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Autore: WillowG    24/11/2008    1 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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cap15 Accidenti … ho appena finito di leggere il volume 8 di Saiyuki Reload … gente, con quest’autrice i fazzolettini di carta non bastano mai … lacrime lacrime lacrime! Povero Goku! Cucciolo!
Vabbè … non che il capitolo che vi sto per presentare non lo sia …lo so già, mi beccherò qualche minaccia! Ma mi serviva triste! Quindi abbiate pietà!
Non so se l’ultima volta era stato chiaro, così lo scrivo adesso:
Ayumi=Gaia
Akane=Lara
Kaori=Martha
Sorame=Nika

Capitolo 15
-Ricordi di cinquecento anni fa …-
Seconda parte.

Kanzeon era ancora accanto a Nataku, gli occhi violetti velati dalla tristezza.
-A volte i ricordi possono fare male, Principe. Ma tu lo sai anche troppo bene. Tu ne sei la prova vivente. Eppure anche i ricordi più dolorosi, nascondono momenti felici. I giorni che passaste tu e Goku con la piccola Ayumi, per esempio … O Konzen con Akane … Kenren e Sorame … Tempou e Kaori. Forse, fu già allora che il tuo cuore venne ferito. Ma finché si è in due, a portare il dolore, si può andare avanti. Quando si è da soli, invece … Tutto diventa più terribile …-

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Goku correva per il boschetto di alberi di ciliegio, i petali rosati gli piovevano addosso come una nevicata odorosa. Era in ritardo, e sicuramente Ayumi lo stava già aspettando con Pao Chan.
-Hey, Goku!- Nataku spuntò da una via laterale. Goku sorrise.
-Allora sei riuscito a scappare!-
-Non è stato per niente facile …- Fece Nataku, continuando a correre accanto all’amico.
-Andiamo, oppure Ayumi ci costringerà di nuovo a giocare alle casalinghe!- I due proseguirono, mentre le loro risate si perdevano tra i rami fioriti.

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-Ma dov’è? Ayumi, dove sei?- Goku chiamò più volte l’amica. Nataku controllò ogni millimetro della radura. Poi scosse la testa, rassegnato.
-È inutile, Goku. Non c’è. Non è venuta.- La delusione era ben udibile nella voce del principe della guerra. Ma Goku era testardo. Non poteva accettare che Ayumi fosse mancata al loro quotidiano appuntamento.
-No, sono sicuro che verrà!- Un lieve movimento provenne da un cespuglio lì vicino li fece voltare entrambi di scatto. Un rimestare di foglie, e spuntò fuori Ayumi, con la sua Pao Chan in braccio. Ma bastò uno sguardo per capire che non era la solita Ayumi. Era pallida, e due grosse occhiaie contornavano gli occhi acquamarina, che non erano neanche lontanamente luminosi come al solito.
-Scusatemi … Sono … In ritardo …- Mormorò debolmente, per poi svenire proprio ai piedi dei suoi due amici.

