Anabiosi.
<<
Chi diavolo siete? >> chiese Daryl roco e minaccioso: un
cane
rabbioso pronto a sbranare la gamba di chi malauguratamente gli si
era piazzato davanti.
<<
Chi diavolo siete voi? >> chiese di rimando uno degli
uomini
dietro la grata, che osservava la scena come degli spettatori
osservano gli animali allo zoo, ma con l'aria sicuramente meno
gioviale.
<<
Perde molto sangue! >> disse Ocean, abbandonando
l'attenzione
posta alle persone scoperte, preoccupandosi solo del loro anziano
amico svenuto e senza gamba, steso in una pozza di sangue tra le
braccia di sua figlia << Rick, dobbiamo andarcene di qui.
>>
aggiunse, cercando di mettere nell'uomo una fretta che già
possedeva
e che non aveva bisogno di essere destata.
<<
Fai pressione qui. >> disse Rick alla ragazza, indicando
il
punto della gamba che andava chiuso, cercando in tutti i modi di
fermare quella maledetta emorragia che stava uccidendo Hershel. Ocean
si affrettò ad eseguire gli ordini, pregando bastasse a
salvargli la
vita. Il cuore aveva cominciato a battergli in gola, tanto da
farglielo bruciare e impedire di respirare come era giusto facesse.
Le mani tremavano convulsamente, e questo le impediva di essere
precisa. Non sapeva cosa pensare. Era successo tutto così
velocemente da non essere ancora stata in grado di capire cosa
veramente aveva davanti agli occhi: un carissimo amico le stava
morendo tra le braccia. Dopo così tanto tempo....vide di
nuovo occhi
vitrei e vuoti scendere sotto il pelo dell'acqua.
Diede uno
sguardo veloce a Daryl, impegnato a proteggerli dalla loro nuova
scoperta, tenendo il gruppo di uomini sotto tiro, per niente
intimorito dall'inferiorità numerica, e cominciò
ad aver paura
anche di quello. Chi erano? Cosa volevano? E se avessero fatto male a
qualcuno di loro? Poi tornò da Hershel. Posò
entrambe le mani
intorno alla ferita del vecchio e cercò di fare quanta
più forza
poteva, mentre Rick tentava di stringere ancora di più la
presa
della sua cintura, stritolando la gamba e sperando di rallentare il
sanguinamento. Ocean si concentrò esclusivamente sulle sue
mani
instabili, litigando con loro stesse, urlandoli mentalmente di
smettere di agitarsi o non sarebbero state d'aiuto. Una mano
improvvisa si venne a posare con dolcezza sulle sue, bloccando per un
attimo il tempo. Alzò gli occhi e incontrò quelli
calmi e decisi di
Rick: aveva notato che stava tremando, voleva tranquillizzarla, farle
riprendere il controllo di sè. Aveva paura, ma aveva bisogno
di lei,
del suo aiuto: non doveva cedere! Ocean fece un grosso sospiro,
continuando a guardare Rick negli occhi, cercando in loro la
sicurezza che tanto si sforzavano di trasmettere. Deglutì e
le mani
smisero un po' di agitarsi. Riabbassò lo sguardo, Rick
ritirò la
mano ed entrambi tornarono al loro lavoro con più
lucidità.
<<
Che gli è successo? >> chiese uno degli uomini
appena scoperti
mentre usciva dal suo nascondiglio, guardando Hershel preoccupato e
agitato. Ocean diede un altro occhio veloce alla situazione davanti a
loro, non potendo fare a meno di concentrare le sue attenzioni anche
in quella direzione, preoccupata per il semplice motivo che in caso
di bisogno non sarebbe potuta intervenire repentinamente in aiuto di
Daryl, impegnata com'era a seguire le istruzioni di Rick. Odiava non
potergli coprire le spalle, faceva sentire scoperta anche lei.
<<
E' stato morso. >> spiegò Daryl sempre
sincero, con pochi
rigiri, poco preoccupato dalle conseguenze della sua frase. Questo
fece allarmare i nuovi presenti, tanto che d'istinto uno di loro si
portò la mano a una pistola infilata nei pantaloni, ma
dovette
bloccarsi sotto ordine dello stesso Daryl e T-Dog che nel frattempo
era riuscito a bloccare la porta e liberarsi le mani.
<<
Buono. Buono. Nessuno deve farsi male! >>
bisbigliò
autoritario, come si può bisbigliare ad un animale che si
sta
cercando di addestrare. Sapeva come farsi rispettare, incuteva timore
solo nello sguardo, e questa era una cosa che era sempre piaciuta a
Ocean, perchè anche lei desiderava arrivare a essere
così. Forte
tanto da spaventare anche solo con gli occhi e la voce, tuoni e
fulmini all'orizzonte ad annunciar tempesta.
Maggie
lasciò delicatamente la testa di suo padre, posandola a
terra, e,
aggirandolo, si avvicinò a Rick per poterlo aiutare nella
medicazione improvvisata. Ocean, vedendo arrivare i rinforzi,
trovò
modo di liberarsi dai suoi incarichi e alzarsi in piedi per andare a
fiancheggiare il suo amico. Rapidamente estrasse una pistola dalla
cintura dei pantaloni e se la portò davanti al viso: odiava
quegli
affari che facevano così tanto baccano e che puntualmente
mancavano
il bersaglio (o almeno fin quando si trovavano nelle sue mani), ma
Rick aveva insistito per dargliene una, diceva, giustamente, che era
meno ingombrante del suo arco e poteva facilmente portarselo dietro
insieme alla sua spada. Fece un paio di passi verso i detenuti e
velocemente li esaminò, facendo correre gli occhi da uno a
un altro,
attenta a ogni movimento. Qualsiasi iniziativa avessero deciso di
prendere, lei voleva anticiparli di almeno il doppio del tempo.
