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Autore: Herm735    16/01/2015    6 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Grazie a tutti voi che avete commentato questa storia! Il titolo è un chiaro riferimento alla famiglia Charming.

Buona lettura!






She Will Always Find Me (Just Maybe Not Right Now)



Avevano cercato per tutto il bosco, erano passate ore da quando avevano iniziato. Avevano perlustrato ogni angolo, ma non avevano trovato il minimo indizio, né sentito il più piccolo rumore se non quelli della natura stessa. Solo disarmante silenzio.
“Emma, sono passate ore. Dobbiamo tornare a casa, riposarci per un po'. Non possiamo continuare a vagare senza meta.”
“Lei è qui fuori da qualche parte, non mi darò pace finché non l'avrò trovata.”
David sospirò.
“Hai bisogno di dormire per un po'. Domani mattina continueremo, perlustreremo di nuovo il molo e la spiaggia, manderemo Bianca e Mulan a cercare per la città, Ruby può cercare di seguire l'odore di Regina e Belle può girare di casa in casa e chiedere se qualcuno l'ha vista.”
Emma sbuffò, scuotendo la testa.
“Potrebbe essere troppo tardi domani mattina.”
“Emma, Regina non è qui” le fece notare, facendo un gesto con le braccia tutto attorno a sé.
“Allora andiamo al molo, continuiamo a cercare lì.”
David chiuse gli occhi scuotendo la testa, pronto a protestare.
“Non posso perderla” disse con forza Emma prima che lui potesse aprire di nuovo bocca. “Non posso, David. Non posso crescere Henry senza di lei. Non posso camminare per le strade di questa città senza che qualcosa me la ricordi, senza sentire la sua mancanza anche quando l'ho vista due ore prima, papà” mormorò piano. “Io non posso sopravvivere se Regina muore.”
David annuì, appoggiando le mani sulle sue spalle.
“Ma noi non la lasceremo morire, Emma. Dormiremo qualche ora e poi ricominceremo a cercarla, finché non sarà di nuovo al sicuro, a casa.”
Solo quando suo padre la abbracciò si rese conto di quanto aveva appena lasciato intendere senza volerlo e chiuse gli occhi, ricambiando l'abbraccio.
Improvvisamente la stanchezza accumulata durante le ultime settimane la raggiunse, facendole desiderare di stendersi anche solo per qualche momento.
“Hai ragione” sussurrò alla fine. “È meglio se ci riposiamo per qualche ora.”

Quando riprese conoscenza la primissima cosa che riuscì a percepire fu un dolore indescrivibile al volto.
Con un verso gutturale che ben poco era conforme al comportamento che avrebbe dovuto tenere una Regina, aprì gli occhi, prendendo atto dell'ambiente che la circondava.
E tutti gli eventi del giorno prima ritornarono di colpo alla mente, in un misto di emozioni di cui a malapena era cosciente e che non sarebbe mai e poi mai riuscita neanche ad elencare.
Ebbe a malapena il tempo di tratte un paio di respiri pesanti, quando la sua visuale fu invasa da una figura che avrebbe preferito non dover vedere mai più.
“Malefica.”
“Bene, quindi non sei già morta. Sarebbe stato un problema fare tutta questa fatica solo per poi vederti tirare le cuoia così presto, senza neanche avere la possibilità di provare a rubare la tua preziosa magia.”
“Quanto sono rimasta svenuta?”
“Una decina di ore. Diciamo solo che fuori è mattina da un bel po'.”
Il cuore di Regina si strinse in una morsa di ferro, alla consapevolezza che se non l'avevano trovata dopo dieci ore, a nessuno era venuta in mente la domanda più semplice da porsi, quella che aveva fatto immediatamente capire a Regina dove si trovava la loro avversaria: dove è l'unico posto di Storybrooke dove potrebbe entrare un drago e passare comunque inosservato? La risposta era piuttosto semplice, ovviamente, ovvero il posto in cui Regina l'aveva tenuto la prima volta, la miniera.
