Salve!
Mi scuso per il ritardo, ma non
ho proprio avuto tempo per aggiornare, tra stanchezza,compiti, rottura del
sito, amiche in crisi e il film Twilight… Chi di voi lo ha visto? Cosa ne pensate? A me è piaciuto moltissimo!
Ovviamente la rivelazione dello scorso cap vi
ha lasciati stupiti ed indignati… Eh si, il nostro Niko, così dolce e
rispettoso, si è sporcato le mani con atto così ignobile. Cosa succederà ora?
Perché Max se ne sta chiuso in camera? Perché Rossella ha lasciato Andrea? E
quest’ultimo come si sente? Cosa farà Debora? Le risposte le troverete in parte
in questo e in parte nel prossimo cap!
Grazie mille a:
Vero15Star: Figurati! Eh si,
Niko è stato proprio stronzo! Non
nascondo che anche io lo avrei ucciso di botte mentre scrivevo e lo farei
tuttora! Grazie mille, spero continuerai a seguirmi! ^^
Angel Texas Ranger: No dai,
non essere depressa, solo alla morte non c’è soluzione… ma no, anche alla
stronzaggine dei ragazzi non c’è soluzione. xD Ora ho aggiornato, spero che ciò
allevi il tuo senso di oppressione! ^^
95_angy_95: Hai ragione, se
fossi in Rossella me lo sarei tenuto caro caro un raga come Andrea! Infatti,
alla fine Daniele aveva ragione… Strano eh? Spero che questo cap ti piaccia!
Just_Me: Si, Niko ci ha
proprio delusi! Chiarirsi, dici? Chissà… Spero ti sia piaciuto questo cap!
Penso che aggiornerò
direttamente il sabato visto che mi aspetta una settimana impegnatissima come
al solito.
La vostra milly92.
Capitolo 24
La Ragazza Perfetta Gold Boyz
Come c’era da aspettarselo
quel sabato fu micidiale in tutto e per tutto: la casa sembrò divisa in
fazioni; era una guerra di trincea in cui vinceva chi riusciva a conquistare
più centimetri, in cui anche un millimetro aveva il suo valore. Ma c’era anche
chi si rifiutava di combattere, alias Niko e Max che se ne stavano nelle loro
camere senza dire nulla.
Per mia sfortuna tutti
sapevano del litigio, infatti avevano sentito le mie urla e si diceva che tutti
fossero usciti dalle loro stanze ma che Niko li avesse fermati.
Da quel momento nessuno di
noi lo aveva visto.
Meglio per me, mi dissi, ma
mi chiesi fino a quanto sarebbe potuta andare avanti questa guerra: c’erano le
prove ed io ero la sua life coach. Ma di certo non avevo intenzione di cedere e
perdonarlo dopo tutto ciò che aveva fatto alle mie spalle.
Così, due ore dopo il
fatidico sfogo con Andrea, me ne stavo zitta zitta in cucina, cercando di
ignorare gli sguardi di tutti puntati su di me, in particolare quello di
Daniele, e di ignorare quelli freddi tra
Andrea e Rossella.
Mi sembrava di essermi
svegliata da un sogno stupendo e allegro per poi andare a finire in un crudele
incubo.
Non sapevo cosa fare, cosa
dire, cosa rispondere a chi mi chiedeva cosa fosse successo: lo avevo detto ad
Andrea, vero,ma solo perché mi fidavo di lui, di certo non sarei andata a
sputtanare Niko in lungo e largo anche se se lo meritava.
Dentro di me sentivo un
grande vuoto, dovuto anche al fatto che era un bel po’ che non parlavo con Max,
il mio adorato zio. Sembrava che Andrea avesse preso il suo posto, ma sapevo
che Max era insostituibile.
Così, dopo una tetra
colazione, in cui in realtà non mangiai altro che mezzo yogurt, andai nella mia
stanza per rendermi più presentabile anche se non ne avevo proprio voglia e
bussai alla porta della stanza di Max, che, ahimè, era anche quella di Niko.
