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Autore: Darkovana    20/01/2015    0 recensioni
"Questo non è un racconto che parla del passato, il passato è solo lo sfondo della vicenda. Quando si può viaggiare indietro nel tempo, il tempo stesso diventa un concetto relativo."
Genere: Drammatico, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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time

Gaia capiva come dovesse sentirsi Adam, in fondo lei aveva appena sganciato una bomba su tutte le sue convinzioni su cosa fosse o non fosse possibile, e non si era limitata a questo, no, gli aveva anche comunicato come se niente fosse che presto una guerra avrebbe devastato la vita così come lui la conosceva. Capiva tutto questo, ma avrebbe preferito che lui le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, anche che la mandasse a quel paese, perché la fossa di silenzio che lui si era creato intorno le faceva male.
Quando arrivarono, non appena i bambini li videro, Adam sembrò quasi rianimarsi, cancellò dal suo viso qualsiasi traccia di smarrimento, delusione e preoccupazione e tornò ad essere il solito di sempre, allegro e spensierato con tutti.
Si girò un attimo verso Gaia prima di cominciare a giocare coi ragazzi, le fece capire che lei doveva fare lo stesso. Non avrebbe dovuto permettersi di rovinare il pomeriggio ai bambini, loro dovevano rimanere fuori da quella faccenda.Gaia cercò di resettare il suo cervello e di spazzare via ogni pensiero negativo dalla sua mente. Non ci mise molto e non dovette nemmeno sforzarsi tanto perché in mezzo a quella banda di mezzi uomini e mezze donne scatenate era impossibile rimanere chiusi in se stessi a pensare ai mali del mondo. Per un po' di tempo ci sarebbe stato spazio solo per il divertimento, il sole, l'acqua fresca e il profumo del bosco.
Quel posto era magico, la cascatella sembrava incastonata sulla parete rocciosa della montagna.Gaia non riuscì a reprimere un moto di meraviglia.
<< Wow... che spettacolo. >> ammise. Adam le sorrise come per dirle: “Guarda, come puoi pensare a qualcosa di brutto come la guerra mentre siamo qui?”
Era tutto talmente perfetto che al pensiero di quello che sarebbe successo le vennero le lacrime agli occhi. Quando esiste qualcosa di tanto bello al mondo è impossibile pensare di poterlo rovinare. L'acqua sgorgava da un'insenatura nelle rocce, dritta dalla montagna, limpida e fredda, addirittura gelida e si gettava a capofitto verso il basso in una cascata di spruzzi. Gaia vi immerse le mani, l'acqua era così fredda che quando le tirò fuori le formicolavano. Stare in quel luogo era come sentirsi al sicuro in una bolla cinta dalle innumerevoli sfumature di verdi e marroni degli alberi e della terra che odorava di umido.
Adam, mentre Gaia era persa ad ammirare meravigliata tutto intorno a sé, diede istruzioni ai ragazzini più grandi sul come comportarsi una volta nell'acqua fredda e proibì tassativamente ai più piccoli di andare oltre a quando l'acqua gli sarebbe arrivata alle ginocchia.
<< Ne valeva la pena no? Questo posto è speciale, oserei dire magico, ma... >> Adam fu interrotto dalla voce di una ragazzina sui dodici anni, con gli occhi gialli come quelli di un gatto, così fieri e sicuri che forse la facevano apparire un po' troppo grande per la sua età. << La magia non esiste! La mamma lo dice sempre Adam, non credo che sia il caso di confondere le idee ai bambini. Ma che questo sia un luogo davvero magnifico è innegabile. >> Eva era forse la ragazzina più concreta che Gaia avesse mai incontrato, non lo faceva per cattiveria, era solo assolutamente certa delle sue convinzioni e su questo argomento in fondo avrebbe dovuto avere ragione, d'altronde non era forse lei l'eccezione che confermava la regola?
