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Autore: BrokenArrows    16/01/2015    1 recensioni
Immaginate due sorelle a Mystic Falls, ignare di cosa le aspetta. Cosa riserverà loro il futuro? Intrighi, lotte, amori e speranze... I due Salvatore tornano in città, sconvolgendo le loro vite.
Nuove storie e sentimenti a Mystic Falls.
Fanfic scritta a 4 mani.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note delle Autrici: Godetevi la lettura di questo 35esimo capitolo, è il penultimo di The of an ordinary life! L’ultimo, verrà pubblicato il 21 Gennaio.
Broken Arrows


 
 
 
Quel pomeriggio Jacqueline aveva il turno pomeridiano al Mystic Grill. Sebbene dovesse studiare un macello per gli esami finali di matematica che sarebbero stati di lì a poco, non si sentiva affatto agitata o in tensione. Stare a contatto con la gente la rilassava, anche. Forse perché l'aiutava a dimenticare ciò che era realmente.
Si era fermata ad osservare una coppietta di anziani signori che bevevano insieme ad un tavolo e pensò tristemente che quello non sarebbe mai potuto essere il suo futuro.
Ma poi la sua attenzione fu attirata dalla porta d'ingresso che si apriva. Un volto a lei noto si avviò verso il bancone, dove stava sistemando degli scontrini.
-Buon pomeriggio, Jacqueline- la salutò cortesemente, sedendosi su uno degli alti sgabelli.
Lei ricambiò il sorriso e lo salutò a sua volta con un cenno del capo -Elijah! Prendi qualcosa da bere?-
-Un caffè, grazie-
Jacqueline non riuscì a trattenere un'espressione di puro stupore.
-Ho detto qualcosa di divertente?- chiese lui, un po' a disagio.
-No, no, anzi! È solo che non avevo mai conosciuto un vampiro che non bevesse superalcolici in qualsiasi momento della giornata-
Elijah parve divertito da quell'affermazione -Lo prenderò come un complimento, allora. Non ci sono i tuoi amici a tenerti compagnia oggi?-
-No- rispose mentre versava il caffè in una tazzina -Sono tutti a casa a preparare la cena. Abbiamo ospiti- spiegò, appoggiandosi al bancone con i gomiti.
-Oh... Ci sarà anche mio fratello, immagino-
Per qualche strana ragione le parve che il suo tono fosse diventato estremamente triste. Forse rimanere da solo con Klaus in una casa grande come la loro tutto il giorno non era il massimo, e così parlò senza pensarci due volte -In realtà lui non c'è e se vuoi puoi unirti a noi per la cena!-
-Non mi sembra affatto il caso, Jacqueline- disse respingendo l'offerta cortesemente.
-Figurati! Non c'è nessuna regola che vieti di portare qualcuno-
-In tal caso, sarebbe un onore partecipare alla serata-
-Ed è un onore anche per me ospitarti-
Proprio in quel momento le squillò il cellulare. Era Damon -Ehi, Jacque. Ti serve un passaggio per tornare a casa?-
-Ehm, no grazie- rispose guardando Elijah, che annuì col capo -Mi arrangio a tornare oggi. Ci vediamo tra un po'-
-La mia auto è parcheggiata proprio qui fuori- l'avvisò Elijah.
-Perfetto!- esclamò contenta -Tra dieci minuti sarà finito il mio turno e potremo andare-
 
Anche se il viaggio per casa sua era breve, Jacqueline si sentì un po' a disagio nel percorrerlo insieme a Elijah.
-Hai cambiato taglio di capelli?- domandò, spezzando il ghiaccio.
-Qualcuno mi aveva fatto notare che non era più di moda-
-Oh, beh... Trovo che ti stia molto bene-
-Jacqueline- iniziò lui, senza preoccuparsi di ringraziare -C'è forse un secondo fine a questo tuo invito?-
Lei rimase spiazzata -Certo che no! Vedilo come un ringraziamento per averci salvato-
Finalmente, dopo un paio di minuti, arrivarono nel grande viale illuminato e parcheggiarono proprio davanti all'ingresso. Varcarono la soglia e subito sentirono il vociare provenire dalla sala da pranzo.
-Hey, ciao- salutò tutti, entrando nella stanza.
-Ciao, tesoro- le rispose sua madre -Com'è andata a lavorare?-
-Bene, bene... Ho invitato un amico a cena, mamma- la informò, come se le stesse chiedendo il permesso.
-Va bene, Jacque! Abbiamo preparato così tante cose da mangiare...-
-Chi hai invitato?- le chiese Alexandra, non sapendo proprio chi potesse essere.
In quel momento, come se l'avesse chiamato, Elijah entrò nella stanza -Buonasera a tutti-
I presenti si scambiarono delle occhiate perplesse e Jacqueline si prestò a dare spiegazioni -L'ho invitato per ringraziarlo di averci... ehm, aiutati-
-Come sei premurosa, tesoro. Io sono Arleene, la madre di Alexandra e Jacqueline. Piacere- disse, stringendogli la mano.
-Il piacere è tutto mio, signora. E grazie ancora per l'ospitalità-
Era palese che Arleene era rimasta stregata dai modi di fare di Elijah, così composti ed eleganti -Figurati...-
Damon affiancò la propria ragazza -Che stai facendo? Porti a casa un uomo in presenza del tuo?- le domandò sussurrandole ad un orecchio.
-Lo faccio solo per fargli capire che gli sono grata- gli disse di rimando -Dovresti essermi grata-
Stavano sussurrando per non farsi sentire, ma l'unica che non poteva farlo era Arleene, così decisero di darci un taglio.
-Bene!- esclamò Stefan, battendo le mani per attirare l'attenzione su di sè -Mangiamo?-
 
