco, gli occhi si sono un attimo riempiti di lacrime.
Le ho lasciate scendere, sono lacrime di gioia, non di tristezza.
-Si, beh, non é proprio la stessa cosa ma...-
Lo zittisco con un abbraccio, forse fin troppo forte perché ci fa crollare entrambi a terra. Lui ride e mi guarda negli occhi per un bel pó.
-Vuoi ammazzarmi raggio di sole?- mi dice infine sempre sorridendo.
-Grazie Leo, é fantastico.- gli dico stendendomi al suo fianco e poggiando la mia testa sul suo braccio.
Lui sorride ancora e sposta lo sguardo sul cielo.
-Sai, quando ero piccolo e mi dissero della morte di mia madre, io chiesi dove fosse andata.- mi dice continuando a guardare in alto. -L'assistente sociale mi disse che era andata in cielo, cosí io ogni pomeriggio mi stendevo sul prato ed osservavo il cielo, sceglievo la nuvola piú grande che c'era e mi dicevo che quella ora era la sua casa.-
L'ho osservato un attimo, ha negli occhi la stessa luce di quando mi ha detto che faceva i pic-nic con sua madre. Poi ho spostato lo sguardo sul cielo.
-Guarda.- mi ha detto indicando una grossa nuvola sopra di noi. -Quella é casa di mia madre, non é molto grande, ma l'ha scelta perché ha l'officina dove puó lavorare. Lei ama lavorare in officina.-
Ho sorriso. -Come te.-
Lui mi guarda per un attimo e annuisce. Io osservo i suoi splendidi occhi castani e poi alzo lo sguardo sul cielo.
-Invece quella é casa di mia madre.- gli dico indicando la nuvola piú grande che sta in cielo.
-Ma é enorme!- esclama lui.
-É un castello.- gli dico. -Abbiamo sempre abitato in piccole case, erano le uniche che potevamo permetterci, cosí quando é andata via ha scelto la casa piú grande che c'era.-
Lui sorride. –Dovrebbe essere un castello magnifico.- dice osservando la nuvola.
Io annuisco. -É bellissimo. Ogni sera da una festa, lei ha sempre adorato le feste.-
-Oh, io e tua madre allora potevamo andare molto d'accordo.- dice guardandomi.
-Altroché!- esclamo io. -Saresti stato l'unico a superare il suo test.-
-Test?- chiede lui.
-Ogni volta che le portavo un ragazzo a casa, e credimi erano pochissime le volte, lei lo faceva scappare via perché iniziava a fare milioni di domande di ogni tipo-
-E come come fai ad essere sicura che io l'avrei superato?- mi chiede lui.
Io sorrido. -Perché tu saresti stato l'unico che si sarebbe seduto con lei e avrebbe risposto ad ogni singola domanda, anche a quella piú idiota, tipo che colore di calzini preferisci indossare.-
Lui ride. -Non é una domanda idiota, e comunque preferisco i calzini rossi.-
Rido anche io. -Poi magari ti avrebbe abbracciato e ti avrebbe fatto mangiare i suoi biscotti al cioccolato.-
-Amo i biscotti al cioccolato.- Esclama lui.
-Ottima risposta!- gli dico io sorridendo.
-Era un test?- ha chiesto lui alzando un sopracciglio.
-Esatto, la maggior parte dei ragazzi la ringraziava, altri addirittura rifiutavano. Ha mandato via un sacco di ragazzi per questo, tutto il resto sono scappati via.-
Lui ha riso di nuovo. -Povera Alice, senza neanche un ragazzo.-
Io gli ho dato un piccolo pugno sul braccio e ho sorriso. -Non me la prendevo mai.- gli dico - Lei lo faceva per testare quanto seri ed intelligenti fossero i ragazzi che mi sceglievo. Credeva che quello che si fosse seduto con lei a parlare per ore di cose idiote, senza prenderla per pazza, e amava i biscotti al cioccolato fosse il mio ragazzo perfetto.-
Lui mi osserva un attimo. -Quindi io sarei stato il tuo ragazzo perfetto?- mi chiede.
Sorrido. -Molto probabilmente si, ma decideva sempre lei.- Gli dico.
-Peccato.- dice lui. -Avrei adorato tua madre.-
-Giá.- dico io sospirando e tornando a guardare il cielo.
