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Autore: hunterd    20/01/2015    7 recensioni
Sono più di cinque minuti che Daryl è immobile in quella posizione, spalle al muro e braccia incrociate sul petto. La balestra da cui non si separa quasi mai, tanto che pare l'estensione naturale del suo braccio, giace dimenticata ai suoi piedi.
Il silenzio spettrale di quell'ennesima casa abbandonata è rotto soltanto dal pianto sommesso, a tratti soffocato, che giunge da dietro quella porta che lui ancora non ha trovato il coraggio di aprire.
Che cazzo dovrebbe fare ora?
Lo domanda a se stesso, sapendo bene che le risposte sono tutte lì a portata di mano, se solo non stesse cercando di soffocarle sotto tutta quella merda che da sempre lo accompagna e che fa di lui quello che è: un fottutissimo stronzo.
Ma l'ultima cosa di cui ha bisogno, è di lasciarsi andare a delle emozioni che lo renderebbero solo più vulnerabile e confuso.
Così si china a recuperare la balestra, impugnandola con la solita presa sicura e traendo conforto dalla sensazione del freddo metallo sotto le dita.
Poi apre la porta e lo fa volutamente senza nessuna delicatezza, tanto che la manda a sbattere contro uno sportello rimasto aperto, producendo uno schiocco secco.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Che dire, se non che come tante prima di me, anch'io non ho digerito la fine che hanno fatto fare alla coppia Daryl/Beth. Così ho deciso di rimischiare le carte in tavola e dare vita a questa one-shot (da cui, tempo permettendo, vorrei far partire una long), dove ovviamente le cose prendono una piega diversa.
Se vorrete farmi sapere che ne pensate, ne sarò molto contenta.
Ciao
Laura







Sono più di cinque minuti che Daryl è immobile in quella posizione, spalle al muro e braccia incrociate sul petto. La balestra da cui non si separa quasi mai, tanto che pare l'estensione naturale del suo braccio, giace dimenticata ai suoi piedi.

Il silenzio spettrale di quell'ennesima casa abbandonata è rotto soltanto dal pianto sommesso, a tratti soffocato, che giunge da dietro quella porta che lui ancora non ha trovato il coraggio di aprire.
Guarda un'altra volta fuori dalla finestra che ha di fronte, e su cui qualcuno è riuscito a saldare delle sbarre di ferro, pensando per un attimo che preferirebbe trovarsi ancora fuori nella foresta, nonostante il buio la stia piano piano inghiottendo, piuttosto che essere lì dentro ad affrontare un pericolo che giudica mille volte più grande di una mandria di erranti.
Che cazzo dovrebbe fare, ora?
Sente scricchiolare i denti che sta stringendo con troppa forza, ma non trova altra maniera per sfogare la tensione che gli percorre il corpo come corrente elettrica, perchè non vuole ancora muoversi e rischiare così di rivelare la sua presenza alla persona rinchiusa nella piccola cucina.
Porca puttana, Daryl, come cazzo è potuto succedere?
Lo domanda a se stesso, sapendo bene che le risposte sono tutte lì a portata di mano, se solo non stesse cercando di soffocarle sotto tutta quella merda che da sempre lo accompagna e che fa di lui quello che è: un fottutissimo stronzo.
Fottutissimo stronzo, fottutissimo stronzo, fottutissimo stronzo...
Se lo ripete come se fosse un mantra in grado di riportare a galla del tutto quel Daryl Dixon capace di fregarsene del mondo intero, quello che prima dell'apocalisse si guardava in uno specchio e non gliene importava un cazzo di cosa ci trovava riflesso.
Sì, decisamente da qualche parte ci doveva essere un Dio che se aveva deciso di farsi vivo con lui, aveva proprio scelto il momento peggiore.
L'ultima cosa di cui ha bisogno,infatti, è di lasciarsi andare a delle emozioni che lo renderebbero solo più vulnerabile e confuso.
Lui non può permetterselo, proprio no.
Così si china a recuperare la balestra, impugnandola con la solita presa sicura e traendo conforto dalla sensazione del freddo metallo sotto le dita.
