Ciao a tutte!!! Come ve la passate?
Spero vada tutto bene!
Qui come al solito non ce la sia fa più a causa della scuola
ma, come promesso, ho trovato il tempo per aggiornare.
La mano va molto meglio ma mi da ancora alcuni problemi,
fortuna che avevo dei capitoli già scritti XD
Quindi, per il prossimo, direi che dovrei postare Mercoledì
o giovedì. La storia si sbloccherà un pochino. Ho
intenzione di darle una
spintarella e farla procedere abbastanza velocemente. Questi ultimi due
cap
sono stati un preludio al… sì, finale. Questa
volta per davvero devo dire che
non manca molto. Come si suol dire? La calma prima della tempesta?
Ecco, la calma è direttamente proporzionale alla tempesta.
Alla fine del cap, che è per così dire in
sospeso, sembrerà
che potrebbe succedere una certa cosa… ma non preoccupatevi,
non voglio fare la
parodia di I-R o Dottor House o qualsivoglia dottore. (forse scrubs mi
piacerebbe XD Lo adoravo!) Il pancione sta da Dio. Questo solo per
rassicurare
tutte.
Ora scusate ma corro a fare Seneca ed Inglese. Non credo che
riuscirò ad arrivare a natale con le mie poche restanti
funzioni celebrali ancora
integre. Voglio il mio vampiro!!!!
Comunque, grazie a tutte voi che leggete, recensite ed
apprezzate il mio lavoro. Almeno qualcosa che mi piace fare (scrivere)
è
apprezzato dagli altri e (a differenza di quanto affermi mia madre,
vecchia
arpia) non è tempo buttato. In fondo, lei che ne sa?
Scrivere mi fa sentire
bene e se riesce a migliorare il pomeriggio di qualcuno, tutto
sarà fuorché tempo
sprecato!
Un bacio a tutte!!!
Ci vediamo Mercoledì-Giovedì!!! (con un capitolo
un po’ più
bello di questo. Scusate ma davvero l’ho scritto sempre la
sera tardi… sorry)
Vostra
Erika-Cassandra (sul bordo di una crisi di nervi.
L’ultimo anno si sta
facendo sentire XD)
(piccolo sclero sul film)
Alla fine non sono andata al cinema.
Troppi compiti, troppa gente, troppo tutto.
Ci andrò settimana che viene.
Su youtube però ho visto degli estratti in inglese e
sinceramente sono restata sconcertata di quando (con accento molto
azzardato)
si cimentano in una prova di Italiano… Perché mai
a Bella dovrebbe piacere cibo
Italiano solo perché si chiama Bella? Emmett? Ci sei? Ce la
fai? Sei connesso?
Prima di giudicare cmnq aspetterò di averlo visto nella
versione italiana.
(fine dello sclero)
< Uffa ma quanto ci mette?
> Mi chiesi prendendo
Elizabeth e mettendola sul lettone. Si era addormentata per terra
mentre
disegnava ascoltando il CD inciso da Edward.
Dato che lui tardava cercai di
tenermi occupata
mettendo un po’ a posto ma non c’era niente da
sistemare dato che Esme ed Alice
tenevano la casa come fosse uno specchio.
Mi limitai quindi ad aprire l’armadio e a cercare
qualcosa che sembrasse vagamente attraente. Scelsi un vestito blu,
lungo fino a
poco sopra le ginocchia. Dopo essermi osservata e sistemata allo
specchio
sospirai. Non potevo reggere il confronto con la bellezza dei vampiri
ma
speravo che Edward si accontentasse…
Andai in cucina e mi mangiai una merendina. Esme mi
guardò male. Diceva che non era cibo sano.
< Bella, senti, se hai voglia di cose dolci posso
prepararti una torta. Non mangiare quelle schifezze. >
< Non sciono schifezze > Sussurrai a bocca
piena, coprendola con la mano.
Involontariamente l’altra
mia mano scivolò sul
basso-ventre. Ero appoggiata al piano della cucina e fissavo il muro
con gli
occhi persi nel vuoto. Con la coda dell’occhio intravidi Esme
fissarmi e subito
mi resi conto di cosa avesse visto. Spostai velocemente la mano dal
ventre ai
capelli mentre il sangue fluiva veloce alle mie guance.