Un'ora dopo avevano tutti finito di cenare e Jacqueline si alzò, prendendo alcuni dei piatti -Vado a portarli in cucina-
-Lascia che ti aiuti- si offrì Elijah, molto galantemente. E la seguì in cucina, inchiodato dallo sguardo di Damon.
Alexandra si sporse verso Stefan -Che cavolo sta succedendo?-
Per tutta risposta inarcò le sopracciglia e finì in un sorso il suo Porto.
-Ragazzi- iniziò Arleene, alzandosi dalla sedia -Noi andiamo di sopra. E mi raccomando... Sparecchiate tutto- disse, indicando il tavolo imbandito.
-Agli ordini, capitano!- esclamò Alexandra, dirigendosi anche lei verso la cucina, curiosa di ciò che stavano combinando quei due.
Quando aprì la porta li trovò in silenzio, mentre riempivano dei calici con del sangue.
-Ma...?- esordì la bionda, non aspettandosi una scena del genere.
Jacqueline si girò con un bicchiere mezzo pieno -Avevamo pensato di finire la cena in bellezza-
-Ne abbiamo preparato anche uno adatto ai gusti di Stefan- disse Elijah, indicando un calice appoggiato sull'isola della cucina.
Alexandra era senza parole -Wow... Grazie!
-Ma guardatevi un po'- intervenne la voce sarcastica di Damon -Sembrate proprio una coppia di sposini che inaugurano la loro casa nuova!-
Jacqueline lo trafisse con lo sguardo -Non sei simpatico, Damon-
-Hey, hey, ragazzi- s'intromise Stefan, prendendo il suo bicchiere -Che ne dite di andare fuori all'aria fresca? Credo che stasera ne servirà un bel po' per calmare mio fratello- borbottò tra sè e sè, imboccando la via per la veranda.
Jacqueline lo guardò mentre s'incamminava -Quanto vino ha bevuto?- domandò riferendosi a Damon.
-Oh, giusto un po'- rispose Stefan, indicando due bottiglie vuote appoggiate sul tavolo.
Jacqueline alzò gli occhi al cielo, seguendo il ragazzo a passo spedito.
-Cosa dici, ne vedremo delle belle stasera?- domandò Alexandra al suo ragazzo, tendendo la mano in segno di scommessa.
-Mah, perché no?- accettò, stringendogliela saldamente.
Elijah li guardò, ridendo sotto i baffi e seguendoli per il salotto e quindi sotto la veranda, dove
Jacqueline e Damon erano seduti sorseggiando il sangue dai calici che avevano preparato.
L'originale prese posto di fianco alla mora, lasciando Stefan e Alexa sul divanetto.
-Ohh, è pure A positivo, il mio preferito! Chi devo ringraziare?- chiese quest'ultima, non sapendo se guardare Elijah o Jacqueline.
-Lui- rispose la sorella, sorridendogli.
-Grazie Mikaelson, sei stato troppo gentile ad intrometterti a questa bellissima cena di famiglia- commentò sarcastico Damon, sorridendo.
-Uhh, cominciano- sussurrò Alexa a Stefan.
-Come al solito esagera sempre. Lascialo perdere, ha bevuto più del dovuto e non sa quello che dice- imbarazzata Jacqueline cercò di giustificarlo.
-Non saprò quello che dico, ma almeno so quello che faccio... e portare un Originale a casa non è mai una buona idea-
-Stai cominciando a farmi innervosire. Ti prego di smetterla o di tornare a casa, se non sei in vena di restare con altre persone- la ragazza usò un tono pacato.
-Forse lo farò. Per evitare di uccidere o, peggio, squartare qualcuno. Come il nostro amico Elijah sa ben fare, no?- disse, alzandosi dalla sedia e tornando dentro casa.
-Non avevo mai visto Damon così... geloso- osservò la sorella minore, rivolgendosi a Stefan.
Fece spallucce -Evidentemente tiene a lei più di quanto non pensi-
-Evidentemente è un idiota!- esclamò Jacqueline di rimando, assicurandosi che il diretto interessato potesse sentirla.
-Forse è davvero il caso che tolga il disturbo- s'intromise Elijah, consapevole di essere lui la causa dell'ira di Damon.
-No!- gridarono all'unisono Alexandra e Stefan, troppo curiosi di sapere come sarebbe andata a finire, attirandosi gli sguardi confusi dei due.
-Cioè...- si schiarì la voce la bionda -Non sarebbe carino da parte nostra, ehm... lasciarti andare via-
-Ti rendi conto che detta così sembra una minaccia, vero?- la riprese Jacqueline, suscitando una risata in Stefan -Che diavolo hai stasera? Sembri un'altra persona-
