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Autore: Greywolf    17/01/2015    6 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Il resto della serata precedente per me era trascorsa all’insegna della preoccupazione più pura.
 
A nulla erano valsi i miei tentativi di provare a prendere sonno perché mi bastava chiudere gli occhi per ritrovarmi davanti Naruto. Bagnato fradicio, pieno di chissà quali pensieri, con quello sguardo così vuoto. Quei piccoli miglioramenti accumulati nei giorni precedenti era scomparsi. E dire che avevo sperato così tanto di non vedere più i suoi occhi con quella tonalità così cupa e triste!
 
Quando dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima, posso affermare con certezza che non esiste frase più veritiera! Lo avevo imparato osservando i suoi occhi, ora che questo suo dolore non era trattenuto ma lasciato libero di esprimersi, ora che ogni singola sfumatura di lui rispecchiava esattamente il suo stato d’animo…ora che non nascondeva più nulla.
 
Se sorrideva lo faceva perché non riusciva a trattenersi dal farlo.
Se se ne stava zitto era perché non aveva nulla da dire.
Voleva essere sincero? Lo era.
Era arrabbiato? Non si tratteneva.
 
Ma c’era un silenzio che manteneva e che rappresentava la sua ultima difesa. Ciò che nascondeva, quel qualcosa che si ostinava a voler gestire da solo, stando ben attento a non lasciarlo trasparire, era la chiave di tutto.
 
Tuttavia ero sicura che al suo rientro a casa ieri, l’unico motivo per cui era così terribilmente triste era dovuto a Kurama. Cosa mai aveva potuto spingere il demone a prendere una decisione così drastica e per giunta all’improvviso?
 
Poteva essere stato a causa dell’incontro con i Sopravvissuti alla notte dell’attacco ma da quanto detto dal demone stesso, era riuscito a risolvere tutto. Ma non ne avevo la certezza.
E poi…gli altri demoni! Kurama aveva detto di dover contattare gli altri cercoteri per una discussione in sospeso! Che fosse stato quello il motivo della sua decisione?
 
Qualunque fosse la motivazione, l’unico a subire le ripercussioni di questa scelta era stato Naruto.
 
Ripensai alla prima volta che avevamo parlato telepaticamente in Ospedale. Durante il contatto, ad un certo punto la mia mente era stata invasa da un’ondata di ricordi del demone e da un profondo senso di malinconia. Tanto grande che avevo temuto che fosse stata quella mancanza a spingerlo al suo gesto estremo. Quella separazione lo aveva distrutto dentro più di quanto desse a vedere.
 
Ma quando il demone era tornato, ero consapevole del fatto che Naruto fosse felice. Lo avevo visto sorridere per la prima volta da giorni dopo aver ascoltato il lunghissimo discorso di Kurama. E nei giorni che aveva trascorso con noi, in qualche modo era stato il suo sostegno a dargli man forte più di quanto potessimo fare noi. Certo…lo faceva a modo suo ma si stava impegnando come mai avrei creduto. E quindi sapevo che Naruto alla notizia della sua partenza definitiva, era crollato. Aveva ancora bisogno di lui. E quest’ultimo aveva deciso di lasciarlo solo.
 
Ma come poteva avere preso una decisione simile senza pensare alle conseguenze?
 
L’esperienza mi stava insegnando che porsi domande da soli non serviva a niente e che l’unico modo per ottenere delle risposte era cercarle dai diretti interessati. Volevo capire e per questo decisi che quando fossi andata a trovare Naruto, lo avrei cercato per parlargli. Mi serviva una spiegazione. Me la doveva.
 
Fu difficilissimo trovare il modo di impegnare il tempo prima che fosse l’alba. Ma ancora più difficile fu cercare di resistere alla tentazione di correre subito a casa di Naruto per assicurarmi che fosse tutto a posto. Da una parte sarebbe stato inutile perché sicuramente stavano ancora dormendo ma dall’altra…il desiderio di farlo era troppo forte.
 
“C’è Kaiza con lui…” pensai poi “E anche Ino! Starà bene.”
 
E questo fu l’unico pensiero che riuscì a sostenermi, o forse dovrei dire a “trattenermi” dall’andare spedita a casa sua fino all’ora di pranzo. Mi ero autoimposta di far trascorrere la mattinata prima di raggiungerli, almeno per lasciare che si calmassero le acque dal momento che non avevo intenzione di rischiare di litigare ancora con lui. Anche perché era per questo che Kaiza mi aveva rimandata a casa ieri sera.
 
Inoltre dall’espressione di Naruto era facilmente intuibile che non era dell’umore adatto per parlare.
 
A mezzogiorno mi resi conto che non potevo aspettare nemmeno un minuto di più.
 
Uscii di casa ignorando i richiami di mia madre che mi invitavano a restare perlomeno a pranzo ma avevo trattenuto anche troppo a lungo la mia ansia e sentivo seriamente di essere sul punto di esplodere.
 
Ma feci appena in tempo a chiudermi la porta alle spalle che fui raggiunta da una voce famigliare:
 
“Ciao Sakura.”
 
Sobbalzai e mi resi conto che poggiato contro il muro di casa mia c’era il maestro Kakashi, che teneva aperto davanti a sé il suo libro preferito “Le tattiche del Pomiciata”.
 
“Maestro! Da quanto è qui?” domandai, sorpresa della sua visita.
 
“Non preoccuparti di questo.” rispose, chiudendo il volume “Piuttosto posso parlarti un momento?”
 
“Ehm certo.” risposi.
 
“Immagino tu stia andando da Naruto.” fece lui. “ Ti accompagno.”
 
Ancora un po’ spiazzata, mi affiancai a lui e insieme ci incamminammo verso casa di Naruto.
 
Constatai che non doveva aver smesso di piovere da molto. Mi augurai che non avremmo più visto pioggia per un bel pezzo. Finora era stata solo auspicio di cattive notizie.
 
“Mi spiace non essermi fatto sentire in questi giorni. Immagino non siano stati facili.” cominciò il maestro, continuando a tenere il libro aperto davanti a sé apparentemente concentrato nella lettura.
 
Brevemente gli feci un riassunto degli eventi dei giorni precedenti, soffermandomi particolarmente sui fatti più importanti in particolare l’attacco di panico e il confronto con Kiba. Infine lo aggiornai anche sulla partenza imminente di Kurama.
 
“Questa non ci voleva.” commentò “Naruto come l’ha presa?”
 
“Non bene. Ma sto andando da lui per vedere fino a che punto.”
 
“Speriamo bene.”
 
Continuavo a fissarlo chiedendomi il motivo per cui avesse voluto parlarmi. Insomma non che il maestro si fosse mai dimostrato una persona semplice da capire ma percepii che in questi giorni si stava facendo più strano del solito. Alla fine mi decisi a parlare, senza girarci intorno.
 
“Cos’è che deve dirmi, maestro?”
 
Finalmente lui chiuse il libro e trasse un profondo sospiro.
 
“Stavo pensando di portare Naruto a trovare Obito domani.”disse poi tutto d’un fiato.
 
“Come?!”
 
Dopo tutti i tentativi che stavamo cercando di fare per tirargli su il morale, non potevo credere che gli fosse venuta un’idea simile! Decisamente non era il momento adatto per andare a trovare Obito come lui e il mio compagno di squadra erano soliti fare insieme nei momenti di maggior debolezza. Naruto era troppo scosso per reggere una visita al cimitero.
 
“So quello che stai pensando.” fece come leggendo i miei pensieri “ Ma sono sicuro che potrebbe essere un modo per aiutarlo a riprendersi.”
 
“Come può esserlo? Lui….lui ha…”
 
“Lo so benissimo cosa ha cercato di fare.” chiarì “Ma non credere che lo farei se non fossi sicuro di raggiungere un risultato. Ho la certezza che lì ci sia il punto di partenza per incoraggiarlo a lasciarsi alle spalle tutta questa storia.”
 
Non riuscivo a seguirlo. L’unica idea che mi venne in mente era che volesse portarlo alla tomba di Obito per ricordargli le sue ultime volontà e tutto quello che aveva fatto per permettere la sconfitta di Madara e quindi il conseguimento della pace.
 
Ma era il caso che lo portasse al cimitero quando aveva cercato di togliersi la vita?
 
Di colpo ebbi un illuminazione. Non so perché ma ripensai al maestro Kakashi in Ospedale, a quanto fosse perplesso e preoccupato ma soprattutto decisamente nervoso, quasi come se quel che era successo lo riguardasse in modo particolare. Sapevo che lui e il maestro Gai mi stavano nascondendo qualcosa su cui però non avevo più indagato ma che ero sicura fosse importante.
 
“Maestro ascolti…”
 
“Volevo avvisarti delle mie intenzioni. Domani sarà lui a dirmi se ne ha voglia oppure no.” mi anticipò. Poi posizionò le mani in un sigillo e rivolgendomi un sorriso concluse: “Buona giornata. Salutami Naruto, mi raccomando.”
 
E scomparve in una nuvola di fumo.
 
 
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“Fronte Spaziosa! Alla buon’ora!” esclamò Ino non appena venne ad aprirmi.
 
“Smettila Ino! Non immagini cosa ho dovuto fare per trattenermi dal venire qui nel cuore della notte!” ribattei seccata, varcando la soglia.
 
“Sembri reduce da una notte insonne in effetti…” commentò.
 
Io sperai solo che almeno la mia faccia fosse almeno presentabile.
 
“Allora?” chiesi poi sottovoce “Lui come sta?”
 
“Meglio di quanto pensassi! Il merito è tutto di Kaiza!”rispose lei.
 
“Davvero?” feci io anche se non ero affatto sorpresa.
 
“Si. Non so cosa gli ha detto ma ieri sera è riuscito a tranquillizzarlo al punto da convincerlo a farsi un bagno e a cambiarsi prima di rimettersi a letto. E poi…oh Sakura! Erano troppo carini!” trillò infine.
 
“Come dici?” chiesi confusa. “Carini?”
 
“Sì!” esclamò “Kaiza ha dormito con lui tenendolo abbracciato tutta la notte! E Naruto ha dormito tranquillo fino a mattina inoltrata! Guarda, fosse stato per me non li avrei mai svegliati! Sembravano proprio come-…Bhè hai capito!“
 
Non terminò ma capii, immaginando a mia volta la scena. Padre e figlio.
 
Devo ammettere che un paio di volte quel pensiero aveva colto anche me. Del resto il medico non era solo professionale nei suoi confronti. Ogni volta che gli stava vicino e lo accarezzava sapevo che non lo faceva solo per confortarlo. Da quel gesto trapelava affetto. Ne ero certa.
 
“Si, ho capito. Da quanto è sveglio?”
 
“Non molto, un’oretta. Ora sta mangiando qualcosa, dopotutto è a digiuno da ieri.” rispose.
 
“Bene. Andiamo di là allora?”
 
“Aspetta!” ordinò, bloccandomi.
 
“Che succede?”
 
“Due cose importantissime! La prima: non nominare per nessun motivo Kurama! Kaiza ci è andato a parlare prima e questo a Naruto non è andato molto giù. Per cui se non vuoi beccarti qualche occhiataccia, tieni a freno la lingua!” mi avvisò.
 
Io annuii. La mia mente intanto elaborava quell’informazione: Kaiza aveva parlato con Kurama e con tutta probabilità per lo stesso motivo per cui volevo farlo io. Arrivo sempre troppo tardi, accidenti.
 
“E la seconda?”
 
A quel punto il suo viso si illuminò di un sorriso raggiante:
 
“Mia cara, sono lieta di informarti che le tue paure sono infondate!” esclamò con orgoglio.
 
“Perdonami, non capisco.” confessai. Lei sbuffò.
 
“Voglio dire che non devi avere paura dei tuoi sentimenti…capito ora?” e mi guardò con sguardo incoraggiante.
 
“Ino sii diretta ti prego, mi stai facendo venire il nervoso, accidenti!”
 
“Cavolo Fronte Spaziosa! Sei lenta! Ho parlato con Naruto un po’ prima che Kaiza rientrasse e ho avuto la conferma che è ancora cotto di te! Devo essere ancora più chiara di così?”
 
Decisamente non c’era bisogno che me lo spiegasse in modo più chiaro. Tuttavia…
 
“Adesso devi spiegarmi cosa diavolo ti è venuto in mente di fare!” ordinai cercando di mantenere un tono di voce contenuto anche se era decisamente molto difficile.
 