< Bella, Tesoro, stai bene?
> Mi domandò
avvicinandosi. Cercai di eludere il suo sguardo ma lei mi
afferrò la mano e con
l’altra mi obbligò a voltarmi verso di lei.
< Oddio! >
Sussurrò mentre un’enorme sorriso le
illuminava il volto.
< Ehm… > Ok, lo aveva capito ma aspettava che
fossi io a dirglielo. Evidentemente prima non stava ascoltando.
Nonostante i
loro sensi ipersensibili, i vampiri della mia famiglia preferivano non
origliare le conversazioni altrui. O per lo meno questo era quello che
mi sembrava.
Alice diceva che, per rispettare la privacy reciproca, cercavano di
ignorarsi a
vicenda quando si cercava di stare in tranquillità.
Esme continuava a guardarmi speranzosa mentre io me ne
restavo zitta. < Ehm… > dissi cercando di
schiarirmi la voce per
rispondere al suo sorriso smagliante.
Racimolai la forza, la voce ed il
coraggio e
sussurrai: < Sono incinta. >
< Ahh!! Che bello! Come sono felice! > Disse
emettendo gridolini gioiosi. Mi abbracciò stretta e mi
baciò la guancia
sinistra. Prendendomi le mani mi sorrise ed io feci lo stesso.
< Che bella notizia! Sono così contenta per te!
E per Edward! Un altro bambino. è meraviglioso!!! >
Un secondo dopo mi accorsi che la mia mano era vuota e
che quello che restava della mia merendina era misteriosamente
svanito.
Abbassai lo sguardo e mi accorsi
del leggero ondeggiare della veletta della
pattumiera.
< Esme? > Ma lei si
era già messa ai fornelli.
< Cosa ti va di particolare? >
< Guarda che non ho ancora le voglie. Perché
l’hai
buttata? > Ed indicai i rimasugli del mio spuntino.
< Adesso farò sparire anche le altre, e
vieterò ad
Emmett di comprartele. Tieni presente che adesso devi controllare cosa
mangi.
Non puoi pensare di buttare giù tutte quelle schifezze. Non
è solo della tua
salute che stiamo parlando. >
Eccoci. Come sospettato, si
ricominciava con la
vecchia tiritera: “pensa al bambino”. Sospirai ed
annuii, rassegnata. Era
inutile combattere contro Esme. Alla fine vinceva sempre lei. In fondo,
ero
contenta come non mai. Ero disposta a seguire tutte le diete pre-maman
a cui
Esme mi avrebbe sottoposta. In fondo, dopo tanti tentavi…
< Ti va una merenda
particolare? Magari potrei
farti un budino oppure … >
< No, non preoccuparti. Prendo una mela. > Un
secondo dopo mi porse il frutto, rosso e lucido. Tentatore.
Le mele erano alcuni dei frutti che crescevano in
giardino. Rose oltre che le macchine sportive amava anche le piante. Il
giardino lo curava lei insieme ad Alice.
Voltandomi verso Esme le bisbigliai: < Senti, non
dire niente agli altri… vorrei aspettare di averlo detto almeno ad
Edward… >
< Ma certo. > mi mormorò avvicinatasi a me. Mi
baciò la fronte ed aggiunse: < Non preoccuparti.
Andrà tutto benissimo.
Adesso a quanto sei? Insomma, non credo molto in là. Lo hai
saputo adesso? >
< Eh? come? Oh, sì! L’ho appena
capito… sì, sono appena
all’inizio! Carlisle dice che dovrei essere alla terza
settimana… secondo il
calcolo. >
Si sistemò i capelli e sorrise. < Se vuoi andare a
riposarti, vengo a chiamarti quando arriva Edward. >
< Riposarmi di che? Qui non faccio niente. >
< Su su, non fare la scontrosa. >
< Uffa. > Sospirai trascinandomi fino in sala.
Tentai di suonare qualcosa ma preferivo di gran lunga la musica di
Edward.
