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Autore: MattMalefor    18/01/2015    0 recensioni
Le tenebre si sono risvegliate e ora tocca a Tyler risolvere la situazione, gettandosi di punto in bianco in un mondo che non poteva credere possibile, ma che nei suoi sogni, accompagnati dall’anima di Luxio, era sempre stato vivido e reale. Tyler dovrà scoprire i misteri dietro alla Lama del Drago Bianco e ritrovare i suoi amici, apparentemente ostaggi dell’organizzazione diabolica chiamata “Ciclone delle Ombre”, un gruppo di credenti e sostenitori del potere oscuro di Sazandor, il Drago Nero, intenzionati a usare il suo erede per liberarrlo dalla sua prigionia e trovarsi un posto di rilievo nel nuovo mondo oscuro da lui promesso.
Tyler dovrà affrontare le Tenebre per scoprire la verità oltre a quella celata dietro le maschere di questi terribili Terroristi e inizierà a farsi spazio tra le ombre del passato che ha da sempre caratterizzato la sua famiglia e la storia dell’universo, così come lo conosciamo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non aveva la minima intenzione di scrivere alcunché della lezione di Filosofia che la professoressa stava tenendo con tutto quello zelo. Sbuffava ogni volta che l’insegnante si fermava per prendere una pausa di riflessione o per respirare, la lezione si stava dimostrando pedante e logorroica, non che vi fosse qualcosa di nuovo, in realtà. Per Tyler era difficile trovare qualcosa con cui divertirsi.
Afferrò più volte la matita per scarabocchiare qualcosa sul libro, per poi riposarla sul banco con un gesto svogliato della mano. Non ce la faceva proprio, l’ultima ora di lezione sembrava essere la più letale e lenta di tutte e la fortuna di una posizione strategica nell’ultimo banco, nascosto dalla vista dell’autorità grazie a trincee di zaini e compagni di classe, si rivelò praticamente nulla in confronto al lento scorrere del tempo, trascinato con forza dalle parole soporifere della professoressa che percorreva la linea della lavagna lungo la parete, per poi tornare indietro facendo accompagnare la spiegazione solo dal rumore del suo tacco. L’unico dettaglio che gli dava la percezione di essere in un mondo vero e proprio e che il tempo non fosse brinato, era quello delle nuvole che oltrepassavano il sole, generando graduali momenti d’ombra che avvolgevano la compagine della scuola come in un freddo abbraccio.
Doveva farcela, doveva resistere fino al trillare della campanella che, per quanto apparisse vicino ai sentori da carcerato di Tyler, qualcosa di estremamente fastidioso gli dava l’idea che l’attesa si sarebbe prolungata in maniera quasi struggente, ferma, eterna.
Si portò le mani a sfregare il volto con fare assonnato, ancora una volta le parole dell’insegnante tornarono su concetti già spiegati, il che fece cascare le braccia a Tyler, il quale si afflosciò debolmente sul banco facendo cozzare la fronte contro il braccio piegato. Senza cambiare posizione, si portò una mano alla tasca del chiodo di pelle e ne trasse fuori il telefonino per controllare l’ora. Mancava un quarto d’ora a l’una. Tyler strabuzzò gli occhi incredulo. Ancora quindici terrificanti, infiniti, minuti di lezione lo separavano dal riappropriarsi della propria libertà, per godersi la bellissima giornata di sole che sembrava chiamarlo con fare tentatore. Non era solito che ad ottobre vi fossero giornate così soleggiate e tiepide, non era certo ai livelli della  Primavera, ma a Tyler bastò ugualmente, perché quel giorno, finalmente, compiva diciotto anni e nulla era più delizioso della prospettiva di poter finalmente essere il capo di sé stesso, senza dover far pesare la responsabilità della tutoria a sua madre, potendo firmare le giustificazioni da solo e rispondendo lui stesso dei suoi errori.
Sotto certi punti di vista, Tyler era abbastanza maturo, sapeva  avvalorarsi dei suoi errori, non mentiva mai e diceva quello che pensava con una non modesta schiettezza.
Posò il telefonino sul banco davanti a lui, mettendolo in modo che potesse essere sempre sotto i suoi occhi azzurri che saettavano frequentemente sullo schermo per poter riacciuffare l’ora, scoprendola un po’ più avanti ad ogni sguardo che lanciava.
Passarono i primi cinque minuti  e Tyler sentì la noia corrodergli la mente, voltare lo sguardo verso la finestra chiusa non gli serviva ad altro che alimentare l’impeto della sua tortura, osservando la volta celeste con lo sguardo di un cane che assiste alla cena dei padroni senza riuscire a propiziarsi qualche sfizioso trancio di carne.  
Che noia, voglio morire, pensò sarcasticamente il ragazzo portandosi le dita alle tempie, massaggiandole dolcemente quando qualcosa  attrasse la sua attenzione.
Lo schermo del cellulare venne  oltrepassato da un bagliore soffuso, per poi attenuarsi nuovamente, tornando  all’ombrosa semioscurità del blocco. Tyler afferrò il dispositivo e fece scorrere il dito sul messaggio, quando lesse il nome del mittente, al suo cuore mancò un battito.
Era Cassandra.