Loro erano stati così stupidi da non prendere in considerazione l'unico posto che avevano già controllato all'inizio ed ovviamente non sapendo quale fosse il piano di Malefica, ovvero quello di rimpossessarsi della propria natura perduta, avevano cercato in lungo ed in largo il bosco, il molo e la spiaggia, perché Ruby aveva detto loro che durante la propria prigionia l'unico rumore che era in grado di sentire nelle lunghe notti di silenzio, era quello delle onde che si infrangevano sulla banchina. Era stato quindi scontato cercare in luoghi vicini ad una sorgente d'acqua. A nessuno di loro era venuto in mente quello che diversi mesi prima Elsa li aveva portati a scoprire. In linea d'aria, i tunnel erano proprio accanto alla spiaggia. E al momento il grosso foro nella parete causato dalla magia di Elsa permetteva al rumore di entrare nei tunnel, che stretti e lunghi com'erano permettevano probabilmente al suono, almeno di notte quando tutto il resto era calmo e c'era quiete, di rimbombare all'interno di tutta la caverna.
“Allora” la voce di Malefica la distrasse dai suoi pensieri. “Un'ultima domanda prima di iniziare il nostro, vogliamo dire, processo di estrapolazione?”
Regina serrò la mascella.
Glielo avrebbe reso dannatamente difficile, poco ma sicuro. Se proprio doveva andarsene, allora lo avrebbe fatto in grande stile, proprio come aveva vissuto.
“Perché proprio questa maledizione?”
Sul volto di Malefica corse veloce un'ombra, che era sparita solo un istante dopo, ma che Regina era riuscita a vedere.
“Ci fa odiare le persone che abbiamo amato. Io ho provato sulla mia pelle l'odio del mio principe, quindi non vedo perché agli altri dovrebbe essere risparmiata questa sofferenza. Voglio che tutti guardino negli occhi della persona che amano e vedano soltanto disprezzo. Allora avrò avuto la mia rivincita.”
Regina le rivolse un sorrisetto.
“Oh, cara, che crudeltà.”
“Sì, ammetto che è una maledizione piuttosto spietata.”
“Mi riferivo a mentire all'ultima domanda di una condannata a morte.”
Malefica strinse gli occhi, avvicinandosi a Regina.
“Tu lo amavi, mentre lui ti odiava. Lanciando questa maledizione tutti abbandoneranno i propri cari a causa dell'odio, ma quel sentimento sarà reciproco, quindi nessuno potrà mai provare quello che hai provato tu. O dovrei dire, quello che tu ancora provi. Perché tu lo ami ancora e ti ricordi il suo sguardo di odio verso di te. È quello che vuoi cancellare.”
Il volto di Malefica si dipinse di un'espressione rabbiosa.
“Stai lanciando una maledizione sull'intera città soltanto per colpire te stessa e dimenticare l'amore che hai provato, per sostituirlo con odio ed essere finalmente libera dal dolore che ti ha afflitto per tutto questo tempo.”
La mano di Malefica che non stava stringendo il bastone si sollevò in aria, chiudendosi.
Regina percepì una morsa stringerle la gola. Respirare divenne impossibile, i suoi pensieri divennero improvvisamente offuscati.
“Fai silenzio adesso. È ora di ricordarti un po' delle buone maniere che sembri aver dimenticato, mia cara. Vediamo fin dove posso spingerti, devo ammettere che sono piuttosto curiosa di quanto resisterai.”
Ma Regina lo sapeva, non avrebbe potuto resistere a lungo. Quello era il motivo per cui aveva cercato di temporeggiare. Era diventata fragile, le sue debolezze erano esposte ed aveva troppo da perdere. Senza più neanche la rabbia o la vendetta a cui aggrapparsi, non aveva armi per contrattaccare Malefica.
Non aveva possibilità di sopravvivere.
Il bastone di Malefica si inclinò nella sua direzione, la morsa sulla sua gola si allentò, ma subito dopo un lampo di luce partì dal bastone e si diresse dritto dentro il suo petto.
Un urlo a dir poco tremendo scivolò fuori dalle labbra di Regina e risuonò nella caverna.