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Quando Ayumi si svegliò, due paia di occhi dorati la fissavano preoccupati.
-Come va? Stai meglio?-
-Cosa …?- Riuscì solo a mormorare, mentre Goku rispondeva alla domanda pronunciata solo a metà.
-Sei svenuta! Hai chiesto scusa per il ritardo, e sei caduta! Non ti svegliavi più … Ci siamo preoccupati …- Goku e Nataku cominciarono a parlare a raffica, e Ayumi non ebbe quasi il tempo di rispondere, perché Konzen e Kenren li avevano presi per la collottola. Come con dei gattini troppo molesti.
-Siete in presenza di una convalescente. Quindi o vi date una regolata, o vi sbattiamo fuori!- Ringhiò la divinità bionda. Mentre i bambini protestavano, Akane, appena entrata nella camera, si avvicinò al letto in cui era stata adagiata Ayumi. La bimba si rese subito conte dell’espressione preoccupata sul volto stanco della sorella. Poco dopo entrarono anche Sorame e Kaori, entrambe agitatissime, seguite poco dopo da Kaede, la semi divinità Veggente alla corte dell’Imperatore. Konzen la fissò a lungo. Indossava abiti molto simili a quelli delle altre semidivinità, un kimono bianco e azzurro. L’aveva vista spesso, durante le manifestazioni ufficiali. Capelli scuri, raccolti in un’elaborata acconciatura, e occhi violetti. Eppure appariva del tutto diversa dalle altre. Forse era la sua espressione. Preoccupata, sì. Ma non stanca, come quella della altre.
-Ayumi! Come stai, sorellina?- Chiese la rossa, accarezzando i capelli neri della piccola. Kaori le poggiò una mano sulla fronte.
-Meno male che non hai la febbre …-
-Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?- Fece Akane, sorridendo rassicurante. La voce sfumata in una tonalità carica di dolcezza, che raramente mostrava. Ayumi abbassò lo sguardo, colpevole.
-Lo sapevo che non dovevo andare. Me lo avevi detto, che non stavo bene. Ma non avevo avvertito Goku e Nataku, così … Sono andata lo stesso.- Alzò di sottecchi lo sguardo. -Sei arrabbiata?- Akane scosse la testa. Un sorriso indecifrabile le lambiva le labbra, amaro e materno al tempo stesso.
-No, non lo sono. Ma vorrei che la prossima volta mi obbedissi.- Tempou entrò nella stanza con un vassoio stracolmo di ogni genere di cibarie. Kenren e Konzen liberarono i due bambini, che schizzarono verso il moro.
-Ecco qui. Ho pensato che potessi avere fame. Mangia quello che più preferisci.- Sorrise gentile Tempou porgendo il vassoio ad Ayumi, mentre cercava di tenerlo fuori della portata delle due piccole voragini viventi che rispondevano ai nomi di Goku e Nataku.
Akane lasciò la sorellina a mangiare, mentre Goku e Nataku rivendicavano a gran voce la loro parte. Uscì silenziosamente, senza dare nell’occhio. Tranne ad una persona.
Konzen la seguì fuori dalla casa. Era buio, e nessuna luce illuminava il giardino, se non le stelle e le luci all’interno della casa di Konzen. Akane si fermò vicino ad un albero.
-Brutti pensieri?- Chiese Konzen, facendo voltare di scatto la semidivinità.
-Nulla che ti possa interessare …- I due rimasero in silenzio per un tempo indefinito, ma che bastò a Konzen per fumarsi, in tutta calma, una sigaretta.
-La bambina … Non è la sola malata, vero?- Akane spalancò gli occhi, fissando la divinità. Konzen buttò il mozzicone. aveva fatto centro. Akane abbassò lo sguardo, combattuta.
-Cosa sai, esattamente?-
-Non più di quello che vedo.- Si limitò a dire il biondo, prendendo un’altra sigaretta. -E vedo che non è solo la bambina a non stare bene. Tutte e quattro avete un aspetto stravolto. Kaori lo nasconde bene col trucco, e Sorame con gli allenamenti di scherma. Ma tu e la mocciosa … Bhe, ve lo si legge in faccia.- Akane sospirò. Konzen continuò ad osservarla. Attraverso le loro schermaglie verbali, avevano creato una sorta di rapporto confidenziale, se così lo si poteva chiamare. Un’affinità. Che obbligava uno a sapere quello che accadeva all’altro.
-Io … Non so se posso parlartene …- Mormorò Akane. Konzen rimase sorpreso. Akane aveva esitato. E, da quando la conosceva, la bionda non aveva mai esitato. Neppure una volta. Stava per aggiungere qualcos’altro, me un brivido le attraversò il corpo, e le forze le vennero a mancare. Sarebbe finita a terra, se Konzen non avesse coperto in un istante la distanza che li separava e l’avesse sorretta. Il biondino quasi tremò, quanto sentì quanto fosse esile il corpo di Akane tra le sue braccia.
-Sicura di non potermelo dire?- Chiese ancora Konzen, non appena Akane riuscì a rimettersi di nuovo in piedi. Gli occhi azzurri di lei lo fissarono, duri e decisi. Konzen quasi sorrise, interiormente sollevato di rivedere la solita luce fiera e combattiva negli occhi di lei.
-Sicura.- Un momento di silenzio.
-C’entrano i vostri poteri?- Akane annuì. Un altro momento di silenzio. Poi un piccolo sorrisetto fece capolino sulle labbra della ragazza.
-Sai? Sembra quasi che tu ti stia preoccupando per noi … Sappi che se è così, non ti potrò dire nulla.-
-Tsk. Preoccuparmi per voi? Ma neanche a pensarci! Non sono affari miei.- Fece l’uomo. Una venuzza si disegnò sulla tempia di Akane, che aveva improvvisamente assunto un’espressione troppo simile a quella di Konzen.
-Ed allora cosa me lo chiedi a fare! Sottospecie di burocrate ammuffito!- Ringhiò, tirando un orecchio al biondino.
-AHIA!!! “Burocrate ammuffito” a chi?!- Esplose lui, tenendosi l’orecchio leso.
-A te, isterico!-
-Pazza furiosa!-
-Schizofrenico!- Gli insulti andarono avanti per parecchi minuti, finché entrambi non smisero di parlare. Il silenzio calò nuovamente sui due. La brezza del vento filtrava tra le foglie, come una musica. Unico rumore udibile in quel punto del giardino.
-Perché se fossi preoccupato non mi diresti nulla?- Chiese Konzen. Akane rimase in silenzio, ma quando fece per andarsene, si voltò di nuovo a fissare Konzen negli occhi.
-Perché cercheresti di fermarci. E ti metteresti contro l’Imperatore. E se tu lo facessi, ti ucciderebbe. E anche gli altri.-
-Lo hai visto nelle tue visioni?- Volle sapere il biondo. Sapeva bene dei poteri di Akane.
-Quello che io vedo può sempre essere cambiato. È il mio potere. Vedo la parte labile del futuro. So che se tu e gli altri cercaste di fare qualcosa, vi vedrei morire. Quindi, non posso lasciare che lo facciate.- Con un movimento inaspettato, Konzen afferrò Akane per un braccio, costringendola a guardarlo in volto.
-Se quello che vedi può essere cambiato, allora si può anche cambiare in un altro modo.- Akane scosse la testa.
-Non stavolta. Non possiamo sempre cambiare il futuro come piace a noi.-
-Forse no. Ma posso giurarti, che nessuna visione potrà mai decidere il mio destino. O quello di chicchessia abbia a che fare con me.- Akane sorrise tristemente, e passò una mano sulla guancia di Konzen. Un contatto semplice, eppure intimo allo stesso tempo. L’uomo ne rimase sorpreso, quel tanto da permettere ad Akane di liberarsi della sua presa.
-Se tu avessi detto questa cosa in modo più  cavalleresco, saresti stato davvero romantico. Ma ora ti devo lasciare. Forse … Forse sarà l‘ultima volta che ci vediamo.- E si voltò, mentre Konzen sembrava aver perso momentaneamente l’udito e la capacità di muoversi. Mentre se ne andava, la donna si volse ancora una volta verso di lui. -Sappi solo che stiamo eseguendo gli ordini dell’Imperatore. La nostra vita è nelle sue mani. E non credo gliene importi molto di salvarla.- Il biondo parve finalmente riprendersi dal suo stato di semi incoscienza.
-Noi ci rivedremo ancora. E questa è la MIA predizione.- La ragazza sorrise nell’oscurità, ma non accennò a rallentare il passo. Konzen rimase immobile, mentre la figura ammantata di Akane scompariva nell’oscurità. Sulla sua guancia, il calore di quella carezza non accennava a sparire.

