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Autore: Papaya    24/11/2008    1 recensioni
Ho sempre scritto o letto la maggior parte delle storie sotto il punto di vista di una ragazza. Con questa nuova fic ho deciso di dare sfogo anche ai pensieri di un ragazzo, e non è stato del tutto semplice. La storia tratta prevalentemente dell'amore rincorso tra Gippal e Rikku ed è descritta in prima persona da Gippal. Attenzione agli spoiler. Premesso questo non posso che augurarvi buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gippal, Rikku
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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All’interno, la città appare come una grande stanza incavata all’interno di un tronco di un albero. Davvero, da’ questa impressione. C’è un’atmosfera strana. La trovo quasi inquietante. Forse perché sono consapevole che è da qui che si accede all’Oltremondo. Ma comunque lo stile di vita dei Guado non mi è mai piaciuto: troppo cauti, troppo silenti, troppo freddi. Ora come ora, però, non ci sono solo Guado a girare per le vie qui intorno. C’è in generale un movimento che di solito non si direbbe da gente tranquilla come loro. E infatti, più tardi mi rendo conto che non sono loro a provocare questa agitazione: gli scagnozzi di Le Blanc entrano ed escono dalla sua dimora al centro della città freneticamente. Due uomini che indossano una tuta verde militare e una maschera che gli copre il volto, stanno di guardia dinanzi il grande e ornato portone. Altri di loro –sono tutti uguali, come faranno a riconoscersi?- vanno in giro per le vie, altri stanno a guardia di altre piccole porte. Ci sono anche donne fra di loro: vestite con una tuta aderente che mette in risalto le forme, rossa con un cuore stampato sul petto e sul velo della maschera che portano. Vedo due Guado lungo la via e decido di avvicinarmi a loro.

“Scusate” dico, garbato. I due si voltano verso di me. Sono un  uomo e una donna, giovani, penso sulla trentina d’anni. Non so distinguere la loro età tanto facilmente. “Sapete dirmi che cos’è questo trambusto?”

“Uh, davvero una seccatura!” dice la donna. “Pare che abbiano fatto un torto alla residente nella casa centrale e adesso ci rimettiamo anche noi!”

“Già,” s’intromette l’uomo, “gli scagnozzi di Le Blanc stanno mettendo a soqquadro l’intera città, ma non credo che ne caveranno un ragno dal buco. E oltre questo, dobbiamo sopportare la loro invadenza anche nelle nostre case!”

“Nelle vostre case? Che significa?”

“Significa che finché non troveranno il malfattore, staranno in continua vigilanza anche nelle nostre dimore!” Davvero Le Blanc si spinge a tanto? Quella donna è pazza.

“E’ davvero assurdo” afferma la donna. “non abbiamo più un po’ di privacy nemmeno fra di noi. E poi, lasciami sfogare, ma sono davvero stupidi! Non credo proprio che il malfattore sapendo di essere ricercato rimanda qui a Guadosalam!” Ah, ehm, su Rikku non scommetterei proprio...

“Ad essere sincero, io credo che ormai, questo malfattore sia arrivato al bosco. Ho saputo che era a bordo di un automa e non ci vuole molto ad attraversare la Piana dei Lampi costeggiando le torri parafulmini.” L’uomo mi indica l’accesso alla Piana, proprio alle nostre spalle. “Qualche scagnozzo più furbo si sarà reso conto che un uomo su di un automa non sia invisibile o che non si possa nascondere in delle piccole case come le nostre. Cercherebbe un posto adatto per nascondersi, e quale posto migliore della Piana dei Lampi, dove nessuno cercherebbe mai, o del bosco di Macalania, dove ci si perde facilmente tra i fitti alberi?” Acuta osservazione. E dato che Rikku ha una fifa matta dei fulmini, a meno che non sia completamente cambiata negli ultimi due anni, io opterei sicuramente per il bosco.

“Vi ringrazio” dico “Siete stati molto gentili. Se dovessi vedere qualcuno sospetto, verrò qui e avvertirò immediatamente. Almeno vi togliete dai piedi quegli uomini mascherati!” Bè, almeno mi fingo interessato alla loro condizione.

