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Autore: Ray Wings    15/01/2015    1 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anabiosi.

<< Chi diavolo siete? >> chiese Daryl roco e minaccioso: un cane rabbioso pronto a sbranare la gamba di chi malauguratamente gli si era piazzato davanti.
<< Chi diavolo siete voi? >> chiese di rimando uno degli uomini dietro la grata, che osservava la scena come degli spettatori osservano gli animali allo zoo, ma con l'aria sicuramente meno gioviale.
<< Perde molto sangue! >> disse Ocean, abbandonando l'attenzione posta alle persone scoperte, preoccupandosi solo del loro anziano amico svenuto e senza gamba, steso in una pozza di sangue tra le braccia di sua figlia << Rick, dobbiamo andarcene di qui. >> aggiunse, cercando di mettere nell'uomo una fretta che già possedeva e che non aveva bisogno di essere destata.
<< Fai pressione qui. >> disse Rick alla ragazza, indicando il punto della gamba che andava chiuso, cercando in tutti i modi di fermare quella maledetta emorragia che stava uccidendo Hershel. Ocean si affrettò ad eseguire gli ordini, pregando bastasse a salvargli la vita. Il cuore aveva cominciato a battergli in gola, tanto da farglielo bruciare e impedire di respirare come era giusto facesse. Le mani tremavano convulsamente, e questo le impediva di essere precisa. Non sapeva cosa pensare. Era successo tutto così velocemente da non essere ancora stata in grado di capire cosa veramente aveva davanti agli occhi: un carissimo amico le stava morendo tra le braccia. Dopo così tanto tempo....vide di nuovo occhi vitrei e vuoti scendere sotto il pelo dell'acqua.
Diede uno sguardo veloce a Daryl, impegnato a proteggerli dalla loro nuova scoperta, tenendo il gruppo di uomini sotto tiro, per niente intimorito dall'inferiorità numerica, e cominciò ad aver paura anche di quello. Chi erano? Cosa volevano? E se avessero fatto male a qualcuno di loro? Poi tornò da Hershel. Posò entrambe le mani intorno alla ferita del vecchio e cercò di fare quanta più forza poteva, mentre Rick tentava di stringere ancora di più la presa della sua cintura, stritolando la gamba e sperando di rallentare il sanguinamento. Ocean si concentrò esclusivamente sulle sue mani instabili, litigando con loro stesse, urlandoli mentalmente di smettere di agitarsi o non sarebbero state d'aiuto. Una mano improvvisa si venne a posare con dolcezza sulle sue, bloccando per un attimo il tempo. Alzò gli occhi e incontrò quelli calmi e decisi di Rick: aveva notato che stava tremando, voleva tranquillizzarla, farle riprendere il controllo di sè. Aveva paura, ma aveva bisogno di lei, del suo aiuto: non doveva cedere! Ocean fece un grosso sospiro, continuando a guardare Rick negli occhi, cercando in loro la sicurezza che tanto si sforzavano di trasmettere. Deglutì e le mani smisero un po' di agitarsi. Riabbassò lo sguardo, Rick ritirò la mano ed entrambi tornarono al loro lavoro con più lucidità.
<< Che gli è successo? >> chiese uno degli uomini appena scoperti mentre usciva dal suo nascondiglio, guardando Hershel preoccupato e agitato. Ocean diede un altro occhio veloce alla situazione davanti a loro, non potendo fare a meno di concentrare le sue attenzioni anche in quella direzione, preoccupata per il semplice motivo che in caso di bisogno non sarebbe potuta intervenire repentinamente in aiuto di Daryl, impegnata com'era a seguire le istruzioni di Rick. Odiava non potergli coprire le spalle, faceva sentire scoperta anche lei.
<< E' stato morso. >> spiegò Daryl sempre sincero, con pochi rigiri, poco preoccupato dalle conseguenze della sua frase. Questo fece allarmare i nuovi presenti, tanto che d'istinto uno di loro si portò la mano a una pistola infilata nei pantaloni, ma dovette bloccarsi sotto ordine dello stesso Daryl e T-Dog che nel frattempo era riuscito a bloccare la porta e liberarsi le mani.
<< Buono. Buono. Nessuno deve farsi male! >> bisbigliò autoritario, come si può bisbigliare ad un animale che si sta cercando di addestrare. Sapeva come farsi rispettare, incuteva timore solo nello sguardo, e questa era una cosa che era sempre piaciuta a Ocean, perchè anche lei desiderava arrivare a essere così. Forte tanto da spaventare anche solo con gli occhi e la voce, tuoni e fulmini all'orizzonte ad annunciar tempesta.
Maggie lasciò delicatamente la testa di suo padre, posandola a terra, e, aggirandolo, si avvicinò a Rick per poterlo aiutare nella medicazione improvvisata. Ocean, vedendo arrivare i rinforzi, trovò modo di liberarsi dai suoi incarichi e alzarsi in piedi per andare a fiancheggiare il suo amico. Rapidamente estrasse una pistola dalla cintura dei pantaloni e se la portò davanti al viso: odiava quegli affari che facevano così tanto baccano e che puntualmente mancavano il bersaglio (o almeno fin quando si trovavano nelle sue mani), ma Rick aveva insistito per dargliene una, diceva, giustamente, che era meno ingombrante del suo arco e poteva facilmente portarselo dietro insieme alla sua spada. Fece un paio di passi verso i detenuti e velocemente li esaminò, facendo correre gli occhi da uno a un altro, attenta a ogni movimento. Qualsiasi iniziativa avessero deciso di prendere, lei voleva anticiparli di almeno il doppio del tempo. Doveva essere sempre a un passo davanti a loro.
