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Autore: AlessiaDettaAlex    19/01/2015    5 recensioni
Che i trentaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!
Alyss Knight si è offerta volontaria alla mietitura per proteggere Laree Amberdeen, la ragazza che ama. Ma, oltre a sopravvivere all'arena, ha un altro obiettivo importante da adempiere: nascondere alle telecamere di Capitol City la sua relazione omosessuale con la giovane Laree, che potrebbe costare loro la vita a causa delle ferree leggi di Panem a riguardo.
[Capitolo 1]
«No!» grido con rabbia, «non lei!» tremo di terrore e di fatica, quando la raggiungo davanti al palco. «Mi offro volontaria come tributo al suo posto!». Non posso credere di averlo fatto sul serio. Un brivido mi corre lungo la schiena, di paura ed eccitazione insieme, nella consapevolezza che sto per morire. Sto per morire per lei.
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[Capitolo 4]
"Noi tributi siamo solo questo: gli agnelli più belli, giovani e forti del gregge, strappati dai propri compagni per attendere al sacrificio da tributare a dèi oscuri. E il nostro sangue bagnerà l’altare dei potenti, tra grida di giubilo e l’eco lontana del lamento degli ultimi, che piangeranno per lunghi secoli i loro figli."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 6

Sono nella postazione dei coltelli da lancio per affinare la mia mira.
Stamattina mi sono svegliata nel mio letto: sono sicura di essermi addormentata per terra, perciò non ho idea di chi mi abbia trascinata lì. Subito dopo colazione, comunque, ho parlato con Layla. Sembra essere tornata quella di sempre, nessuna traccia della nostra discussione di ieri sera nei suoi occhi. Le ho raccontato di un passatempo che avevo al 6, quando era troppo freddo per uscire dalla mia cuccetta o aspettavo Sirius per una pseudo-lezione scolastica o un pasto caldo. Avevo, in quel rottame, una tavoletta quadrata di segatura, unico pezzo superstite di qualcosa che ancora non so spiegarmi cos’era. In quelle giornate l’appoggiavo dritta su un tavolinetto, il più lontano possibile da me, e ci giocavo a freccette. Cioè, non avevo certo delle freccette, ma lanciavo tutti i pezzetti di metallo o vetro aventi una punta che trovavo in giro per il vagone. Non era chi sa quale divertimento, ma mi teneva la mente impegnata.
Per non pensare, per dimenticare dov’ero e per dimenticare la fame.
E poi tutto sommato ero davvero brava.
Certamente non immaginavo che un giorno avrei usato quell’innocuo talento per lanciare coltelli veri contro persone vive. Sicuramente non l’avrei fatto di mia spontanea volontà. Ma, come ha notato Layla, questa è la mia migliore opportunità di essere letale.
Così lancio, lancio, lancio.
Anche adesso per non pensare, per dimenticare dove sono, per dimenticare i Giochi della Fame.
Centro.
Mi giro a cercare Roy, ma al suo posto trovo a guardarmi – gran caso – la ragazza del 2. Ha un arco in mano e mi guarda con finta innocenza. O forse è reale?
«Non volevo interromperti, continua pure» prendo le sue parole come un ordine: quale migliore occasione per impressionare un favorito?
Mi cerco un obiettivo difficile e prendo in mano l’ultimo coltello del mio set: miro e lancio. Colpisco il manichino a una gamba. Non era esattamente quello che volevo – stavo mirando a qualcosa più tipo il cuore – ma la ragazza si lascia andare a un breve applauso.
«Posso fare di meglio» mi affretto a spiegare.
Lei mi sorride e si avvicina alla postazione di tiro con l’arco continuando a mantenere il contatto visivo con me. Sceglie un manichino altrettanto difficile da colpire e incocca una freccia.
Il pupazzo ha il cuore trafitto.
Mi sorride e mi fa un cenno del capo.
«Se ti va puoi ritentare…»
Mi sento montare la rabbia: battuta e umiliata!
Ritento, ovvio che ritento. Stavolta faccio un lungo respiro prima di lanciare e cerco di calcolare bene distanza e forza. E questa volta è centro! La guardo vittoriosa e lei per tutta risposta incocca un’altra freccia. È una sfida?
