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Autore: Xebfwalrk    16/01/2015    2 recensioni
In questo racconto dalle sfumature Horror viene raccontata la fuga di Antonio dalla casa degli orrori, ma come ogni storia chi sarà il sopravvissuto?
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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rmai erano due settimane che mi stressavano con quella storia della festa.
Mi avevano obbligato persino a comprare un costume. Scelsi il vampiro, per lo meno qualcosa di classico.
Alla fine arrivò la fatidica notte e Michael mi venne a prendere con l'utilitaria di sua madre.
«Buona sera» disse prendendomi in giro.
«Buona sera un corno! Forza andiamo, prima finisce meglio è per tutti.»
Partimmo sfrecciando come razzi, Michael non aveva una guida prudente.
In dieci minuti fummo dalla parte opposta del paese.
«Ehi! Non calarti troppo nella parte» mi sfotté, vedendo il pallore provocato dalla velocità assurda.
Lo mandai a quel paese, mostrandogli il dito medio.
«Hanno fatto economia sugli addobbi, sono gli stessi di sei anni fa, ti ricordi quando ancora studiavamo?»
«Non credevo che i tempi della scuola li ricordassi»
«Come potrei dimenticare quegli anni felici»
Michael mi prese sotto braccio e ci addentrammo nell'edificio. Erano anni che non entravo nella scuola del pese. Nulla era cambiato.
Alcuni giovani stavano sistemando le ultime cose.
«Ma siamo i primi!» gridai demoralizzato.
«Hai detto tu, "Prima arriviamo prima finisce"»
«Ma nemmeno i primi!»
«Ormai siamo qua, prendiamo da bere?»
«Vuoi ubriacarti alle nove di sera?»
«Un drink, puritano idiota, solo un drink!»
Mentre ci dirigevamo al tavolo con le bevande un boato improvviso irruppe nella palestra.
«Occristo!» gridai a bocca aperta «Cosa diavolo era? M'è venuto un mezzo infarto!» il cuore mi batteva all’impazzata.
«Scusate! Mi è scivolata la mano» la voce venne dagli altoparlanti. Spostai lo sguardo al palco: poco sotto, accostato a sinistra, c'era un DJ indaffarato.
«Stupido essere.» commentai caustico «Hai sentito che botto?»
«Antò, non ti crucciare. Non far uscire il tuo io interiore acido e depresso, vai contro i diritti dell'umanità!»
Guardai il mio amico a occhi stretti «E tu sei un infantile»
«Cinico!»
Michael mi mise un braccio sulle spalle. «Bevi, vampiro cinico» mi mise il bicchiere sulle labbra e lo inclinò. Succo di frutta e Vodka.
Poco a poco la musica partì: prima un po' di commerciale e poi, dopo un'ora circa, cominciarono ad abbassarsi le luci e il genere cambiò. Dal palco illuminato un ragazzo tozzo annunciò l'inizio della festa.
Iniziarono le urla registrate, seguite da note sinistre.
«Questo schifo scadente è nuovo, Michael, trovi?»
«Trovati una studentella, ci vediamo a chiusura alla macchina» Michael mi batté sulla spalla una paio di volte e corse a importunare le ragazzine ocheggianti.
Optai per un altro drink, cercando di far mente locale e ricordare il resto della gente che doveva venire. Gli ex studenti, notai, non si erano ancora fatti vivi.
I liceali si strusciavano come anaconda in calore: non si potevano vedere. Sembravano colpiti tutti da un attacco epilettico convulsivo di gruppo.
La noia stava per prendere il sopravvento quando guardai l'orologio. Era passato a malapena un quarto d'ora ed ero già al terzo drink alcolico.
Sbuffai. Ero stufo di quella pagliacciata. Non mi piacque l’anno del diploma, e neppure l’anno prima se devo dirla tutta, ma mi avevano comunque obbligato a venire a questa stramaledetta festa indetta per l’ubriachezza legalizzata e il sesso libero.
Bevvi alla goccia quel mezzo bicchiere e presi tre focaccine salate, quindi passai a bere il succo senza Vodka.
Uno zombie mi pestò un piede e uno scheletro mi tirò una gomitata nel costato.
«Fate attenzione! Subumani!»
Qualcuno mi prese per i fianchi e si strusciò laidamente contro la mia schiena. «Ma che diavolo fai!» mi voltai e fui tra le braccia di un licantropo, il suo costume era molto realistico e mi fece venire la pelle d'oca.
«Scusa, pensavo fossi un'altra persona» si giustificò sommariamente prima di andare ad abbracciare un altro vampiro. I due si baciarono, dal licantropo uscì una ragazza dalla pelle mulatta e i capelli ebano.
