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Autore: Mikirise    16/01/2015    7 recensioni
Quando il ragazzo si era reso conto che Calypso stava entrando nel panico, non riuscendo a trovare dei buoni ricordi che la collegassero a suo padre, le prese velocemente le mani nelle sue e con un sorriso dolce le disse: "Facciamo un gioco. Lo facevo sempre con mia mamma, quando ero piccolo" strinse le mani leggermente callose della ragazza, cercando di trasmetterle un po' di calore -stava diventando quasi bravo con la storia dell'empatia- "Allora, io sceglierò un luogo, un tempo, una situazione e immaginerò come saremmo potuti essere in quel mondo. Lo potrai fare anche tu, ovviamente, scegliendo un posto, un luogo ed una situazione. Sarà un po' come dare una sbirciatina a le nostre vite nei mondi paralleli. Sarà divertente"
{Storia scritta per la challange Dei, miti ed eroi, indetta dalla community campmezzosangue}
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Leo/Calipso
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note pre-testo: Ho provato a non… essere malinconica, per questa storia, ma, Hunger Games non si presta molto bene alla risate. Per niente.

Ho dovuto… sapete quando diamo agli scrittori degli assassini? Mi sento nello stesso modo. Questa non è la storia per chi vuole lieto fine. Proprio no.

Speriamo di ritrovare il sorriso col prossimo aggiornamento. 
 
(È per questo che ho voluto scrivere subito su questo Fandom!AU, perché è gennaio, tra poco arrivano le pagelle e mamma capirà che non sto lavorando alla mia tesina quando sto al computer, e tutti dicono che l'orso va in letargo d'inverno e l'uomo diventa triste. Oh, sole, riportami la felicità!) 

Vorrei ricordare, inoltre, da dove vengono questi meravigliosi prompt/AUseggerimentszzz (oh, sì, l'ho scritto. Alla faccia di chi pensava non avessi il coraggio di farlo) cioè dalla community Campmezzosangue su LJ e la sua challange Dei, miti ed eroi . Lo dico perché se qualcuno si sa muovere su LJ, la community è piuttosto carina, con molte iniziative degne di un semidio. (*cofcof* E anche perché se qualcuno sa usare LJ, magari lo può insegnare anche a me, lo prenderei come un maestro di vita *cofcof*)
Dicevamo?
Ah, sì. Situazione triste.







 

Saremmo potuti essere

Di quando Leo superò Aladino, portando Calypso a volare in un modo tutto nuovo (senza usare Festus o far esplodere qualcosa, grazie agli dèi)

Mondo Due: Rimarrei Leo Valdez, per te





Calypso si sdraiò a terra, posando i capelli color cannella sull'erba, tenuta tiepida dal calore del sole, che spuntava sulla spiaggia, mischiandosi con la sabbia "Sembra una bella storia.”

Leo, con le gambe incrociate, la guardò, per poi annuire distrattamente "Sembra soltanto? Guarda che sono stato fantastico, mi sono spremuto le meningi fino all'ultimo per..."

"Ti fa tanto male la testa, adesso? Ti potrebbe far male pensare troppo.” chiese con un falso tono preoccupato la ragazza, invitando il ragazzo a sdraiarsi accanto a lei, con un gesto del dito, e ridendo, tanto che i suoi sottili occhi a mandorla si ridussero a due fessure, delineate dalle sue ciglia nere e Leo avrebbe tanto voluto rimanere lì e guardarla per tutta la vita ridere.

“Allora?” distolse lo sguardo, grattandosi la nuca ed arrossendo leggermente, mentre posava il suo sguardo verso l'orizzonte, coprendo il suo viso e la sua espressione alla ragazza “Continuiamo? Conosci Hunger Games?”

Oh, sì!” la ragazza spinse sui palmi delle mani, per alzarsi e sedersi, avvicinandosi al viso di Leo “Il gioco di Percy e Jason, no? Quello dei marshmallows!”