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Tutti erano andati a dormire. Solo Goku era rimasto a vegliare Ayumi. Nessuno era riuscito a schiodarlo dal letto dell’amica. Anche Nataku sarebbe voluto restare, ma una missione lo aveva costretto ad allontanarsi per almeno un giorno.
I suoi occhi dorati passarono sul volto della bambina, profondamente addormentata. Lui ne era sicuro. Ayumi era malata. Anche se tutti si rifiutavano di confermarglielo. A volte gli adulti sottovalutavano i bambini. Erano già alcuni giorni, che la sua amica non stava bene. Ogni volta che veniva a giocare con lui e Nataku era sempre più stanca. Ed anche le sue sorelle.
Un brivido attraversò la schiena del piccolo eretico. A tanto arrivava la sua preoccupazione per l’amichetta. Si chiese se quel malessere non fosse collegato agli impegni che Ayumi e le altre semidivinità avevano a palazzo. Più volte Akane era venuta a prenderla nel bel mezzo dei giochi, e Goku l’aveva sempre vista piangere ogni volta che doveva andare. Ma a nulla erano valse le domande sue e di Nataku. La destinazione di Ayumi era rimasta top secret.
-Goku?- Ayumi si era svegliata. La sua mano, timidamente, cercava quella dell’amico.
-Sì, sono qui.- Rispose il bambino.
-Ho sete …- In pochi istanti, Goku porse ad Ayumi un bicchiere colmo di liquido arancione.
-Tieni. Tempou e Kaori immaginavano che ti sarebbe venuta sete, così hanno lasciato un’intera brocca di spremuta d‘arancia.-
-Grazie …- Ayumi non fece in tempo a prendere in mano il bicchiere, che il suo potere si attivò. Goku vide solo la superficie della spremuta vorticare, ma la piccola semidivinità vide molto di più. Lasciò cadere il bicchiere con un grido. Goku, con una prontezza di riflessi invidiabile, riuscì a prendere al volo il bicchiere, versando solo un po’ di succo. Ayumi si era rannicchiata sul letto, tremante.
-Ayumi, cos’hai?-
-Ho paura.-
-Di cosa?-
-Di una cosa che ho visto.-
-E che cosa hai visto?- Ayumi ingoiò a vuoto, mentre le lacrime cominciavano a farsi spazio tra le lunghe ciglia.
-Noi … Noi moriremo tutte! Io, Akane, Kaori, Sorame … tutte!- Goku rimase immobile per alcuni istanti, troppo scioccato dalla rivelazione.
-Non … Non è possibile …-
-ED INVECE LO È!!! LO È ECCOME!!!- Urlò Ayumi, il piccolo cuore come schiacciato da una mano maligna. -TUTTO QUELLO CHE “VEDO”, SUCCEDE SEMPRE!!! SEMPRE!!!- Con il corpo scosso da singhiozzi, la piccola Veggente si accasciò sul letto. Prendendo il coraggio a due mani, Goku le si avvicinò, titubante. Non sapeva ancora se credere o no a quanto Ayumi gli aveva detto. Ma questo non lo avrebbe fermato dal consolarla. L’abbracciò, e rimase a consolarla fino a quando non si addormentarono.

