“Come?”
domandò Isabel sorpresa, alzando lo sguardo dal tomo di
medicina
volume due che stava studiando.
Lei
e Don stavano facendo due anni in uno, Donnie perché era un
genio
indiscusso che se lo poteva permettere senza alcuno sforzo, e Isabel
grazie alla magia che la aiutava a memorizzare più
velocemente
rispetto ad un essere umano normale.
Comunque,
la mole di cose da studiare era enorme, ed entrambi dedicavano la
maggior parte del tempo libero chini sui libri.
Raphael si rialzò dal pavimento dove aveva fatto flessioni fino a quel momento, approfittando del tempo che lei passava a studiare per allenarsi, pur di stare assieme. Certo, lei ogni tanto se ne usciva con frasi come: “sai che abbiamo almeno quattro metri di intestino?”, che decisamente gli faceva perdere il conto con disgusto.
“Ti
ho chiesto se questo sabato sei libera e vuoi uscire”
ripeté con
calma, allungando le braccia per fare stretching dopo le serie
infinite che aveva fatto.
Lei
sorrise, con gli occhi che scintillavano.
“Uscire?
Io e te? Un appuntamento? Mi porti in giro di ronda?”
domandò
senza prendere fiato, chiudendo il librone di scatto dalla gioia,
senza nemmeno mettere il segno.
“Sì,
sì, sì e vediamo. Non ti dirò cosa ho
in mente” rispose
dispettoso lui, guadagnandosi uno sguardo implorante e curioso.
Isabel passò la settimana agognando quell'appuntamento, un evento che si realizzava decisamente troppo raramente tra loro, sia per le lezioni incessanti e gli esami, e le sere e le notti che lei passava chiusa con Don in laboratorio a studiare e fare esperimenti, sia per gli allenamenti di lui e i suoi giri di ronda. E c'era ovviamente, anche il fatto che vivessero insieme alla famiglia Hamato, che non lasciava di certo molto spazio a privacy e momenti liberi solo per loro.
Perciò
se ne andò in giro con un grosso sorriso e approfittava di
ogni
momento in cui erano da soli per cercare di estorcergli informazioni
sulla serata in programma.
“Dai,
dimmi se è un posto dove sono già
stata.”
“Non
posso.”
“Dammi
un piccolo indizio sulla zona.”
“No.”
“Dimmi
almeno come devo vestirmi! Tuta da kunoichi? Vestiti normali? Abito
da sera? Eddai, Raffaello! Smettila di scappare!” continuava
a
chiedere ad ogni occasione trotterellandogli dietro, mentre lui
faceva il vago e il misterioso, divertendosi da matti della sua
insistente curiosità.
E
il sabato, infine, arrivò.
Isabel
aveva finito presto le sue commissioni e di studiare, ed era
già
pronta da ore e vagava per il rifugio cercando di prendere di
soppiatto Raphael, anche se non riusciva a trovarlo da nessuna parte.
Si
affacciò in ogni stanza del piano terra, nella cucina,
nell'officina, lo cercò perfino nel bagno, inutilmente.
Poi,
la porta dell'ascensore si aprì e lui ne venne fuori, col
completo
da motociclista addosso, nero come la notte. Le sorrideva.
“Allora,
cosa fai lì impalata? Muoviamoci” disse,
tendendole la mano.
Il
garage era nella semi oscurità, ma riusciva perfettamente a
vedere i
contorni delle vetture, i loro scintillii metallici quando uno
sprazzo di luce entrava dalle assi inchiodate alle finestre,
illuminandoli.
La
grossa moto nera e argento era al suo solito posto, minacciosa come
la ricordava.
Un
giro in moto. Raphael l'avrebbe portata in giro in moto, ancora non
sapeva assolutamente verso dove, anche se una mezza idea se l'era
fatta.
Sentì
le mani di lui afferrarla per la vita, per aiutarla a salire.
“No,
faccio da sola” disse, con calma e un sorrisetto.