Andiamo avanti a lanci e scoccate per buona parte della mattinata, mentre intorno a noi si raduna una folla di curiosi: gli istruttori delle due postazioni, Roy, Gilbert, Coreen e due favoriti. Al cinquantesimo coltello-freccia decido che può bastare. Mi fanno male gli occhi e ho voglia di sedermi. Lei mi si avvicina sempre sorridendo.
«È stato divertente. Io sono Lana»
«Alyss. Mi sono divertita anch’io» ma che sto dicendo? Devo essere impazzita. Quando mi metterò in testa che tutti qui dentro dovranno morire? Sono gli Hunger Games, non un pic-nic in campagna! Quanto ha ragione Layla!
Decido di rifugiarmi al corso di combattimento corpo a corpo insieme a Roy finché non arriva pranzo.
Ma anche il momento del cibo ha delle sorprese: il gruppo dei favoriti mi squadra, primo fra tutti Phoenix – così ho ribattezzato il tributo del 2 coi capelli rossi e gli occhi verdi – che mi scocca delle lunghe occhiate curiose. Roy, poi, sembra divertirsi un mondo a chiacchierare con Gilbert.
Il pomeriggio lo dedico al corpo a corpo con Axel, il bimbo-volontario del Distretto 1. Dal vivo fa ancora più paura che in tv. Lancia sguardi di sfida a tutti, è un mago a maneggiare due sciabole insieme e soprattutto, ed è la cosa che mi inquieta di più, sembra che tutti i favoriti lo rispettino. Possibile che l’abbiano eletto loro capo? Ha solo tredici anni! Quanto può essere letale?
Mi guardo un po’ intorno: Lavender, la ragazza coi codini del 4 che avevo memorizzato sin dalla mietitura, è intenta a massacrare un sacco da boxe con dei tirapugni di ferro mentre urla a squarciagola. Questa è pazza, penso. Roy, poco più in là, sta tentando di maneggiare un bastone aiutato dall’istruttore. Gilbert, Coreen e qualche altro tributo – probabilmente i famosi alleati della Gilda, la fantastica associazione anti-favoriti dei trentaquattresimi Hunger Games – sono al corso di sopravvivenza di base. Il ragazzo del 4 li sta osservando, esattamente come faceva ieri a pranzo con gli altri favoriti e con lo stesso sorriso sghembo. Mi chiedo a cosa pensi tutto il tempo.
Questi Hunger Games non saranno una passeggiata.
Nel letto, la sera, ripenso al terribile Axel, al possente Phoenix, a Lana e le sue frecce, al misterioso tributo del 4, alla pazza Lavender, alla Gilda e a tutti gli altri. Tutta gente che vorrei evitare come la peste, ma con cui presto dovrò confrontarmi. C’è solo un vincitore.
 
«Allora, hai deciso di snobbare definitivamente l’idea di un’alleanza?» mi chiede Layla.
Abbiamo appena fatto colazione e il suo alito pungente di caffè e nicotina torna a farsi sentire.
«Sì, ho deciso»
«Benissimo, ci vediamo prima della sessione privata allora» risponde secca voltandomi le spalle.
«Layla!» mi accorgo di chiamarla quasi urlando, in un moto di terrore. Lei si gira, ma nei suoi occhi c’è il ghiaccio.
«Non abbandonarmi nell’arena…»
Seguono dei secondi di silenzio. Poi accenna un sorriso.
«Figurati se ti lascio morire, Knight» e se ne va.
Il mio cuore si libera di un peso. Non ce l’ha con me. Vuole ancora salvarmi.
Oggi abbiamo solo la mattina per l’allenamento. C’è fermento nell’aria, perché subito dopo pranzo ci saranno le sessioni private: ognuno di noi dimostrerà di fronte agli strateghi ciò che vale, e alla fine ci verrà dato un voto da 1 a 12. Gli sponsor fanno molto affidamento sul punteggio che viene dato ai tributi, quindi è un momento molto importante ai fini del reality show.
Questa mattinata vola e il pranzo anche.