Doveva essere sempre a un passo davanti a loro.
<<
Mettete le armi a terra. >> ordinò guardandoli
di traverso da
sopra il mirino della sua pistola, puntando a tutto ciò che
osservava. Alcuni di loro alzarono le mani in segno di resa,
più
sorpresi per la novità che realmente spaventati.
Probabilmente non
erano una mincaccia, da come si comportavano le ricordava tanto il
suo vecchio gruppo, spaesato e disorientato, poveri scemi che ancora
chiedevano scusa agli zombie a cui pestavano i piedi.
Glenn
passò velocemente oltre la ragazza, ignorando quasi la
presenza e
l'eventuale pericolosità degli sconosciuti, e corse
all'interno
dello stanzino da dove erano arrivati chiedendo a nessuno in
particolare << Avete delle scorte mediche?
>> non attese
risposta ed entrò a controllare lui stesso, ignorando
l'esclamazione
un po' contrariata di quegli uomini.
Gli
zombie fecero sentire le loro presenze da dietro la porta, sbattendo
e rumoreggiando, facendo versi famelici e poco pazienti. Gli uomini
si guardarono ancora attorno con gli occhi spalancati, terrorizzati e
confusi.
<<
Si può sapere chi diavolo siete? Non sembrate una squadra di
soccorso. >> disse il biondo, subito dietro il moro con
la
pistola.
<<
Scordatevi i soccorsi! >> rispose Rick, intervenendo per
la
prima volta nei loro discorsi, forzando la voce nel tentativo di
sollevare Hershel da terra per portarlo via, aiutato da una
costantemente preoccupata Maggie. Ocean rimase un attimo
perplessa,forse anche addirittura intenerita, rilassando i muscoli
inconsapevolmente: aspettavano i soccorsi? Quali soccorsi?Davvero
credevano ne esistessero? Possibile che ancora ci sperassero?
Sembrava assurdo, perfino lei che era stata sempre un'illusa
sognatrice ottimista aveva presto perso ogni speranza. Da dove
arrivavano quelli? Erano addirittura pù sprovveduti di lei e
del suo
vecchio gruppo.
<<
Coraggio dobbiamo andare! >> disse ancora Rick rivolto ai
suoi
compagni, troppo preoccupato dai suoi già evidenti problemi
per
permettersi di dare spazio anche a loro. Non aveva nessuna intenzione
di predersi a carico altre preoccupazioni al momento. Prima dovevano
portare al sicuro Hershel.
Glenn
arrivò di corsa con un carrello in metallo, pronto a usarlo
provvisoriamente da barella, ingombrante ma veloce, avrebbe fatto
sicuramente comodo.
Aiutato
ancora da Glenn e Maggie cercò di sollevare il vecchio e di
farlo
stendere sul carello, coordinando i loro movimenti, facendo
trasparire tutta la sua agitazione dalla voce costantemente alta e
rapida nello sparar parole.
<<
Siete pazzi! Non aprite! >> disse un altro dei detenuti,
appena
capì la chiara intenzione di Rick di aprire la porta appena
serrata
per andarsene via.
<<
Possiamo farcela! >> tagliò corto Rick
cominciando a spingere
la barella. T-Dog corse alla porta e l'aprì senza
esitazione,
spostandosi immediatamente, pronto a contrastare chi avrebbe cercato
di attaccarlo. Avevano superato con successo situazioni ben peggiori,
non avevano nessuna paura di quello che li aspettava fuori, e lo
dimostravano. Uno zombie si fece subito avanti, entrando nella
stanza, ma senza avere la possibilità di andare molto
lontano: fu
schiacciato alla porta da T-Dog e ucciso in pochi secondi, tutto
sotto lo sguardo attonito del gruppo di detenuti, ancora tenuti sotto
tiro da Ocean e Daryl, i quali furono subito richiamati dal
caposquadra. Dovevano muoversi.
Ocean
fu la prima a indietreggiare lentamente, subito imitata dal suo
compagno, pronti a reagire, fin quando non furono fuori, nei
corridoi. L'orda che li aveva seguiti fino alla stanza si era
sparpagliata non appena vista l'impossibilità di godere del
pasto,
probabilmente attirata altrove dagli echi della prigione, lasciando
miracolosamente quasi libero il passaggio al gruppo che cercava, per
quanto possibile, di correre, spingendo la barella.
Fu una folle
corsa, tanto rapida e prorompente, che si sentirono come lanciati su
delle rapide a bordo solo di un gommone. Era un continuo sbattere
contro gli angoli, schivare ombre, voltarsi, indietreggiare e tornare
a correre, spintonandosi l'un con l'altro, intralciandosi
addirittura.
Ma
alla fine riuscirono a raggiungere il blocco C e Daryl aprì
velocemente la prima porta col mazzo di chiavi che gli aveva dato
Rick, facendosi poi subito da parte per permettere ai suoi amici di
passare. Ocean corse verso la seconda porta, passando davanti a Rick,
anticipando il suo arrivo con richiami rivolti agli altri compagni
<<
Presto! Aprite! Carl! >> urlò arrivando ben
prima degli altri
alle sbarre che li dividevano dal loro blocco, e cominciando a
sbattere contro esse per attirare l'attenzione. Carl non si fece
aspettare molto, agitato dalle urla e dai richiami accorse
immediatamente e aprì evitando alle mani che già
tremavano di
tradirlo. Beth fu la prima a urlare nel vederli arrivare, chiamando
suo padre, non appena visto steso sulla barella senza una gamba.