<< Mettete le armi a terra. >> ordinò guardandoli di traverso da sopra il mirino della sua pistola, puntando a tutto ciò che osservava. Alcuni di loro alzarono le mani in segno di resa, più sorpresi per la novità che realmente spaventati. Probabilmente non erano una mincaccia, da come si comportavano le ricordava tanto il suo vecchio gruppo, spaesato e disorientato, poveri scemi che ancora chiedevano scusa agli zombie a cui pestavano i piedi.
Glenn passò velocemente oltre la ragazza, ignorando quasi la presenza e l'eventuale pericolosità degli sconosciuti, e corse all'interno dello stanzino da dove erano arrivati chiedendo a nessuno in particolare << Avete delle scorte mediche? >> non attese risposta ed entrò a controllare lui stesso, ignorando l'esclamazione un po' contrariata di quegli uomini.
Gli zombie fecero sentire le loro presenze da dietro la porta, sbattendo e rumoreggiando, facendo versi famelici e poco pazienti. Gli uomini si guardarono ancora attorno con gli occhi spalancati, terrorizzati e confusi.
<< Si può sapere chi diavolo siete? Non sembrate una squadra di soccorso. >> disse il biondo, subito dietro il moro con la pistola.
<< Scordatevi i soccorsi! >> rispose Rick, intervenendo per la prima volta nei loro discorsi, forzando la voce nel tentativo di sollevare Hershel da terra per portarlo via, aiutato da una costantemente preoccupata Maggie. Ocean rimase un attimo perplessa,forse anche addirittura intenerita, rilassando i muscoli inconsapevolmente: aspettavano i soccorsi? Quali soccorsi?Davvero credevano ne esistessero? Possibile che ancora ci sperassero? Sembrava assurdo, perfino lei che era stata sempre un'illusa sognatrice ottimista aveva presto perso ogni speranza. Da dove arrivavano quelli? Erano addirittura pù sprovveduti di lei e del suo vecchio gruppo.
<< Coraggio dobbiamo andare! >> disse ancora Rick rivolto ai suoi compagni, troppo preoccupato dai suoi già evidenti problemi per permettersi di dare spazio anche a loro. Non aveva nessuna intenzione di predersi a carico altre preoccupazioni al momento. Prima dovevano portare al sicuro Hershel.
Glenn arrivò di corsa con un carrello in metallo, pronto a usarlo provvisoriamente da barella, ingombrante ma veloce, avrebbe fatto sicuramente comodo.
Aiutato ancora da Glenn e Maggie cercò di sollevare il vecchio e di farlo stendere sul carello, coordinando i loro movimenti, facendo trasparire tutta la sua agitazione dalla voce costantemente alta e rapida nello sparar parole.
<< Siete pazzi! Non aprite! >> disse un altro dei detenuti, appena capì la chiara intenzione di Rick di aprire la porta appena serrata per andarsene via.
<< Possiamo farcela! >> tagliò corto Rick cominciando a spingere la barella. T-Dog corse alla porta e l'aprì senza esitazione, spostandosi immediatamente, pronto a contrastare chi avrebbe cercato di attaccarlo. Avevano superato con successo situazioni ben peggiori, non avevano nessuna paura di quello che li aspettava fuori, e lo dimostravano. Uno zombie si fece subito avanti, entrando nella stanza, ma senza avere la possibilità di andare molto lontano: fu schiacciato alla porta da T-Dog e ucciso in pochi secondi, tutto sotto lo sguardo attonito del gruppo di detenuti, ancora tenuti sotto tiro da Ocean e Daryl, i quali furono subito richiamati dal caposquadra. Dovevano muoversi.
Ocean fu la prima a indietreggiare lentamente, subito imitata dal suo compagno, pronti a reagire, fin quando non furono fuori, nei corridoi. L'orda che li aveva seguiti fino alla stanza si era sparpagliata non appena vista l'impossibilità di godere del pasto, probabilmente attirata altrove dagli echi della prigione, lasciando miracolosamente quasi libero il passaggio al gruppo che cercava, per quanto possibile, di correre, spingendo la barella.
Fu una folle corsa, tanto rapida e prorompente, che si sentirono come lanciati su delle rapide a bordo solo di un gommone. Era un continuo sbattere contro gli angoli, schivare ombre, voltarsi, indietreggiare e tornare a correre, spintonandosi l'un con l'altro, intralciandosi addirittura.