Il ragazzo inclinò la testa e aggrottò la fronte, cercando, malamente di trattenere una risata “Come?” chiese coprendosi la bocca con la mano chiusa.

Calypso abbassò le spalle, mettendo su il broncio “Qualcosa mi dice che non è quello.” borbottò, incrociando le braccia ed abbassando lo sguardo.

“Beh” sorrise Leo, passandole un braccio intorno alle spalle “Non è una storia molto felice, comunque, questa volta”



🔅🔆🔅🔆




Il Tour del Vincitore non era mai stato un tour particolarmente felice. Per nessuno.

Piper aveva il fiato corto, guardando tutte quelle persone guardarla, mentre lei era lì, in alto sul palco, con davanti quel microfono, che avrebbe tanto voluto fosse il suo scudo contro gli sguardi truci di tutti, e cercando di non guardare le famiglie, di non guardare le immagini che venivano proiettate dietro di loro ancora, e ancora, e ancora, e ancora. Come se non le fosse bastato avere una memoria perfetta.

Il momento in cui un Tributo diventa un Vincitore. Il momento in cui un Tributo diventa un Assassino. Contro la persona che è stata tua alleata. Contro un amico.

Strinse i pugni, sbatté le palpebre, guardò in alto e sperò che nessuno vedesse le lacrime che volevano uscire dai suoi occhi. Perché sarebbe stato crudele. Sarebbe stato ingiusto per quelle persone che lo avevano conosciuto davvero, per anni, non per quelle poche settimane a Capitol City e poi nell'Arena.

Piper riconobbe gli amici del suo alleato, di cui lui le aveva parlato fino alla nausea. Sua sorella Nyssa, sua madre Esperanza, suo padre Efesto, il suo miglior amico Jason, tra la folla, che la guardava assente, forse incolpandola della morte del ragazzo -avrebbe avuto tutti i torti? Non era morto, Leo, proprio a causa sua? Per lasciarla vincere?- e gli occhi della sua ragazza, Calypso, che la guardavano con quell'odio che Leo le aveva detto avrebbe provato e che sarebbe esploso, peggiore di qualsiasi ira di Jason, o di un padre, privato del secondo figlio.

Il cuore di Piper iniziò a pesare nel suo petto e, per un momento, desiderò essere morta lei, al posto di Leo. Desiderò non essersi offerta volontaria come tributo. E la tasca del suo pantalone le iniziò a bruciare la pelle, mentre sentiva vampate di calore intorno al collo, alle guance, al petto. Doveva leggere il discorso. Doveva fare il suo lavoro da Vincitore.

Gli occhi di Calypso continuavano a perforargli il corpo, come tanti pugni. Era l'unica a non piangere, delle persone care a Leo. Era incredibile il fatto che il ragazzo lo avesse già intuito sei mesi prima: Calypso non piangerà, non è quel tipo di persona, ma sarà arrabbiata. Probabilmente con me. Lei ha scommesso su di me. Le avevo detto di non farlo, chissà quanti soldi sta perdendo in questo momento, non sono mai stato un buon investimento… però, le potresti dare un messaggio? Uno da parte mia?

“Io” disse, mentre la folla la guardava, con quegli occhi vuoti e quella tristezza, che tante volte Leo le avva descritto, quando lei, al confine tra vita e morte, delirava per il dolore delle sue ferite e la sensazione di essere finita, abbandonata “Io” ripeté, deglutendo, mentre gli occhi di Calypso si assottigliavano, irritati, e quelli di Jason iniziavano ad accendersi di una strana luce. Ripetere io, non era il modo migliore per chiedere scusa ad un intero Distretto per la perdita di due loro figli, e nemmeno a dei Valdez per aver perso un tesoro come lo era Leo. Non era il modo migliore, non era il modo di fare. Piper abbassò lo sguardo e infilò la mano destra della tasca del pantalone, strinse l'oggetto tra le due mani e lo portò al petto, chiudendo gli occhi e respirando pesantemente.