“Non fare quella faccia! Se avessi aspettato che tu ti decidessi a fare il primo passo, saremmo diventati tutti vecchi e decrepiti!”
 
“Anche se fosse questa è una cosa che riguarda solo me, non avresti dovuto impicciarti così!”
 
Forse ero un po’ dura, del resto stava solo cercando di aiutarmi. Ma non riuscii a trattenere la mia rabbia in quel momento.
 
“Bella riconoscenza.” commentò acida. “Comunque non hai di che preoccuparti. Non abbiamo parlato direttamente di te. Più o meno. Ho solo cercato di capire cosa prova nei tuoi confronti in questo momento. E la cosa certa è che non ti odia. Quindi immagino che ci sia solo una cosa che può provare per te.”
 
La mia rabbia scemò man mano che parlava fino a spegnersi del tutto.
 
Decisamente ero stata un po’ troppo frettolosa con le conclusioni. Se le cose stavano così allora significava che Ino non aveva dato modo a Naruto di capire che i miei sentimenti erano cambiati. Non ero certa che provasse qualcosa per me ma decisamente le parole della mia amica mi confortarono.
 
“Scusami Ino.” feci imbarazzata “Ti ringrazio.”
 
Lei sbuffò lisciandosi la lunga ciocca bionda.
 
“Ti perdono solo per scusarmi della mia scenata di ieri.” rispose poi, ancora un po’ offesa “Vieni ora.”
 
La seguii fino in camera di Naruto. Era già vestito sul letto rifatto con le gambe allungate a parlare con  Kaiza che era seduto su una sedia vicino a lui. Sembrava perso in qualche riflessione.
 
“Sono riuscito a spiegarmi, ragazzo?” fece l’uomo.
 
Attese un lunghissimo momento poi annuì.
 
“Ora si. Ho capito.”
 
“Ragazzi abbiamo visite!” annunciò a voce alta Ino.
 
Entrambi si voltarono. Kaiza con un grande sorriso che ricambiai. Naruto inchiodò i suoi occhi nei miei e non appena lo salutai con un piccolo sorriso, lui sollevò appena un angolo nella bocca in un sorriso tirato. Non me ne preoccupai troppo stavolta. Sapevo che nessuna visita lo avrebbe tirato su di morale.
 
“Ciao Sakura.” mormorò però a mia grande sorpresa. Poi chinò la testa e si perse nei suoi pensieri.
 
“Piccola, mi fa piacere vederti!” esclamò l’altro.
 
“Anche a me Kaiza. Come vanno le cose?” chiesi un po’ titubante.
 
“Io e Naru ci siamo fatti una bella chiacchierata. Và un po’ meglio ora vero?” chiese al mio compagno. Quello si limitò ad annuire ma non disse nulla
 
Cercai di distrarlo dal pensare a Kurama.
 
“Sai Naruto…prima ho incontrato il maestro Kakashi. Mi ha raccomandato di salutarti.”
 
Lui si ridestò dai suoi solitari pensieri e si rivolse a me:
 
“Davvero? Ti ha detto qualcos’altro forse?”
 
“Solo che domani verrà a trovarti con qualcosa da proporti.” risposi sperando solo che non mi chiedesse di cosa si trattasse. A quel punto doveva essere il maestro a dirglielo.
 
“Una proposta? Riguardo cosa?”
 
Bene. E ora cosa potevo dirgli?
 
“Non so cosa abbia in mente. Ha detto che avresti scelto tu se andare oppure no.” decisi infine.
 
“Ho capito.” disse “Grazie di avermelo detto.”
 
“Bhè il maestro ti proporrà qualcosa domani. Perché oggi non facciamo qualcosa noi, che ne dici?” intervenne Kaiza, cogliendo il mio bisogno di cambiare discorso.
 
“Non ho molta voglia di uscire.” mormorò lui.
 
“Ti farebbe bene stare un po’ all’aperto, ragazzo.”
 
“Lo so. Ma non sono dell’umore adatto per uscire.” affermò deciso.
 
“Va bene.” sospirò allora. “Ragazze, come siete rimaste con gli altri?”
 
“Abbiamo detto loro solamente che li avremmo tenuti aggiornati.” rispose la mia amica “Insomma gli ultimi giorni sono stati un po’ imprevedibili quindi abbiamo pensato che fosse il caso di sospendere le uscite.”
 
“Potrebbero venire qui allora. Almeno passiamo il pomeriggio insieme!” propose.
 
“Si penso sia una buona idea.” concordai “Tu Naruto, che ne dici?”
 
Lui non rispose. Aveva sollevato lo sguardo e guardava concentrato un punto nel vuoto.
 
“Ragazzo, che succede?”
 
“Lui che sta venendo a fare qui?!” esclamò con rabbia, voltandosi verso la finestra.
 
Non capimmo subito il significato delle sue parole finché non osservammo Kurama affacciarsi dalla finestra.
 
Sembrava diverso. Aveva perso espressione. Era impossibile comprendere il suo stato d’animo. Era…vuoto. Ci guardò uno per uno senza mutare espressione soffermandosi in ultimo su Naruto.
 
Ino sembrava rimasta senza parole. Kaiza invece sorrideva e mi sembrò persino commosso. Io non sapevo cosa aspettarmi da quella visita. Anche perché il mio compagno di squadra era tutt’altro che felice di vederlo.
 
“Perché sei qui?” chiese secco.
 
“Posso entrare?” chiese l’altro.
 
Anche il tono di voce era cambiato. Era inespressivo. Per di più dalle facce degli altri immaginai che nemmeno loro si aspettassero che chiedesse un permesso per entrare.
 
“Come vuoi.” rispose Naruto.
 
Kurama allora si tirò su con le zampe anteriori ed entrò nella camera. Fu allora che Naruto distolse lo sguardo e domandò ancora:
 
“Che sei venuto a fare allora?”
 
“Me ne sto andando.”
 
Diretto. Niente giri di parole. Era deciso a partire. Naruto strinse  forte i pugni.
 
“Cosa aspetti quindi ad andartene?” rispose duro anche se si coglieva  benissimo l’incrinazione nella sua voce.
 
Stavolta l’impassibilità della Volpe vacillò.
 
“Tu…non vuoi accompagnarmi?” domandò con una strana incertezza nella voce.
 
Finalmente i loro sguardi si incrociarono e mi sembrò di toccare con mano la tensione tra i due. Vidi la rabbia di Naruto cedere il passo a tutt’altro. Dolore. Si voltò verso Kaiza in cerca di supporto e lui gli fece un piccolo cenno del capo come a dargli il via libera per qualsiasi cosa avesse voglia di fare. Tornò a stringere i pugni ancora una volta. Più forte.
 
“Va bene.” sussurrò.
 
 
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Il viaggio verso il cancello principale del Villaggio fu estremamente silenzioso.
 
Naruto manteneva un passo piuttosto lento, trascinandosi dietro a fatica la gamba ferita e facendo forza sul suo fidato bastone. Al suo fianco Kurama, continuava a guardare avanti a sé senza fare caso all’amico che faticava enormemente a camminare.
 
Io, Kaiza ed Ino li seguivamo senza osare interrompere quel silenzio tombale che però sembrava essere carico di significato per quei due. Seriamente non credevo che Naruto avrebbe accettato ad accompagnarlo visto che dalla raccomandazione di Ino a non pronunciare nemmeno il suo nome, sembrava che non volesse più avere nulla a che fare con lui. Però Kaiza sicuramente ci aveva messo lo zampino ed era facilmente intuibile dalle occhiate che si erano scambiati fra loro.
 
Da come si erano messe le cose, non avrei avuto modo di chiedere al demone i motivi di quella scelta. Ormai era evidente che non avrebbe cambiato idea. Non c’era nulla che potessi fare. Solo provare a stare vicina a Naruto dopo quel doloroso addio.
 
Infine giungemmo a destinazione.
 
Ci fermammo fuori dal portone. Kurama restituì il copri fronte che aveva legato alla zampa poi si allontanò un po’ e compì un unico sigillo con cui annullò la sua tecnica di rimpicciolimento. In un attimo recuperò la sua grandezza naturale. Si diede una poderosa stiracchiata e quando sbatté le zampe a terra ci fece sobbalzare tutti quanti. Era diventato decisamente più pesante.
 
Una volta che ebbe recuperato bene la sensibilità del proprio corpo commentò:
 
“Decisamente preferisco le miei dimensioni normali.”
 
Naruto teneva la testa bassa senza dire nulla. Kurama lo guardò dall’alto e prese l’iniziativa.
 
“Ci separiamo qui, Moccioso.”
 
Aspettò qualche secondo una risposta ma questa non arrivò. Proseguì:
 
“Vedi solo di non combinare altre cazzate in futuro. Non ce n’è motivo.”
 
Io stavo cominciando a preoccuparmi. Osservavo Naruto irrigidirsi e tremare impercettibilmente e iniziavo a temere che da un momento all’altro sarebbe crollato. Anche il cercoterio lo notò.
 
“Guardami, Idiota.”
 
L’ordine venne ascoltato. E quando i loro occhi si incrociarono, il demone disse:
 
“Sai che devo farlo.”
 
“Sì…lo so.”
 
Non sembrava essere convinto e questo Kurama lo capì al volo e non ne sembrò contento. Spinse lo sguardo fino ad arrivare a Kaiza al quale rivolse uno sguardo di biasimo. Si erse in tutta la sua altezza.
 
“Pare che non abbiamo altro da dirci.” commentò voltandosi.
 
“No Kurama, aspetta!”
 
“Che vuoi?! Eh?!” sbraitò il demone, girandosi di scatto.
 
“Mi dispiace tanto.”
 
Sussultai. E con me anche Kaiza e Ino.
 
In quanto a Kurama era rimasto a bocca aperta. Poi recuperò lucidità. Gli si avvicinò e si sdraiò a terra, allungandosi come una gigantesca sfinge e appoggiando il muso sul terreno umido per guardare il meglio possibile il ragazzo davanti a lui.
 
“Per cosa dovresti scusarti, Idiota?”
 
“Per essere stato uguale a tutti gli altri.”
 
“Di che cazzo stai parlando?” chiese con una certa…”tenerezza”.
 
Rise amaramente.
 
“Sai…per la prima volta nel corso di quest’ultimo anno mi reso conto di cosa fosse la vera solitudine.
 
Mi sono reso conto che quella provata quando ero piccolo a confronto era insignificante. Perché la solitudine del non avere nessuno è completamente diversa da quella che si prova per la mancanza di qualcuno.
 
Anche se a lungo ci siamo fatti la guerra…in qualche modo da quando ho scoperto che vivevi dentro ho cominciato a pensare che in fondo non ero mai stato solo fino a quel momento perché anche se non ti sentivo, tu c’eri. Mi sei stato più vicino di chiunque altro.
 
Quando ci siamo salutati, non immaginavo che dopo sarei stato così male.
 
Mi sono sentito vuoto. Soprattutto ogni volta che pensavo a tutte le volte in cui ci eravamo uniti nel corso della guerra. Oppure a quando Madara ti ha estratto dal mio corpo….
 
Ma nonostante questo, sapevo che eri tornato a casa insieme agli altri e quindi…non potevo che essere felice per te e questo mi è servito a tenere lontana la malinconia. Non sai quante volte ho pensato di usare il chakra che mi avevi lasciato per chiamarti, per sapere come stavi…ma non l’ho mai fatto.
 
Quindi…prova a immaginare cosa ho provato quando ti ho visto arrivare di corsa al Villaggio l’altro giorno.”
 
Si passò la mano tra i capelli, imbarazzato.
 
“Accidenti, non riuscivo a crederci. Nonostante quello che era successo…sono stato davvero felice di vederti. E averti vicino in questi giorni mi ha aiutato moltissimo anche se la metà del tempo lo abbiamo passato a litigare. Come ai vecchi tempi…”
 
Si era fatto incredibilmente malinconico. Anche se non riuscivo a vederlo in viso, l’espressione di Kurama mi fece capire che traspariva non solo dalla voce.
 
“E’ per questo…che l’annuncio della tua partenza così presto, mi ha fatto male. Così tanto…che mi sono dimenticato di te e ho pensato solo a me stesso. Tutto ciò a cui sono riuscito a pensare è stato  su come convincerti a restare, per non dover sopportare ancora una volta quella terribile situazione e poi…”
 
Si bloccò di colpo. Sospirò.
 
“Mi sono addirittura arrabbiato con te. Ma sono stato ingiusto. Egoista al solo pensare di farti rinunciare alla tua libertà appena riconquistata solo…solo per me. Sarei stato uguale a tutti le altre Forze Portanti…uguale a Madara, pensando solo ai miei interessi e fregandomene delle conseguenze per gli altri.
 