Hei testone! Oggi è il tuo compleanno e, so che non ti piace festeggiare, ma sappi che non accetterò rifiuti. Vediamoci all’uscita della scuola appena suona e ti spiegherò quello che ho in mente. Baci.

A Tyler quel messaggio strappò un sorrisetto spontaneo, che si dissolse faticosamente dal suo volto marchiato dalla noia, la quale venne affievolita dal pensiero che Cassandra si era preoccupata per lui e aveva in  mente qualcosa per la sua festa di compleanno.
In realtà Tyler odiava festeggiare il proprio compleanno. Non ha mai sopportato l’idea di un giorno- o anche solo un periodo di tempo dalle due alle quattro ore- in cui tutti si concentravano su di lui e facevano di tutto per farlo stare bene.  Non gli piaceva stare al centro dell’attenzione, era un carattere molto schivo, il suo. Per quanto la maggior parte delle ragazze della scuola lo trovassero attraente o figo, lui non si prendeva mai i meriti di nulla e manteneva il silenzio per quanto più gli era possibile.
Tuttavia, qualcosa cambiò. La prospettiva di una festa organizzata da Cassandra diede una svolta particolare al suo umore e alla sua concezione della cosa, forse perché quello che faceva Cassandra per Tyler era semplicemente perfetto? Si, assolutamente si.
Tyler era sicuro dei sentimenti che provava per Cassandra, la conosceva da tantissimo tempo e la sua passione per lei era sempre stata una delle poche certezze nella sua vita, malgrado se la fosse sempre tenuta per sé, rivelandolo solo a Killian, il suo migliore amico.
Tyler rilesse il messaggio più e più volte, immaginandosi quelle stesse parole uscire dalle labbra carnose e rosee di Cassandra, unendosi all’aria per renderla melodiosa e dolce come il miele, esattamente come lui la percepiva. Tyler ci teneva alla sua facciata da cattivo ragazzo e non avrebbe mai rivelato a nessuno tutti i dettagli della sua assuefazione per la ragazza, nemmeno a Killian. Tuttavia, la sua mano si era automaticamente stretta al telefono e il suo sguardo si era perso tra le righe digitali di quel semplice e corto messaggio, mentre il sorrisetto inebetito continuava ad increspargli le labbra dalla morbida lineatura.

