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Autore: _Magica_    15/01/2015    2 recensioni
''Amore sparito, rinnegato, corroso e malsano troppo sudicio e marcio per essere puro... eppure troppo vivido e forte per non essere niente..."
Buona lettura! E fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brenda, Minho, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Dopo l’incontro con il bambino il suo risveglio avviene in una stanza bianca. Adeline - la madre del bambino moro si chiama Adeline- ha una frangetta nera che le ricade sul viso e dei capelli lucidissimi legati i una coda, è bella bella veramente… come Kara ha visto poche persone.
Ma la preoccupazione e l’ansia le deturpano il viso che appare più vecchio di quanto non sia realmente. Guarda spesso l’orologio, non permette loro di uscir fuori. Le barricate a porte e finestre inquietano Kara che si guarda attorno circospetta.
Non ha mai visto il padre del bambino ed il marito della donna… probabilmente si è ammalato.
Il bambino è spiritoso, ha sempre la battuta pronta e molte volte a Kara piacerebbe passargli un bel ceffone. Ha una bella risata,  che però fa più pensare ad un ghigno. Adeline non permette mai loro di scendere al pian terreno: le scale sommerse di mobilia e altri oggetti ostruiscono il passaggio.
In quella settimana Kara si sente quasi felice. Poi come sempre la sua felicità viene distrutta e corrosa.
-Ho vinto un’altra volta!- grida  lui dopo averla battuta per l’ennesima volta a ‘’memory’’.
-Eh ci credo che hai vinto, ci giochi da una vita!- Non è vero, la verità è che Kara odia questo gioco e lui se ne è accorto, infatti le chiede sempre di giocarci.
-E poi… è un gioco sce…- un fracasso li fa sobbalzare e lui si precipita fuori dalla stanza con Kara che gli trotterella dietro.
Adeline corre nella loro direzione e agguanta ad ognuno una mano.
E’ stravolta.
-Correte! C’è l’elicottero sul tetto!-
Corrono per la casa con le grida e gli urli dietro di loro. Quando giungono sul tetto un’elicottero li aspetta. Kara non osa guardarsi indietro: è troppa la paura di ciò che potrebbe vedere.
Riescono a salire appena in tempo e l’elicottero decolla veloce lasciandosi alle spalle gli Spaccati urlanti.
Ma Kara da loro un ultimo sguardo. Piange per ciò che vede.
 C’è una donna rannicchiata a terra che si regge la testa tra le mani. Poi si alza. Kara nota la forza di volontà che le ci vuole per questo. La guarda negli occhi.
Le fa cenno con la mano e le manda un bacio;  Kara scalpita: vuole uscire, vuole andare da lei. I capelli rossicci sporchi e lerci, i vestiti strappati e malridotti. Ma è sempre lei. Il volto rigato dalle lacrime che Kara ha visto così tante volte sorridere.
Urla il suo nome. Ma sua madre la guarda negli occhi limpidi a cristallini come se davvero non fosse malata e in quello sguardo, in quell’unico sguardo le dice tutto. Sofferenza, amore, gioia. Tristezza, amarezza affetto. Poi ricade a terra.
Kara non comanda più il suo corpo cerca un vuoto, vuole uscire, vuole raggiungerla… per stringerla ancora.
Una presa forte la afferra e la ferma.
-Non puoi più fare nulla per lei, lo sai-  La tira indietro, la stringe forte.
-Mamma…- sussurra Kara con le lacrime a gli occhi.
 
Dorme per molto… non sa quanto, gli incubi che le tormentano il sonno.
Poi c’è un periodo che il flashback salta: immagini confuse di due anni nei quali lei cresce con quella famiglia. Adeline è una donna buona, le vuole bene. Minho si rivela simpatico anche se un po’ rompiscatole. Li portano in una specie di città, dicono loro che sono stati fortunati ad essere salvi. Immagini di giochi all’aperto, di capriole e sorrisi. Due anni di scherzi, risate e spintoni.
Vede una bambina, i capelli in trecce, il cappuccio calato in viso.

-Kara hey guarda qui!- La chiama qualcuno.
Si gira appena in tempo per essere colpita in pieno viso da una palla di neve ghiacciata. Un bambino ride.
-Prega dio che non ti prenda- Gli dice ripulendosi la neve dalla faccia, ma lui non la sente, ride forte le mani premute nella pancia.
Kara raccoglie della neve, sorride maliziosa. E questa volta è lui ad essere colpito in viso… la neve anche in bocca aperta in un riso.
-hahahahahahahaha- Kara ride. Dolce è il suono della voce, lungo il divertimento.
Nostalgico il ricordo, forte il rimpianto. Ma non le fanno vedere tutto. Qualche frammento sparso di risate e scherzi, di giochi e corse.

