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Autore: manga    15/01/2015    12 recensioni
Questa è una storia ambientata nel mondo di Naruto, ma completamente diversa da quella che conosciamo anche se i personaggi sono gli stessi. Alcuni di loro, per ovvi motivi, avranno una personalità un po' diversa ... dico solo un po', perché cercherò di non allontanarmi troppo dai loro personaggi originali .... che dire ancora, se volete sapere cosa ha ideato la mia mente contorta, seguitemi in questa nuova avventura ....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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La villetta nella quale viveva con il padre non era molto grande, ma a confronto dell’umilissima dimora di Chiyo, le appariva enorme, quasi quanto una reggia.
Entrò in casa a passo lento ed incerto, mentre gli occhi smeraldini osservarono attentamente ogni mobilio e ogni monile.

“Ti è mancata la tua casa, bambina mia?” domandò dolcemente il padre, notando gli occhi estasiati della rosa.

“Si… mi sembra tutto così… così bello!” rispose con voce rotta dalla commozione.

“Non è cambiato niente dalla tua partenza è rimasto tutto tale e quale, persino la tua stanza! Su, ora vai a sistemare la tua roba mentre preparo il thè. Devi raccontarmi tutto, lo sai!” la esortò affettuosamente.

Sakura ubbidì con il solo cenno del capo dirigendosi lentamente verso le scale, mentre il cuore iniziò a batterle forte. Non era per l’emozione, ma per la soggezione di rientrare nuovamente in quella stanza, la stessa nella quale aveva appreso la decisione inderogabile dall’Hokage di dover lasciare il villaggio: espiazione, per aver infranto una legge, allenamento e apprendimento delle arti mediche, la vera ragione. Non le importava dell’opinione altrui, ormai si era abituata a vivere nella solitudine e ad essere giudicata per colpe non commesse, ma mai era stata costretta ad abbandonare il suo adorato padre per tre lunghi mesi, troppi per una ragazzina di tredici anni. Non voleva separarsi mai più da lui, gli era mancato tantissimo nonostante avesse imparato a cavarsela da sola in ogni circostanza, acquistando maggiore sicurezza sulle proprie capacità, ma le era mancata la sua figura, il suo affetto, il suo ottimismo, la sua saggezza…

“Bambina mia, hai finito? Il thè è pronto!”

Sakura si ridestò dai suoi pensieri trovandosi ferma ed immobile davanti alla porta chiusa della sua camera. L’esitazione nell’entrare l’aveva indotta a vagare con la mente nei ricordi passati, ma ora era nel presente, a casa, con suo padre e con un futuro tutto nuovo da vivere.

“Arrivo subito!” gli rispose, aprendo e richiudendo velocemente la porta dopo aver lanciato lo zaino all’interno della stanza.

“Metterò a posto dopo!” pensò, scendendo le scale di corsa.

Si ritrovò davanti ad un tavolo completamente imbandito, facendole spalancare la bocca per lo stupore.

“Papà, ma…”

“Be’ cos’è quella faccia sorpresa? Te lo aveva detto che ce n’erano in abbondanza…” indicando i dango: “… vieni e inizia a raccontarmi tutto quello che hai fatto ed imparato in questo lungo periodo!” spostando la sedia ed invitandola con lo sguardo a sedersi.

Si accomodò compostamente e tra un boccone e l’ altro, iniziò a raccontare tutto quello che aveva imparato in quel lungo periodo lontano da lui.

Micha ascoltò con molto interesse le parole di quella ragazzina che tanto amava come fosse realmente figlia sua. L’aveva cresciuta lui e anche se non era sangue del suo sangue, era e sarebbe rimasta per sempre la suo adorata bambina.
Continuò ad ascoltarla senza mai interromperla, alzandosi di tanto in tanto per rimettere a scaldare la teiera e per prendere altri dango che venivano mangiati con molto gusto da entrambi. Sorrise più volte e acconsentì con il capo quando gli raccontò di come fosse riuscita a padroneggiare e a gestire il suo chakra fino al punto di perfezionare lo shannaro, un colpo tutto suo e molto potente, almeno a detta dell’Hokage e della vecchia Chyo.
Essendo un civile, non comprese a pieno le sue parole, ma non osò chiederle spiegazioni percependo l’entusiasmo nella sua voce, limitandosi solamente a complimentarsi per i suoi progressi.

Dopo il racconto dettagliato della parte legata al mondo ninja, Sakura passò alla caccia e alla pesca. Gli spiegò le trappole che aveva imparato a costruire per catturare la selvaggina e i pesci e il modo migliore per spellare e dissezionare le sue prede per poi cucinarli, soffermandosi sulla preparazione delle pietanze.

“… E poi basta infarinarli per bene e metterli a cuocere a fuoco molto lento, così la carne non perde né la consistenza né il gusto, rimanendo morbidissima!... Ecco, questo è tutto quello che ho fatto ed imparato, sorpreso?” domandò la rosa, sfoggiando un sorriso soddisfatto.

“Sorpreso? Mi hai lasciato senza parole! Io non avrei mai il coraggio di spellare un animale, anche se morto, figuriamoci a fare tutto il resto! Preferisco di gran lunga comprare la carne e il pesce direttamente al supermercato, è meno faticoso!” asserì, ridendo di gusto.