Ma per fortuna fu Max ad
aprirmi. Aveva le occhiaie sotto gli occhi, sembrava non dormisse da secoli.
“Max!” esclamai, sorpresa dal
suo aspetto.
“Ehi” borbottò.
Sentii qualcosa muoversi,
forse era Niko che voleva sapere cosa stessi dicendo.
“Vorrei parlarti un po’, non
ti vedo in giro da ieri…” dichiarai, con tutta la dolcezza che riuscii a
trovare.
“Scusa, Deb, ma non mi va…”
“Dovrai uscire prima o poi…”
“Lo so, ma ora non mi va…”
Sembrava davvero abbattuto,
così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le
prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.
Scrollò le spalle, prima di
richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco.
Cosa poteva mai essere successo?
La mattinata fu ancora più
tetra: tutti se ne stavano zitti, paurosi che ogni minima parola potesse
scatenare un putiferio.
I Dj se ne stavano in cucina,
le ragazze preparavano il pranzo e i ragazzi modificavano l’arrangiamento; i
Locos Sounds provavano in una parte del giardino insieme a Daniele; Rossella se
ne stava con Samanta e Rita a parlare nel salotto; i Gold Boyz provavano il
loro pezzo nel il terrazzo.
Non sapevo cosa fare, così me
ne stavo nella sala prove, vicino la tastiera, premendo tasti a casaccio e
cercando invano di ricordare qualche canzoncina stupida che mi avevano
insegnato al corso di pianoforte in quinta elementare.
“A’ bella, che fai?”
Era Rita, accompagnata da
Samanta come al solito.
“Niente, voi piuttosto?”
chiesi.
Scrollarono la spalle, poi
Samanta subito disse: “Senti, ma si può sapere cosa è successo con N…?”
“Non voglio sentire quel
nome, grazie” la rimbrottai decisa. “Non mi va di parlarne, se gli va sarà lui
a dirvi cosa ha fatto”.
Annuirono e se ne andarono.
Che patetiche, però, potevano fingere di voler fare conversazione ancora un
altro po’, in modo da cercare di farmi cascare e farmi credere che il loro
scopo non era quello di scoprire i fatti miei.
Sbuffai, afflosciandomi sulla
tastiera come se fosse una zattera, ma dovetti rialzarmi quando un
impertinente: “Ehi, alzati, che quella pianola
serve agli altri” mi raggiunse come da mille chilometri di distanza.
“Ah, sei tu” risposi, rivolta
a Daniele che mi stava davanti, con le mani in tasca e con un’aria quasi
superiore.
“Si, sono io. Penso mi sia
ancora permesso parlarti o la tua squadra di bodyguard protesterà anche su
questo?” chiese sprezzante.
“No” ribattei, dicendomi di
calmarmi poiché non mi andava di litigare ancora.
“Anche perché ora la tua
squadra ha perso un bodyguard” mi ricordò trionfante.
Sapevo dove volesse arrivare.
Lo sapevo fin troppo bene. Era giunto il momento dei “Te l’avevo detto”. Ma ciò
di certo non cambiava il fatto che anche lui mi avesse baciata per una
scommessa, che mi avesse criticata…
Improvvisamente mi sentii una
bambola con qualche pezzo mancante che veniva contesa tra due bambine solo per
fare bella figura con le amichette.
“Senti, so perché sei qui”
tagliai corto. “Di certo ora saprai cosa è successo e perché ho litigato con quello. Perciò, ti chiedo scusa, avevi
ragione quando avevi detto che mi usava, ma ciò non cancella quello che hai
fatto” dissi.
Io che chiedevo scusa così
facilmente? Wow, stavo invecchiando…
Daniele parve piacevolmente
sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai
chiesto scusa?”
“Si, ma se fai così mi
rimangio le parole” borbottai scocciata.
