Sono
in
ufficio da Armando, alla New Tech. Sono letteralmente scappata
dall’Ecomoda.
Noi avremmo dovuto comunque vederci per pranzo, ma dopo la mia lite con
Camila
non sono riuscita a stare un minuto in più lì
dentro.
“Mia sorella
deve essere davvero impazzita!” mi dice mio marito.
“Non posso credere che ti
abbia detto quelle parole!” aggiunge.
“Ti prego di
credermi Armando, non me le sono inventate” gli dico.
“Cosa le
passa per la testa? E poi come si è permessa?” mi
dice lui.
“Lei crede
che io sia una morta dentro. Che non ami il brivido. Che sono ancora
sposata
con te perché mi sento brutta dentro e penso che nessun uomo
a parte te, possa
trovarmi affascinante. E ha aggiunto che piuttosto che accettare di
essere io
che mi freno, perché sono insicura e ho paura che nessuno mi
voglia, fingo di
amarti e di portare avanti la sceneggiata del nostro
matrimonio!” gli dico.
“Non so se riuscirò mai a perdonarla per queste
parole” aggiungo asciugandomi
una lacrima.
“Betty, non
tormentarti” mi dice Armando “questa volta mi
sentirà! Evidentemente non sono
bastate tutte le discussioni che abbiamo avuto finora. Non so cosa le
stia
succedendo ma è evidente che sia un’altra! Anche
se è mia sorella, non posso
credere che sia cambiata così senza un motivo!”
“Non lo so
mostro!” gli dico io. “Non sono riuscita a stare
per più di dieci minuti nello
stesso edificio con lei. Non credevo che pensasse questo di me e si
mostrasse
mia amica invece!”
Armando
viene verso di me e mi abbraccia. Io mi sciolgo in lacrime.
Non so
neanche perché sto piangendo. Forse perché
l’attacco di Camila era del tutto
inaspettato. Stavo solo cercando di convincerla a dare una
possibilità alla sua
famiglia. A non rovinare tutto. Lei mi ha detto che per fortuna non
tutte le
donne sono come me.
“Mi ha detto
che per fortuna non tutte le donne sono come me. Per fortuna esistono
donne
vive!” dico a lui.
“Basta
Betty, non tormentarti più” mi dice mio marito.
“E’ palese che abbia voluto
ferirti.”
“Solo Daniele
Valencia mi ha rivolto parole altrettanto terribili nella mia vita. Mi
sono
sentita una bugiarda. Come se tutto quello che ho vissuto finora non
fosse che
una menzogna!” gli dico. SO bene che solo a sentire nominare
Daniele Valencia,
Armando si altera. Ma spero capisca quello che voglio dire.
Sento che si
inquieta. “Betty” mi chiede
“Perché hai pensato che la tua vita fosse tutta
una
bugia? Lo sai che non lo è. La tua vita è la mia
vita. E tu sai che io ti amo
sinceramente.”
“Lo so” gli
rispondo. “Ma tu non sai cosa si prova a sentirsi dire quelle
cose, dopo che
per venticinque anni della tua vita ti sei sentita una donna brutta,
con l’idea
di non meritare quello che hanno tutte le donne, per il solo fato di
essere
brutte, anche se lo desideri con tutta te stessa. Mi ha fatto sentire
come se
io per tutto questo tempo sia stata una bugiarda che si è
appropriata della
vita di un’altra. Mi ha fatto sentire come quando tu hai
pestato Nicolas e
Marcela Valencia è entrata nel mio studio e mi ha detto che
io, una semplice
comune mortale e segretaria, non mi dovevo permettere mai e poi mai di
schiaffeggiare Armando Mendoza! Anche se tu lo meritavi”
dico.
Armando mi
asciuga le lacrime con i pollici e poi mi stringe forte a se.
“Secondo me”
mi dice “dobbiamo riportare questa storia nei giusti binari.
Tu non sei una
bugiarda. Non sei una donna morta dentro. Al contrario. Sei viva e
bellissima.
E’ mia sorella che è completamente fuori di testa.
A meno che tu non pensi che
sia vero che ti stai accontentando di me per paura e io non voglio
credere che
sia così, voglio pensare che tu sia follemente innamorata di
me…”
“Lo sai che
sono follemente innamorata di te … per davvero” lo
interrompo io.