«Tanto vi lascerete» commentai privo di emozione.
Scorsi Michael appartarsi con un paio di ragazzette.
«Che stupido» borbottai «Ti caccerai sicuramente in qualche guaio»
Non ne potevo più di quella festa piena di ragazzini con l'ormone a mille. Sfracellai il mio mezzo bicchiere sul tavolo, bagnando la tovaglia nera e arancione scadente, e uscii da quella palestra male arredata spintonando chi si opponeva al mio passaggio, brutalmente.
All’aperto sospirai, l’aria era gradevolmente fresca per l’autunno incombente.
Fui in breve alla macchina di Michael che era parcheggiata quasi davanti all'entrata.
Ero lì, la brezza che mi scompigliava i capelli e il vestito da vampiro sempre ben stirato. Tenevo le braccia incrociate sul petto, in attesa di un segno dal celo, dalla strada o da qualsiasi parte, purché rendesse quella festa meno noiosa.
Attesi almeno trenta minuti quindi decisi di tornare a casa a piedi. «Basta, questa è una pagliacciata!» mi voltai imbronciato.
E improvvisamente ero a terra, non sentivo nulla. Le macchine erano tutte illuminate da una luce arancione.
Arrivarono le urla, qualcosa mi colpì al piede.
Con tanta fatica mi misi carponi, poi mi appoggia con la schiena alla ruota di una macchina.
L'edificio, la scuola, era in fiamme. Ragazzi travestiti correvano come sciagurati in tutte le direzioni.
Trovai la forza di mettermi in piedi. Arrivarono i pompieri e le ambulanze, portarono fuori i primi feriti: giovani zombie reali, urlanti o svenuti, ragazzine tramortite con ferite sanguinolente finte e calse a rete squarciate.
Sentii qualcuno che diceva di una bomba vicino all'entrata.
Avevo scampato la morte per un pelo, forse. Mi tirai un pizzico per sentire se ero veramente vivo o, dato il momento particolare di Halloween, fossi diventato davvero un fantasma. Il dolore mi fece storcere il naso.
Cominciai a camminare a passo malfermo; cercavo Michael, ma non lo vedevo da nessuna parte. Indeciso su come comportarmi decisi di prendere la strada di casa. Sembravo un morto vivente, zoppicavo leggermente e mi doleva il ginocchio destro. Quando voltai in una strada meno trafficata, dove sentivo nuovamente il fresco dell'autunno sulle guance e il ronzio nelle orecchie per l'esplosione, mi fermai sul muro di una casa per prendere fiato. Avevo gli occhi appannati, li strusciai con la manica del vestito. Ripresi a camminare alla meglio, svoltai in più e più isolati fino ad una strada con i lampioni spenti. Dal fondo delle vie precedenti udii le ruote di un auto sgommare. Mi voltai e vidi una macchina che si avvicinava. Un’utilitaria. Mi sporsi verso la carreggiata e alzai il pollice per fare da autostoppista.
«Michael?» domandai al finestrino semiaperto.
La portiera posteriore si aprì all'improvviso e qualcuno mi trascinò dentro.
Mani mantenevano ferme gambe e braccia mentre mi veniva infilato un sacco in testa. Cercai di urlare, ma ricevetti un pugno nello stomaco come ammonimento.
Il terrore mi pervase: mi stavano rapendo ed ero appena scampato alla morte!
Cercai di dimenarmi ma mi colpirono ancora, qualcuno si avvicinò al mio orecchio, non capii chi fosse «Stai fermo o ti ammazzo»
La sua voce era bassa e minacciosa, rimasi tranquillo.
Non riuscii a calcolare il tempo di viaggio, ma ad un certo punto la macchina si fermò. Mi sollevarono di peso.
Cercai di fuggire, dimenandomi come un pesce, scalciando come un cavallo, ma mi colpirono ancora.
Mi sballottarono e infine mi buttarono a terra.
Caddi di pancia e il dolore fu immediato. Ero legato adesso, sentivo qualcosa che mi teneva ferme le braccia e le gambe. Poi mi tapparono gli occhi e la bocca: cercai di non aprirla ma alla fine cedetti. Ricevetti un'ultima pugno in dono e fui solo, tramortito e legato.
Lentamente calò la benda, la polvere vorticava in una lama di luce di luna che entrava dalla finestra. Per il resto, non vedevo nulla.
 
 
 
Questa storia partecipa al concorso a turni Escape From The House indetto da Raleeshahn e Gnrlove
 
Questa è un’opera di fantasia.
Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio.
Qualunque somiglianza con luoghi, fatti o persone reali, viventi o defunte, è del tutto casuale.
 
   
 
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