Sono agitata. È inutile girarci intorno, non ho mangiato nulla proprio perché non pensavo ad altro che a quello che avrei fatto vedere agli strateghi durante alla sessione. Le ultime parole che mi ha rivolto Layla prima di lasciarmi entrare nella sala d’attesa mi rimbombano ancora nella testa: Fai in modo che tutti gli altri tributi ti temano, quando vedranno il tuo punteggio. Devo dare il massimo. Devo far vedere che sono pericolosa. Devono temermi.
La sessione privata comincia, e uno dopo l’altro tutti i tributi vengono chiamati per la loro prova finale. Sento l’ansia che cresce sempre di più.
«Distretto 6. Roy Cutter» annuncia l’altoparlante.
L’interpellato si alza meccanicamente, trema appena.
«Fa loro vedere chi sei» gli sussurro dandogli una leggera pacca sulla spalla. Lui mi guarda con un sorriso triste e sparisce dietro la porta di metallo.
Nell’attesa ripasso mille volte il tracciato della mia cicatrice, torturandomi nello stesso tempo la punta dei capelli. Il sussurrare degli altri tributi in attesa mi mette solo più agitazione. Mi asciugo le mani sudate sulla tuta più volte, ed ogni volta si bagnano più di prima.
Poi finalmente sento l’altoparlante:
«Distretto 6. Alyss Knight»
Balzo in piedi e deglutisco. Gilbert, dietro di me, ridacchia.
«Buona fortuna, Alyss» io farfuglio un grazie in risposta, mentre i miei piedi si dirigono verso la palestra.
Il palco degli strateghi è gremito di gente: alcuni sono in piedi, altri stanno seduti a bisbigliare tra loro. qualcuno è intento a scrivere su un taccuino. Faccio un lieve inchino.
«Prego, cominci pure» mi annuncia quello che deve essere il Capo Stratega.
Mi metto all’opera: corro a staccare tutti i manichini delle postazioni di combattimento e li posiziono sopra i tavoli, a terra, sospesi a degli appendiabiti e in ogni angolo che trovo utile. Sono venticinque manichini in tutto. Prendo un set di venticinque coltellini da lancio e li fisso alla mia cintura. Mi volto rapidamente verso gli strateghi, per assicurarmi che stiano seguendo quello che sto per fare. Gli occhi verdi del Capo Stratega si piantano nei miei. Ho intenzione colpire tutti e venticinque i cuori dei miei obiettivi nel minor tempo possibile. Ovviamente ho solo una possibilità per ciascun manichino. Sfilo dal cinturino otto coltelli, che tengo nell’incavo tra le dita di entrambe le mani, e parto.
Mi fiondo subito sul manichino più vicino e lancio un coltello ben piazzato nel suo cuore; rotolo a terra e mi volto per colpirne altri due; corro e lancio, adocchio i manichini, studio la mossa migliore, calibro la potenza e tiro, e continuo, continuo, uno dopo l’altro, è in pochi secondi finisco i coltelli. Sono piegata con un ginocchio a terra, entrambe le mani sul pavimento bagnato dal mio stesso sudore. Ho il fiatone, e mi giro verso gli strateghi: alcuni annuiscono sorridenti, altri scrivono. È allora che mi viene in mente di guardarmi intorno e controllare se ho davvero centrato tutti gli obiettivi.
Sedici. Sedici su venticinque sono stati colpiti in pieno petto, ma gli altri no. Stringo i denti per la rabbia. Non ce l’ho fatta!
«Grazie, signorina Knight. Può andare»
Mi alzo e mi congedo con un altro lieve inchino.
Nel nostro appartamento Layla e Roy mi stavano aspettando seduti sul divano.
«Allora? Com’è andata?» mi chiede Roy balzando in piedi. Io scuoto la testa sconsolata, e subito lo sguardo di Layla si incupisce.
Una micidiale pacca sulla schiena mi fa incurvare in avanti.
«Puzzi come una fogna, Alyss. Spero che almeno tu abbia fatto faville alla sessione privata!»
È quella fastidiosa di Telluria, dovevo immaginarlo. Affianco a lei c’è Seismòs, che appena vede Roy emette un urletto di gioia – sì, con la sua voce profonda – e corre ad abbracciarlo. Se non fosse per il fatto che non si somigliano per nulla sembrerebbero padre e figlio, tanto si sono affezionati.
«Poteva andare meglio» mormoro io rispondendo all’esclamazione della mia stilista. «Ma dov’è Julius?»