Non
poteva avere ancora paura della moto. Poteva essere il primo di una
lunga serie di appuntamenti e non poteva ogni volta mettere su un
casino per la moto. Doveva imparare a conviverci.
Raphael
la lasciò andare e si mise a sedere, poi accese il motore e
girò la
manopola dell'acceleratore un paio di volte.
La
moto ruggì.
Sembrava
quasi le stesse ringhiando contro, come a volerle dire che lui era
suo e suo soltanto e che lei non doveva azzardarsi a toccarlo.
Raphael
attese incrociando le braccia al petto, quasi come a volerla sfidare.
Non aveva dimenticato affatto la paura della volta in cui erano
usciti in moto e le sue urla disumane di terrore.
Isabel
occhieggiò lui e la moto a momenti alterni, poi, con una
risoluzione
assoluta, passò la gamba oltre il sellino, sedendosi dietro
a lui,
col busto ritto e le spalle in fuori, altera.
Raph
ridacchiò, ma lei non se ne rese conto. Si infilò
il casco che lui
le passò, poi si ancorò alle sue spalle, con
forza, respirando a
fondo per scacciare l'agitazione dal fondo dello stomaco.
La
moto rombò più forte, riempendo tutto lo spazio
del garage, mentre
la saracinesca si apriva di scatto. Con uno scarto deciso a destra
partirono, uscendo con uno stridore di gomme e confuse macchie
colorate davanti al viso, per la velocità improvvisa.
Isabel
trattenne un gridolino e strinse invece più forte la presa
sulle sue
spalle, e Raph rise davvero, certo che lei non potesse sentire.
Ma
poi, a mano a mano che la strada scorreva sotto le ruote, che il
traffico di New York diradò lasciando spazio a strade enormi
e
solitarie illuminate da sporadici lampioni, Isabel si
rilassò,
sentendo un senso di nostalgia, per il percorso familiare, per la
serata familiare. Si lasciò andare contro la sua schiena,
come
allora, godendosi il viaggio, la bravura di Raph nel condurre, la sua
sicurezza.
La
moto si fermò, non seppe nemmeno dopo quanto.
Voltò il viso verso
destra, verso il cielo scuro trapunto di stelle che toccava con
delicatezza la distesa di acqua altrettanto scura, altrettanto
misteriosa.
Scese e sfilò il casco, rivelando il grosso sorriso che le
era
apparso in viso.
Raphael
l'aveva portata alla loro spiaggia, della quale serbava un ricordo
dolcissimo.
Quando
si voltò a guardarlo, vide che sorrideva esattamente al suo
stesso
modo, felice di averla sorpresa.
Isabel
lo afferrò per la mano e lo trascinò in spiaggia,
con un gridolino
emozionato, il vento che scorreva tra i suoi capelli e le sferzava il
viso. Si voltò in ogni dove, ricordando ogni dettaglio della
prima e
unica volta in cui c'erano stati, del suo indagare per sapere il
colore degli occhi di lui, quando allora quel batticuore non sapeva
cosa fosse, della sua frenetica corsa dietro a Shadow mentre lui
rideva.
Gli
diede un bacio a stampo, euforica.
“Grazie
per avermi riportato qui.”
Raphael
fece per aprire bocca, ma poi lei iniziò a spogliarsi ed
ogni parola
gli morì in gola.
“Cosa
stai...”
“Bagno
di mezzanotte. Non sai quanto ho desiderato poter fare il bagno qui,
quella volta!” rispose lei di fretta, gettando i vestiti
sulla
sabbia, fino a rimanere in intimo.
Raphael
per un secondo pensò anche di fermarla, ma poi fu solo
grato di
quella visione e non se la sentì, ipnotizzato a guardarla
scivolare
verso l'acqua, la pelle pallida che quasi scintillava alla luce delle
stelle e un quarto di luna.
La
sentì strillare quando l'acqua le lambì le gambe,
era pur sempre
Marzo, doveva essere gelida, ma ridacchiando continuò a
camminare
fino a che non le arrivò alla vita, poi con un respiro per
prendere
coraggio si inabissò.