Ma alla fine riuscirono a raggiungere il blocco C e Daryl aprì velocemente la prima porta col mazzo di chiavi che gli aveva dato Rick, facendosi poi subito da parte per permettere ai suoi amici di passare. Ocean corse verso la seconda porta, passando davanti a Rick, anticipando il suo arrivo con richiami rivolti agli altri compagni << Presto! Aprite! Carl! >> urlò arrivando ben prima degli altri alle sbarre che li dividevano dal loro blocco, e cominciando a sbattere contro esse per attirare l'attenzione. Carl non si fece aspettare molto, agitato dalle urla e dai richiami accorse immediatamente e aprì evitando alle mani che già tremavano di tradirlo. Beth fu la prima a urlare nel vederli arrivare, chiamando suo padre, non appena visto steso sulla barella senza una gamba. Cominciò a piangere. Ocean le si mise accanto, lasciando che fossero Rick, Glenn e Maggie a gestire Hershel e si preoccupò solo di afferrare la ragazza e tirarla a sè, abbracciandola << Starà bene! Tranquilla. >> ma la sua voce tremante la tradiva. Beth non disse niente, continuò a piangere, stringendo gli abiti di Ocean tra le dita, sfogando in quell'abbraccio il dolore all'improvviso caricatosi dentro lei. Era la prima volta che le due si avvicinavano tanto, era la prima volta che Ocean dimostrava così tanto affetto e sensibilità verso qualcuno della compagnia che non fosse Molly, ma l'eccezionalità della situazione seppelliva quel bizzarro evento, facendolo apparire stranamente normale e nessuno si pose nessuna domanda.
Hershel fu poggiato nel frattempo su un lettino, uno dei primi incontrati, evitando di trascinarlo ancora oltre,e Carol, l'unica che aveva imparato qualcosa in medicina in più rispetto agli altri, subito si rimboccò le maniche e fece il possibile per assicurare al loro vecchio amico la sopravvivenza.
Beth si staccò dall'abbraccio di Ocean,dimenticandola ben presto e correndo da suo padre, preoccupata e desiderosa anche di poter fare qualcosa. La ragazza ormai sola sospirò, cercando di ripristinare l'ossigeno dentro lei a livelli normali, e rilassandosi fece due passi indietro, andando a posare le spalle al muro, poggiandosi in cerca di sostegno. Si portò una mano alla testa, massaggiandosela appena. Non lo dava a vedere, ma era probabilmente una delle più agitate tra i presenti. Per un attimo la sua mente aveva giocato con lei, mostrandole flashback che a dir il vero era poco opportuni. Era stata otto mesi insieme a quel gruppo, tra fughe e fame, ma era la prima volta che veramente stavano rischiando di perdere qualcuno. Si era affezionata e, sciocca, si era abituata ad averli attorno, certa che sarebbe stato così per sempre. Solo allora si rese conto che stava cominciando ad amarli veramente. Ma la realtà di nuovo aveva bussato alla loro porta ricordandogli che non dovevano indugiare, nemmeno per un istante.
Stavano per perdere.
Dopo mesi, lei di nuovo stava per perdere qualcuno.
Stupidamente tornò a pensare a Manuele, ai suoi occhi sperduti, vitrei, spettrali, già morti mentre si lasciava andare sempre più in basso, mentre si lasciava portare via dal loro, ormai, flagello. Aveva pianto così tanto che se mai sarebbe stato possibile morire di dolore sicuramente lo avrebbe fatto. Non voleva viverlo di nuovo. Non più.
Si ricordò del perchè per mesi si era ordinata: niente più compagnie, niente più affetti. Sciocca, cosa aveva creduto di fare? La scommessa con la Morte non si vince mai. E' un'astuta truffatrice, vince sempre.
<< Alice. >> la delicata voce spaurita di Molly che la chiamava da sopra la rampa di scale la riportarono furiosamente con i piedi per terra, con una tale aggressività che per un attimo le girò la testa, e si voltò a guardarla, sorpresa, come se si fosse dimenticata della sua esistenza.
<< Molly! Vai nella tua cella, che fai qui? >> quasi la rimproverò prima di correre verso di lei per portarla via. Era bene che non vedesse quello che stava accadendo. Avere un uomo con una gamba mozzata vicino aveva dato il voltastomaco a lei, voleva risparmiare gli incubi anche per quella bambina.
Daryl, rimasto all'ingresso, si posizionò di fronte alla porta del blocco aperta, con la balestra ben puntata di fronte a lui. Si erano resi conto a metà strada che i detenuti trovati li avevano seguiti, e lui era pronto a dar loro il benvenuto. Arrivarono ed entrarono silenziosamente e cautamente, cuccioli in esplorazione, terrorizzati nell'aver perduto la propria mamma, e non si sorpresero troppo di trovarsi una balestra puntata contro. In qualche modo se lo aspettavano. Ma d'altronde non volevano fare niente se non curiosare. Erano mesi che non vedevano nessuno e non avevano notizie da di fuori, quella scoperta era stata una grandissima fonte di adrenalina. Chi erano? Da dove venivano? Sapevano niente dei soccorsi? Quando sarebbero andati a prenderli?
<< Non fate un altro passo! >> ordinò loro Daryl, cercando di risultare il più aggressivo e autoritario che poteva. E ciò bastò a farli bloccare lì all'entrata.
<< Blocco C. >> cominciò a dire il moro << Cella 4. E' la mia. Lasciami entrare. >>
Ma Daryl non si scompose e continuò con il suo tono duro << Oggi è il vostro giorno fortunato, siete stati graziati. Siete liberi di andarvene. >> più che una concessione risultava come una minaccia, e alla fine era quella che veramente voleva essere.
Ma loro restarono dov'erano.