Poi apre la porta e lo fa volutamente senza nessuna delicatezza, tanto che la manda a sbattere contro uno sportello rimasto aperto, producendo uno schiocco secco.
Ovviamente è riuscito a spaventare la ragazza rannicchiata sulla sedia, ma intuisce che è più dovuto al fatto che l'ha sorpresa a piangere, che non all'idea di trovarsi davanti un errante affamato.
Infatti la vede scattare in piedi, mentre cerca di ripulirsi velocemente le guance imbrattate di lacrime e sporcizia, nel tentativo di nascondergli quell' ennesimo sfogo.
- Se vuoi che accendiamo quelle candele, devi trovare qualcosa per coprire le finestre.
Nella penombra che ormai avvolge la cucina, Daryl le indica con il capo le due finestre anche loro munite di sbarre. Quando hanno trovato quello chalet, nel primo pomeriggio, ha pensato che si trattasse di un colpo di fortuna, ma ora che ci si deve chiudere dentro con lei non ne è più tanto sicuro.
Accampati nel bosco, come hanno fatto nelle notti precedenti, non hanno potuto abbassare la guardia nemmeno per un attimo, rimanendo entrambi concentrati e silenziosi, ma lì, relativamente più al sicuro, ha paura che non sarà così.
- Forse c'è qualcosa di utile nella camera da letto. Vado... vado a vedere.
La voce le è uscita leggermente arrochita, ma meno tremante di come lo è stata nei giorni scorsi.
Sente su di sè quello sguardo che cerca di evitare il più possibile, perchè ci vede dentro delle emozioni che lui non sa come affrontare, prima che lei lasci la cucina per andare in cerca di ciò che le ha chiesto.
Solo i pisciasotto e le checche piangono davanti al dolore, e tu non lo sei, vero ragazzo?
La voce del suo vecchio gli risuona nelle orecchie proprio come se fosse ancora lì a tenerlo per le palle, mentre gliele strizza talmente forte che per non piangere lui si deve mordere le guance sino a farsele sanguinare.
Lezioni di vita, così le chiamava suo fratello Merle, dopo che aveva iniziato anche lui ad impartirgliele quando il loro vecchio aveva tirato le cuoia.
Però, adesso, non vuole ricordare, così appoggia la balestra sul tavolo e si mette a rovistare nei cassetti, in cerca di tutto ciò che possa essere utile alla loro sopravvivenza.
Sta valutando l'idea se prendere o meno il piccolo apriscatole che ha trovato, quando la sente tornare.
- Ho trovato questa coperta... pensi possa bastare se la tagliamo a metà?
Ovviamente sta chiedendo la sua approvazione, come è avvenuto per ogni maledetta decisione che hanno dovuto affrontare da quando sono rimasti soli.
E siccome non vuole pensare nemmeno a quello, alla responsabilità che sente inevitabilmente di avere nei confronti di quella ragazzina, reagisce nell'unica maniera che gli consente di tenerla alla larga, ossia strappandole di mano la coperta e apostrofandola duramente.
- Da qua, ci penso io.
Ha visto comparire la smorfia frustrata che sempre le distorce il viso quando la tratta così, ma anche questa volta non reagisce e si limita a guardarlo tagliare la coperta.
Non è che sta cercando di fare proprio questo, spingerla a reagire contro di lui, in maniera che si possano liberare di quelle emozioni che entrambi, per ragioni diverse, si stanno tenendo dentro?
Il pensiero lo colpisce come una frustata, e lui sa bene che sensazione sia, dal momento che ha assaggiato la cinghia del vecchio in più occasioni di quelle che si meritava veramente.
Se così fosse, è davvero in pericolo, perchè non ha la minima idea di cosa possa succedere se lei dovesse spingerlo in un luogo dove non vuole mettere piede neanche da morto, ossia se stesso.