Poi semplicemente crescono, Minho sviluppa un’innata abilità nel disegnare. Schizzi lievi su fogli bianchi, riproduzioni precise di persone e luoghi. Ricorda i viaggi in bus, e lui sempre con quell’album da disegno… sempre intento a disegnare, sempre concentrato sui suoi schizzi. Quella è l’unica cosa che preferisce fare da solo, condivide con Kara ogni cosa… tranne quella che continua a fare con ostentata solitudine.
Poi alla fine di ogni corsa in bus si avvicina a quella persona a cui ha fatto il ritratto e glielo consegna sorridendo.
Non ha mai fatto un disegno di Kara. E lei un po’ ci sta male, ma non si rammarica troppo.
Crescono passando un altro anno così, una vita felice, spensierata e sorridente. Kara pensa poco a sua mamma, certo il dolore è forte, ma è contenta e perciò cerca di superarlo.
Però un po’ le mancano quei battibecchi senza fine, quei giochi da bambini che facevano una volta. Ne sente il rimpianto ma è bello lo stesso: non ci sono spaccati. Le mura che circondano la città però preoccupano Kara, perché a suo parere non resisterebbero mai a tutti quei malati.
Ma non ci pensa:  ha undici, dodici, tredici anni e la sua vita è così limpida da fare invidia, così pulita da rispecchiare felicità.
La Kara della realtà si aggrappa a quei ricordi, vorrebbe restare così per sempre, persa in quegli istanti calmi.
Kara sa che molte delle ragazzine nella sua scuola sono innamorate di Minho. Gli lanciano occhiate seducenti, vogliose. Quando lei sente i loro commenti perversi in cortile vomiterebbe volentieri la colazione. Ma non sarebbero tanto loro a sconvolgerla se non lui. Perchè lui ci sta. Quasi sempre. Ragazze more, bionde ,castane, alte e basse. Ma tutte di una bellezza che Kara sa di non poter uguagliare.
Non ha amiche a scuola, e ne conosce anche il motivo: nessuna vuole esserle amica perché il ragazzo che tutte adorano è il suo migliore amico.

Sono amici e basta, potrebbero anche fare a meno di lanciarle quelle occhiate di disgusto e invidia.
Ma non la toccano, altre ragazze vengono picchiate e malmenate ma lei non viene sfiorata… lui non le perdonerebbe mai.
E lei è come la sua piccola sorellina tutta sorrisi e coccole, le altre invece sono carne e consistenza. Se lei rappresentasse  un angelo loro sarebbero il diavolo. E i ragazzi sono attratti dal demonio: è seducente, ammaliante, asfissiante. Da’ un aurea di piacere carnale, mortale, irreale.
Dentro sente smuovere qualcosa, ma non  sa interpretare i suoi sentimenti. Lui le parlava di tutto, ridevano insieme, giocavano a carte, facevano gare di corsa nel parco sotto casa. Adesso non accade più lui è distante. Kara lo vede a volte agli angoli delle strade con qualche ragazza avvinghiata addosso intenti in un passionale bacio.
Lei distoglie sempre lo sguardo, non sa perché ma le fa sempre male fissarli a lungo. Sente come una coltellata dentro che non sa spiegarsi.
Poi un giorno tornando a casa da scuola un po’ più tardi del solito sente degli urli provenire dall’abitazione. Sale le scale di corsa, con il cuore in gola. E quello che vede la turba a tal punto che sta quasi per cadere a terra. Una donna –che lei conosce-  tiene attaccato al muro per il collo un ragazzino. Kara grida. E gli occhi vitrei della donna si gettano su di lei. Le si avvicina, ma per quanto tutto in Kara le dica di scappare lei non ci riesce. E’ ferma, dannatamente ferma e immobile di fronte a ciò che vede.