Cominciò a piangere. Ocean le si mise accanto, lasciando che
fossero
Rick, Glenn e Maggie a gestire Hershel e si preoccupò solo
di
afferrare la ragazza e tirarla a sè, abbracciandola
<< Starà
bene! Tranquilla. >> ma la sua voce tremante la tradiva.
Beth
non disse niente, continuò a piangere, stringendo gli abiti
di Ocean
tra le dita, sfogando in quell'abbraccio il dolore all'improvviso
caricatosi dentro lei. Era la prima volta che le due si avvicinavano
tanto, era la prima volta che Ocean dimostrava così tanto
affetto e
sensibilità verso qualcuno della compagnia che non fosse
Molly, ma
l'eccezionalità della situazione seppelliva quel bizzarro
evento,
facendolo apparire stranamente normale e nessuno si pose nessuna
domanda.
Hershel
fu poggiato nel frattempo su un lettino, uno dei primi incontrati,
evitando di trascinarlo ancora oltre,e Carol, l'unica che aveva
imparato qualcosa in medicina in più rispetto agli altri,
subito si
rimboccò le maniche e fece il possibile per assicurare al
loro
vecchio amico la sopravvivenza.
Beth
si staccò dall'abbraccio di Ocean,dimenticandola ben presto
e
correndo da suo padre, preoccupata e desiderosa anche di poter fare
qualcosa. La ragazza ormai sola sospirò, cercando di
ripristinare
l'ossigeno dentro lei a livelli normali, e rilassandosi fece due
passi indietro, andando a posare le spalle al muro, poggiandosi in
cerca di sostegno. Si portò una mano alla testa,
massaggiandosela
appena. Non lo dava a vedere, ma era probabilmente una delle
più
agitate tra i presenti. Per un attimo la sua mente aveva giocato con
lei, mostrandole flashback che a dir il vero era poco opportuni. Era
stata otto mesi insieme a quel gruppo, tra fughe e fame, ma era la
prima volta che veramente stavano rischiando di perdere qualcuno. Si
era affezionata e, sciocca, si era abituata ad averli attorno, certa
che sarebbe stato così per sempre. Solo allora si rese conto
che
stava cominciando ad amarli veramente. Ma la realtà di nuovo
aveva
bussato alla loro porta ricordandogli che non dovevano indugiare,
nemmeno per un istante.
Stavano
per perdere.
Dopo
mesi, lei di nuovo stava per perdere qualcuno.
Stupidamente
tornò a pensare a Manuele, ai suoi occhi sperduti, vitrei,
spettrali, già morti mentre si lasciava andare sempre
più in basso,
mentre si lasciava portare via dal loro, ormai, flagello. Aveva
pianto così tanto che se mai sarebbe stato possibile morire
di
dolore sicuramente lo avrebbe fatto. Non voleva viverlo di nuovo. Non
più.
Si
ricordò del perchè per mesi si era ordinata:
niente più compagnie,
niente più affetti. Sciocca, cosa aveva creduto di fare? La
scommessa con la Morte non si vince mai. E' un'astuta truffatrice,
vince sempre.
<<
Alice. >> la delicata voce spaurita di Molly che la
chiamava da
sopra la rampa di scale la riportarono furiosamente con i piedi per
terra, con una tale aggressività che per un attimo le
girò la
testa, e si voltò a guardarla, sorpresa, come se si fosse
dimenticata della sua esistenza.
<<
Molly! Vai nella tua cella, che fai qui? >> quasi la
rimproverò
prima di correre verso di lei per portarla via. Era bene che non
vedesse quello che stava accadendo. Avere un uomo con una gamba
mozzata vicino aveva dato il voltastomaco a lei, voleva risparmiare
gli incubi anche per quella bambina.
Daryl,
rimasto all'ingresso, si posizionò di fronte alla porta del
blocco
aperta, con la balestra ben puntata di fronte a lui. Si erano resi
conto a metà strada che i detenuti trovati li avevano
seguiti, e lui
era pronto a dar loro il benvenuto. Arrivarono ed entrarono
silenziosamente e cautamente, cuccioli in esplorazione, terrorizzati
nell'aver perduto la propria mamma, e non si sorpresero troppo di
trovarsi una balestra puntata contro. In qualche modo se lo
aspettavano. Ma d'altronde non volevano fare niente se non curiosare.
Erano mesi che non vedevano nessuno e non avevano notizie da di
fuori, quella scoperta era stata una grandissima fonte di adrenalina.
Chi erano? Da dove venivano? Sapevano niente dei soccorsi? Quando
sarebbero andati a prenderli?
<<
Non fate un altro passo! >> ordinò loro Daryl,
cercando di
risultare il più aggressivo e autoritario che poteva. E
ciò bastò
a farli bloccare lì all'entrata.
<<
Blocco C. >> cominciò a dire il moro
<< Cella 4. E' la
mia. Lasciami entrare. >>
Ma
Daryl non si scompose e continuò con il suo tono duro
<< Oggi
è il vostro giorno fortunato, siete stati graziati. Siete
liberi di
andarvene. >> più che una concessione
risultava come una
minaccia, e alla fine era quella che veramente voleva essere.
Ma
loro restarono dov'erano.
