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Autore: tini fray    18/01/2015    6 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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~~Un ragazzo dai folti capelli neri conta la larghezza della stanza con passi pesanti, che dovrebbero rilassarlo, ma altro non fanno che appesantirgli il respiro, facendolo innervosire.
 Il ragazzo era apparentemente teso come la corda di un violino, e non riusciva a darsi pace, come se stesse aspettando qualcosa che allo stesso tempo voleva e non voleva che arrivasse.
 Neanche un timido bussare alla porta interruppe l'incombente camminata del ragazzo che, con un secco "Avanti", rimase fisso ai suoi pensieri.
 La porta si aprì lentamente e da dietro ne uscì una piccola testa ricoperta da capelli castani sparsi sulle spalle.
 "Mi scuso, principe, ma volevo solamente informarvi che richiedono la vostra presenza nella sala d'ingresso" disse la piccola donna entrando gradualmente nella stanza, come a voler fare abituare il ragazzo alla sua presenza.
 Quest'ultimo si fermò di fronte a lei e la osservò visibilmente ansioso.
 Bastò uno sguardo complice dei due per far scappare un risolino alla donna, mentre il ragazzo si torturava le mani.
 "Non mi aiuti così, Diana, credimi" disse cercando di assumere un tono severo, ma un sorriso fugace lo tradì.
 Diana sorrise e gli si avvicinó, accostando le mani ai lembi della camicia indossata dal ragazzo, sistemandola.
 "Vostra madre sarebbe orgogliosa di voi.." Disse Daiana sicura, con un lieve cenno di malinconia.
 Il ragazzo le sorrise e le strinse le mani nelle sue.
 Uscirono insieme dalla stanza ma Diana, in corridoio, prese una direzione diversa, dirigendosi verso la sala da pranzo.
 Il ragazzo invece si diresse verso la sala d'ingresso.
 Attraversó i numerosi corridoi, che facevano apparire quel castello quasi un labirinto.
 Arrivó al portone dell'ingresso e notò una delle porte sulla sinistra socchiusa.
 Il ragazzo, spinto dalla curiosità, si accosto per sbirciare, e vide un ragazzo di spalle, al centro della stanza, seduto sullo sgabello di un bellissimo pianoforte bianco.
 Il ragazzo rimase ad osservare le mani dell'altro che si muovevano velocemente sui tasti, e che li sfioravano come se fossero piume.
 La luce proveniente dalla veranda faceva degli strani giochi di luce sui capelli del pianista.
 Prima apparivano neri, subito dopo diventavano biondi, e dopo ritornavano neri.
 O almeno pensava fosse per via della luce.
 Quando la musica melodiosa finì e il pianista si girò verso il ragazzo, che ancora lo osservava sulla soglia della porta, due lame di ghiaccio lo trafissero riscaldandogli l'anima.
 Il ragazzo fece per uscire e i suoi occhi ricaddero sull'incisione della porta.
 G.B.
 Una luce accecante seguita da piccoli bagliori dorati e neri si susseguirono fino a quando non comparvero delle pietre come diamanti trasparenti che, mano a mano, cambiavano colore e divenivano verdi come i prati di Idris.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 Alec spalancò gli occhi sentendo il cuore battere furiosamente in petto e le braccia, le gambe, la testa (tutto in pratica) bruciare.
 Cercò di tenere gli occhi aperti ma il dolore arrivava fin dentro al cervello.
 Fino a quando un picco fortissimo non lo fece quasi urlare, ma questa volta il dolore lo avvertì al di sopra del cuore.
 Tutto il dolore cessò di colpo e riuscì finalmente ad aprire gli occhi.
 Vide una figura piegata su di lui e gli venne un colpo.
 Fece per tirarsi indietro e colpì il suo assalitore alla testa.
 "Hey! Sta attento!" Esclamò la figura, mentre si sedeva sulla sedia.
 Alec vide uno scintillio biondo nel punto in cui si trovava la figura, e pensò "Jonathan?".
 Ma poi si dovette ricredere.
 "David? Che ci fai qui?!" Esclamò Alec tirandosi a sedere.
 Nel farlo notò di avere una maglietta bianca a maniche corte, sottile, logora in più punti.
 Si chiese di chi fosse.
 David si sedette sulla sedia di lato al letto e appoggiò il mento sui palmi delle mani, osservando Alec.
 Il Lightwood pensò che fosse leggermente invadente, perchè osservarlo così tanto?
 La verità era che gli dispiaceva che non fosse stato qualcun'altro a svegliarlo...
 "Allora?" Chiese nuovamente Alec, cercando di riportare David sulla terra.
 David lo osservó ancora e dopo qualche secondo si morde un labbro.
 "Stai meglio?" Chiese David guardandolo negli occhi e Alec quasi arrossì per l'intensità di quello sguardo.