Minho è steso a terra, la mano della donna finalmente lontana dalla sua gola, respira a fatica.
La donna afferra anche la ragazza e la scaraventa al muro con violenza .
Bandisce un coltello e si avvicina loro, Adeline si avvicina loro: gli occhi vitrei e fuori dalle orbite, la bocca distorta in un sorriso perverso.
Avvicina il coltello così vicino a suo figlio da fargli una ferita sulla guancia da cui sgorga un rivoletto di sangue.
No! Pensa Kara, non può finire così.
Ma non può niente. Le dolgono le ossa e si sente tutta rotta.
Poi una lacrima esce dall’occhio di quel ragazzo che tanto lotta per farsi grande, gli cola sul viso e Kara rimane affascinata dalla sua lucentezza.
Stanno per morire, ed appunto per questo la lacrima raccoglie tutta la luce nella stanza, tutta la vita, i sogni , le speranze.
Kara la fissa estasiata ci si aggrappa, ci carica sopra la sua vita pregando che duri un altro po’.
Poi anche la donna sembra tornare cosciente. Accarezza la guancia dolce del figlio e gli asciuga il sangue che a mo’ di lacrima gli scende dal viso.
Gli occhi le si offuscano.
<< Amore mio, cosa ti ho fatto?! >>
Piange confusa, arrabbiata, sconcertata e spaventata, così come solo una mamma sa fare.
La porta viene aperta e degli uomini in tute verdi irrompono nella stanza.
Si gettano sulla donna e la immobilizzano. La sollevano dal ragazzo e trascinano via anche Minho a Kara con loro.
<< No! >> Urla Adeline,  << Sono immuni, lasciateli >>
Li sottopongono ad un controllo ed ad un uomo brillano gli occhi da sotto gli occhiali. Fischia sbalordito ed interessato, come un cacciatore che ha avvistato due prede.
<< Andate via con la donna, i ragazzi li affidiamo a qualcuno  >>
E l’ultimo sguardo di Adeline per suo figlio, somiglia troppo a quello della mamma di Kara per la sua di figlia.
Adeline rivolge loro un sorriso triste.
<< Abbiate cura di voi, piccoli miei >>
Poi si lascia portare via dagli uomini verdi.
 
‘’Abbiate cura di voi’’ quello che non riusciranno mai a fare: si distruggeranno, si odieranno, si sporcheranno mente, anima e cuore, mon riusciranno ad avere cura di se stessi.
Vengono affidati ad una donna che li sorveglia a malapena che si occupa di loro in modo distante ed inattivo.
E lui con la scomparsa della madre si getta sempre più su queste ragazza, insaziato di baci ed abbracci. Avido di labbra e carne.
E lui non ci pensa più a Kara, se si parlano ogni tanto è già tantissimo. E Kara non lo sopporta ci sta male e soffre. La notte prima di addormentarsi piange lacrime salate che le bagnano il viso morbido da quasi quattordicenne. Ma non sa che lui, quando sta dormendo le si avvicina e le accarezza il viso… le scaccia le lacrime. E resta lì su di lei… perché solo così: stranamente, dolcemente, immensamente si sente felice davvero. Non è la carne delle altre a renderlo soddisfatto ma è il guardare lei riposare assorta che lo fa sentire bene.

Lui ha poche certezze nella vita. Una delle tante, una tanto importante  è: ‘’Quello che tocco distruggo’’. E non può permettersi di distruggere un fiore così bello come Kara.
Lei è troppo perfetta per venir sgualcita. Un foglio bianco e pulito senza tutte le macchie che le causerebbe lui. Meglio che resti così: limpida, cristallina, spensierata come lui si è abituato a vederla.
Ma quella non è la vera Kara… quella che vive passivamente e sopravvive non è Kara. Lui quasi non si accorge di come non sorrida più. Di come le fossette non compaiono più nel suo viso. C’è solo tristezza, delusione, incertezza.
C’è nostalgia, paura e interrogativi.
Ma questo non è il fondo. Il fondo per Kara arriverà non molto dopo.
La discesa nel baratro avrà inizio con un nome portatore di mille disgrazie, per il quale ancora oggi si rigira nel letto.
Un nome, uno solo…
Madison…
Madison.
Un nome smorfioso, ma non troppo.
Una ragazza bionda, ma non troppo.
Un sorriso smanioso, ma non troppo.
Dolcezza e malizia. Sorriso e inganno.
Slanciata e morbida, profumo alla fragola.
Brillante come il sole estivo. Intrigante come una ragnatela argentea.
Lei non si rompe quando la sfiori. Non hai paura di sgualcirla, anzi, brami per imbrattarla.
E con uno sguardo ti invita a lei, un sorriso e sei già suo ormai.
E bella.
Come un angelo. Occhi di ghiaccio, cuore di pietra, sorriso da fata.
Madison arriverà in una giornata così splendente da far male a gli occhi, così rilassante da non far presagire niente di sconvolgente.

