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Autore: CassandraLeben    22/11/2008    12 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutte!!! Come ve la passate? Spero vada tutto bene!
Qui come al solito non ce la sia fa più a causa della scuola ma, come promesso, ho trovato il tempo per aggiornare.
La mano va molto meglio ma mi da ancora alcuni problemi, fortuna che avevo dei capitoli già scritti XD
Quindi, per il prossimo, direi che dovrei postare Mercoledì o giovedì. La storia si sbloccherà un pochino. Ho intenzione di darle una spintarella e farla procedere abbastanza velocemente. Questi ultimi due cap sono stati un preludio al… sì, finale. Questa volta per davvero devo dire che non manca molto. Come si suol dire? La calma prima della tempesta?
Ecco, la calma è direttamente proporzionale alla tempesta.
Alla fine del cap, che è per così dire in sospeso, sembrerà che potrebbe succedere una certa cosa… ma non preoccupatevi, non voglio fare la parodia di I-R o Dottor House o qualsivoglia dottore. (forse scrubs mi piacerebbe XD Lo adoravo!) Il pancione sta da Dio. Questo solo per rassicurare tutte.
Ora scusate ma corro a fare Seneca ed Inglese. Non credo che riuscirò ad arrivare a natale con le mie poche restanti funzioni celebrali ancora integre. Voglio il mio vampiro!!!!
Comunque, grazie a tutte voi che leggete, recensite ed apprezzate il mio lavoro. Almeno qualcosa che mi piace fare (scrivere) è apprezzato dagli altri e (a differenza di quanto affermi mia madre, vecchia arpia) non è tempo buttato. In fondo, lei che ne sa? Scrivere mi fa sentire bene e se riesce a migliorare il pomeriggio di qualcuno, tutto sarà fuorché tempo sprecato!
Un bacio a tutte!!!
Ci vediamo Mercoledì-Giovedì!!! (con un capitolo un po’ più bello di questo. Scusate ma davvero l’ho scritto sempre la sera tardi… sorry)

Vostra Erika-Cassandra (sul bordo di una crisi di nervi.
L’ultimo anno si sta facendo sentire XD)

(piccolo sclero sul film)
Alla fine non sono andata al cinema.
Troppi compiti, troppa gente, troppo tutto.
Ci andrò settimana che viene.
Su youtube però ho visto degli estratti in inglese e sinceramente sono restata sconcertata di quando (con accento molto azzardato) si cimentano in una prova di Italiano… Perché mai a Bella dovrebbe piacere cibo Italiano solo perché si chiama Bella? Emmett? Ci sei? Ce la fai? Sei connesso?
Prima di giudicare cmnq aspetterò di averlo visto nella versione italiana.
(fine dello sclero)

 Bella’s POV

 

< Uffa ma quanto ci mette? > Mi chiesi prendendo Elizabeth e mettendola sul lettone. Si era addormentata per terra mentre disegnava ascoltando il CD inciso da Edward.

Dato che lui tardava cercai di tenermi occupata mettendo un po’ a posto ma non c’era niente da sistemare dato che Esme ed Alice tenevano la casa come fosse uno specchio.
Mi limitai quindi ad aprire l’armadio e a cercare qualcosa che sembrasse vagamente attraente. Scelsi un vestito blu, lungo fino a poco sopra le ginocchia. Dopo essermi osservata e sistemata allo specchio sospirai. Non potevo reggere il confronto con la bellezza dei vampiri ma speravo che Edward si accontentasse…
Andai in cucina e mi mangiai una merendina. Esme mi guardò male. Diceva che non era cibo sano.
< Bella, senti, se hai voglia di cose dolci posso prepararti una torta. Non mangiare quelle schifezze. >
< Non sciono schifezze > Sussurrai a bocca piena, coprendola con la mano.

Involontariamente l’altra mia mano scivolò sul basso-ventre. Ero appoggiata al piano della cucina e fissavo il muro con gli occhi persi nel vuoto. Con la coda dell’occhio intravidi Esme fissarmi e subito mi resi conto di cosa avesse visto. Spostai velocemente la mano dal ventre ai capelli mentre il sangue fluiva veloce alle mie guance.