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Il sole filtrava attraverso i vetri della finestra, e gli uccelli cantavano ormai da tempo, quando Goku si svegliò. Si stiracchiò come un gatto, arrotolandosi nei lenzuoli candidi. Ancora parzialmente incastrato nel mondo dei sogni, il piccolo eretico si chiese cosa ci facesse in quella camera, decisamente non sua. Fulmineo, il ricordo della sera prima arrivò, svegliandolo del tutto. Balzò seduto sul letto, e vide che, a parte lui, era vuoto.
-AYUMI!!!- Chiamò forte l’amica, ma non giunse alcuna risposta. Rapido, saltò giù dal letto, e corse fuori dalla stanza, continuando a chiamarla. Finchè non andò a sbattere contro Tempou.
-AHIA!!!-
-Goku? Tutto a posto?- Chiese la divinità, aiutando il piccolo a rialzarsi.
-Ayumi! Tempou, Ayumi Chan è scomparsa! Non la trovo da nessuna parte!!!- Gli occhi verdi dell’uomo si spalancarono per la sorpresa. Ma subito un’espressione preoccupata ne prese il posto. Proprio allora arrivò Kenren, ansimante come se avesse appena fatto una corsa mostruosa. E dal sudore che gli colava dalla fronte, forse era proprio così.
-Niente! Sorame non è all’arena, e all’armeria non l’hanno vista!- L’espressione preoccupata di Tempou si fece più profonda.
-Anche lei …-
-Anche lei? Che vuol dire “anche lei“? Insomma, volete spiegarmi?!- Esplose Goku, esasperato. Tempou si voltò verso di lui, sospirando.
-Non è sparita solo Ayumi, Goku! Anche Kaori e Sorame si sono volatilizzate!-
-E … e Akane?- Chiese il bambino con un filo di voce. Nella testa continuavano a rimbombargli le parole di Ayumi.
“Noi moriremo tutte!”
-Konzen e Kaede sono andati a cercarla.- Spiegò Tempou. -È stata lei ad avvertirci che le altre Veggenti erano sparite.- Con un tempismo incredibile, Konzen e Kaede fecero il loro ingresso, trafelati come non mai.
-Trovato nulla?- Chiese Kenren. Il biondo scosse la testa.
-Niente. Sono sparite.-
-Dove … dove possono essere?- Mormorò Kaede, rivolta più a sé stessa che agli altri. -Rito? Che rito?!- Chiese Konzen, piantandosi davanti alla semidivinità. Questa non potè resistere a lungo sotto il suo sguardo di ghiaccio.
-Il rito di confinamento. Eon, secondo gli ordini dell’imperatore, deve essere rinchiuso.- I tre uomini spalancarono gli occhi per lo stupore. Goku li fissava ad uno ad uno, senza capire.
-Chi è Eon?- Konzen lo ignorò.
-E dimmi, sai dove si terrà questo rito? Parla!- Kaede rimase titubante per qualche secondo, prima di rispondere.
-Al … al palazzo dell’Imperatore.-

