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Autore: ivomarianini    18/01/2015    1 recensioni
Un maniaco seriale che, nel nome dell'arte, si macchia di efferati omicidi. Riuscirà la polizia a far luce su questi casi decisamente anomali?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto tempo era rimasta svenuta? Non le era capitato spesso. Guardando verso il letto, aveva sentito che le forze la stavano abbandonando ancora una volta. Il foglio al centro del petto sembrava chiamarla, ma non aveva nessuna intenzione di scoprire cosa vi fosse scritto. Distogliendo lo sguardo, si era precipitata verso la porta, decisa ad uscire da quell'incubo orrendo. Ma, non appena aveva appoggiato la mano sulla maniglia, qualcos'altro aveva attirato la sua attenzione. Evitando di guardare nuovamente verso il letto, si era avvicinata al grande cassettone addossato alla parete. Li, tra un portagioie, spazzole e prodotti per il trucco, l'oggetto le era apparso decisamente fuori posto. Afferrandolo con cautela, se l'era rigirato a lungo tra le mani. Avrebbe potuto benissimo appartenere a Flora, ma il fatto di non averglielo mai visto usare l'aveva insospettita. Poi le aveva viste. Le due iniziali, nitide sulla superficie liscia, l'avevano colpita come un pugno nello stomaco. Vincendo la nausea, si era avvicinata al letto e, dopo aver afferrato il foglio con due dita, l'aveva appoggiato sopra il cassettone.
Ma certo! No, non era possibile, non riusciva a crederci!

Un capolavoro che rischiava d'essere rovinato da una disattenzione da dilettante. Imprecando contro se stesso, era tornato immediatamente sui propri passi. L'idea di lasciare il corpo di Superbia nell'appartamento di Bellezza l'aveva elettrizzato sin da subito. La polizia sarebbe impazzita cercando di trovare il nesso. Non appena giunto davanti alla casa però, si era bloccato di colpo. Era certo di non aver lasciato la luce accesa. Eppure, la finestra al piano terreno era chiaramente illuminata. Cercando di non farsi prendere dal panico aveva varcato il portone.

Nonostante il terrore e la voglia di scappar via, Laura aveva deciso di chiamare subito la polizia. Quella scoperta l'aveva lasciata letteralmente senza fiato, non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Spostandosi verso l'angolo più lontano della stanza, aveva preso il telefono dalla borsa e, con le mani tremanti, aveva iniziato a digitare.
La porta si era spalancata di colpo, facendole cadere il cellulare a terra.
"Non era questo che avevo previsto per te ragazza mia, ma non tutto è perduto, possiamo ancora recuperare"
Laura aveva sgranato gli occhi cercando di dire qualcosa, ma l'uomo non gliene aveva dato il tempo. Colpendola con violenza al volto, l'aveva fatta stramazzare a terra facendole perdere nuovamente i sensi.

La madre superiora congiunse le mani al petto, lo sguardo allarmato.
"Certo ispettore, le ragazze possiedono tutte la chiave per entrare. Ma perché mi chiede questo, non sarà accaduto ancora qualcosa?"
Dopo aver scambiato un'occhiata col proprio vice, l'ispettore capo Manuelli annuì lentamente.
"Credo che troverà la stanza della signorina Sondra vuota purtroppo"
La suora, un'energica donna di mezz'età, parve afflosciarsi su se stessa.
"Mio Dio! Vuole forse dirmi che...che..."
Paolucci, temendo che potesse svenire, le si portò prontamente accanto.
"Abbiamo ritrovato la testa in una sala degli Uffizi stamani. Il corpo ancora non sappiamo dove possa essere stato collocato. Abbiamo bisogno del suo aiuto madre"
La superiora, facendosi il segno della croce, scosse il capo più volte.
"Ma cosa sta succedendo? Come mai quel...quell'individuo ha preso di mira queste povere ragazze?" balbettò confusa.
"Si tratta di un serial killer madre, e queste persone agiscono con una logica tutta loro. A volte la si scopre solo una volta che vengono catturati, a volte mai" rispose Manuelli.
"Ma ora, avremmo bisogno di parlare con la terza delle amiche, Laura mi sembra di ricordare. Potrebbe essere in pericolo mortale, e intendiamo proteggerla" proseguì Paolucci.
Annuendo, la madre superiora si avviò verso la porta.
"Venite, la sua stanza si trova proprio vicina a quella della povera Sondra"
Una decina di porte, tutte simili, fiancheggiavano un lungo corridoio. Le pareti, tappezzate per lo più da ritratti di santi, apparivano perfettamente candide. Arrestandosi dinanzi alla penultima in fondo, la suora bussò decisa sul legno lucido. Nessuna risposta. Provò a ribussare mentre, nel frattempo, abbassò con forza la maniglia. Chiusa.
"Esiste un passepartout,ma si trova nella mia stanza, dall'altra parte del convitto" esclamò sempre più angosciata.
"Si sposti madre, non abbiamo tempo d'aspettare"
Prendendo una breve rincorsa, Paolucci sferrò un potente calcio a al legno. La porta cedette immediatamente, andando a schiantarsi all'interno della stanza.
Che trovarono vuota. Il letto appariva rifatto alla perfezione, nessun oggetto fuori posto.
"Non ha mai passato fuori tutta la notte..." riuscì solamente a dire la madre superiora.
In quel momento, il cellulare dell'ispettore capo iniziò a suonare. Dopo aver ascoltato in silenzio per qualche istante, il poliziotto chiuse la comunicazione.
"Una telefonata anonima. Chi ha chiamato, ha semplicemente pronunciato una frase, poi ha riattaccato"
La suora e Paolucci lo fissarono, in attesa.
Finalmente Manuelli si decise a proseguire.
"Era lui, ne sono certo" disse cupo.
"Laura...mio Dio...non...non avrà..." bisbigliò la madre.
"Lo sapremo solo quando scopriremo il posto" le rispose Manuelli.
"Ma che frase ha pronunciato? Non teneteci sulle spine ispettore!" 
Manuelli si grattò il mento, quindi fissò entrambi.
"Il treno è ormai lanciato. Nulla e nessuno potrà arrestarlo. Due piccioni con una fava ispettore. Quale sarà la prossima fermata?"
Paolucci rimase immobile mentre la madre superiora, dopo aver rimuginato per qualche istante, disse flebilmente.
"Dovreste esserne già a conoscenza. Ma la povera Flora, abitava nei pressi della stazione, non so se possa esserci una qualche attinenza"
   
 
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