Lui vuole solo continuare ad agire secondo lo schema che si è instaurato da quando la prigione è caduta e loro sono fuggiti: camminare, saccheggiare, mangiare, bere, pisciare, dormire, uccidere gli zombie. Solo questo, sopravvivere soddisfacendo i bisogni primari. Mettere in fila un giorno dopo l'altro, senza pensare a nient'altro.
- Ho trovato della carne in scatola e del mais ancora buoni.
Glielo comunica con un tono di voce sottile, ma che non nasconde una certa soddisfazione per il fatto che non dovranno digiunare.
Daryl capisce che non lo sta accusando di essere tornato dalla caccia a mani vuote, sa anche lei che gli ci vuole più tempo di quello che aveva a disposizione prima che facesse buio, però parte lo stesso in quarta aggredendola.
- Che cazzo vuoi, anche le mie scuse perchè non sono riuscito a trovare niente?
Ha picchiato un pugno sul tavolo e lei è sobbalzata indietro, lo sguardo incupito.
- Non intendevo certo accusarti di questo e credo tu lo sappia benissimo, Daryl.
La vede stringere forte i pugni, prima che faccia dietrofront per uscire dalla stanza.
- Stronzo paranoico.
E' stato appena un sussurro, ma lui l'ha sentito benissimo, proprio come se gliel'avesse urlato dietro. La segue come un fulmine e la blocca battendole due dita su di una spalla.
- Che cosa hai detto?
Lei si è voltata e adesso sono uno di fronte all'altro, pronti per che cosa non lo sa nemmeno lui.
- Hai capito benissimo: non ti stavo accusando di niente.
Ormai è buio, quindi la intravede appena nella penombra alzare il mento e raddrizzare le spalle.
- Io ho capito invece che mi davi dello stronzo paranoico.
Cristo, ma lo sta facendo davvero?
Sta attaccando briga con lei come se fosse uno di quei tizi con cui ha fatto a botte in ogni bar dove si è sbronzato?
- E se anche fosse?
A quel punto nessuno di quei tizi sarebbe più stato ancora in piedi davanti a lui, ma è Beth quella che gli ha risposto a muso duro.
- E se anche fosse... avresti fatto bene a dirmelo.
Il più sorpreso per quella risposta è lui, ovviamente, non lei che ormai sembra essersi abituata ai suoi sbalzi d'umore improvvisi.
Non è la prima volta che hanno un battibecco del genere, ma è la prima che lui esprime ad alta voce quelle che sembrano essere delle reali scuse, nè più nè meno. Le altre volte si è limitato semplicemente ad allontanarsi in silenzio, lasciando che entrambi sbollissero ognuno alla sua maniera: lui uccidendo e lei piangendo.
Impedendosi di approfondire il perchè del suo comportamento, torna in cucina per finire quello che stava facendo, mentre sente che lei traffica nella stanza accanto. Alla fine è riuscito a coprire le finestre fissando la coperta con del nastro adesivo che ha trovato nel capanno degli attrezzi, così ora può accendere le candele che già c'erano sparse in giro.
A quel punto si ritrova senza più nulla da fare e non è una buona cosa, perciò si siede intorno al tavolo e decide di controllare la balestra, per assicurarsi che sia tutto a posto.
Sono gesti che ha compiuto migliaia di volte e che hanno sempre avuto il potere di rilassarlo, creando una sorta di rifugio da tutto il caos che lo circondava, sia prima che dopo l'apocalisse. Quella sera, però, non sembra funzionare a dovere, perchè c'è una parte di lui che rimane sintonizzata sui rumori soffocati che sente provenire dall'altra stanza.
Non può smettere di preoccuparsi per lei, questa è la verità.
Ammettere quel pensiero gli costa una fitta allo stomaco che lo fa agitare oltre misura, tanto che si inceppa nel caricare la balestra, facendolo sentire impacciato come non gli capitava da quando lo aveva fatto le prime volte.
Non riesce a scacciarla dalla mente.
Ecco un'altra verità per lui agghiacciante, perchè implica il fatto che il suo legame con lei abbia già superato un punto di non ritorno.
Vorrebbe potersi convincere che è solo per il fatto che ora possono contare solo l'uno sull'altro, ma è una balla troppo grossa da raccontarsi, così quella fitta allo stomaco diventa una voragine dove si sente sprofondare.