Gaia rise allegra di quel piccolo confronto tra cugini. Anche gli altri, trasportati dal suo entusiasmo, fecero lo stesso. Tutti tranne Eva, ma non era rabbia quella che passava attraverso i suoi occhi felini in quel momento, anche lei aveva altro a cui pensare, ad esempio come evitare di congelarsi i piedi che erano già immersi nell'acqua terribilmente gelida della cascatella.
<< Adam, non pensi che sia un po' troppo fredda per nuotarci dentro? >> Adam, tenendo fisso lo sguardo su di lei aveva già cominciato a spogliarsi per dare l'esempio, si tolse le scarpe e la camicia rimanendo in pantaloni.
I ragazzini più grandi salirono su una piccola sporgenza formata dalla montagna e uno ad uno si tuffarono, Adam rimase coi bambini per assicurasi che rimanessero sulla riva a bagnarsi i piedi e non andassero oltre. Ma lo sguardo del ragazzo era rivolto verso l'alto, verso uno spiazzo che sarebbe stato perfetto per un vero e proprio tuffo. Intuendo il suo pensiero Gaia si alzò da dove si era seduta per osservare meglio i bambini giocare senza bagnarsi e si avvicinò al ragazzo.
<< Do io un'occhiata ai bambini, tu vai. >> disse indicando lo spiazzo sopra la cascatella. Gli occhi di Adam luccicarono e lui sorrise felice. << Sei sicura? >> lei fece segno di sì col capo e si sedette a terra sull'erba morbida, la sensazione era così piacevole.
In ogni caso lei non poteva fare il bagno, non aveva nulla da togliersi senza rimanere in intimo, non aveva nemmeno il reggiseno sotto la maglietta del pigiama, e in ogni caso quando sarebbe tornata a casa non sarebbe stato facile spiegare, se qualcuno l'avesse vista, perché fosse nuda. Certo, sempre se fosse tornata. Ormai cominciava a dubitare di poter compiere un nuovo salto, era passato talmente tanto tempo dal primo che aveva perfino perso il conto delle ore.
<< Grazie! >> disse felice << Vedi di non “saltare” nel tuo tempo mentre non guardo però, ci tengo a vedere come scompari. >> la stava prendendo in giro, ma in modo scherzoso, non cattivo o derisorio. Il cuore di Gaia si riempì di gioia.
Adam si arrampicò su per la parete di roccia fino allo spiazzo. Era bello da guardare, sembrava un atleta pronto per una gara, con l'espressione spavalda di chi sa di essere un campione e non vede l'ora di dimostrarlo.
<< Siete tutti pronti? >> disse a voce alta per farsi sentire in basso da tutti. Chi stava ancora nuotando si diresse a riva e si avvolse in fretta negli asciugamani che avevano portato per non congelare. I bambini ridevano un po' agitati con gli occhi fissi verso Adam. << Gaia, ci vediamo tra poco. >> le strizzò l'occhio con complicità. Gaia annuì serena, c'era tempo, c'era ancora abbastanza tempo per godersi il mondo ancora per un po'.
Adam si buttò e una miriade di schizzi colpì tutti loro inzuppandoli, dopo soli pochi istanti riemerse tra applausi e risate reclamando gli onori di un eroe. Bagnato fradicio si scosse per liberarsi dalle gocce gelide che gli scendevano dai capelli lungo il collo e non appena fu abbastanza vicino alla sua sorellina Camilla l'afferrò e la fece girare, felice e soddisfatto del proprio tuffo. Gaia applaudì nuovamente.
<< Ottimo tuffo, che ne dici se ora ci provo io? >> al diavolo i vestiti bagnati, si sarebbe tuffata con il pigiama.
