Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: milly92    24/11/2008    3 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Ragazza Perfetta Gold Boyz

Salve!

Mi scuso per il ritardo, ma non ho proprio avuto tempo per aggiornare, tra stanchezza,compiti, rottura del sito, amiche in crisi e il film Twilight… Chi di voi lo ha visto? Cosa ne  pensate? A me è piaciuto moltissimo!

 Ovviamente la rivelazione dello scorso cap vi ha lasciati stupiti ed indignati… Eh si, il nostro Niko, così dolce e rispettoso, si è sporcato le mani con atto così ignobile. Cosa succederà ora? Perché Max se ne sta chiuso in camera? Perché Rossella ha lasciato Andrea? E quest’ultimo come si sente? Cosa farà Debora? Le risposte le troverete in parte in questo e in parte nel prossimo cap!

Grazie mille a:

Vero15Star: Figurati! Eh si, Niko è stato proprio  stronzo! Non nascondo che anche io lo avrei ucciso di botte mentre scrivevo e lo farei tuttora! Grazie mille, spero continuerai a seguirmi! ^^

Angel Texas Ranger: No dai, non essere depressa, solo alla morte non c’è soluzione… ma no, anche alla stronzaggine dei ragazzi non c’è soluzione. xD Ora ho aggiornato, spero che ciò allevi il tuo senso di oppressione! ^^

95_angy_95: Hai ragione, se fossi in Rossella me lo sarei tenuto caro caro un raga come Andrea! Infatti, alla fine Daniele aveva ragione… Strano eh? Spero che questo cap ti piaccia!

Just_Me: Si, Niko ci ha proprio delusi! Chiarirsi, dici? Chissà… Spero ti sia piaciuto questo cap!

Penso che aggiornerò direttamente il sabato visto che mi aspetta una settimana impegnatissima come al solito.

La vostra milly92.

Capitolo 24

La Ragazza Perfetta Gold Boyz

Come c’era da aspettarselo quel sabato fu micidiale in tutto e per tutto: la casa sembrò divisa in fazioni; era una guerra di trincea in cui vinceva chi riusciva a conquistare più centimetri, in cui anche un millimetro aveva il suo valore. Ma c’era anche chi si rifiutava di combattere, alias Niko e Max che se ne stavano nelle loro camere senza dire nulla.

Per mia sfortuna tutti sapevano del litigio, infatti avevano sentito le mie urla e si diceva che tutti fossero usciti dalle loro stanze ma che Niko li avesse fermati.

Da quel momento nessuno di noi lo aveva visto.

Meglio per me, mi dissi, ma mi chiesi fino a quanto sarebbe potuta andare avanti questa guerra: c’erano le prove ed io ero la sua life coach. Ma di certo non avevo intenzione di cedere e perdonarlo dopo tutto ciò che aveva fatto alle mie spalle.

Così, due ore dopo il fatidico sfogo con Andrea, me ne stavo zitta zitta in cucina, cercando di ignorare gli sguardi di tutti puntati su di me, in particolare quello di Daniele,  e di ignorare quelli freddi tra Andrea e Rossella.

Mi sembrava di essermi svegliata da un sogno stupendo e allegro per poi andare a finire in un crudele incubo.

Non sapevo cosa fare, cosa dire, cosa rispondere a chi mi chiedeva cosa fosse successo: lo avevo detto ad Andrea, vero,ma solo perché mi fidavo di lui, di certo non sarei andata a sputtanare Niko in lungo e largo anche se se lo meritava.

Dentro di me sentivo un grande vuoto, dovuto anche al fatto che era un bel po’ che non parlavo con Max, il mio adorato zio. Sembrava che Andrea avesse preso il suo posto, ma sapevo che Max era insostituibile.

Così, dopo una tetra colazione, in cui in realtà non mangiai altro che mezzo yogurt, andai nella mia stanza per rendermi più presentabile anche se non ne avevo proprio voglia e bussai alla porta della stanza di Max, che, ahimè, era anche quella di Niko.