< Bella, Tesoro, stai bene? > Mi domandò avvicinandosi. Cercai di eludere il suo sguardo ma lei mi afferrò la mano e con l’altra mi obbligò a voltarmi verso di lei.

< Oddio! > Sussurrò mentre un’enorme sorriso le illuminava il volto.
< Ehm… > Ok, lo aveva capito ma aspettava che fossi io a dirglielo. Evidentemente prima non stava ascoltando. Nonostante i loro sensi ipersensibili, i vampiri della mia famiglia preferivano non origliare le conversazioni altrui. O per lo meno questo era quello che mi sembrava. Alice diceva che, per rispettare la privacy reciproca, cercavano di ignorarsi a vicenda quando si cercava di stare in tranquillità.
Esme continuava a guardarmi speranzosa mentre io me ne restavo zitta. < Ehm… > dissi cercando di schiarirmi la voce per rispondere al suo sorriso smagliante.

Racimolai la forza, la voce ed il coraggio e sussurrai: < Sono incinta. >
< Ahh!! Che bello! Come sono felice! > Disse emettendo gridolini gioiosi. Mi abbracciò stretta e mi baciò la guancia sinistra. Prendendomi le mani mi sorrise ed io feci lo stesso.
< Che bella notizia! Sono così contenta per te! E per Edward! Un altro bambino. è meraviglioso!!! >
Un secondo dopo mi accorsi che la mia mano era vuota e che quello che restava della mia merendina era misteriosamente svanito. 

Abbassai lo sguardo e mi accorsi del leggero ondeggiare della veletta della pattumiera.

< Esme? > Ma lei si era già messa ai fornelli.
< Cosa ti va di particolare? >
< Guarda che non ho ancora le voglie. Perché l’hai buttata? > Ed indicai i rimasugli del mio spuntino.
< Adesso farò sparire anche le altre, e vieterò ad Emmett di comprartele. Tieni presente che adesso devi controllare cosa mangi. Non puoi pensare di buttare giù tutte quelle schifezze. Non è solo della tua salute che stiamo parlando. >

Eccoci. Come sospettato, si ricominciava con la vecchia tiritera: “pensa al bambino”. Sospirai ed annuii, rassegnata. Era inutile combattere contro Esme. Alla fine vinceva sempre lei. In fondo, ero contenta come non mai. Ero disposta a seguire tutte le diete pre-maman a cui Esme mi avrebbe sottoposta. In fondo, dopo tanti tentavi…

< Ti va una merenda particolare? Magari potrei farti un budino oppure … >
< No, non preoccuparti. Prendo una mela. > Un secondo dopo mi porse il frutto, rosso e lucido. Tentatore.
Le mele erano alcuni dei frutti che crescevano in giardino. Rose oltre che le macchine sportive amava anche le piante. Il giardino lo curava lei insieme ad Alice.
Voltandomi verso Esme le bisbigliai: < Senti, non dire niente agli altri… vorrei aspettare di averlo detto  almeno ad Edward… >
< Ma certo. > mi mormorò avvicinatasi a me. Mi baciò la fronte ed aggiunse: < Non preoccuparti. Andrà tutto benissimo. Adesso a quanto sei? Insomma, non credo molto in là. Lo hai saputo adesso? >
< Eh? come? Oh, sì! L’ho appena capito… sì, sono appena all’inizio! Carlisle dice che dovrei essere alla terza settimana… secondo il calcolo. >
Si sistemò i capelli e sorrise. < Se vuoi andare a riposarti, vengo a chiamarti quando arriva Edward. >
< Riposarmi di che? Qui non faccio niente. > < Su su, non fare la scontrosa. >
< Uffa. > Sospirai trascinandomi fino in sala. Tentai di suonare qualcosa ma preferivo di gran lunga la musica di Edward. Quando suonavo io sembrava che dei gatti fossero in amore, o soffrissero le pene dell’inferno…
Alla fine, dopo aver guardato l’orologio una ventina di volte nell’arco di quindici minuti, sentii che Elizabeth si era svegliata. Scese le scale quasi di corsa e si buttò tra le mie braccia.