Rimaniamo per un pó in silenzio, entrambi ad osservare le case- nuvole delle nostre mamme.
-Alice posso chiederti una cosa?- mi dice improvvisamente lui.
Mi volto e annuisco.
Lui mi osserva per un pó e poi sorride.
-Che colore di calzini preferisci indossare?- mi chiede -Sto cercando di capirlo, ma non ne ho idea.-
Io scoppio a ridere. -Azzurri.- gli dico
-Lo sapevo!- esclama lui.
-Non mi conosci abbastanza.- gli dico io mettendomi a sedere.
Lui si alza come me e mi guarda. -Scommettiamo?- dice.
-Certo- gli dico con aria di sfida.
-Allora, chi indovina piú cose dell'altro vince.- mi dice sorridendo ed io annuisco.
-Inizio io.- mi dice. -Colore preferito.-
-Facile- dico sorridendo.-Rosso.-
Lui annuisce. -Il tuo é il blu.-
-Esatto, uno pari.- gli dico. -Cibo preferito.-
Lui si gratta un attimo la testa, pensieroso. -Qualcosa di soia?- chiede.
Io scuoto la testa. -Pizza.-
-Cosa?- esclama lui. -Ma é solo un quadrettino di pasta con il pomodoro, non puó essere il tuo cibo preferito.-
-Eresia!- esclamo alzando gli occhi al cielo. -Hai mai mangiato la pizza italiana?- chiedo
Lui annuisce. -A Roma l'ho provata, e non mi é sembrata cosí buona.-
Sospiro. -La pizza piú buona é quella napoletana. Non puoi dire di aver mangiato la pizza se non l'hai mangiata a Napoli.-
-Mai stato a Napoli purtroppo.- mi dice alzando le spalle.
-Appena tutto questo casino finirá ti porteró fino a Napoli per farti assaggiare la pizza.-
Lui sorride -Affare fatto!- dice porgendomi la mano.
Stringo la sua mano. -Siamo ancora uno pari.- mi dice.
-Sbagliato, due a uno per me.- gli dico. -Il tuo cibo preferito sono i tacos con carne di manzo.-
Lui mi guarda un attimo e poi si lascia sfuggire una piccola imprecazione. -Mi conosci davvero cosí bene?-
Io rido. -Eh giá, due a uno e per me, avanti spara.-
Lui ci pensa un pó. -Film preferito.- dice infine.
Io ci penso un pó, ma non ne ho davvero idea. -Sam il pompiere?- gli dico.
Lui scoppia a ridere. -Sbagliato, e comunque é un cartone. Il mio film preferito é Hunger Games.-
-Oddio!- esclamo -Ti piace Hunger Games?-
Lui annuisce -Sono segretamente innamorato di Katniss Everdeen.- mi confessa.
Io rido -Io amo quel film, anche se preferisco decisamente i libri.-
Lui sorride. -Abbiamo qualcosa in comune.-
-Ok, ora tocca a te.- gli dico -Ti do un indizio, perché é veramente difficile, é italiano ma é stato visto anche qui in America.-
Lui ci pensa per un bel pó. -Aspetta, lo so.- esclama. -É di quell'attore italiano che ha vinto anche un Oscar....come si chiamava....Benigni?-
-Sono davvero stupita, Valdez!- gli dico applaudendo -Conosci Roberto Benigni!-
-In realtá ho solo visto la premiazione degli Oscar come replica, non ho visto il suo film,non ricordo neanche come si chiama.-
-Non é lo stesso per cui ha vinto un Oscar, il mio preferito si chiama La tigre e la neve. É un film che ti piacerá moltissimo.-
-Quando lo vediamo?- chiede lui sorridendo.
-Quando vuoi.- gli dico io. -Comunque il punto non vale, non hai indovinato.-
-Ma come no- protesta lui. -Ho detto anche il nome del regista!-
Io ci penso su e poi sospiro. -Ok.- gli dico infine e lui sorride -Due pari. Ora tocca a me. Canzone preferita.-
Lui ci pensa per un bel pó, passandosi piú volte la mano tra i capelli.
-Non la indovinerai mai.- Gli dico. -É italiana.-
Lui sbruffa -Ok, mi arrendo.-
-Si chiama Cosa sono le nuvole, di Domenico Modugno.- Gli dico.
Lui rimane zitto per un pó a guardarmi.