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Con un cigolio mostruoso, il grande portale si aprì. Konzen, Tempou, Kenren e Goku, seguiti da kaede, entrarono, ignorando i brusii della corte imperiale.
Seduto sul suo trono dorato, l’Imperatore Celeste passò lo sguardo sui nuovi venuti. Sapeva che sarebbero arrivati. Le sue Veggenti lo avevano avvertito.
Konzen avanzò verso il sovrano, ignorando le guardie che gli intimavano d’inginocchiarsi. L’Imperatore fece segno ai suoi uomini di lasciarlo fare. Comprendeva i suoi sentimenti. Ed ancora di più ne comprendeva la ragione.
-Vecchio.- Esordì Konzen. Un brusio indignato si propagò per la corte. -Tu sai perché sono qui, vero?- L’Imperatore annuì appena.
-Sapevo che saresti venuto, ben prima che tu imboccassi la via per arrivare sin qui.- Ribattè. Gli occhi violetti di Konzen scintillarono.
-Allora è inutile spiegare. Dimmi dove sono.- L’imperatore indicò una porta alla sua destra.
-Lì. Nella stanza del Tempo e del Sigillo. Ma questo non ti servirà a nulla. Il rito è già cominciato. E nulla e nessuno può interromperlo, ormai.- Tempou, Goku e Kenren si fiondarono dalla massiccia porta dorata, nel tentativo di forzarla. Nessuna guardia si mosse per fermarli. L’Imperatore sorrise, crudele. -I vostri sforzi sono inutili. La porta si riaprirà solo a rito concluso.- Kaede irruppe, sconvolta.
-Il rito non può iniziare! Le Veggenti non sono tutte riunite!-
-Mia cara …- Fece l’Imperatore. -Il rito è iniziato.-
-Ma per il rito occorrono cinque Veggenti!!! Là dentro ve ne sono soltanto quattro! Il loro potere non sarà sufficiente …-
-Il rito andrà a buon fine.- La interruppe il dio, mentre con un cenno invitava la corte ad andarsene, guardie comprese. Kaede riprese a parlare non appena nella stanza non rimasero altri che Goku, Konzen, Tempou e Kenren, oltre all’imperatore.
-Cosa le dà tanta sicurezza? In tutte le prove fatte fino ad oggi, abbiamo visto che il solo potere di quattro Veggenti non può creare un sigillo di tale entità! Sarebbe troppo rischioso, non sopravvivrebbero! Non è …-
-E rinunciare ai poteri divinatori di tutte le mie Veggenti? No, mai!- Esplose l’Imperatore.
-Un piccolo prezzo da pagare … Per creare il sigillo occorre sacrificare i nostri poteri …- Mormorò la semi Divinità, intimidita.
-Ho trovato un modo migliore.- Disse il dio. -Non piacevole, ma meno dannoso.-
-E quale sarebbe, maledetto vecchiaccio?!- Ringhiò Konzen, gli occhi sprigionanti fulmini di odio. Kaede cominciò a tremare. Aveva compreso.
-Voi … Non potete averlo fatto … No …-
-Che cos’ha fatto? A che diavolo ti stai riferendo!!!- Esplose il biondo. Kaede cadde in ginocchio, mentre le lacrime gli riempivano gli occhi.
-Ha … Compensato la mancanza di potere della quinta Veggente … Con la vita della altre quattro. Le ha mandate a morire …- Il viso di Konzen si trasformò in una maschera cerulea. Tempou e Kenren finirono coi loro inutili tentativi di forzatura della porta. Solo Goku continuò il suo lavoro, sordo alle parole di Kaede, che fissava con occhi colmi di lacrime il suo sovrano. -Anche la piccola Ayumi … Ed è solo una bambina!!!- L’Imperatore resse lo sguardo accusatore della semi Divinità con una freddezza inumana.
-Bastava che mi restasse una sola Veggente. Le altre erano pedine sacrificabili.- Konzen strinse i pugni.
-“Pedine sacrificabili”? Come diavolo ti permetti, vecchio?- Una serie d’immagini passarono davanti alle iridi viola della divinità. Akane che lo sfotteva in ogni modo. Goku e Ayumi pieni di cerotti dopo averne combinata una delle loro. Kaori che si prodigava nel preparare un pranzetto per tutti loro, con la supervisione di Tempou. Sorame che freddava i bollenti spiriti di Kenren, puntandogli la spada ai gioielli di famiglia. Ricordi. Vicini, eppure in quel momento così lontani. L’Imperatore non si impressionò neppure per un istante.
-È come una partita a scacchi. Per salvare la regina, devi sacrificare qualcosa.-
-Perché … Perché non ha mandato anche me?- Chiese Kaede con un filo di voce.
-Mia cara … Sei stata al mio fianco per così tanto tempo … Perché mai avrei dovuto rinunciare ai tuoi servigi proprio ora?- Konzen stava per attaccare il vecchio, quando Goku lo chiamò a gran voce.
-KONZEN!!! LA PORTA!!! SI STA APRENDO!!!-
-Non troverai altro che cadaveri, Konzen.- Lo avvertì l’Imperatore. Ma il biondino non stette ad ascoltare, ed entrò per primo nella stanza del Tempo e del Sigillo. Con lui entrò Kenren, mentre Tempou tratteneva Goku.
Quello che le due divinità videro li lasciarono impietriti. Dall’orrore. In cerchio attorno ad un piedistallo, stavano i corpi senza vita delle quattro sorelle Veggenti. Sopra al piedistallo, il risultato delle loro fatiche. Un libro fluttuante, dalle rifiniture argentee, con una chiave. Il potere che emanavano era forte.
Kenren si precipitò in lacrime verso Sorame, ignorando ogni etica militare. Konzen era come in trance. I suoi occhi erano fissi sul volto cereo di Akane, che ancora teneva per mano la piccola Ayumi. Goku si divincolò dalla presa di Tempou, ed entrò. Fu come se il mondo crollasse sotto i suoi piedi di bambino, così abituato a vederlo come un immenso parco giochi, dove la morte non era neppure considerata. Rimase fermo, immobile, troppo scioccato per fare qualunque cosa che non fosse piangere e gridare.
Tempou si diresse verso Kaori, il dolore impresso nelle iridi verdi. Ci vollero alcuni minuti. Poi i quattro uscirono dalla stanza. Goku teneva in mano la bambola di Ayumi. Konzen e gli altri una parte del proprio cuore.
Sfilarono sotto gli occhi sbarrati di Kaede e quelli freddi dell’Imperatore Celeste, senza degnare il sovrano di una sola occhiata. Fuori dal palazzo, Nataku li raggiunse, scombussolato. In qualche modo era riuscito ad arrivare prima dalla sua missione. Vari tagli ed escoriazioni gli coprivano il volto.
-Goku che è successo? Ayumi …- Non finì la frase. La presenza di Pao Chan tra le braccia dell’amico, ed i suoi occhi gonfi di lacrime, erano una risposta più che sufficiente. Il giovane principe della guerra cominciò a tremare. -Oh, no … No, no, no, NO!!!- Prima ancora che le prime lacrime potessero scendergli dagli occhi, Goku gli aveva teso la bambola di pezza. Un messaggio silenzioso, ma forte. Come solo i gesti più spontanei potevano esserlo.
-P … penso che … la terrai meglio di me … io … sono troppo maldestro … potrei rovinarla …-