“Oh, grazie, ragazzo” dice cordiale la donna. “Arrivederci!”

 

Impossibile atterrare con l’aeronave direttamente al bosco: poco spazio. Alla piana dei Lampi dubito che l’aeronave ne uscirebbe senza qualche danno, date le costanti condizioni meteorologiche del luogo. Per non attraversare a piedi la Piana, l’unica cosa da fare sarebbe atterrare a Bevelle e poi da lì fare marcia verso Sud e raggiungere il bosco. Spero solo che i neoyevoniti  non  si infastidiscano. Nel qual caso, parlerò con il loro capo. Sono certo che Baralai capirà.

“Gippal, ci siamo” mi informa Cid.

Ok. Scendo dell’aeronave nel lungo corridoio che sfocia alla piazza di Bevelle. Mi guardo intorno. In fondo alla via vedo delle figure strambe, le stesse che ho visto a Guadosalam. Non posso crederci. Vedo anche qui scagnozzi di Le Blanc all’opera! Non posso credere che Baralai li lasci fare senza dirgli niente. Di sicuro c’è qualcosa che non va’. Faccio per andare in direzione del tempio con l’intenzione di vedere il mio vecchio amico e di chiedergli perché permette agli scagnozzi di Leb di rimanere in una città da loro ritenuta sacra, ma mi blocco. Non è questo il mio obiettivo. Sono qui per un’altra cosa. Mi giro verso l’uscita della città, ma la mia strada viene bloccata da un uomo e una donna, entrambi mascherati e con le loro tipiche uniformi. Non sopporto non poter guardare negli occhi qualcuno, e questi due mi stanno già dando sui nervi.

“Permesso…” dico gentilmente facendo mezzo passo avanti. La figura con l’uniforme rossa mi barra la strada puntandomi un pugnale contro.

“Ti sembra forse che siamo stupidi?” dice con la sua voce acuta. “Abbiamo riconosciuto l’aggeggio da cui sei sceso. Era la Celsus, la stessa macchina che ospita la nostra ricercata. Sappiamo che la conosci, quella mocciosa dei Gabbiani, e ci condurrai da lei senza troppe storie” Mh, per essere una donna, ha abbastanza fegato e direi anche faccia tosta, nonostante il suo volto sia nascosto. L’amico accanto ringhiò annuendo.

“Senta, signorina, avrei una certa fretta…” cerco di tagliare corto, ma strozzo le mie parole in gola quando mi punta il pugnale contro la gola così vicino che sento il freddo della lama affilata sulla pelle. Per niente impaurito, alzo gli occhi al cielo, sospirando annoiato.

“Lo sai che le persone che non si fanno vedere in faccia mi danno sui nervi?” l’uomo e la donna si scambiano un’occhiata veloce, o almeno così mi è sembrato dal movimento lieve delle loro teste. Velocemente, lancio una gomitata al braccio della donna, allontanando il pugnale dalla mia gola, e do un calcio all’arma che vola lontano qualche metro alla mia sinistra. Se proprio vi va di combattere, combattiamo ad armi pari, signori. L’uomo, di stazza media, ma con un ringhio che fa paura, si avventa su di me correndo. Prima che possa arrivare a me lo guardo con aria divertita. Poi, al momento giusto, mi sposto di poco verso destra, accanto alla donna, lasciando giusto lo spazio all’uomo per avventarsi contro l’aria e di cadere a terra scivolando per buona parte della strada. Rido di gusto, mentre la donna accanto a me rimane immobile. Immagino che sia imbarazzata per il suo amico, ma ripresasi, mi scaglia un pugno che riesco a bloccare prima che mi colpisca. Potrei anche stenderla per liberarmi di questa seccatura che mi sta solo facendo perdere tempo, ma dietro di me sento avvicinarsi i soccorsi. Eh, no, dieci contro uno non ci sto. Prendo la donna per i polsi e la butto a terra con tutta la forza. Poi scappo verso l’uscita della città.

 

 

 

Salve ragazzi, scusate il ritardo ma purtroppo ho problemi di linea e quindi non ho potuto pubblicare i capitoli. Eccovi qui l'undicesimo. Un grazie particolare a Scricciola che segue pazientemente questa storia ^^ ciao!

  
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