Ma per fortuna fu Max ad aprirmi. Aveva le occhiaie sotto gli occhi, sembrava non dormisse da secoli.

“Max!” esclamai, sorpresa dal suo aspetto.

“Ehi” borbottò.

Sentii qualcosa muoversi, forse era Niko che voleva sapere cosa stessi dicendo.

“Vorrei parlarti un po’, non ti vedo in giro da ieri…” dichiarai, con tutta la dolcezza che riuscii a trovare.

“Scusa, Deb, ma non mi va…”

“Dovrai uscire prima o poi…”

“Lo so, ma ora non mi va…”

Sembrava davvero abbattuto, così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.

Scrollò le spalle, prima di richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco. Cosa poteva mai essere successo?

La mattinata fu ancora più tetra: tutti se ne stavano zitti, paurosi che ogni minima parola potesse scatenare un putiferio.

I Dj se ne stavano in cucina, le ragazze preparavano il pranzo e i ragazzi modificavano l’arrangiamento; i Locos Sounds provavano in una parte del giardino insieme a Daniele; Rossella se ne stava con Samanta e Rita a parlare nel salotto; i Gold Boyz provavano il loro pezzo nel il terrazzo.

Non sapevo cosa fare, così me ne stavo nella sala prove, vicino la tastiera, premendo tasti a casaccio e cercando invano di ricordare qualche canzoncina stupida che mi avevano insegnato al corso di pianoforte in quinta elementare.

“A’ bella, che fai?”

Era Rita, accompagnata da Samanta come al solito.

“Niente, voi piuttosto?” chiesi.

Scrollarono la spalle, poi Samanta subito disse: “Senti, ma si può sapere cosa è successo con N…?”

“Non voglio sentire quel nome, grazie” la rimbrottai decisa. “Non mi va di parlarne, se gli va sarà lui a dirvi cosa ha fatto”.

Annuirono e se ne andarono. Che patetiche, però, potevano fingere di voler fare conversazione ancora un altro po’, in modo da cercare di farmi cascare e farmi credere che il loro scopo non era quello di scoprire i fatti miei.

Sbuffai, afflosciandomi sulla tastiera come se fosse una zattera, ma dovetti rialzarmi quando un impertinente: “Ehi, alzati, che quella pianola  serve agli altri” mi raggiunse come da mille chilometri di distanza.

“Ah, sei tu” risposi, rivolta a Daniele che mi stava davanti, con le mani in tasca e con un’aria quasi superiore.

“Si, sono io. Penso mi sia ancora permesso parlarti o la tua squadra di bodyguard protesterà anche su questo?” chiese sprezzante.

“No” ribattei, dicendomi di calmarmi poiché non mi andava di litigare ancora.

“Anche perché ora la tua squadra ha perso un bodyguard” mi ricordò trionfante.

Sapevo dove volesse arrivare. Lo sapevo fin troppo bene. Era giunto il momento dei “Te l’avevo detto”. Ma ciò di certo non cambiava il fatto che anche lui mi avesse baciata per una scommessa, che mi avesse criticata…

Improvvisamente mi sentii una bambola con qualche pezzo mancante che veniva contesa tra due bambine solo per fare bella figura con le amichette.

“Senti, so perché sei qui” tagliai corto. “Di certo ora saprai cosa è successo e perché ho litigato con quello. Perciò, ti chiedo scusa, avevi ragione quando avevi detto che mi usava, ma ciò non cancella quello che hai fatto” dissi.

Io che chiedevo scusa così facilmente? Wow, stavo invecchiando…

Daniele parve piacevolmente sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai chiesto scusa?”

“Si, ma se fai così mi rimangio le parole” borbottai scocciata.

“Oh, no, ok… Allora… Scusami tu... per la questione della scommessa… Delle prese in giro…” fece, parlando lentamente.

“Ve bene, ok” dichiarai. Forse ero impazzita, gli stavo perdonando l’avermi dato della ragazza facile…

“Pace?”