Raphael
rimase in attesa che lei riemergesse, con una tensione strana al
centro dello stomaco. Più i secondi passavano,
più rimase a
trattenere inconsciamente il respiro, nervoso.
Quando
la testa bruna infranse l'acqua e lei riapparve, lasciò
andare il
fiato, rincuorato.
Isabel
si strofinò gli occhi, poi lo guardò,
intensamente.
“Vieni!
Fammi vedere come nuotano bene le tartarughe!” lo
sfidò con un
sorrisino, facendogli cenno di raggiungerla.
Ci
pensò su mezzo secondo, poi con un sospiro rassegnato la
tuta da
motociclista sparì, gettata sulla sabbia a fianco ai vestiti
di lei.
E
sì, l'acqua era gelida come aveva pensato,
imprecò nella mente ad
ogni passo nel liquido freddo. Quando arrivò da lei si
ancorò al
suo corpo tiepido, mentre lei cercava di tenerlo a distanza
schizzandolo in pieno viso, ridendosela della grossa.
“Sei
completamente pazza! Ci saranno sì e no dieci
gradi!” la sgridò,
battendo i denti per il freddo.
“Devi
muoverti per tenerti al caldo! Nuota con me!”
“Ho
un'idea migliore” sorrise lui malizioso, stringendola
più forte e
chinandosi per baciarle il collo.
Isabel
ridacchiò, trattenne il respiro e inabissandosi
sfuggì dalla sua
presa, riemergendo ad un paio di metri di distanza.
“Prima
devi prendermi!” urlò iniziando a nuotare con
vigore, per
distanziarlo.
Raph
rise, scuotendo la testa, e le diede un po' di vantaggio, giusto per
mettere un po' di pepe. Solo quando lei fu davvero un puntino
distante, si immerse sott'acqua.
“Raffaello?”
chiese Isabel con la voce un po' roca, quando non lo vide riemergere.
Certo,
doveva essere capace di trattenere il fiato per molto, si disse per
cercare di rassicurarsi. Però, i minuti si accumularono, e
di lui
non c'era traccia. Solo un grande silenzio, con solo la risacca delle
onde come suono e il batticuore che rimbombava fin alle orecchie.
Quanto
era sotto? Dieci minuti?
“Raffaello!”
strillò terrorizzata. Prese un grande respiro, ma d'un
tratto
lui riemerse di fronte a lei con grandi schizzi, lasciandole scappare
il fiato trattenuto per la sorpresa.
Lui
rideva e lei tossicchiava per lo spavento improvviso.
“Sei
un idiota! Pensavo che fossi annegato” lo sgridò
tirandogli un
pugno sul petto. Lui l'afferrò e se la strinse contro.
“So
trattenere il fiato anche più a lungo, ma ti stavi per
tuffare per
venirmi a cercare, avresti rovinato il mio scherzo” le disse
per
niente colpevole.
“Idiota!
Stupido! Non sono scherzi da fare!” continuò a
rimproverarlo,
arrabbiata.
Ma
poi ogni lamentela si spense nel bacio che lui si sporse per darle,
sotto le stelle, solo loro due.
“Ti
ho presa. E adesso non mi scappi più.”
“E
chi ha intenzione di scappare?”
Isabel
si tese e circondò le sue spalle con le braccia, baciandolo
con
passione.
“Ma
rimani sempre un idiota.”
Note:
Ed
ecco anche il quarto!
La
raccolta è finita! C'erano tante bozze e altre OS non finite
su loro due, ma adesso pensiamo alla terza storia, magari un giorno
rimpolpo questa raccolta.
Sono due idioti, ma decisamente fatti uno per
l'altra.
Adesso
mi metto a betare il primo capitolo della terza storia della serie (a
velocità super!) e stasera lo metto! Cascasse il mondo,
prima di
mezzanotte lo devo mettere!
Abbracci a tutti!