Un
fischio attirò la loro attenzione: si voltarono e videro
tornare
nuovamente Ocean con la pistola ben dritta davanti al suo viso. Non
disse una parola, ma i suoi occhi parlarono per lei: dovevano
starsene a cuccia o avrebbero fatto una strage. Erano meno armati,
meno organizzati e sicuramente meno incazzati.
<<
Daddy. >> la voce timorosa di Molly comparve da dietro le
spalle di Ocean, appena dietro le sbarre, nascosta come poteva dal
muretto. Strinse la sua bambola, impaurita. Stava succedendo qualcosa
di terribile, sentiva tutti urlare, e quegli uomini che erano appena
arrivati le facevano venire i brividi. Chi erano? Perchè
Daryl e
Alice puntavano le loro armi contro di loro? Erano sicuramente uomini
cattivi, e ne aveva paura.
<<
Molly, vai dentro immediatamente! >> la sgridò
Daryl, senza
voltarsi, facendo risuonare in tutta la prigione la sua voce
furibonda. Molly sussultò e sgranò gli occhi:
poche volte lo aveva
visto così furioso e mai con lei. Le faceva paura.
Indietreggiò e
corse via, tornando a nascondersi nella zona più remota del
blocco
C, stringendo la sua signorina Rosie e parlando con lei per ricevere
conforto, sola e dimenticata da tutti.
<<
Andiamo, rifletti. >> intervenì a quel punto
il nero, parlando
al suo compagno, quello che tra tutti sembrava il più
aggressivo e
rompiscatole << La gamba del vecchio è messa
male, siamo
liberi. Che cosa aspettiamo? >>
<<
L'amico ha ragione! >> esordì di nuovo Daryl.
<<
Io devo trovare la mia vecchia. >> disse malinconico e un
po'
preoccupato il secondo nero della compagnia. Discorsi che fecero
capire a Ocean quanto un cazzo sapessero di ciò che stava
succedendo
fuori da quelle mura: solo uno stupido avrebbe voluto andarsene. Ma
loro dovevano liberarsi delle compagnie scomode, e se andarsene era
quello che volevano fare di certo non li avrebbero fermati loro. Non
era affar loro di cosa sarebbero morti là fuori.
<<
Se un gruppo di civili tra tanti posti preferisce barricarsi in una
prigione, vuol dire che noi la fuori non sapremmo dove andare!
>>
disse ancora il moro, l'unico con un po' di buon senso tanto da
arrivare a fare intuizioni tanto argute. Ma questo, al contrario, non
aiutava alla causa del gruppo di Rick.
<<
Perchè non lo scoprite? >> provocò
ancora Daryl.
<<
Magari ora è meglio andarcene. >> disse il
biondo con i
baffoni, intuendo che lì non avrebbero risolto
granchè e che la
situazione cominciava a essere decisamente troppo pericolosa.
<<
No, noi non ce ne andremo. >> disse ancora il moro,
inveenendo
contro il suo amico.
<<
Ma qui non ci restate!! >> intervenne T-Dog arrivando in
soccorso dei suoi amici, puntando una pistola contro i detenuti.
<<
Questa è casa mia, le regole le faccio io. >>
brontolò ancora
il moro.
<<
Non credo proprio. >> bofonchiò minaccio Ocean
mentre toglieva
la sicura alla sua arma, facendo ben risuonare il suo rumore: ultimo
avvertimento. Dovevano sparire all'istante. Il biondo, probabilmente
il più fifone di tutti, sussultò e
allungò le mani davanti a sè
<< Dai, ragazzi, stiamo calmi. >> disse
guardandosi
attorno, in cerca di sostegno, intimorito, anzi terrorizzato.
Ma
nessuno dava ascolto alla sua paura. Il moro continuò a
insistere a
lungo sul suo diritto di possessione sulla prigione, e in risposta
riceveva solo minacce e urla. Non avrebbero sparato a meno che non
fossero stati costretti, ma volevano liberarsene. Sempre il moro,
scosso da rabbia e disperazione, fece poi un passo in avanti,
tentando di inoltrarsi nella direzione che l'avrebbe portato alla sua
cella.
<<
Non fare un altro passo! >> gli urlò Daryl,
scuotendo
leggermente la balestra, minacciando di sparare.
<<
Altrimenti? >> chiese lui provocatorio. Ocean
spostò
velocemente l'arma da uno qualsiasi dei detenuti alle sue spalle a
lui direttamente, con un fuoco negli occhi che da tempo non provava:
una furia che l'avrebbe aiutata a premere quel dannato grilletto
senza sentire gli echi dei sensi di colpa fermarla <<
Altrimenti ti faccio saltare quella testa di cazzo che ti ritrovi
attaccata al collo, stronzo. >> disse tagliando l'aria
con la
sua voce affilata, tanto da far venire un brivido lungo la schiena
del biondo coi baffoni. La ragazza non scherzava, e questo lo
spaventava. Raramente si era ritrovato di fronte una ragazza che
invece di piangere terrorizzata chiedendo di smettere di litigare ai
due amici che si pestavano in discoteca, puntava un'arma alla testa
di uno di questo minacciando di farla saltare con una tale
naturalezza da sembrare qualcosa che faceva ogni giorno appena alzata
al mattino. Il litigio andò avanti ancora un po'
finchè finalmente
intervenne Rick, incredibilmente e surrealmente tranquillo, parlando
come parlerebbe a una combriccola di vecchi amici. Non a caso era il
capo. Sangue freddo e diplomazia.
<<
Ehi, calmatevi tutti. >> disse facendo cenno al moro di
abbassare l'arma. Il detenuto squadrò Rick, incredulo quasi,
prima
di chiedere << Quanti siete li dentro? >>
<<
Più di quanti voi riusciate a gestire. >>
rispose Rick
risoluto.