“Pace…”

Ci stringemmo il mignolo come due bambini prima di ridere.

Si alzò, e per la prima volta lo vidi sotto una nuova luce, anzi, una luce sotto cui non lo vedevo dalla festa a casa sua.

“Devo andare dal mi gruppo per le prove”  si giustificò.

Annuii, lui fece qualche passo prima di dire: “E tra parentesi, volevo davvero baciarti, non solo per la scommessa… E sono contento che abbiamo fatto pace dato che sono qui solo per te” prima di arrossire ed uscire velocemente dalla stanza, lasciandomi lì seduta con l’ombra di un sorriso stampato in faccia.

Mi alzai anche io poco dopo, raggiungendo i  Gold Boyz. Oramai erano le poche persone lì in mezzo su cui potevo contare per davvero.

Stavano sistemando i vari spartiti e nel frattempo facevano una lotta-danza.

“Cosa combinate?” chiesi appena entrai, notando che Giuseppe e Francesco stavano circondando Andrea in uno strano modo e si muovevano come dei beduini.

“Benvenuta nel party di benvenuto ad Andrea tra i single” mi accolse Dante con un sorriso. “A proposito, devo farti leggere una poesia che ho scovato stanotte…” aggiunse, riferendosi al fatto che entrambi avevamo una passione sfrenata per la letteratura ed amavamo leggere insieme qualche brano o poesia che ci era particolarmente piaciuto.

“Perché tu di notte leggi le poesie, a’ Dante!”  esclamò Giuseppe sarcastico. 

“Mica è un playboy come noi, anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di Ros…” iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia occhiataccia. Parlare della sua ex di certo non era il miglior modo per tirarlo su. “Ehm” si ricompose, “Il festino deve continuare!” balbettò, prendendo Dante e trascinandolo nella mischia, spingendolo addosso agli altri due. 

“Basta, ragà!” scoppio il povero Andrea, riemergendo da quei tre corpi ammassati. “Fatemi respirare!”

Si alzò, avvicinandosi a me che me ne stavo poco distante a guardare quell’improbabile spettacolo di cabaret. 

“Come va?” mi chiese, mentre gli altri si zittivano.

“Come deve andare…” risposi scrollando le spalle. “E a te?”

“Come deve andare…” mi imitò, sorridendo apertamente, imitando il suo sorriso più sincero che non mi regalava da giorni. Risi, mentre mi stringeva brevemente a sé con un braccio, regalandomi un po’ di puro calore e senso di beatitudine.

“Noi sappiamo cosa è successo” intervene Giuseppe, avvicinandosi, mentre ci separavamo.

Subito lanciai un’occhiata ad Andrea, preoccupata.

“No, non è stato lui” disse subito il riccio, parando le mani davanti. “E’ stato… Niko, prima”.

Magnifico, il traditore voleva anche fare il super eroe coraggioso e dispiaciuto!

“Ah” mormorai. “Bene”.

Stemmo zitti per un po’, poi alla fine mi decisi a sciogliere quella parentesi ghiacciata. “Comunque… Ho fatto pace con Daniele” dichiarai, lasciandoli sbalorditi.

Il primo a rimanere di sasso fu proprio Andrea, che si sedette su una sedia lì vicino e disse: “Non ci credo, ma che cacchio succede oggi?!”

“Aspetta, lui mi aveva avvertita” gli feci notare. “Mi aveva detto che Niko mi stava... usando… Che mi mentiva… Gli ho anche detto che ciò non cambiava i suoi sbagli, i suoi insulti pesanti, ma alla fine mi ha fatto capire che era solo geloso…”

“Io non penso che Niko ti abbia mentito” s’intromise Dante, facendomi segno di sedermi vicino a tutti loro. Ubbidii, curiosa di sapere cosa si sarebbe inventato. “Cioè, ti ha mentito in quel momento, ma io penso che ti voglia davvero bene, lo dimostrava ancora prima di sapere del provino del film. Si vedeva che in fondo gli piacevi” spiegò, lasciandomi senza parole.