Anche con gli occhi chiusi, riusciva a sentire l'indignazione di Calypso. I disperati singhiozzi di Esperanza. Il dolore negli occhi di Efesto. La colpa nel cuore di Jason. La solitudine nei gesti di Nyssa. Il fantasma di Charles, che chiedeva vendetta. Riusciva a sentire tutto. E tutto era causato dal fatto che lei fosse lì, che non fosse Leo a fare il giro dei Distretti, con quell'etichetta da Vincitore. Tutti avrebbero preferito lui. Anche Piper.

“Mentre tutti mi davano per morta, nel mio Distretto, perché Drew mi aveva avvelenato con quella stupida boccetta d'acqua, alla Cornucopia, mentre tutti correvano via, nei boschi, cercando un rifugio e degli alleati, che poi avrebbero dovuto uccidere con le loro mani, Leo ha smesso di correre e mi ha aiutato a rialzarmi. Il che è stato stupidissimo. Avrebbe dovuto lasciarmi lì, a terra, a morire. Sarei stata un avversario in più, una volta ripresa completamente. Non ero, forse, una dei Favoriti? Un suo possibile assassino?” Piper vide Afrodite, accanto al palco, scuotere la testa, come ad avvertirla di non continuare quello che aveva iniziato. Rise amaramente, stringendo ancora di più quel che aveva tra le mani contro il petto “Divertente. Perché alla fine sono stata proprio io a ucciderlo. Con queste stesse mani. Le vedete?” gli occhi iniziavano a pizzicare ancora di più, mentre lei sbatteva le palpebre e guardava su, perché nessuno vuole vedere una bella ragazza col trucco disfatto: glielo aveva insegnato Afrodite, quando era piccola “Leo era una brava persona, un alleato fantastico e il primo amico che io abbia mai avuto. L'unica persona che mi ha fatto ridere nell'Arena. Insomma, come fai a voler ridere nell'Arena? Aveva un senso dell'umorismo tutto suo, un modo di vedere il mondo fantastico ed un modo di raccontare incredibile. Io non vi ho mai visto, ma lui raccontava continuamente di sua madre e le sue enchiladas, di Jason, che non so perché collegava ad una lampadina, e di Calypso.” ora bruciava anche l'interno del naso. Voleva piangere. Sarebbe scoppiata a piangere in pochissimo tempo “Sto rubando il termine amico. Ma non saprei come altro definire Leo Valdez. Lui che, dopo tutto quello che aveva fatto per me, mi ha chiesto solo una cosa. Una sola. E per me è morto. Ha preferito morire, piuttosto che uccidermi. E mi ha lasciato questo messaggio. Voleva lasciarne uno anche per la sua famiglia e Jason ma, ha detto, che lei ne avrebbe avuto più bisogno.” Calypso, tra la folla, si dimenava, cercando di avanzare verso Piper, che non sapeva esattamente cosa doveva aspettarsi da lei.

La castana decise di aprire il foglietto che aveva tra le mani, sporco di sangue e terra, ma che era stato consegnato con un sorriso ingiusto da parte del ragazzo. Non c'era scritto poi granché, ma Piper sentì il suo petto diventare ancora più pesante e avrebbe tanto voluto cadere in ginocchio e iniziare a piangere, piangere, piangere e continuare a piangere.

Leo le aveva raccontato tutto di Calypso: È l'unico pensiero che mi spinge a voler rimanere Leo Valdez, aveva detto una volta, mentre puliva una sua ferita dal fango, perché non s'infettasse.

I Distretti, sono posti piccoli, un grande paesino, in cui i vecchi spettegolano e le mogli chiacchierano. E loro si erano conosciuti in una lezione di Meccanica Elementare e si erano trovati antipatici. Che Leo avesse avuto sbandamenti, o meglio, cotte, per quasi tutte le ragazze del Distretto Tre, comunque, non toglieva il fatto che l'unica ragazza che rimaneva nella sua vita, sempre, come una Stella Polare, un Punto Fisso, oltre a sua sorella Nyssa, era Calypso, il suo cattivo umore e la sua straordinaria bellezza.