La campanella trillò acutamente, mitragliando il suo continuo suono perforante lungo i corridoi dell’istituto, dando il via libera ad una calca interminabile di studenti affamati che si ammassarono all’unisono nella stretta via che percorreva i piani della scuola.
Tyler afferrò lo zaino con noncuranza, se lo mise su una spalla e si gettò fuori dalla classe con una rapidità fulminea. Cominciò a farsi spazio tra gli studenti  sgomitando e spingendo, anche se la sua particolare altezza, sul metro e ottantasette, gli dava un’ampia visibilità e molti dei ragazzi si spostavano prima per farlo passare.
Tyler sapeva di far paura a molti, forse per il suo sguardo spesso un po’ truce, accentuato dal tocco lieve di occhiaie che risaltavano l’azzurro cristallino dei suoi occhi, forse lo stile metallaro, sempre fornito di chiodo e anfibi, o la sua camminata ondulatoria, spavalda e sicura di sé, che gestiva tutto quel fervore da maschio alfa grazie all’andamento delle spalle.
Prima di arrivare all’uscita, Tyler si diede un’occhiata nel vetro opaco della reception, dove la sua immagine si rifletteva perfettamente in una sua copia un po’ più ombrosa.
Quel giorno aveva deciso di tenere i capelli castano scuro all’indietro, sotto all’inseparabile chiodo, una t-shirt bianca aderente e jeans scuri con una catenella che pendeva dalla cintola sinistra, i quali orli venivano raggomitolati  e infilati all’interno del collo dei Dr.Martens malamente allacciati.
Si sorrise, sperando di riuscire a salutare Cassandra in maniera decente e non sembrando un ebete che era appena uscito da due ore di pedante filosofia.
“Che stai facendo?”
Una voce fece accelerare il battito di Tyler, il quale spalancò gli occhi e notò che alla sinistra della sua immagine riflessa nello specchio ne era apparsa un’altra, decisamente più bassa di lui.
Si voltò senza accorgersi del lieve rossore che era andato a tingergli le guance e cercò di assumere un’aria indifferente, scrollando le spalle e facendo tintinnare le molteplici catenelle che gli pendevano dallo zaino.
Era Cassandra  e stava sorridendo con aria di dolce scherno. I capelli puliti e castani che le ricadevano dolcemente sulle spalle, incorniciandole il viso ovale e dai tratti edulcorati. Una piccola frangetta le sfiorava appena gli occhi verdi foresta, così intensi e profondi che Tyler temeva di incrociarli e perdersi al loro interno.
“Allora?” Domandò, portandosi le braccia al petto, tendendo la gamba destra di lato e esponendo il fianco sinistro, assumendo un’aria da falsa sospetta.
“Sei un Narciso. Non te la sentire solo perché hai diciotto anni.”
Disse lei scherzando, dandogli un buffetto sul braccio e sorridendogli di nuovo. A Tyler scappò una risatina sarcastica. Certo, sapeva di potersi concedere determinate cose, ma sicuro non si vantava come altri ragazzi spocchiosi e inutilmente palestrati.
“Non sono un Narciso è che…”
Non sapeva cosa dire, non le avrebbe sicuramente detto che si stava guardando per non poter fare brutta figura con lei, ma lo sguardo della ragazza fece intuire a Tyler che si stava giustificando inutilmente, anche perché lei dopo, scoppiò a ridere.
“Andiamo Ty.”
Disse, lasciandolo spiazzato e afferrandolo per un braccio. I due uscirono dall’atrio della scuola e si ritrovarono nell’ampia  entrata esterna che fungeva da sosta per chi fosse arrivato prima dell’ora designata per l’ingresso.
Cassandra indicò un puntò indefinito alla destra della zona davanti a loro, dove una rampa di scale scendeva giù, fino al cortile adibito alla ricreazione.
Due figure li stavano attendendo. Un ragazzo e una ragazza. Quando Cassandra li indicò, la ragazza  si alzò rapidamente con movenze frettolose, afferrando con veemenza il braccio dell’amico, decisamente più alto di lei, per trascinarlo nel punto in cui si sarebbero presto incontrati.
“Cassy!”
Esclamò  lei correndo ad abbracciarla come se non si vedessero da una vita. Tyler alzò gli occhi al cielo, non sopportava i modi teatrali ed esagerati di Sonya, sempre così affabile in un modo che la faceva sembrare falsa, aveva sempre avuto quell’impressione di lei, ma molto meno del ragazzo  davanti a lui, Will.
Sonya  era bassetta, con capelli rosso scuro che teneva sempre chiusi in una coda di cavallo. Il volto pienotto e il corpo paffutello, i grossi occhi chiari che osservavano ogni cosa con fare curioso da dietro le lenti degli occhiali dalla spessa montatura nera.  Aveva sempre l’aria di una che ha costantemente qualcosa da dire e raccontare, probabilmente su fatti che non la concernevano affatto e che Cassandra, gentile come era, ascoltava solamente per via della sua morigerata bontà.
Will, invece, era alto più o meno come Tyler e aveva capelli mossi e scuri, color dell’ebano. Ricci scarmigliati gli ricadevano da un lato del volto allungato e pallido, sfiorandogli gli occhi color nocciola, spesso inespressivi o assenti.
“Hey Will, come va?”
Chiese Tyler con nonchalance, senza guardarlo, mentre si accendeva rapidamente una sigaretta per distendere i nervi, dato che Sonya aveva cominciato a sparare a raffica con tono petulante e acuto su come fosse andata la sua giornata. Will annuì con un gesto silenzioso del capo, non gli piaceva molto parlare, ma spesso, quando lo faceva, sapeva essere cordiale e simpatico. A Tyler non dispiaceva quel ragazzo, solo, non sembrava essere molto bravo ad approcciare con gli altri.
“Bella.”
Disse solamente, aspirando una buona dose di fumo, inalando e riempiendosene i  polmoni, mentre la nicotina si disperdeva fino al cervello, rilassandolo. Dopodiché buttò fuori socchiudendo gli occhi, generando dalle sue labbra una serie di morbide spirali cineree, che andarono a condensarsi nell’aria per poi sparire.
“Che stiamo aspettando?”
Sbraitò Sonya afferrando affettuosamente – anche troppo- Tyler e Will per le braccia e stringendoli a sé. Pose quella domanda  come se sapesse già la risposta più probabile, ma non volesse affatto che qualcuno osasse proferirla, tuttavia, Cassandra era come nel suo mondo e non vi diede peso, osservando l’ora nel telefono con aria preoccupata.
“Alice e Killian, sono…”
“Andati via.”

