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Autore: Mari087    21/01/2015    0 recensioni
Appunto, una piccola serie di storie autoconclusive su Slayers. Alcune puramente comiche, altre un pò meno...(ci sono più o meno tutti i personaggi, ma i personaggi principali sono quasi sempre Zel e Amelia).
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E poi, un giorno ci diremo…
I suoi occhi erano di un colore particolare e incredibilmente brillanti.  I capelli folti erano lunghi, raccolti in una coda di cavallo ad incorniciare  un viso dai tratti regolari ma marcati, ricadendo poi su spalle molto larghe. Mostrava un sorriso cordiale e modi impeccabili, nonostante si raccontasse in giro che nella lotta fosse spietato. Era giovane, ma guardandolo non si riusciva a definirne l’età, perché non mostrava una faccia da ragazzino.
 Era, insomma, un uomo terribilmente affascinante.
Non ne sapeva molto di magia, ma era considerato da tutti come invincibile. Per questo, anche in quel piccolo paese dove gli stranieri erano guardati con diffidenza, era stato accolto con molti onori.
E ora, al calar del sole, passeggiava tranquillamente per il boschetto che costeggiava l’agglomerato di case intonacate di bianco con due maghe dalla fama indiscussa, per niente intimorito dalla potenza che le due avevano sfoggiato (e sfogato) solo un’ora fa in un’improvvisata lotta con uno sparuto gruppo di demoni minori che ogni tanto facevano la loro per niente gradita comparsa in quel luogo che si diceva nascondesse un qualche mai trovato tesoro di pietre dalle capacità particolari, ma che nessuno aveva mai visto. Forse, i tre pensavano, erano solo un mucchio di leggende messe su bell’apposta per fare in modo che ogni tanto qualcuno si avvicinasse ad un posto che altrimenti sarebbe stato dimenticato da ogni mercante o viaggiatore degno di questo nome.
Ma ora gli occhi di Lina Inverse andavano dall’affascinante guerriero senza casa alla maestosa chioma scura di Naga del Serpente Bianco, in un continuo viaggio di andata e ritorno. Si chiedeva che cosa le sfuggisse, e senza ammetterlo si domandava come fosse possibile che, in quel finale di giornata, la sua rivale sembrasse ancora più bella del solito.
Lina non capiva molto bene, ma era certa che qualcosa c’era, e andava oltre le opinioni spezzate che i due si scambiavano sulla presunta inesistenza del tesoro perduto, discussione dalla quale per altro lei non veniva assolutamente esclusa, data la gentilezza del guerriero che la interpellava frequentemente, lodando poi l’indubbia intelligenza che Lina mostrava.
La luce dorata del tramonto faceva brillare gli occhi del guerriero di luce riflessa, e anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva e forse neanche a se stessa, Lina era sicura che in quel momento Naga, sotto quel riflesso, somigliasse sempre di più ad una qualche dea pagana di qualche antico culto straniero dimenticato.
Alla taverna dove si aspettavano gli improvvisati salvatori, nonostante fosse un normale giorno della settimana, sembravano tutti pronti per una festa. La curiosità di vedere facce nuove si mescolava alla gratitudine per l’eroico gesto, e le donne del villaggio alternavano ai laboriosi gesti di preparazione di quello che poteva essere considerato a tutti gli effetti un banchetto  languide occhiate rivolte a beneficio dello straniero dagli occhi di giada.
Quando le più giovani riuscirono a tirare in disparte la componente femminile del momentaneo trio, ovviamente chiesero descrizioni dettagliate su come il guerriero si fosse comportato in battaglia, ma non capendone molto di armi o incantesimi, furono ben presto più interessate ad altri più leggeri argomenti.
Si raccontava che fosse sopravvissuto a bestie immonde con la sola forza delle sue braccia, che avesse scalato le montagne più alte, e tutta la serie di vicende più o meno credibili che accompagnano un guerriero dalla provenienza misteriosa. Poi,  dato che era veramente molto bello, si raccontava anche che avesse conosciuto donne meravigliose, lasciandosi dietro uno strascico di cuori infranti, ma mai disonestamente calpestati.
“Sapete”, disse poi una di loro, “si dice che pure parecchie principesse si siano innamorate di lui”.
Lina stava per risponderle con una frase che esprimeva tutto il suo disinteressamento alla cosa, ma le sue intenzioni furono interrotte da uno scoppio di risa ovviamente sempre molto poco discreto della sua compagna di viaggio, ma decisamente più modulato del solito.
“Ma davvero?” riprese poi il discorso la maga del Serpente Bianco, proprio quando l’oggetto della discussione, richiamato da quel qualcosa che Lina non capiva, abbandonò gli uomini con i quali chiacchierava per sedersi al suo fianco, e Lina si accorse che Naga aveva usato un tono di voce volutamente alto per incuriosire il nuovo uditore, che ovviamente chiese cosa ci fosse di così divertente nella conversazione.