Non hai idea di quanto mi dispiace. Perdonami ti prego!” e chinò la testa.
 
Sentirlo parlare mi trasmise una terribile fitta al cuore. Avrei mai smesso di rimproverarmi per non essermi resa conto di quanto fosse stato male?
 
“Battimi il pugno Ragazzino. C’è una cosa che devi vedere.” e spinse il proprio pugno avanti.
 
Kurama sembrava tornato completamente inespressivo. Eppure fino a un secondo fa...
 
Naruto eseguì il suo comando.
 
Aspettammo con ansia. Eravamo tutti tesi.
 
“M-ma c-come…?” lo sentì balbettare dopo un po’.
 
“Zitto e concentrati.” lo rimproverò l’altro.
 
Aspettammo ancora un paio di minuti. Io contavo ogni respiro, trepidante per l’attesa.
 
Improvvisamente Kurama ritirò il pugno.
 
“Promettimi che ciò che hai appena visto non lo dimenticherai. E’ importante.”
 
La testa di Naruto si mosse in segno di assenso.
 
“Bene.” affermò il demone.
 
Con lentezza la Volpe si alzò in piedi.
 
“Addio.” sussurrò infine e dopo averci rivolto un cenno del capo si voltò pronto per iniziare la corsa che lo avrebbe riportato a casa, muovendo lentamente i primi passi.
 
“Grazie di tutto,Kurama…mi mancherai…”
 
Il demone si fermò. Un secondo. Due…
 
Con uno scatto felino d’improvviso spiccò un balzo e corse. Ben presto sparì alla nostra vista.
 
Naruto non si era mosso. Per quanto ci provassi, sapevo che non potevo nemmeno lontanamente immaginare quello che stava provando in quel momento. Le parole che aveva pronunciato mi avevano dato conferma che quella separazione era la cosa peggiore che potesse capitargli dopo l’incidente.
 
Deglutii rumorosamente. Poi un po’ titubante, mossi qualche passo verso di lui.
 
“Naruto…” lo chiamai piano.
 
Quando lo vidi in volto, aveva lo sguardo fisso e le guance percorse da lacrime silenziose. Capii subito che quelle non erano lacrime di disperazione. O forse si. Ma non appena lo vidi, compresi subito che era solo tremendamente commosso.
 
Senza pensarci gli posai la mano sulla spalla e chiesi a mezza voce:
 
“Cosa…cosa ti ha mostrato?”
 
Dopo poco la sua mano si posò sulla mia, stringendola forte.
 
“I miei genitori…la notte in cui sono nato.”
 
Restai lì vicino a lui in silenzio così, stando uniti attraverso quella stretta finché non ebbe più lacrime.






Extra: Una storia per la fiducia (2)
 
“Ora voi…mi permetterete di farlo?”
 
Kurama non aveva ancora ottenuto una risposta. Si era proposto di mantenere un atteggiamento paziente piuttosto che dar libero sfogo all’ irruenza come suo solito, perché in un momento delicato come quello non poteva rischiare di compromettere quel dialogo che era riuscito a creare con il suo discorso.
 
Tuttavia è risaputo che i demoni sono tutt’altro che pazienti se gli si parla alle spalle.
 
Infatti la Volpe stava iniziando a innervosirsi. Aveva spiegato a quelle persone che era inutile bisbigliare perché il suo udito finissimo gli permetteva di cogliere qualsiasi suono anche il più flebile. Eppure quelli insistevano a discutere sottovoce tra di loro invece di farlo con lui.
 
Respirò a fondo nel tentativo di mantenere la calma. Ma non servì a nulla quando alle sue orecchie giunse l’unico commento che nessuno dei presenti poteva permettersi di fare.
 
“Per me ha mentito…tutto quello che vuole è guadagnarsi la nostra pietà.”
 
La rabbia gli salì fino al cervello e in un impulso privo del più piccolo barlume di lucidità, ruggì e l’onda d’urto che si sprigionò da esso fu abbastanza forte da far crollare tutti a terra tutti i presenti.

Il terreno subì una forte pressione dovuto all’incremento di chakra che frantumò senza alcuna difficoltà il terreno là dove erano poggiate le sue zampe. Anche le code si contorcevano tra di loro con una potenza tale da dare l’impressione che avrebbero potuto fendere qualsiasi cosa.
Gli artigli piantati nel terreno lasciavano lunghe strisce verticali, generando un sinistro rumore stridulo. E le iridi, già di per sé di un rosso infuocato, assunsero un colore assai più scuro…
 
“Come vi permettete di dare a me del bugiardo…?” la sua voce era poco più di un sussurro ma quelle parole risuonavano nella mente di tutti con tanta chiarezza e malvagità che vano era il tentativo di chiudersi le orecchie nella speranza di isolarsi da loro.
 
“Io…che ho sacrificato la mia dignità di demone venendo qui per raccontarvi la mia storia! Per farvi capire cosa mi ha portato a fare le scelte che ho fatto! Per porre fine all’odio che vi opprime! E’ così che mi rispondete? MI DATE DEL BUGIARDO!”
 
Un’altra ondata di chakra disegnò un cerchio intorno a lui che si allargò tutto intorno, avvolgendolo.
 
Lo sentiva. Il desiderio di distruggere tutto. Di polverizzare quell’insulso Villaggio e i suoi abitanti.
 
Un istinto alquanto appagante che riusciva a farlo fremere d’eccitazione. Poteva farlo…
 
<< Tu non sei più il demone Volpe. Tu sei Kurama. Il mio compagno del Villaggio della Foglia! >>
 
Tutto si acquietò improvvisamente. Il suo chakra scomparve nel nulla e il suo animo si placò.
Proprio come quando era arrivato a Konoha, fuori di sé dalla rabbia. Nel momento in cui Naruto gli aveva detto che gli stava facendo male, tutto si era fermato e la sua furia era sparita.
 
Kurama non sapeva spiegarsi il motivo di quella reazione quando il moccioso gli parlava.
 
In quel momento si rese conto che inconsapevolmente quel ricordo lo aveva salvato dal compiere un gesto di cui poi sicuramente si sarebbe pentito. Se si fosse lasciato condurre dal suo istinto avrebbe devastato tutto ciò che incontrava finché non avesse trovato intorno a sé solo morte e cenere. Avrebbe vanificato ogni cosa fatta fina quel momento.
 
Si guardò intorno. Gli abitanti erano fermi a terra, paralizzati dalla paura. Persino i più piccoli adesso lo fissavano con un certo terrore. Iruka lo guardava con biasimo e senza dubbio quella fu l’occhiata più penetrante che avesse ricevuto da molto tempo.
 
“Che cazzo ho fatto?” pensò tra sé e sé il demone.
 
Provò a muovere un passo in avanti ma tutti arretrarono goffamente, senza distogliere lo sguardo da lui…dal mostro.
 
Non era questo che voleva. Avrebbe dovuto stare più attento e non perdere il controllo.
 
“Non volevo…” riuscì solo a dire, chinando poi la testa per la prima volta in un gesto di scuse. Perché stavolta si sentiva davvero colpevole. Questa volta non poteva dare la colpa a nessuno, solo a se stesso. Pur consapevole del fatto che le parole di tutti erano mosse soltanto da quell’odio generato in precedenza unito ad una buona dose di diffidenza, si era lasciato ancora una volta condurre dalla rabbia e aveva perso la possibilità di raggiungere il suo scopo.
 
“Io non avrei dovuto darti del bugiardo.”
 
Le orecchie di Kurama si drizzarono quando udirono quelle parole. Il demone si voltò verso la provenienza di quella voce e vide un uomo in piedi, lo stesso che aveva parlato poco prima che scattasse, mentre gli altri lo fissavano a bocca aperta.
 
“Ho sbagliato. Ma credo che io fossi troppo sorpreso del fatto che per la prima volta uno di voi cercoteri avesse deciso di parlare con noi. E’ così…strano. Improbabile. Per questo ho creduto che tu volessi la nostra fiducia per uno scopo…ti prego, non arrabbiarti ancora! Uno scopo…malvagio, ecco. Ma la tua rabbia è stata la testimonianza che tu ci hai detto la verità e per cui hai perso le staffe quando ho detto che non ti credevo. Per questo…mi dispiace.” E con queste ultime due parole, chinò il capo.
 
Chi lo aveva ascoltato, aveva cominciato a far vagare lo sguardo con fare pensieroso. Intanto la Volpe non poteva credere alle sue orecchie. Quell’uomo non solo lo aveva compreso ma si era scusato a parole e anche chinando il capo di fronte a lui! Era impossibile…
 
“E’ vero. Siamo stati solamente in grado di farti adirare senza prestare la dovuta attenzione alle tue parole e a quello che il tuo racconto significava.” fece un altro da seduto “Se avessi voluto distruggerci non avresti avuto alcun motivo di venire qui oggi e tanto meno di farci quel lungo discorso. Sei abbastanza potente dal fare quello che vuoi senza che nessuno riesca a impedirtelo. E poi…prima ti sei fermato nonostante tutto.”
 
“Si…nonostante la collera che ti muoveva ti sei calmato.” aggiunse un altro ancora, alzandosi.
 
“Credo che Kurama ci abbia ampiamente dimostrato che vuol davvero portare avanti il progetto di pace che Naruto ha portato nelle terre dei ninja” fece a quel punto Iruka guardandolo con un sorriso “Io credo che dovremmo dargli la possibilità di farlo!”
 
Dopo quelle parole in molti altri si alzarono convinti da quelle affermazioni e da quello che era successo. In pochi rimasero seduti fissando ancora con astio il demone che era ancora incapace di credere a quello che stava succedendo.
 
Era una novità assoluta per lui. Insomma sì, era quello l’obbiettivo che voleva raggiungere ma stranamente averlo ottenuto in quel modo fu una cosa del tutto inaspettata. Gli stava donando una strana sensazione…come una sorta di calore che pulsava allo stesso modo in cui pulsava il suo chakra eccitato dalla sua stessa collera. Ma era qualcosa di completamente diverso.
 
“Mi prendete per il culo o dite sul serio? Dopo la mia scenata di prima…siete disposti davvero a fidarvi di me?” domandò ancora troppo perplesso.
 
“E’ stata la prova di quello che ci hai detto prima.” rispose lo stesso Iruka ”Odiare è qualcosa di irrefrenabile ma che bisogna assolutamente controllare perché altrimenti condurrà sempre al circolo vizioso che non potrà mai essere arrestato. Ma anche che dare la propria fiducia a qualcuno è fondamentale. Se solo il Primo Hokage avesse creduto che saresti stato in grado di contenere tutto il tuo potere, tu non avresti mai continuato a  covare rancore verso gli esseri umani. Quello per Madara sarebbe rimasto ma vista la sua sconfitta lo avresti potuto superare facilmente. Non è stato così e i risultati si sono visti. Se vogliamo mantenere questa pace a lungo dobbiamo dare fiducia a chi ce la chiede con il cuore. Per questo io mi fiderò di te, Kurama.”
 
Sorrisi apparvero sui volti di molte persone e soprattutto su quelli dei più piccoli.
 
“Tsk! Umino, mi stupisci sai?” riuscì solo a commentare. Tuttavia era contento di quel traguardo raggiunto e soprattutto che fosse stato proprio quel maestro a parlare.
 
“Dì una cosa Volpe…”
 
La voce di un uomo abbastanza giovane risuonò accusatoria.
 
“Come avresti intenzione di porre fine al nostro odio eh? Sono tutt’orecchi!”
 
L’interpellato sbuffò, sapendo che quello era il genere di persone che non si sarebbe convinta senza una dimostrazione diretta. Tuttavia decise di attenersi a quella che era stata la sua idea principale.
 
“Voglio mettere subito in chiaro una cosa. Rimediare completamente a quello che ho fatto in passato è impossibile.
 
Intendo dire che non ho il potere di riportare in vita coloro che ho ucciso quella notte. Per cui se è questo che sperate di ottenere da me, sappiate che è impossibile. Nemmeno all’Eremita delle sei vie è concesso un potere simile, per non parlare del fatto che sarebbe un gesto puramente egoistico desiderare qualcosa che è contro una delle leggi della vita.”