“Oh, no, ok… Allora… Scusami
tu... per la questione della scommessa… Delle prese in giro…” fece, parlando
lentamente.
“Ve bene, ok” dichiarai.
Forse ero impazzita, gli stavo perdonando l’avermi dato della ragazza facile…
“Pace?”
“Pace…”
Ci stringemmo il mignolo come
due bambini prima di ridere.
Si alzò, e per la prima volta
lo vidi sotto una nuova luce, anzi, una luce sotto cui non lo vedevo dalla
festa a casa sua.
“Devo andare dal mi gruppo
per le prove” si giustificò.
Annuii, lui fece qualche
passo prima di dire: “E tra parentesi, volevo davvero baciarti, non solo per la
scommessa… E sono contento che abbiamo fatto pace dato che sono qui solo per
te” prima di arrossire ed uscire velocemente dalla stanza, lasciandomi lì
seduta con l’ombra di un sorriso stampato in faccia.
Mi alzai anche io poco dopo,
raggiungendo i Gold Boyz. Oramai erano le
poche persone lì in mezzo su cui potevo contare per davvero.
Stavano sistemando i vari
spartiti e nel frattempo facevano una lotta-danza.
“Cosa combinate?” chiesi
appena entrai, notando che Giuseppe e Francesco stavano circondando Andrea in
uno strano modo e si muovevano come dei beduini.
“Benvenuta nel party di
benvenuto ad Andrea tra i single” mi accolse Dante con un sorriso. “A
proposito, devo farti leggere una poesia che ho scovato stanotte…” aggiunse,
riferendosi al fatto che entrambi avevamo una passione sfrenata per la
letteratura ed amavamo leggere insieme qualche brano o poesia che ci era
particolarmente piaciuto.
“Perché tu di notte leggi le
poesie, a’ Dante!” esclamò Giuseppe
sarcastico.
“Mica è un playboy come noi,
anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di Ros…”
iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia occhiataccia.
Parlare della sua ex di certo non era il miglior modo per tirarlo su. “Ehm” si
ricompose, “Il festino deve continuare!” balbettò, prendendo Dante e
trascinandolo nella mischia, spingendolo addosso agli altri due.
“Basta, ragà!” scoppio il
povero Andrea, riemergendo da quei tre corpi ammassati. “Fatemi respirare!”
Si alzò, avvicinandosi a me
che me ne stavo poco distante a guardare quell’improbabile spettacolo di
cabaret.
“Come va?” mi chiese, mentre
gli altri si zittivano.
“Come deve andare…” risposi
scrollando le spalle. “E a te?”
“Come deve andare…” mi imitò,
sorridendo apertamente, imitando il suo sorriso più sincero che non mi regalava
da giorni. Risi, mentre mi stringeva brevemente a sé con un braccio,
regalandomi un po’ di puro calore e senso di beatitudine.
“Noi sappiamo cosa è
successo” intervene Giuseppe, avvicinandosi, mentre ci separavamo.
Subito lanciai un’occhiata ad
Andrea, preoccupata.
“No, non è stato lui” disse
subito il riccio, parando le mani davanti. “E’ stato… Niko, prima”.
Magnifico, il traditore
voleva anche fare il super eroe coraggioso e dispiaciuto!
“Ah” mormorai. “Bene”.
Stemmo zitti per un po’, poi
alla fine mi decisi a sciogliere quella parentesi ghiacciata. “Comunque… Ho
fatto pace con Daniele” dichiarai, lasciandoli sbalorditi.
Il primo a rimanere di sasso
fu proprio Andrea, che si sedette su una sedia lì vicino e disse: “Non ci credo,
ma che cacchio succede oggi?!”