Anche prima di dirmi la verità mi aveva ribaciata, mi dissi. Ma ciò non cancellava quella perfida azione che aveva compiuto…

“Non so, resta il fatto che ci sto di merda” risposi.

“Hai tutte le ragioni di questo mondo” mi sostenne Francesco. “Non si tratta così una ragazza d’oro come te”.

“Ragazza d’oro, se se” lo schernii.

“Si, è vero!” annunciò Giuseppe, alzandosi. “A nome dei Gold Boyz ti nominiamo la nostra ragazza d’oro, ovvero la minorenne del loft a cui vogliamo più bene” disse, dandosi qualche aria e con un’aria in stile Pippo Baudo.

“A chi vuoi piglià in giro” risi, “E’ ovvio, io sono l’unica minorenne qui in mezzo!”

Scoppiammo a ridere, mentre Giuseppe fingeva una faccia colpita e diceva: “Intelligente la ragazza!”

“Allora , a nome dei Gold Boyz, ti nominiamo la “ragazza perfetta Gold Boyz”, va bene? Ovvero, sei il tipo di ragazza che ognuno di noi vorrebbe” fece Andrea sorridendo.

Scossi il capo, ricambiando il sorriso. “A chi volete fa scema!”

Ma prima che potessi aggiungere altro mi strinsero in un abbraccio collettivo.

“Sai che vorremmo te come life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò Dante.

“Che onore” risposi alzandomi. Era ormai l’una. “Andiamo in cucina? Diamo una mano ad apparecchiare a quelle poverelle che stanno cucinando…”

Mi seguirono annuendo, ed ovviamente il pranzo fu tetro come la colazione, anche se scambiai qualche parola con Daniele e risi grazie a qualche battuta di Vincenzo. Nessuno mi chiese cosa fosse successo, tutti sapevano e mi chiesi come mai quelle due volevano saperlo da me.

Ma alla fine, mentre aiutavo Angela a lavare i piatti, Niko fece un teatrale ingresso da pecorella smarrita.

“Mi hanno convocato quelli di radio 101” spiegò; evidentemente qualcuno lo stava osservando, “C’era scritto nel programma di oggi. Ci vediamo stasera, provate anche per me”

Tirai un sospiro di sollievo: per quella giornata mi ero scampata le prove in sua compagnia! Ma sapevo che non sarebbe potuta durare per sempre… Prima o poi ci saremmo dovuti confrontare, o almeno fingere davanti a Maria e le telecamere.

Con questo pensiero così assistetti a qualche prova nello studio, con una partecipazione pari a zero.

E, puntuale come ogni sabato a quell’ora, Ivan mi si avvicinò.

“Di male in peggio?” mi chiese, prendendo posto vicino a me, mentre i Locos Sounds provavano la loro canzone

“Diciamo dalle stelle alla stalle, và” risposi annuendo.

“Hai litigato per davvero con Niko?” chiese nuovamente, lasciandomi senza parole ed interdetta. Come faceva a saperlo anche lui? “Ho sentito Rita e Samanta che ne parlavano”  mi spiegò.

“Si, abbiamo litigato” confermai, maledicendo quelle due. “Ed ho fatto pace con Daniele se ti interessa”

“La situazione opposta della scorsa settimana a quanto pare” commentò.

“Si” sbuffai. “Ti giuro, non ce la faccio più, sta diventando tutto un incubo qui! Mi sento terribilmente sola a volte, mi manca la vita normale” mi sfogai affranta, socchiudendo gli occhi quasi come per invocare qualche santo.

Ivan annuì, scrollando le spalle. “Non so cosa dirti,  sei molto giovane e vedi le cose diversamente” mi disse.

Cosa c’entrava?

“Boh. Fatto sta che… Che vorrei che le cose fossero andate diversamente, che tutto fosse rimasto come la prima settimana”

“Cioè saresti voluta rimanere insicura, traballante, senza aver legato con tutti?”