 
“Egoistico dici?” incalzò quello, portandosi in piedi “No, non lo è! Anzi, ti dirò di più Volpe! Io credo che quello sia l’unico modo per placare questo circolo d’odio! Tu ci hai portato via i nostri cari, per il Villaggio pazienza lo abbiamo ricostruito, ma non abbiamo avuto indietro le persone che amavamo! Ed è questo il motivo per cui il nostro odio non si è ancora placato! Non saremo mai in grado di chiudere questo circolo vizioso se non ci restituisci ciò che abbiamo perso per sempre!”
 
“Per sempre.” cominciò il demone “Lo hai detto tu stesso. La morte è l’unica cosa a cui non si può porre rimedio proprio perché è eterna. E’ la sua natura e credo che siate tutti d’accordo se vi dico che la natura di qualsiasi cosa non può essere cambiata da nessuno.”
 
Quello stava per ribattere ma Kurama fu più veloce di lui e riprese a parlare:
 
“Le vite perdute quella notte sono state spezzate prematuramente, questo è vero. Tuttavia questo non ha impedito loro di tramandare una cosa eterna esattamente come la morte anche se in modo diverso…la vita.
 
Non fate quelle facce, è la verità. Chiudete il becco e seguitemi nel mio discorso!
La vita è per sempre perché si può tramandare! La si lascia ai propri eredi, a coloro che restano!
E’ in questo modo che si supera la morte…lasciando gli altri a vivere dopo di noi!
 
Pensateci…se in tanti non fossero morti quella notte in tanti altri non sarebbero qui! Il loro sacrificio ha consentito che voi potesse continuare a vivere, per cui non ritenete che sarebbe sbagliato desiderare per loro una fine diversa?
 

Personalmente questa storia della volontà della Foglia non la condivido ma voi ci credete giusto?
Bene, quindi ciò che quelle persone hanno fatto quella notte è indice solamente della loro immensa volontà! Esattamente la stessa volontà che ha espresso il vostro Terzo fino alla fine dei suoi giorni!
E quest’ultima è viva negli occhi, nei visi, in ogni parte di voi qui oggi.
 
Tuttavia comprendo che il dolore di una perdita così grande non sia arginabile solo con le parole.
Non posso colmare quel vuoto…non ne ho il potere.
Tuttavia…una cosa la posso fare.”

 
Kurama si sedette sulle zampe posteriori in modo da mantenere una posizione eretta.
 
“Mettetevi tutti di fronte a me.” ordinò. “Tutti.”
 

Con titubanza anche i più timorosi fecero come era stato loro chiesto. Dopo pochi attimi, Kurama poteva vedere i volti di tutti i presenti di fronte a sé. Eseguì un rapido calcolo e contò cinque bambini. Fissandone uno in particolare gli sembrò famigliare.
 
Magro, capelli rossi, una brutta deformazione sul viso…dove lo aveva già visto?
 
“Vi mostrerò cosa posso fare. Ma voglio una prova che voi siate disposti a fidarmi di me.”
 
Tutti restarono confusi da quella richiesta.
 
“Voglio che mandiate i marmocchi avanti e li facciate venire qui da me.”
 
“Scordatelo!” urlò una donna, stringendo proprio quel bambino tra le braccia per proteggerlo.
 
“Avete la mia parola che non li toccherò. Saranno loro a scegliere se farlo. Dovete fidarvi.”
 
“Non lo farò mai! Scordatelo!” ribattè quella però.
 
“Mamma…” la chiamò il figlio.
 
“Rei…”
 
“Interessante. E’ il moccioso che l’Idiota ha incontrato all’Accademia.”
 
“Ha detto che non ci farà del male. Non devi avere paura.” spiegò tranquillo.
 
“Non posso farti correre un rischio simile!”
 
“Tranquilla, andrà bene!” le disse con un gran sorriso. Poi si staccò dalle sue braccia tremanti e corse verso il demone che lo fissava con la testa inclinata.
 
“Hai fegato Mocciosetto.” constatò, squadrandolo dall’alto.
 
“Ho un nome io! Sono Rei Kazama, capito?” sbuffò quello, tenendo la testa alta per guardarlo negli occhi.
 
“Sei deciso Piccoletto. Dimmi, non ti faccio paura?” chiese divertito.
 
“Prima quando ti sei arrabbiato mi hai spaventato.” confessò quello. Poi aggiunse: “Ma ora no. E nemmeno prima.”
 
“Capisco. Rei Kazama ti sei avvicinato a me senza alcun timore mentre tua madre sembra sull’orlo di un infarto. Perché?”
 
“Sono io a dovertelo chiedere! Tu hai chiesto che i piccoli si avvicinassero!”
 
“Riformulo...” sospirò “Cosa ti ha spinto ad avvicinarti?”
 
“Hai detto che per avere una vera pace dobbiamo fidarci di te. Per questo.”
 
“Bene. Allora se io ti chiedessi di battermi il pugno senza dirti quello che accadrà quando lo avrai fatto, ti fideresti di me e lo faresti?” domandò quindi tendendo il pugno verso di lui fermandolo appena sopra la sua testa.
 
Lesse un momento di esitazione negli occhi del bambino. Era umano dopotutto.
Di colpo però senza che se lo aspettasse lo vide battersi le mani su entrambe le guance.
Un attimo dopo il suo sguardo era di nuovo determinato.
 
"Io non ho paura!" dichiarò prima di sollevare il proprio piccolo pugno e batterlo contro quello del demone.
 
Kurama non potè che sghignazzare divertito.
 
Gli bastarono pochissimi secondi e riuscì a penetrare nella memoria del piccolo senza che quello se ne accorgesse considerato che oltretutto era in attesa e si aspettava che succedesse qualcosa.
 
“Allora?” chiese dopo un attimo impaziente “Tutto qui?”
 
“Abbi pazienza, piccolo marmocchio!” ringhiò l’altro.
 
Sondare la mente di quel moccioso non rientrava nei piani del demone tuttavia avendo assistito da lontano alla conversazione tra lui e la sua ex Forza Portante avvenuta qualche ora prima, una certa curiosità lo aveva spinto a quella scelta. Rintracciò quel ricordo e lo esaminò con cura.
 
<< Comprendo quanto possa essere difficile ma ascolta…devi insistere, fare tu il primo passo e anche se all’inizio troverai solo rifiuti…ti posso garantire che prima o poi incontrerai qualcuno che ti capirà e ti accetterà per quello che sei, superando le apparenze. >>
 
<< Anche se mi disprezzavano alla fine ho capito che restarmene da solo non mi sarebbe servito a nulla, se non a stare più male ogni giorno che passava…>>
 
<< Quindi tu non ti sei mai arreso? >> aveva chiesto il piccolo.
 
<> aveva mormorato il biondo.
 
“Ehm…possa sapere cosa dovrebbe succedere?” intervenne ancora una volta Rei.
 
“Sai che sei irritante, Piccoletto?” ghignò il demone, seccato dell’interruzione.
 
In ogni caso aveva raccolto le informazioni che gli sarebbero servite per la prossima chiacchierata con il biondo e oltretutto quelle di cui aveva bisogno per i suoi scopi.
 
“Comunque sia. “ continuò poi “ Preparati! Sto per darti qualcosa di molto speciale!”
 
Rei continuava a non capire a cosa si stesse riferendo Kurama almeno finché non sentì qualcosa di strano nel punto esatto in cui i loro pugni si stavano toccando. Qualcosa di caldo fluiva in quel punto ma non riuscì a capire di cosa si trattasse. L’unica cosa di cui era certo era una sola…era tremendamente famigliare.
 
“Ora mettiti alle mie spalle senza dire una parola.”
 
“Ma non ti sei mosso! Come faccio a sentire la tua voce allora?! chiese confuso.
 
“I pugni creano un contatto tra le nostre menti. Ti sto parlando telepaticamente.”
 
“Sul serio?! Accidenti che forte!”
 

“Si si forte, come dici tu!” borbottò quello “ Ora mettiti dietro di me!”
 
“Perché devo farlo?”
 
“Devi fidarti di me. Ti assicuro che non ti succederà nulla ma non devi muoverti. Afferrato?”
 
“Come vuoi. Ma non dovevi darmi qualcosa di speciale?”

 
“Se farai il bravo moccioso e seguirai le mie istruzioni, vedrai.”
 
“Uffa! Sei troppo misterioso, sai?! Comunque va bene…starò fermo.”
 
“Qualunque cosa succeda non avere paura.”
 
“Paura? Io non ho paura di niente! E poi perché dovrei?”
 
“Bene. Ora muoviti, ricorda quello che ho detto.”

 
E con queste parole, ritirò il pugno e con un’occhiata fece cenno al bambino di fare quello che gli aveva detto. Mettendo sù un piccolo broncio ala fine eseguì. Girò intorno al demone e si fermò solo quando si trovò di fronte all’enorme schiena di quest’ultimo. Incrociò le braccia e attese.
 
“Umino.” chiamò il demone. “Avvicinati.”
 
Iruka chiamato in causa si avvicinò subito. Kurama tese nuovamente il pugno in un chiaro invito, che venne subito accolto. Non appena le loro menti entrarono in contatto, parlò subito:
 
“Stammi a sentire, adesso torna al tuo posto e quando te lo chiedo lanciami contro un kunai!”
 
“Aspetta, come fai a…?”
 
“Contatto tra menti! Telepatia, se vuoi chiamarla così! Capito che devi fare?!”
 
“Un kunai? Per quale motivo, scusa? Cosa hai in mente?”
 
“Voi umani non credete senza vedere. Io vi farò vedere! Fai quello che ti ho detto!”
 
“Kurama ti prego…dimmi cosa vuoi fare.”
 
“Al bambino non succederà nulla! Hai detto che ti saresti fidato di me! Dimostrami che le tue non erano solo parole e fai quello che ti ho chiesto senza timore!” disse un po’ più forte.
 
All’uomo fu immediatamente chiaro che prima di tutti, Kurama voleva una prova di fedeltà proprio da lui. E seppur con qualche dubbio perché immaginava ci fosse la vita di Rei di mezzo, decise di fidarsi.
 
“Va bene…” rispose titubante “Lo farò.”

 
Soddisfatto il demone interruppe il contatto e Iruka tornò al suo posto. Le persone che stavano assistendo a quella scena cominciavano ad innervosirsi nel vedere che il demone sembrava macchinare qualcosa.
 
“Osservate tutti!” parlò a gran voce Kurama, attirando l’attenzione “Ora vedrete come ho intenzione di porre rimedio a tutto il vostro odio!”
 
“Rei Kazama, te lo chiedo ancora…ti fidi di me?” chiese un’ultima volta.
 
Alle sue spalle una voce rispose trillando:
 
“Kurama te l’ho detto…io non ho paura di niente!”
 
La Volpe sghignazzò. Poi fissò Iruka davanti a sé con serietà.
 
“Se è così…IRUKA COLPISCIMI!”
 
Senza alcuna esitazione Iruka tirò fuori un kunai e lo lanciò con precisione davanti a sé puntando contro il petto del demone. Kuram fu fulmineo. Non appena la mano del maestro si apriva per lasciare andare l’arma, lui caricò il proprio peso sulle zampe posteriori e si spostò prontamente di lato.
 
In questo modo permise a tutti quanti di avere la chiara visione di quella lama affilata che puntava ora direttamente proprio verso il bambino. Non c’era tempo di pensare a reagire, nessuno avrebbe fatto in tempo a deviarne la traiettoria. L’orrore più puro si dipinse a rallentatore sui volti di tutti.
 
Rei ebbe l’impulso di spostarsi proprio nel momento in cui la sua visuale si privò del corpo del demone e si concentrò sulla lama che puntava verso di lui. Non voleva morire.
 
<< Devi fidarti di me. Ti assicuro che non ti succederà nulla ma non devi muoverti. >>
 
Nel giro di un secondo quelle parole si ripeterono nella sua mente. Lui si fidava del demone.
 
“Io non ho paura di niente.” si ricordò. Poi chiuse gli occhi.
 
Non sentì urla intorno a sé. A dire il vero non sentiva altro che silenzio. Non sentì nemmeno dolore. Avrebbe dovuto, forse? Del resto quel kunai puntava dritto verso di lui. Forse qualcuno lo aveva deviato all’ultimo istante?
Attese ancora un momento e poi aprì lentamente gli occhi.
 
Balzò all’indietro quando si accorse che il kunai era fermo a un centimetro dal suo volto senza che nessuno lo trattenesse e quel movimento lo fece cadere a terra con un breve suono metallico.
Si voltò verso Kurama che sghignazzava con soddisfazione mentre tutti gli altri erano paralizzati.
 