-Sono solo contento che mio fratello abbia qualcosa di cui preoccuparsi ogni tanto-
La mora alzò gli occhi al cielo, sbuffando -Un idiota non era abbastanza...-
Intanto sentirono un tonfo sordo provenire da dentro la casa. Si alzarono tutti, preoccupati di quello che poteva essere.
-Damon?- chiamò Jacqueline, dal salone. E non udendo nessuna risposta, si affacciò alla porta che dava sul corridoio delle scale, dando le spalle agli altri che erano rimasti al centro della stanza.
Un rumore di vetri infranti li fece voltare tutti verso la grande finestra al loro fianco, non capendo cos'aveva provocato quell'esplosione.
-Jacqueline!- urlò Elijah, scaraventandosi su di lei per creare uno scudo.
La ragazza era spaventata dalla sua reazione, ma appena qualche frazione di attimo dopo, qualcosa esplose alle spalle di Elijah, provocandogli un'espressione di intenso dolore.
-Verbena!- gridò Stefan, portando in disparte Alexandra.
-G-grazie- mormorò Jacque, alzandosi.
-Sei ferita?- gli chiese lui, porgendole la mano per aiutarla.
-Io no, ma tu...-
-È tutto a posto- la interruppe, girandosi verso gli altri due.
Jacqueline vide che la giacca e la camicia erano state bruciate dall'esplosione della verbena, ma la pelle al di sotto di esse era già guarita.
-Vai a vedere cos'è successo a Damon!- esclamò Alexa alla sorella.
Quando lei lasciò la stanza, un altro esplosivo alla verbena entrò dalla finestra ed esplose ai piedi di Stefan, provocandogli delle brutte bruciature sulle caviglie -Va a chiamare Alaric!- ordinò alla sua ragazza. Alexa attraversò il salone a velocità da vampiro e corse su per le scale.
-C'è qualcuno che vi sta dando la caccia?- gli chiese Elijah, avvicinandosi a lui e aspettando un altro attacco.
-No, ma... Il Consiglio!- realizzò all'istante -Qual è il suo piano?-
-Probabilmente ucciderci tutti- rispose Damon, raggiungendoli, accompagnato da Jacqueline.
Stefan guardò lo squarcio sulla manica della sua camicia e la pelle che ancora stava guarendo -Verbena?-
-No, zucchero a velo- lo prese in giro, osservandolo e scuotendo la testa.
Alaric comparve all'ingresso della stanza con Alexandra -Cosa sta succedendo?-
-È probabile che il Consiglio ci stia attaccando. Come potevano sapere che saremo stati tutti qui?-
Proprio in quel momento, un paletto appuntito di legno volò accanto alla spalla della bionda, sfiorandola e facendola sussultare -Che bastardi!- esclamò, indignata.
-Mi dispiace dirlo- iniziò Damon, ovviamente non dispiaciuto -ma dovremmo ucciderli-
Un altro paletto gli sferzò la guancia, mentre si era voltato per parlare, aprendogli una ferita -Eccome...- lasciò intendere.
-Non essere ridicolo- disse Alaric -Se li uccidiamo dovremo cambiare paese... e identità. Non sono vampiri-
-Che cosa suggerisci di fare, allora?- domandò Jacqueline, vedendo che qualche umano coraggioso si stava avvicinando alla casa.
-Li farò andare via io- propose Elijah -Ma non posso assicurarvi che nessuno morirà-
Damon lo guardò con sufficienza -Ma certo! Come ho potuto non pensarci?- Nessuno si degnò di rispondergli e questo lo fece arrabbiare ancora di più -Grandioso...-
Elijah uscì con un balzo dalla finestra rotta, atterrando nell'erba soffice.
Quando un uomo se ne accorse, non aspettò un attimo a sparare un paletto con la balestra che teneva in mano. Il proiettile improvvisato andò a conficcarsi nella sua spalla sinistra, ma lui sembrava immune al dolore che di solito il legno causava ai vampiri.
-Wow...- sussurrò Alexandra.
Elijah si sfilò il paletto dalla carne e lo lanciò in direzione dell'uomo che aveva sferrato il colpo, perforandogli la rotula e provocandogli un urlo acuto di dolore.
-Che cosa spera di fare in questo modo?- domandò Alaric, facendo per uscire nel giardino.
-Cosa speri di fare tu! Se esci lì fuori e ti becchi un proiettile di legno nello stomaco, ci rimani secco- gli fece notare Damon.
-Allora uscite anche voi. Dobbiamo fargli capire che non siete pericolosi-