“Ma dai papà! Però lo ammetto… all’inizio non mi piaceva molto nemmeno a me, ma poi ci ho fatto l’abitudine ed è diventata una cosa normalissima!” cercò di spiegargli.

“Ti credo sulla parola, ma rimango sempre della mia idea!... Ormai sei diventata proprio una cuoca provetta, capace di cucinare qualsiasi pietanza… farai contento il tuo futuro marito!” affermò con orgoglio per le doti culinarie della sua bambina.

“No papà, ti sbagli! Non cucinerò mai per un ipotetico marito, sai che non potrò mai sposarmi!” disse con voce cupa.

“Sakura, ancora con questa storia? Perché sei così convinta che…”

“Perché è la verità e lo sai benissimo anche tu, inoltre… inoltre ho già qualcuno per cui cucinare e quella persona sei tu! Non voglio più separarmi da te, per nessun motivo!... Mi sei mancato così tanto…” gettandosi d’impeto fra le sue braccia con le lacrime agli occhi.

“Anche tu mi sei mancata, piccola mia!” accarezzandole amorevolmente i capelli.

Rimasero abbracciati per diversi minuti, fino a quando il padre le alzò il viso asciugandole le lacrime.

“Ora basta piangere, siamo di nuovo insieme ed è questo l’importante! Rimarrei ancora molto volentieri a parlare con te, ma si è già fatto molto tardi e domattina dobbiamo alzarci presto!” le disse dolcemente, puntando il dito verso l’orologio a muro che indicava le undici passate.

“Di già? Papà scusami per essere stata un’egoista, ho sempre parlato solo io e non ti ho chiesto niente di te. Stai bene? Cos’hai fatto in questo periodo?” domandò rammaricata.

Micha si alzò dalla sedia prendendo la figlia per mano, incamminandosi verso le scale con un leggero sorriso.

“Non devi scusarti di niente e non voglio che pensi di essere un’egoista. Sono stato io a voler sapere nei minimi dettagli tutto quello che hai fatto ed imparato in questi mesi. Mi è piaciuto ascoltarti, i tuoi racconti mi hanno emozionato e mi hanno reso fiero ed orgoglioso di te. Per quanto mi riguarda, ho continuato a lavorare e sono tornato in splendida forma grazie alle cure dell’Hokage! Ora basta parlare, dobbiamo dormire!” asserì dolcemente davanti alle porte delle loro camere.

“D’accordo, buona notte papà!” alzandosi sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia.

“Buona notte e sogni d’oro!” contraccambiando il gesto d’affetto con una carezza.

Sakura entrò nella sua stanza senza provare nessuna esitazione o soggezione. Parlare con il padre le aveva fatto ricordare di quanto fosse cambiata, diventando più forte e più determinata, intenzionata a raggiungere un obiettivo molto importante. Il passato non aveva più motivo di perseguitarla, doveva concentrarsi solo sul suo futuro.
Notò con piacere che era rimasto tutto uguale: l’armadio, il comodino, i libri collocati ordinatamente sulla nuova libreria, la scrivania piena di pergamene con i suoi appunti di medicina…
Sorrise appena, pensando di gettarsi a peso morto sul letto, ma appena fece un passo, urtò contro qualcosa.

“Ah, lo zaino! Mi stavo dimenticando di svuotarlo!”

Iniziò a sistemare i suoi pochi indumenti dentro all’armadio, lavati e piegati accuratamente da Chyo, sulla scrivania posò le nuove pergamene e il coprifronte appena sfilato dai capelli, i kunai passarono da uno zaino all’altro, preparando direttamente l’equipaggiamento per il giorno dopo.
Come ultima cosa, risistemò dentro al cassetto del comodino il suo preziosissimo cofanetto.

“Grazie mamma per aver vegliato su papà durante la mia assenza, adesso mi prenderò cura io di lui!”

Si mise il pigiama e si sdraiò nel letto, inalando il profumo delle lenzuola fresche di bucato. Soffocò il viso nel cuscino, addormentandosi all’istante, ignara che nell’altra stanza il padre stesse soffrendo per i sensi di colpa.

“Perdonami bambina mia, perdona questo povero vecchio che ti ha mentito e che continua a farlo!” sussurrò appena con le lacrime agli occhi.

Il suo cuore era gravemente malato e le cure dell’Hokage servivano solo per alleviargli il dolore. Per non affaticarsi ulteriormente, avrebbe dovuto smettere di lavorare o di ridurre le ore in ufficio, ma aveva diversi debiti da pagare e una figlia da mantenere in tutto e per tutto. Almeno quello glielo doveva, dato che l’ aveva privata della verità riguardante le sue vere origini. Per ordine dell’Hokage e dei suoi consiglieri più fidati, non poteva raccontarle niente fino a quando non avessero scoperto qualcosa sulla sua vera famiglia, ma ciò che lo faceva stare più male, non era tanto il coraggio di dirle la verità, quanto la paura di non avere abbastanza tempo a disposizione per farlo.
 

*****
 

Essendo il primo giorno di Accademia, i cancelli si sarebbero aperti alle otto in punto per permettere ai cadetti di visionare il nuovo programma di allenamenti con i rispettivi maestri.

