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Autore: Mari087    21/01/2015    1 recensioni
Appunto, una piccola serie di storie autoconclusive su Slayers. Alcune puramente comiche, altre un pò meno...(ci sono più o meno tutti i personaggi, ma i personaggi principali sono quasi sempre Zel e Amelia).
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Seduta accanto al caminetto acceso e intenta a spazzolare con ritmo costante la lunga chioma nel tentativo di farla asciugare il più velocemente possibile, la grande maga-genio e terrore di ogni essere vivente, Lina Inverse, non riusciva a trattenersi dal lanciare sguardi per niente amichevoli alla ragazza che la fissava dalla sua comoda posizione semi-sdraiata su uno dei letti più importanti di tutto il castello di Saillone.
Amelia, tuttavia, non era per niente preoccupata dalla minaccia poco velata rappresentata dallo sguardo dell’amica: minaccia che anzi fronteggiava sconsideratamente sfoggiando un affascinante quanto malizioso sorrisetto che Lina era pronta  a giurare non averle mai visto indossare, e che, per qualche inspiegabile ragione, la faceva somigliare tremendamente a qualcuno che sapeva di conoscere bene, nonostante non riuscisse a mettere bene a fuoco chi fosse.
La maga-genio stava anche ponderando l’idea di lanciare con quanta più forza possibile la bella spazzola che teneva in mano dritta verso il centro del viso di Amelia, così che l’impatto avrebbe cancellato definitivamente il sorriso dell’amica e magari le avrebbe anche rotto il grazioso nasino, costringendola per una settimana o due a presentarsi agli impegni di corte con una fasciatura molto poco regale.
Ma, comunque, c’erano dei motivo validi a trattenerla: il primo, e più importante, era che le setole di quella spazzola avevano un tocco così delicato che sarebbe stato veramente un gran peccato sprecarla in quel modo. Il secondo era che in fondo era consapevole che un danno più o meno permanente al setto nasale di Amelia era veramente una punizione eccessiva, data la situazione.
Molto più diplomaticamente, Lina decise che per quella sera, in quella stanza, avrebbe rotto solo il silenzio.
“E comunque, potevi anche evitare”.
“Cosa?”
Una domanda pronunciata con uno sguardo così limpido, che se solo Lina fosse stata meno furba, avrebbe anche potuto credere che Amelia non capisse veramente. (Era preziosa, quella spazzola, molto preziosa, doveva ricordarlo).
“Andiamo!”
“E dai, Lina! che bisogno c’è di fare tutte queste storie? E poi…potrei anche sentirmi offesa, dato che non sei stata sincera con me!”.
“Io non ti ho raccontato nessuna bugia! Diciamo che…ho omesso qualche verità, semmai!e comunque, tu sei andata troppo oltre, carina! Noi non…E comunque non…cioè, non è affatto come dici tu!”
“I fatti parlano da soli!”
“Sono fatti che non ti riguardano!”
Uno sguardo tra il deluso e l’arrabbiato che, per un lungo istante, lasciò Lina quasi interdetta.
“Volevo dire…Nel senso…Amelia!”
Silenzio.
“Resta comunque il fatto che adesso sei in debito con me!”
“Ma Amelia! Questo non è giusto!”
“Sulla giustezza di una cosa non transigo!”
Improvvisamente, le due scoppiarono in una fragorosa risata.
“Perché stiamo ridendo come due sceme?”
“Perché stiamo discutendo di niente!”
 “Oh, Lina, che brutta cosa riferirsi al fatto che ho scoperto da sola, sì da sola e stai zitta!, che finalmente le cose nel mondo girano come dovrebbero e tu e Gourry siete una coppia come “niente”! Insomma, me lo potevi dire!”
“Avrei potuto dirtelo, se tu non fossi saltata subito a conclusioni errate chiedendo il permesso a Gourry di “rubarmi per una notte!” Guarda che non dormiamo ancora insieme! Cioè non siamo a quel punto, ancora, noi non…ci siamo capite!”
Altre risate, e la pace era fatta. E per suggellarla al meglio, Amelia invitò Lina a mangiare con lei del cioccolato che venivano da qualche rinomata pasticceria della capitale, e che conservava da qualche giorno nell’attesa di trovare il momento adatto per consumarlo.
“Lina, apri il primo cassetto di quel mobile, per favore?”
Contro ogni previsione, l’occhio della maga-genio non cadde subito sul pacchetto colorato dei dolciumi, ma su un cofanetto rosso e oro che Amelia conservava nello stesso cassetto.
“Che bello…cosa contiene?”
“Lettere”.
“Posso sapere di chi?”
“Certo! Sono lettere scritte dai miei pretendenti!”
“Da chi???”
“Bhè, Lina, sai…io sono una principessa, dopotutto. Ricevo proposte di matrimonio praticamente da quando avevo cinque anni. Da parte di giovani rampolli che neanche conoscono, per lo più”.
 “Posso aprire?”
 “Fai pure!”
“Allora, vediamo…aspetta…perché ci sono dei  numeri dietro ogni busta? È la tua grafia, mi pare…”
“Sì, è la mia”.
“Cosa significa?”
“Sono voti.”
“Voti? Ma Amelia!”
“Andiamo, che male c’è? È un divertimento innocente!”
E Amelia accompagnò la sua frase con uno sguardo così limpido che Lina, pizzicandole le guance, si annotò mentalmente di non prendere più in giro Zelgadiss sulle reazioni istantanee di rammollimento che mostrava quando la principessa gli sbatteva davanti le ciglia. Perché, a volte, si rammolliva pure lei.
“E in base a cosa attribuisci questi voti, sentiamo?”
“Dipende…queste lettere annunciano quasi tutte la visita di un qualche giovane che  non conosco…mi limito solo a giudicare l’originalità della lettera…nel senso: se è scritta bene, riceve un voto alto, se vi si trovano a casaccio le solite frasi sulla bellezza del mio volto e sui miei occhi, perde punti”.
“Amelia…una ragazza romantica come te!”
“Lina, stiamo parlando di gente che non mi ha mai vista! Potrei anche avere un occhio che guarda a ponente e un altro che guarda a levante, per loro! E la situazione non cambia nemmeno per quelli che dicono di essere stati fulminati da qualche mio ritratto! Ne hai mai visto uno di quelli che mi hanno fatto i pittori di corte? Sono io quella raffigurata, non c’è dubbio, ma sapessi quanto sono composta!”
“Visto che lo ammetti pure tu di essere una pazza che non sta mai ferma, visto, visto! Comunque…credo di capire…e nessun pittore si è mai preso la briga di farti un ritratto da degna paladina della giustizia? Tipo messa così?”
E Lina tentò di imitare quanto più fedelmente possibile una a caso del grande repertorio di posa da eroina di Amelia.
“Sì, uno sì. Era un ritratto di piccole dimensioni comunque, non di quelli che vengono spediti alle altre famiglie reali…”
“Ma torniamo alle lettere…vediamo, urca, questa ha un voto altissimo! Leggiamo…”
Ed effettivamente, alcune lettere erano davvero divertenti. Un concentrato di romanticismo di bassa lega al quale si accompagnavano, ogni tanto, scorrettezze grammaticali così evidenti che, a detta di Lina, anche Gourry avrebbe saputo individuarle subito.
Dopo una mezz’ora di risate abbondanti, Lina si accorse che il cassetto contenente il cofanetto non era ancora vuoto.
“C’è una altra scatola…ma quanti principi esistono al mondo, scusa?!”
“Ah, no…quello contiene i bollettini”
“I che???”
“Sono le lettere di Zelgadiss”.
“Ah ah…queste allora non le posso leggere, giusto?”
 “Leggile pure se vuoi…ma ti consiglio di leggerne solo uno a caso, tanto le altre sono tutte uguali! Cambia solo la data e il luogo da dove provengono…per il resto, il contenuto non varia!”
“Per questo li chiami “bollettini”?”
“Indovinato!”
Ed effettivamente, anche ad una semplice prima occhiata, si poteva benissimo capire che tutti quei pezzi di carta seguivano lo stesso schema: un brevissimo saluto iniziale (che variava da: “Ciao Amelia, come stai?” a “Ciao Amelia, spero tutto bene”), un’indicazione molto sommaria del luogo dove si trovava il mittente (“Sono nella regione di” o “sto attraversando il”), notizie sulle ricerche o affini (“tutto vecchio, per me”), breve chiusa finale (“non cacciarti nei guai!”),  saluti e firma (estesa, con tanto di nome e cognome, come se il mittente stesse veramente firmando un bollettino ufficiale).
“Dei, Zel…”
“Lo so, lo so…non dovrei dirlo ma…sono terribili”.
E nonostante il tono sconsolato della principessa, le due ragazze si concessero l’ennesima lunga risata a beneficio della scarsa inventiva letteraria dell’amico comune.
“E a Zelgadiss non hai mai dato un voto?”
“Pensi che sia necessario farlo?”
“D’accordo, ci penso io!”
E detto questo, Lina si procurò una penna e un calamaio a caso dalla scrivania della principessa, tracciò dei segni (tutti uguali) sul retro di ogni busta, e poi trovò con Amelia altri argomenti di conversazione.
 