< Mamma! > Mi disse con le lacrime agli occhi mentre la sollevavo da terra e la stringevo a me.
< Cosa c’è? > < Mamma! Ho fatto un incubo… >
< Oh… ma non preoccuparti. Era solo un brutto sogno. Non devi avere paura. ci sono qui io. >

Dato che non smetteva di piangere, le chiesi: < Vuoi raccontarmelo? >
< Scì… > Singhiozzò appoggiata alla mia spalla. Mi sedetti sul divano e me la sistemai sulle ginocchia. Appoggiata a me si asciugò le lacrime. Le carezzai i capelli rossi e le sorrisi. I suoi occhi smeraldo splendevano.

< Avevo paura. ci eravamo persce… lontano,nei bochi. Papà non c’era e tu eri scitrana. E io piangevo pechè tu non mi sentivi. E poi cohevo e cohevo e tu parivi. Io ti chiamavo ma tu non c’ei più. Ed io eo scioa. E c’eva vento e tante foglie pe teaaa. > Poi cominciò a singhiozzare più forte. La cullai agitata io stessa dalle sue parole. Anche io avevo fatto un sogno come quello, molto tempo prima…

< Poi era tutto buio. E io non vedeo gniente… ma ero sottoteaa  e facea feddo. La pota ea chiuscia e nessciuno veniva da me. >

E poi continuò a descrivere la stanza in cui aveva sognato di trovarsi. Le mie mani tremavano mentre le carezzavo automaticamente i capelli. Esme, che era venuta da me per portarmi dei pezzetti di pera (anche Elizabeth doveva fare merenda), mi squadrò non capendo quale fosse il problema. Cercai di sorriderle e le dissi: < Sono solo sogni. Non è il caso di preoccuparsi. >
Quando se ne andò strinsi mia figlia a me e cercai di trattenere le lacrime.
Lei non aveva mai visto la mia prigione eppure l’aveva descritta molto bene. E quel sogno… era il mio stesso sogno.

Tremai al pensiero che anche lei avesse ereditato la mia stessa maledizione che allo stesso tempo era anche la mia benedizione. Se anche per lei i sogni fossero uno specchio per il futuro, significava forse che anche lei avrebbe potuto avere dei figli con i vampiri? Se fossero venuti a conoscenza della sua esistenza cosa sarebbe successo? Avrebbero cercato anche lei quando fosse stata pronta? Le avrebbero fatto del male?

Sapevo che non avremmo potuto proteggerla per sempre, tenerla nascosta all’infinito. Alice parlava già di mandarla a scuola a Gibson. Guardata a vista da uno dei suoi zii o nonni si intenda.

In fondo, aveva il diritto di crescere come una bambina normale. Non potevamo tenerla isolata dal mondo. Già adesso, guardando la televisione, mi chiedeva perché non andassimo al parco o perché non ci fossero altre persone oltre a noi. Gli unici estranei con cui aveva parlato erano i nonni, che erano tornati un paio di volte negli ultimi due anni, e Jake che era venuto a trovarmi circa dieci mesi prima. Di lui non aveva che un vago ricordo. A differenza di Charlie e Reneè con cui ci vedevamo via WebCam, lui lo sentivo solo per telefono…