Quel buco nello stomaco glielo ha aperto lei, quel suo sguardo che sembra spogliarlo di ogni corazza, mettendogli a nudo l'anima.
- Daryl, senti...
E' ricomparsa sulla soglia della stanza, il suo viso illuminato dalla luce tenue delle candele mostra un'espressione stanca e abbattuta.
- Ho fame. Voglio mangiare.
La interrompe perchè non riesce a rimanere seduto a fissarla, così ha trovato l'unica scusa che gli permette di darle le spalle per rovistare nella dispensa a caccia di quel cibo ancora commestibili.
- Non possiamo andare avanti così.
Ha preso della carne in scatola e ha iniziato ad aprirla come se fosse un'operazione che richiede tutta la sua concentrazione.
- Ho preso il maiale, il pollo mi ha sempre fatto schifo.
Non fa nemmeno finta di cercare una forchetta, caccia dentro direttamente le dita e si riempie la bocca, godendo della prima sensazione che gli procura quel cibo sul palato.
- Dobbiamo parlare, Daryl.
- Sto mangiando.
Gli risponde con la bocca piena, praticamente mugugnando, nella speranza che capisca che è meglio se lo lascia in pace. Solo che sente ancora la pelle formicolare, segno che i suoi occhi sono ancora posati su di lui.
- E invece andremo sino in fondo...
Sente una prima nota stonata in quella voce che vorrebbe poter ignorare e che invece lo fa tendere come la corda della sua balestra.
- Perchè fingere che non sia successo nulla come stai facendo tu, non serve ad un emerito cazzo!
Le ultime parole le ha dette come se gliele volesse scagliare addosso al pari di frecce acuminate.
- Io voglio poterti dire che mi manca Maggie come se mi mancasse l'aria per respirare, e che penso a lei e a tutti gli altri praticamente sempre, in continuazione, chiedendomi se sono ancora vivi o se invece sono... sono...
La voce le si incrina, e qualcosa dentro di lui anche, ma non si trasforma nel pianto che si aspettava, perchè la sente di nuovo esplodere con più rabbia.
- Se sono morti, cazzo! Morti come tutti gli altri a cui volevo bene e che questo maledetto inferno mi ha portato via senza che potessi farci nulla!
Parlarne è l'esatto opposto di quello che vuole lui.
Lo pensa mentre quasi stritola la scatoletta che sta tenendo in mano, cercando di non far crollare quelle barriere che ha eretto per trovare la forza di andare avanti.
- Ho visto morire mio padre per mano di quel bastardo psicopatico solo tre giorni fa, e ogni volta che ho pianto per questo, tu mi hai guardato come se fossi solo una ragazzina troppo viziata a cui avevano tolto il suo giocattolo preferito!
La sua voce è salita ancora di tono, sino a diventare un fiume di parole inarrestabili che lo stanno travolgendo.
- Guardami, cazzo!
Lo ha strattonato con una forza che non si aspettava da lei, ritrovandosi a fissare due occhi pieni di rabbia e disperazione.
- Guardami e dimmi come fai a non provare niente! Rick, Carol, Michonne, Glenn, Maggie... mio padre! Erano tutte persone che sarebbero morte per te, e tu invece non le trovi nemmeno degne di essere almeno compiante?
Piantata davanti a lui, lo sta spingendo sempre più sull'orlo di quel baratro in cui non può cadere.
E' questione di sopravvivenza non cedere, qualcosa in cui lui è sempre stato un esperto.
- Se fossi impegnata anche tu a salvarci il culo come sto facendo io, credo ti rimarrebbe meno tempo per tutte queste stronzate...
Lo schiaffo lo colpisce in pieno viso, arrivando a fargli sbattere la testa contro il pensile al suo fianco.
Ma non c'è nessuna espressione di rimorso sul viso di Beth per quell'atto di violenza, anzi gli sembra che sia pronta a replicarlo, così ha fatto due passi indietro, fissandola con quello che spera sia uno sguardo di ammonimento a non proseguire su quella strada.