“Aspetta, lui mi aveva
avvertita” gli feci notare. “Mi aveva detto che Niko mi stava... usando… Che mi
mentiva… Gli ho anche detto che ciò non cambiava i suoi sbagli, i suoi insulti
pesanti, ma alla fine mi ha fatto capire che era solo geloso…”
“Io non penso che Niko ti
abbia mentito” s’intromise Dante, facendomi segno di sedermi vicino a tutti
loro. Ubbidii, curiosa di sapere cosa si sarebbe inventato. “Cioè, ti ha
mentito in quel momento, ma io penso che ti voglia davvero bene, lo dimostrava
ancora prima di sapere del provino del film. Si vedeva che in fondo gli
piacevi” spiegò, lasciandomi senza parole.
Anche prima di dirmi la
verità mi aveva ribaciata, mi dissi. Ma ciò non cancellava quella perfida
azione che aveva compiuto…
“Non so, resta il fatto che
ci sto di merda” risposi.
“Hai tutte le ragioni di
questo mondo” mi sostenne Francesco. “Non si tratta così una ragazza d’oro come
te”.
“Ragazza d’oro, se se” lo
schernii.
“Si, è vero!” annunciò Giuseppe,
alzandosi. “A nome dei Gold Boyz ti nominiamo la nostra ragazza d’oro, ovvero
la minorenne del loft a cui vogliamo più bene” disse, dandosi qualche aria e
con un’aria in stile Pippo Baudo.
“A chi vuoi piglià in giro”
risi, “E’ ovvio, io sono l’unica minorenne qui in mezzo!”
Scoppiammo a ridere, mentre Giuseppe
fingeva una faccia colpita e diceva: “Intelligente la ragazza!”
“Allora , a nome dei Gold
Boyz, ti nominiamo la “ragazza perfetta Gold Boyz”, va bene? Ovvero, sei il
tipo di ragazza che ognuno di noi vorrebbe” fece Andrea sorridendo.
Scossi il capo, ricambiando
il sorriso. “A chi volete fa scema!”
Ma prima che potessi
aggiungere altro mi strinsero in un abbraccio collettivo.
“Sai che vorremmo te come
life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò Dante.
“Che onore” risposi
alzandomi. Era ormai l’una. “Andiamo in cucina? Diamo una mano ad apparecchiare
a quelle poverelle che stanno cucinando…”
Mi seguirono annuendo, ed
ovviamente il pranzo fu tetro come la colazione, anche se scambiai qualche
parola con Daniele e risi grazie a qualche battuta di Vincenzo. Nessuno mi
chiese cosa fosse successo, tutti sapevano e mi chiesi come mai quelle due
volevano saperlo da me.
Ma alla fine, mentre aiutavo Angela
a lavare i piatti, Niko fece un teatrale ingresso da pecorella smarrita.
“Mi hanno convocato quelli di
radio 101” spiegò; evidentemente qualcuno lo stava osservando, “C’era scritto
nel programma di oggi. Ci vediamo stasera, provate anche per me”
Tirai un sospiro di sollievo:
per quella giornata mi ero scampata le prove in sua compagnia! Ma sapevo che
non sarebbe potuta durare per sempre… Prima o poi ci saremmo dovuti
confrontare, o almeno fingere davanti a Maria e le telecamere.
Con questo pensiero così
assistetti a qualche prova nello studio, con una partecipazione pari a zero.
E, puntuale come ogni sabato
a quell’ora, Ivan mi si avvicinò.
“Di male in peggio?” mi
chiese, prendendo posto vicino a me, mentre i Locos Sounds provavano la loro
canzone
“Diciamo dalle stelle alla
stalle, và” risposi annuendo.
“Hai litigato per davvero con
Niko?” chiese nuovamente, lasciandomi senza parole ed interdetta. Come faceva a
saperlo anche lui? “Ho sentito Rita e Samanta che ne parlavano” mi spiegò.
“Si, abbiamo litigato”
confermai, maledicendo quelle due. “Ed ho fatto pace con Daniele se ti
interessa”
“La situazione opposta della
scorsa settimana a quanto pare” commentò.