Cercai di non pensarci e presi le manine di Elizabeth che continuava a singhiozzare. Le dissi: < Non preoccuparti amore. Era solo un brutto sogno. Qui sei al sicuro. E la mamma ti vuole bene, non ti lascerà mai. > Lei annuì e si nascose nel mio petto, poggiando il capo tra i miei seni. Smangiucchiò la pera e poco dopo scese dalle mie ginocchia. Prese le sue bambole e cominciò a giocare ai miei piedi. Fissandola, sentii gli occhi diventare pesanti. Decisa a riposarmi per appena qualche minuto, mi appoggiai allo schienale del divano ma dato che ero scomoda mi sdraiai. Non riuscivo a levarmi dalla testa i sui occhi umidi e le guance rigate di lacrime. Mi coprii il volto con il braccio.
Sebbene non volessi, alla fine mi resi conto di starmi addormentando. Non lottai neanche contro la stanchezza. Quando ormai ero praticamente addormentata sentii Elizabeth accoccolarsi tra le mie braccia. Ci addormentammo insieme, l’una tra le braccia dell’altra.
                                                                       

Mi girai su me stessa e mi accorsi che: 1) avrei dovuto schiacciare Elizabeth, 2) sarei come minimo dovuta cadere dal divano.
Ed invece ero comodamente adagiata sul mio letto.

Mi voltai ed il respiro dolce di Edward mi accarezzò il viso.

< Ti sei svegliata. > Mi sussurrò accarezzandomi le labbra con l’indice.
< Sei tornato. > Lui annuì e sorrise.
< Mi sei mancata. > A quelle parole arrossii e voltai il capo. Sentivo gli occhi pizzicare.
< Ehi, non piangere… >
< Non sto piangendo. >
< Senti, volevo dirti una cosa. > Oddio, cosa voleva dirmi?
< Anche io… > < Prima tu allora. > < No, prima tu. > < No, adesso mi hai incuriosita. > Mi disse giocherellando con il bordo del mio vestito, tenendo lo sguardo fisso sul mio seno.
Mi misi seduta e lo abbracciai. Cercai di tenerlo il più possibile stretto a me e poi gli sussurrai:
< Edward. Non andartene mai. >
Rimase immobile un attimo e poi mi accarezzala schiena. < Non me ne vado da nessuna parte. Io sarò sempre vicino a te. >
< Allora perché mi eviti? >
< Io non ti evito. Come potrei? Ti amo troppo. >
Chinai il capo ed abbassai gli occhi. Volevo credere alle sue parole.
Inghiottii a vuoto un paio di volte e poi sussurrai: 

< Edward, aspetto un bambino. >

Nell’attimo di silenzio che seguì le mie parole il mio cuore batté velocissimo.
Poi, senza preavviso, Edward mi baciò il collo. < Sei contento? >
Non mi rispose subito. Prima percorse per tre volte il profilo del mio viso con le labbra.
< Certo. Sono molto più che contento. > E poi mi accarezzò la pancia.
< Non mi sembri molto entusiasta della sorpresa. > Gli feci notare un po’ rassegnata. Che le mie paure fossero fondate, sebbene lui dicesse che non fosse così?
Fece una faccia colpevole e poi confessò: < Veramente io… Alice… >
Oddio. Traditore.
< TU LO SAPEVI!!! > Gli gridai scandalizzata.
< Dai amore, non prendertela. > si avvicinò per baciarmi ma io mi allontanai. < ODDIO, MA DA QUANTO LO SAI???? >
Fece una faccia strana e poi sussurrò: < Tre settimane. Alice mi ha avvisato la mattina dopo il nostro ultimo … ehm… tentativo. > Pareva piuttosto imbarazzato.
Io invece ero furiosa.