Uscirono tutti in giardino e ispezionarono il piccolo boschetto davanti a loro, avvertendo la presenza di molti umani.
-Qual è il piano?- domandò Alexandra.
-Non lo so- le rispose Alaric -Ma non dobbiamo ucciderli- disse, rivolgendo lo sguardo a Elijah, che afferrò il messaggio.
-Non mi sembra un granché come piano- notò Jacqueline -Sono già stata rapita da quegli stronzi e non ho intenzione che succeda di nuovo!-
Alaric fece qualche passo avanti, avvicinandosi al malcapitato con il paletto nel ginocchio. Si accucciò accanto a lui e lo estrasse con forza, lanciandolo lontano da tutti.
-Non vogliamo che ci siano feriti questa sera!- disse a gran voce, per farsi sentire da tutti -Sono Alaric Saltzman e sono un umano. Ho trascorso molto tempo insieme a questi vampiri e non sono mai stato in pericolo. Anzi, se non fosse stato per loro, in alcune occasioni, ora sarei solo un nome su una lapide- mentì a loro beneficio -Quindi, vi sto chiedendo, come essere umano, di non fare del male ai miei amici qui presenti. E se anche voi lo siete, non ucciderete delle persone per bene solo per dei pregiudizi!-
-Questi mostri hanno portato solo distruzione e morte nella nostra città! Non sono affatto persone come dici tu- rispose una voce lontana, al sicuro tra gli alberi -E se sei convinto che non siano pericolosi, significa che sei sotto il loro controllo o che ti schieri dalla loro parte-
Uno sparo fendette l'aria e colpì una gamba di Alaric, che si accasciò al suolo, dolorante.
-Maledetti!- sbraitarono le due sorelle all'unisono, iniziando a correre verso gli umani con le zanne e gli occhi irrorati di sangue in bella vista.
Damon e Stefan furono più veloci di loro e le bloccarono a metà strada, schivando velocemente altre granate alla verbena.
Elijah li raggiunse e parlò sottovoce, indicando gli umani nascosti -Sta arrivando qualcuno alle loro spalle-
Si fermarono all'istante e sentirono che effettivamente qualcuno si stava avvicinando da dietro il boschetto. Qualche secondo più tardi, un grido squarciò il silenzio e subito dopo, se ne aggiunsero altri. Finchè ci fu solo silenzio. L'unico cuore che sentivano battere era quello di Alaric, che sedeva in mezzo al prato premendosi la ferita perché non sanguinasse.
Damon si guardò intorno per cercare l'artefice di quella carneficina, ma non trovò nulla di strano -Che diavolo è successo?-
Suo fratello gli rispose scuotendo la testa. Non avevano idea di cosa, o chi, avesse causato quelle urla.
Restarono in ascolto, con gli occhi che scrutavano ogni movimento tra gli arbusti. Quando pensavano che non sarebbe successo nient'altro, videro delle figure che camminavano lentamente verso di loro, protette dal buio del bosco.
-Credete che siano streghe?- domandò Jacqueline.
-No, le streghe non ucciderebbero mai degli esseri umani per proteggere dei vampiri- fece notare Stefan.
Le figure risultarono essere quattro; tre uomini e una donna.
-Ma quello è...- iniziò Alexandra, incapace di concludere la frase.
Elijah spalancò gli occhi e s'incamminò verso di loro, fermandosi ad abbracciare prima la ragazza, e poi tutti gli altri.
-Sarai fiero di me, fratello?-
-Avevi detto che non avevi intenzione di riportarli in vita, Niklaus-
-Ho mentito- gli rispose con un sorriso compiaciuto sulle labbra -Allora... Vogliamo presentare la nostra famiglia ai nostri cari amici?-


 
 
 


Nel prossimo capitolo...
Jacque si voltò e trovò Stefan che l'aspettava con le braccia spalancate. Un sorriso sincero le affiorò sulle labbra e gli strinse le braccia al collo, ciondolandosi da un piede all'altro.
-Tieni d'occhio tuo fratello-
-E tu tua sorella- le rispose, allentando l'abbraccio.
-Sembra che qualcuno non si fidi di noi- Damon sussurrò ad Alexandra, facendola ridere.
-Non l'avrei mai detto, ma mi mancherai, Damon Salvatore- gli disse, dandogli un bacetto sulla guancia.
 
 
 
 
 
  
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