Emma era caduta in un sonno profondo non appena si era sdraiata sul divano, mentre David aveva raggiunto Bianca nel loro letto, addormentandosi ancora vestito sopra le coperte accanto a lei.
Fu lui il primo a svegliarsi, passando una mano ad occhi chiusi sul materasso, accorgendosi che era solo. Si alzò in piedi, raggiungendo Bianca in cucina, che stava preparando loro la colazione. Le si avvicinò, dandole il buongiorno con un bacio.
“Suppongo non abbiate notizie” osservò, data l'assenza di Regina.
David si limitò a scuotere la testa.
“Dobbiamo trovarla, Bianca. Se non salviamo Regina, non solo perderemo un membro della nostra famiglia, ma potremmo seriamente vederne svanire un secondo davanti i nostri occhi” fece un cenno leggero della testa in direzione della donna sdraiata sul divano, ancora addormentata.
Bianca annuì, il suo sguardo si spostò su sua figlia.
“Sono diventate molto unite, non è vero? Emma tiene molto a Regina.”
“Tutti noi teniamo a lei.”
“Non nel modo in cui lo fa Emma, David.”
“Che intendi?” chiese lui, cercando di rimanere sul vago, non volendo usare la confessione di Emma della notte precedente contro di lei.
“Beh, io tengo a lei perché è la mia matrigna e l'altra madre di mio nipote. Ma David, è più di quello. Devi ammettere che ultimamente non stiamo trattando Regina come una matrigna o una suocera, ma più come una” Bianca si schiarì la voce. Avrebbe voluto dire nuora, ma sembrava un termine troppo distaccato per la loro famiglia, per il tipo di rapporto che avevano con Regina. “Una figlia. Qualcuno da proteggere, di cui prendersi cura, le cui pessime scelte perdonare incondizionatamente.”
Sorrise, tornando a guardare David negli occhi.
“Lo vedi anche tu, non è vero? Il modo in cui la guarda. Il modo in cui entrambe si guardano. Mi scalda il cuore e mi ricorda incredibilmente il modo in cui...”
“...io guardo te” concluse David.
Si scambiarono un sorriso complice.
“Non possiamo permettere che si perdano proprio adesso che si sono appena trovate” concluse Bianca con decisione. “Dobbiamo riprendere immediatamente a cercarla.”
David annuì, iniziando a spiegarle come aveva in mente di dividersi i vari compiti, proponendo di chiedere a chiunque volesse di unirsi alle squadre di ricerca. Avevano bisogno di tutto l'aiuto che potevano ottenere.

Quando dopo parecchi minuti il lampo si ritrasse, Regina serrò la mascella, respirando profondamente e cercando di calmare il battito impazzito del proprio cuore.
Aveva resistito come meglio poteva, cercando di pensare al legame che aveva con la sua magia, alla sensazione che provava ogni volta che la usava, aggrappandovisi e cercando di non lasciar andare neanche per un secondo.
“Devo ammettere che col furetto è stato più facile. Ma d'altra parte, non potevo uccidere quella ragazzina. Non avrò lo stesso problema con te, però.”
Un secondo lampo raggiunse il petto di Regina.
Sentiva una sensazione strana, simile a quella che veniva percepita se qualcuno si appropriava del suo cuore strappandoglielo dal petto, ma allo stesso tempo abbastanza diversa.
Era come se cercasse di strapparla via qualcosa di più intrecciato al suo corpo, qualcosa che risiedeva in ogni organo, in ogni fibra dei suoi muscoli e delle sue ossa, in ogni terminazione nervosa, in ogni arteria e vena di se stessa.
Regina cercò di ignorare il dolore e concentrarsi sulla propria volontà di tenersi stretta la propria magia, pensando ad ogni volta che l'aveva aiutata a salvarsi o salvare qualcun altro.
In cuor suo Regina sapeva che senza magia sarebbe stata una persona migliore, Henry le aveva chiesto così tante volte di smettere di usarla, in fondo. Ma sapeva anche che nell'istante esatto in cui Malefica si fosse appropriata di essa, avrebbe preso anche la sua vita.
