Kiyoshi si guardò intorno, in cerca di qualcosa di insolito in quell’oscura e macabra cantina. Ad ogni passo che compiva il suo cuore si sospendeva, attendendo qualcosa di terribile. Dietro di lui la sua ombra era già fuggita dal terrore, ma il suo corpo era come impietrito.
Qualcuno iniziò a piangere da dietro delle casse appoggiate in un angolo della stanza polverosa. Casse di legno. Kiyoshi, nonostante la paura, decise di avvicinarsi. Ogni suo passo creava una sorta di abissale crescendo di scricchiolii e rumori inquietanti. Appoggiò una mano su una delle casse a all’improvviso ne apparve una dal dietro che gli strinse il polso.
Lui sussultò, divincolandosi si lasciò cadere all’indietro e indietreggiò: era una bambina, nascosta dietro quelle strane scatole. Era coperta dalla testa ai piedi di sangue e piangeva. Avrà avuto all’incirca sei-sette anni.
“Voglio tornare a casa” gli disse spaventata
“Chi sei?” rispose lui
“Portami a casa”
Era scalza ed indossava solo una leggera tunica bianca, deturpata da violenti schizzi di sangue
“Che ti è successo?” continuò a domandare, allora Kiyoshi spaventato “Qualcuno ti ha fatto del male?” senza smettere di riprenderla con la telecamera.
La bambina scosse la testa, continuando a piangere “non mi
ha fatto niente nessuno…questo sangue non è mio…voglio tornare a casa…voglio
tornare a casa”
“Di chi è quel sangue?”
“Ti prego, portami a casa”.
Asami, intanto, era ipnotizzata dal computer e
osservava con inquietudine la finestra muta della conversazione con Mimiko.
Il suo cuore batteva forte. Era sempre più preoccupata per il destino di quell’anima così innocente, quando all’improvviso quel misterioso persecutore tornò, aprendo un’altra finestra. Era riuscito a sbloccarsi.
“Ma…come?” pensò Asami terrorizzata, che però non esitò a leggere ciò che le era stato scritto
“Hai fatto la mossa sbagliata…Mimiko è morta”
“Cooosa?”
sussultò Asami con il terrore nel sangue, bloccando il
contatto, chiudendo la conversazione e disconnettendosi.
Decise di aprire un nuovo
indirizzo mail e di avvertire sul suo blog che non avrebbe più rivelato un
indirizzo al quale potessero accedere anche i fans.
Non sapeva se Mimiko
era morta o meno, ma in quel momento le interessava solamente la sua di
salvezza.
Così compilò le lunghe striscette del modulo di registrazione, mentre il suo
cuore, batteva, batteva forte.
Fu solo in quel momento che msn si avviò da solo, diventando automaticamente uno
strumento di morte e terrore.
Quello strano Tatsuya
Nobura la importunò nuovamente: “non sarà facile
liberarti di me, non ti basterà cambiare contatto..io un giorno verrò a
prenderti, ciò che hai fatto è terribile”
Asami- Io? Io non ho fatto nulla
Tatsuya- Oh…eccome… tu…
Asami- Io? Io cosa?
Tatsuya- Ti ricordi di mia sorella Moe?
Asami- No… non ho mai conosciuto nessuno con questo strano nome
Tatsuya- Era il suo soprannome, in realtà si chiamava Shizu ed aveva una sorella gemella che si è uccisa diverso
tempo fa…
Asami- E cosa avrei fatto io a questa “Shizu”
o “Moe” che sia?
Tatsuya- forse è meglio che tu cominci a ricordare…
Asami- Io? Io non ho nulla da ricordare
Tatsuya- Oggi ho guardato il tuo notiziario e ho notato quell’espressione…l’espressione
dei tuoi occhi, quella che non dimenticherei mai…solo così mi accorsi che
quella persona che sto cercando da anni in realtà sei tu
Asami- Ti ho già detto che non ti conosco e che non conosco te
Tatsuya- Ma io conosco i tuoi occhi…sei tu la colpevole!
Asami- Ma di cosa? Di cosa cazzo?
Tatsuya- cinque anni fa Shizu
era tua amica e tu l’hai uccisa dopo che questa aveva fatto l’amore con il tuo
ragazzo…
Asami cercò di rivangare il passato, quale fu il ragazzo che
ebbe cinque anni prima? Non lo ricordava, ne aveva avuti tanti, troppi di
ragazzi… avrebbe potuto persino essere stata insieme con metà Giappone senza
saperlo alla perfezione
Asami- Io non ho mai ucciso nessuno… è una cosa ignobile!
Asami- Quindi smettila di giudicarmi…non ho fatto
nulla
Tatuya- Io non dimentico quella tua espressione, quel tuo volto,
quei tuoi lineamenti…io ti ho vista….ho visto l’uccisione di mia sorella con i
miei occhi. E l’ho capito oggi che in realtà eri tu, proprio durante il giorno
di quello strano omicidio avvenuto a casa mia…
Asami- A casa tua?
Tatsuya- Si…prima che ci venisse ad abitare quella
puttanella, in quella casa abitavo io, con i miei genitori e le mie sorelle…