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Non v’era stata cerimonia. Non v’era stata sepoltura. Perché nel Tenkai, la morte non doveva esistere. Oppure le Divinità avrebbero dovuto ammettere la propria fragilità. Come quella degli Uomini o dei Demoni. Nel regno dell’Imperatore Celeste, non doveva esistere la fragilità. Per lui e la sua corte, semplicemente, le quattro giovani semi Divinità non erano mai esistite.
Ma per alcuni abitanti di quel mondo, le quattro fanciulle erano esistite eccome, ed avevano vissuto, avevano gioito, avevano pianto.
Di tacito accordo, senza che nessuno avesse detto nulla, Konzen, Tempou, Kenren, Goku e Nataku si erano riuniti nel bosco di ciliegi perennemente in fiore. Nella stessa radura in cui i due bambini si incontravano con la loro amichetta scomparsa. Un luogo diventato improvvisamente, da ludico, sacro. Nataku strinse più forte Pao Chan. Aveva chiesto più volte a Goku se non volesse tenerla lui. Ma l’eretico aveva sempre rifiutato.
“Penso che la terrai meglio di me …”
Era stata la motivazione. Nataku promise a sé stesso che l’avrebbe sempre tenuta al suo fianco. Guardò i piccoli tumuli di pietra che i tre adulti avevano costruito. Uno per ognuna delle semi Divinità morte. Una specie di tomba, un simbolo per impedire a sé stessi di dimenticarle, come aveva fatto l’intero Tenkai.
Goku tirò una manica a Konzen.
-Konzen … Mi mancano tanto …- Con un gesto, tanto improvviso quanto strano per la sua persona, Konzen posò la mano sul capo del bambino, in una ruvida carezza.
-Non fare il triste. Un giorno le rincontreremo. Non so quando, non so come … Ma le rincontreremo, puoi starne certo.- Goku tirò sul col naso, ed annuì. Se Konzen lo diceva, allora doveva essere vero. Nataku guardò il suo amico. Le iridi dorate scintillavano di fiducia. Guardò anche la bambola che teneva in braccio. All’improvviso volle crederci. Con tutto sé stesso. Avrebbe aspettato quel giorno in cui sarebbero stati di nuovo tutti quanti assieme. Avrebbe conservato Pao Chan fino a quando non avesse rivisto Ayumi per restituirgliela.