Quindi combatté sia con la strega che aveva davanti, sia con la madre dentro sé, con la sua parte che voleva disfarsi di quel fardello, e si aggrappò alla magia per la propria vita.
L'attacco cessò di nuovo, gli occhi di Regina si aprirono faticosamente per posarsi sulla donna che la stava sottoponendo a quella tortura.
“Resistere è inutile, Regina. Sai bene quanto me che nessuno in questa città mi conosce come te e che non mi troveranno in tempo.”
“Emma mi troverà” rispose, come se fosse un dato di fatto.
“La tua fede cieca in quella donna è vomitevole.”
“Aspetta e vedrai” le disse, ricordando di quando era riuscita a trovarla mentre Owen la stava torturando. “Lei mi trova sempre.”
“Oh, cielo!” esclamò Malefica, portandosi teatralmente una mano sul petto. “Inizi a parlare come la tua figliastra adesso. Ma vedi, la biondina non ti troverà mai. E sai perché Regina?”
Lei alzò il viso verso l'alto, fissando gli occhi sul soffitto, sperando che la gravità rimettesse a posto le lacrime che non era disposta a piangere.
Malefica le si avvicinò, afferrandole il viso perché la guardasse negli occhi.
“Lei non ti sta cercando.”
Con una risata acuta voltò il viso di Regina verso uno specchio a qualche metro da loro, muovendo il bastone e facendo apparire l'immagine di Emma sdraiata sul divano a casa dei suoi genitori, immersa in quello che sembrava essere un pacifico sonno.
“La tua bella principessa dorme sonni tranquilli.”
Un nodo si formò nella gola di Regina.
Non perché Emma non stava vangando alla sua disperata quanto inutile ricerca, ma perché si rese conto che quella era probabilmente l'ultima volta che vedeva il suo viso. Ed era riflesso dentro uno specchio.
“Rinuncia alla speranza, Regina. Lei non verrà a prenderti.”
Gli occhi della mora si chiusero, incapace di osservare quell'immagine anche solo per pochi secondi in più.
“Possiamo giungere ad un compromesso” propose a quel punto Malefica contro ogni aspettativa, lasciando andare la presa sul suo volto ed abbassandosi alla sua altezza per poterla guardare dentro gli occhi. “Siamo state amiche per tantissimo tempo. Non deve finire per forza così. Non devo arrivare ad ucciderti. Dammi la tua magia adesso, senza più combattere ed opporti all'inevitabile ed io ti risparmierò la vita. Potrai tornare a casa dai tuoi cari. Vederli ancora una volta. Vedere Emma ancora una volta.”
“Giusto in tempo per dire loro addio” mormorò Regina.
“È più di quello che avrai se non ti arrendi adesso” le fece notare.
E lei per un momento lo prese seriamente in considerazione. Poteva smettere di combattere, riposarsi, arrendersi. Poteva mettere fine a tutto quel dolore, quella terribile tortura a cui era stata sottoposta ormai per ore. Poteva tornare a casa e riabbracciare suo figlio per l'ultima volta, prima che lui iniziasse ad odiarla.
Ma poi si rese conto che a quel punto sarebbe stato inevitabile. Che avrebbe visto disprezzo negli occhi di Henry e di Emma. Che le sarebbe rimasto a quel punto?
Rimanendo lì, aveva ancora il ricordo di come l'avevano guardata fino a quel giorno.
Poteva rimanere lì, morire da eroina e fare in modo che suo figlio fosse fiero di lei. Che tutti fossero fieri di lei.
“Non mi arrenderò mai” rispose con decisione.
Malefica alzò gli occhi al cielo, irritata.
“La principessina non verrà a salvarti.”
“Non ho bisogno che venga, posso salvarmi da sola. L'ho sempre fatto” ritorse, lo sguardo fisso sul pavimento.
Una risata malvagia risuonò nelle sue orecchie.
“Oh, mia cara, sappiamo entrambe fin troppo bene che se non fosse per merito suo il tuo cuore sarebbe ancora nero come l'oscurità.”