L’orario coincideva con quello delle scuole omega e Sakura era certa di incontrare i suoi ex amici, anzi, ci sperava.
Si era prefissata un obiettivo e per raggiungerlo, avrebbe dovuto affrontare tutti gli ostacoli davanti a lei. Il pestaggio era uno di quelli e doveva finire quello stesso giorno.
Era determinata a farsi rispettare, sia come persona che come Genin e non aveva paura delle eventuali minacce che le avrebbero fatto riguardanti il padre, perché sarebbe stata a lei a fargliele, minacciando lei stessa di denunciarli alle autorità competenti per aver infranto la legge che vietava qualsiasi scontro fisico fra gli abitanti delle due classi sociali, con l’aggiunta della minaccia all’incolumità di un’altra persona.
Era fermamente convinta che dopo il suo discorso minatorio l’avrebbero lasciata in pace una volta per tutte.

Un isolato prima di raggiungere il centro di Konoha, percepì la loro presenza.

“Adesso a noi due Alan!” pensò, allungando il passo. Era lui il capo ed era con lui che doveva parlare.
Ed eccoli, tutti presenti nessuno escluso, appoggiati al muro di una recinzione.

Appena la vide, Alan si staccò dirigendosi fulmineo verso di lei con la rabbia negli occhi. Voleva fargliela pagare per l’affronto subito il giorno prima, ma era ignaro della sorpresa che l’attendeva.

“Ciao Sakura!”

Una voce sconosciuta fece arrestare all’istante il ragazzo che si voltò infastidito per vedere chi avesse osato interrompere la sua vendetta.

“K-kakashi!” sibilò la rosa, sorpresa di trovarsi davanti il suo maestro.

“Già sono proprio io! Stavo andando in Accademia quando ho percepito la tua presenza, così sono tornato indietro pensando di fare la strada insieme. Spero di non avere interrotto niente!” sorridendo da dietro alla maschera.

“E tu chi sei?” chiese con durezza Alan. Un ninja nel settore omega non era ben gradito.

“Oh scusate, non mi sono presentato. Mi chiamo Kakashi Hatake, sono un Jonin di Konoha e il maestro di Sakura, piacere di conoscervi!” fissando ad uno ad uno tutti i ragazzi.

“C-come h-ha d-detto che si chiama? K-kakashi H-hatake? Ho capito bene? Il suo nome è noto a tutto il villaggio ed è considerato uno fra i ninja più forti del nostro Regno!” disse con ammirazione Saki, mentre gli altri continuarono a fissare il Jonin con stupore.

Anche se i civili detestavano i ninja, portavano un forte rispetto per alcuni di loro.

“Dobbiamo andare. Altrimenti faremo tardi!” asserì con durezza Alan, l’unico a non essersi scomposto minimamente davanti al Jonin. Era incollerito, non solo per essere stato interrotto con la rosa, ma anche nel vedere i suoi compagni guardare con ammirazione qualcuno che non fosse lui.

I ragazzi fecero un leggero inchino a Kakashi e si diressero velocemente verso il loro capo.

“Ci si vede!” disse infine a Sakura, lanciandole uno sguardo di sfida.

“D’accordo!” rispose con durezza senza guardarlo, tutto davanti allo sguardo attento del Jonin.

“Stai bene? Ti stavano importunando?” chiese poi, dopo che i ragazzi si allontanarono.

“Si! No!” rispose decisa ad entrambe le domande. Era vero, dato che erano stati interrotti prima che Alan potesse dire o fare qualcosa.

“Mhm… quel tipo, quello moro… non mi convince molto!” continuò nella sua deduzione.

“E’ solo che non gradisce molto i ninja in questo settore, tutto qui… tu piuttosto, che ci fai realmente qua?” facendogli capire chiaramente che non aveva creduto alla coincidenza della percezione.

Kakashi la guardò attentamente intuendo la furbizia della ragazza nel sviare l’argomento su quei ragazzi. Le sue spiegazioni a riguardo potevano essere vere come no, ma non aveva tempo di indagare, doveva assolutamente parlarle in privato prima di arrivare in Accademia.

“Volevo consegnarti di persona questo…” allungandole l’autorizzazione nel praticare le arti mediche: “… e parlarti!” disse poi seriamente, incamminandosi verso il settore ninja.

Sakura mise il documento all’interno dello zaino e si affiancò al maestro rimanendo in silenzio, in attesa che questo iniziasse a parlare.

“Vedi…” cercando le parole più adatte: “… le tue prestazioni mediche sono state giudicate eccellenti così come la tua predisposizione nell’apprendere le arti curative. Lo stesso Hokage e tutti i ninja presenti all’esame hanno elogiato le tue doti davanti al Consiglio e all’inizio non sembravano esserci problemi nel farti partecipare allo stage in ospedale, ma poi… ma poi qualcuno ha avuto qualche perplessità nel darti l’autorizzazione e…”

“Cosa stai cercando di dirmi? Che non posso esercitare le arti mediche? E questa autorizzazione che mi hai consegnato?” chiese tutta agitata.

“Calmati e ascoltami!” disse mettendosi di fronte a lei, poggiando le mani sulle sue spalle e abbassandosi quel tanto per far combaciare i loro occhi: “Potrai continuare a curare le ferite e a rigenerare il chakra, in più, potrai tranquillamente dedicarti allo studio delle erbe mediche e alla preparazione di antidoti e decotti che visionerà l’Hokage in persona, il tuo tutor in materia!”