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Poco distante, nascosta dietro un albero, Kaede guardava quella sorta di silenzioso funerale. Era sfibrata. In meno di una giornata, era rimasta l’unica semi Divinità Veggente del Tenkai. E sarebbe anche stata l’ultima.
-Sei sicura di ciò che farai?- Kanzeon Botatsu era spuntata alle sue spalle. Nessun sorriso ad illuminarle il volto.
-Sicurissima.- Fece Kaede, mentre distoglieva lo sguardo dal gruppetto di ragazzi. -Non posso più stare qui, amica mia, lo sai.-
-Sarà triste qui, senza di te.-
-Non più di adesso.- Rise la Veggente, scostandosi una ciocca di capelli dal volto. -Andrò a Gaya. Lì non sarò più nulla. Né semi Divinità né Veggente. Solo una donna umana. Porterò con me la Chiave ed il libro. E l’Imperatore avrà perso su tutta la linea.-
-Capisco.- Fece la Divinità della misericordia. -In tal caso, non posso che augurarti buona fortuna.-
-Grazie Kanzeon. Addio.- Botatsu rimase a guardare Kaede allontanarsi. Quella era l’ultima volta che vide Kaede, l’Ultima semi Divinità Veggente del Tenkai.

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-Gli altri disordini che accaddero dopo li conosciamo bene. Tu più di me. La Veggente andò a vivere su Gaya, il mondo ove la magia non poteva esistere, e divenne umana. La progenie di Kaede ereditò i suoi stessi poteri divinatori, saltando una generazione sì ed una no. E per cinquecento anni, l’Imperatore chiamò a sé l’erede di tali poteri, per prevenire altri disordini.- Concluse Kanzeon. Il volto di Nataku non cambiò neppure allora. La divinità non vi fece caso. Prese una bambola sistemata dietro il trono, e la mise in braccio al principe guerriero.
-Forse presto potrai restituirla alla sua proprietaria …- Un lungo luccichio passò sulle iridi dorate di Nataku.

-Fine capitolo 15-

Uao! Ho finito la parte legata al Tenkai … Spero che le cose fossero abbastanza chiare … dal prossimo capitolo riprenderò a parlare del presente, prometto. Vi dirò che fine ha fatto Caleb ed il viaggio riprenderà. Volevo ringraziare Lav_92 per aver commentato lo scorso capitolo … Attendo suggerimenti, commenti, critiche. Gli insulti verranno rispediti indietro ;-P
Scherzi a parte, scrivetemi!!!
Ciao ciao
Will
  
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