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Autore: FairLady    20/01/2015    1 recensioni
Una persona può cambiare totalmente per un'altra? Può annullarsi per un'altra?
Questa è la storia di Mark e Marta, gentilmente concessomi da Ohra_W, e del percorso che, in qualche anno, li porterà a capire cosa realmente vogliono e di cosa hanno veramente bisogno.
Dal primo capitolo:
"E, a un tratto, quella donna si era trasformata nella sua ossessione personale. Era possibile che fossero stati sufficienti cinque minuti, in cui, per altro, non era successo assolutamente nulla di anche solo lontanamente rilevante, per farlo impazzire? "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Owen, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Marta gironzolava da un tempo indefinito all’esterno dell’hotel, nella stessa piazzetta dove quella mattina era stata con Roberta e dove avevano incontrato le altre fan; ovviamente sia la sorella che le fan in questione erano insieme a lei, e questo le metteva un’ansia incredibile.
Come avrebbe fatto a incontrare Mark senza essere scoperta?
Come avrebbe potuto parlargli senza che sua sorella – o peggio, le altre ragazze – capissero cosa stesse succedendo?
Ovvio: non era materialmente possibile.
Sarebbe stata una catastrofe!
In quel momento si pentì amaramente di non aver raccontato alla sua cara sorellona la verità su Mark e sul casino che si era venuto a creare; se lei lo avesse saputo sarebbe stato tutto sicuramente più semplice. Per un brevissimo istante l’idea di prenderla in disparte e raccontarle il minimo indispensabile, utile a far sì che potesse aiutarla a gestire quella situazione, le sfiorò la mente, ma non fece in tempo a renderla una possibilità: Mark e gli altri fecero il loro ingresso nella piazza dell’albergo a bordo del minivan e qualsiasi via di fuga ormai era preclusa.
Come avrebbe fatto?
Le veniva da piangere…
 
***
 
Mark aveva adocchiato, nonostante il buio, la figura di Marta – per lui assolutamente inconfondibile – sostare nella piazza dell’hotel: aveva mantenuto la promessa, quindi!
Il problema era che lei aveva compagnia e certamente, pensò, le sarebbe stato difficile – se non impossibile – poter entrare e comportarsi come se andargli a parlare fosse una cosa assolutamente normale: se la conosceva bene come credeva nessuno era a conoscenza di quanto accaduto e avrebbe incontrato non poche difficoltà per raggiungerlo.
Mentre lui e i suoi compagni entravano nella struttura, però, fu colto da un improvviso lampo di genio, se così si sarebbe potuto chiamare. Non aveva però considerato che quell’idea fantastica che credeva di aver avuto avrebbe comportato il dover chiedere aiuto a Gary, Howard e Jason. Glielo avrebbero concesso?
Stava ancora pensando a come mettere giù tutto il discorso quando, mentre si avviavano verso la reception, Howard si volse verso di lui con un Gary rassegnato alle sue spalle.
«Adesso vado fuori a fumare e le porto dentro. Verrà fuori una fantastica scenetta, vedrai. E tu potrai parlare con la pulzella!»
Uno degli aspetti positivi del non aver avuto privacy per anni, sempre in giro con quei ragazzi, scambiandosi anche le mutande, era quello: non aver bisogno di aprire la bocca per capirsi.
«Ma non fare altre cazzate, Mark. Metti un punto a tutta questa faccenda nel modo più amichevole possibile e…»
«Jason, basta! – Gary, che era rimasto sempre ad ascoltare, aveva deciso finalmente di intervenire – Mark sa bene cosa è meglio per lui e cosa è giusto, non ha bisogno che ogni volta gli si faccia la morale.»
Nemmeno il tempo di finire il discorso che Howard, accendino alla mano, stava già varcando la soglia dell’albergo, pronto a fumarsi una sigaretta e a racimolare qualche gridolino d’ammirazione.
Mark osservava da lontano la scena un po’ in apprensione; l’ultima cosa che avrebbe voluto era mettere a disagio Marta o creare qualche casino peggiore, ma doveva assolutamente parlarle  e, anche se forse per l’ultima volta, abbracciarla e stringerla forte abbastanza da imprimersi addosso la sensazione per tutta la vita. Non avrebbe potuto sopportare di vedere sbiadire con il tempo il ricordo di ciò che aveva provato con lei. Avrebbe voluto tenerlo con sé per sempre.
Howard, intanto, se la stava cavando piuttosto bene. Era fuori dalle porte di vetro, tutto bardato e intento a fumarsi la sua sigaretta. Non aveva forzato la mano, facendo insospettire qualcuno; si era limitato a starsene lì impalato sapendo che prima o poi la più intraprendente del gruppo si sarebbe avvicinata a parlargli. E così fu…
Una moretta, accompagnata da un’altra ragazza bionda, aveva aspettato solo qualche minuto prima di lasciarsi vincere dalla tentazione di due facili parole con il Donald – e non sembrava nemmeno tanto intimidita. Ovviamente Mark, come anche gli altri due che erano vicino a lui a fissare la scena divertiti, non riusciva a sentire ciò che veniva detto lì fuori, ma conoscendo il loro compagno sapeva che a breve si sarebbero ritrovati in compagnia delle ragazze a sentirsi porre le solite domande – e a dare le solite risposte.
Passarono solo pochi altri attimi prima di vedere l’amico attraversare le porte girevoli, seguito a ruota da quattro ragazze – tra cui Marta – e raggiungerli.
Mark la scrutava, analizzava ogni suo movimento e, conoscendola, indovinò facilmente il suo imbarazzo. Si morsicava il labbro cercando di non far trapelare il suo nervosismo, ma a lui quegli occhi non lo aveva mai tradito.
 