<< Gaia, è pericoloso. Rimani qui a giocare coi bambini, loro ti adorano. >> Piccata Gaia, si alzò e con tanto di pigiama si arrampicò agile sulle rocce scivolose, come aveva fatto Adam, fino ad arrivare in cima. Il ragazzo aveva un'espressione visibilmente contrariata, ma non avrebbe potuto importarle di meno. Era sicura riguardo ai tuffi, suo nonno era stato un campione a suo tempo e fin da quando lei era bambina era sempre stato lui il suo allenatore, le aveva insegnato tutto quello che sapeva. Gaia non era mai stata interessata davvero a quello sport, ma la rilassava, era sicura che partecipare alle gare e sottoporsi ad allenamenti estenuanti non facesse per lei, ma non per questo durante le loro lezioni si era applicata meno. Prima di lanciarsi gettò uno sguardo verso Adam in segno di sfida, fece un respiro profondo, tese i muscoli preparandoli al salto e quando si sentì pronta si lanciò in un perfetto tuffo rovesciato. A metà salto però, mentre l'aria le sferzava il viso, un crampo allo stomaco la colse impreparata, Gaia con un'incredibile forza di volontà mantenne la posizione e quando il contatto con l'acqua fredda la investì trascinandola verso il fondo, proprio in quel momento eccola, la sensazione che aveva aspettato per tutto il giorno arrivò come una morsa a stringerle il fianco.

Quando Gaia riaprì gli occhi era ancora in acqua, un'acqua tanto gelida da impedirle quasi di muoversi. Alla fine, vincendo il senso di intorpidimento che le risaliva lungo gli arti, con poche goffe bracciate riemerse.
L'acqua non era più limpida e fresca come quando si era tuffata, era scura e stantia. C'era un forte puzzo di bruciato nell'aria. Uscì dalla pozza, che non era più la cascatella ma uno stagno putrido.
Era riemersa da qualcosa simile ad un piccolo laghetto al lato di una cancellata. Il vento ululava attraverso le sbarre e faceva freddo, il gelo si era impossessato di tutto. Il cielo era grigio e carico di pioggia o, con più probabilità, neve. Gaia, battendo i denti cercò di capire qualcosa in tutto quello che le stava succedendo. Non le era mai capitato di fare un salto dietro l'altro, mai. Tutto era tetro e un velo di cenere bianca rivestiva ogni cosa. All'improvviso capì. Si avvicinò alle sbarre, ma non troppo, perché temeva di sapere cosa sarebbe accaduto se le avesse anche solo sfiorate. Quello che vide non merita di essere raccontato. Scheletri che camminavano frustati e battuti da soldati freddi e malvagi, senza pietà. Morti dappertutto, le mosche volavano ovunque e si posavano sui corpi dei morti e dei vivi senza che questi se ne curassero. Gaia sapeva bene dove era capitata e mai e poi mai avrebbe dimenticato quello che vide al di là di quella alta rete.
Ormai vicina all'assideramento, bagnata fradicia, tremava senza riuscire a controllarsi, il freddo l'era penetrato fin dentro alle ossa mozzandole il fiato. D'un tratto sentì una voce chiamarla debolmente. Con enorme sforzo girò appena la testa quel tanto che sarebbe bastato a vedere chi l'aveva chiamata.
<< Gaia sono io, Adam. >> come scaldata da qualcosa di sconosciuto proveniente dall'interno del suo corpo, gli occhi di Gaia brillarono. Ma, quando lo ebbe guardato veramente, quella piccola fiammella che si era accesa dentro di lei si spense.
<< Non è possibile, non puoi essere tu. >> Davanti a lei, nascosto dietro ad un carro carico di macigni all'interno della rete, non c'era l'Adam che aveva lasciato pochi minuti prima di tuffarsi, c'era un fantasma senza capelli, dallo sguardo vitreo di chi non ha più nulla, nemmeno i pensieri. La sua pelle, che un tempo era stata abbronzata, ora aveva un colorito quasi grigiastro come quella di un cadavere che ha già cominciato a disfarsi. La denutrizione aveva fatto scempio del suo corpo. Gli occhi che erano stati così vitali e vivaci erano ridotti a due fessure infossate nel viso, segnati da molte lacrime non piante. Le ossa sporgevano ovunque. Vedendolo, le sensazioni che avevano investito Gaia nel momento stesso in cui aveva capito dove si trovava si ampliarono a dismisura. Senza più pensare al freddo pianse, pianse perché non poteva trattenere le lacrime.