“Zelgadiss, per favore, mi prendi la spazzola che è nel primo cassetto di quel mobile? Io torno subito”.
Detto questo, la principessa che lo ospitava nella sua stanza girò i tacchi e scomparve nel buio dei suoi regali appartamenti.
Accanto alla bella spazzola dalle setole finissime Zelgadiss trovò un cofanetto rosso e oro, accanto ancora una scatola di porcellana, e poi un foglio spiegazzato.
Zelgadiss era un tipo discreto, lo era sempre stato. Ma non vedeva niente di male nell’aprire quel cofanetto: in fondo, erano di Amelia, non di una sconosciuta.
Per cui, per ingannare il tempo, decise di aprire prima il cofanetto rosso, sul quale trovò una serie di fogli di carta finissima di vario colore che recavano tutti un numero tracciato senza dubbio dalla mano di Amelia.
E poi, dentro, una sfilza di complimenti che inneggiavano variamente alla bellezza degli occhi di Amelia, alla finezza della sua figura, allo splendore profondo della sua chioma, alla dolcezza del suo incarnato, e così via, fino ad arrivare a chi affermava con certezza assoluta che sarebbe sprofondato in un mare profondo di lacrime se la principessa si fosse rifiutato di riceverlo.
Con stoica resistenza, decise di aprire anche la scatolina di porcellana. La grafia che trovò dietro le lettere era però diversa: era senza dubbio Lina che aveva tratteggiato, a lettere grandi, “N.C.” dietro ognuna delle sue missive.
Non classificabile. Zelgadiss si chiese se per caso fossero rivolti ai mittenti, e non alle missive, e in base a che cosa Amelia li giudicasse.
Sul foglietto spiegazzato, invece, la mano di Lina aveva tracciato come titolo un bel “Bollettino n°1 di Lina Inverse”, e poi una sommaria brutta copia dello stile che lui usava nelle sue comunicazioni con Amelia. Il fatto che il foglio fosse macchiato di cioccolata fugava ulteriormente ogni dubbio sull’autrice.
Quando la principessa tornò dove la chimera l’aspettava, trovò che il suono di quella che era una domanda che le rivolgeva spesso era molto diverso del solito.
“Amelia, che hai fatto mentre io non c’ero?”.
Zelgadiss non scriveva mai subito dopo essere partito: generalmente, se il viaggio era lungo, faceva passare almeno due settimane, e poi dava sue notizie. Era successo anche che non scrivesse proprio, in previsione di tornare dopo un solo mese d’assenza.
Questa volta prese la penna la prima sera durante la quale si fermò, e dedicò un’oretta buona a descrivere molte cose che adorava della principessa di Saillune: e non si limitò chiaramente allo splendore dei suoi capelli o alla dolcezza del suo incarnato.  Le ultime righe della lettera, infine, affermavano che la chimera “sarebbe sprofondato in un mare profondo di lacrime” se la principessa si fosse rifiutata di “riceverlo” (e proprio per esagerare buttò lì pure eventuali suggerimenti per il rituale d’accoglienza), al suo ritorno. Poi chiuse consigliando caldamente di non mostrare mai a Lina quella lettera.
Quando, con suo enorme stupore, Amelia alcuni giorni dopo ricevette la lettera, il fatto di trovarsi nel bel mezzo della sala delle udienze del suo palazzo non le impedì di arrossire vivacemente.
Tornata della sua stanza, consegnò la missiva al buio del suo cofanetto, e tornò poi ai suoi doveri di principessa, rimuginando su due o tre risposte appropriate da dare alla chimera lontana, pensando anche per proprio per essere esagerata nella risposta avrebbe incluso che adesso certi rituali d’accoglienza se li poteva pure sognare.

