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Autore: ivomarianini    17/01/2015    0 recensioni
Un maniaco seriale che, nel nome dell'arte, si macchia di efferati omicidi. Riuscirà la polizia a far luce su questi casi decisamente anomali?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli ambienti del museo erano ancora deserti a quell'ora del mattino. Alvaro, uno degli inservienti più anziani, avanzò con passo tranquillo sincerandosi che fosse tutto a posto. Quando giunse alla sala numero dieci-quattordici però, si fermò perplesso. Dalla propria angolazione, non si rese immediatamente conto di ciò che stava osservando. Incuriosito più che preoccupato, dopo un istante d'esitazione si avviò deciso verso la sala. E li si arrestò di colpo. Trattenendo a fatica un conato di vomito, afferrò la radio appesa alla cintura.

L'ispettore capo Manuelli contemplò la “Nascita di Venere” per diverso tempo prima di tornare verso il gruppo di persone poco distanti. L'ispettore Paolucci, le mani affondate nelle tasche, stava parlando animatamente con il medico legale, un corpulento e assonnato signore di mezz'età."Naturalmente sarò più preciso dopo aver effettuato l'autopsia..."
terminò quest'ultimo con un'alzata di spalle.
"Grazie dottore..." disse Manuelli intervenendo tra i due "La pregherei di farlo il più presto possibile se non le dispiace"
Quando il medico se ne fu andato, i due poliziotti rimasero in silenzio ancora per qualche minuto. Poco distante, i paramedici incaricati di portare via il cadavere, o di ciò che ne restava, stavano parlottando tra loro.
"Come ha fatto a entrare in uno dei musei più sorvegliati di Firenze?"
La domanda di Paolucci non sembrò scuotere più di tanto l'ispettore capo.
"Anche coloro che hanno abbattuto le torri gemelle sono riusciti a prendere possesso di aerei di linea. Nulla è impossibile Igor" rispose sibillino.
Ma la risposta, anche se data d'istinto, non diede alcuna soddisfazione al vecchio poliziotto. Paolucci, in fin dei conti, aveva ragione. La galleria degli Uffizi era uno dei musei più sorvegliati non solo di Firenze, ma del mondo intero. Le opere conservate avevano un valore incalcolabile e la sala in cui si trovavano, ossia quella riservata al Botticelli, una delle più blindate. Nonostante questo qualcuno era entrato e, beffandosi di ogni misura di sicurezza, aveva compiuto quello scempio.
Un orrore studiato, al tempo stesso affascinante nella propria malvagità. Un'opera d'arte allo specchio se così la si voleva rappresentare. Perché del killer di Boboli si trattava, su questo non aveva dubbi.
Piegandosi sulle ginocchia, Manuelli osservò ancora una volta i resti stesi a terra. A differenza del primo omicidio, in questa occasione l'assassino aveva aggiunto qualcosa. Il calco in gesso appariva imperfetto, quasi modificato. Piccole ma evidenti cicatrici erano state messe in evidenza, come una firma indelebile. La testa, recisa esattamente come la prima, mostrava lineamenti decisi. Zigomi pronunciati e mascella volitiva, labbra carnose e naso pronunciato. Per finire con quei capelli biondi, rasati sin quasi alla cute. E, quel volto, l'aveva visto solo poche ore prima.
Solo la conchiglia, la stessa che il Botticelli aveva così sapientemente impresso sulla tela, appariva perfetta.
Rialzandosi, incrociò lo sguardo di Paolucci. Anticipando la domanda che vide formarsi sulle sue labbra, annuì lentamente.
"Dove ritroveremo il corpo stavolta?"

Non aveva avuto il coraggio d'accendere subito la luce. Dopo essere entrata nell'appartamento di Flora, Laura era avanzata a tentoni sino al centro della stanza che fungeva da salotto. Nell'angolo più lontano, accanto alla finestra, sapeva che c'era un piccolo angolo cottura. Di fronte, un'unica porta che dava sulla camera da letto con annesso bagno, nulla più. Solo quando varcò quella porta cercò l'interruttore posto alla propria destra. 
Clic. 
Il fascio di luce l'investì in pieno, accecandola per qualche secondo.
Quando le stelline dinanzi agli occhi svanirono, ciò che vide le mozzò il fiato. Iniziando a tremare convulsamente, si appoggiò alla parete improvvisamente priva di forze. Il corpo, privo della testa, giaceva supino sul letto, le braccia spalancate. Un foglio d'agenda spiccava al centro del petto.
   
 
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