“Può esserlo di nuovo” la sfidò Regina, alzando la testa con aria fiera. “Posso cambiare di nuovo, così non potrai più usare il mio cuore.”
Chiuse gli occhi, pensando a tutte le persone che aveva perso. A Daniel, a quanto lo aveva amato, alla morte di Cora e ad ogni cosa che le aveva insegnato, allo sguardo di Henry mentre le diceva che non era sua madre, agli occhi di Emma quando le dava del mostro senza anima, a Biancaneve mentre le confessava di aver rivelato il suo segreto. A quando aveva ucciso suo padre, cercando di aggrapparsi a ciò che aveva percepito in quel momento.
E magari avrebbe anche funzionato. Se le immagini non fossero state spazzate via da suo padre che l'abbracciava, dalla voce di Henry che le diceva di volerle bene, da Bianca che diceva che faceva parte della famiglia. Dalla sensazione calda che aveva provato al ventre quando Emma l'aveva baciata delicatamente sulla guancia, guarendola.
Le sue spalle si abbassarono, si lasciò andare in un lungo sospiro.
“Davvero pensavi che sarebbe stato così facile?” la strega rise di lei. “Hai perdonato il tuo passato, Regina. Non è così semplice recuperare quell'odio. Hai perdonato chi ti ha ferito, chi ti ha fatto del male e chi ti ha abbandonato. E, ancora più importante, hai perdonato te stessa. Non puoi tornare indietro da una cosa del genere.”
Regina sentì calde lacrime premere contro le sue palpebre per riuscire ad uscire, ma le ricacciò indietro con un respiro tremolante.
“Non mi arrenderò mai” ripeté. “Se non per me stessa, combatterò almeno per le persone che mi amano.”
Un'altra maligna risata raggiunse le sue orecchie.
“E chi sarebbero, mia cara? A nessuno importa poi così tanto di te.”
Regina alzò lo sguardo, con l'aria stanca, profonde occhiaie ed il corpo che non era altro che un intreccio di dolore e ferite.
Non trovò neanche la forza di mentire, quindi non negò.

Quando Emma si svegliò, la prima persona che vide fu David, che le porse una tazza di caffè caldo ed un piatto con sopra due pancake.
“Mangia e appena avrai finito andremo al molo. Mulan e Bianca hanno già perlustrato la periferia della città e adesso andranno a controllare ogni singola casa abbandonata, Belle e Granny hanno già iniziato a chiedere informazioni ad ogni persona che entra alla tavola calda, più tardi andranno a fare domande anche di casa in casa, se Ruby non trova niente. Lei ed Henry sono a Mifflin Street, cercando qualcosa di Regina in modo che Ruby possa seguirne l'odore.”
Emma, ancora leggermente fuori fase a causa del sonno, si mise seduta ed accettò quello che David stava offrendo.
“Ti ringrazio.”
Lui le sorrise debolmente.
“La troveremo. Questa storia finisce oggi.”
Lei fu grata del fatto che le stesse mentendo, perché quelle erano le parole che aveva bisogno di sentirsi dire per andare avanti in quella folle impresa.
Mangiò in fretta, subito dopo lei e suo padre si diressero al molo, cercarono in lungo e in largo, dentro ogni barca, in ogni rimessa, sotto ogni casa o capanna o villetta, ma lì non c'era neanche la minima traccia di Malefica, né di Regina.
Fu proprio quando decisero di tornare in città e vedere se Bianca e Mulan avevano trovato qualche traccia, quando il cellulare di Emma squillò.
“È Henry” si affrettò a rispondere. “Dimmi che Ruby ha trovato qualcosa.”
“Mamma, dovete tornare in città. Non abbiamo ancora potuto provare, perché sta succedendo un mezzo casino qui. Mulan e nonna si sono cacciate in mezzo ad una specie di piccolissima discussione.”
“Certo. Perché non avevamo abbastanza problemi con le cose così come stavano fino a dieci minuti fa” scattò Emma, esasperata. “Stiamo arrivando.”