Ma non è sempre così forse?! I Demoni adorano mostrarsi alla luce del sole per mettere in risalto la loro bellezza, la loro mostruosità.
Bella: Celestiale, glaciale.
Eppure calorosa e divertente. Morbida ed avvenente.
E con lei ci sarà sfogo, disperazione, passione.
Lei sarà la sua via di fuga, la sua tana, il suo covo.
Da lei si rifugerà ogni giorno: quando il dolore per la madre sarà troppo opprimente, e la presenza di Kara troppo gigante.
Lei sarà riposo, caldo e accogliente. Riparo, morbido e suadente.
Madison sarà carezze, carne e baci. Kara sarà dolore, sentimento e stragi.
Perché quando seppellisce il corpo in quello di Madison, quando si inebria del suo profumo alla fragola… il ricordo di Kara, la sua presenza, il suo odore diventano confusi, lontani, remoti.
E lui ne ha bisogno di questo, ha troppo bisogno di non pensarci, di dimenticarla.
 
Ma Madison è scaltra. Mai usare qualcuno che conosce a pieno le arti sinistre del demonio, mai giocare col fuoco.
E Madison quello che vuole se lo prende. E’ fuoco infernale che brucia brutalmente tutto quello che si trova tra lui e la sua meta.
E Kara è un piccolo fiore. Gracile, incerto, pauroso. Ma anche forte, fermo e deciso per le cose importanti. Diffidente, dolce, puro. Troppo perfetto per restare fra lei ed i suoi interessi.
Soprattutto adesso che è cresciuta. Proprio ora che è sbocciata come il fiore che è. Madison è appariscente, folgorante, abbagliante. Kara è bellezza più offuscata, più al buio. Ma splende di luce propria, una stella persa nell’universo: troppo sperduta per essere notata, eppure troppo indispensabile per poterne far a meno. Lucciola al buio, lampione in una strada abbandonata, speranza in una guerra. E proprio quando non ce l’hai più ti accorgi di quanto fosse indispensabile la sua presenza, quanto vitale la sua esistenza.
Bella. Inevitabilmente  bellissima anche lei. Solo che Kara non può accorgersene, troppo presa dai suoi dubbi e nei suoi interrogativi che non riescono a trovare risposta.
Madison non può sopportare Kara.
E tutto ciò che il fuoco non sopporta…
Inevitabilmente brucia…
Qualcuno bussa alla porta di casa.
‘’Strano’’ pensa Kara ‘’Minho non c’è.’’
Si affretta ad aprire e la visione di Madison così sorridente e falsa non la mette di buon umore.
<< Minho non c’è… perciò… RIPASSA PIU’ TARDI >>
<< Oh ma mia cara io non cercavo lui >> Sorride, la stronza << Era proprio con te che volevo >>
Questo sconcerta Kara perché sa, che tra tutte le persone del mondo con cui Madison vorrebbe avere a che fare lei è sicuramente l’ultima.
<< Volevo parlare Kara dei tuoi comportamenti insopportabili >> e qui si fa seria << Devi per forza stare in mezzo, non ce la fai a moderarti?! >>
Kara non ha davvero idea di cosa stia parlando, comportamenti?! lei?!
<< E non mi fare quella faccia da pesce lesso, lo sai di cosa parlo! >> No, Kara non lo sa proprio << Certo tu! L’angelo, la luce, il cuore. Ma quale angelo tu sei un diavoletto fastidioso, ecco cosa sei >>
Kara la guarda atterrita, e la bionda le sfoggia uno sguardo disperato, preoccupato, falso.
<< Egoista, terribilmente egoista. Manipolatrice, con la tua faccia da schiaffi.  Non ci riesci a proprio a farci stare felici vero?! >>
E adesso la guarda scettica, Kara è immobile non si muove.