-Che io possa esser dannato, se non ti amo.- dice lui improvvisamente.
Spalanco la bocca: Leo ha appena cantato il verso della canzone in italiano.
-Come...?- chiedo
Lui sorride -Era la canzone preferita di mia madre, me la cantava ogni sera in italiano. L'avevo imparata a memoria.-
Rimango ancora un pó in silenzio, a guardarlo, stupita per quella strana coincidenza.
Lui si stende sul prato e fissa il cielo.
-La mia parte preferita diceva: finché sorrideró tu non sarai perduta.-
É davvero strano sentirlo parlare in italiano, ha l'accento spagnolo che fa diventare tutto piú allegro.
-É anche la mia parte preferita.- gli dico poggiandomi al suo fianco ad osservare il cielo.
-L'ho fatta incidere sulla tomba di mia madre. Lei mi diceva sempre che dovevo sorridere, perché nel mondo non c'é mai abbastanza gente che sorride.-
-Leo é una cosa meravigliosa.- gli dico. Lui sorride e una lacrima gli scende sul volto.
Gli do un bacio sulla guancia e lo abbraccio.
-Posso chiederti una cosa?- mi dice.
Io mi stendo di nuovo di fianco a lui e annuisco.
-Potresti cantarmela?- mi chiede guardandomi.
-Cosa? No.- dico decisa. Ma lui mi guarda con quello sguardo triste.
-Sono una pessima cantante.- Gli dico.
-Non fa niente.- mi dice lui alzando le spalle. Alla fine cedo. Insomma, lui ha fatto cosí tanto per me, posso fare qualcosa per ricambiarlo.
-E va bene.- gli dico e lui sorride mentre chiude gli occhi.
Prendo un forte respiro e canto quella splendida canzone che tanto amo. Non guardo lui, ma il cielo, sperando che sua madre apprezzi ció che sto facendo.
A fine canzone mi volto verso di lui.
Ha ancora gli occhi chiusi e il suo volto é pieno di lacrime, ma sta sorridendo.
Dopo un pó si mette a sedere e si asciuga velocemente il volto.
-Scusa é che..-
Lo zittisco con un abbraccio , lui poggia la testa sulla mia spalla, e rimaniamo cosí per un pó.
-Sai, sei una pessima cantante.- mi dice spostandosi da me per guardarmi.
-Oh, sta zitto!- gli dico io dandogli una piccola spinta. Lui sorride, siamo vicinissimi, sento il suo respiro sul viso.
Mi osserva, non fa altro. Mi guarda come se stesse per decidere qualcosa di importante, poi scuote leggermente la testa e si alza in piedi.
-Ok, é ora del bagno.- dice porgendomi una mano.
-Bagno?- chiedo io.
-Ah, niente domande.- Mi dice afferrando la mia mano per farmi alzare.
Sospiro e mi faccio guidare da lui. Usciamo dal prato di margherite e ci incamminiamo nuovamente nei boschi, dopo qualche minuto Leo svolta a destra, in un piccolo sentiero e ci troviamo davanti ad un enorme lago.
-Allora, ti va un bel bagno?- mi chiede mentre raggiungiamo la riva.
-Leo siamo ad ottobre, l'acqua sará gelata!- Gli dico.
Lui sorride. -Siamo sotto la protezione del Campo, fa caldo e..- alza un attimo la testa verso il cielo per osservare il sole. -E ora dovranno essere circa le due del pomeriggio, ora in cui la temperatura dell'acqua é piú calda.-
Afferro il suo braccio e lo faccio voltare verso di me.
-Siamo fuori da piú di tre ore!- esclamo. -Percy stará impazzendo.-
-Oh, andiamo Alice, non possiamo andare via ora.- mi dice sedendosi sull'erba verde che circonda il lago.
 -Penseranno che sei con me, rilassati.-
-Leo io e te non ci parliamo da settimane.-  Gli dico camminando avanti e indietro. -Nessuno crederá che sto con te.-
Lui sospira. -Ah, giusto.-
-Dimmi che hai ancora quel tuo gnomo meccanico.- Gli dico inginocchiandomi al suo fianco.
-Non chiamarlo cosi, potrebbe offendersi- Mi dice mentre rovista nella sua cintura. Tira fuori l'omino e mi porge un foglio di carta con una matita.