- Non ho paura di te, sai? Sono capace di parlare la tua stessa lingua, Daryl Dixon. Perchè è questo che sei, no? Un coglione bifolco che capisce solo la violenza. Allora forza, parliamo a modo tuo.
Ha ascoltato la sua conversazione con Carol...
Quello che gli ha appena detto ne è la prova certa, ora sa chi quel giorno si è trovato nella condizione di sentire quanto stava confessando all'unica persona che sembrava essersi accorta che lui era molto di più di quanto non desse a vedere.
- Avanti, forza! Non avrai paura di me, la ragazzina che non è capace di salvarsi il culo da sola...
Non è la prima volta che si trova davanti ad una femmina incazzata con lui, anche se per motivi che ora gli appaiono insignificanti, ma nessuna l'ha mai guardato come sta facendo lei ora, come se lui fosse la sua ultima speranza di rimanere aggrappata a qualcosa che le permetta di non arrendersi definitivamente alla disperazione più assoluta.
Non è l'unico che ha pensato di provocare nell'altro una qualsiasi reazione per liberare le emozioni represse.
E' questo pensiero a tenerlo inchiodato dov'è, mentre lei invece ha afferrato la balestra che lui ha lasciato sul tavolo.
Se la vede puntare contro con determinazione, sebbene la presa di Beth vacilli sotto il peso dell'arma.
- Ma forse potrei dimostrarti che non è così proprio ora...
Per un attimo rivede in lei un bambino gracile che tenta di fare centro al primo colpo, mentre suo padre e suo fratello non fanno altro che sfotterlo, sicuri che non sarà capace nemmeno di scoccare il colpo.
Invece era andato molto vicino dal colpire il bersaglio nel centro, tanto che si era guadagnato la sua prima lattina di birra da scolare mentre ascoltava i vaneggiamenti del vecchio su future battute di caccia che sarebbero state un vero sballo.
Ma ora si ritrova ad osservare Beth non con la paura di essere colpito, ma con il timore che lei sia ad un passo dall'ottenere ciò che vuole da lui: farlo crollare.
- E dovresti farmi paura? Sei patetica...
La sua è una chiara provocazione, perchè alla fine forse è davvero stanco anche lui ed è meglio farla fuori tra di loro una volta per tutte, piuttosto che consumarsi in quell'attesa logorante.
- Vai all'inferno, Daryl Dixon!
Tutto succede velocemente, ma lui lo vive come se fosse una di quelle scene che nei film scorrono al rallentatore.
Il dito di Beth si flette per far partire il colpo, ma quando la freccia è libera di volare via, lui è già fuori tiro e le sta strappando di mano la balestra, riappoggiandola sulla tavola con un tonfo sordo.
- Tutto qui?
La schernisce ancora, assecondando quell'istinto meschino di volerla umiliare per riuscire di nuovo a respingerla nel suo guscio.
Ha paura di lei, una paura fottuta.
- Fai un favore ad entrambi e vai avanti a fare solo quello che ti viene meglio: frignare.
Lei reagisce vacillando indietro, quasi l'avesse colpita fisicamente e non solo a parole, facendogli sperare che la sua prossima mossa sia quella di schizzare via, lontana da lui.
Le volta anche le spalle, riprendendo la scatoletta e affondandoci dentro di nuovo le dita per tirare su un altro boccone da ingoiare per spingere giù quel nodo che gli si è formato in gola. Sta da cani per come l'ha trattata, ma non cederà, non tornerà indietro.
Quello è un mondo dove non c'è più spazio per le emozioni, è una lezione che Beth deve imparare, altrimenti non sopravviverà se lui dovesse morire.

Sa che è una scusa di merda quella che sta cercando di rifilarsi, un'altra stronzata sul fatto che la responsabilità verso di lei si limiti soltanto a quello, farla sopravvivere e che, quindi, non abbia niente a che fare con i sentimenti che lei invece gli suscita.
- Maledetto stronzo...