***

Per un attimo Marta credette di svenire: quella che fino a poco tempo prima era l’ombra lontana di un amore impossibile – alla cui perdita pensava di essersi rassegnata – sembrava farsi sempre più vicina, sempre più nitida. Sempre più spaventosa.
Mark era seduto di fronte a lei e, nonostante a quel tavolo non ci fossero soltanto loro due e le voci delle sue amiche risultassero più alte del dovuto, Marta non riusciva a concentrarsi su nient’altro che quegli occhi azzurri – quelli stessi che fin dal primo sguardo le avevano spogliato l’anima.
Sapeva che i sentimenti che ancora la scuotevano erano tutto fuorché giusti; sapeva che avrebbe dovuto continuare a contrastarli finché un giorno, finalmente, si sarebbero spenti lasciando solo un segno sbiadito del loro passaggio.
Eppure, quando Mark si alzò per rispondere al cellulare e le fece quel segno quasi impercettibile con il sopracciglio, le vane consapevolezze che si era costruita non le impedirono di lasciar passare qualche secondo prima di alzarsi, diretta verso i servizi igienici.
Ferma immobile davanti agli specchi dell’antibagno cercò in quei suoi occhi traditori un segnale – anche solo un accenno – di tentennamento, di voglia di fuggire via lontano, di spirito di conservazione; purtroppo, vi trovò solo ansia di rivederlo, smania di riabbracciarlo e desiderio di essere amata come solo lui era stato in grado di fare. Odiava quel suo masochismo – al limite dell’autolesionismo –, ma quell’uomo le aveva lanciato un incantesimo troppo potente per la sua vacillante forza di volontà: non sarebbe riuscita a contrastarlo.
Eppure, si ripeté tra sé, non avrebbe potuto dargliela vinta così facilmente. Lui era pur sempre sposato e aveva dei figli; lei sarebbe rimasta comunque la terza incomoda, la cattiva, la sfascia–famiglie… e in quel momento la bramosia di lui sembrò perdere lentamente la sua accecante intensità.
Non me la merito una vita a metà: se mi vuole, deve darmi tutto.  
E in quel momento, quegli occhi azzurri piccoli e penetranti spuntarono da dietro la porta.
«Finalmente ti ho trovata!» le sussurrò, entrando velocemente.
«Credevo che non ce l’avremmo mai fatta a parlare un po’… – furono le prime parole che vennero in mente a Marta –, certo forse il bagno non è il luogo adatto per una conversazione, però…»
Non sapeva che altro dire. Le mani tremavano e sudavano freddo.
Il cuore batteva forte, forse troppo, e il suo corpo fremeva pericolosamente, dai piedi fino alla punta dei capelli.
Sentiva il bisogno di abbracciarlo, e contemporaneamente la necessità di trattenersi.
Covava il desiderio di assaggiare di nuovo le meravigliose e infime labbra che l’avevano distrutta, ma quel debole istinto di conservazione, che ancora riusciva a tenere incollati i pezzi di sé, non le permetteva di staccarsi dal lavabo.
 