-Ecco a lei signorina.- mi dice con un sorriso. -Bob a suo servizio. -
Sorrido e gli do un veloce bacio sulla guancia, lui peró vota il viso e le nostre labbra si sfiorano.
-Mi sono stancato di questi baci.- mi dice mentre io gli do un pugno sul braccio.
-Idiota.- gli dico, ma sto sorridendo. Non voglio litigare di nuovo con lui.
Scrivo sul foglio di carta un piccolo messaggio per rassicurare Percy e glielo consegno. Lui infila il bigliettino in mano a Bob e caccia dalla sua cintura una vite.
-Aspetta!- gli dico. Lui mi guarda con aria interrogativa.
-Non avevi detto che funziona in base al genitore divino?- Gli chiedo e lui annuisce. -Beh, se lo mandi a Percy non potrebbe confondersi con me?-
-Oh, é vero.- dice lui riprendendo Bob tra le mani. -Possiamo inviarlo a Jason, lui non ha né fratelli né sorelle qui.-
Sussurra il nome del figlio di Giove a Bob e quest'ultimo fa un piccolo balzo prima di incamminarsi verso il bosco.
Lui osserva per un attimo l'omino e poi si alza in piedi. -Ok, é l'ora del bagno.- dice osservando il lago. -Vieni?- mi chiede poi voltandosi verso di me.
-Ma non abbiamo neanche i costumi!-
Lui fa un sorrisetto e si sfila la maglia, rimanendo a torso nudo.
-Hai la biancheria intima almeno?- mi dice
Io rimango un attimo imbambolata a fissare il suo torace ben scolpito.
Cavolo, da quando Leo ha tutti questi muscoli? Ma soprattutto, da quando Leo é cosí incredibilmente...
-Allora?- mi chiede lui interrompendo i miei pensieri.
Sposto velocemente lo sguardo dal suo petto e annuisco.
-Non é poi tanto diverso da un costume da bagno, no?- mi chiede mentre si sfila anche i pantaloni rimanendo solo con dei boxer rossi.
Sospiro. -E va bene- dico -Voltati.-
-E perché?- mi chiede lui. -Ti ho giá vista in costume.-
-Voltati.- gli ripeto e lui, dopo aver sonoramente sbruffato, obbedisce.
Mentre mi sfilo la maglietta lo vedo voltarsi leggermente verso di me, cosí gli lancio addosso l'indumento e lui ride. Mi tolgo anche le scarpe e i pantaloni e mi fiondo in acqua, senza aspettarlo.
Appena entro in acqua mi sento bene, osservo per un pó il fondale ricoperto di pietre e ritorno in superficie solo quando sento il corpo di Leo entrare in acqua.
Ci scambiamo un attimo uno sguardo e poi io mi stendo a pelo d'acqua a guardare il cielo.
Lui mi imita, mettendosi al mio fianco.
-Dammi la mano.- gli dico e lui obbedisce.
Ordino alle correnti di tenerci sospesi sull'acqua, cosí da non sforzarci troppo.
-Forte.- commenta lui osservando l'acqua sotto di lui.
Io sorrido e ritorno a guardare il cielo.
-Le nostre mamme sono appena diventate vicine di casa.- dice lui indicando le nostre due nuvole che si sono avvicinate.
-Cosí ora mia madre inviterá la tua a tutte le feste che fará.-
-Si, e mia mamma le riparerá tutto quello che vuole gratis.-
Ridiamo insieme.
Mi é mancato cosí tanto il suono della sua risata.
-Leo mi dispiace se mi sono comportata da stupida con te.- gli dico voltando in viso verso di lui.
Lui guarda ancora il cielo ma sorride. -No, ho sbagliato io a reagire cosí. Scusami tu.-
Sospiro. -Mi sei mancato tantissimo.- gli dico.
Lui si volta verso di me e mi perdo un attimo nei suoi splendidi occhi castani. Potrei rimanere anni cosí con lui disteso al mio fianco, senza far niente, solo guardarlo negli occhi e sorridere, sorridere sempre.
-É normale che io ti sia mancato, raggio di sole.- mi dice facendomi l'occhiolino. -A chi non manca il super sexy Leo Valdez?-
-Idiota- gli dico ridendo. Poi ordino alle correnti di lasciarlo e  lui  cade in acqua. Peccato che ci teniamo ancora per mano, mi trascina con lui e io lo stringo in un abbraccio.