 "Perchè? Come dovrei stare?" Chiese Alec sperando di sorvolare l'argomento, cosa che David afferrò subito.
 "Credo che tu l'abbia capito" disse continuando a guardarlo fisso.
 Alec guardò le coperte che aveva di sopra.
 "Dobbiamo parlarne ora? Cioè, non possiamo posticipare?" disse Alec cercando di allontanare il discorso che lo spaventava.
 "No, abbiamo rimandato fin troppo" disse David, guardando di fronte a sè, pensiero.
 Alec si chiese cosa sapesse, e a cosa stesse pensando.
 David posò i suoi occhi color ghiaccio in quelli di Alec e il Lightwood si sentì gelare.
 Erano così stranamente familiari.
 La sua mente finì, dopo una serie di ragionamenti contorti, per associare quegli occhi a dei lucidi capelli color pece.
 Vide il viso di David contrarsi, come se cercasse di trovare le parole giuste per un discorso molto complesso.
 La porta della stanza si aprì nel momento in cui David schiuse le labbra per parlare.
 Jia fece capolino dalla porta della camera di Alec.
 "Dolohov, ho bisogno di te, urgentemente" disse Jia severa, mentre David si alzava di malavoglia dalla sedia.
 Il console si giró verso Alec e lo guardò apprensiva.
 "Come stai?" Chiese, mentre David recuperava la sua giacca sulla sedia.
 "Bene, credo" disse Alec sincero.
 Il Lightwood guardó David mentre si avvicinava a lui per posargli un bacio sulla fronte.
 Il ragazzò fece di tutto per non arrossire.
 David uscì dalla porta, mentre Jia si girava verso Alec.
 "Ti conviene sistemarti alla meglio, Alexander" disse Jia per poi sorridere premurosamente ed uscire dalla porta.
 Alec sentì di dover alzarsi, non riusciva a stare seduto un secondo di più.
 Scostò le coperte e si mise a sedere con le gambe a penzoloni dal letto.
 Notò di non avere assolutamente freddo, nonostante indossasse solamente una leggera maglietta e dei pantaloni sottili.
 Si alzò accostandosi all'armadio della sua stanza, cercando una maglietta e dei pantaloni.
 Alla fine trovò una camicia azzurra e dei pantaloni attillati neri.
 Si ricordava benissimo quella camicia, gliel'aveva regalata Magnus qualche mese prima.
 Pensarlo gli procurò una dolorosa fitta al cuore.
 Cercó di allontanare quei pensieri dolci ma dolorosi.
 Si posizionò di fronte alla specchiera del mobile e si guardò in viso.
 Aveva la pelle leggermente più scura, come se avesse riacquistato colore stando al sole.
 Gli occhi erano stranamente più scuri del solito, e i capelli, beh quelli come al solito erano indomabili.
 Afferrò i lembi della maglia bianca e se la tolse.
 Si guardó allo specchio.
 Non si ricordava di essere così muscoloso.
 Certo, gli allenamenti lo avevano temprato, ma adesso assomigliava di più a Jace, se non di più.
 All'improvviso notó una runa più accentuata delle altre, vicino alla spalla sinistra, appena sopra il cuore.
 In quel momento capì perchè David si era piegato su di lui.
 E capì anche da dove era provenuto il dolore.
 Evidentemente gliel'aveva tracciata lui.
 La guardó più attentamente e, spalancando gli occhi, strinse le mani a pugni, così dolorosamente che le unghie gli si conficcarono nella carne e quasi presero a sanguinare.
 La runa che aveva quasi sopra il cuore era la stessa runa che tormentava i suoi sogni.
 La stessa runa che aveva visto nel libro.
 La runa che assomigliava tanto al simbolo cinese dello yin e dello yang.
 La testa girava e si dovette tenere dal mobile per non cadere.
 G.B.
 Due lettere vorticavano nel suo cervello. A queste se ne aggiunsero altre due.
 C.I.
 Sentì la runa bruciare all'impazzata.
 C.I.
 Cercó a stento di aprire gli occhi.
 All'improvviso, come un fulmine, un nome si catalizzò davanti ai suoi occhi.
 Christoper Iceblood.
 Spalancó le palpebre e guardó la superficie dello specchio, incontrando due pozzi, neri come le tenebre.

 

 

 

 

 

 


 Angolo delle crazy;
 Eccoci qui, stiamo ponderando l'idea di cambiare giorno di aggiornamento a domenica. Ma non siamo sicure. Perció gli aggiornamenti non saranno regolari.
 Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto.
 Purtroppo vediamo poche recensioni e siamo leggermente demoralizzate perchè questa è la parte centrale attorno alla quale la fan fiction è stata creata.
 Perció speravamo qualche recensione in più...
 Se qualche dio, ad esempio Odino, vorrà ascoltare le nostre preghiere, gliene saremmo grate.
 Ringraziamo come al solito tutte le persone che seguono, leggono e che dedicano qualche minuto alla nostra storia :)
 Grazie a tutti voi :)
 -Alla prossima
 ~Tini e Kiakkiera

  
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