Quando suonavo io sembrava che dei gatti fossero in amore, o
soffrissero le
pene dell’inferno…
Alla fine, dopo aver guardato l’orologio una ventina di
volte nell’arco di quindici minuti, sentii che Elizabeth si
era svegliata.
Scese le scale quasi di corsa e si buttò tra le mie braccia.
< Mamma! > Mi disse
con le lacrime agli occhi
mentre la sollevavo da terra e la stringevo a me.
< Cosa c’è? > < Mamma! Ho
fatto un incubo…
>
< Oh… ma non preoccuparti. Era solo un brutto
sogno. Non devi avere paura. ci sono qui io. >
Dato che non smetteva di piangere,
le chiesi: <
Vuoi raccontarmelo? >
< Scì… > Singhiozzò
appoggiata alla mia spalla. Mi
sedetti sul divano e me la sistemai sulle ginocchia. Appoggiata a me si
asciugò
le lacrime. Le carezzai i capelli rossi e le sorrisi. I suoi occhi
smeraldo
splendevano.
< Avevo paura. ci eravamo
persce… lontano,nei bochi. Papà non
c’era e tu eri scitrana. E io piangevo pechè tu
non mi sentivi. E poi cohevo e
cohevo e tu parivi. Io ti chiamavo ma tu non c’ei
più. Ed io eo scioa. E c’eva
vento e tante foglie pe teaaa. > Poi cominciò a
singhiozzare più forte. La
cullai agitata io stessa dalle sue parole. Anche io avevo fatto un
sogno come
quello, molto tempo prima…
< Poi era tutto buio. E io
non vedeo gniente… ma
ero sottoteaa e
facea feddo. La pota ea
chiuscia e nessciuno veniva da me. >
E poi continuò a
descrivere la stanza in cui aveva
sognato di trovarsi. Le mie mani tremavano mentre le carezzavo
automaticamente
i capelli. Esme, che era venuta da me per portarmi dei pezzetti di pera
(anche
Elizabeth doveva fare merenda), mi squadrò non capendo quale
fosse il problema.
Cercai di sorriderle e le dissi: < Sono solo sogni. Non
è il caso di
preoccuparsi. >
Quando se ne andò strinsi mia figlia a me e cercai di
trattenere le lacrime.
Lei non aveva mai visto la mia prigione eppure l’aveva
descritta molto bene. E quel sogno… era il mio stesso sogno.
Tremai al pensiero che anche lei
avesse ereditato la
mia stessa maledizione che allo stesso tempo era anche la mia
benedizione. Se
anche per lei i sogni fossero uno specchio per il futuro, significava
forse che
anche lei avrebbe potuto avere dei figli con i vampiri? Se fossero
venuti a
conoscenza della sua esistenza cosa sarebbe successo? Avrebbero cercato
anche
lei quando fosse stata pronta? Le avrebbero fatto del male?
Sapevo che non avremmo potuto
proteggerla per sempre,
tenerla nascosta all’infinito. Alice parlava già
di mandarla a scuola a Gibson.
Guardata a vista da uno dei suoi zii o nonni si intenda.
In fondo, aveva il diritto di
crescere come una
bambina normale. Non potevamo tenerla isolata dal mondo. Già
adesso, guardando
la televisione, mi chiedeva perché non andassimo al parco o
perché non ci
fossero altre persone oltre a noi. Gli unici estranei con cui aveva
parlato
erano i nonni, che erano tornati un paio di volte negli ultimi due
anni, e Jake
che era venuto a trovarmi circa dieci mesi prima. Di lui non aveva che
un vago
ricordo. A differenza di Charlie e Reneè con cui ci vedevamo
via WebCam, lui lo
sentivo solo per telefono…
Cercai
di non
pensarci e presi le manine di Elizabeth che continuava a singhiozzare.
Le
dissi: < Non preoccuparti amore. Era solo un brutto sogno. Qui
sei al
sicuro. E la mamma ti vuole bene, non ti lascerà mai.
> Lei annuì e si
nascose nel mio petto, poggiando il capo tra i miei seni.