Lina aveva ormai veramente perso l’abitudine di dormire senza Gourry accanto, quella sera che tornò a Saillune e che decise di rinfrescare le vecchie abitudini e trascorrere un’intera nottata a chiacchierare con Amelia, così da sentirsi di nuovo un po’ ragazzina.
“Lina, mi passeresti la spazzola che è in quel cassetto per favore?”
“Sì…oh, ricordo questo cofanetto! Ma ormai non dovresti avere più aspiranti pretendenti dalla vena romantica, giusto?”
“No, non più, certamente, ma li tengo per ricordo”.
“E questo? Oh, i bollettini!”
Mentre Amelia immergeva la delicata spazzola fra i capelli poco distante da Lina, la maga-genio iniziò ad estrarre a caso due o tre fogli dal cofanetto. Le cose non sembravano cambiate dall’avvenuto cambio di stato civile del mittente: lo schema si ripeteva uguale, anche se qua e là ovviamente erano sparpagliate parole più confidenziali o qualche domanda più specifica sulla situazione a palazzo, fino a quando Lina non trovò un bollettino particolarmente voluminoso.
Lo aprì pregustando già le risate. Lo richiuse imbarazzatissima  (ma solo dopo averlo letto tutto).
“Amelia?”
“Sì?”
“Esattamente quando hai iniziato a…ricevere Zelgadiss al suo ritorno?”
“Eh?”
“La data parla chiaro, prima del matrimonio! E non me lo hai mai detto!Ehi! ho estinto il mio debito!”
 
 
 
 
  
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