“Appunto”
continua lui “proprio per questo penso che tu possa
tranquillamente andare
avanti per la tua strada. Con me. Non permettere a quella sciroccata di
Camila
di far passare la tua vita come una bugia. Tutto quello che abbiamo ce
lo siamo
guadagnato a lacrime e sangue. Lo sappiamo bene, noi” mi
dice.
“Hai
ragione” gli dico. Lo bacio sul mento. “Grazie.
Sapevo che parlare con te mi
avrebbe fatto bene.”
“Mi dispiace
Betty” mi dice lui.
“E perché?”
gli chiedo.
“Se non
fossi andato via dall’Ecomoda…” inizia.
“Non voglio
più sentire queste sciocchezze. Quello che combina tua
sorella non è né mia, né
tua responsabilità. E’ abbastanza grande da
prendersi la responsabilità delle
sua azioni” gli dico io.
Lui mi bacia
dolcemente sulle labbra. Non posso fare a meno di pensare che lo amo
tantissimo. A dispetto di quello che dice mia cognata, io sto con lui
perché lo
amo.
“Mario mi ha
detto che Sandra è incinta, che gran casino!”mi
dice Armando.
“Tua sorella
non intende lasciarlo. Dice che non vuole rinunciare alla sua ritrovata
libertà
e felicità. Lui cosa vuole fare?”
“Non lo sa.
Non ha deciso niente. Mi ha detto solo che Sandra esce con un tizio,
Adam, che
poteva essere lui il padre, ma che non lo è. La cosa lo
infastidisce e … punto,
non sa che fare!”
“Non ho
voglia di pensare a loro in questo momento” gli chiedo.
Armando va
verso la scrivania e prende la sua giacca.
“Cosa ne
dici se ci prendiamo il pomeriggio libero?” mi chiede.
“Tu hai da fare in
ufficio? Io niente di urgente!”
“Nemmeno io.
Oggi non tornerei in Ecomoda nemmeno se mi costringessero! Possiamo
aspettare
che i bambini escano da scuola e fare qualcosa tutti
assieme!”
“Mi sembra
un’ ottima idea…! Abbiamo anche il tempo per stare
da soli!” mi dice lui
sorridendo sornione. Dio quanto lo amo!
***
Due
giorni dopo…
Siamo
a casa
nostra. Io, Alberto, Roberto e Dodo siamo accomodati sul mio divano per
vedere
la partita della nostra squadra del cuore.
La
situazione è davvero assurda. Guardo Betty che sta
sistemando sul tavolino
davanti il divano patatine e bibite. Da due giorni la amo ancora di
più di
prima. Percepire che la sua fragilità non sia affatto
scomparsa, nonostante
tutti i passi in avanti che abbiamo fatto, mi ha spezzato il cuore. E
allo
stesso tempo mi ha fatto sentire vivo! Ora la guardo e so che dietro
questa
donna apparentemente sicura di se, ce n’è una, che
è quella di cui io mi sono
innamorato tanti anni fa, che è vero ho ferito, che è ancora in
cerca di cose vere,
autentiche, pure, che mi fa essere un uomo migliore. Ringrazio il cielo
che sia
così. Anche se per farla tornare in superficie, quella
stupida di mia sorella,
le ha detto delle cose terribili.
Mia figlia
Aurora arriva gattonando alla velocità della luce verso il
tavolino. La prendo
in braccio e la bacio.
“Dove vai,
cucciolotta?” le chiedo.
Lei mi
risponde con un sorriso e dice
“Pa…pà!”
Arriva la
mia primogenita. “Scusate, mi è scappata da sotto
gli occhi. È terribile questa
qui. So già che me ne farà vedere di tutti i
colori.”
Betty
sorride e mi guarda.
“Vieni qui”
dice Alberto prendendomela dalle braccia. “Vieni dal tuo zio
preferito” e la
solleva facendola giocare e ridere.
Guardo la
mia strampalata famiglia. Dunque, noi Mendoza, io, Betty e i nostri
figli, non
c’è dubbio che siamo assieme, poi ospitiamo mio
nipote Dodo e adesso anche Alberto!
Abbiamo fatto bene anni fa a compare anche l’appartamento
davanti il nostro e
farlo diventare una unica sola grande casa! Così
c’è posto per Gina, la nostra
governante che al bisogno rimane qui e ora anche per lui. Mia sorella
l’ha
cacciato di casa. Non
era andato via.
Voleva provare a recuperare la sua famiglia, ma sua moglie non
è stata dello
stesso avviso. Così, la mia casa non è
più la mia casa. È un circo.