Un fischio attirò la loro attenzione: si voltarono e videro tornare nuovamente Ocean con la pistola ben dritta davanti al suo viso. Non disse una parola, ma i suoi occhi parlarono per lei: dovevano starsene a cuccia o avrebbero fatto una strage. Erano meno armati, meno organizzati e sicuramente meno incazzati.
<< Daddy. >> la voce timorosa di Molly comparve da dietro le spalle di Ocean, appena dietro le sbarre, nascosta come poteva dal muretto. Strinse la sua bambola, impaurita. Stava succedendo qualcosa di terribile, sentiva tutti urlare, e quegli uomini che erano appena arrivati le facevano venire i brividi. Chi erano? Perchè Daryl e Alice puntavano le loro armi contro di loro? Erano sicuramente uomini cattivi, e ne aveva paura.
<< Molly, vai dentro immediatamente! >> la sgridò Daryl, senza voltarsi, facendo risuonare in tutta la prigione la sua voce furibonda. Molly sussultò e sgranò gli occhi: poche volte lo aveva visto così furioso e mai con lei. Le faceva paura. Indietreggiò e corse via, tornando a nascondersi nella zona più remota del blocco C, stringendo la sua signorina Rosie e parlando con lei per ricevere conforto, sola e dimenticata da tutti.
<< Andiamo, rifletti. >> intervenì a quel punto il nero, parlando al suo compagno, quello che tra tutti sembrava il più aggressivo e rompiscatole << La gamba del vecchio è messa male, siamo liberi. Che cosa aspettiamo? >>
<< L'amico ha ragione! >> esordì di nuovo Daryl.
<< Io devo trovare la mia vecchia. >> disse malinconico e un po' preoccupato il secondo nero della compagnia. Discorsi che fecero capire a Ocean quanto un cazzo sapessero di ciò che stava succedendo fuori da quelle mura: solo uno stupido avrebbe voluto andarsene. Ma loro dovevano liberarsi delle compagnie scomode, e se andarsene era quello che volevano fare di certo non li avrebbero fermati loro. Non era affar loro di cosa sarebbero morti là fuori.
<< Se un gruppo di civili tra tanti posti preferisce barricarsi in una prigione, vuol dire che noi la fuori non sapremmo dove andare! >> disse ancora il moro, l'unico con un po' di buon senso tanto da arrivare a fare intuizioni tanto argute. Ma questo, al contrario, non aiutava alla causa del gruppo di Rick.
<< Perchè non lo scoprite? >> provocò ancora Daryl.
<< Magari ora è meglio andarcene. >> disse il biondo con i baffoni, intuendo che lì non avrebbero risolto granchè e che la situazione cominciava a essere decisamente troppo pericolosa.
<< No, noi non ce ne andremo. >> disse ancora il moro, inveenendo contro il suo amico.
<< Ma qui non ci restate!! >> intervenne T-Dog arrivando in soccorso dei suoi amici, puntando una pistola contro i detenuti.
<< Questa è casa mia, le regole le faccio io. >> brontolò ancora il moro.
<< Non credo proprio. >> bofonchiò minaccio Ocean mentre toglieva la sicura alla sua arma, facendo ben risuonare il suo rumore: ultimo avvertimento. Dovevano sparire all'istante. Il biondo, probabilmente il più fifone di tutti, sussultò e allungò le mani davanti a sè << Dai, ragazzi, stiamo calmi. >> disse guardandosi attorno, in cerca di sostegno, intimorito, anzi terrorizzato.
Ma nessuno dava ascolto alla sua paura. Il moro continuò a insistere a lungo sul suo diritto di possessione sulla prigione, e in risposta riceveva solo minacce e urla. Non avrebbero sparato a meno che non fossero stati costretti, ma volevano liberarsene. Sempre il moro, scosso da rabbia e disperazione, fece poi un passo in avanti, tentando di inoltrarsi nella direzione che l'avrebbe portato alla sua cella.
<< Non fare un altro passo! >> gli urlò Daryl, scuotendo leggermente la balestra, minacciando di sparare.
<< Altrimenti? >> chiese lui provocatorio. Ocean spostò velocemente l'arma da uno qualsiasi dei detenuti alle sue spalle a lui direttamente, con un fuoco negli occhi che da tempo non provava: una furia che l'avrebbe aiutata a premere quel dannato grilletto senza sentire gli echi dei sensi di colpa fermarla << Altrimenti ti faccio saltare quella testa di cazzo che ti ritrovi attaccata al collo, stronzo. >> disse tagliando l'aria con la sua voce affilata, tanto da far venire un brivido lungo la schiena del biondo coi baffoni. La ragazza non scherzava, e questo lo spaventava. Raramente si era ritrovato di fronte una ragazza che invece di piangere terrorizzata chiedendo di smettere di litigare ai due amici che si pestavano in discoteca, puntava un'arma alla testa di uno di questo minacciando di farla saltare con una tale naturalezza da sembrare qualcosa che faceva ogni giorno appena alzata al mattino. Il litigio andò avanti ancora un po' finchè finalmente intervenne Rick, incredibilmente e surrealmente tranquillo, parlando come parlerebbe a una combriccola di vecchi amici. Non a caso era il capo. Sangue freddo e diplomazia.