Smangiucchiò la pera
e poco dopo scese dalle mie ginocchia. Prese le sue bambole e
cominciò a
giocare ai miei piedi. Fissandola, sentii gli occhi diventare pesanti.
Decisa a
riposarmi per appena qualche minuto, mi appoggiai allo schienale del
divano ma
dato che ero scomoda mi sdraiai. Non riuscivo a levarmi dalla testa i
sui occhi
umidi e le guance rigate di lacrime. Mi coprii il volto con il braccio.
Sebbene non volessi, alla fine mi resi conto di starmi
addormentando. Non lottai neanche contro la stanchezza. Quando ormai
ero
praticamente addormentata sentii Elizabeth accoccolarsi tra le mie
braccia. Ci
addormentammo insieme, l’una tra le braccia
dell’altra.
Mi girai su me stessa e mi accorsi
che: 1) avrei
dovuto schiacciare Elizabeth, 2) sarei come minimo dovuta cadere dal
divano.
Ed invece ero comodamente adagiata sul mio letto.
Mi voltai ed il respiro dolce di
Edward mi accarezzò
il viso.
< Ti sei svegliata. >
Mi sussurrò accarezzandomi
le labbra con l’indice.
< Sei tornato. > Lui annuì e sorrise.
< Mi sei mancata. > A quelle parole arrossii e
voltai il capo. Sentivo gli occhi pizzicare.
< Ehi, non piangere… >
< Non sto piangendo. >
< Senti, volevo dirti una cosa. > Oddio, cosa
voleva dirmi?
< Anche io… > < Prima tu allora.
> <
No, prima tu. > < No, adesso mi hai incuriosita. >
Mi disse
giocherellando con il bordo del mio vestito, tenendo lo sguardo fisso
sul mio
seno.
Mi misi seduta e lo abbracciai. Cercai di tenerlo il
più possibile stretto a me e poi gli sussurrai:
< Edward. Non andartene mai. >
Rimase immobile un attimo e poi mi accarezzala
schiena. < Non me ne vado da nessuna parte. Io sarò
sempre vicino a te. >
< Allora perché mi eviti? >
< Io non ti evito. Come potrei? Ti amo troppo. >
Chinai il capo ed abbassai gli occhi. Volevo credere
alle sue parole.
Inghiottii a vuoto un paio di volte e poi sussurrai:
< Edward, aspetto un
bambino. >
Nell’attimo di silenzio
che seguì le mie parole il mio
cuore batté velocissimo.
Poi, senza preavviso, Edward mi baciò il collo. <
Sei contento? >
Non mi rispose subito. Prima percorse per tre volte il
profilo del mio viso con le labbra.
< Certo. Sono molto più che contento. > E poi
mi
accarezzò la pancia.
< Non mi sembri molto entusiasta della sorpresa.
> Gli feci notare un po’ rassegnata. Che le mie paure
fossero fondate,
sebbene lui dicesse che non fosse così?
Fece una faccia colpevole e poi confessò: <
Veramente io… Alice… >
Oddio. Traditore.
< TU LO SAPEVI!!! > Gli gridai scandalizzata.
< Dai amore, non prendertela. > si avvicinò
per
baciarmi ma io mi allontanai. < ODDIO, MA DA QUANTO LO SAI????
>
Fece una faccia strana e poi sussurrò: < Tre
settimane. Alice mi ha avvisato la mattina dopo il nostro ultimo
… ehm…
tentativo. > Pareva piuttosto imbarazzato.
Io invece ero furiosa.
< Perché non me lo hai detto? >
Mi sentivo
tradita. Lui mi carezzò asciugandomi le lacrime e mi
sussurrò: < Bella, né
io né Alice potevamo sapere come sarebbe andata a finire.
Sai quante volte ci
sono degli aborti spontanei prima ancora che una ragazza si accorga di
essere
incinta? Volevamo aspettare che te ne accorgessi tu. Adesso te ne stai
tranquilla per un po’ e lasci passare altri due mesetti
così poi siamo davvero
sicuri che vada tutto bene e che non ci siano problemi o…
interruzioni... Vedrai
che andrà tutto bene. Sarà tutto perfetto.