“Ma perché?” chiese con voce tremante, fissando il basso cercando di non piangere.

“Per l’età! Alcuni ritengono che sei troppo giovane e hanno deciso di aspettare la tua nomina a Junin prima di autorizzare i tuoi studi. Non devi essere triste, ma devi gioire per avere l’opportunità di continuare a mettere in pratica ciò che hai imparato fino ad oggi!” battendole fiducioso le mani sulle spalle.

Sakura continuò a fissarsi i piedi e a stringere fortemente le bretelle dello zaino. Era stato un duro colpo per lei, ci teneva veramente tanto continuare a studiare.

“Credo di non aver altra scelta, no?” alzando lo sguardo e mostrando un sorriso tirato.

Stava cercando di reagire anziché rinchiudersi in se stessa e Kakashi fu felice di questo atteggiamento, però aveva un’altra questione altrettanto importante di cui discutere.

“Bene… passiamo ad altro!... L’Hokage mi ha chiesto di assecondare la tua richiesta di collaborazione con i tuoi compagni solo durante gli allenamenti perché ancora non riesci a perdonarli, aggiungendo poi che riuscirai a farlo solo quando raggiungerai un obiettivo che ti sei prefissata. Voglio essere sincero con te, non sono d’accordo… ma ho comunque acconsentito. Sappi però che ti metterò alla prova, ti osserverò attentamente e qualora dovessi accorgermi che il tuo comportamento potrebbe compromettere l’incolumità del team, sia in allenamento che in missione, ti vieterò seduta stante di continuare, intesi?” fissandola seriamente.

“Ho capito e ti ringrazio per la fiducia. Non temere, non ho nessuna intenzione di compromettere la squadra!” rispose con determinazione.

“Spero che avrai valutato tutte le conseguenze di questa tua decisione!” aggiunse, sparendo subito dopo dietro ad una nuvola di fumo.

“Che avrà voluto dire?” si chiese fra sé e sé.

Kakashi l’aveva lasciata all’inizio della via ed in lontananza vide un gruppo di ragazzi davanti ai cancelli dell’Accademia, in attesa che questi aprissero. Fra loro, percepì chiaramente la presenza dei suoi due compagni di team e degli altri Genin.
Strinse nuovamente le bretelle mordendosi il labbro inferiore.
Doveva affrontarli, e a modo suo!

I cancelli iniziarono ad aprirsi ed in quel preciso istante iniziò a correre.

“Ehi guardate! C’è Sakura-chan!... Ciao Sak…” Naruto non riuscì a finire la frase, vedendo la rosa sorpassarlo di corsa senza degnare né lui e gli altri di un solo sguardo, come fossero invisibili.

“Credo sia ancora arrabbiata con voi!” disse Niji verso Naruto e Sasuke.

“E non solo con loro, ma anche con noi. Ci ha completamente ignorati!” aggiunse Kiba.

“Con noi? Ma non le abbiamo fatto niente!” controbatté Temari.

“Ma è convinta che patteggiamo per i suoi compagni!” intervenne Shikamaru, guardando Ino. Era chiaro a tutti il riferimento a quando la Yamanaka aggredì Sakura il giorno in cui Sasuke e Naruto si affrontarono in un duello durante gli allenamenti.

Ino abbassò il capo tristemente sussurrando semplicemente un “mi dispiace”. Anche lei si sentiva in colpa per averla accusata – ingiustamente - di non tenere abbastanza ai suoi compagni, ricredendosi solamente il giorno dell’esame in cui la rosa lottò con tutte le sue forze per salvarli.

“Tze! Andiamo!” disse infastidito l’Uchiha, incamminandosi con le mani in tasca.

I ragazzi non dissero più nulla, limitandosi a camminare in silenzio, salutandosi solamente in prossimità dei campi assegnati ai loro team.

“Teme, secondo te Sakura-chan ci perdonerà?” chiese tristemente Naruto.

“Perché lo chiedi a me?”

“Come perché? Voglio ricordarti che anche tu hai le mie stesse colpe e so benissimo che stai male quanto me per come l’abbiamo trattata!” asserì indispettito per l’atteggiamento distaccato del compagno.

“Ricordati gli insegnamenti di Kakashi!” disse semplicemente, sperando che afferrasse il suo suggerimento.

Naruto continuò a guardarlo cercando di comprendere la sua frase, fino a quando:

“Già, è vero!” esclamò, battendo un pugno sul palmo della mano: “Grazie teme, adesso sono più tranquillo!”

Sasuke incurvò leggermente le labbra in un sorriso…

Sakura era seduta sull’erba assorta nella lettura di un libro.

“Che stai leggendo di bello?” chiese Naruto, avvicinandosi a lei.

La ragazza continuò ad ignorarlo, rimanendo immobile nella stessa posizione anche quando il biondo si avvicinò a lei per sbirciare il contenuto di quelle pagine.
Continuava a comportarsi come se il compagno non fosse presente.

… Sasuke strinse i pugni…

“Eccovi qua, puntuali come sempre!” Kakashi comparve davanti a loro, sfoggiando un sorriso radioso da dietro la maschera.