<<
Avete svaligiato una banca? >> chiese il moro continuando
nella
sua perplessità << Perchè non lo
portate in ospedale? >>
disse riferendosi a Hershel ferito.
A
quella domanda T-Dog voltò gli occhi in cerca di quelli dei
suoi
amici, incredulo e imbarazzato, chiedendosi probabilmente se non
fosse una qualche candid camera, e incontrando lo stesso stupore e
imbarazzo in loro. Ocean si fece scappare una risata <<
Ospedale? >> chiese seriamente divertita. Davvero erano
rimasti
così indietro? Possibile che fossero stati così
fuori dal mondo? Il
moro la guardò come se avesse detto chissà quale
bestemmia,
sentendosi probabilmente offeso per quella derisione e irritandosi,
anche perchè non capiva che ci fosse di tanto divertente.
<<
No, amico, dici sul serio? >> continuò la
ragazza.
<<
Si, dico sul serio! >> rispose acido il biondo coi
baffoni, non
tanto perchè veramente la pensava così, ma
perchè si sentiva
infastidito quanto il moro per quella derisione gratuita. Che diavolo
avevano da prendere in giro?
<<
Quanto tempo siete rimasti chiusi in quella mensa? >>
chiese
Rick con tono basso, preoccupato.
Il
moro si guardò attorno, ormai aveva capito che c'era
qualcosa di
molto strano in tutto quello, qualcosa che non sapevano e che invece
avrebbero dovuto, e così con imbarazzo ammise
<< Direi, circa
10 mesi. >>
<<
C'è stata una sommossa. Mai visto niente del genere.
>>
cominciò a raccontare e spiegare il nero <<
All'ennesima
potenza, amico. Persone diventate cannibali. Morte e tornate in vita.
Da pazzi. >> proseguì facendo travisare dal
suo tono tutta la
paura che aveva probabilmente avuto al tempo.
<<
Una guardia ci ha difesi. >> proseguì il moro
<< Ci ha
chiusi li dentro. Dovevamo aspettarlo. La pistola era sua, doveva
tornare subito. >>
<<
Sono passati 292 giorni. >> specificò l'altro
nero, facendo
sentire tutta la pesantezza di quell'infinita attesa.
<<
Pensavamo che l'esercito o la guardia nazionale sarebbe arrivata
prima o poi. >> osservò il biondo.
Rick
fece un sospiro, dannandosi per essere toccata a lui la
responsabilità di mettere al mondo quei poveracci che erano
stati
isolati così a lungo << Non c'è
nessun esercito. Non c'è
nessun governo, nè ospedali, nè polizia. Non
c'è più niente. >>
<<
Dici davvero? >> chiese incredulo il biondo, squadrando
le
persone che aveva davanti, cercando nei loro occhi una menzogna
troppo comoda e che mai sarebbe arrivata. Ocean abbassò gli
occhi,
non incrociandoli con quelli loro, e lasciando fosse quel suo gesto a
dir loro la verità.
<<
Davvero. >> confermò pesantemente Rick.
<<
Che ne è stato di mia madre? >> chiese il
primo nero,
ponendosi per la prima volta dopo mesi una domanda a cui avrebbe
già
dovuto dare risposta.
<<
E i miei figli? E la mia vecchia? >> continuò
l'altro nero,
prima di avvicinarsi << Ehi, per caso avete un cellulare
per
farci chiamare le nostre famiglie? >> Ocean ebbe per un
attimo
un tuffo al cuore, mentre nella sua mente si palesava l'ultimo
ricordo che aveva di un Alice distrutta che parlava a un telefono
muto, chiedendo a una madre che non c'era se stesse bene.
<<
Proprio non capite, eh?! >> chiese quasi con disprezzo
Daryl,
mostrando il peggior tatto che una persona avesse mai potuto avere.
<<
Niente telefoni, niente computer. Da quanto abbiamo visto almeno la
metà della popolazione è morta. Probabilmente di
più. >>
continuò Rick.
<<
Non è possibile. >> riuscì a dire
il moro dopo qualche
secondo di soffocante silenzio, cercando di negare anche a lui stesso
una verità così scomoda da non sapere dove
metterla. Era appena
stata distrutta la loro vita, come potevano accettarlo?
<<
Allora guardate voi stessi. >> incitò Rick
prima di
incamminarsi verso l'uscita del blocco, diretto al cortile e seguito
dagli altri, compagni e non. Li fece camminare davanti a sè
e li
fece uscire all'aria aperta, un'aria che non sentivano più
da dieci
mesi, un sole che erano pronti a riabbracciare come vecchi amici. Era
bellissimo e terrificante allo stesso tempo. Rick aveva ragione, lo
stavano scoprendo solo in quell'istante, fermi davanti a uno sciame
di zombie accalcati ai recinti e che tanto bravano di poter mangiare
quelle carni lontane dalle loro mani. Ai loro piedi ancora si apriva
un tappeto di cadaveri, volti conosciuti, deturpati, a cui non era
stato permesso dire addio.
<<
Santo Dio! Sono tutti morti! >> disse il biondo,
lasciando
uscire dalle sue labbra i pensieri.
<<
Voi come siete riusciti a entrare qui? >> chiese un altro
dei
ragazzi.
<<
Un buco nella recinzione, vicino alla torre di guardia.
>>
spiegò Daryl, indicando il punto dove avevano tagliato con
delle
tronchesine il ferro della grata per poter passare.