C'era una notevole differenza tra Calypso e Leo. Lei, figlia del sindaco, ben vestita, con i suoi capelli curati e la sua apparente puzza sotto il naso. Lui, figlio di un operaio qualunque, si vestiva come un barbone, non si pettinava ed adorava lavorare tra le macchine e l'alta tecnologia che caratterizzava il loro Distretto. Lei, ricca e con una sola sorella, viziata e riverita. Lui, di famiglia media, con due fratelli e con l'istinto di un combina-guai. Lei, isolata nella sua nobile bellezza. Lui, circondato da persone -non da amici-, nel suo essere un buffone. Lei, che vedeva il suo nome comparire nella Mietitura solo tre volte. Lui, che, di nomine, ne aveva venti.

Che tra loro non si trovassero caratterialmente, era giustificato. Almeno così era per un osservatore superficiale.

Finché, pochi anni prima, i loro fratelli maggiori non furono pescati come Tributi. Zoe e Charles. Un anno buio per tutto il Distretto.

Dicono che è il dolore ad avvicinare le persone. E forse è vero, perché, quando un Leo tredicenne vide suo fratello, ucciso da un'esplosione, Calypso, che aveva visto sua sorella morire, gettata tra le rocce di un fiume, capì perfettamente cosa voleva dire perdere una persona cara. E insieme piansero. Fu un anno doloroso. Molto doloroso.

Il tentativo di lui di alleggerire le situazioni, cercando di farla ridere, di vederla ridere, o sorridere, faceva sentire ancora più triste Calypso, perché, lui era abbastanza forte per dire no al dolore. Come se lui potesse decidere quando essere triste e quando no.

Leo amava Charles, nello stesso modo in cui un fratello minore ama un fratello maggiore. E gli tolsero quel pezzo di vita e di sorriso. Leo, aveva notato Calypso, sorrideva solo da un lato, come se una parte delle sue labbra fosse sempre in lutto, sempre triste per la morte di suo fratello.

Conoscersi non solo come la Figlia del Sindaco, o il Buffone della Classe, li portò ad essere amici, scoprendosi sotto luci e prospettive che non avrebbero mai pensato.

Vedere Calypso in un'officina, sporca di olio sulla guancia e Leo pettinato, seduto su un tavolo a prendere civilmente il tè, sorprese e divertì i pettegoli del Distretto, che iniziavano a pensare a come celebrare le possibili nozze dei ragazzi, discutendo chi, trai due, avrebbe portato i pantaloni in casa.

Jason aveva messo su un bel giro di scommesse, con il quale guadagnava parecchi soldi, che condivideva con l'amico, pur tenendolo all'oscuro di quel losco affare. Chi avrebbe fatto il primo passo? Chi avrebbe detto per primo ti amo? Leo avrebbe fatto esplodere qualcosa, chiedendo la mano di Calypso? E come sarebbe stato il suo primo incontro col papà di Calypso, il Sindaco Atlante?

I goffi passi di Leo Valdez in amore portavano sempre un sorriso in tutti gli abitanti del Distretto Tre. Lui era un po' l'emblema del buon umore, dell'umorismo e del Lieto Fine.

Fu Calypso a fare la prima mossa, baciandolo mentre Leo bofonchiava qualcosa su una possibile Macchina del Tempo e la relatività dello spazio. Era stato un modo per farlo star zitto. L'unico metodo che aveva funzionato, anche se per poco tempo, visto che il ragazzo, subito dopo il bacio, aveva iniziato a balbettare battute, che mettevano in imbarazzo entrambi - “Ah” aveva detto “Mi hai dato la verginità delle tue labbra” e lei gli aveva dato uno schiaffo dietro la nuca, mentre a lui andava di traverso la saliva-.

E quel giorno Jason guadagnò, più o meno, 354 dollari.

Nessuno aveva scommesso su una prima mossa di Leo, ma alcuni pensavano che ci avrebbero messo, per stare insieme, almeno un altro anno, o, peggio, cinque lunghissimi anni, piene di brutte figure del ragazzo e frustrazioni.