Credo sia stato l'abbraccio sottomarino piú  bello mai ricevuto.
Mi stacco da lui solo perché mi sta facendo segno di risalire. Giusto, lui non respira sott'acqua come me.
-Vuoi ammazzarmi Raggio di sole?- mi dice tossendo.
-Non lo farei mai.- gli sussurro io.
Siamo ancora stretti uno all'altro, il suo braccio mi cinge la vita e i nostri visi sono vicini, troppo vicini.
Lui punta i suoi occhi su di me e io non riesco a pensare a niente in questo momento. Osservo il suo viso per un pó, lo vedo mordersi un labbro. Improvvisamente il suo naso prende fuoco e ritorno finalmente al presente. Scoppio a ridere.
-Al fuoco!- urlo e poi gli schizzo dell'acqua in faccia. Lui sbruffa e io mi libero dalla sua presa per raggiungere la riva.
Esco dall'acqua e mi stendo sul prato con gli occhi chiusi. Dopo qualche minuto lo sento uscire dall'acqua e percepisco il suo sguardo su di me.
-Se non la smetti di guardarmi Valdez, giuro che ti stacco la testa.-
Apro gli occhi e lui non si prende neanche il disturbo di spostare lo sguardo.
-Pensavo fossi piú magra.- mi dice con un ghigno mentre rovista nella sua cintura. -Dovresti metterti seriamente a dieta.-
-Cosa?- gli chiedo io avvicinandomi. Lo spingo a terra e gli blocco i polsi.
-Ripetilo se hai il coraggio.- gli dico.
Lui ride. -Sei grassa Alice.- mi dice tirando fuori la lingua.
-Ok, ora sei morto.- Evoco una palla di magia e gliela sventolo sotto il naso. Ma lui non si scompone, continua a sorridere. Improvvisamente si libera dalla mia stretta e con un gesto veloce mi da un bacio sulla guancia.
Rimango talmente colpita da quel gesto che la palla sulla mia mano scompare, lui ride e si siede di nuovo.
-Nessuno resiste al fascino del super sexy Leo Valdez.- mi dice facendomi l'occhiolino e tornando a rovistare nella sua cintura.
-Idiota.- gli sussurro sedendomi al suo fianco.
Lui ride e mi tira un asciugamano gialla tirata fuori dalla sua magica cintura. -Lo sai che adoro quando mi chiami così-
Sbruffo e mi avvolgo nel morbido tessuto che mi ha dato. Stranamente profuma di Leo.
-Sto morendo di fame.- gli dico improvvisamente.
Non ho fatto colazione e l'ora di pranzo é passata da un bel pó.
Lui si volta verso di me con un grande sorriso stampato in faccia.
-Non preoccuparti, il mitico Leo Valdez non fa rimanere a stomaco vuoto nessuno, tantomeno una bella ragazza come te.-
Sorrido e mi godo un bel pranzo a base di tacos insieme a lui.
Dopo il pranzo Leo ha la brillante idea di fare un piccolo riposino. Peccato che né io, né lui , abbiamo sonno, cosí rimaniamo stesi sul prato, io con la testa poggiata sul suo petto ancora nudo.
É strano come tutto il suo corpo emani calore.
-Leo posso confessarti una cosa?- gli chiedo improvvisamente.
Lui si volta leggermente verso di me e i nostri occhi si incrociano.
Fa un mezzo sorriso. -Vuoi per caso rivelarmi che sei innamorata di me?.-
-Quello lo sai giá, no?- gli dico dandogli un piccolo pugno di braccio e sorridendo. Lui sbruffa.
-Ok, dimmi.- dice poi.
Sospiro. -Io... non mi sento per niente pronta ad affrontare quello che sta per accadere.- gli dico osservando il cielo azzurro.
Il sorriso scompare dal suo volto. –Di cosa hai paura?- mi chiede
-Di non essere all’altezza del compito che mi è stato assegnato.- Gli dico tornando a guardare il suo viso. –insomma, io sono quella nuova, non so neanche come si uccide un mostro, e dovrò combattere contro un gigante. E se non ci riesco? E se non ho la giusta forza? E se mando tutto all’aria? E se…-
-Ok, basta.- mi interrompe lui mettendosi a sedere e io lo imito. –Alice tu sei più potente di molti semidei che stanno qui da anni, sei abbastanza forte per il compito che ti è stato assegnato.-
-E se mi faccio uccidere da un mostro prima che arrivi il gigante? - gli chiedo guardandolo negli occhi.