< Perché non me lo hai detto? > 

Mi sentivo tradita. Lui mi carezzò asciugandomi le lacrime e mi sussurrò: < Bella, né io né Alice potevamo sapere come sarebbe andata a finire. Sai quante volte ci sono degli aborti spontanei prima ancora che una ragazza si accorga di essere incinta? Volevamo aspettare che te ne accorgessi tu. Adesso te ne stai tranquilla per un po’ e lasci passare altri due mesetti così poi siamo davvero sicuri che vada tutto bene e che non ci siano problemi o… interruzioni... Vedrai che andrà tutto bene. Sarà tutto perfetto. >
Mi portai le mani al ventre e sibilai: < Questo bambino lo voglio. >
< Anche io… quindi, vedi di non agitarti per un po’. >
< Uffa che noia. Immagino che saranno otto mesi di raccomandazioni. > Lui sorrise baciandomi i capelli.< Scusa se sono apprensivo. è che sei così... fragile. la mia fragile umana. > E cominciò ad accarezzarmi e le sue mani non erano il ritratto della castità.
Pensierosa, gli chiesi: < Edward… ma a me, in questi anni, è successo quello che dicevi prima? Non mi sono neanche accorta di… > Non mi lasciò finire. < Non lo so. Alice non ha mai visto niente fino a tre settimane fa. Se hai avuto delle interruzioni che sono sfuggite anche al potere di Alice, questo non so dirtelo, anche se lo escluderei. > Poi mi abbracciò dicendomi:
< E così, saremo di nuovo genitori. Non vedevo l’ora di poter condividere con te la felicità che provavo. > E potei constatare nella sua voce tutta la gioia che io stessa provavo.  Quando sciolse l’abbraccio gli domandai: < E il regalo di cui parlavi? > Rise e mi fece sdraiare.
Mi intimò: < Chiudi gli occhi. >

Obbedii. Ad un certo punto sentii la pelle del volto venir sfiorata da qualcosa che mi faceva il solletico. Sorpresa, spalancai gli occhi. La prima cosa che attirò la mia attenzioni furono gli occhi scuri di Edward. Bellissimi.
Mi persi in quello sguardo finché lui non rise. < Il regalo. > Mi ricordò. E a quel punto lo vidi.

< Capelli? > Esclamai sorpresa.
< Parrucca. >
< Parrucca? >

< Sì, con questa, nessuno ti riconoscerà. Non vorrai mica restartene qui per sempre. Pensavo che potevamo farci un giretto da qualche parte… > Alzandomi di scatto lo abbracciai di slancio.
< Grazie. > Gli sussurrai felice e sorpresa.
< Credo che il rosso ti starà bene. Inoltre, con questo vestito che ti sta d’incanto… > E la sua mano s’infilò sotto la stoffa leggera. Quando mi sfiorò la biancheria arrossi e sussurrai: < Gli altri… >
< Sono usciti. Ed Elizabeth sta dormendo. > Non gli permisi di dire altro. Le mie braccia salde intorno al suo petto e le mie labbra avide sulle sue. Tre settimane erano state decisamente troppe.
Data la risposta del suo corpo, pensai che anche a lui facesse piacere. Mentre gli sfilavo i vestiti ( i miei erano già lontani) gli chiesi: < Perché non volevi fare l’amore con me? >
Rise e all’orecchio mi confidò: < Ero troppo sorpreso dalla notizia. Mi sembrava impossibile… ed inconsciamente credo temessi di poter farti male e compromettere la situazione. >
< Edward, non ci provare. Nove mesi casti io non ho nessuna intenzione di passarli! > E lui rise insieme a me mentre le sue dita mi accarezzavano la schiena scendendo dalle spalle sempre più verso il basso…
< Non preoccuparti. Sei troppo invitante. Speriamo che il tuo pancione non ci intralci troppo. Sarà davvero enorme. >
< Alice lo ha visto? > Lui annuì e poi aggiunse: < Molto grande ma probabilmente era il nono mese. >  
< Edward… > < Sì? > < Senti, non voglio sapere se è maschio o femmina. Voglio che sia una sorpresa. > < Va bene. Alice ancora non lo sa. Vedrò di fare attenzione. Quando lo saprà, le dirò di contenersi. >
< Uhm… ma è per questo che ha sgombrato il suo armadio-stanza? Per fare la cameretta? >
< Sì. > Rise lui prima di impedirmi di proseguire, impegnando le mie labbra in ben più gratificanti imprese. Il suo respiro era dolce e fresco come al solito. La carezza più dolce che la mia pelle potesse desiderare.

