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Autore: Hikari_27    15/01/2015    1 recensioni
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Taemin
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutte :D questo è il secondo capitolo del mia ffc sulla taekai, spero che vi piaccia e buon divertimento!
ah dimenticavo, sono una novellina in fatto di fanfiction, accetto recenzioni di ogni tipo ;D

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Era da circa 15 minuti che mi scervellavo per ricordare il nome dell'hotel.

 Possibile che io, lee Taemin, ero così stupido da non ricordare un semplice nome? 

Sbuffai e iniziai a camminare in cerchio, anche se sentivo gli sguardi delle persone posarsi su di me me ne fregai altamente. Invece di guardarmi potevano rendersi utili in qualche modo no?

Mentre maledicevo me stesso per la mia stupidita e per il mio schifo d'orientamento sentii qualcuno toccarmi la spalla.

"Hei tutto bene? Perché parli da solo come un idiota?"

sobbalzai sorpreso e guardai il giovane che mi fissava divertito "ah stavo parlando ad alta voce? Ahah si sto bene..più o meno.." risposi sospirando sconsolato e mi guardandomi nuovamente intorno sperando di ritrovare la strada "cosa ci fa un coreano da queste parti? Non è che ti sei perso?" Disse lui ridacchiando davanti alla mia espressione sbigottita "yah non ridere! Si mi sono perso ma non mi serve il tuo aiuto " dissi imbronciandomi e girando il viso dall'altra parte.

Sentii ridere e lo guardai scocciato, ma cosa voleva questo? Possibile che quel babbeo era l'unico che volesse aiutarmi? "Hei pesce palla! Allora dove devi andare? Non posso lasciare da solo un mio fratello, soprattutto se gira in tondo come un babbeo"  disse lui ridendo. Sospirai rassegnato, e posai nuovamente lo sguardo sul ragazzo, era coreano anche lui aveva i capelli biondissimi, corti e tirati su con un po' di gel in una specie di ciuffo. Aveva gli occhi marroni, la carnagione era più scura della mia e aveva un fisico asciutto con i muscoli abbastanza sviluppati: tutto sommato era un bel ragazzo. Gli guardai nuovamente il viso e venni intercettato dal suo sguardo "beh? Sono affascinante lo so, ma vogliamo rimanere qui tutta la vita?" Disse lui lanciandomi uno dei suoi sguardi divertiti, Dio mio che carattere! L'avrei preso a pugni volentieri però non era il caso, e lo sapevo. Gli sorrisi nel modo più gentile possibile "dovrei tornare al mio albergo, però non so che strada prendere" dissi avvicinandomi al biondino malefico "e, prima che tu me lo chieda, non ricordo il nome.....So solo che è vicino all'aeroporto"

Mi guardò sconcertato e scosse la testa ridendo " certo che sei idiota forte! Vabbe dai non fa niente, tanto conosco questo posto come le mie tasche" disse lui mettendomi un braccio sopra le spalle e iniziando a camminare spedito. Lo guardai con la coda dell'occhio e mi trattenni dal pestarlo, cos'era tutta quella confidenza? Sbuffai spostandomi un ciuffo ribelle e pettinandolo con le dita mentre venivo trascinato via da un perfetto sconosciuto.

"Ancora non mi hai detto che ci fai qui. Non credo che uno scemo come te si metta a vagare da queste parti senza un motivo...anche se ormai mi aspetto di tutto" disse ridendo e levando,finalmente, quel cavolo di braccio.

"Sono dovuto venire qui a causa del lavoro dei miei, questa sera dovrei portare tutte le mie cose da loro e sistemarmi nella mia nuova casa" risposi sospirando. Non ero stato d'accordo con questa scelta e se fosse stato per me sarei rimasto a casa mia, ma sapevo bene di non poter oppormi e quindi eccomi qua a vagare per la strada con un tizio che neanche conosco........avrei dato volentieri una testata al muro più vicino. "Capisco..... Comunque non mi sono ancora presentato" disse lui porgendomi la mano" dopotutto sono il tuo salvatore, vorrei essere ricordato! Mi chiamo Kim Jongin" disse sorridendomi. "Io sono Lee Taemin" risposi stringendo la sua mano calda.

Camminavano fianco a fianco parlando di qualsiasi cosa, aveva un carattere particolare e io passavo dal voler prenderlo a calci al volerlo come amico. Era un ragazzo allegro, viveva in Italia da quasi cinque anni insieme a sua zia e passava le sue giornate con quei "malati mentali" che aveva come amici. 