“Pensa un po’! Mi hanno appena detto” continuò Naga “che sei riuscito, niente di meno, a far perdere la testa pure a parecchie principesse!”
Lo sconosciuto rise, e la ragazza del villaggio che aveva rivelato il segreto balbettò qualcosa di intellegibile per nascondere l’imbarazzo.
“Chi lo dice?”
“Lo dicono e basta”.
“Non lo credi possibile?”
Naga sorrise. “Mi tengo il beneficio del dubbio”.
“Per quanto tempo?”
“Per ora”.
Altre risate. Lina si chiedeva ancora cosa stava succedendo,  le ragazze del villaggio sospiravano, mentre gli occhi di tutte andavo dallo sconosciuto alla bellezza maestosa da dea pagana di Naga del Serpente Bianco.
Arrivarono le portate, e le maghe onorarono la tavola come al solito. Lo straniero si riservò il piacere di versare lui stesso il vino per le due commensali, tutte le volte che il loro bicchiere si svuotava.
Anche il suo si svuotò un paio di volte, e quando Naga che gli stava accanto ricambiò la galanteria a Lina quasi cadde la mascella sul piatto, specie quando sentì la domanda che accompagnò l’incredibile gesto:  
“Questo, e poi basta?”
 “Per ora”, rispose il guerriero, e Lina giurò che aveva usato lo stesso tono che aveva colorato le parole di Naga quando aveva usato la stessa espressione. Le girava la testa, e non  a causa del vino.
Il suono delle chiacchiere copriva qualsiasi altro rumore. A Lina arrivavano domande da tutte le parti, per cui era difficile seguire lo scambio di parole tra Naga e il guerriero.
“Da dove vieni?”
“Vuoi sapere troppo, tu”.
“Va bene, allora lo chiedo a lei”.
“Non lo sa.”
“No?”
“No.”
“Non ci credo!”
“è così.”
“Comunque, qualsiasi sia la tua provenienza, quanti uomini piangono la tua assenza?”
Naga non rispose subito “Nessuno. Non in quel senso.”
“Io mi tengo il beneficio del dubbio”
“Per quanto?”
“Per ora…”
Arrivò il momento in cui la gente iniziava a ritirarsi, e  anche gli occhi di Lina iniziavano a farsi pesanti. Quando però decise che era ora di andare a riposare, si accorse che Naga non era più al suo posto. E non c’era più nemmeno il guerriero. Non era insolito che Naga sparisse, e Lina non si dispiaceva affatto della cosa. Nonostante questo, non riuscì a fare a meno di chiedersi dove la sua rivale avrebbe passato la notte. Poi si accorse che, volendo essere sincera con se stessa, si stava interrogando in realtà sul come l’avrebbe trascorsa. Cercò di azzerare giudizi e pensieri, e le preoccupazioni, non sapendo bene se doveva augurare alla rivale di divertirsi più che poteva, o di stare il più attenta possibile.
Il mattino dopo Lina si sedette al tavolo che aveva occupato la sera prima, in attesa della colazione. Non passarono più di dieci minuti, che Naga oltrepassò la soglia della taverna.
Lina provò ad esaminarne il passo, ma Naga procedeva con la sua solita falcata sicura. Poi, la maga-genio si diede della stupida: si sentiva proprio come una comare di paese.
Forse, in certe cose, lo era ancora un po’.
Camminavano una accanto all’altra in assoluto silenzio nel quale  Lina coltivava, suo malgrado , una curiosità da bambina: si accorse che ora che era giorno avrebbe voluto fare a Naga un centinaio di domande.
 Ma proprio come i bambini, veniva bloccata da un persistente senso di vergogna e dall’incapacità di dare contorni definiti all’argomento in questione. Poi prese inutilmente fiato.
“Non chiedermi niente, Lina Inverse.”
La frase secca della sua compagna di viaggio bloccò la voce di Lina e le fece portare la testa indietro, colpita dallo stupore del fatto che la sua rivale le avesse perfettamente letto il pensiero.
Si fermarono.
Naga abbassò lo sguardo per puntare direttamente l’azzurro dei suoi occhi sulla faccia della maga più piccola, e sembrava studiarla come la vedesse per la prima volta. Poi continuò:
“Certe cose, ognuno le vive come vuole. Almeno, io la penso così. Dico, almeno per ora. Poi si vedrà. Tu, io credo, avrai un destino un po’ diverso.”
La donna con aria di saggezza che le stava di fronte era Naga?
“E poi un giorno, Lina Inverse, ci racconteremo di cosa sia l’amore, e di come sopra ogni cosa, ci spinga alla vita. O alla morte.”.