Il
nero con il suo bastone punzecchiò uno dei cadaveri a terra,
chiedendosi probabilmente se era veramente morto, e guardò
Rick
accanto a sè chiedendo << Quindi è
una spece di malattia? >>
<<
Sì. >> rispose lui, sempre sincero e
diplomatico << E
siamo tutti infetti. >>
<<
Che intendi con infetti? >> chiese nervoso il biondo, ma
non
solo la sua attenzione fu attirati da quella conversazione
<<
Tipo AIDS o roba del genere? >>
<<
Se muori, ti rialzi. Punto. Anche se a ucciderti è stato un
raffreddore del cazzo. >> spiegò Ocean con
fermezza, senza
troppi fiocchetti, restando ben piantata sui suoi piedi e la braccia
conserte. Un albero che non sarebbe stato abbattuto con
facilità,
benchè la sua piccola statura avesse potuto inizialmente
suggerire
il contrario. E poi lo chiamano "sesso debole"!
<<
Succederà a tutti noi. >> mise in chiaro
Daryl, concludendo il
suo discorso, e riuscendo a terrorizzarli ancora di più.
<<
E' impossibile che voi Robin Hood siate riusciti a uccidere tutti
questi. >> disse uno dei ragazzi guardando i cadaveri a
terra.
<<
No, non impossibile. >> rispose Ocean semplicemente con
un
sorriso sornione, che faceva trasparire tutto l'orgoglio che poneva
nella loro opera. In realtà era un altro modo per
intimorirli e
dissuaderli dal fare gesti sconsiderati. Non volevano grane, ognuno
per la sua strada e tutti vivi e felici. E il biondo
rabbrividì
ancora. Quella ragazza gli faceva venire la pelle d'oca, aveva l'aria
da serial killer.
<<
Da dove venite? >> chiese il moro, continuando il loro
dialogo
di circostanza, utile solo a mettere a posto le cose, soprattutto i
loro cuori agitati.
<<
Atlanta. >> rispose Rick con un pizzico di dolore nella
voce.
Il
moro annuì e fece la domanda successiva <<
Dove siete diretti?
>> non si leggevano buone intenzioni nei suoi occhi.
Aveva
qualcosa in mente, e la cosa non piaceva a nessuno, ma sapevano tutti
che Rick era un uomo di polso e avrebbe risolto la situazione,
qualsiasi fosse stato il metodo.
<<
Per ora da nessuna parte. >> rispose guardando severo
negli
occhi il suo interlocutore, che si avvicinò a lui, in un
gioco di
sguardi che preannunciava una battaglia. No, quel tipo non gli
piaceva proprio.
<<
Potete prendere quell'area laggiù, vicino all'acqua.
Dovrebbe essere
comoda. >> disse ancora il moro indicando una zona poco
distante, cercando di fare il capo della situazione, non capendo che,
tra tutti, quelli che dovevano chiedere se potevano restare erano
proprio loro. Non avevano possibilità e non dovevano rompere
le
scatole.
Rick
annuì e disse << Useremo quel campo per
coltivare. >>
<<
Vi aiuteremo ad andare fuori. >> continuò il
moro e Rick gli
piazzò la verità davanti agli occhi
<< Ah, no. Non sarà
necessario. Abbiamo ucciso noi quegli zombie, la prigione è
nostra.
>>
Il
moro ridacchiò e cercò di tenere in pugno una
situazione che già
gli era sfuggita di mano senza neanche rendersene conto
<<
Rallenta CowBoy. >> cercò di fare
dell'umorismo, ma nessuno
rise.
<<
Avete rotto i lucchetti delle nostre porte! >>
lamentò uno dei
suoi compagni affiancandolo.
<<
Ve ne daremo di nuovi, se è questo il problema.
>> si limitò
a rispondere Rick, tenendo ancora la situazione in pugno.
<<
E' la nostra prigione. Eravamo qui da prima! >> disse il
moro.
<<
Chiusi in uno sgabuzzino? >> Rick si lasciò
scappare una
risata, una delle rare che Ocean avesse mia visto (in effetti non lo
aveva mai visto ridere), anche se quella non era una risata
divertita, quanto provocatoria << Noi l'abbiamo
conquistata
pagando con il sangue. >>
<<
Ora noi ce ne torniamo nel nostro blocco. >>
continuò a
insistere il detenuto, che neanche sembrava ascoltare.
<<
Dovrete trovarvene un altro! >>
<<
E' mio! C'è ancora la mia roba là! Non potrebbe
essere più mio di così! >> si
lasciò sfuggire un ringhio il moro prima di
sfilarsi di nuovo la pistola dalla cintura, minaccioso, ma non
arrivando ad alzarla che Daryl aveva già una freccia ben
puntata
contro la sua tempia.
<<
Aspettate, cerchiamo di trovare un accordo! Una soluzione che vada
bene a tutti! >> disse il biondo mettendosi nel mezzo a
quella
che si preannunciava una rissa.
<<
Io non torno dentro quella mensa neanche per un minuto. >>
<<
Potreste andarvene! >> ripropose Daryl, provocatorio,
sottolineando come la loro unica possibilità fosse stare
alle loro
regole. Le tensioni erano palpabili, e ben presto il moro
capì di
essere in netta minoranza e che doveva stare al loro gioco. Si
guardò
attorno quasi imbarazzato, cercando gli occhi dei suoi compagni e se
ne uscì con un << Se questi finocchi ce
l'hanno fatta a
sopravvivere tutto questo tempo, noi come minimo conquistiamo un
altro blocco. >>
<<
Con cosa? >> chiese il nero dietro di lui.