>
Mi portai le mani al ventre e sibilai: < Questo
bambino lo voglio. >
< Anche io… quindi, vedi di non agitarti per un
po’.
>
< Uffa che noia. Immagino che saranno otto mesi di
raccomandazioni. > Lui sorrise baciandomi i capelli.<
Scusa se sono apprensivo. è che sei così...
fragile. la mia fragile umana. > E cominciò ad
accarezzarmi e le sue mani non erano il ritratto della
castità.
Pensierosa, gli chiesi: < Edward… ma a me, in
questi anni, è successo quello che dicevi prima? Non mi sono
neanche accorta
di… > Non mi lasciò finire. < Non
lo so. Alice non ha mai visto niente
fino a tre settimane fa. Se hai avuto delle interruzioni che sono
sfuggite
anche al potere di Alice, questo non so dirtelo, anche se lo
escluderei. >
Poi mi abbracciò dicendomi:
< E così, saremo di nuovo genitori. Non vedevo
l’ora di poter condividere con te la felicità che
provavo. > E potei
constatare nella sua voce tutta la gioia che io stessa provavo. Quando sciolse
l’abbraccio gli domandai: <
E il regalo di cui parlavi? > Rise e mi fece sdraiare.
Mi intimò: < Chiudi gli occhi. >
Obbedii. Ad un certo punto sentii
la pelle del volto
venir sfiorata da qualcosa che mi faceva il solletico. Sorpresa,
spalancai gli
occhi. La prima cosa che attirò la mia attenzioni furono gli
occhi scuri di
Edward. Bellissimi.
Mi persi in quello sguardo finché lui non rise. <
Il regalo. > Mi ricordò. E a quel punto lo vidi.
< Capelli? > Esclamai
sorpresa.
< Parrucca. >
< Parrucca? >
< Sì, con questa,
nessuno ti riconoscerà. Non
vorrai mica restartene qui per sempre. Pensavo che potevamo farci un
giretto da
qualche parte… > Alzandomi di scatto lo abbracciai di
slancio.
< Grazie. > Gli sussurrai felice e sorpresa.
< Credo che il rosso ti starà bene. Inoltre, con
questo vestito che ti sta d’incanto… > E la
sua mano s’infilò sotto la
stoffa leggera. Quando mi sfiorò la biancheria arrossi e
sussurrai: < Gli
altri… >
< Sono usciti. Ed Elizabeth sta dormendo. > Non gli
permisi di dire altro. Le mie braccia salde intorno al suo petto e le
mie
labbra avide sulle sue. Tre settimane erano state decisamente troppe.
Data la risposta del suo corpo, pensai che anche a lui
facesse piacere. Mentre gli sfilavo i vestiti ( i miei erano
già lontani) gli
chiesi: < Perché non volevi fare l’amore
con me? >
Rise e all’orecchio mi confidò: < Ero
troppo
sorpreso dalla notizia. Mi sembrava impossibile… ed
inconsciamente credo
temessi di poter farti male e compromettere la situazione. >
< Non preoccuparti. Sei troppo invitante. Speriamo
che il tuo pancione non ci intralci troppo. Sarà davvero
enorme. >
< Alice lo ha visto? > Lui annuì e poi
aggiunse:
< Molto grande ma probabilmente era il nono mese. >
< Edward… > < Sì? >
< Senti, non voglio
sapere se è maschio o femmina. Voglio che sia una sorpresa.
> < Va bene.
Alice ancora non lo sa. Vedrò di fare attenzione. Quando lo
saprà, le dirò di
contenersi. >
< Uhm… ma è per questo che ha sgombrato il
suo
armadio-stanza? Per fare la cameretta? >
< Sì. > Rise lui prima di impedirmi di
proseguire, impegnando le mie labbra in ben più gratificanti
imprese. Il suo
respiro era dolce e fresco come al solito. La carezza più
dolce che la mia
pelle potesse desiderare.
Finché fui ancora in
grado di formulare una frase di
senso compiuto ansimai: < Gli altri alla fine non ci
sopporteranno più. Li
costringiamo ad andarsene ogni due per tre. >
Rise seppellendo il volto tra il
mio collo e la mia
spalla.