“Cosa è successo?” pensò tra sé e sé Rei. “Perché fissano me? Non l’ho fermato io. Forse…”
 
Il bambino credette che si fossero soffermati a osservare le cicatrici che gli deturpavano il volto. Istintivamente si portò una mano sul viso per coprirle. Ma non appena l’arto gli passò davanti agli occhi, capì cosa gli altri stavano fissando.
 
La sua mano risplendeva di rosso.
Tirò su l’altra mano e si accorse che anch’essa era avvolta dal medesimo strato rosso.
Si tastò il copro e si scoprì completamente coperto da quella sostanza.
Facendoci caso dopo un momento si accorse che si trattava di chakra. Il suo chakra.
 
“Rei!”
 
Sua madre gli corse subito incontro per abbracciarlo. Lo strato sparì all’istante. Quando fu sciolto da quelle braccia che lo avvolgevano disperate, la donna gli chiese:
 
“Caro ma come hai fatto? Cos’era quell’energia rossa?”
 
“Non lo so, te lo giuro! So solo che somigliava al mio chakra. Ma non è mai apparso rosso prima!”
 
“E’ naturale. Quello non è il tuo chakra anche se credi che lo sia.” spiegò con tranquillità il cercoterio avvicinandosi al bambino.”Bravo marmocchio, mi hai ascoltato.”
 
Quello era ancora confuso per l’accaduto ma gli sorrise di rimando. Gli altri sembravano ancora lontani dal riprendersi dallo spavento, così Kurama si schiarì a voce e parlò:
 
“Si, convengo che forse ho usato un modo un po’ brusco per mostravi la mia idea ma era l’unico modo per convincervi della sua efficacia. Fare una prova consapevole di quello che sarebbe dovuto essere il risultato non sarebbe servito.
 
Vi spiego cosa ho fatto. Quando io e il marmocchio ci siamo scambiati il pugno, ho analizzato attentamente la composizione del suo chakra. Dopodichè ho sfruttato una specifica abilità del mio essere e ho adattato il mio chakra in modo che diventasse perfettamente compatibile con il suo, al punto che questo ragazzino non è riuscito a distinguerlo dal suo. Infatti quando gliel’ho passato non ha sentito niente di strano. Tutt’altro immagino. Vero?”

 
“Sì.” confermò “Ho sentito qualcosa di famigliare.”
 
“Tsk! Come volevasi dimostrare! Praticamente uguale! Ma come avete potuto osservare tutti ci sono un paio di cose che lo rendono diverso. La prima è evidentemente il suo colore. Con quello non ho potuto farci nulla, dopotutto è chakra che ho prodotto io. La seconda peculiarità però è ciò che ci interessa di più: dovete sapere che il mio chakra reagisce istintivamente al pericolo e scatta istantaneamente come protezione nel caso arrivi un attacco inaspettato e impossibile da intercettare.
 
Ora il marmocchio non si aspettava l’arrivo del kunai e per questo il chakra ha reagito subito.
Mi duole dirlo ma era una tecnica del demone della Sabbia e l’ho appresa osservando la sua. Era l’unica cosa buona che aveva il Monocoda e io ho pensato di utilizzarla a mio vantaggio per questo ho deciso di impararla. Ora la conosco talmente bene che il mio chakra assume questa caratteristica non appena il mio sistema circolatorio lo produce.”

 
Rei era il più stupito di tutti ascoltando quella spiegazione. Gli altri non sapevano cosa dire.
 
“Aspetta Kurama…tu vuoi dare a tutti noi questo chakra?” chiese.
 
“Si.” rispose.
 
Sorpresa generale illuminò i volti di tutti. Il cercoterio tossì e richiamò l’attenzione.
 
“Ascoltatemi bene. Badate che questa concessione che vi sto facendo è la cosa più preziosa che possiate ricevere. Perché sappiate che vi proteggerà finché vi sarà concesso vivere. Avanzando con gli anni perderà la sua funzione protettiva ma agirà direttamente all’interno del vostro corpo donando vigore a tutte le vostre cellule e quindi allungandovi la vita. Non vi sto dando l’eternità come la mia, badate ma vi assicuro che vivrete più a lungo di quanto immaginate.
 
Ecco come ho intenzione di pagare il mio debito con voi e saldare la nostra alleanza!
 

Ho stroncato delle vite giovani e altre più anziane senza che avessero una sola possibilità di salvezza. Per questo adesso sono disposto a dare a voi che siete i loro discendenti qualcosa che impedirà a voi di subire la stessa sorte in futuro. Non importa che missione dovrete affrontare, quel chakra vi proteggerà da attacchi mortali che la vostra mente non può percepire. Per cui potrete combattere al massimo del vostre forze con, possiamo dire, qualcosa che vi guarda le spalle.
 
Badate che se vi dovesse arrivare un pugno che non vi aspettate per dire, il mio chakra non reagirà.
Spero abbiate capito che non sarete invulnerabili ma avrete solo una protezione in più.
Per quanto riguarda i più vecchi che non avranno bisogno di utilizzarlo in missione, vi sarà utile mantenendovi in salute e concedendovi più tempo da trascorrere con i vostri cari.

 
Concludo dicendovi questo: l’unico umano a cui io abbia mai concesso il mio chakra in questo mondo è Naruto Uzumaki quindi a voi lo sto offrendo in quanto abitanti del Villaggio della Foglia e per questo…” fissò per un attimo in copri fronte legato ancora alla sua zampa “ …spero che dopo tutto quello che vi ho raccontato, dopo questo contatto ravvicinato che abbiamo avuto questo pomeriggio e in quanto siamo tutti compagni di Konoha, accetterete questo mio dono per poter far sparire quest’ultima spirale d’odio e vivere finalmente la pace che quell’Idiota della mia ex Forza Portante ha realizzato per la prima volta dopo tanti secoli.”



 
 
Extra: Chi sono diventato?
 

 
Decisamente Kurama non si era mai sentito più fiero di se stesso.
 
Nonostante le difficoltà e le complicazioni che si erano presentate in quel lunghissimo pomeriggio trascorso con gli abitanti di Konoha, la conclusione dell’incontro era stato un successo.
Dopo la dimostrazione delle straordinarie capacità del suo chakra e dopo che tutti ebbero compreso la sua volontà di sanare quella frattura tra di loro offrendo una cosa tanto preziosa, nessuno aveva avuto più dubbi riguardo le sue intenzioni. Persino i più diffidenti alla fine avevano ceduto e si erano dimostrati pronti a dargli fiducia.
 
Quelle ultime parole da lui pronunciate erano state la chiave di tutto.
Il cercoterio li aveva definiti compagni ed era pronto ad offrire loro il proprio chakra per provare a rimediare al dolore che aveva arrecato più di 18 anni prima affinché nessuno lo temesse più ma tutti riuscissero ad accettarlo come un loro simile e non considerarlo più come un mostro.  
 
In parole povere, era riuscito a far capire loro che non era perfetto. Aveva anche lui i suoi difetti ma come tutti loro era soggetto a sentimenti umani e quindi non era affatto una creatura rozza mossa solamente dall’istinto. Finalmente lo avevano accettato per quello che era…la grande Volpe a Nove Code, un demone irruente, decisamente poco paziente e spesso alquanto inquietante quando voleva farsi rispettare…ma allo stesso tempo un essere in grado di prendere atto delle proprie azioni, con una sua morale e soprattutto, ora potevano dirlo, degno di fiducia.
 
Ed era stato questo il motivo per cui avevano rifiutato il suo dono.
Nessuno riteneva più necessario quel compromesso per accantonare il proprio odio.
Non dopo quello che avevano ascoltato.
Tutto ciò che gli avevano chiesto era di proteggere almeno la nuova generazione. Nessuno di loro aveva vissuto il dramma di quella notte ma meritavano di poter vivere quel futuro di pace più a lungo di tutti.
 
Alla fine quindi Kurama aveva condiviso il proprio chakra solo con i più piccoli che si erano poi attribuiti la facoltà di accarezzarlo senza permesso. Se c’era una cosa che non sopportava era essere trattato come un animale di pezza ma dopotutto per una volta si disse che poteva permettersi di lasciare da parte il demone scorbutico e orgoglioso. Del resto…quegli umani lo avevano sorpreso.
 
Peccato sapesse che quel senso di soddisfazione che lo stava invadendo era prossimo a svanire.
Infatti mentre si lasciava alle spalle il Villaggio della Foglia e si inoltrava nella foresta circostante e gli ultimi sprizzi di sole vennero soffocati dall’oscurità della notte imminente, Kurama iniziò a sentirsi turbato.
 
Più si avvicinava a ciò che rappresentava il suo passato più si sentiva diviso a metà.
Non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi.
Insomma sapeva come avrebbe dovuto gestire il dialogo…ma gli avvenimenti di quel pomeriggio stavano insinuando dentro di lui un dubbio alquanto pericoloso.
Chi aveva parlato agli abitanti di Konoha? La Volpe a Nove Code…oppure Kurama?
 
“Ma da quando penso così tanto?” si interrogò, soffocando un ringhio.
 
La risposta gli arrivò immediatamente. Del resto non era una domanda difficile.
 
“Quell’Idiota…cosa diavolo mi ha fatto?”
 
Quello che ha fatto agli altri, si rispose nuovamente da solo.
 
Possibile che non si potesse stargli vicino senza essere inevitabilmente contagiati da lui? Dalla sua forza di volontà? Dalle sue parole? Dal suo coraggio? Da tutto di lui in pratica?
Davvero inconcepibile. E dire che gli avrebbe riso in faccia se avesse mai scommesso con lui che sarebbe riuscito prima o poi a condizionarlo. Dopo tanti secoli il cercoterio non sapeva che pensare.
 
Un altro pensiero tornò a infastidirlo e questo gli ricordò un paio di cose importanti.
La prima era che aveva bisogno di un fiume o comunque una certa quantità d’acqua.
La seconda… aveva una questione vitale da chiarire.
 
E decisamente quest’ultima lo aiutò a ricordare chi era.
 
Prese ad annusare furiosamente l’aria e subito seppe che doveva proseguire dritto.
Camminava silenzioso tra gli alberi non lasciando alcuna traccia del suo passaggio. Percepiva ogni singolo suono proveniente dagli antri più nascosti di quel paesaggio notturno. Qualche animaletto si nascondeva per evitare di essere cacciato dalla fauna notturna. Altri erano pronti a tendere agguati a prede ignare che si credevano al sicuro.
Era quasi completamente buio ma questo non servì a fermare l’avanzata del demone che si orientava perfettamente anche senza l’uso della sua vista, basandosi sui suoni e sugli odori. Oltretutto aveva solo bisogno di trovare uno specchio d’acqua. Non serviva nien’altro.
 
Camminò un altro po’ finché non udì chiaramente un familiare gorgoglio d’acqua. Seguì quel suono finché si trovò alla mercè proprio di un ampio fiume le cui acque illuminate da pochi riflessi argentati scorrevano pigramente. Si guardò intorno e riconobbe quel luogo.
 
Lì quando era ancora piccolo, l’Uzumaki aveva rischiato di annegare insieme ai suoi amici nel tentativo di guadare quelle acque, quel giorno particolarmente agitate. E tutto per quello strano ragazzino che manipolava il tempo attraverso le emozioni: Yota.
 
Dannata Volontà del Fuoco, sbuffò il cercoterio.
 
Si avvicinò alla riva evitando accuratamente di toccare l’acqua e si sedette lì, drizzando la schiena.
Si portò le zampe al petto incrociandole e soffermandosi a pensare sui sigilli che avrebbe dovuto fare per attivare la tecnica che aveva in mente. Una volta sicuro della sequenza in cui avrebbe dovuto eseguirli, procedette.
 
Si chinò e concentrando il chakra nell’indice disegnò sulla superficie d’acqua un cerchio immaginario abbastanza grande ripercorrendo la sua circonferenza un paio di volte. Quando ritrasse la zampa sembrava che un qualche oggetto invisibile continuasse a delineare il contorno di quella figura. Rapido poi eseguì i dieci sigilli e il cerchio reagì, illuminandosi.
 
“Mostrami il tempio.” disse con voce chiara.
 
Lentamente iniziò a farsi nitida l’immagine del luogo che aveva richiesto. Il tempio era composto di un’unica stanza a cui si poteva accedere procedendo dritti dall’entrata. Era decisamente adatto a contenere i cercoteri dal momento che si sviluppava imponentemente sia in altezza che in larghezza. Le torce accese e disposte intorno tutto il perimetro erano la sola illuminazione presente ed era appena sufficiente a evidenziare la presenza dell’acqua sul pavimento, alta poco più di una ventina di centimetri. Non c’era nient’altro.
 