“Ciao! Che bello rivederti!” urlò l’Uzumaki.

“Anche per me è bello rivedervi, ora però mettetevi a sedere che devo esporvi il programma di quest’anno!”

Sakura ripose il libro all’interno dello zaino, mentre Naruto si mise a sedere di fianco a lei sfoggiando un sorriso a trentadue denti, ignorato nuovamente. Sasuke invece si sistemò accanto al Jonin, intenzionato ad osservare attentamente la compagna.

“Come sapete, diventando Genin, da quest’anno inizierete a prendere parte ad alcune missioni per conto di Konoha. Saranno per lo più delle missive da consegnare ad altri villaggi e il rischio di incontrare dei nemici è molto basso, ma non temete, ci sarò anch’io con voi! Le missioni sono sempre diverse fra loro, alcune ci impegneranno per qualche ora, altre per qualche giorno, ma non credo sia il caso di soffermarmi su queste, ne discuteremo mano a mano che ci verranno assegnate. Quello che dovrete fare da oggi in poi, sarà allenarvi insieme nelle simulazioni di attacchi nemici e che sia chiaro… non voglio vedere mai più quello che è successo durante l’esame. Ora alzatevi e incominciamo!” ordinò perentorio.

“Senti Sakura-chan… per quanto riguarda quello che è successo… ecco io volevo…”

Ancora una volta Naruto non riuscì a finire la frase. Sakura l’aveva ignorato incamminandosi verso il centro del campo.

… Sasuke corrucciò la fronte…

“Muoviti dobe!” lo esortò senza dire altro.

Kakashi diede loro tutte le indicazioni necessarie per affrontare la prima simulazione con i ninja fantocci aumentati di potenza. Dovevano essere neutralizzati per poter liberare un ipotetico ostaggio.
Finito di spiegare, il Jonin attivò le arti magiche per ricreare lo scenario sul quale i Genin avrebbero dovuto combattere.
Era una foresta, con tanto di alberi e rocce. Al centro era stato collocato un palo con l’ostaggio legato ad esso con a guardia quattro nemici.

“Iniziate!” ordinò infine.

“Molto bene… due di noi attaccheranno i ninja e il terzo penserà a liberare l’ostaggio, che ne dite?” propose Naruto.

“No, è una trappola! Sicuramente ci sono altri nemici nascosti fra gli alberi. Quei quattro che vediamo sono solo delle esche per farci uscire allo scoperto. Dobbiamo escogitare una strategia che ci permetta di localizzare tutti i nemici e solo in quel momento potremo attaccare!” lo interruppe Sakura.

“Sakura-chan!” esclamò radioso il biondo. La rosa stava finalmente parlando con loro.

“Che proponi?” chiese concentrato Sasuke, smorzando l’entusiasmo dell’Uzumaki.

“Potremo fare in questo modo…” spiegando nei dettagli la sua strategia. Era perfetta ma la migliorò ascoltando le proposte e i suggerimenti dei suoi compagni.

Kakashi li stava osservando dalla sua posizione, notando soddisfatto la collaborazione dei ragazzi.
Sakura stava mantenendo la sua promessa, dimostrando anche il suo miglioramento nel padroneggiare il chakra, sia nei movimenti che nei lanci dei kunai, non mostrando mai nessun cenno di stanchezza.

I Genin combattevano fianco a fianco, spalleggiandosi ed aiutandosi a vicenda. L’intesa era pressoché perfetta, degna di un vero team. I ninja fantocci venivano eliminati grazie ai colpi micidiali dell’Uchiha e dell’Uzumaki mentre Sakura continuava a guardargli le spalle lanciando i pugnali con assoluta precisione. Non usava nessun colpo specifico ma era comunque straordinaria.
L’allenamento estivo le aveva giovato tantissimo.

La simulazione durò diverse ore, in quanto Kakashi continuava ad aumentare le difficoltà con l’aggiunta di nuovi ninja. Voleva vedere fino a che punto la squadra avesse la forza e la concentrazione per affrontare un duello.
Verso mezzogiorno, i tre ragazzi avevano riportato diverse ferite agli arti ed erano visibilmente esausti. Sakura non aveva mai trovato il tempo né per curare se stessa né i compagni .

“Basta così!” intervenne il Jonin avvicinandosi a loro: “… Sakura, usa le tue arti mediche, poi andate a riposare!”

La rosa ubbidì iniziando a concentrare il chakra curativo e rigenerativo dalle mani, sotto lo sguardo sorpreso dei compagni.

“Cosa sono quelle facce? Non mi direte che vi siete dimenticati che la vostra compagna è in grado di curarvi, vero?” domandò Kakashi.

“No, mi ricordo benissimo…” disse Naruto imbarazzato: “… E’ solo che non pensavo che potesse…”

“Ha l’autorizzazione per farlo!” specificò il maestro.

“Davvero? Come sono felice! Sakura-chan le mie congratulazioni e…”

La rosa, appena finito di curarli come ordinatole da Kakashi, si ritenne libera dagli allenamenti e quindi dall’obbligo di dimostrarsi unita e collaborativa con loro. Si incamminò verso l’angolo del campo destinato alla pausa, ignorando per l’ennesima volta Naruto e il suo disperato tentativo di parlarle e di chiederle scusa.