Consapevole del proprio aspetto Adam non tentò nemmeno di rassicurala, all'inizio la pregò di andarsene via il più velocemente possibile, prima che qualcuno la vedesse, ma quando capì che lei non ne aveva nessuna intenzione e che nulla avrebbe potuto dissuaderla, le spiegò semplicemente come andavano le cose, in fretta, con poche parole, senza dimenticare di scusarsi per non averle creduto fin dal primo momento, le chiese come avesse fatto a finire lì, dietro la rete, bagnata come se avesse appena fatto un bagno; ma Gaia non rispose a nulla, si limitò a rimanere in silenzio con una montagna sul cuore a bloccarle il respiro.
<< Avevi ragione su tutto. Quando mi avevi parlato di quello che sarebbe accaduto una parte di me ti aveva creduto, ma la ragione mi diceva che ciò che mi stavi raccontando doveva essere per forza il delirio di una pazza. Non sapevo ancora quanto le tue parole sarebbero state un nulla in confronto a quello che è accaduto veramente. Tu hai solo sentito raccontare quello che è avvenuto, ma io l'ho dovuto vivere sulla mia pelle, anzi lo sto ancora vivendo. Ho visto chi amavo morire sotto ai miei occhi, gente venir trascinata verso quella costruzione e mai più tornare. Al loro posto solo una coltre di cenere bianca. Le persone camminano per il campo sopra i corpi di coloro che non ce l'anno fatta. La notte si dorme gli uni ammassati sugli altri, divorati lentamente da topi e parassiti che si insinuano infidi nei vestiti leggeri. L'inverno, la neve ed il freddo sono nemici crudeli quanto i soldati, mietono tante vittime quante le malattie e le selezioni. Siamo tutti destinati alla morte. E nemmeno tu potevi prepararmi a tanto. >>
Gaia si avvicinò pericolosamente al cancello tanto che sarebbe bastato un nulla per rimanere folgorata e Adam l'avvertì di stare indietro, se c'era una cosa di cui era sicuro era che non ce l'avrebbe fatta se avesse dovuto avere sulla coscienza la sua vita.
<< Come faccio a tirarti fuori? >> Gaia sapeva benissimo di non avere nessuna possibilità ma non aveva nessuna intenzione di lasciarlo lì, non poteva.
<< Ragiona Gaia, non esiste un modo. Credimi già questa conversazione è una vera e propria iniezione di umanità. Era così tanto tempo che non parlavo con qualcuno se non per chiedere cibo o per le necessità del campo che temevo di non essere più in grado di sostenere un discorso civile. >> eppure ci stava riuscendo benissimo, un anno di campo non era riuscito a privarlo anche di quello e per questo Adam si sentì fiero quanto non era da parecchio tempo.
<< Ma io non posso lasciarti qui, non voglio. Come faccio? Magari se quando salto sei vicino a me io... >> le parole quasi non si distinguevano tra i singhiozzi soffocati tra le sue labbra, avrebbe voluto urlare, ma sapeva di non potere, con ogni probabilità la dea bendata li avrebbe presto abbandonati e qualche guardia li avrebbe notati e allora sì che sarebbe stata la fine.
Senza alcun preavviso, prima che lei potesse aggiungere qualsiasi altra cosa o che Adam potesse controbattere, la sensazione di essere finita sotto uno schiacciasassi, che ormai aveva imparato a riconoscere come l'inizio di ogni salto, le rubò le parole di bocca.
Quando Adam se ne accorse all'inizio pensò che la ragazza si stesse sentendo male per tutto quello che era stata costretta a vedere, lui compreso, e desiderò con tutte le sue forze di non averle mai nemmeno rivolto la parola, ben conscio del proprio aspetto, avrebbe tanto voluto risparmiarle tutto questo, ma ormai era troppo tardi per rimediare.
<< Gaia? Ehi, ti senti bene? >>
<< No, per niente. Adam, non voglio andarmene. >>
<< Non capisco, che ti sta succedendo? >>
Il corpo di Gaia fu scosso da un sussulto. Per quanto si sforzasse di avvicinarsi, Adam sapeva che solo un altro passo in avanti avrebbe determinato la morte. Non voleva morire così davanti a lei.