<< Ehi, calmatevi tutti. >> disse facendo cenno al moro di abbassare l'arma. Il detenuto squadrò Rick, incredulo quasi, prima di chiedere << Quanti siete li dentro? >>
<< Più di quanti voi riusciate a gestire. >> rispose Rick risoluto.
<< Avete svaligiato una banca? >> chiese il moro continuando nella sua perplessità << Perchè non lo portate in ospedale? >> disse riferendosi a Hershel ferito.
A quella domanda T-Dog voltò gli occhi in cerca di quelli dei suoi amici, incredulo e imbarazzato, chiedendosi probabilmente se non fosse una qualche candid camera, e incontrando lo stesso stupore e imbarazzo in loro. Ocean si fece scappare una risata << Ospedale? >> chiese seriamente divertita. Davvero erano rimasti così indietro? Possibile che fossero stati così fuori dal mondo? Il moro la guardò come se avesse detto chissà quale bestemmia, sentendosi probabilmente offeso per quella derisione e irritandosi, anche perchè non capiva che ci fosse di tanto divertente.
<< No, amico, dici sul serio? >> continuò la ragazza.
<< Si, dico sul serio! >> rispose acido il biondo coi baffoni, non tanto perchè veramente la pensava così, ma perchè si sentiva infastidito quanto il moro per quella derisione gratuita. Che diavolo avevano da prendere in giro?
<< Quanto tempo siete rimasti chiusi in quella mensa? >> chiese Rick con tono basso, preoccupato.
Il moro si guardò attorno, ormai aveva capito che c'era qualcosa di molto strano in tutto quello, qualcosa che non sapevano e che invece avrebbero dovuto, e così con imbarazzo ammise << Direi, circa 10 mesi. >>
<< C'è stata una sommossa. Mai visto niente del genere. >> cominciò a raccontare e spiegare il nero << All'ennesima potenza, amico. Persone diventate cannibali. Morte e tornate in vita. Da pazzi. >> proseguì facendo travisare dal suo tono tutta la paura che aveva probabilmente avuto al tempo.
<< Una guardia ci ha difesi. >> proseguì il moro << Ci ha chiusi li dentro. Dovevamo aspettarlo. La pistola era sua, doveva tornare subito. >>
<< Sono passati 292 giorni. >> specificò l'altro nero, facendo sentire tutta la pesantezza di quell'infinita attesa.
<< Pensavamo che l'esercito o la guardia nazionale sarebbe arrivata prima o poi. >> osservò il biondo.
Rick fece un sospiro, dannandosi per essere toccata a lui la responsabilità di mettere al mondo quei poveracci che erano stati isolati così a lungo << Non c'è nessun esercito. Non c'è nessun governo, nè ospedali, nè polizia. Non c'è più niente. >>
<< Dici davvero? >> chiese incredulo il biondo, squadrando le persone che aveva davanti, cercando nei loro occhi una menzogna troppo comoda e che mai sarebbe arrivata. Ocean abbassò gli occhi, non incrociandoli con quelli loro, e lasciando fosse quel suo gesto a dir loro la verità.
<< Davvero. >> confermò pesantemente Rick.
<< Che ne è stato di mia madre? >> chiese il primo nero, ponendosi per la prima volta dopo mesi una domanda a cui avrebbe già dovuto dare risposta.
<< E i miei figli? E la mia vecchia? >> continuò l'altro nero, prima di avvicinarsi << Ehi, per caso avete un cellulare per farci chiamare le nostre famiglie? >> Ocean ebbe per un attimo un tuffo al cuore, mentre nella sua mente si palesava l'ultimo ricordo che aveva di un Alice distrutta che parlava a un telefono muto, chiedendo a una madre che non c'era se stesse bene.
<< Proprio non capite, eh?! >> chiese quasi con disprezzo Daryl, mostrando il peggior tatto che una persona avesse mai potuto avere.
<< Niente telefoni, niente computer. Da quanto abbiamo visto almeno la metà della popolazione è morta. Probabilmente di più. >> continuò Rick.
<< Non è possibile. >> riuscì a dire il moro dopo qualche secondo di soffocante silenzio, cercando di negare anche a lui stesso una verità così scomoda da non sapere dove metterla. Era appena stata distrutta la loro vita, come potevano accettarlo?
<< Allora guardate voi stessi. >> incitò Rick prima di incamminarsi verso l'uscita del blocco, diretto al cortile e seguito dagli altri, compagni e non. Li fece camminare davanti a sè e li fece uscire all'aria aperta, un'aria che non sentivano più da dieci mesi, un sole che erano pronti a riabbracciare come vecchi amici. Era bellissimo e terrificante allo stesso tempo. Rick aveva ragione, lo stavano scoprendo solo in quell'istante, fermi davanti a uno sciame di zombie accalcati ai recinti e che tanto bravano di poter mangiare quelle carni lontane dalle loro mani. Ai loro piedi ancora si apriva un tappeto di cadaveri, volti conosciuti, deturpati, a cui non era stato permesso dire addio.
<< Santo Dio! Sono tutti morti! >> disse il biondo, lasciando uscire dalle sue labbra i pensieri.
<< Voi come siete riusciti a entrare qui? >> chiese un altro dei ragazzi.
<< Un buco nella recinzione, vicino alla torre di guardia. >> spiegò Daryl, indicando il punto dove avevano tagliato con delle tronchesine il ferro della grata per poter passare.