… Sasuke esplose!

“Ehi tu? Fermati!” tuonò inviperito.

Sakura continuava a camminare dandogli le spalle. Kakashi prevedeva guai, ma erano le conseguenze alla sua decisione ed era curioso di vedere come si sarebbe comportata.

“Ehi! Ti ho detto di fermarti!” le ringhiò contro dopo averla raggiunta, sbarrandole la strada con le braccia aperte.

“On no! Prevedo guai!” disse Naruto, precipitandosi verso di loro.

“A che gioco stai giocando?” le  domandò imbufalito, mentre lei continuava ad ignorarlo pensando ad un modo per superarlo.

“E’ inutile che ti guardi attorno, tanto non ti farò passare fino a quando non mi avrai dato una risposta soddisfacente!” le disse di rimando, come se le avesse letto nel pensiero.

“Teme smettila! Lasciala stare!” cercò di intervenire Naruto, mettendosi in mezzo ai due.

“Dobe, vuoi forse dirmi che non ti sei accorto di niente? Hai già provato varie volte a parlarle ma ti ha sempre ignorato, prima e dopo l’allenamento, quando invece, durante la simulazione, è stata molto ben predisposta ad interagire con entrambi! Voglio ed esigo di conoscere il motivo di questo cambiamento!” spiegandogli con rabbia la sua deduzione. L’aveva osservata attentamente ed era certo di non essersi sbagliato.

Kakashi si avvicinò alla rosa incrociandone lo sguardo:

“Sasuke ha ragione, merita una spiegazione!”

Sakura si morse il labbro inferiore spostando lo sguardo di lato. Non voleva abbassarlo, altrimenti avrebbe dimostrato di essere ancora una debole.

“Come vuoi!...” disse determinata: “… Mi deludi, credevo fossi più perspicace ma a quanto pare mi sono sbagliata!…” facendolo infuriare: “… Ascoltami bene perché lo dirò solo una volta, sarò collaborativa durante gli allenamenti e le missioni, parlerò e mi consulterò con voi come una degna compagna, ma solo in queste occasioni, per il resto vi ignorerò facendo finta che non esistiate. Chiaro adesso?” sfidandolo con lo sguardo.

“Cosa? Sakura-chan ma… ma sai che Kakashi vuole che…”

“Ho accettato questa sua decisione con la promessa che non comprometterà il team!” intervenne seriamente il Jonin.

“Ma…”
Naruto rimase senza parole, incredulo da quella rivelazione.

“E tutto questo perché ti senti ancora offesa per quello che è successo durante l’esame? Be’ lascia che ti dica una cosa… sei patetica, oltre che noiosa e insopportabile!” sputò con sdegno Sasuke.

“Come ti permetti?” ribatté con altrettanta rabbia.

“No! Sei TU quella che dovrebbe farsi per prima un esame di coscienza. TU ci hai volutamente ignorati senza nessun motivo, TU ti sei tenuta in disparte per mesi interi, TU hai deciso di integrarti alla squadra… e noi abbiamo sempre dovuto sottostare ai TUOI di voleri, proprio come adesso che dobbiamo attenerci ai TUOI capricci!” le urlò iracondo.

“Bada a come parli, non sono capricci! Non mi fido di voi… mi avete esclusa volutamente dalla squadra senza darmi l’opportunità di esservi d’aiuto solo perché mi ritenevate l’anello debole…”

“E lo sei ancora!” asserì con convinzione.

“Adesso anch’io so gestire il chakra e…”

“Ma davvero? I miei complimenti…” canzonandola per prenderla in giro: “… ma non è sufficiente! Per essere un bravo ninja occorrono altre doti e non mi sembra che tu le abbia!”

“Non conosco colpi potenti come i vostri, ma adesso, sapendo gestire il chakra potrò imparare…”

“Non parlo di tecniche di combattimento, ma di questo!”

Sasuke colpì con un pugno fulmineo sia Sakura che Naruto alla bocca dello stomaco. La rosa cadde con le ginocchia a terra portandosi le mani sull’addome.

“Ehi teme, ma cha accidenti ti è preso?” si lamentò Naruto, rimasto in piedi intento a massaggiarsi la parte colpita.

“Guarda la differenza. Vi ho colpiti entrambi con la stessa potenza, ma sei solo tu quella caduta a terra. Potrai anche aver imparato a controllare il tuo potere ma ti manca la resistenza fisica. Non puoi dipendere sempre e solo dal chakra! Il nemico ti attacca di sorpresa, proprio come ho fatto io, il tuo corpo deve essere in grado di reagire e di permetterti di contrattaccare all’istante. Cadendo a terra, metti a rischio non solo la tua vita ma anche quella dei tuoi compagni perché continui ad essere l’anello debole. Per quanto mi riguarda puoi fare quello che ti pare… ignorarmi, non mi importa ma io farò lo stesso con te... E un’ultima cosa, fino a quando sarai una debole ti escluderò dalla squadra ogni qualvolta avrò il presentimento che tu non possa riuscire nella missione, chiaro?” guardandola con astio.

“N-non p-puoi farlo!” cercò di controbattere, provata ancora dal dolore allo stomaco.