<< Questo non è un addio Adam, ti prometto che un giorno tornerò a prenderti. Io ti salverò e ti porterò con me. Promettimi di restare vivo fino a quel momento, promettimelo! >>
Poi, senza pretendere nessuna risposta, sapendo di aver esaurito il tempo a disposizione, allungò la mano quanto più la rete lo permetteva, le dita che si protendevano tra le maglie di quella trappola. Non c'era nessuna possibilità di fraintendere quel gesto così spontaneo. Adam la imitò e timidamente senza capire quello che stava accadendo, fece lo stesso e le sfiorò le dita con delicatezza facendo attenzione a non muoverle troppo e toccare la rete. Gaia sparì così come era apparsa e Adam rimase lì, in piedi al gelo, non voleva muoversi, non ce l'avrebbe fatta dopo averla rivista. Aveva tirato avanti nel campo solo al pensiero di lei, della sua fata, quella ragazza che gli aveva intrappolato il cuore in una sola mezza giornata passata insieme e che poi si era dissolta nell'acqua limpida della cascatella. All'inizio non vendendola risalire tutti si erano spaventati temendo che potesse essere affogata, ma il corpo non c'era. Era semplicemente scomparsa come per magia. I bambini era rimasti talmente sbalorditi che per Adam non era stato difficile convincerli a non dire nulla a nessuno di quanto era successo, anzi era bastato raccontargli che Gaia in realtà era una creatura dei boschi che aveva deciso di accompagnarli nella loro avventura e che se gli adulti l'avessero saputo sarebbero sicuramente andati a cercarla e l'avrebbero uccisa, perché gli adulti questo fanno: quando non conoscono qualcosa preferiscono eliminare il problema piuttosto che affrontarlo.
Mentre ancora Adam era perso in quel piccolo lusso che si era permesso di concedersi, quello di pensare a qualcosa che non fosse sopravvivere, una SS lo notò e lo raggiunse a passo svelto urlando in tedesco ordini e minacce e brandendo un lungo e spesso manganello nero. Quando l' SS gli fu vicino e cominciò a batterlo con forza, colpendolo ripetutamente su ogni parte del corpo, Adam non oppose la minima resistenza, aspettò che la guardia si sentisse abbastanza appagata dal suo operato e poi si lasciò rimettere in piedi a strattoni, non emise nemmeno un minimo lamento. Il sangue che gli scendeva da una ferita alla testa cominciò ad annebbiargli la vista, ma ignorò anche questo e senza nemmeno sentire il dolore per le contusioni, troppo intorpidito dal freddo e dalla fame, seguì l'SS che lo riportò al Kommandos a cui era stato assegnato, di nuovo al lavoro tra il fango e la neve. Ora che l'aveva rivista poteva anche morire felice, eppure sapeva di non poterlo fare, glielo aveva promesso, non aveva avuto il tempo di farlo a parole, ma l'aveva fatto, una promessa silenziosa ma ugualmente sincera. Finché gli fosse stato possibile avrebbe resistito, per lei.


Lentamente e faticosamente Gaia aprì gli occhi, le lacrime ancora le scendevano copiose solcandole le guance e arrivando salate alla bocca. Era di nuovo nel suo letto, esattamente nella stessa posizione in cui era prima che accadesse tutto, per un momento temette di aver solo sognato, ma fu subito smentita dal freddo doloroso che i vestiti bagnati e appiccicati alla pelle le stavano procurando. Ecco la conferma di tutto, non ci si infradicia così sotto le coperte mentre si dorme.
Svelta scivolò fuori dal pesante piumone e per prima cosa si spogliò il più velocemente possibile, si tolse tutto finché non rimase col solo vestito che sua madre gli aveva fornito quando era nata, la sua pelle nuda.
Lo specchio era proprio di fronte a lei, il suo viso, il suo corpo, tutto in lei era lo stesso di sempre, però in fondo, forse più in profondità di quanto avrebbe mai creduto possibile qualcosa si era incrinato ed era cambiato irreparabilmente.

  
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