Il nero con il suo bastone punzecchiò uno dei cadaveri a terra, chiedendosi probabilmente se era veramente morto, e guardò Rick accanto a sè chiedendo << Quindi è una spece di malattia? >>
<< Sì. >> rispose lui, sempre sincero e diplomatico << E siamo tutti infetti. >>
<< Che intendi con infetti? >> chiese nervoso il biondo, ma non solo la sua attenzione fu attirati da quella conversazione << Tipo AIDS o roba del genere? >>
<< Se muori, ti rialzi. Punto. Anche se a ucciderti è stato un raffreddore del cazzo. >> spiegò Ocean con fermezza, senza troppi fiocchetti, restando ben piantata sui suoi piedi e la braccia conserte. Un albero che non sarebbe stato abbattuto con facilità, benchè la sua piccola statura avesse potuto inizialmente suggerire il contrario. E poi lo chiamano "sesso debole"!
<< Succederà a tutti noi. >> mise in chiaro Daryl, concludendo il suo discorso, e riuscendo a terrorizzarli ancora di più.
<< E' impossibile che voi Robin Hood siate riusciti a uccidere tutti questi. >> disse uno dei ragazzi guardando i cadaveri a terra.
<< No, non impossibile. >> rispose Ocean semplicemente con un sorriso sornione, che faceva trasparire tutto l'orgoglio che poneva nella loro opera. In realtà era un altro modo per intimorirli e dissuaderli dal fare gesti sconsiderati. Non volevano grane, ognuno per la sua strada e tutti vivi e felici. E il biondo rabbrividì ancora. Quella ragazza gli faceva venire la pelle d'oca, aveva l'aria da serial killer.
<< Da dove venite? >> chiese il moro, continuando il loro dialogo di circostanza, utile solo a mettere a posto le cose, soprattutto i loro cuori agitati.
<< Atlanta. >> rispose Rick con un pizzico di dolore nella voce.
Il moro annuì e fece la domanda successiva << Dove siete diretti? >> non si leggevano buone intenzioni nei suoi occhi. Aveva qualcosa in mente, e la cosa non piaceva a nessuno, ma sapevano tutti che Rick era un uomo di polso e avrebbe risolto la situazione, qualsiasi fosse stato il metodo.
<< Per ora da nessuna parte. >> rispose guardando severo negli occhi il suo interlocutore, che si avvicinò a lui, in un gioco di sguardi che preannunciava una battaglia. No, quel tipo non gli piaceva proprio.
<< Potete prendere quell'area laggiù, vicino all'acqua. Dovrebbe essere comoda. >> disse ancora il moro indicando una zona poco distante, cercando di fare il capo della situazione, non capendo che, tra tutti, quelli che dovevano chiedere se potevano restare erano proprio loro. Non avevano possibilità e non dovevano rompere le scatole.
Rick annuì e disse << Useremo quel campo per coltivare. >>
<< Vi aiuteremo ad andare fuori. >> continuò il moro e Rick gli piazzò la verità davanti agli occhi << Ah, no. Non sarà necessario. Abbiamo ucciso noi quegli zombie, la prigione è nostra. >>
Il moro ridacchiò e cercò di tenere in pugno una situazione che già gli era sfuggita di mano senza neanche rendersene conto << Rallenta CowBoy. >> cercò di fare dell'umorismo, ma nessuno rise.
<< Avete rotto i lucchetti delle nostre porte! >> lamentò uno dei suoi compagni affiancandolo.
<< Ve ne daremo di nuovi, se è questo il problema. >> si limitò a rispondere Rick, tenendo ancora la situazione in pugno.
<< E' la nostra prigione. Eravamo qui da prima! >> disse il moro.
<< Chiusi in uno sgabuzzino? >> Rick si lasciò scappare una risata, una delle rare che Ocean avesse mia visto (in effetti non lo aveva mai visto ridere), anche se quella non era una risata divertita, quanto provocatoria << Noi l'abbiamo conquistata pagando con il sangue. >>
<< Ora noi ce ne torniamo nel nostro blocco. >> continuò a insistere il detenuto, che neanche sembrava ascoltare.
<< Dovrete trovarvene un altro! >>
<< E' mio! C'è ancora la mia roba là! Non potrebbe essere più mio di così! >> si lasciò sfuggire un ringhio il moro prima di sfilarsi di nuovo la pistola dalla cintura, minaccioso, ma non arrivando ad alzarla che Daryl aveva già una freccia ben puntata contro la sua tempia.
<< Aspettate, cerchiamo di trovare un accordo! Una soluzione che vada bene a tutti! >> disse il biondo mettendosi nel mezzo a quella che si preannunciava una rissa.
<< Io non torno dentro quella mensa neanche per un minuto. >>
<< Potreste andarvene! >> ripropose Daryl, provocatorio, sottolineando come la loro unica possibilità fosse stare alle loro regole. Le tensioni erano palpabili, e ben presto il moro capì di essere in netta minoranza e che doveva stare al loro gioco. Si guardò attorno quasi imbarazzato, cercando gli occhi dei suoi compagni e se ne uscì con un << Se questi finocchi ce l'hanno fatta a sopravvivere tutto questo tempo, noi come minimo conquistiamo un altro blocco. >>
<< Con cosa? >> chiese il nero dietro di lui.