<<
Atlanta, qui, ci presterà un po' di armi vere. Non
è vero? >>
chiese ancora lui guardando Rick, cercando di far cedere l'uomo con i
suoi sguardi e frasi provocatori, senza mai riuscirci.
<<
Quanto è rifornita la mensa? Dev'esserci tanto cibo: 5
uomini per
quasi un anno. >> si limitò a dire Rick,
lasciando alla loro
intuizione quale fosse il suo vero scopo. Una specie di patto: cibo
in cambio di un blocco. Sembrava plausibile.
<<
Ce n'è rimasto ben poco. >> disse il moro, ma
non rifiutò
apertamente: sembrava più un tentativo di scoraggiamento.
<<
Ne prenderemo metà e in cambio vi aiuteremo a ripulire un
blocco. >>
comunicò Rick.
<<
Non l'hai sentito? Ce n'è rimasto ben poco! >>
brontolò il
nero amico del moro.
<<
Avete più cibo che scelte. Voi pagate e noi vi aiutiamo. Vi
ripuliamo un blocco e ve lo tenete. >> Sembravano
riluttanti,
sicuramente lo erano, ma alla fine accettarono. Che scelta potevano
avere? Il coltello dalla parte del manico non l'avevano loro, era
evidente a tutti.
<<
Ma voglio essere ben chiaro. Se vi vediamo qua fuori, se vi
avvicinate al nostro gruppo, se solo sento il vostro odore sappiate
che vi ucciderò. >> minacciò Rick,
avvicinandosi ancora al
detenuto, investendolo con la sua carica di determinazione. E ancora
una volta, riluttanti, accettarono.
Silenziosamente
ma rapidamente il gruppo di detenuti scortò Rick, Ocean,
Daryl e
T-Dog alla mensa, dove avrebbero mostrato loro il cibo che gli era
rimasto e avrebbero quindi dato il loro "pagamento anticipato".
Rick fu il primo ad entrare, lento, seguito dai suoi compagni, e per
un attimo scommise di aver sentito il coro di angeli del paradiso.
Erano mesi che non vedeva tanto cibo tutto in una volta.
<<
Meno male era poco. >> disse sarcastica Ocean facendo
uscire
dai suoi occhi e dal suo tono di voce tutto lo stupore e la
meraviglia di fronte a tutto quel ben di Dio. Non cominciò a
sbavare
solo per dignità, ma la bocca spalancata, per niente decisa
a
richiudersi, avrebbe potuto tradirla da un momento all'altro. Sentiva
già lo stomaco urlare famelico di tuffarcisi senza pensare a
niente
se non morire di troppo cibo. Daryl entrò dopo di lei con
una torcia
in mano, studiando con più attenzione quello che aveva
davanti e
senza riuscire a trattenere un rabbioso << Questo per voi
è
poco cibo? >>
Rick
e T-Dog afferrarono la loro razione e la portarono veloci nel loro
blocco con un sorriso che andava da orecchio a orecchio: un tempo
avrebbero volentieri lasciato quelle cose sullo scaffale del
supermercato, ma con i tempi che correvano quelle scatole erano
caviale e Champagne. Ocean e Daryl rimasero con i prigionieri nel
frattempo, a tenerli d'occhio, anche se a detta loro era il
contrario. Poi si riunirono e discuterono, preparandosi, e Rick, come
al solito, coordinò e diede le direttive. Per loro era
facile
ascoltarlo, ormai erano abituati a seguire gli ordini del loro
Generale, ma per i detenuti non era così semplice. Non
sapevano
niente di zombie e non sapevano niente del loro gruppo. Per questo il
moro provò a ribattere, sentendosi anche abbastanza
infighettato,
tirando fuori la sua solita pistola, orgoglioso come si può
essere
nel tirar fuori il proprio pene davanti a un branco di impotenti, e
dicendo scorbutico << Perchè usare questo.
>> cominciò
indicando un piede di porco << Quando ho questa?
>> il
suo sorriso sornione diceva tutto riguardo alla felicità che
provava
nel tenere una pistola in mano, e la cosa certo non andava
giù a
nessuno dei presenti.
<<
Il rumore li attira, li irrita. >> spiegò
Daryl in poche
parole.
<<
Andremo a due a due. Daryl e Ocean staranno davanti, dietro T-Dog con
te. >> e indicò uno di loro << E
poi io e tu. >> e
ne indicò un altro. << Restate sempre in
formazione, anche se
si avvicinano gli zombie! Se uno esce dai ranghi, potremmo morire
tutti. Se uno scappa può venire scambiato per uno zombie e
finire
con un'ascia in testa. >>
<<
E' lì che dovete mirare. Si abbattono solo con un colpo alla
testa.
>> spiegò ancora Daryl.
<<
Non spiegateci come far fuori un uomo. >> disse
riluttante il
moro, sentendosi probabilmente offeso dal comportamento superiore che
stavano assumendo quelle persone, non riuscendo a capire che era
più
che plausibile che ne sapessero più loro di lui.
<<
Peccato che questi non siano uomini. >> intervenne Ocean,
che
poco parlava ultimamente, e se ne stava abbastanza in disparte, con
le spalle poggiate al muro e le braccia conserte. Non le piaceva
mostrarsi agli sconosciuti, anche con Rick e gli altri i primi giorni
era risultata fredda e distaccata, quasi priva di sentimenti e
sull'orlo continuo del premestruo. Era il suo modo di fare per
assicurarsi di essere lasciata in pace, per tener lontane le minacce.