«Sono qui, cara!» Julius compare dietro la porta. Mi sorride con tanta sincerità che non posso fare a meno di sorridergli a mia volta.
Credo di essermi sbagliata sui capitolini. Non sono quelle creature malvagie e senza cuore che credevo. I nostri stilisti, il nostro accompagnatore… sono esseri umani anche loro. Certo, magari un po’ superficiali, e soprattutto hanno questo orrendo difetto di non accorgersi che per noi dei distretti non è un onore immolarci in un’arena per riscattare le colpe dei nostri padri, ma in fondo loro sono solo figli di Capitol. Probabilmente non si rendono nemmeno conto fino in fondo della portata degli Hunger Games. Forse sono pedine anche loro, programmati per esultare per un eccitante reality show senza avere idea di che cosa significhi veramente parteciparvi. Forse, prima dell’era Snow, il presidente Morse*, lo psicopatico da cui ha avuto origine tutto questo, ha creato Giochi così perfetti da tenere in pugno sia gli abitanti dei distretti che i capitolini.
È per questo che a cena racconto tutto quello che ho fatto vedere agli strateghi, non rifiuto nessuno spunto di conversazione e forse, per la prima volta da quando sono qui, mi sembra davvero di non buttare via la realtà che vivo. Tutti sorridono. Ma non è un sorriso di circostanza, come quelli che ci rivolgevamo all’inizio di questi giorni: stavolta è sincero e leggo negli occhi di tutti il desiderio che questo momento con finisca mai.
Eppure i bei momenti non sono eterni.
Arriva l’orario previsto per l’annuncio dei punteggi e ci ficchiamo tutti a sedere sui divani, ansiosi. Claudius Templesmith, il presentatore dei Giochi, appare in tv. Fa un breve saluto ai telespettatori e poi passa a leggere i punteggi che hanno assegnato questo pomeriggio in ordine di distretto. Axel, tanto per cominciare positivamente, riceve un sonoro dodici. Il massimo!
«Ma cos’è quel bambino, una macchina per uccidere?» si lascia scappare Layla, più incredula di me.
Sento sospirare Julius alle mie spalle, in evidente stato di preoccupazione per noi.
La ragazza dell’1, Lana e Phoenix del 2, ricevono tutti dei punteggi molto alti, sebbene non il massimo. Quando tocca a Coreen, del 3, vediamo sullo schermo un pericoloso dieci. Sbuffo. Quell’antipatica li avrà storditi con le sue chiacchiere saputine. Subito dopo annunciano il ragazzo del 4, quello che usava spiare gli altri tributi durante l’allenamento, e scopro che si chiama Skeeter. Anche lui, a sorpresa, riceve un incredibile dodici.
«Cosa? Non era mai capitato che dessero due dodici nella stessa edizione finora!» esclama Seismòs. Rimangono tutti a bocca aperta, ma non io. Io lo sapevo che quel ragazzo ci nasconde qualcosa. E al momento è il tributo che mi preoccupa più di tutti. Anche Lavender riceve un bel punteggio, mentre con i tributi del 5 il livello comincia a scendere.
«Adesso i tributi del Distretto 6» annuncia Claudius. Tratteniamo tutti il fiato.
«Roy Cutter: tre»
Tre?!
Ci giriamo tutti verso Roy e lui abbassa lo sguardo. Questa non ci voleva.
«Alyss Knight: dieci»
Dieci! Subito l’atmosfera cambia e tutti si congratulano con me, dandomi pacche e scompigliandomi i capelli. Questo è molto buono. Potevo fare di più, ma sembra che gli strateghi abbiamo apprezzato ugualmente.
Poi annunciano Gilbert, del 7: undici. Ci zittiamo tutti subito. I punteggi vanno avanti, e con il progredire dei distretti si fanno sempre più bassi. Nessuno di loro è un vero pericolo, a parte forse la ragazza del 9, che ha preso otto. Spegniamo la tv: vorrebbero festeggiare per il mio risultato, glielo leggo in faccia, ma sappiamo tutti che sarebbe ingiusto nei confronti del povero Roy.