In quel luogo che il Vecchio li convocava quando aveva qualcosa di importante da dire loro. Poteva trattarsi di uno scambio di opinioni, un insegnamento, un saluto. Quel luogo aveva assistito alla crescita morale dei demoni fino al giorno dell’addio. Kurama ricordava che l’Eremita per prima cosa aveva insegnato loro a camminare sull’acqua perché sospesi sulla superficie di essa, disposti in cerchio, potessero osservare ciò che lui mostrava loro con la punta del bastone in essa, smuovendola appena.
 
Per questo non si stupì di vedere il Vecchio di spalle sospeso a mezz’aria intento probabilmente a mostrare delle immagini nel riflesso dell’acqua a Gyuki che stava con la testa china ad osservare con attenzione. La Volpe non si spiegava il motivo per cui l’Ottacoda trascorresse così tanto tempo a parlare lì nel tempio dal momento che portare avanti un discorso con Hagoromo non solo era complesso per via del suo linguaggio denso di millenni di cultura ma anche perché era un continuo domanda e risposta che lui portava avanti cercando di spingerti verso la verità.
 
Lì per lì gli sembrò di essere tornato al giorno della sua partenza. Anche allora aveva trovato i due a discutere di qualcosa che non era riuscito a comprendere. Probabilmente ne stavano discutendo anche in quel momento. Non si trattenne dal lasciarsi fuoriuscire uno sbuffo.
 
“Pazienta Kurama. Arriviamo subito.”
 
Il cercoterio smise di respirare. Il Vecchio sapeva che lui era lì e li osservava nonostante fosse di spalle. Non riuscì a non stupirsi per l’ennesima volta di quanto quell’uomo fosse straordinario.
 
“Dov’eravamo rimasti? Ah si…l’intrinseco significato che si cela dietro alle parole fornisce il responso a qualsiasi questione. Il dilemma però consiste nel rivelare il senso segregato di queste ultime attraverso l’analisi delle proprie mancanze. A ogni piè sospinto può divenire indispensabile ispezionare più di una definizione perché quando ci sembra più inverosimile è proprio il nesso a fornire la risposta più esauriente nonché il significato più potente. Il medesimo concetto si applica non solo ai termini ma anche alle entità viventi. In quel caso il conseguimento del responso al nostro quesito di cui discutevamo poco fa, può portare a qualcosa di prodigiosamente inatteso: la capacità di sormontare qualsiasi impedimento. Ti è più comprensibile ora?”
 
“Ma di che cavolo sta parlando?” si chiese Kurama con un certo principio di mal di testa.

“Non so Vecchio…non mi sembra la risposta alla domanda che ti avevo fatto.” confessò l’Ottacoda.
 
“Ribadisco quanto sostenuto finora: la soluzione è celata dietro il profondo significato delle parole. Ponderale con cura e conseguirai il frutto dei tuoi dubbi e le tue incertezze.” concluse l’uomo.
 
“Ehm…ci proverò.” mormorò l’altro poco convinto.
 
“Non essere sgomento. Discorrerò con te di buona voglia nell’evenienza in cui fossi ancora perplesso per via della mia lunga orazione.” lo rassicurò. Poi aggiunse:
 
“Sopraggiungono gli altri, eccellente.”
 
E un momento dopo la Volpe osservò gli altri sette demoni entrare uno alla volta all’interno del tempio sistemandosi in fila di fronte all’Eremita delle sei vie. Sembravano piuttosto preoccupati.
 
“Siamo venuti subito Vecchio, che è successo?!” chiese subito Matatabi.
 
“Distesi miei cari, vi ho convocati in quanto ritenevo che vi avrebbe dilettato sapere che Kurama ci ha contattato.” si voltò verso lo specchio da cui il demone a nove code li stava osservando e mosse il bastone in un movimento circolare in modo da ampliare la potenza della tecnica.
 
Kurama al margine della riva indietreggiò un po’ non appena il cerchio da lui disegnato si allargò permettendogli una visuale più ampia. Ora suo malgrado riusciva a vederli tutti, compreso il suo odiato rivale.
 
“Volpaccia! Finalmente hai deciso di farti vivo!” lo punzecchiò subito Shukaku.
 
“Tsk! Ringrazia che non posso dilaniare le tue carni all’istante, stupido Monocoda!” ribattè l’altro.
 
“Oh dannazione possibile che vi comportiate così ogni volta?!” li rimproverò il Tricoda “Riuscite a non minacciare di uccidervi almeno per qualche minuto?”
 
“Sono d’accordo con Isobu!” concordò Kokuoh “Sono secoli che vi sopportiamo, cominciamo ad essere un po’ stufi, sapete?”
 
“L’ho detto io…siamo sfortunati…” sospirò Chomei.
 
“Basta pure tu però! Hai rotto con questa storia della fortuna! Solo perché il tuo soprannome è Lucky Seven non significa che tu debba sempre pensare alla sorte avversa oppure no!”commentò Son.
 
“Se la metti così io sono stufo di sentire le tue stupide presentazioni con le quali ti vanti di essere il demone più affascinante e potente!” rispose l’altro. Poi assumendo il tono di voce del Tetracoda aggiunse: “Io sono l’Empireo Son Goku, il grande e affascinante re delle scimmie e bla bla bla!”
 
“Ma come ti permetti?! Io ti-”
 
“Sapete una cosa?! Non credo dovremmo litigare così! Non è bello!” provò a dire Saiken.
 
“Rabbonite i vostri animi.”
 
Hagoromo non ebbe bisogno di parlare a voce alta. Gli bastò mormorare perché i demoni tacessero.
Nell’immenso rispetto che provavano per lui, nessuno osava venir meno a ciò che lui chiedeva.
 
“Vi sono grato. E vi sarei molto obbligato se aveste anche il garbo di condonarvi l’un l’altro le parole e la condotta tenuta. Rammentate cosa vi ribadito più e più volte?”
 
“La cooperazione è la vera forza.” ripeterono in coro tutti e nove persino Kurama. Dal momento in cui vennero divisi dal corpo del Decacoda, il Vecchio aveva sempre insistito su quel punto affinché nessuno di loro lo dimenticasse. E gli faceva ripetere quella sorta di massima ogni qual volta litigavano, era il suo modo di riappacificarli tra loro.
 
“Scusa Son.” bisbigliò Chomei “Dopotutto le tue presentazioni sono simpatiche.”
 
“Ognuno ha la sua peculiarità dopotutto giusto Lucky Seven? Mi dispiace per prima.”
 
“Shukaku?” chiamò l’Eremita “Non c’è nulla che vorresti enunciare?”
 
Quello voltò il capo, rifiutandosi di fare una cosa per lui così umiliante.
 
“Kurama, ritengo che anche tu dovresti proferire qualche parola.” si appellò all’altro.
 
“Vecchio, sappi che non ho intenzione di scusarmi con quel bastardo!” precisò il Novecode che in cuor suo non aveva nulla da dire al rivale di una vita.
 
“Che diavolo dici? Scusati subito!” intervenne la Bicoda, furiosa che quelle due teste calde si rifiutassero di dar ascolto al Vecchio.
 
“Serena Matatabi.” la richiamò però l’anziano “ La presenza di contese all’interno di un rapporto non è indice di mancata presenza di affetto. E’ una reazione dovuta all’urgenza di mantenere salda la propria identità. Kurama e Shukaku non avrebbero acconsentito a compiere il segno della riconciliazione se non avessero accettato la loro diversità e si fossero compresi reciprocamente. Non c’è motivo di immaginare che un piccolo diverbio possa scalfire il loro legame. Erro?”
 
La Volpe e il Demone Tasso a quel punto, memori del gesto compiuto al momento della partenza del primo, non poterono negare quelle parole.
 
“No, Vecchio.” affermarono entrambi a testa bassa, un po’ per la vergogna e un po’ perché comunque interiormente preferivano evitare il contatto visivo per non riprendere a insultarsi a morte.
 
“Molto bene. Ora Kurama devo convenire che hai qualcosa da condividere con noi, prendendo atto del fatto che ci stai interpellando nel cuore della notte?” si rivolse al Novecode.
 
Possibile che quell’uomo sapesse qualsiasi cosa? Nella loro dimensione non c’era alternanza di giorno e notte. Era a conoscenza già di tutto. Perché allora non era lui a spiegare agli altri cosa aveva in mente di dire?
 
“Convieni che la domanda opportuna che dovresti porti è: perché devo essere io a parlare?” lo corresse Hagoromo.
 
“E’ inutile ”pensò il demone “ Tanto vale non girarci intorno.”
 
“Ho chiamato solamente per informarvi che per il momento e fino a nuovo avviso ho deciso di trattenermi a Konoha.”
 
“COSA?!” esclamò Shukaku.
 
“Hai sentito benissimo, Stronzo.” ghignò l’altro.
 
“Kurama avevi detto che saresti stato via solo qualche giorno, esclusa la durata del viaggio.” intervenne Isobu “Insomma dovevi solo vedere cos’era successo. Come mai hai cambiato idea?”
 
Ecco il punto critico di tutta la questione.
 
Non poteva di certo dire che aveva scelto di restare perché aveva paura che la sua ex Forza Portante facesse qualche altra stupidaggine. Quando era partito aveva chiarito più di una volta la sua volontà di volersi solo assicurare dello stato dei fatti anche se gli altri erano rimasti molto perplessi. Quello che doveva riuscire a chiarire era che tutto quello che stava facendo era dovuto solo alla riconoscenza che tutti provavano nei confronti del ragazzo.
 
“La situazione con quell’Idiota è più complicata di quanto avessi previsto e non so quanto tempo ci vorrà per sistemare le cose. Credevo sarebbe bastata una bella lavata di capo per farlo ragionare ma dopotutto non è un’Idiota testardo per nulla. Non credo di poter tornare finché non recupera la ragione. Merita un briciolo di considerazione, non trovate?” spiegò allora.
 
“Qualunque sia il suo problema non è più qualcosa che ti riguarda!” ribattè il demone Tasso “Non è più la tua Forza Portante e in quanto lo consideri degno di stima per quello che ha fatto, ti sei già scomodato a tornare per capire cos’è successo! La sua vita se la deve gestire da solo!  Non c’è altro che ti dovrebbe trattenere lì!”
 
Fece una pausa. Poi aggiunse con un ché di malizioso:
 
“Certo…a meno che quel che penso riguardo il tuo rapporto con lui non sia vero…”
 
“PIANTALA! NON MI SONO AFFEZIONATO A QUEL MOCCIOSO!” sbraitò “Ha rischiato di lasciarci la pelle perché nessuno è riuscito ad andare oltre quel falso sorriso che tira fuori ogni volta che soffre! Non credo che chi ci ha salvati TUTTI meriti di morire in un modo tanto stupido! Non sei d’accordo? Come Gaara non credi che meriti perlomeno di continuare a vivere?”
 
Per fortuna riuscì a convincere momentaneamente il demone che il suo comportamento on fosse condizionato altro che dalla propria morale e che i sentimenti non centrassero nulla. Ringraziò che non fosse troppo sveglio e spero che stesse zitto una volta per tutte.
 
“Ha rischiato addirittura di morire? Come sta ora Naruto?” chiese d’un tratto Gyuki preoccupato.
 
“E’ ancora vivo, se è questo che vuoi sapere.”
 
“Sai che non era questo che volevo sapere! Ce ne saremmo accorti tutti se gli fosse successo qualcosa di così tragico! Volevo sapere cosa è successo e se ora almeno sta meglio!”
 
“Non vuole che nessuno lo sappia. Fisicamente si sta riprendendo anche se rifiuta drasticamente di essere curato altrimenti a quest’ora con il mio aiuto scoppierebbe di salute. Quanto può essere stupido, dannazione!
 
Dall’altro punto di vista, non so cosa risponderti. Un momento sembra vada un po’ meglio e un attimo dopo è di nuovo depresso. Io non riesco a capire completamente come abbia fatto a ridursi in quello stato. Stasera mi auguro che la marmocchia dai capelli rosa riesca a smuoverlo perché se neanche lei riesce a farlo tornare in sé, ho ragione di credere che farà qualche altra cazzata. Non lo vedevo in uno stato simile dalla morte del suo maestro pervertito.
 