<< Ma una cosa te la dico. Lui non ti ama! Stampatelo bene in quella mente meschina. Lui ti vuole bene certo ma ricorda: tu sei e sarai per sempre la sua sorellina dolce e carina, che ha ripromesso a se stesso di proteggere. Una promessa, una preoccupazione, un piccolo senso di colpa, niente di più. Ma lui crede che tu abbia qualcosa che di strano  ed allora è distratto: si preoccupa, è pensieroso. Ma il tuo è egocentrismo piccola stronzetta, il tuo è egoismo, non vuoi che sia felice vero?! Non vuoi lasciarlo in pace! E allora te lo dico io cosa devi fare >>  Le scendono le lacrime da gli occhi, il volto è una maschera in preghiera. Ma sotto ride e ghigna contenta, dell’espressione impietrita della rossa.
 << Vattene! Vattene e lascialo in pace, lascialo vivere felice. Lascia questo posto, fa’ qualcosa. Sei una rovina, una condanna, un tormento. Mi stai rovinando la vita, gli stai rovinando la vita, ci stai rovinando la vita >>
Kara è sconvolta, agghiacciata, stordita. Le tremano le ginocchia perché quello che le dice Madison sono i suoi peggiori sospetti fatti realtà.
Ma non può permettersi di farsi trattare così, soprattutto da Madison.
E’ vero che per lui rappresenta una sorella, ma è vero anche che non è proprio lei la rovina della vita di Madison.
Quando di solito si trova a parlare con Madison a prescindere tace, sa di non poter controllare le cattiverie che altrimenti le uscirebbero dalla bocca.

Ma questa volta le ribolle dentro il risentimento, trabocca l’odio.
Tutto quello che in quei mesi aveva soppresso in se stessa viene a galla. Ricorda quei lunghi pomeriggi in cui Madison la trattava come una straccetto ricorda i suoi disegni appesi alle pareti di casa, si ricorda di vederla sempre avvinghiata a Minho come fosse una sanguisuga, i baci lenti, gli abbracci stretti. Sente ancora il voltastomaco e il magone salirgli al petto, lo avverte ancora quel macigno sopra al cuore che piano piano lo frantuma.
E cosa si permette di dire, adesso?!
Kara non ci vede più dalla rabbia, il dolore, il riprovo. La decapiterebbe lì su due piedi se quell’atto  avesse un’utilità, ma Madison come tutte le oche continuerebbe a correre disinvolta.  Per comprendere quanto, l’intelligenza sia importante nella sua persona.

Ma nel baratro del  cuore di Kara in frantumi  quella sensazione gelante  le corrode il petto.
Sorella…

La sua sorellina. Il cuore le grida distrutto. Vorrebbe chinarsi a terra e raccoglierne i cocci cercando di tenersi su in qualche modo.
Il vetro e le schegge le tagliano le mani, il cuore piange le lacrime che gli occhi non possono permettersi di lasciare. Coltello che rigira nella carne la lama infetta, fuoco che corrode la pelle.
Ma l’odio…
L’odio che prova per Madison è più forte, più potente, più gigante.
Il riprovo , lo schifo, il voltastomaco che prova per quella ragazza supera tutto.
 
Trema: il cuore in frantumi,  fiumi di lacrime e sangue, ma è fuori gelo calmo e perenne.
E finalmente, glielo dice: lo sputa fuori tutto quell’odio malsano per Madison, per Minho, per sé stessa.
La voce piena di collera ma al contempo misurata, calma ,pacata.
<>
<< Sono io la sventura?! Ovvio… certo, sono io il tormento. Ma qualche volta fatti delle domande esistenziali piccola ochetta starnazzante… >> E la guarda dritta negli occhi. Gelo azzurro contro muschio verde. << Mi chiedo come puoi lamentarti della mia esistenza. Mi immagino che stress sia vedere una volta a settimana una ragazza che sta tutto il tempo zitta e con la quale non devi nemmeno parlare.  Chi è che rovina la vita? Porgiti qualche domanda una volta tanto, pensaci… ops no aspetta… non sai pensare dimenticavo! >>
 Kara mentre parla la guarda negli occhi. Non si riconosce in quelle parole ma ne ha bisogno, immenso bisogno. Deve zittire Madison, deve farlo… ma non in modo momentaneo… il suo dovrà essere un silenzio permanente.
E Madison deve aver capito che una Kara arrabbiata sputa fuori cattiverie più velocemente di una mitragliatrice.
Sorride… perché sa che sarà lei a zittire Kara, la guarda con compassione e si prepara a sputar fuori lingue di serpente dalla bocca.