<< Atlanta, qui, ci presterà un po' di armi vere. Non è vero? >> chiese ancora lui guardando Rick, cercando di far cedere l'uomo con i suoi sguardi e frasi provocatori, senza mai riuscirci.
<< Quanto è rifornita la mensa? Dev'esserci tanto cibo: 5 uomini per quasi un anno. >> si limitò a dire Rick, lasciando alla loro intuizione quale fosse il suo vero scopo. Una specie di patto: cibo in cambio di un blocco. Sembrava plausibile.
<< Ce n'è rimasto ben poco. >> disse il moro, ma non rifiutò apertamente: sembrava più un tentativo di scoraggiamento.
<< Ne prenderemo metà e in cambio vi aiuteremo a ripulire un blocco. >> comunicò Rick.
<< Non l'hai sentito? Ce n'è rimasto ben poco! >> brontolò il nero amico del moro.
<< Avete più cibo che scelte. Voi pagate e noi vi aiutiamo. Vi ripuliamo un blocco e ve lo tenete. >> Sembravano riluttanti, sicuramente lo erano, ma alla fine accettarono. Che scelta potevano avere? Il coltello dalla parte del manico non l'avevano loro, era evidente a tutti.
<< Ma voglio essere ben chiaro. Se vi vediamo qua fuori, se vi avvicinate al nostro gruppo, se solo sento il vostro odore sappiate che vi ucciderò. >> minacciò Rick, avvicinandosi ancora al detenuto, investendolo con la sua carica di determinazione. E ancora una volta, riluttanti, accettarono.
Silenziosamente ma rapidamente il gruppo di detenuti scortò Rick, Ocean, Daryl e T-Dog alla mensa, dove avrebbero mostrato loro il cibo che gli era rimasto e avrebbero quindi dato il loro "pagamento anticipato". Rick fu il primo ad entrare, lento, seguito dai suoi compagni, e per un attimo scommise di aver sentito il coro di angeli del paradiso. Erano mesi che non vedeva tanto cibo tutto in una volta.
<< Meno male era poco. >> disse sarcastica Ocean facendo uscire dai suoi occhi e dal suo tono di voce tutto lo stupore e la meraviglia di fronte a tutto quel ben di Dio. Non cominciò a sbavare solo per dignità, ma la bocca spalancata, per niente decisa a richiudersi, avrebbe potuto tradirla da un momento all'altro. Sentiva già lo stomaco urlare famelico di tuffarcisi senza pensare a niente se non morire di troppo cibo. Daryl entrò dopo di lei con una torcia in mano, studiando con più attenzione quello che aveva davanti e senza riuscire a trattenere un rabbioso << Questo per voi è poco cibo? >>
Rick e T-Dog afferrarono la loro razione e la portarono veloci nel loro blocco con un sorriso che andava da orecchio a orecchio: un tempo avrebbero volentieri lasciato quelle cose sullo scaffale del supermercato, ma con i tempi che correvano quelle scatole erano caviale e Champagne. Ocean e Daryl rimasero con i prigionieri nel frattempo, a tenerli d'occhio, anche se a detta loro era il contrario. Poi si riunirono e discuterono, preparandosi, e Rick, come al solito, coordinò e diede le direttive. Per loro era facile ascoltarlo, ormai erano abituati a seguire gli ordini del loro Generale, ma per i detenuti non era così semplice. Non sapevano niente di zombie e non sapevano niente del loro gruppo. Per questo il moro provò a ribattere, sentendosi anche abbastanza infighettato, tirando fuori la sua solita pistola, orgoglioso come si può essere nel tirar fuori il proprio pene davanti a un branco di impotenti, e dicendo scorbutico << Perchè usare questo. >> cominciò indicando un piede di porco << Quando ho questa? >> il suo sorriso sornione diceva tutto riguardo alla felicità che provava nel tenere una pistola in mano, e la cosa certo non andava giù a nessuno dei presenti.
<< Il rumore li attira, li irrita. >> spiegò Daryl in poche parole.
<< Andremo a due a due. Daryl e Ocean staranno davanti, dietro T-Dog con te. >> e indicò uno di loro << E poi io e tu. >> e ne indicò un altro. << Restate sempre in formazione, anche se si avvicinano gli zombie! Se uno esce dai ranghi, potremmo morire tutti. Se uno scappa può venire scambiato per uno zombie e finire con un'ascia in testa. >>
<< E' lì che dovete mirare. Si abbattono solo con un colpo alla testa. >> spiegò ancora Daryl.
<< Non spiegateci come far fuori un uomo. >> disse riluttante il moro, sentendosi probabilmente offeso dal comportamento superiore che stavano assumendo quelle persone, non riuscendo a capire che era più che plausibile che ne sapessero più loro di lui.
<< Peccato che questi non siano uomini. >> intervenne Ocean, che poco parlava ultimamente, e se ne stava abbastanza in disparte, con le spalle poggiate al muro e le braccia conserte. Non le piaceva mostrarsi agli sconosciuti, anche con Rick e gli altri i primi giorni era risultata fredda e distaccata, quasi priva di sentimenti e sull'orlo continuo del premestruo. Era il suo modo di fare per assicurarsi di essere lasciata in pace, per tener lontane le minacce. La sua, ormai amica, corazza di spine.