Finché fui ancora in grado di formulare una frase di senso compiuto ansimai: < Gli altri alla fine non ci sopporteranno più. Li costringiamo ad andarsene ogni due per tre. >

Rise seppellendo il volto tra il mio collo e la mia spalla.
< Bella, in questi ultimi… settanta anni me ne sono dovuto andare tante di quelle volte che, ti assicuro, sono tutti in debito con me di molte notti da passare nel bosco. Emmett e Rose soprattutto. Quindi non farti problemi. E poi, ne approfittano per andare a caccia. > Poi smise di parlare, troppo impegnato a giocherellare con il lobo del mio orecchio. Il suo corpo gelato poggiato delicatamente sul mio mi trasmetteva tremiti di freddo e di piacere, scombussolando tutto il mio sistema nervoso.
Quando, troppo presto, le sue braccia lasciarono il mio petto e lui si fu sdraiato al mio fianco, mugugnai un tentativo di protesta ma venni zittita da un bacio molto passionale.
Le sue dita si facevano strada tra i miei capelli mentre le sue labbra giocavano con le mie.
Mi fece scivolare il lenzuolo sul mio corpo nudo soffocando le mie flebili proteste con una carezza.
< Dormi… > mi cantilenò all’orecchio. Mi abbracciò ed io, assonnata, sussurrai: < Ho freddo. >
Rimase in silenzio per una frazione di secondo e mi preoccupai di averlo ferito. Mi strinsi di più a lui per fargli capire che lo volevo vicino ma lui, agile, si divincolò. Sparì ed un attimo dopo mi porse il pigiama. Sbadigliando, lo infilai ed il mio stomaco brontolò.
< Hai fame? Hai saltato la cena. Non mi sembra il > < Edward, mi sono stancata troppo. Non credo di aver la forza per tenere in mano nemmeno un cucchiaino. E poi, a merenda mi sono riempita di roba. Mangerò a colazione. > e poi mi nascosi sotto le lenzuola. Lui mi rimboccò le coperte e mi accorsi che adesso indossava dei pantaloncini.
Mannaggia.
Cominciò a cantare a bassa voce per aiutarmi ad addormentarmi e le note scivolavano leggere dalle sue labbra

Stavo praticamente dormendo quando sentii Edward sospirare. Pochi istanti dopo la porta cigolò ed Elizabeth, cercando di fare silenzio, s’intrufolò in camera nostra. Trascinava con sé l’enorme pupazzo che le aveva regalato Emmett (un orso di peluche più grande di lei).
< Pappà… posscio dormie con voi? > La mia attenzione venne richiamata dal tono della sua voce. Non aprii però gli occhi, rimanendo in ascolto. Edward, facendo attenzione a non svegliarmi, fece scivolare la mia testa dal suo braccio e poi si alzò velocissimo dal letto. La prese tra le braccia e fece per uscire ma lei si oppose. < Voio la mamma. >
< Mamma riposa. Lasciala dormire. >
< Non voio che mi lascii! > piagnucolò lei. Edward la rimise a terra e lei corse verso il letto, infilandosi sotto le coperte ed accoccolandosi contro il mio petto. La strinsi a me baciandole la fronte.
< Non me ne vado. Non ti lascio. > < Ho fatto un brutto sogno. > < Sht sht, non preoccuparti. Se dormi con noi vedrai che passa tutto. >

Non mi rispose, nascondendo la testa sotto il lenzuolo. Edward le poggiò il pupazzo vicino al mio cuscino e poi si sdraiò al nostro fianco, abbracciando entrambe.

All’orecchio mi sussurrò: < Non preoccuparti. > e poi posò entrambe le mani sul mio ventre.
Da quel giorno nostra figlia cominciò a fare strani sogni, ogni tanto. Avevamo cercato di tranquillizzarla ma non era semplice. Alla fine, dopo circa due mesi, i sogni cessarono.