“Ero insicura? Cioè, ora sono sicura?” chiesi senza capirci più nulla.

“Oh si, sai quello che vuoi. E a me sembra che tu non voglia più quello che volevi all’inizio” disse lentamente.

Mi lasciò interdetta, e si allontanò all’ennesimo: “Ivan!” del capo della sartoria con un breve sorriso.

Davvero non volevo più cosa desideravo all’inizio? Cosa volevo? E, con un colpo al cuore, ripensando a Niko non mi sentii più lo stomaco chiudersi per l’emozione o le guance arrossarsi.  I dubbi dei giorni precedenti, anche senza l’influenza dei suoi sbagli, erano diventate certezze.

Mi dissi che tutto era dovuto al fatto che al momento lo ritenevo un gran bastardo, ma… Era vero, ero piccola, capace di vedere le cose diversamente a distanza di poco. Cinque settimane prima avrei dato molto per poter conoscerlo, invece in quel momento, dopo averlo conosciuto e baciato, non mi sembrava più così speciale.

“Sei una superficiale!” mi dissi.

Sbuffai, e andai dietro le quinte per distrarmi un po’ e vedere cosa indossare in sartoria.

Solo una settimana prima lì Andrea si era confidato con me, eravamo usciti tutti insieme, avevo discusso e fatto pace con Niko…. Mi sembrava tutto così remotamente lontano…!

“Su che genere vuoi andare questa settimana?” mi  chiese gentilmente la stylist, con un sorriso ampio nonostante fosse lì a lavorare da chissà quanto tempo.

“Dark, come il mio umore” buttai lì.

Non avevo nemmeno la forza di nascondere il mio malumore e di fingere che tutto stesse andando per il verso giusto.

“Ok, abbiamo dei nuovi capi che sono perfetti per te, sono arrivati stamattina!”

Feci un piccolo cenno, quasi come se mi interessasse, e alla fine mi ritrovai ad indossare dei pantaloni neri di un tessuto quasi setato e lucido, una camicia bianca con le maniche a sbuffo e sopra un gilet nero, abbinato con delle scarpe con il tacco alto in stile ballerina, con la punta rotonda ed un fiocchetto sopra.

“Stai molto bene” si complimentò la stylist. “Ti consiglierei di scegliere questi abiti”

“Si, certo, li scelgo” risposi abbozzando un sorriso.

“Allora ti chiamo Sara per prenderti la piega ai pantaloni, aspetta un attimo”

Durante l’attesa provai ad abituarmi alle scarpe, che erano molto alte, e mi fermai a scrutarmi davanti allo specchio. Si, tutto sommato stavo bene, quel completo mascherava i miei difetti e mi snelliva sensibilmente.

“Cara, puoi aspettare una decina di minuti? Sara è impegnata con la signora Fortuna…” mi chiese la stylist, così gentilmente che nemmeno un pazzo avrebbe avuto il coraggio di dirle di no.

“Ma certo,si figuri, nel frattempo mi abituerò alle scarpe” le risposi, facendola allontanare con un sorriso, ma frenetico a causa del lavoro che aveva da fare.

“Ammazza, stai bene” disse la voce di Dario, che potevo vedere dietro di me grazie allo specchio.

Mi voltai, fingendomi lusingata. “Grazie, Dà!”

Scrollò le spalle e si allontanò. Qualche minuto dopo, alla fila per le pieghe ai pantaloni si aggiunsero anche Rossella e Antonio. Si lanciarono uno sguardo strano, ed io mi sentii in imbarazzo per loro. Così decisi di distrarre qualcuno dei due, ma Rossella si allontanò, dicendo alla stylist che preferiva indossare una gonna. Andrea fece una faccia scocciata, come a dire: “Uffa, ma che c’ho, le zecche?”

“Su, non farci caso” mormorai, aggiustandomi il bottone della camicia.