Il primo pugno lo colpisce sulle reni, ma è troppo debole per dire che gli abbia fatto male, ma poi ne arriva subito un secondo, un pò più forte del primo, e il terzo gli prende il fianco perchè si sta voltando, il quarto gli fa perdere la presa sulla scatoletta, il quinto finisce nella sua mano, che si richiude su quella più piccola di Beth, bloccandolo mentre tentava di salire verso il suo viso.
A fregarlo, però, è la ginocchiata che lo colpisce all'inguine, facendolo piegare in due per il dolore, permettendo a quel pugno che ha lasciato andare di centrarlo su una spalla, strappando alla sua proprietaria un gemito di dolore che però non la fa desistere, perchè viene colpito ancora sulla spalla e poi sul torace.
Beth, ora, è una furia scatenata e lui tenta di arretrare, per distanziarla, ma si trova quasi subito con le spalle al muro e a quel punto è abbastanza incazzato da reagire con più forza. Quando un altro pugno tenta di raggiungerlo al volto, lui le afferra il polso e le fa compiere un giro su stessa, imprigionandola contro di sè, dal momento che la tiene saldamente anche per l'altro polso adesso.
- Piantala, Beth...
Glielo ringhia mentre lei tenta di divincolarsi con tutte le sue forze, costringendolo a serrare la presa, perchè evidentemente l'adrenalina sta tirando fuori risorse inaspettate da quello scricciolo di ragazza.
- Vaffanculo, Daryl...
La testata che gli arriva subito dopo sul naso è più il frutto della lotta che è in corso tra di loro, che non di un vero colpo messo a segno volontariamente, ma questo non rende meno forte il dolore che gli esplode nel cervello e che lo fa crollare a terra, trascinandola con se.
Il naso gli fa un male cane e sta sanguinando, ma non osa ancora lasciarla andare, nonostante lei stia dando segni di cedimento ora che seduta tra le sue gambe ha meno possibilità di muoversi.
- Lasciami andare!
Glielo ordina mentre con qualche ultimo strattone cerca di fargli abbandonare la presa sui suoi polsi, ma lui non è così convinto che sia tornata del tutto lucida, quindi non molla e continua a tenerla prigioniera.
- Prima devi calmarti, cazzo! Mi hai quasi rotto il naso, porca puttana!
Sente gli occhi lacrimare tanto gli fa male, ma siccome se l'è già rotto una volta, sa che sarebbe cento volte più forte il dolore se fosse successo ancora.
- Almeno, adesso, non sono più la sola a soffrire...
La voce di Beth gli giunge soffocata e un pò tremante, ma non sembra più contenere quella rabbia cieca che l'ha spinta ad aggredirlo.
- Lasciami andare, Daryl, ti prego.
La sente irrigidirsi, e non ne capisce il vero motivo, sino a che un primo singhiozzo non la scuote.
Cazzo, cazzo, cazzo!
Non può fargli quello, non ora che quell'abbraccio forzato tra loro ha iniziato a fare breccia nelle sue difese.
Quanto tempo era che non sentiva il conforto di un contatto così ravvicinato?
Proprio da quel giorno in cui ha confessato a Carol i suoi tormenti e lei lo ha abbracciato facendogli sentire un affetto che poteva essere quello della sorella maggiore che aveva desiderato poter avere un tempo lontano.
Dovrebbe respingerla, scappare lontano da Beth e da quello che rappresenta, ma ora che si è abbandonata contro di lui, piangendo nuove lacrime, scopre di non averne la forza.
Maledizione, non vuole perdere anche lei!
Eccola la verità nuda e cruda.
Non succederà, lo giura sulla sua testa, per nessuna ragione al mondo.
Ecco la promessa che Daryl fa a se stesso, mentre lascia finalmente libere le sue emozioni di trasformare quell'abbraccio con Beth in una stretta protettiva capace di cullare il dolore di entrambi. 

 




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Beth intuisce di trovarsi in quella condizione a metà tra il sonno e la veglia, cioè quando ancora non sai bene se quello che stai provando fa parte di un sogno o è già la realtà.