Invece, all'età di quattordici anni, Leo Valdez era felice e senza nessuna frustrazione. Il suo migliore amico sempre al suo fianco, la sua ragazza pronta a sorridere, la sua famiglia che si stava stabilizzando economicamente ed emozionalmente. Certo, sentiva ancora il vuoto nella sua camera, quando andava a dormire e si aspettava d'iniziare a sentire Charles russare la notte. Certo, sentiva la mancanza di suo fratello maggiore, ma sembrava aver già pagato quella piccola fortuna che la vita gli stava donando. Sembrava che tutto sarebbe andato a finire bene.

E tutti al Distretto erano felici. Perché lui era l'esempio che, anche così, anche se dovevano stare sotto gli ordini di Capitol City, a volte, un miracolo, un lieto fine, esiste.

Leo era la loro speranza.

Fino alla Mietitura dei suoi quindici anni.

Leo aveva tirato un sospiro di sollievo, quando né il nome di Calypso, né il nome di Nyssa -che ormai aveva diciotto anni: era salva dalla Mietitura e dagli Hunger Games- fu pescato, per diventare il Tributo femminile del Distretto Tre. E quando toccò ai ragazzi, era completamente rilassato, aveva sorriso verso Jason e aveva aspettato che venisse proclamato il nome dello sventurato di quell'anno.

E non fu il nome di Leo ad essere pronunciato, ma il nome di Jason.

Jason Grace, avevano detto.

Jason Grace, avevano ripetuto. E Leo aveva visto il sorriso del suo miglior amico inclinarsi, gli occhi chiusi, a parare il colpo morale, il respiro corto, che cercava di calmare in ogni modo. Ma non fece in tempo a superare l'amico, che lui già aveva alzato la mano, senza aver veramente capito per quale motivo lo stava facendo, sapendo solo di non riuscire a sopportare un'altra perdita, come quella di suo fratello.

Mi offro volontario!” aveva detto, correndo verso il palco e spingendo indietro Jason, poco elegantemente. "Mi offro volontario come tributo!"

No” mormorò Jason.

No” singhiozzò Esperanza.

Efesto e Nyssa abbassarono la testa, scuotendola tristemente.

No!” aveva gridato Calypso, rompendo le righe delle ragazze e correndo verso lo spazio della piazza vuota, allarmando i Pacificatori, che puntarono in fretta i fucili contro di lei. Jason le fu accanto, tenendola dalle braccia e calmando quegli stupidi soldati, cagnolini di Capitol City, con quel semplice gesto.

No.” continuò lei lamentosamente, cercando di liberarsi dalla stretta di Jason “No, no, no.” ripeté, scuotendo la testa disperata ed alzò la mano e prese fiato per gridare. “Io…” iniziò, ma una mano di Jason le tappò la bocca perché non dicesse niente, perché non potesse gridare quel che aveva in mente di gridare. Voleva offrirsi come Tributo anche lei. E allora Leo avrebbe sentito di aver perso tutto.

La ragazza tirò calci e pianse lacrime nervose ed arrabbiate contro il biondo, che semplicemente chiuse gli occhi, nascondendo il suo viso dietro una mano, e accettò tutta la rabbia di Calypso e la sua tristezza.

Vedendo Leo Valdez su quel palco, presentato come Tributo, nessuno ebbe il coraggio di dire o fare niente.

Sembrava strano, ma tutta la speranza di un intero Distretto era stata strappata dai petti delle persone e l'unica immagine che riuscivano a vedere era Charles, in piedi come in piedi era Leo, che non era più tornato a casa. E, in quel momento, chi aveva voluto bene a Leo capì che neanche lui sarebbe più tornato a casa.

Sei un idiota.” aveva gridato Calypso quando le avevano persmesso di vederlo, prima che partisse “Un fottuto idiota.