“Oh si che posso e lo farò anche a costo di colpirti io stesso per non averti fra i piedi! Sei utile solamente a curare e a nient’altro!” continuando ad attaccarla con rabbia.

“Adesso basta teme!...” intervenne determinato Naruto: “… Sakura-chan fa parte della squadra. Abbiamo sbagliato tutti e tre, questo è innegabile, ma dobbiamo guardare avanti ed accantonare le nostre divergenze. Non possiamo allenarci e combattere in sintonia se poi dopo ci ignoriamo!”

“Dillo a lei e non a me! Io mi limito a comportarmi di conseguenza!” gli rispose con la stessa determinazione.

“Sakura-chan?” la chiamò ignorando l’Uchiha: “… Ti prego, perdoniamoci a vicenda e ricominciamo tutto dall’inizio!” allungandole la mano sia come segno di pace, sia per aiutarla ad alzarsi.

Sakura voltò il capo di lato, ignorandolo completamente.

“Hai visto dobe? Continua ad ignorarti… ascolta il mio consiglio, lasciala stare!” disse allontanandosi.

“Per oggi l’allenamento è finito, ci vediamo domani!” ordinò Kakashi, rimasto in disparte fino a quel momento.

Naruto lo guardò ritirando la mano tesa verso la compagna e rassegnato, oltre che dispiaciuto, raggiunse Sasuke.

“Sakura?” sussurrò il Jonin abbassandosi accanto a lei ancora in ginocchio: “… ogni decisione presa porta a delle conseguenze, positive o negative… dimmi, sei ancora intenzionata a proseguire su questa strada? Vuoi veramente continuare ad ignorarli? Più farai passare il tempo, più il rapporto con i tuoi compagni potrebbe deteriorarsi a tal punto da non poterlo più recuperare, nemmeno quando raggiungerai il tuo obiettivo. Pensa alle mie parole, rifletti attentamente!” cercando di farle comprendere l’errore che stava commettendo.

“Si, sono decisa a continuare!” asserì con determinazione, alzandosi con fatica.

“Sbagli, ma fai come vuoi purché continui a mantenere la tua promessa! Comunque… complimenti per i tuoi miglioramenti sulla padronanza del chakra e ben tornata a Konoha!” disse prima di andarsene e lasciarla sola, assorta nei suoi pensieri.

Sasuke era stato duro, ma lo immaginava dato che non era mai stato particolarmente gentile con lei. L’aveva offesa ed umiliata ancora una volta e ancora una volta non aveva pronunciato il suo nome, nemmeno durante l’allenamento.
Era ancora più determinata ed intenzionata a comportarsi come aveva deciso per dimostrargli di essere utile ed indispensabile.
Era lui il suo obiettivo, voleva e doveva fargli cambiare opinione su di lei!

Recuperò il suo zaino, incamminandosi, ancora provata dal pugno, verso l’uscita dei cancelli.

****


 “Teme, aspetta!” lo chiamò Naruto cercando di raggiungerlo.

“Che vuoi?” domandò ancora incollerito.

“Non credi di essere stato troppo duro con lei?” chiese una volta raggiunto.

“E lei allora? Si sta comportando come una stupida! Vuole fare l’offesa a vita? Che faccia, non mi importa un bel niente!” rispose con risentimento.

“Per quanto mi riguarda, continuerò a comportarmi come sempre, voglio farle capire che potrà sempre contare sul mio aiuto sia durante che fuori gli allenamenti. Voglio veramente esserle amico!” disse convinto.

“Fa quello che ti pare, per quanto mi riguarda lei non esiste, almeno fino a quando non mi dimostrerà il contrario!”

*****


Sakura era ritornata al settore omega, ripensando alle parole di Sasuke. Continuava a giudicarla ancora una debole, nonostante fosse riuscita a padroneggiare senza problemi il chakra, accusandola di non avere una resistenza fisica adeguata per un team. Tutto sommato non poté dargli torto, solo lei era atterrata per il colpo ricevuto, mentre Naruto era rimasto in piedi, dimostrando di avere molta più resistenza fisica rispetto a lei senza dover ricorrere al chakra.
Per tutta l’estate si era allenata sul suo potere, sul gestirlo ed utilizzarlo a proprio piacimento come una vera kunoichi, convinta che la resistenza di cui necessitava dipendesse solo da quello, ma Sasuke le aveva fatto comprendere l’errore di tale convinzione.
Doveva trovare un modo per allenare il suo corpo e renderlo più resistente.

Più facile a dirsi che a farsi!

Durante gli allenamenti era impensabile non utilizzare il chakra, sarebbe stata annientata dai ninja fantocci al primo colpo.
Pensò e ripensò, fino a quando non le venne un’idea…

Verso le cinque del pomeriggio, lungo un torrente che passava nei pressi della periferia del settore omega, le risate spensierate di alcuni ragazzi spezzarono il silenzio di quel posto.

“Ma guardate un po’ chi c’è!” disse canzonatorio Alan, scorgendo la figura di Sakura.

“Avevi detto che ci saremo rivisti ed eccomi qua!” gli rispose di rimando.