< Bella, in questi ultimi… settanta anni me ne sono
dovuto andare tante di quelle volte che, ti assicuro, sono tutti in
debito con
me di molte notti da passare nel bosco. Emmett e Rose soprattutto.
Quindi non
farti problemi. E poi, ne approfittano per andare a caccia. >
Poi smise di
parlare, troppo impegnato a giocherellare con il lobo del mio orecchio.
Il suo
corpo gelato poggiato delicatamente sul mio mi trasmetteva tremiti di
freddo e
di piacere, scombussolando tutto il mio sistema nervoso.
Quando, troppo presto, le sue braccia lasciarono il
mio petto e lui si fu sdraiato al mio fianco, mugugnai un tentativo di
protesta
ma venni zittita da un bacio molto passionale.
Le sue dita si facevano strada tra i miei capelli
mentre le sue labbra giocavano con le mie.
Mi fece scivolare il lenzuolo sul mio corpo nudo
soffocando le mie flebili proteste con una carezza.
< Dormi… > mi cantilenò
all’orecchio. Mi
abbracciò ed io, assonnata, sussurrai: < Ho freddo.
>
Rimase in silenzio per una frazione di secondo e mi
preoccupai di averlo ferito. Mi strinsi di più a lui per
fargli capire che lo volevo
vicino ma lui, agile, si divincolò. Sparì ed un
attimo dopo mi porse il
pigiama. Sbadigliando, lo infilai ed il mio stomaco brontolò.
< Hai fame? Hai saltato la cena. Non mi sembra il
> < Edward, mi sono stancata troppo. Non credo di aver la
forza per
tenere in mano nemmeno un cucchiaino. E poi, a merenda mi sono riempita
di
roba. Mangerò a colazione. > e poi mi nascosi sotto
le lenzuola. Lui mi
rimboccò le coperte e mi accorsi che adesso indossava dei
pantaloncini.
Mannaggia.
Cominciò a cantare a bassa voce per aiutarmi ad
addormentarmi e le note scivolavano leggere dalle sue labbra
Stavo praticamente dormendo quando
sentii Edward
sospirare. Pochi istanti dopo la porta cigolò ed Elizabeth,
cercando di fare
silenzio, s’intrufolò in camera nostra. Trascinava
con sé l’enorme pupazzo che
le aveva regalato Emmett (un orso di peluche più grande di
lei).
< Pappà… posscio dormie con voi? >
La mia
attenzione venne richiamata dal tono della sua voce. Non aprii
però gli occhi,
rimanendo in ascolto. Edward, facendo attenzione a non svegliarmi, fece
scivolare la mia testa dal suo braccio e poi si alzò
velocissimo dal letto. La
prese tra le braccia e fece per uscire ma lei si oppose. < Voio
la mamma.
>
< Mamma riposa. Lasciala dormire. >
< Non voio che mi lascii! > piagnucolò lei.
Edward la rimise a terra e lei corse verso il letto, infilandosi sotto
le
coperte ed accoccolandosi contro il mio petto. La strinsi a me
baciandole la
fronte.
< Non me ne vado. Non ti lascio. > < Ho fatto
un brutto sogno. > < Sht sht, non preoccuparti. Se dormi
con noi vedrai
che passa tutto. >
Non mi rispose, nascondendo la
testa sotto il
lenzuolo. Edward le poggiò il pupazzo vicino al mio cuscino
e poi si sdraiò al
nostro fianco, abbracciando entrambe.
All’orecchio mi
sussurrò: < Non preoccuparti. >
e poi posò entrambe le mani sul mio ventre.
Da quel giorno nostra figlia cominciò a fare strani
sogni, ogni tanto. Avevamo cercato di tranquillizzarla ma non era
semplice.
Alla fine, dopo circa due mesi, i sogni cessarono.