Che linguaggio scurrile.” Leo le prese le mani cercando il suo sguardo “Io nemmeno sapevo che tu conoscessi le parolacce.” sorrise, come se non sapesse a che destino stesse andando incontro.

Jason aveva molte più probabilità di vincere di te. Te ne rendi conto, vero?” sbottò lei, allontanando le sue mani da quelle di lui, che arricciò le labbra.

Oh, beh, grazie”

“Sai cosa intendo

Leo sospirò, inclinò la testa e avvicinò il suo viso a quello di Calypso, per essere sicuro che i loro sguardi s'incatenassero. “Sono probabilità. Probabilmente Jason aveva più speranze di sopravvivere, ma parliamo di un ragazzo contro altri ventitré. Avrebbe avuto solo un ventiquattresimo di possibilità. E i Favoriti? Jason ha troppo buon cuore per uccidere. Se fosse tornato poi cosa… ma non c'è problema, adesso. Perché ora Jason sicuramente vivrà.”

“Anche tu hai troppo buon cuore.” borbottò lei, senza aprire le labbra “Ti prego torna a casa. Le persone scommettevano, là fuori, su chi tra voi potrà tronare a casa. Leo. Leo, io ho scommesso su di te

Leo le accarezzò le mani, muovendo i pollici, leggermente “Ehi, scampare alla morte? È uno dei miei passatempi preferiti!

Ed era vero. Ci era riuscito molto bene. Grazie alla sua furbizia e alla sua bravura nello scappare era arrivato fino alla finale a due, portandoci anche Piper, trascinata a forza, viste tutte le volte in cui lei aveva rischiato di morire. E chiunque avrebbe scommesso su Leo, nonostante la sua corporatura gracile e la completa mancanza di brutalità del suo sguardo.

Le sue battute facevano impazzire gli spettatori di Capitol City, il suo buon cuore lo faceva amare dagli altri Distretti e il Distretto Tre organizzava collette per poterlo aiutare a trovare cibo, o acqua, o calore. Leo Valdez era diventato il Tributo preferito di quell'edizione degli Hunger Games. E se non fosse stato…

Se non fosse stato per Piper…

“Se non fosse stato per te” gridò Calypso sotto il palco, agitando le mani e con un ringhio feroce su quel così nobile viso “Se non fosse stato per te, Leo sarebbe stato a casa! Tu ci hai rubato Leo. Tu lo hai ucciso!”

Piper chiuse gli occhi ed una lacrima cadde direttamente sulle sue mani “Il messaggio che mi ha lasciato dice: Raggio di Sole, non te l'ho mai detto, ma il rosso ti sta molto bene. Farò tardi. Scusa.”

“Gli hai tolto la possibilità di vivere. Magari sarebbe tornato cambiato. Ma sarebbe tornato. Avrebbe avuto la possibilità di andare avanti. E tu gliel'hai tolta!” la voce di Calypso era roca, spezzata, ma potente e Piper girò leggermente la testa, senza il coraggio di guardarla. “Tu che non hai fatto niente per sopravvivere! E ci hai rubato qualcuno che amavamo”

“Sono viva” Piper aveva ricacciato le lacrime indietro, anche se sentiva ancora tutto il suo corpo voler cadere nella tristezza più profonda, senza tornare mai più. “Sono viva perché ero amica di Leo. E Leo non avrebbe mai lasciato un amico morire. Altrimenti non sarebbe stato Leo. Se fosse tornato lui, uccidendo me, non mi avresti incolpato lo stesso di averti ucciso Leo?” si allontanò dal microfono, portando finalmente lo sguardo sulla ragazza e la vide rispondere, prima che i Pacificatori la portassero via, per essere punita a causa del suo dolore manifesto.

“Ma sarebbe stato vivo”

Piper diede le spalle alla folla ed entrò nell'enorme palazzo, quando chiusero le porte e sua madre l'accolse con le braccia aperte, per poterla abbracciare, scoppiò a piangere, singhiozzando come una bambina che ormai non era più.




 
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COMPLETATE: 2/10
  
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