“Figurati, ormai ho imparato a stare lontano dalla classe 89” disse sarcastico, riferendosi all’anno di nascita di Rossella.

“E quale classe avresti scelto?” domandai curiosa, per vedere cosa si sarebbe inventato.

“87, 88…”

“Cavoli, quindi sceglieresti anche qualcuna del 90, 91…?” chiesi.

“Si, anche 92, perché no!” rispose disinvolto, aggiustandosi la cravatta fuxia.

“Che onore per la mia classe!” dichiarai falsamente lusingata.

Si bloccò di botto, arrossendo. “Sei del 92?”

“Si, ho quasi sedici anni, no?” ragionai.

“Oh, scusami allora”

“Scusarti di che?” feci senza capire.

“No, niente, niente” mormorò, voltandosi. Era arrossito di brutto, ma che cavolo gli prendeva?

“Ehi, Andrea, che succede?” gli domandai.

“Ma niente, niente, non avevo mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”

Si stava impappinando, rossissimo, e alla fine dovette tentare di allentare il nodo alla cravatta, senza successo.

“Aspetta, ti do una mano…” mi offrii avvicinandomi. Per fortuna grazie ai tacchi riuscii ad arrivare con maggior facilità al suo metro e ottantacinque di altezza. Mentre allentavo il nodo notai che era ancora più rosso, respirava quasi in modo affannato, ma si fermò quando alzai gli occhi ad opera finita, incrociando il suo sguardo, faccia a faccia con lui.

“Va meglio?”

“Ehm, si,  grazie…” mi rispose accennando un sorriso, e fece una faccia sollevata quando vide Sara avvicinarsi con tanto di metro in mano. Davvero non capii cosa gli era preso.

Alla fine, dopo che entrambi avevamo la piega ai nostri pantaloni, uscimmo insieme dalla sartoria.

“Sai che all’improvviso non me ne frega nulla più di Rossella?” mi informò lui, mentre eravamo seduti dietro le quinte ad attendere la fine delle ultime prove. “Ci sto male perché non ci parliamo più, ma alla fine… Si vede che non mi piaceva davvero”. 

“E sai che a me non m’importa più di Niko?” dissi, prima di tapparmi la bocca. L’avevo detto. L’avevo detto! E per di più ad una persona che non sapeva “ufficialmente” che mi piacesse.

“Allora ti piaceva!” disse trionfante.

“Si… Ma… Da ieri… Cioè… E’ bastato un suo sbaglio per cancellarlo… Mi sento una superficiale…” mormorai.

“Ma che, è una cosa normale, fidati, anche per me  vale la stessa cosa: di sicuro Rossella mi piaceva per la sua bellezza, ma è tempo di cambiare e…. innamorarsi!” approvò.

Sgranai gli occhi, incredula. “Avevi detto che l’amore…” iniziai, ma mi interruppe.

“La penso diversamente da sette giorni a questa parte” mi disse.

Lo guardai con un’aria simile alla venerazione prima di ridestarmi. “Sai, avete in comune solo la passione per la musica tu e quell’altro” dichiarai sorridendo.

Gli ci volle qualche minuto prima di capire il paragone. “Ah” disse infine, “E… In bene o male per me?

“In bene, ovvio!” risposi, prima di abbracciarci automaticamente.

 

Qualche Anticipazione:

 

“Siamo in tv, non al premio Nobel per l’onore e la lealtà! Sono qui per far carriera, non per dar conto ad una sedicenne psicolabile!”

________

“Sai, resta il fatto che devo combinare qualcosa, non posso essere la life coach di uno con cui non parlo!” ragionai tristemente.

________

“Sei una strega! Una maga!” esclamò Daniele. “Sei il mio mito!”

________

“Scusate ma… Il mio comportamento è dovuto al fatto che forse il mio matrimonio salterà!”

________

“Dolce, vera, dai lineamenti particolari e particolarmente calda…” Complimenti”, terminò, leggendo le ultime frasi dal foglio e consegnandomelo.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: milly92