“Si” sbuffai. “Ti giuro, non
ce la faccio più, sta diventando tutto un incubo qui! Mi sento terribilmente
sola a volte, mi manca la vita normale” mi sfogai affranta, socchiudendo gli
occhi quasi come per invocare qualche santo.
Ivan annuì, scrollando le
spalle. “Non so cosa dirti, sei molto
giovane e vedi le cose diversamente” mi disse.
Cosa c’entrava?
“Boh. Fatto sta che… Che
vorrei che le cose fossero andate diversamente, che tutto fosse rimasto come la
prima settimana”
“Cioè saresti voluta rimanere
insicura, traballante, senza aver legato con tutti?”
“Ero insicura? Cioè, ora sono
sicura?” chiesi senza capirci più nulla.
“Oh si, sai quello che vuoi.
E a me sembra che tu non voglia più quello che volevi all’inizio” disse
lentamente.
Mi lasciò interdetta, e si
allontanò all’ennesimo: “Ivan!” del capo della sartoria con un breve sorriso.
Davvero non volevo più cosa
desideravo all’inizio? Cosa volevo? E, con un colpo al cuore, ripensando a Niko
non mi sentii più lo stomaco chiudersi per l’emozione o le guance arrossarsi. I dubbi dei giorni precedenti, anche senza
l’influenza dei suoi sbagli, erano diventate certezze.
Mi dissi che tutto era dovuto
al fatto che al momento lo ritenevo un gran bastardo, ma… Era vero, ero
piccola, capace di vedere le cose diversamente a distanza di poco. Cinque
settimane prima avrei dato molto per poter conoscerlo, invece in quel momento,
dopo averlo conosciuto e baciato, non mi sembrava più così speciale.
“Sei una superficiale!” mi dissi.
Sbuffai, e andai dietro le
quinte per distrarmi un po’ e vedere cosa indossare in sartoria.
Solo una settimana prima lì Andrea
si era confidato con me, eravamo usciti tutti insieme, avevo discusso e fatto
pace con Niko…. Mi sembrava tutto così remotamente lontano…!
“Su che genere vuoi andare
questa settimana?” mi chiese gentilmente
la stylist, con un sorriso ampio nonostante fosse lì a lavorare da chissà
quanto tempo.
“Dark, come il mio umore”
buttai lì.
Non avevo nemmeno la forza di
nascondere il mio malumore e di fingere che tutto stesse andando per il verso
giusto.
“Ok, abbiamo dei nuovi capi
che sono perfetti per te, sono arrivati stamattina!”
Feci un piccolo cenno, quasi
come se mi interessasse, e alla fine mi ritrovai ad indossare dei pantaloni
neri di un tessuto quasi setato e lucido, una camicia bianca con le maniche a
sbuffo e sopra un gilet nero, abbinato con delle scarpe con il tacco alto in
stile ballerina, con la punta rotonda ed un fiocchetto sopra.
“Stai molto bene” si
complimentò la stylist. “Ti consiglierei di scegliere questi abiti”
“Si, certo, li scelgo”
risposi abbozzando un sorriso.
“Allora ti chiamo Sara per
prenderti la piega ai pantaloni, aspetta un attimo”
Durante l’attesa provai ad
abituarmi alle scarpe, che erano molto alte, e mi fermai a scrutarmi davanti
allo specchio. Si, tutto sommato stavo bene, quel completo mascherava i miei
difetti e mi snelliva sensibilmente.
“Cara, puoi aspettare una
decina di minuti? Sara è impegnata con la signora Fortuna…” mi chiese la
stylist, così gentilmente che nemmeno un pazzo avrebbe avuto il coraggio di
dirle di no.
“Ma certo,si figuri, nel
frattempo mi abituerò alle scarpe” le risposi, facendola allontanare con un
sorriso, ma frenetico a causa del lavoro che aveva da fare.
“Ammazza, stai bene” disse la
voce di Dario, che potevo vedere dietro di me grazie allo specchio.