-Non succederà.- mi dice però non mi guarda.
-Come fai a saperlo?- gli chiedo.
-Perché io non lo permetterei mai.-
Mi dice finalmente guardandomi. Rimango in silenzio ad osservare il ragazzo che mi trovo davanti, e stranamente ho l’impulso di gettarmi tra le sue braccia, di sentirlo vicino a me.
Perché non mi sono mai accorta prima di quanto lui ci tenga a me? Sono davvero così cieca?
-Si beh, anche Percy non lo permetterebbe mai.- aggiunge poi passandosi una mano dietro la nuca. –Insomma, lui mi stava quasi uccidendo quando ha saputo che avevamo litigato, pensa cosa farebbe ad un mostro che ti uccide.-
Sta sorridendo adesso e mi lascio contagiare dal suo sorriso.
-Non preoccuparti per quello che succederà.- mi dice passandomi un braccio attorno alle spalle. –Combatteremo insieme, e tutto andrà bene.-
Mi volto verso di lui e gli do un bacio sulla guancia, facendolo arrossire delicatamente.
-Grazie Leo.- gli dico.
-E di cosa?- chiede lui sorridendo.
-Di essere così tremendamente fantastico.- gli dico sorridendo a mia volta. –Non potrei desiderare compagno migliore per combattere un esercito di mostri e un gigante.-
-Hai appena detto che sono fantastico!- esclama lui sbalordito.
-Non sei LeosuperfantasticoValdez?- gli chiedo alzando un sopracciglio.
-In verità è supersexyLeoValdez, ma fa lo stesso.- Mi dice alzando le spalle e sorridendo.
Sorrido e poggio la testa sulla sua spalla.
-Allora, dato che sono così fantastico facciamo un patto.-  mi dice improvvisamente. –Se un giorno gli alieni ti rapissero io verrò a salvarti, e ti dirò… qual è la cosa più dolce che vorresti sentirti dire?-
Lo guardo un attimo, scuotendo la testa e poi sospiro. –Amo il cioccolato.- gli dico.
-Non  scherzare su questo, Alice!- mi rimprovera lui. –Dai, qual è la cosa più dolce che tutte le ragazze vorrebbero sentirsi dire?-
-Non scherzo sul cioccolato, Valdez.- gli dico guardandolo storto. –E non so cosa le ragazze vorrebbero sentirsi dire, ma io vorrei sentirmi dire amo il cioccolato.-
Lui scuote la testa, sconfitto. –E allora quando verrò a salvarti ti dirò: amo il cioccolato, e tu mi risponderai…-
-Io ti risponderò: io adoro il cioccolato!.- lo interrompo io con un grande sorriso.
Lui scoppia a ridere. – Stavo per dire, Leo sei il mio superfantastico, mitico, supersexy, affascinante eroe, ma io adoro il cioccolato è decisamente meglio.-
Ridiamo insieme, e non riesco a non pensare a quanto mi è mancato tutto questo.
 





L'angolo dell'autrice :3
*Apre le mani e fa uscire un arcobaleno stile Spongebob* ALEO! *---------*
Anche se non stanno insieme u.u
Ok, vado di fretta perchè devo tornare a studiare, quindi....
Potevo mai lasciare il supefantastico Leo da solo? Insomma è così stramaledettamente unico quel ragazzo.
[Si, sono innamorata di lui u.u xD]
Così hanno fatto pace :3
Vabbè scappo via ;D
Spero vi sia piaciuto il capitolo, ho cercato di inserire qualcosa di più sulla vita di Alice e qualcosina anche di Leo. :33
Ringrazio come sempre la cara rosalalla, il mio nuovo Oracolo Ledna_ , Percabeth7897, il mio cuoricino Angy, anubis347, icedisland, Scorpion550 e la nuova lettrice carrots_98 per aver recensito.
Siete OTTO! Vi rendete conto? OTTO recensioni.
Io vi amo sempre di più *----------*
Siete sempre la mia gioia. <3
Ringrazio anche chiunque segue la storia, amo anche voi :3
Ora me ne vado sul serio, spero di avere accontentato le richieste sul ritorno di Leo xD
Byeeee, with love BettyLovegood<3

 
   
 
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