Nel frattempo la mia pancia era leggeremnte cresciuta ed ora sembravo un po' ingrassata. Unico segno della gravidanza,  le  nausee continue.  Fortuna che Rose ed Emmett erano spesso fuori casa e non si erano accorti di nulla. Come noi, per sbrigare certe faccende non volevamo gente in giro, lo stesso valeva per loro, con la differenza che loro non potevano mandare via ME...  e quindi erano costretti a ricercarsi dei posticini tranquilli. Jasper  invece non si curava molto di quello che facevo.
Non perchè non mi volesse bene, a modo suo, ma perchè semplicemente non gli interessavano molto i comportamenti umani. 

Quando fui al terzo mese e mezzo decidemmo di dirlo anche agli altri. Secondo Carlisle, che mi aveva visitata di nuovo (dovetti reprimere l’imbarazzo. In fondo, se ne prospettavano altre di visite all’orizzonte) la fase decisiva e più critica era passata. Adesso si trattava solo di aspettare. Riunimmo tutti in sala ed Edward, con voce calma e pacata, tendendomi la mano e accarezzandomi il volto arrossato per l'imbarazzo, aveva informato Jasper, Rose ed Emmett.

Jasper diede una pacca sulla spalla ad Edward mentre Emmett, trattenendo una risata, mi sussurrò: < Sorellina, vedo che alla fine sei ricorsa ai mezzi che ti avevo consigliato. E tu, complimenti.
Certo che, fratellino mio, l’hai fatta proprio disperare. Secondo me non ti ci mettevi d’impegno. Certe cose o si fanno bene, o non si fanno. Povera Bella… chissà che noia avere te per marito. Devi mancare di fantasia… In certe cose bisogna essere creativi. Prendi me e Rose ad esmp… > 
Stava per aggiungere qualcos’altro ma Rose gli tirò un calcio alla gamba (a dire il vero, un po’ più in su) e un attimo dopo lui era piegato su se stesso, mugolante. Le mani intente a proteggere ciò che era già stato colpito.
< Grazie Rose. > le disse mio marito trattenendo un sorriso. Lei mostrò i suoi bellissimi denti splendenti in un sorriso mozzafiato e poi mi abbracciò.

< Speriamo che sia un maschietto questa volta, così fate uno e uno. >
Arrossii e poi sussurrai: < Non voglio saperlo. A me basta che sia sano. > a quelle parole Edward ed Alice si scambiarono uno sguardo. La mia mano corse al ventre ed io dissi: < Cosa c’è? io non voglio… > ma poi notai il velo di preoccupazione. Mi bloccai ed Alice mi confidò: < Sinceramente, Bella, non vedo proprio niente. Ma non preoccuparti. Sono certa che tra un po’ tutto mi apparirà. Tranquilla. Forse, sono eventi troppo lontani. Riesco a vederti con il pancione. E mi pare che tu sia circa al nono mese, date le dimensioni. Più il là di così non riesco ad andare. ma forse, basterà aspettare. > >

Inghiottii della saliva ed osservai tutti. Elizabeth giocava nella stanza accanto e la sentivo ridere. Emmett, che si era ricomposto, mi fissò e Jasper cercò di alleggerire l’atmosfera con il suo dono. Edward teso, non staccava gli occhi dal mio viso. Mi abbandonai al divano e sorrisi. Cercai di ironizzare:

< Beh… evidentemente, significa che deve essere una sorpresa per tutti. >
E mi diedi delle pacchette leggere, che assomigliavano più a carezze, sul ventre.
Edward non sorrise di rimando. Tenendo la mia mano stretta nella sua, mi sussurrò: < Andrà tutto bene. >
< Io ne sono convinta. Me lo sento. > Gli risposi decisa. < E poi, i miei due dottori preferiti controlleranno che vada tutto per il meglio. >
E poi mi sporsi cercando le sue labbra, all’inizio esitanti ma poi sempre più coinvolte nel bacio.
A mio avviso non era necessario preoccuparsi. 
In fondo, non era la prima volta che Alice aveva qualche difficoltà a visualizzare eventi futuri…

Ero certa che tutto sarebbe andato a posto. Bastava solo aspettare un pochino.

  
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