Quando furono in centro, si resero conto che quella che Henry aveva definito discussione era in realtà una lite vera e propria. E che, dicendo piccolissima, intendeva che era coinvolta quasi tutta la città.
“Che sta succedendo qui?” chiese Emma, mettendosi tra Bianca e Brontolo, che si stavano urlando contro.
Dalla parte di Bianca c'erano soltanto una manciata di persone: Ruby, Mulan, Henry e Belle. Alle spalle di Brontolo c'era tutto il resto della città.
Sua madre fissò con sguardo duro l'uomo, poi voltandosi verso di lei.
“I nani si rifiutano di continuare a proteggere Aurora.”
“Beh, non ne vediamo più il senso. Eravamo quasi sicuri che Malefica volesse Regina, in ogni caso, e adesso che l'ha catturata di certo ci lascerà in pace.”
“Ma se cambiasse idea? Adesso che non è più il suo legame con la presenza di Aurora in città a tenerla in vita, potrebbe decidere di attuare una vendetta più mirata e venire ad ucciderla” gli fece notare Bianca, sbuffando. Quella frase fece capire ad Emma che li aveva aggiornati su quello che avevano scoperto la sera prima.
“Lascia stare, possiamo cavarcela senza il loro aiuto” disse Emma gelidamente.
“No che non possiamo! Non siamo abbastanza per proteggere lei e cercare Regina contemporaneamente, lo sai” le fece notare sua madre. “Se Malefica la attaccasse, Filippo da solo non potrebbe fare granché. I nani potrebbero rallentarla almeno finché non arriviamo noi, tu con la magia hai almeno una chance, visto che per ora Regina non può proteggerci.”
“Vale per tutta la città?” domandò, sempre con tono gelido. “Nessuno è disposto ad aiutarci a proteggere Aurora, né a trovare Regina?”
Attorno a loro si era radunata una bella folla. Non solo i nani non risposero, ma anche le fatine e tutti gli altri abitanti di Storybrooke distolsero lo sguardo.
“Nessuno di voi?” urlò, facendo qualche passo indietro perché tutti riuscissero a vederla.
Passò lo sguardo su ogni singola persona presente e poi, con uno sbuffo di incredulità, guardò di nuovo a Brontolo, rivolgendosi però Bianca.
“E così sia” disse lentamente. “Lascia che tornino alle loro case. Lascia che aspettino e aspettino e aspettino fin quando si renderanno conto che nessuno può salvarli da Malefica se non la donna che sono stati così impazienti di abbandonare.”
Si rivolse poi all'intera città, la voce forte risuonò per tutta la strada principale.
“Avete condannato a morte la vostra unica speranza. Quando troverò Regina, e credetemi, io la troverò” scandì bene la frase perché tutti capissero “la implorerò di lasciarvi morire tutti, la pregherò di non salvarvi dalla maledizione di Malefica, ma di andarsene via e starsene ferma a guardare mentre tutti noi, me compresa, ci pieghiamo alla volontà di quella pazza. Perché l'unica persona immune alla maledizione è lei, eppure si è letteralmente quasi fatta ammazzare nel tentativo di salvarvi.”
Nessuno disse niente, ma sul volto di tutti i presenti, perfino su quello di Brontolo, Emma riusciva a scorgere una smorfia di puro terrore.
“Quindi correte, da codardi quali siete. Andatevi a nascondere il più lontano possibile dalle persone che amate. Perché, gente, ci sarà una guerra molto presto. E questa volta nessuno la combatterà al posto vostro.”
Senza aggiungere altro, Emma si voltò, incamminandosi verso la propria auto, pronta ad andare a perlustrare anche la spiaggia.
David la seguì di corsa, sapendo che sua figlia era ferita e che in quel momento aveva bisogno del suo aiuto più di quanto ne avesse bisogno chiunque altro.

Regina chiuse gli occhi, pregando che Malefica si stancasse presto. Era andata avanti per ore, fermandosi solo per quello che la mora supponeva essere il suo pranzo. Ovviamente a lei non aveva concesso di mangiare niente.