Comunque e’ questo il motivo per cui ho deciso che finché non avrò la certezza che gli sia tornato un po’ di sale in zucca è meglio che io resti al Villaggio della Foglia per assicurarmi che non cerchi ancora di farsi del male. Soprattutto per un motivo così…così…stupido.”

 
Il demone concluse così il suo discorso. Si aspettò una qualche risposta ma non la ottenne. Sollevò le iridi rosse e notò che tutti i cercoteri si guardavano un po’ sconcertati tra di loro. Il Vecchio invece manteneva un’ espressione più seria del solito.
 
Lui non riusciva a decifrare il motivo della loro perplessità.
 
Vide Gyuki assumere un’ aria sinceramente preoccupata ma gli altri sette…non trovava la parola giusta per descrivere le loro espressioni. E questo decisamente lo innervosiva.
 
“Che c’è? Avete qualche problema forse?”
 

Ancora silenzio. Finché non si udì un rumore soffocato. Kurama concentrò la sua attenzione sul Monocoda che si stava palesemente trattenendo dallo scoppiare a ridere. Quella scena gli suonò orribilmente famigliare tanto che iniziò a digrignare i denti.
 
“Volpe…cosa hai legato intorno alla zampa?”
 
La domanda di Son lo distrasse dal demone Tasso. Chinò lo sguardo e capì qual’era il problema.
 
“Me lo hanno dato perché circolassi senza problemi nel Villaggio. C’erano diversi individui che ancora non si fidavano del fatto che non avrei scatenato un putiferio.” spiegò cercando di mantenere un tono distaccato.
 
“Hai usato il passato…ora queste persone non pensano più male di te? Li hai convinti forse del contrario?” domandò Isobu.
 
Si era tradito. Ora come poteva giustificare una cosa del genere?
 
“Devi averli convinti per forza! Ammettilo vecchio mio!” tornò alla carica il suo rivale “Dì che vuoi restare a Konoha per non lasciare solo il tuo amichetto perché gli vuoi troppo bene per stare lontano da lui!”
 
No, non poteva sopportare insinuazioni simili.
 
“Smettila! Le cose non stanno così!”
 
“Non prenderci più in giro Kurama! Tutti abbiamo visto il modo in cui ti sei comportato dal momento in cui siamo tornati a casa!” affermò Son Goku “Eri diverso, distaccato! Insomma, più del solito! Ora ti presenti qui dicendo di voler restare a Konoha per assicurarti che Naruto non faccia altre stupidaggini, con un copri fronte del Villaggio legato alla zampa che è indiscutibilmente simbolo che appartieni alla loro gente e osi dire che lo fai solo per riconoscenza nei suoi confronti per averci liberati?! Smettila di fingere! Sei cambiato e non hai il coraggio di ammetterlo! Ti sei fatto cambiare, te ne sei andato da qui per un ragazzino, per quanto speciale sia resta sempre un ragazzino, e adesso preferisci quella vita a questa qui insieme a noi!
 
Come puoi esserti abbassato ad un livello simile?
 
Non sei più tu…ti sei lasciato manipolare. Sei solamente un debole!”
 
Ancora quella parola. Quella parola che odiava così tanto.
 
Stavolta però non aveva la forza di ribattere e difendersi perché non aveva più la certezza di nulla.
 
Come poteva dare una spiegazione logica a tutto quello che stava facendo o aveva fatto? Neanche lui era in grado di spiegarselo. Perchè non mai avrebbe dovuto voler mettere nuovamente piede nel mondo umano una volta tornato alla sua idilliaca vita nell’altra dimensione! Mai si sarebbe dovuto sognare di concedere il perdono a chi non lo meritava! Mai avrebbe dovuto donato il suo preziosissimo chakra!
 
Mai…avrebbe fatto tutto quello se non fosse stato per quel ragazzo.
 
Ora sarebbe ancora con tutti gli altri, con il Vecchio, ad azzuffarsi con Shukaku, senza più alcuna preoccupazione al di fuori di se stesso, finalmente libero da qualsiasi catena.
 
Eppure le cose non stavano affatto così.
 
Ora i suoi fratelli erano convinti che lui si fosse lasciato sottomettere, che avesse perso il suo orgoglio, quello che gli conferiva forza e grinta, per farsi amici gli umani e che preferisse quella vita alla loro. Lo guardavano con diffidenza come se non lo riconoscessero più.
 
Come se non fosse più uno di loro. Troppo diverso da loro vero fratello.
 
E il grande demone si sentì improvvisamente piccolo. Debole…
 
“Kurama, non cadere vittima dei tuoi dubbi! Non compiere scelte di cui poi potresti pentirti…”la voce preoccupata e innaturalmente semplice di Hagoromo lo raggiunse flebile, perché non gli stava prestando attenzione.
 
Aveva già compiuto una scelta sbagliata. E ora ne stava pagando le conseguenze.
Non avrebbe mai dovuto andarsene. Avrebbe dovuto ignorare il dolore e assecondare i capricci del Monocoda. Lasciare che il moccioso risolvesse i suoi problemi da solo, di qualunque natura fossero. Ciò che voleva fare della sua vita non erano più affari che lo riguardavano. Del resto le loro vite non dipendevano più una dall’altra. Ora ognuno doveva vivere la propria.
 
In questo modo sarebbe rimasto integro, non avrebbe avuto così tante esitazioni, non si sarebbe dovuto umiliare, scusare, applicare per essere accettato. Sarebbe stato ancora la Volpe a Nove Code, la cui potenza delle code era tale da spianare le montagne e creare onde paurose e spaventose, una creatura a cui tutti dovevano il loro rispetto e che soprattutto era libera…e non apparteneva a nessuno!
 
Ecco dove lo stavano portando le sue scelte, verso la disgregazione del suo essere. Stava perdendo la propria identità, quella che aveva forgiato con grande fatica. Non poteva lasciare che accadesse. E c’era un solo ed unico modo per evitarlo.
 
Doveva tagliare tutti i legami con il Villaggio della Foglia. Con quel mondo.
Cancellare i ricordi di quegli ultimi giorni.
Separarsi completamente dall’Uzumaki. Stavolta per sempre.
 
“Come mai non parli più Volpaccia?” parlò Shukaku “Hai paura di dirci qualcosa di smielato eh? Uhuhuh Come sei caduto in basso…ahahhaha”
 
Matatabi, Isobu, Son Goku, Kokuoh, Saiken e Chomei lo fissarono seccati in quanto ritenevano la questione serissima e sulla quale non c’era nulla da ridere. Piuttosto volevano delle risposte che spiegassero il motivo di quel cambiamento così profondo. Insomma tutti quanti provavano rispetto e simpatia per il ragazzo di Konoha ma insomma dopo averlo aiutato a portare a termine la battaglia, nessuno si sentiva ancora in dovere di fare qualcosa per lui. Perché Kurama invece si? Come era stato possibile che il demone più distaccato e forte alla fine si fosse lasciato andare ai sentimenti?
 
Gyuki non sapeva come intervenire. Del resto lui stesso da tempo era alla ricerca di quella stessa risposta che evidentemente anche il Novecode stava cercando disperatamente. Lo capiva perfettamente. Ma le parole del Vecchio non lo avevano ancora aiutato a capire cosa avrebbe dovuto fare. Sperava che chiamando quella sera Kurama avrebbe comunicato loro ciò che Hagoromo e anche lui avevano immaginato, dopo aver assistito alla sua frettolosa partenza.
 
Invece Kurama era ancora confuso e l’atteggiamento dei loro fratelli non stavano facendo altro che accrescere in lui il dubbio e metterlo in difficoltà.  L’Ottacoda temeva che questo avrebbe portato a delle terribili conseguenze…
 
“Tranquillo…non sentirai nulla del genere da parte mia…”
 
Un brivido percorse tutti i demoni e persino l’Eremita delle sei vie lo percepì. Lo riconobbero tutti.
 
“Credo di essermi lasciato un po’ andare. Decisamente troppo. Ma ho intenzione di rimediare.” continuò.
 
“Kurama ma cosa stai dicendo?!” chiese Gyuki con un tono di panico nella voce.
 
“TACI OTTACODA!” sbraitò.
 
“E adesso ascoltate attentamente quello che vi sto per dire. NESSUNO potrà mai definirsi mio padrone, perché io non appartengo a nessuno se non a me stesso! Quello che faccio, lo faccio solamente per il mio interesse e per nient’altro! Sono stato chiaro?!”
 
Scrutò gli altri con odio e malvagità, al punto che persino il Monocoda improvvisamente non sembrava avere più tanta voglia di ridere. Anche se in fondo si vedeva che quest’ultimo sembrava contento di aver di nuovo di fronte il suo odiato rivale e non più quel guscio vuoto senza più volontà.
 
“Per questo IO ho deciso che mi prenderò 48 ore per tagliare definitivamente il mio legame con il moccioso della Foglia e per farlo dovrò obbligarlo a mettere da parte tutti i suoi stupidi sentimentalismi ed essere finalmente realista, così vivrà la sua vita per i fatti suoi così come farò io.
 
Quindi a conti fatti sarò di nuovo a casa entro dieci giorni.
 
E vi assicuro che recupererò tutto il tempo perso nell’ultimo anno. Bastardo, preparati!”

 
“Ora ti riconosco, Brutto Stronzo! Ti attenderò con ansia!”
 
“Ottimo. E un’ultima cosa…” assunse nuovamente il suo tono più intimidatorio “Provate ad insinuare ancora una volta che io mi lascio sottomettere dagli umani e vi assicuro che proverete così tanto dolore che non mancherete dall’invocare la morte affinché venga a prendervi! Anche se siete immortali!”
 

“Kurama…” tentò ancora una volta di parlargli l’Ottacoda ma lui lo ignorò.
 
“Vi contatterò ancora quando mi servirà di nuovo il portale aperto.”concluse e prima di poter sentire una parola in più colpì con forza l’acqua interrompendo all’istante la tecnica.
 
Restò immobile a fissare gli ultimi frammenti dell’immagine dei fratelli, dissolversi. Gli sembrò di avere ancora gli occhi di Hagoromo addosso. Quegli occhi…
 
Alla fine l’unica cosa che poteva osservare sulla superficie dell’acqua era la sua immagine ballonzolante e imprecisa.
 
“Chi sono diventato?”
 
Poco importava. Presto sarebbe stato solo un ricordo.
 
Ora sapeva esattamente quello che doveva fare.
 
Era il momento che il nome della Volpe a Nove Code tornasse nuovamente ad essere rispettato.
Avrebbe scritto la parola fine al suo rapporto con il Villaggio ma per poter fare questo doveva prima recidere il suo legame con un certo Uzumaki. Doveva parlargli ancora. Risolvere definitivamente il suo problema. In questo modo sarebbe potuto tornare a casa finalmente libero.
 
Nulla lo avrebbe più fatto cadere in stupide insicurezze e nessuno, assolutamente nessuno, gli avrebbe fatto più dimenticare chi era.
 



 
Extra: Fai la scelta giusta
 
“Volpone! Dove sei?”
 
Kaiza in realtà non era sicuro che avrebbe ottenuto una risposta. Ormai girava intorno casa di Naruto da almeno una decina di minuti riparato a malapena sotto un ombrello e trasportando una pesante coperta ma del cercoterio non aveva trovato nemmeno una traccia. E la pioggia di certo non gli stava rendendo la ricerca una passeggiata.
 
Eppure dentro di sé era sicuro che fosse lì. In qualche modo era vicino a Naruto.
 
Tornò di fronte alla porta dell’abitazione del ragazzo e iniziò a pensare.
 
Aveva già esaminato tutti i vicoli lì nei paraggi ma Kurama non c’era. O forse sì. Se si fosse nascosto per non farsi trovare?
Si diede dello stupido. Come se una creatura di quella stazza si potesse nascondere come un innocuo gatto! No, era un’idea assurda.
 
Rise tra sé. Se ci fossero stati i gemelli lo avrebbero scovato all’istante.
 
Cavolo, dovevano essere arrabbiati. E non solo loro.
Tirò un profondo respiro. Non aveva molto tempo per pensare. Doveva trovare il cercoterio.
 
Scartò un paio di stradine che aveva percorso per scrupolo ma che erano troppo piccole per permettere il passaggio del demone e si diresse verso una strada un po’ più ampia che era delimitata da due edifici decisamente in rovina. Probabilmente il loro danneggiamento doveva risalire all’attacco di Pain che nonostante non li avesse completamente distrutti li aveva talmente danneggiati da farli riversare in quello stato di completo abbandono.
 