Mentre passeggiavamo mi mostrava i locali più interessanti indicandoli e raccontando le sue avventure, anche se odiavo ammetterlo, mi trovavo bene in sua compagnia. Parlare con lui era quasi naturale e più che estranei sembravamo due vecchi amici che si ritrovavano dopo tanto tempo. Mi accorsi di essere arrivato a destinazione solo quando si fermò all'entrata "dovrebbe essere questo. Mi raccomando non girovagare per le strade da solo, ci sono tanti ragazzi cattivi da queste parti" disse lui indicando l'edificio è comportandosi da perfetta mammina.

Il tempo era volato e mi ero divertito un sacco in sua compagnia, era quasi un peccato separarsi così...."si è questo" dissi dando le spalle alla porta " grazie mille jongin, mi hai davvero aiutato. Se un giorno ci rincontreremo ti offrirò qualcosa" il biondo ci penso su un momento e mise le mani in tasca "allora farò in modo di ritrovarti! L'idea di mangiare sto mondo e quell'altro gratis non mi dispiace per niente " disse jongin sorridendo in modo poco rassicurante e facendo qualche passo indietro. 

"Mi rimangio ciò che ho detto. Addio kim jongin, non ci vedremo mai più" gli risposi ridendo ed entrando dentro l'albergo "col cavolo! Non si rimangiano le promesse fatte. Tu mi offrirai la colazione la prossima volta che ci vedremo , niente storie" ribatte lui seccato e incrociando le braccia "e dai stavo scherzando!" Dissi avvicinandomi per dargli un pugnetto alla spalla  "ci vediamo in giro!" Lo salutai con la mano e mi avvisi verso la reception "mi raccomando eh! Perditi di nuovo come un citrullo!" mi gridò dietro jongin scoppiando a ridere "lo farò fidati!" gli risposi a mia volta girandomi prima di arrivare davanti l'ascensore.

Mentre stavo osservando con attenzione la moquette a terra mi chiamò mia madre, distogliendomi dai miei pensieri profondi sugli acari della polvere. Con il telefono attaccato all'orecchio aprii poco delicatamente la porta e ripescai i vestiti del giorno prima, dopo aver attaccato li infilai alla cavolo nella valigia, riacciuffai il resto delle mie cose e mi fiondai in ascensore. I miei erano di sotto e odiavano aspettare. 

Appena uscito dall'hotel, fui assalito da una madre molto apprensiva e trascinato velocemente in auto. Anche se erano partiti tre giorni prima di me a loro sembrava un'eternità, e per la mia omma ogni occasione era buona per coccolarmi come se avessi un anno. Mio padre invece mi diede qualche pacca sulla spalla dicendomi che aveva visto molte ragazze "interessanti" che potevano piacermi.

Il condominio era vicino al centro città, mentre guardavo la strada riconobbi il percorso fatto con jongin e mi scappò un sorriso, quel tizio mi aveva davvero aiutato e speravo di reincontrarlo anche solo per lanciargli un cornetto al cioccolato in fronte.Dopo qualche minuto, mio padre parcheggiò nel vialetto davanti a un palazzone di almeno 10 piani, scaricò la mia valigia chiudendo con un colpo secco il portabagagli, e mi aiutò a portarli dentro.

L'appartamento era al primo piano 

e non era per niente piccolo!

Aveva tre camere, due bagni, una cucina abitabile e una sala grandissima con due divani e un televisore che torreggiava su un mobile bianco.

Tutto il salotto era sui toni del rosso e del dorato, decisamente bellissima. Mentre mi guardavo intorno con la bocca aperta mi avviai insieme a mia madre verso quella che sarebbe stata la mia camera: al contrario della sala, la stanza era sui toni del bianco, molto semplice ma decisamente nel mio stile, al centro della stanza c'era un letto con un comodino seguiti da una scrivania, una libreria e un armadio.

Dopo aver sistemato i vestiti in quel mostro d'armadio, che occupava tutta una parete, andai in salotto e mi buttai sul divano uccidendo per sbaglio mio padre con una gomitata; il giorno dopo sarei dovuto andare con i miei a portare i documenti nella mia nuova scuola ed ero un po' nervoso. Speravo vivamente di trovarmi bene e di fare subito amicizia con i miei nuovi compagni, dopotutto non potevo starmene da solo tutto il tempo e dovevo assolutamente imparare ad orientarmi in quella città immensa. Dopo cena me ne tornai in camera per finire di sistemare i miei numerosi libri e per dare uno sguardo fuori dalla finestra, la mia nuova vita iniziava da qui. E io non vedevo l'ora di viverla.

   
 
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