Layla rompe il silenzio:
«Dei punteggi bassi non frega niente a nessuno» dice rivolgendosi al ragazzino. Lui annuisce e poi, come per smorzare quella tensione che si è creata a causa sua, mi salta addosso e si siede sulle mie gambe.
«Tu sei stata bravissima, Lyss!»
Lyss. Così mi ci chiama solo Sirius. Gli scompiglio i capelli neri, sorridendogli, mentre tutti riprendono coraggio e cominciano i soliti sproloqui di gossip sugli Hunger Games.
E io ormai so, in cuor mio, che non riuscirò mai a far del male a Roy.
Per questo deve starmi il più lontano possibile nell’arena.
 
***
«Sai, odio l’idea di poter venire estratta alla mietitura» mi dice Laree.
«Hai paura?» le chiedo io.
«Sì. Ma non per me. Per mamma, per papà… e per mio fratello. So che sarebbe un inferno per loro»
«Ma lo sarebbe anche per te…»
«È vero. Ma io posso cavarmela, se mi impegno. È l’idea che qualcuno soffra per me che mi distrugge. E poi, se il destino vuole che io partecipi agli Hunger Games, chi sarei io per impedirlo?»
Io la guardo, interrogativa. Sempre con questo “destino”! Io non ci credo, ma lei non fa altro che nominarlo. Credo sia colpa dell’influenza di quell’inguaribile ottimista di River, suo fratello maggiore.
Alzo gli occhi al cielo e mi metto a osservare la scia di fumo causata dal passaggio di un hovercraft. Sospiro.
«Credo sia inutile starci a pensare. Non hai così tanti biglietti col tuo nome, in fondo»
Laree si gira verso di me e mi rivolge uno sguardo carico di sarcasmo.
«Vuoi scherzare? Ho sedici anni, non ci vorrebbe molto ad estrarmi!»
«Io mi offrirei volontaria al tuo posto»
«Non te lo permetterei»
«Prova a fermarmi»
Entrambe facciamo una lunga pausa. Poi scoppiamo a ridere insieme. Io smetto praticamente subito per poterla ammirare: in fondo è così bella quando ride. Non permetterei mai che Capitol City la distrugga.
Piuttosto, chissà se si sarà accorta di quello che ho cominciato a provare per lei da un po’ di tempo. Forse prima o poi glielo dirò, in barba a queste stupide leggi di distretto.
«Che c’è?» mi chiede, notando che la sto fissando da un po’.
«Sì» dico con decisione, «mi offrirei volontaria mille volte per te»
Mi godo il suo volto leggermente arrossato e lo sguardo che si abbassa. Ad un certo punto, però, sembra ritrovare il coraggio di parlare.
«Sai, Alyss? Questo mondo non si merita persone così buone. Tutto questo ha un significato. E se tu sei sopravvissuta alle fiamme è perché il destino ha in progetto cose grandi per te»
Cose grandi? Io sarei dovuta morire in mezzo a quelle fiamme, sarebbe stato mille volte meglio. La buona sorte non è mai a mio favore, figuriamoci il destino.

* Presidente Morse: è venuto il momento qui di rendere omaggio alla più bella fanfiction che ho letto su questo fandom-> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2262426 (long completa: "Hunger Games: Per non dimenticare"), che racconta di chi era Snow prima di diventare presidente e soprattutto di diventare spietato come lo conosciamo noi. Morse è lo psicopatico presidente che governò fino ai 25esimi Hunger Games. A parte la vicenda di Ceasar, questa FF è il mio headcanon su Snow, perché è una storia veramente troppo bella, LEGGETELA.
Note di me
Lana <3

Non chiedetemi perché, ma amo quella ragazza.
Questo capitolo è stato piuttosto divertente da scrivere, e tutto sommato ci ho messo poco. Ho fatto una revisione un po' ad cazzum quindi se notate degli errori fatemelo presente, pls.
Alyss ha finalmente espresso la sua teoria - cioè la mia - sui poveri capitolini che non si meritano tutta questa cattiveria. Ma già dal prossimo capitolo cambierà idea *coff coff*
DICEVO.
-2 capitoli
all'arena. Non vedo l'ora! Ci sarà da divertirsi! (è proprio vero che noi scrittori siamo come strateghi)
Fatemi sapere che ne pensate, gentaglia.
Alex
   
 
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