E' una sensazione piacevole quella che sente, perciò la parte più cosciente di lei, la porta a credere che sia lo strascico di un sogno di cui però già non ricorda nulla.
Prova a stringere forte gli occhi, come quando era bambina e sperava di potersi riaddormentare per continuarlo, ma sa già che non funzionerà.
Questo vuol dire che nel giro di qualche attimo si ritroverà di nuovo catapultata in un mondo dove ormai esiste solo dolore e vuota disperazione.
Il solo fatto di aver formulato quel pensiero, le dice che ormai è irrimediabilmente sveglia.
Ma allora, perchè quella piacevole sensazione ancora non l'ha abbandonata?
Sta cercando di scrollare via del tutto gli ultimi strascichi di quel risveglio che la vede particolarmente confusa, quando è un leggero movimento alle sue spalle a farla piombare di colpo nella piena consapevolezza della situazione in cui si trova.
Tra le braccia di Daryl, ecco dove si trova!
I ricordi della sera precedente la investono con la forza delle emozioni che ha provato in quei momenti, paralizzandola lì dov'è.
Ha tentato di infilzarlo con la balestra!
Quel pensiero ha il potere di gettarla nell'ansia più assoluta, ma quando poi ricorda anche la lotta che ne è conseguita subito dopo, vive un vero momento di panico.
L'ha anche picchiato più forte che poteva!
E' sconvolta da quello che è stata capace di fare, dalla violenza gratuita con cui lo ha assalito.
Proprio in quel momento lui si agita alle sue spalle, stringendola più forte e mormorando parole sconnesse.
Vorrebbe cercare di guardarlo in viso, ma nello stesso tempo ha il timore che muovendosi lo possa svegliare, e lei non è ancora pronta ad affrontarlo.
Non ha la minima idea di chi si troverà davanti, se il Daryl Dixon chiuso e scontroso, o quello che è stato capace di mostrare che anche lui prova dei sentimenti. Non ne è pienamente sicura, ma crede che le sue lacrime non fossero tutte dovute al dolore per il colpo al naso.
Dio, non gliel'avrà rotto sul serio!
Non può fare a meno di preoccuparsi, specie perchè il senso di colpa per le sue azioni violente è ancora schiacciante, per cui alla fine decide che deve dargli un'occhiata subito.
Così prova a scostarsi da lui scivolando un pò in avanti col sedere, cercando di voltarsi per poterlo guardare, ma le braccia che le stringono la vita la riportano indietro, contro
il suo torace.
Si sente arrossire, perciò ringrazia il fatto che lui sia ancora profondamente addormentato e che non si renda conto, quindi, di come la stia mettendo in difficoltà.
Daryl non l'ha mai sfiorata prima d'ora, nemmeno per sbaglio.
E la mette in difficoltà, perchè quel contatto ravvicinato le ha fatto provare per qualche minuto la sensazione di essere al sicuro e protetta, proprio come quando c'era ancora la sua famiglia a vegliare su di lei.
Suo padre, sua madre, Sean, Maggie... loro non ci sono più, ora è davvero sola.
Sente gli occhi pizzicare, le lacrime premono per uscire, ma lei non ne vuole più versare, a cosa servirebbe?
Niente e nessuno potrà riportarle indietro le persone che ha amato, deve imparare a convivere con quell'idea... deve imparare a mettere da parte la speranza e pensare solo a sopravvivere.
Ma sopravvivere per cosa, per chi?
- Sei sveglia da molto?
A strapparla da quei cupi pensieri è la voce leggermente impastata di Daryl, che le pone quella domanda all'apparenza innocua.
Perchè non le è sfuggito, infatti, il modo in cui si è irrigidito probabilmente nello scoprire che la sta tenendo ancora stretta a lui.
- Qualche minuto...
- Potevi svegliare anche me.
Beth non sa bene se il tono con cui glielo dice sia accusatorio o solo oggettivo, ma non è che faccia molta differenza dopotutto.
- Ci ho provato, ma dormivi profondamente, credo stessi sognando... parlavi, ma non ho capito cosa stavi dicendo.