Per la seconda volta in poco tempo, Naga era riuscita a far cadere dallo stupore la mascella della sua rivale. Ma le ultime parole, la maga del Serpente bianco le aveva pronunciate di spalle e sottovoce forse dimenticando, o forse no, che l’udito della sua compagna di viaggio era abbastanza fine da coglierle. Per cui, Lina rimase in silenzio, chiedendosi ancora se era effettivamente quella che aveva di fronte era Naga o una sua copia perfettamente riuscita. In fondo, era anche possibile che lo fosse.
“Per il resto…”
E Naga lanciò al mondo un sorriso arrogante, e con un gesto rapido della mano portò indietro la fodera del mantello.
“Il tipo sapeva il fatto suo. È stato divertente. Ma io, in un immaginario scambio di genere, sarei stata  decisamente più brava.”
Sì, quella era Naga. E lo sguardo che rivolgeva al mondo era forse solo il suo modo di combattere la morte.
 
Il prato era così bello che sarebbe stato sicuramente un peccato troppo grave non approfittarne per sdraiarsi. E poi, era dovuto a tutte le persone giovani di godere di un po’ di sole.
Lina portava lo sguardo dalla distesa erbosa al cielo, alla punta delle sue scarpe e poi al volo di un insetto, godendosi quell’incredibile sensazione che si prova quando i muscoli sembrano sciogliersi.
Poi, i suoi occhi furono attratti dallo splendore lucente della chioma che le stava di fronte.
 Gourry aveva lo sguardo perso nel vuoto di chi riflette profondamente. Lina era troppo intenta a non lasciarsi sfuggire la sensazione di rilassamento per rovinarla aprendo la bocca. Iniziava a chiedersi  svogliatamente come era possibile che i suoi capelli riflettessero in quel modo la luce, ma i suoi pensieri furono interrotti dalla consapevolezza che c’era qualcosa di molto più grande di un insetto si stava muovendo accanto a lei.
Era Amelia che, senza una parola, abbandonava la quiete della sua posizione sdraiata. Lina osservò che prima di mettersi a passeggiare senza meta per il prato, aveva aperto e richiuso più volte le dita della mano: se conosceva bene la sua amica, voleva dire che si era alzata per combattere l’unico nemico che non poteva prendere a pugni, qualche vago sentimento di tristezza che in genere Amelia lottava con una qualsiasi forma di esercizio fisico e di irrequietezza.
Lina la guardò per qualche secondo, poi fu risucchiata nuovamente nell’ipnosi di quel tardo pomeriggio, che però sembrava irrimediabilmente perduta, nonostante l’insolito silenzio che il gruppo si godeva: Amelia aveva rotto l’immobilità di tutti, e ora la chioma di Gourry non era più visibile perché si era completamente sdraiato sull’erba.
 La mente di Lina era comunque ancora libera di ripescare da angoli remoti pensieri anche non congruenti con la situazione.
E poi un giorno, Lina Inverse, ci racconteremo di cosa sia l’amore, e di come sopra ogni cosa, ci spinga alla vita. O alla morte.
I muscoli che sentiva come sciolti si fecero sentire all’improvviso quando fu attraversa come da una specie di scarica elettrica: forse il sole si stava facendo troppo forte, e ora le dava alla testa, perché non c’era nessun bisogno né nessun motivo di ricordare la voce di Naga, specie se contenevano quel messaggio.
Gourry le puntò l’azzurro dei suoi occhi dritto in faccia. Lina non si era in realtà né mossa né aveva parlato: ma lui aveva percepito il suo cambiamento. Di cosa sia l’amore… No, lei era sicura di non  saperne ancora parlare.
Si concentrò perciò sulla figura di Amelia, molto più neutra per lei, per poi vederla improvvisamente inghiottita dall’erba alta del prato.
Zelgadiss passò improvvisamente dal solito atteggiamento di profonda concentrazione  che accompagnava la grazia dei loro momenti di silenzio ad uno stato allarmato. Il tintinnare della sua spada non coprì il flebile suono delle due parole che tutti avevano formulato nelle loro menti, con uno stretto “è caduta!” che gli scappò dalla bocca, subito prima che si allontanasse in direzione della scomparsa Amelia.
 Di come sopra ogni cosa, ci spinga alla vita… No, lei era sicura che niente stava avvenendo nell’equilibrio del suo gruppo.
Per cui, incrociò le braccia ed esclamò un deciso “Al solito!”. Il suono della sua voce la rincuorò.
Ma Amelia e Zelgadiss non rispuntavano. O alla morte.
“Gourry, ma…”
“Lina! Gourry! Venite! C’è una porta, un passaggio…”
Una porta in un prato, una nuova esperienza. Eppure, mentre andava incontro alla probabile nuova avventura, Lina non poteva togliersi dalla mente l’idea che effettivamente non le sarebbe dispiaciuto rincontrare Naga per farle finalmente delle domande di cui ancora non era sicura.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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