Betty
interviene, prende Aurora dalle braccia di mio cognato, o ex cognato
non so,
poi chiama Camila e con loro se ne va nella nostra camera. Prima
però ci guarda
e ci dice “Buona partita ragazzi, però niente
urla, niente briciole e niente di
rotto ok???”
“Ma ziaaaaa”
dice Dodo “per chi ci hai preso! Saremo
compostissimi!” le risponde.
Sono certo
che faremo una terribile baraonda!
“Armando” mi
dice Alberto sottovoce per non farsi sentire dai piccoli “hai
una moglie
favolosa. Spero che tu te ne renda conto!”
“Lo so” gli
rispondo. Lo so che è davvero così.
“Se…”
continua Alberto.
“Si, so
anche questo, se solo l’avessi incontrata prima di me, non te
la saresti
lasciato scappare. Me lo dite tutti” aggiungo un
po’ infastidito.
“No” mi dice
Alberto ridendo. “Volevo dire … Se solo tua
sorella avesse la stessa dedizione
alla famiglia che ha Betty!! Per tanti anni è stato
così! Cosa le sta
succedendo?” chiede Alberto, un po’ a me, un
po’ a se stesso.
Magari
avessi una risposta!
***
“Cosa
hai
detto?” mi chiede Betty.
Siamo nel
nostro letto. La partita è finita. Tutti dormono, tranne
Alberto forse. Che
però è dall’altro lato della casa.
“Ho detto:
cosa ne dici se avessimo un altro figlio??” ripeto.
“Ho sentito
benissimo” ribatte lei.
Capisco che
è sconvolta dalla mia richiesta. L’ho presa in
contropiede.
“Perché no?”
le dico. “Pensaci. Stiamo bene insieme. Ci amiamo. Abbiamo
una famiglia
meravigliosa. Abbiamo già tre figli, che differenza
può fare averne un altro??”
aggiungo. Ok, la differenza la conosco anche io! Però
intanto…
Betty mi
guarda con intenzione.
“Vorrei
capire” mi dice “da dove nasce questa richiesta? E
lo so già che stiamo bene
assieme e abbiamo una bella famiglia!”
“Ti guardavo
in salotto e pensavo che mi piacerebbe avere un altro figlio da te.
Possibilmente maschio così pareggiamo le cose!” le
dico.
“Possibilmente
maschio??” mi dice Betty “e se invece nascesse
un’altra femmina cosa
succederebbe? Dovremmo fare altri due figli possibilmente maschi per
pareggiare
le cose?”
“NOOO
mostro! Se fosse femmina … direi solo povero Roberto
… tre contro uno! Ma sarei
felice lo stesso!”
“Armando sei
serio?” mi chiede Betty. “La tua richiesta non
dipende in alcun modo dal fatto
che ti ho detto che Camila pensa che io stia con te per paura di non
trovare
nessun’altro?”
Mia moglie è
terribile.
“Sgomberiamo
il campo da dubbi” le dico io tranquillo. “Mi ha
infastidito quello che ti ha
detto Camila. Tantissimo. A me, così sembra che tu stia con
me per pietà. Cioè
che tu mi stia facendo un favore ad essere qui e non da qualche altra
parte.
Come ti ho già detto due giorni fa, spero, ma ne sono anche
convinto che noi
stiamo insieme solo perché ci amiamo. Se mia sorella non ama
più Alberto, non
significa che tu non devi più amare me, no? Non capisco
perché un problema suo,
deve essere un problema nostro. Io ti amo. Tu mi ami. Me lo hai detto
tante
volte e dimostrato tante volte. Mi piacerebbe avere un altro figlio.
Tutto qui.
Se tu non vuoi … va bene lo stesso” concludo.
La vedo
sorridere. Si rifugia nelle mie braccia.
“Sono
perplessa” mi dice. “Ma solo perché
Aurora è molto piccola. E io non ho più le
energie e la forza fisica di una volta. Abbiamo già tre
figli da seguire … e
noi … e l’azienda!”
“Lo so” le
dico.
“Facciamo
così” dice. “Lasciamo fare alla natura.
Che te ne pare? Sarebbe la prima volta
che programmiamo di avere un figlio. Smettiamo di prendere precauzioni.
Se
rimango incinta, sarà successo e ne saremo tutti felici. Se
non succede,
evidentemente non dovevamo avere un altro figlio. Va bene? Che te ne
pare?” mi
chiede.