Poi aveva continuato nuovamente per ore ed ore.
Sperava che ben presto la donna avesse deciso di fare anche cena e lasciarla riposare per la notte, perché non era affatto sicura di poter resistere ancora a lungo.
Quando anche Malefica sembrò capire che continuando l'unico risultato sarebbe stato quello di ucciderla invece che di strapparle la magia, decise che poteva essere abbastanza, come primo giorno.
Evocò un bicchiere d'acqua, avvicinandosi a Regina e portandoglielo alle labbra.
“Bevi. Non posso lasciarti morire di sete, purtroppo.”
Regina provò ad opporre resistenza, ma lei, senza cerimonie, le strinse il viso con una mano e la aprì la bocca, versandovi dentro l'acqua.
“Continueremo domani” concluse, uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.
Regina si concesse finalmente di rilassare i propri muscoli, stanca e quasi allo stremo delle forze, deglutì cercando di scacciare i cattivi pensieri.
Ruby aveva raccontato loro che nelle due settimane in cui era stata prigioniera di Malefica, solo un paio di volte lei si era presa il disturbo di andare da lei in persona. L'aveva lasciata senza cibo o acqua per qualche giorno e poi si era presentata da lei, torturandola senza successo per non più di qualche ora.
L'aveva lasciata qualche altro giorno da sola, facendo apparire per lei dell'acqua o, di tanto in tanto, del cibo.
Aveva aspettato una notte di luna piena e l'aveva immobilizzata dopo la sua trasformazione, strappandole qualche ciuffo del suo pelo.
Alla fine, quando era arrivato il momento giusto per riportarla a casa, l'aveva ferita e fatta svenire praticamente col solo scopo di provocare la rabbia di Regina.
In confronto a ciò che stava passando Regina, che era stata lì per un solo giorno, quello di Ruby era stato praticamente un campeggio al coperto.
D'altra parte Regina era almeno riuscita a capire come mai non erano state in grado di trovarla con nessun tipo di incantesimo.
La caverna in cui si trovavano, così come i tunnel che la circondavano, erano scavanti nella terra impregnata di polvere di fata. Malefica ne aveva in qualche modo usato il potere per schermare ogni loro incantesimo di localizzazione e ogni altro loro tentativo. L'unica cosa che avrebbe potuto condurli da lei, in quella caverna, sarebbe stata la stessa cosa che stava proteggendo Malefica da settimane: la polvere di fata.
Una risata amara uscì dalle labbra di Regina.
Le fatine non l'avrebbero mai aiutata. E, in fondo, poteva capirne il perché. Aveva causato troppo dolore, per poter essere considerata una dei buoni. Le uniche persone che riuscivano davvero a vedere del buono in lei, erano Henry ed Emma.
Emma.
Almeno Henry sapeva che Regina gli voleva bene. Glielo aveva ripetuto così tante volte che era scura che lui lo avesse finalmente capito.
Ma Emma, d'altro canto, non lo sapeva.
Come avrebbe potuto?
Avrebbe dovuto dirlo quando ne aveva avuta l'occasione.
Ormai era troppo tardi.
Si maledisse, quando colse i propri pensieri in fallo. Non si poteva permettere quell'atteggiamento, se voleva riabbracciare suo figlio ed Emma.
“Verrà a salvarmi. Lei mi troverà. Emma mi troverà.”
Ma come? Come mai sarebbe potuta riuscire a trovarla, lì dov'era, dimenticata ed incapace di comunicare col resto del mondo?
Chiuse gli occhi, sospirando forte.
Ci sarebbe riuscita, non importava come. In qualche modo, Emma l'avrebbe trovata.
“Emma mi salverà” sussurrò a se stessa, decidendo che per quella volta, poteva permettersi di fare un atto di fede. “Sta venendo a prendermi.”






Probabilmente nel periodo esami la storia andrà brevemente in pausa, si tratterà forse di un pao di settimane, anche se non so ancora se troverò il tempo o meno di continuare ad aggiornare.

Grazie ancora a tutte voi.



  
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