Nel frattempo la mia pancia era
leggeremnte cresciuta ed ora
sembravo un po' ingrassata. Unico segno della gravidanza, le
nausee continue. Fortuna che Rose ed Emmett erano
spesso fuori casa e non si erano accorti di nulla. Come noi, per
sbrigare certe faccende non volevamo gente in giro, lo stesso valeva
per loro, con la differenza che loro non potevano mandare via ME...
e quindi erano costretti a ricercarsi dei posticini
tranquilli. Jasper invece non si curava molto di quello che
facevo.
Non perchè non mi volesse bene, a modo suo, ma
perchè semplicemente non gli interessavano molto i
comportamenti umani.
Quando fui al terzo mese e mezzo
decidemmo di dirlo
anche agli altri. Secondo Carlisle, che mi aveva visitata di nuovo
(dovetti
reprimere l’imbarazzo. In fondo, se ne prospettavano altre di
visite all’orizzonte)
la fase decisiva e più critica era passata. Adesso si
trattava solo di
aspettare. Riunimmo tutti in sala ed Edward, con voce calma e pacata,
tendendomi la mano e accarezzandomi il volto arrossato per l'imbarazzo,
aveva informato Jasper,
Rose ed Emmett.
Jasper diede una pacca sulla spalla
ad Edward mentre
Emmett, trattenendo una risata, mi sussurrò: <
Sorellina, vedo che alla fine
sei ricorsa ai mezzi che ti avevo consigliato. E tu, complimenti.
Certo che, fratellino mio, l’hai fatta proprio
disperare. Secondo me non ti ci mettevi d’impegno. Certe cose
o si fanno bene,
o non si fanno. Povera Bella… chissà che noia
avere te per marito. Devi mancare
di fantasia… In certe cose bisogna essere creativi. Prendi
me e Rose ad esmp…
>
Stava per aggiungere qualcos’altro ma Rose gli
tirò un calcio alla gamba
(a dire il vero, un po’ più in su) e un attimo
dopo lui era piegato su se
stesso, mugolante. Le mani intente a proteggere ciò che era
già stato colpito.
< Grazie Rose. > le disse mio marito trattenendo un
sorriso. Lei mostrò i
suoi bellissimi denti splendenti in un sorriso mozzafiato e poi mi
abbracciò.
< Speriamo che sia un
maschietto questa volta, così
fate uno e uno. >
Arrossii e poi sussurrai: < Non voglio saperlo. A
me basta che sia sano. > a quelle parole Edward ed Alice si
scambiarono uno
sguardo. La mia mano corse al ventre ed io dissi: < Cosa
c’è? io non voglio…
> ma poi notai il velo di preoccupazione. Mi bloccai ed Alice mi
confidò:
< Sinceramente, Bella, non vedo proprio niente. Ma non
preoccuparti. Sono certa
che tra un po’ tutto mi apparirà. Tranquilla. Forse, sono eventi troppo lontani. Riesco a vederti con il pancione. E mi pare che tu sia circa al nono mese, date le dimensioni. Più il là di così non riesco ad andare. ma forse, basterà aspettare. >
>
Inghiottii della saliva ed osservai
tutti. Elizabeth
giocava nella stanza accanto e la sentivo ridere. Emmett, che si era
ricomposto, mi fissò e Jasper cercò di
alleggerire l’atmosfera con il suo dono.
Edward teso, non staccava gli occhi dal mio viso. Mi abbandonai al
divano e
sorrisi. Cercai di ironizzare:
< Beh…
evidentemente, significa che deve essere una
sorpresa per tutti. >
E mi diedi delle pacchette leggere, che assomigliavano
più a carezze, sul ventre.
Edward non sorrise di rimando. Tenendo la mia mano
stretta nella sua, mi sussurrò: < Andrà
tutto bene. >
< Io ne sono convinta. Me lo sento. > Gli
risposi decisa. < E poi, i miei due dottori preferiti
controlleranno che
vada tutto per il meglio. >
E poi mi sporsi cercando le sue labbra, all’inizio
esitanti ma poi sempre più coinvolte nel bacio.
A mio avviso non era necessario preoccuparsi.
In fondo, non era la prima volta che Alice aveva
qualche difficoltà a visualizzare eventi futuri…
Ero certa che tutto sarebbe andato a posto. Bastava solo aspettare un pochino.