La sua, ormai amica, corazza di spine.
<<
Belli miei, siete stati chiusi lì dentro quasi per un anno,
e nel
frattempo fuori c'è stata l'apocalisse. Questo non
è più il vostro
mondo, quindi date retta a papino senza fare le teste di cazzo, eh?!
>> disse ancora avvicinandosi al tavolo lentamente e
completando la frase con un sorrisetto stizzito e un paio di
schiaffetti affettuosi alla guancia del moro, che nervoso si
tirò
subito indietro, si scosse per non farsi toccare e con una
rapidità
degna di un falco a caccia afferrò violentemente il suo
polso,
bloccandola. Ocean continuò a tenere i suoi occhi affilati
fissi in
quelli dell'uomo, in una lotta invisibile a dimostrare l'anima di chi
dei due era più forte, senza temere neanche per un istante
la presa
ferrea e sudaticcia che aveva su di lei. Poi con uno scatto deciso
tirò via la mano, liberandosi e indietreggiò di
un passo. Sfilò la
sua spada, sorrise nel vedere con la coda dell'occhio che alcuni di
loro avevano sussultato e si allontanò di nuovo,
affiancandosi a un
Daryl che già aveva cominciato a stringere fin troppo la sua
balestra.
<<
Ho una fame da lupi, vediamo di muoverci. Chi resta indietro, rimane
indietro! >> minacciò ancora lei prima di
rivolgere lo sguardo
a Rick e aspettare il suo consenso.
<<
Non dimenticate di puntare al cervello! >>
sottolineò ancora
l'uomo prima di guardare uno a uno i nuovi ospiti, un modo per
tenerli al guinzaglio piuttosto che vedere se avevano capito, e
partire per primo, sempre ben coperto dai suoi amici. Gli altri lo
seguirono, preoccupati, probabilmente terrorizzati, ma solo il moro
continuava ad essere infastidito e stizzito da tutto. Il suo
testosterone urlava vendetta, chissà poi per cosa. Si
accostò al
biondo, al suo fianco e bisbigliò provocatorio
<< Mandano una
donna in prima linea per aprirci la strada, che stronzata. Arriveremo
poco lontani. >>
Ocean,
appena davanti a lui, recepì quelle parole, che non
sembravano
essere dette per restare celate visto il tono di voce usato e
sentì
un fuoco nascerle alla bocca dello stomaco. Odiava gli uomini
più
degli zombie, e ancora una volta le avevano dato dimostrazione di
quanto fossero stronzi. Ma dovette trattenere l'istinto omicida che
le era nato e che le faceva tremare le braccia e si limitò a
dire,
senza dargli neanche la soddisfazione di guardarlo in volto
<<
Vediamo se ripeti le stesse cose quando questa donna
ti
salverà il culo da qualche zombie che tenterà di
masticartelo a
dovere. >> credeva davvero di essere migliore di lei? Lui
che
era stato chiuso a cacarsi sotto per 10 mesi mentre lei già
aveva
perso il conto del numero di zombie uccisi e del numero di volte che
aveva salvato la vita a se stessa e al suo gruppo. Testosterone, solo
ed esclusivamente testosterone. E lei lo detestava. Soprattutto in un
periodo come quello dove la disparità dei sessi non valeva
più un
cazzo.
Il
moro sorrise alla provocazione, facendosela scivolare addosso, o
forse divertito nel vedere che le sue parole erano andate a segno,
facendo nascere in lei una reazione, e tornò a bisbigliare
al suo
amico, ridacchiando divertito, << So io che gli farei a quel
culo. >> Ocean si irrigidì ancora di
più, tanto che fu
costretta a fermarsi e dovette chiudere gli occhi e fare un profondo
respiro per evitare di dar libero sfogo alla rabbia, tagliandogli la
testa all'istante. Stava già pensando al modo migliore per
rispondere alla provocazione, zittendolo, ma evitando inutili
spargimenti di sangue, voltandosi lentamente, quando all'improvviso
si rese conto che il suo intervento non era più necessario.
Daryl,
che fino a quel momento era stato accanto a lei, nel sentir
pronunciare quella frase si era voltato improvvisamente, ma deciso,
senza mostrare l'ira che a volte annebbia la vista, ma solo una
decisa e determinata furia omicida, quella che porta a vedere anche
fin troppo bene quali movimenti compiere per arrivare all'obiettivo.
Aveva spinto il moro contro il muro, facendogli sbattere la schiena.
Gli portò l'avanbraccio al collo per impedirgli di muoversi
e di
respirare e puntò la lama del suo coltello sempre al collo,
premendo
appena la punta, tanto da fargli uscire un piccolo rivolo di sangue.
Lo guardava negli occhi, facendo travisare tutta la sua furia anche a
chi gli stava attorno. Il moro aveva fatto in tempo a sfilare la sua
pistola, mentre veniva aggredito, e gliela stava puntando alla
tempia, ma questo non spaventava minimamente Daryl che gli
sibilò,
quasi sputacchiò, in faccia un << Prova anche
solo a pensarlo
un'altra volta. >>
Angolo Autrice
Pant
Pant!! Ce l'ho fattaaaaa xD Mamma mia come sta diventando difficile
aggiornare regolarmente. Mi dispiace con chi mi sta seguendo che deve
aspettare tutte le volte eoni prima di poter leggere il seguito, ma
siamo sotto esami e si sa che la sopravvivenza in questo periodo
è a
rischio xD
Ma a fine febbraio dovrei tornare a essere regolare :)
abbiate fedeeeeee...non mollo!! xD
Un saluto.
Ray.