“Non mi piace il tono della tua voce, come non mi è piaciuto lo sguardo di ieri! Che volevi dimostrare? Che ti senti una dura solo perché indossi il coprifronte della Foglia? Ti ricordo che con me devi abbassare lo sguardo!” le disse con cattiveria, mentre gli altri ragazzi iniziarono a sghignazzare divertiti.

Sakura continuò a fissarlo con determinazione, facendolo infuriare ancora di più.

“Come osi, mezzosangue!” scagliandosi contro di lei, iniziando a schiaffeggiarla.

“Tutto qui? Credevo fossi più forte!” cercando di provocarlo.

“Cosa? Adesso vedrai, ti picchierò fino a quando non mi implorerai di smetterla!” colpendola ripetutamente, usando anche i calci.

La rosa aveva annullato il chakra lasciando il suo corpo indifeso, ma i colpi di Alan non erano abbastanza forti come il pugno di Sasuke.
Così non andava bene…

“Sai Alan, mi stai facendo il solletico!” lo derise allegramente.

“Ah si? Forza ragazzi, aiutatemi a far abbassare la testa a questo rifiuto della società!” ordinò perentorio.

Otto ragazzi iniziarono a scagliarsi contro di lei, era la prima volta che la colpivano tutti insieme, ma li aveva provocati ed era giusto darle una bella lezione.

Sakura incassò i colpi, stringendo i denti per soffocare il dolore, lo stesso provato con il pugno dell’Uchiha. Il pestaggio che aveva intenzione di far cessare, era diventato essenziale sia per rafforzare la sua resistenza fisica, sia per esercitarsi con le arti curative. Era squallido e ne era consapevole, ma era anche l’unico modo per inseguire il raggiungimento del suo obiettivo.


 


Angolo dell’autrice:

Eccomi con un nuovo aggiornamento. Immagino che ci siate rimasti mali per la conclusione di questo capitolo, vi capisco, perché è la stessa sensazione che ho provato io stessa mentre lo scrivevo, ma partiamo con ordine…

All’inizio ci troviamo in un ambiente familiare pieno di amore. Sakura che racconta al padre di tutto che ha fatto ed imparato durante il suo “esilio”, fino a quando non vanno a dormire e dove scopriamo i pensieri del genitore. Sapevamo già che non aveva mai trovato la forza per raccontarle la verità sulle sue origini, ma dopo il divieto di parlare da parte dell’Hokage e la rivelazione sulle sue condizioni di salute, il padre ha paura di morire prima di riuscire a farlo.
Triste, lo so!

Passiamo al team 7: Sakura ha dovuto raccontare la sua decisione ai compagni. Ovvio che l’orgoglio di Sasuke prendesse il sopravvento trattandola in quel modo, ma attenzione… tutto sommato, anche se il suo tatto lascia molto a desiderare, non ha avuto tutti i torti.
Gli errori vengono commessi da tutti, ma bisogna anche trovare il modo per perdonarsi a vicenda e ricominciare tutto daccapo (proprio come ha detto Naruto). Se si prendono delle decisioni, bisogna avere il coraggio di accettarne le conseguenze (Kakashi). Non basta padroneggiare il chakra per essere accettato in un team, bisogna dimostrare altre doti (Sasuke).

L’Uchiha l’ha sempre aiutata a migliorarsi e anche questa volta lo ha fatto, ma si capirà meglio più avanti e vi do un piccolo accenno già in questo angolo autrice.

Sakura ha deciso di continuare a subire il pestaggio come forma di allenamento… molto macabro, ma sinceramente è l’unico modo che ha a disposizione, dato che non ha nessuna intenzione di chiedere aiuto ai suoi compagni, gli stessi che l’hanno abbandonata durante la prova decisiva.

Come sapete, questa ff per me è molto importante, ma mi sto accorgendo che più vado avanti più ho grosse difficoltà nel scrivere il seguito nonostante la trama sia ben delineata nella mia mente. Sarà perché siamo nella parte centrale piena di cambiamenti, sarà per il poco tempo a disposizione, sarà per tante altre cose che ancora non so, ma una cosa è certa, la finirò.

Ringrazio tutti quanti voi, che con costanza ed affetto continuate a seguirmi e a lasciarmi delle bellissime recensioni, utili e molto stimolanti per il proseguimento. Come ringraziamento vorrei rispondere ad una richiesta che spesso mi avete fatto: Alan quando la smetterà di picchiarla?
La risposta è questa: prima che Sakura compia gli anni… adesso siamo a settembre, ma … non sarà la rosa a fermarlo e a dargli una bella lezione!
Grande spoiler!
L’ho fatto con molto piacere perché mi sembra giusto e corretto contraccambiare la vostra gentilezza.

Spero che il capitolo sia stato… generalmente scrivo di “vostro gradimento”, ma sinceramente ho un po’ paura di farlo…
Per favore non mi bastonate troppo altrimenti mi butto ancora più giù di quanto non lo sia già!

Direte: allora perché hai scritto una cosa del genere?

E’ necessario per il proseguimento. Sakura deve toccare il fondo, non può continuare a tenersi tutto dentro e ad affrontare i problemi con ostilità e cosa peggiore, da sola! Ma lo capirà….

Ricordatevi sempre che per tanto drammatica possa essere, adoro il lieto fine con il trionfo del sasusaku. Abbiate fiducia in me!
Un bacione grande grande.

 

  
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