Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: compulsive_thinker    16/01/2015    2 recensioni
La figura incappucciata prese le redini e le fece scivolare sul collo muscoloso dell’animale. Poi con la grazia di una rondine gettò il mantello al ragazzo, come si getta una monetina a un mendicante, e montò in sella. Il giovanotto rimase come inebetito nel vedere il ricco vestito di seta rossa che avvolgeva il corpo di una ragazza come non ne aveva mai viste in città, dalla pelle bianca e liscia come marmo. Lei rise del suo stupore e si lanciò al galoppo verso la campagna: Versailles la aspettava.
A ridosso della Rivoluzione Francese, le vicende della giovane Charlotte de Linage, damigella della regina Maria Antonietta, s'intrecciano con la storia, cambiando per sempre la sua vita.
NB. Ri-pubblicazione della storia per cambio account, se vi sembra di averla già letta, non è un plagio! ;)
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2 – Paris canaille!

Il Faubourg Saint Marcel1 era stranamente silenzioso, in quella calda notte di maggio sotto un cielo limpido, a malapena rischiarato da una falce di luna crescente.

Qualche debole schiamazzo di ubriaco si perdeva nella brezza e volteggiava da una taverna all’altra, dove gli ultimi avventori si attardavano per il bicchiere della staffa, per mitigare ancora un po’ la durezza della loro vita con l’aspro intontimento dell’alcool. Molti di loro avevano perso il lavoro, molti non l’avevano neanche mai avuto, tutti si arrangiavano a vivere di espedienti, covando nel profondo dei loro cuori una sorda rabbia verso tutti coloro che avevano permesso al popolo francese di cadere così in basso.

“Schifosi porci!”

Biascicò un omaccione tirando un pugno al bancone di legno tarlato che cigolò sotto la sua mano.

“Sono solo un branco di schifosi porci!”

Cristophe, il locandiere lo guardò quasi con tenerezza: Paul aveva trent’anni appena, un figlio malato di tisi e vicino alla morte, nemmeno una crosta di pane per nutrirlo. Gli ricordava tanto il suo, di figlio, partito per cercare fortuna chissà dove e mai più tornato. Gli si parò davanti, passando distrattamente uno strofinaccio sul bancone prima di riempirgli di nuovo il boccale di birra, dicendo:

“Sono tempi duri, caro mio, ma passeranno. Come sono sempre passati.”

“No, stupido vecchio, non questa volta!”

Il giovane sembrava più cupo e malinconico che mai. Altri attorno a lui annuirono, come se condividessero tutti il medesimo pensiero, che Paul espresse in una sola, lapidaria considerazione:

“Questa volta qualcuno dovrà pagare con il sangue il dolore che noi abbiamo sopportato!”

“Taci, stupido! Questi discorsi non possono che portare guai.”

Lo rimproverò il locandiere, guardandosi nervosamente attorno. Incontrò lo sguardo acceso di un avventore dai limpidi occhi azzurri che ribatté:

“Verranno, i guai, e non potrete impedirlo!”

Poi lanciò qualche moneta a Cristophe e si allontanò nella notte, avvolgendosi stretto nel mantello che portava.

A un angolo di strada, una prostituta mostrava meccanicamente la sua mercanzia a chiunque volesse pagare quelques sous2 per averla: due seni avvizziti e penduli, malamente coperti da un logoro scialle mangiucchiato dai ratti, una gamba magra e deturpata dai morsi delle cimici, denti anneriti e guasti in una bocca storta, con cui prometteva di far raggiungere il paradiso. Un cliente si avvicinò ed allungò una monetina alla poveretta, che lo prese per mano e lo condusse nel vicolo alle sue spalle: con un po’ di fortuna in quella buona nottata, avrebbe guadagnato abbastanza da permettersi un tozzo di pane all’apertura delle boulangeries3.

Il viandante nascose ancor di più il volto nel colletto del mantello e avanzò a passo veloce nel dedalo di stradine della città spostandosi verso il più elegante Faubourg Saint Germain. Qui le lussuose case erano silenziose, le finestre sbarrate: da quando il re aveva richiesto ai nobili di abitare il palazzo, quasi tutti avevano abbandonato le loro dimore cittadine per trasferirsi a Versailles, e ora quei palazzi erano utilizzati solo sporadicamente per fastosi balli in maschera, teatro di ogni sorta di libertinaggio.

Il mantello frusciava sul selciato, rompendo il silenzio innaturale di quel quartiere. L’uomo arrivò davanti alla piccola e antica abbazia di Saint Germain e spinse il massiccio portone in legno, che si aprì cigolando. L’interno della chiesa era solo debolmente illuminato dalle candele votive, che si consumavano lentamente, innalzando al cielo le più intime richieste di coloro che le avevano accese. Si potevano a malapena scorgere l’altare di pietra e le vetrate illustrate, da cui non filtrava alcun raggio di luna.