Sonya non le fece terminare la frase e lasciò andare la presa su Tyler e Will, i quali restarono molto vicini mentre lei si avvicinava a Cassandra con ampie falcate.
“Hanno detto che ci raggiungeranno sta sera a casa tua.”
Disse rapidamente, muovendo le labbra ad una velocità tale, che Tyler si stupì del fatto che non si mangiasse mai nemmeno una parola. Will annuì, come a voler supportare l’amica.
“Allora, che si fa?”
Domandò Tyler allontanandosi dall’amico, curioso di sapere quale fosse il programma per la sua serata speciale.
Cassandra gli scoccò un’occhiata maligna e lui alzò gli occhi al cielo, esibendo un mezzo sorriso falsamente spazientito.
“Non mi dire che è una sorpresa.”
“Oh si, lo è eccome. Tu vedi solo di presentarti a casa mia alle sette e guai a te se ritardi anche oggi.”
Scandì lei, puntellandogli un indice accusatorio sullo sterno.
“Si, si…va bene…”
Bofonchiò lui, aspirando ancora un po’ di fumo dalla sigaretta. Cassandra si allontanò disgustata, schivando gli effluvi di fumo che roteavano minacciosamente nell’aria.
“Odio quando fumi! Quella roba è fottutamente cancerogena! Sia per te, che per la natura!”
Tyler alzò nuovamente gli occhi al cielo, sbuffando fumo dalle narici, puntando il suo sguardo su quello di Cassandra, ogni tanto si permetteva di farlo, soprattutto quando lei si infastidiva o infuriava, era bellissima quando si arrabbiava. Qualcosa di mistico le brillava negli occhi con intensa foga e i suoi tratti del viso, sempre rimarcati dalla dolcezza del suo sorriso, assumevano una connotazione più dura, perentoria e questo lo faceva impazzire.
Una folata di vento fece rinvenire il ragazzo, il quale prese nuovamente memoria della bella giornata che finalmente sembrava accoglierlo a  braccia aperte. Il passaggio del vento fece spostare le nuvole verso sinistra e le interminabili braccia dorate del sole presero ad investire completamente l’edificio scolastico, ormai quasi vuoto, rimbalzando anche sui bellissimi capelli di Cassandra, sparsi nell’aria a causa della forza che questa aveva impresso  per cacciare i nembi ombrosi.
Era una visione a dir poco angelica: naturalezza, luce, spontaneità e innocenza. Tyler sapeva di non essere un ragazzo completamente bravo, aveva anche lui i suoi demoni ovviamente, cose che stagnavano nel profondo della sua anima e che teneva soltanto per sé. In qualche modo sentiva che questi lati ombrosi gli impedissero di ottenere un ricambio di sentimenti da parte di Cassandra, che lo rendessero poco degno della sua bellezza angelica. Ma in realtà c’era anche il fatto che avevano stretto amicizia da moltissimo tempo e  che il loro legame era diventato quasi indissolubile. Un quasi, naturalmente causato dal fatto che Tyler non poteva sapere se Cassandra lo ricambiasse o meno e sarebbe bastato un solo passo per saperlo, scoprendo finalmente tutte le carte, ma mettendo anche a serio rischio la loro amicizia e tutto quello che avevano costruito assieme.
Purtroppo l’attimo magico passò, quando Sonya frappose il suo tondeggiante faccino tra lui e Cassandra, facendo sobbalzare Tyler per lo spavento mentre Cassandra cercava di domare distrattamente la propria chioma  castana, senza essersi apparentemente accorta del fatto che lui si fosse nuovamente perso a contemplarla nella sua idilliaca bellezza.
“Allora hai capito!? Alle sette eh!”
Sbottò lei e  quando il suono acuto e perforante della sua voce gli raggiunse i timpani, per poco non le spense la cicca sul naso.
“Si, grazie Sonya.”
Asserì, sforzandosi di essere gentile,  allargando un sorriso così forzato che persino i suoi occhi tentavano di far scintillare la veridicità  del suo fastidio, come se questa fosse spinta dalle guance tirate a causa dell’inarcamento forzato delle labbra. Quella ragazza aveva la dote di essere sempre nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ma Tyler tentò di non darvi peso.
“Lo terrò saldamente a mente.”



Angolo dell'autore:
Allora, tanto per iniziare, salve a tutti: chiedo scusa in anticipo se i capitoli non saranno particolarmente lunghi, ma sto cercando di concretizzare qualcosa e per non generare sbalzi di lunghezze tra i capitoli, mi sono imposto una determinata dimensione che, a parer mio, è abbastanza... abbordabile(?)

Detto questo, spero che l'inizio sia quantomeno guardabile e spero anche di non essermi perso degli errori (o orrori) per strada ^_^/
  
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