Si mordicchia il labbro con fare distratto, piega la testa di lato, ride odiosamente e prima che Kara possa finire il suo discorso lancia nella stanza una bomba di parole così potente da ghiacciare tutto quello che ha vita.
<< Ops… Minho deve avermi accennato qualcosa in proposito ieri sera mentre mi baciava il collo a letto, ma aimè me lo son dimenticata… che sbadata! >>
E sorride. Sorride mentre Kara elabora la frase, sorride mentre il suo viso si blocca e si sbianca, e continua a sorridere mentre la rossa fa un passo indietro con le gambe molli.
Sorriso, il suo dannato sorriso.
Kara non ci aveva mai pensato.

Bugia! Kara ci aveva pensato, eccome se l’aveva fatto. Ma lo aveva escluso subito, troppo doloroso da immaginare.
E lo sente il colpo di Madison. Sente il coltello arrivargli al cuore, sente i polmoni non trovare più l’aria. ‘’Tradimento! ‘’ le urla una voce.
Ma tradimento di cosa?! Lui non ha tradito proprio un bel niente. E’ lei che si era illusa giorno dopo giorno.
Aveva avuto gli occhi ed ara stata cieca, poteva vedere non aveva visto.
La consapevolezza  che anche l’ultima piccola speranza si è spezzata le toglie il fiato.
Improvvisamente la stanza diventa impossibile da vivere: tutto contaminato da quel dannato, schifoso, odioso sorriso. Di quella dannata, schifosa, odiosa ragazza.
<< Kara! >> Dice una voce preoccupata sulla soglia.
E’ lui Kara lo sa ancor prima di girarsi.
<< Ci stanno cerc… >> Si interrompe. Nota che c’è qualcosa di diverso nello sguardo della ragazza.
<< Kara? >> Fa per prenderle una mano.
Lei si tira indietro: schifata, tradita, orripilata.
<< Non toccarmi! >>  La sua voce trema, trema nel vederlo in viso.
Come aveva potuto essere così cieca?! Come aveva potuto?!
Glielo legge in viso, Madison non ha mentito. Lui ce lo ha scritto in faccia… dannatamente, schifosamente ce lo ha scritto in faccia.
Le sfugge dalla gola un singhiozzo, si infrange rumorosamente nel silenzio.
Lui la fissa senza capire, la guarda senza vedere.
Ed invece a lei si sono aperti gli occhi… e quello che vede la mutila, la dilania, la uccide.
Si gira, corre e scappa.
La odia… odia Madison perché le ha rovinato l’esistenza.
Lo odia… odia Minho perché le ha strappato il cuore dal petto e ci è saltato sopra infrangendolo.
Ma più di tutti odia se stessa, più di tutti si odia per essere stata così ingenua, così cretina, così cieca.
Corre a perdifiato con il cervello che le scoppia nel cranio, con il vomito che le sale alla gola.
Ma soprattutto con una voragine nel petto impossibile da sanare.



 
 
Sospira. Ottavo flashback per l’ottava sera.
Brenda è accanto a lei e le tiene la mano.
Madison…
Infami ricordi.
Kara si gira a guardare l’amica che ha la bocca socchiusa ed un’espressione scioccata in volto.
La rossa sorride amaramente.
<<  I miei ricordi non sono proprio come un bel film >>
Ma Brenda scuote la testa…
<>
Le si mette davanti e le prende le mani.
<< Allora… prima che tu esca lì fuori devo dirti una cosa >> Le trema la voce << E’ meglio che tu la sappia adesso da me… >>
<< Avanti, sputa il rospo >>
<< Qui…Bhe… qui c’è…>>
Qualcuno bussa alla porta.
Kara si alza.
<< Me la dici fra un po’ okay ? >> Le dice mentre si avvicina all’ingresso.
Brenda scuote la testa, improvvisamente muta.
E Kara apre la porta.
Occhi azzurri come un cielo brillante ne fissano altri color verde muschio.
Capelli biondi lunghi tutta la schiena e profumo…
Profumo… profumo alla fragola.
Alta, cambiata, cresciuta.
Con un’altra altezza, altre movenze, altri vestiti.
Ma è sempre lei, come dimenticarla.
Uno sguardo luminoso, fastidioso, odioso la fissa divertito.
Kara guarda immobile la scena, gli occhi sgranati.
Non respira più: le manca il fiato, i polmoni sembrano aspirare veleno. Veleno che le corrode l’anima, che le rammenta il passato.
E tutto come quella volta, probabilmente ancora le stesse le parole…
Un’altra vita, un altro tempo, un altro luogo.
Ma le stesse voci, le stesse persona
<< Oh! La mia Kara… anche tu fin qui allora! >>
Sorride e Kara trema…
Stesso sorriso.
  
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