L’incappucciato percorse una parte della navata centrale, i suoi stivali rimbombavano sul pavimento di pietra. Svoltò in una delle cappelle laterali e si trovò in una piccola rientranza dominata da un mezzo busto in marmo del grande Descartes.

“Eccellente luogo per il nostro incontro, me ne compiaccio.”

Esordì, ridacchiando, rivolto all’angolo più lontano e buio, da cui emersero altri due uomini. Dopotutto, il grande filosofo francese, accanito sostenitore della Ragione avrebbe certamente deplorato gli eccessi di quella società, ormai troppo avvezza a vivere “con la pancia” più che con la testa. I due si avvicinarono e uno rispose:

“Ci serviva un posto sicuro, qui certamente non ci disturberà nessuno.”

“Non ne dubito affatto!”

Il terzo uomo si schiarì la voce e disse:

“Perché hai voluto vederci, Marcel? Sai quanto è rischioso!”

“Certo, Jacques, ma volevo sapere a che punto sono le tue, ehm, indagini, se così si possono chiamare!”

“Nulla di buono, temo. Il popolo è ogni giorno più insoddisfatto, la ribellione sembra sempre più alle porte.”

Marcel sorrise, scuotendo la zazzera di ricci biondi che gli incorniciavano il volto ancora ombreggiato d’infanzia nei suoi appena vent’anni:

“Queste sono ottime notizie, amico mio!”

L’altro uomo fece un passo avanti e intervenne, veemente:

“Ottime notizie, dici? E allora il mio lavoro a cosa serve, se è la Rivoluzione che vuoi?”

“Suvvia, André, non mi sembra che il tuo sia il lavoro peggiore, no? Tutto il giorno a palazzo, a sollazzarti con tutte quelle gallinelle di nobile piumaggio!”

“Va’ al diavolo!”

Fece per andarsene, ma fu trattenuto da Jacques, che cercò di rabbonirlo:

“Sono certo che Marcel non intendeva sminuirti, vero?”

“Certo che no, ma la tua spiccata sensibilità quasi femminea mi diverte e non poco!”

Replicò il biondo con una risata, poi aggiunse:

“Maximilien ci porta brutte notizie, ancora non l’hanno spuntata sul voto pro capite[4]. Temo che non andranno avanti per molto!”

“Motivo in più per continuare la mia missione, non credi?”

Ribatté André infervorato, zittito però subito da Marcel che disse:

“Per il momento continua così, Maximilien mi ha detto che farà in modo di contattarti personalmente.”

“Spero che sia più ragionevole di te, Marcel!”

Con questa secca replica, il ragazzo uscì senza voltarsi indietro dall’abbazia. Chi credeva di essere, quello spocchioso? Non era costretto a vivere lontano dalla città, lontano dalla famiglia come lo era lui e per cosa, poi? Se tutti volevano quella maledetta Rivoluzione, si sarebbe fatta, anche in barba al suo delicato tentativo di mediare.

Svoltò un angolo e si trovò davanti a quattro ragazzi, dovevano avere una quindicina d’anni a testa. Uno gli si avvicinò, mentre altri due gli scivolarono alle spalle, rapidi e silenziosi. Poi cominciò. Il primo pugno arrivò di sorpresa, sulla guancia e lo fece vacillare annebbiandogli la vista, quindi ci fu una gragnuola di colpi, ripetuti, incessanti, che lo fecero cadere a terra, il volto nascosto dalle mani per proteggersi. Fulminea com’era iniziata, quella tortura finì con i ragazzi che frugarono lesti nelle sue tasche, prendendo quel po’ di denaro che aveva portato con sé per fermarsi a bere un bicchiere con gli amici.

Il silenzio tornò ad abitare il vicoletto, rotto solo dal rumoroso respiro di André, che si alzò lentamente da terra, sputando sangue sul selciato. Si appoggiò un istante al muro dietro di lui, cercando di alleviare le vertigini che lo tormentavano. Ricominciò a camminare con passo malfermo, un sorriso amaro sulle labbra: mai come in quel momento il suo duro lavoro gli sembrava inutile e sciocco. Trattare con qualche nobile per una soluzione pacifica: quale mediazione avrebbe mai potuto appianare tutto quell’odio e quella disperazione?


Ciao!

Eccomi di ritorno, nuovo capitolo..scusatemi, ma è vergognosamente breve! Volevo dare uno spaccato della vita di città prima di tornare nel nostro luccicante palazzo..quindi eccovi qui nuovi personaggi e un pizzico di "mistero": quale sarà la misteriosa missione di cui si sta occupando il povero André? Chi saranno lui, Maximilien, Jacques e Marcel? Alla prossima...

Baci!

C.

PS. Grazie a MamW e Victoria93 per le recensioni!!


1 Quartiere operaio di Parigi

2 Qualche soldo

3 Panetterie

[4] Il clero e la nobiltà volevano votare per Stato, in modo da tenere sempre in minoranza i borghesi che, essendo più numerosi, volevano invece che fosse conteggiato il voto di ogni singolo membro

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: compulsive_thinker