Come risposta ottiene un grugnito e contemporaneamente sente le braccia di Daryl scivolare via, lasciandola libera di potersi allontanare.
Per un attimo si sente persa, poi si rimprovera per quella debolezza e si scosta da lui, per poterlo finalmente guardare.
- Oh Dio, Daryl... cosa ti ho fatto!
Inginocchiata davanti a lui, non è riuscita a trattenere un moto di orrore nel vedere la sua faccia: ha il naso gonfio e gli occhi sono contornati da lividi scuri.
Istintivamente fa per toccarlo, ma lui è svelto a trattenerla per il polso.
- Meglio non toccare... 
Vede passare un'emozione intensa in quegli azzurri, ma è troppo veloce per capire cosa sia.
- Pensi che sia rotto?
- No, mi è già successo e ti garantisco che stavo molto peggio di così...
Coglie perfettamente la nota amara nella sua voce, ma non ha ovviamente intenzione di approfondire intuendo subito che sia un argomento ostico. Soprattuto non vuole rompere quella tregua che pare essersi instaurata tra loro grazie proprio allo scontro che hanno avuto ieri sera e che li ha anche portati ad addormentarsi in quella maniera così... intima.
Non trova altro modo per definire quell'abbraccio in cui si è risvegliata.
- Mi dispiace, Daryl. Sul serio, ieri sera ho perso... ho perso la testa.
Ecco, scusarsi le sembra un buon modo per iniziare a parlare con lui di quello che è successo, ma quando lo vede rabbuiarsi di colpo, non ne è più tanto sicura.
- Non è stata colpa tua. Sono io che ho fatto lo stronzo una volta di troppo.
Quell'ammissione la lascia per un attimo senza parole.
- Bè, ma sono io quella che ha tentato di infilzarti con la balestra... e sempre io quella che ti ha fatto quello.
Con la testa accenna al suo naso, mentre Daryl cambia velocemente espressione un'altra volta, sorprendendola con una smorfia che assomiglia tanto ad un sorriso ironico.
- L'unico colpo che non mi hai dato volontariamente, è quello che ha fatto più danno.
Incredibilmente viene da ridere anche a lei, forse perchè lui pare davvero non avercela con lei per quel suo sfogo.
- Rimane il fatto che non avrei dovuto reagire così... mi dispiace.
Le emozioni sul viso dell'uomo che ha di fronte cambiano davvero alla velocità della luce, perchè adesso è tornato alla sua solita espressione indecifrabile e questo le fa pensare che anche lui sia in difficoltà nel gestire quel nuovo inizio tra di loro.
Ma cosa sta pensando? Un nuovo inizio tra di loro?
Eppure, più passano i minuti, più ha la sensazione che qualcosa tra loro sia successo veramente, e che se anche non ne parleranno apertamente, le cose non torneranno più come prima. O si sta solo illudendo che Daryl possa arrivare a mostrarsi più umano con lei?
- Okay, Beth, va bene così. Però adesso devo proprio andare a pisciare.
Ecco, appunto, questo è il "Dixon pensiero" a cui è abituata, anche se lo ha esternato in una sfumatura meno sgarbata e arrogante rispetto a prima.
Forse può davvero sperare che le cose tra loro possano prendere una piega diversa.
Intanto si è alzata per permettere anche a lui di farlo, e soltanto per un attimo si fissano ancora negli occhi, quasi come se ci fosse qualcosa da aggiungere, ma poi è come se entrambi si rendessero conto che per il momento è meglio non mettere altra carne al fuoco, hanno già fatto abbastanza passi in avanti.
- Io penso che mangerò quel pollo che ti fa schifo, ho una fame da lupo.
E' vero, dopo giorni che non ha quasi toccato cibo, adesso sente di nuovo i morsi della fame.
- Pollo a colazione, neanche se stessi veramente crepando di fame...
Daryl lo dice mentre sta lasciando la cucina e lei si ritrova di nuovo a sorridere.

Sì, forse dopotutto, quello può considerarlo davvero un nuovo inizio.


     

  
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