“Me ne pare
che ti amo tanto, dottoressa mostro!” le dico stringendola
ancora di più e
baciandola con passione. Adoro sentire il momento in cui si abbandona
tra le
mie braccia, solo allora mi sento il re della terra.
***
E’
mattina. Siamo
già tutti attivi. Gina è già arrivata.
Non saprei come fare senza di lei. Per
fortuna mia mamma ha accettato di buon grado la sua presenza ed adesso
viene a
casa nostra solo per stare con i suoi nipoti. Con tutta la gente che
stiamo
ospitando, la mia privacy è praticamente inesistente,
però in qualche modo è
anche bello.
Mentre
sorseggio il caffè penso alla richiesta di Armando che sta
entrando in sala da
pranzo dove è tutto apparecchiato per la colazione. Vorrebbe
avere un altro
figlio. La verità è che anche io lo vorrei. Mi
piacerebbe tantissimo. Però non
mi piace programmare! Tuttavia sarebbe bellissimo avere un altro
cucciolo
Mendoza per casa. Un maschietto come vuole lui.
Che sarebbe vicino d’età con Aurora e
che una volta cresciuto potrebbe
dare man forte a Roberto. Mi piacerebbe chiamarlo Armando. Lui ha
scelto
Aurora, il mio nome, io sceglierei il suo. Troppi Armando in famiglia.
Potremmo
chiamarlo Junior! ‘Calma Betty, calma. Neanche esiste e lo
hai già fatto andare
all’università!’ dico a me stessa.
Dalla
reception chiamano per avvisarci che stanno salendo Camila, Isa e Juan.
Vedo Alberto
agitarsi. Armando gli dice di stare calmo.
“Che bello”
dice Camila sprezzante “la famiglia perfetta. Tutti insieme
attorno a un tavolo
per la colazione!”
“Perché non
stai zitta?” le chiede Armando. “Nessuno ti
costringe a stare qui se ti da
fastidio quello che siamo. Puoi andare via anche subito!”
Lei pare
ammorbidirsi. “Sono venuta qui per chiedere ad Alberto di
portare i ragazzi a
scuola e per parlare con Betty.”
Io, ho Aurora in braccio. Le sto dando il latte. Stringo la mia bambina
forte a me.
“Io non ho
niente da dirti” le dico. In questi due giorni in azienda
sono stata felice di
ignorarla.
“Ma io devo
parlarti!” dice lei.
“Anche io
devo parlare con te, Camila” sibila furente Armando.
“E così sei
subito corsa dal tuo difensore?Per una semplice cosa che ti ho
detto?” chiede lei.
“Cosa
succede??” domanda Alberto.
“Niente” gli
rispondo io. “Per favore, se ti è possibile, puoi
portare tu i ragazzi a scuola?”
gli chiedo.
“Dopo
ti
racconterò tutto” gli dico facendo infuriare
Camila.
“Santa Betty
protettrice della famiglia!” dice ostica Camila.
“Camila”
interviene Alberto “so che da qualche parte dentro di te
c’è un’altra te e non
so cosa è successo per farti cambiare così tanto,
ma sappi una cosa, se avessi
saputo che questa è la vera te, non ti avrei mai sposata,
né ti avrei scelta
come madre dei miei figli!”. Detto questo va via, si rivolge
ai ragazzi ed esce
con loro per portarli a scuola e poi andare al lavoro.
Vedo che
Dodo rivolge a sua madre uno sguardo carico di odio.
Consegno
Aurora a Gina, che si allontana con molta discrezione per farci parlare.
“Camila”
inizia Armando “non ti permettere mai più di dire
a Betty tutto quello che le
hai detto, e non ti permettere mai più non di dire, nemmeno
di ipotizzare che
la nostra famiglia, la mia famiglia si fonda su una bugia, hai
capito??”
Armando è
davvero furioso. “Non avrei mai e poi mai pensato che avrei
dovuto difendere la
mia famiglia da te, ma se è così sappi che lo
farò senza alcun problema. Non
puoi andare da Betty e farla sentire in colpa perché
è leale con la sua
famiglia, ed è ancora innamorata di suo marito che poi sarei
io, tuo fratello,
tra l’altro. Che hai in quella testa?”
Camila molto
turbata. “Mi rendo conto di avere
esagerato” mi dice. “Sono venuta per scusarmi
infatti, per le parole che ti ho
rivolto. Scusami”
“Delle tue
scuse non me ne faccio niente. Mi hai offeso e ferito, e io non lo
meritavo.