<< Belli miei, siete stati chiusi lì dentro quasi per un anno, e nel frattempo fuori c'è stata l'apocalisse. Questo non è più il vostro mondo, quindi date retta a papino senza fare le teste di cazzo, eh?! >> disse ancora avvicinandosi al tavolo lentamente e completando la frase con un sorrisetto stizzito e un paio di schiaffetti affettuosi alla guancia del moro, che nervoso si tirò subito indietro, si scosse per non farsi toccare e con una rapidità degna di un falco a caccia afferrò violentemente il suo polso, bloccandola. Ocean continuò a tenere i suoi occhi affilati fissi in quelli dell'uomo, in una lotta invisibile a dimostrare l'anima di chi dei due era più forte, senza temere neanche per un istante la presa ferrea e sudaticcia che aveva su di lei. Poi con uno scatto deciso tirò via la mano, liberandosi e indietreggiò di un passo. Sfilò la sua spada, sorrise nel vedere con la coda dell'occhio che alcuni di loro avevano sussultato e si allontanò di nuovo, affiancandosi a un Daryl che già aveva cominciato a stringere fin troppo la sua balestra.
<< Ho una fame da lupi, vediamo di muoverci. Chi resta indietro, rimane indietro! >> minacciò ancora lei prima di rivolgere lo sguardo a Rick e aspettare il suo consenso.
<< Non dimenticate di puntare al cervello! >> sottolineò ancora l'uomo prima di guardare uno a uno i nuovi ospiti, un modo per tenerli al guinzaglio piuttosto che vedere se avevano capito, e partire per primo, sempre ben coperto dai suoi amici. Gli altri lo seguirono, preoccupati, probabilmente terrorizzati, ma solo il moro continuava ad essere infastidito e stizzito da tutto. Il suo testosterone urlava vendetta, chissà poi per cosa. Si accostò al biondo, al suo fianco e bisbigliò provocatorio << Mandano una donna in prima linea per aprirci la strada, che stronzata. Arriveremo poco lontani. >>
Ocean, appena davanti a lui, recepì quelle parole, che non sembravano essere dette per restare celate visto il tono di voce usato e sentì un fuoco nascerle alla bocca dello stomaco. Odiava gli uomini più degli zombie, e ancora una volta le avevano dato dimostrazione di quanto fossero stronzi. Ma dovette trattenere l'istinto omicida che le era nato e che le faceva tremare le braccia e si limitò a dire, senza dargli neanche la soddisfazione di guardarlo in volto << Vediamo se ripeti le stesse cose quando questa donna ti salverà il culo da qualche zombie che tenterà di masticartelo a dovere. >> credeva davvero di essere migliore di lei? Lui che era stato chiuso a cacarsi sotto per 10 mesi mentre lei già aveva perso il conto del numero di zombie uccisi e del numero di volte che aveva salvato la vita a se stessa e al suo gruppo. Testosterone, solo ed esclusivamente testosterone. E lei lo detestava. Soprattutto in un periodo come quello dove la disparità dei sessi non valeva più un cazzo.
Il moro sorrise alla provocazione, facendosela scivolare addosso, o forse divertito nel vedere che le sue parole erano andate a segno, facendo nascere in lei una reazione, e tornò a bisbigliare al suo amico, ridacchiando divertito, << So io che gli farei a quel culo. >> Ocean si irrigidì ancora di più, tanto che fu costretta a fermarsi e dovette chiudere gli occhi e fare un profondo respiro per evitare di dar libero sfogo alla rabbia, tagliandogli la testa all'istante. Stava già pensando al modo migliore per rispondere alla provocazione, zittendolo, ma evitando inutili spargimenti di sangue, voltandosi lentamente, quando all'improvviso si rese conto che il suo intervento non era più necessario. Daryl, che fino a quel momento era stato accanto a lei, nel sentir pronunciare quella frase si era voltato improvvisamente, ma deciso, senza mostrare l'ira che a volte annebbia la vista, ma solo una decisa e determinata furia omicida, quella che porta a vedere anche fin troppo bene quali movimenti compiere per arrivare all'obiettivo. Aveva spinto il moro contro il muro, facendogli sbattere la schiena. Gli portò l'avanbraccio al collo per impedirgli di muoversi e di respirare e puntò la lama del suo coltello sempre al collo, premendo appena la punta, tanto da fargli uscire un piccolo rivolo di sangue. Lo guardava negli occhi, facendo travisare tutta la sua furia anche a chi gli stava attorno. Il moro aveva fatto in tempo a sfilare la sua pistola, mentre veniva aggredito, e gliela stava puntando alla tempia, ma questo non spaventava minimamente Daryl che gli sibilò, quasi sputacchiò, in faccia un << Prova anche solo a pensarlo un'altra volta. >>

Angolo Autrice

Pant Pant!! Ce l'ho fattaaaaa xD Mamma mia come sta diventando difficile aggiornare regolarmente. Mi dispiace con chi mi sta seguendo che deve aspettare tutte le volte eoni prima di poter leggere il seguito, ma siamo sotto esami e si sa che la sopravvivenza in questo periodo è a rischio xD
Ma a fine febbraio dovrei tornare a essere regolare :) abbiate fedeeeeee...non mollo!! xD
Un saluto.

Ray.

   
 
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