Si guardarono negli occhi per un minuto infinito senza aprire bocca, ma forse quegli sguardi stavano parlando per loro già da quel pomeriggio, in radio.
Probabilmente si erano detti molte più cose di quanto le parole avrebbero saputo fare.
 
***
 
«Lo so che è assurdo, Marta, e che è difficile; so anche che sarà doloroso per tutti, e persone innocenti soffriranno, per primo mio figlio. So che non mi crederai, almeno non fino a quando vedrai con i tuoi occhi che davvero puoi fidarti di me, ma io ti desidero… da morire.»
Marta lo fissava con il castano di quegli occhi belli che quasi cancellava le pupille. Non fiatava e stringeva la ceramica del lavabo talmente forte che le nocche erano diventate spigoli bianchi come la neve. Forse lo avrebbe respinto, ma decise di correre il rischio facendosi più vicino; poteva già percepire il dolce del suo profumo annebbiargli i sensi.
Lei non si mosse.
«Non ti desidero semplicemente come un uomo può carnalmente desiderare una donna. Io ti voglio, Marta, nella mia vita.» L’uomo prese un respiro prima di proseguire. «È che da quando ci siamo detti addio io non ne ho più una. Respiro perché devo, cammino perché le gambe mi portano, ma sono un guscio vuoto… e me ne sono reso conto veramente quando ti ho rivista oggi.»
«Mark – finalmente lei parlò – io…»
Quel suono lo mandava al manicomio; non riuscì più a resistere alla tentazione di sentirla ancora sua, anche solo per un attimo, e l’abbracciò. Si limitò a stringerla – non la baciò, non l’accarezzò, intimorito dalla sua possibile reazione contrariata.
«Shh, non devi dire nulla. Non voglio una risposta ora. Fatti solo abbracciare un po’, poi rifletti. Ne parleremo quando torneremo a Londra.»
Sentì la ragazza rilassarsi un po’ tra le sue braccia e infine percepì un sospiro.
«Ok, ci penserò.»
«Se dirai di sì, te lo giuro, sarò tuo. Sempre.»
 
***
 
Erano quelle le parole che avrebbe tanto voluto sentire, ma quanto di vero ci sarebbe stato in esse?
Quanto poteva realmente fidarsi, Marta?
Solo una cosa era certa: sarebbe stato un cammino lungo e tortuoso, e si chiese se quell’uomo ne valesse la pena.
Non aveva intenzione di dargli una risposta su due piedi, ma con se stessa avrebbe potuto essere sincera fin da subito. Mark valeva la sofferenza dell’attesa? I pianti che sicuramente si sarebbero fatti? L’ansia, la paura di essere additata come una poco di buono che toglie un padre ai suoi figli e un marito a una moglie? Valeva tanto?
Marta lo guardò negli occhi come da troppo tempo non aveva più potuto fare: intensamente, con quell’amore che aveva cercato di reprimere con rabbia e frustrazione. E di nuovo lo vide, un po’ annebbiato da sofferenza e tristezza: rivide in essi quel sole splendente che l’aveva fatta innamorare. 



Take me back before we all explode
Before we turn to stone
Before the light is gone
   
 
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