Sono sempre stata tua amica” le dico.
“Forse” dice
lei “se tutti smetteste di attaccarmi, di dirmi che sto
sbagliando, se qualcuno
si mettesse dalla mia parte, le cose sarebbero diverse. Invece, tu che
sei mio
fratello, ti schieri con mio marito!” lo accusa lei.
“Io non mi
schiero con nessuno” controbatte Armando. “In
questa storia, ti ricordo, tu ti
sei buttata a capofitto in una relazione clandestina con il mio
migliore amico
che era a sua volta quasi impegnato con un’altra. Hai tradito
tuo marito e io
mi sono ritrovato ad dover ospitare tuo figlio, il quale è
davvero furioso con
te.”
“Mi dispiace
se mio figlio ti è inopportuno … lo
convincerò a tornare a casa” gli dice
Camila.
“Non dire
scemenze Camila. Dodo non è affatto inopportuno.
È un ragazzo straordinario. La
porta di casa mia è sempre aperta per lui, per Isa, per
Juan. Sono i miei
nipoti. Ti sto solo dicendo che IO devo mettere una pezza al rapporto
che c’è
tra TE e TUO FIGLIO. Ti odia Camila. Come ti ho già detto
gli hai rovinato la
vita.”
“Non riesco
a credere che questa donna” dice Camila indicandomi
“ti abbia cambiato fino a
questo punto! Armando Mendoza che da lezioni di fedeltà
coniugale non si può
sentire. Hai dimenticato tutto quello che sei stato capace di
combinare?”
Si rivolge a
me.
“E tu Betty?
La Santa Betty … Non hai forse baciato Daniele Valencia,
quasi rovinando il tuo
matrimonio. Avresti
dovuto farlo. Almeno
adesso staresti con l’uomo che vuoi davvero!”
“Io sto con l’uomo
con cui voglio stare! Mio marito e ti pregherei di non intrometterti
più nella
mia vita privata” le dico.
“E tu non
intrometterti più nella mia. Da oggi parleremo solo di
lavoro!” mi dice. Prende
la sua borsa e va via.
Quando
restiamo solo io e Armando, lui mi stringe forte tra le sue braccia. Io
ricambio il suo abbraccio. Se potessi vorrei trascorrere tutta la
giornata
così.
“C’è
chiaramente qualcosa che non va in Camila” dico io
“e dovremmo scoprire cosa!
Non si è mai comportata così!”
“Le persone
cambiano Mostro” mi dice lui. Te l’ho
già detto. È una che si stufa subito. Secondo me
è riuscita
a restare sposata con Alberto per tutto questo tempo perché
sapeva che nostri
genitori disapprovavano.”
“Non lo so
Armando. Non mi sembra possibile che tua
sorella, improvvisamente possa passare dall’essere innamorata
di Alberto ad
odiarlo. In due mesi. Dobbiamo essere discreti, ma dobbiamo
capire se c'è qualcosa sotto a parte la storia della
ritrovata libertà.”
“Ti ripeto
che secondo me non c’è niente sotto. È
proprio lei fatta così! Non so da chi
abbia preso!” mi dice lui.
“Il
carattere folle intendi? Avrei qualche idea al riguardo” gli
dico
sorridendogli.
“Mostro,
purtroppo devo andare a lavorare, altrimenti ti avrei fatto vedere
quanto io
sia suscettibile!” mi dice baciandomi.
Di solito lo
lascio andare velocemente. Ma questa mattina ho voglia di baciarlo.
Sarà stata
Camila penso a provocarmi. Lui pare apprezzare il mio atteggiamento.
Però poi
ad un certo punto smette e mi dice “Devo andare al lavoro
Betty … ci vediamo
dopo!”
Lo guardo
uscire. Obiettivamente Armando è quel tipo d’uomo
che invecchiando migliora. Di
certo non è vecchio, ma il suo fascino aumenta sempre di
più, ed io, sono la
donna più fortunata del mondo ad essere al suo fianco. Non
so se senza di lui
avrei avuto il coraggio o la forza per essere davvero me stessa.
L’unica cosa
che so è che non sto con lui per paura che
nessun’altro mi voglia. Sto con lui
perché IO voglio lui e solo lui. E forse avremo un altro
bambino. Con questa
consapevolezza vado a prepararmi per andare al lavoro anche io.