Camminò lentamente anche se spingendo lo sguardo in avanti poteva già constatare che non c’era nessuno in quella strada a parte vecchi bidoni e mucchi di immondizia. Decisamente un posto poco igienico, notò il medico.
 
“Kurama! Avanti, lo so che sei qui intorno! Smettila di farmi girare a vuoto e vieni fuori!”
 
“Sai che sei un rompiscatole, Vecchio? Te l’ho mai detto prima?”
 
Kaiza cominciò a guardarsi intorno confuso. Sentiva quella voce senza riuscire a capire da dove provenisse. Dietro. Davanti. Destra. Sinistra. Era praticamente ovunque.
 
“No, credo che questo sia l’appellativo più gentile che tu mi abbia riservato finora. Dove sei?”
 
“Non dovresti essere qui.” rispose l’altro.
 
“Io resto qui finché non ho fatto quel che devo. Se vuoi che torni indietro prima devi ascoltami.”
 
Udì un borbottio seccato.
 
“Allora? Dov’è che ti nascondi?” chiese. Non capiva davvero dove potesse essere nascosto. Nel vicolo non c’era eppure la sua voce rimbombava come se fosse vicinissimo.
 
“Ti sto ascoltando.” fece il demone.
 
“Sai…sono abituato a guardare le persone negli occhi quando parlo.”
 
“IO NON SONO UNA PERSONA!” ruggì quello, tanto forte che Kaiza dovette cercare di chiudersi le orecchie anche se aveva entrambe le mani occupate.
 
“Decisamente è successo qualcosa di grave.” pensò l’uomo.
 
“Va bene.” disse allora e cambiò strategia “Lo so che sei un cercoterio e provo un grande rispetto per te nel sentire che difendi così strenuamente la tua natura. Mi scuso se ti ho offeso. Per favore però parliamo a quattr’occhi…è importante. Sai che non sarei qui se non lo fosse.”
 
Attese e non parlò più, aspettando che la Volpe rimuginasse sulle sue parole.
Tuttavia sperò che si sbrigasse a prendere una decisione. Decisamente stare così fermò e immobile sotto la pioggia non era affatto piacevole.
 
“Girati.”
 
Stavolta la voce proveniva da un’unica direzione. Si girò a destra ma non vide altro che il muro dell’edificio e si chiese se il demone lo stesse prendendo in giro. Ma improvvisamente notò che una porzione del muro aveva iniziato a tremolare.
 
Con cautela si avvicinò ma appena fu a un passo da esso, svanì nel nulla.
 
Vide con chiarezza la breccia che era stata aperta e i resti disseminati ovunque. Prima non li aveva notati. Muovendo lo sguardo all’interno del buco, scoprì il demone raggomitolato su se stesso con le immense code strette intorno al corpo.
 
“E’ disabitato, in caso te lo chiedessi. Entra.” lo incitò.
 
Quello obbedì evitando i grossi pezzi di muro ai suoi piedi e raggiungendolo. Si diede un’occhiata intorno e notò che la stanza in cui si trovavano era completamente spoglia e un penetrante odore di chiuso e di marcio impregnava l’aria.
 
Immaginò però che stare all’asciutto fosse meglio che sotto la pioggia.
 
“Come hai fatto prima?” chiese alludendo al giochetto con il muro invisibile mentre si buttava la coperta sulla spalla e chiudeva l’ombrello poggiandolo a terra.
 
“Ho semplicemente modellato il chakra creando ciò che mi serviva che gli altri vedessero.”
 
“Non era un muro vero quindi, una sorta di illusione.” comprese.
 
“Non abusare della mia pazienza. Perché sei venuto?”
 

Kaiza sospirò. Doveva andare subito al dunque.
 
“Prima di questo…” cominciò e si tolse la coperta dalla spalla e la posò di fronte al cercoterio “…visto il tempo di oggi, ho pensato che ti avrebbe fatto comodo.”
 
“Vuoi decisamente prendermi in giro, vero Vecchio?” ringhiò nervoso l’altro “A cosa mi serve secondo te?!”

“Ehi ehi cerca di darti una calmata!” lo ribeccò l’uomo “Volevo solo aiutarti!”
 
“IO NON BISOGNO DELL’AIUTO DI NESSUNO SONO STATO ABBASTANZA CHIARO O DEVO RIPETERTELO?! ADESSO DIMMI PERCHE’ SEI VENUTO QUI ALTRIMENTI GIURO CHE NON RISPONDERO’ DELLE MIEI AZIONI!” gridò a pieni polmoni e alzandosi.
 
Kaiza lo fissò intensamente negli occhi percependo tutta la rabbia che gli scorreva nelle vene. Capì che quella minaccia non era infondata come le altre che gli aveva rivolto. Era perfettamente serio. Se gliene avesse dato motivo lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte.
 
“D’accordo. Sarò diretto con te.” rispose. Poi aggiunse: “Puoi rimetterti giù.”
 
“Parla e non dirmi quello che devo fare!” minacciò a zanne scoperte.
 
“Come vuoi. Sarò conciso e non ci girerò intorno.
 
Naruto si sente profondamente ferito dalla tua decisione ma questo immagino tu lo sappia già.”
 
Il demone strinse i denti e lo fissò ancor più seriamente.
 
“Sapeva che non sarei rimasto qui in eterno.” disse nuovamente impassibile.
 
“Sai benissimo che non dipende da quello!” alzò la voce l’uomo stavolta. Il demone tirò indietro le orecchie non aspettandosi un tono simile da quell’uomo sempre così straordinariamente calmo.
 
“Sai perfettamente che non sta tanto male per la tua partenza in sé quanto per questo tuo repentino cambiamento di carattere che ha portato a prendere una decisione tanto importante in tempi brevissimi!
 
Andava tutto bene! Fino a due giorni fa non avevi nemmeno accennato alla tua partenza! Adesso di punto in bianco invece decidi di partire subito senza alcun motivo apparente se non per via di una rabbia profonda che scaturisce dai meandri più profondi della tua anima!”
 
“Come diavolo ti permetti di giudicarmi eh? Non sai nulla di me!”
 
“E’ vero che non so niente ma in questi giorni sono sicuro di aver conosciuto un te diverso da quello che mi trovo davanti in questo istante!” esclamò.
 
Kurama sembrò indignarsi ancora di più mentre pronunciava quelle parole. Kaiza capì che il nucleo della questione era quello. Riprese a parlare subito:
 
“Ascolta. Non voglio sapere i motivi che ti hanno portato a questo..” e fece un gesto per indicare quel suo stato di rabbia “...perchè credo che non sarei nemmeno in grado di capirlo. Del resto sono solo un semplice essere umano. E come hai aggiunto tu, non posso giudicarti dal momento che non ti conosco abbastanza per farlo. Per questo non ho intenzione di farlo.
 
Io non sono qui per dirti cosa credo sia giusto o sbagliato! Non sono venuto a convincerti a restare!
 
Sono venuto a cercarti sotto la pioggia, sgolandomi, allontanandomi da Naruto solo per dirti che ci sono errori a cui non si può porre rimedio in nessun modo e dei quali ci rimane il rimpianto per il resto della vita! Che sia limitata come la mia o eterna come la tua!”

“Mi stai giudicando Vecchio…” affermò il demone “…tu credi che stia sbagliando ad andarmene!”
 
“No invece.” chiarì Kaiza “ Non ti sto dicendo di non fare ciò che è meglio per te! Quello che sto cercando di farti capire è di non farlo in modo che tu te ne debba pentire per sempre!”
 
“Ti stai contraddicendo.” disse Kurama “Vedi di essere più preciso.”
 
“Rispondi sinceramente allora. Avevi intenzione di dirgli addio o no prima di andartene?”
 
L’uomo vide il demone tirare indietro le orecchie, colto in fallo.
 
“Come immaginavo.” commentò “E’ a questo che mi riferivo.”
 
“Come diavolo lo sapevi?!”
 
“Esperienza. E anche se non ti conosco bene, qualcosa di te l’ho capita.
 
Kurama ascoltami. Se te ne andrai via senza salutarlo perché credi che sia il modo più semplice di archiviare la questione in tutti i sensi, ti assicuro che magari oggi, domani, per una settimana, un mese, un anno alle lunghe, ti sembrerà di aver fatto la cosa migliore. Ma prima o poi ti renderai conto che non è così. Perché per quanto proverai a buttartelo alle spalle, questo conto in sospeso continuerà a tormentarti! E per di più, avrai lasciato una ferita inguaribile nel cuore di una persona che ne ha fin troppe per poterle sopportare ancora a lungo.”
 
Ripensò a Naruto, la prima volta che lo aveva visto in Ospedale, al loro primo contatto tramite i pugni in cui si, gli aveva lasciato visionare tutto il suo passato ma nel quale anche lui aveva scorto qualche immagine inerte al suo. E tutte avevano come protagonista Kurama.
 
Poi il suo pensiero andò ai suoi occhi. Mai in vita sua ne aveva visti così segnati dal dolore.
 
Non dolore fisico ma uno più profondo e infinite volte più doloroso.
 
Quello delle ferite che segnavano il suo corpo erano nulla in confronto.
 
Strinse i pugni per cercare di trattenersi. Se si fosse lasciato andare avrebbe perso tutta la sua determinazione. Si concentrò per riuscire a concludere il suo discorso:
 
“Ascoltami Volpone, ciò che ti chiedo è solo di pensare bene a quello che stai facendo.
 
Alle conseguenze che porterà questa separazione a seconda di come la lascerai svolgere.
 
Se quel ragazzo ha mai significato o continua a significare qualcosa per te, glielo devi. Rifletti.”
 
Fece una pausa. Poi aggiunse, senza riuscire a trattenere un tono profondamente ferito:
 
“Io…non so in che altro modo posso fartelo capire. Se non fosse stato per chi aveva ancora bisogno di me…avrei posto fine alla mia vita tanti anni fa pur di liberarmi dal senso di colpa che mi opprime.”
 
Non voleva dirlo. Non voleva che il demone prendesse parte a quel dolore solo suo. Ma pensando a Naruto, non era riuscito ad arrestare quello sfogo che da tempo teneva segregato dentro di sé.
 
“Vecchio…”
 
La voce del demone lo raggiunse con una dolcezza come volesse consolarlo. Probabilmente sapeva a cosa si riferiva. Ma non voleva che il suo stato d’animo lo influenzasse. Era il demone a dover scegliere a dispetto di chiunque altro. Persino di Naruto
 
“Kurama sei tu a dover scegliere, hai capito? Solo tu!” esclamò allora, asciugandosi gli occhi umidi.
 
“Non pensare a quello che ti ho detto prima, va bene? Pensa solo a ciò di cui tu hai bisogno. Scegli di fare quello che vuoi, basta solo che sia ciò che ti farà sentire veramente libero in tutti i sensi! Ti chiedo solo questo…e qualunque decisione tu prenda, sono sicuro che anche Naruto la capirà. Se c’è qualcuno che in fondo ti conosce meglio di tutti, bhè, è proprio lui.”
 
Sembrava che il demone fosse sul punto di dire qualcosa ma lui raccolse l’ombrello e lo anticipò:
 
“Devo andare ora. Devo tornare prima che si svegli.” disse mentre lo apriva.
 
Kurama si accucciò nuovamente, la testa appoggiata alle zampe con un’espressione vaga. Forse era riuscito perlomeno a convincerlo a pensarci un po’ su invece di agire impulsivamente.
 
Kaiza uscì dal buco nel muro ma prima di allontanarsi c’era un’ultima cosa che doveva dire.
 
“Nel caso in cui fosse l’ultima volta che ci vediamo…volevo farti sapere che sono stato felice di averti conosciuto, Volpone. E’ stato davvero un grandissimo onore per me. Grazie.”
 
E si avviò ancora una volta sotto la pioggia, senza voltarsi indietro.







Note:Ragazzi ho fatto de mio meglio per aggiornare il prima possibile. Ma ci è voluto il suo tempo. Il capitolo in sè è stato corto ma direi che ne avete avuto da leggere ^^ Ci tenevo a concudere questa parte con i flashback di Kurama, che mi hanno assorbita completamente. Spero vi sia piaciuto e bhè...ci terrei ad avere un parere, insomma sapere che sene pensate. Se vi va naturalmente. A me fa solo che piacere. Per il prossimo cercherò di fare il mio meglio, per aggiornare appena possibile ma ho un esame in vista quindi non garantisco nulla. Farò quel che posso! Grazie a chi continua a seguire e a sostenermi! Grazie di cuore e alla prossima! :)
  
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