Mi voltai, fingendomi
lusingata. “Grazie, Dà!”
Scrollò le spalle e si
allontanò. Qualche minuto dopo, alla fila per le pieghe ai pantaloni si
aggiunsero anche Rossella e Antonio. Si lanciarono uno sguardo strano, ed io mi
sentii in imbarazzo per loro. Così decisi di distrarre qualcuno dei due, ma Rossella
si allontanò, dicendo alla stylist che preferiva indossare una gonna. Andrea fece
una faccia scocciata, come a dire: “Uffa, ma che c’ho, le zecche?”
“Su, non farci caso”
mormorai, aggiustandomi il bottone della camicia.
“Figurati, ormai ho imparato
a stare lontano dalla classe 89” disse sarcastico, riferendosi all’anno di
nascita di Rossella.
“E quale classe avresti
scelto?” domandai curiosa, per vedere cosa si sarebbe inventato.
“87, 88…”
“Cavoli, quindi sceglieresti
anche qualcuna del 90, 91…?” chiesi.
“Si, anche 92, perché no!”
rispose disinvolto, aggiustandosi la cravatta fuxia.
“Che onore per la mia
classe!” dichiarai falsamente lusingata.
Si bloccò di botto,
arrossendo. “Sei del 92?”
“Si, ho quasi sedici anni,
no?” ragionai.
“Oh, scusami allora”
“Scusarti di che?” feci senza
capire.
“No, niente, niente” mormorò,
voltandosi. Era arrossito di brutto, ma che cavolo gli prendeva?
“Ehi, Andrea, che succede?”
gli domandai.
“Ma niente, niente, non avevo
mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici
anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”
Si stava impappinando,
rossissimo, e alla fine dovette tentare di allentare il nodo alla cravatta,
senza successo.
“Aspetta, ti do una mano…” mi
offrii avvicinandomi. Per fortuna grazie ai tacchi riuscii ad arrivare con
maggior facilità al suo metro e ottantacinque di altezza. Mentre allentavo il
nodo notai che era ancora più rosso, respirava quasi in modo affannato, ma si
fermò quando alzai gli occhi ad opera finita, incrociando il suo sguardo,
faccia a faccia con lui.
“Va meglio?”
“Ehm, si, grazie…” mi rispose accennando un sorriso, e fece
una faccia sollevata quando vide Sara avvicinarsi con tanto di metro in mano.
Davvero non capii cosa gli era preso.
Alla fine, dopo che entrambi
avevamo la piega ai nostri pantaloni, uscimmo insieme dalla sartoria.
“Sai che all’improvviso non
me ne frega nulla più di Rossella?” mi informò lui, mentre eravamo seduti
dietro le quinte ad attendere la fine delle ultime prove. “Ci sto male perché
non ci parliamo più, ma alla fine… Si vede che non mi piaceva davvero”.
“E sai che a me non m’importa
più di Niko?” dissi, prima di tapparmi la bocca. L’avevo detto. L’avevo detto!
E per di più ad una persona che non sapeva “ufficialmente” che mi piacesse.
“Allora ti piaceva!” disse
trionfante.
“Si… Ma… Da ieri… Cioè… E’
bastato un suo sbaglio per cancellarlo… Mi sento una superficiale…” mormorai.
“Ma che, è una cosa normale,
fidati, anche per me vale la stessa
cosa: di sicuro Rossella mi piaceva per la sua bellezza, ma è tempo di cambiare
e…. innamorarsi!” approvò.
Sgranai gli occhi, incredula.
“Avevi detto che l’amore…” iniziai, ma mi interruppe.
“La penso diversamente da
sette giorni a questa parte” mi disse.
Lo guardai con un’aria simile
alla venerazione prima di ridestarmi. “Sai, avete in comune solo la passione
per la musica tu e quell’altro” dichiarai sorridendo.
Gli ci volle qualche minuto
prima di capire il paragone. “Ah” disse infine, “E… In bene o male per me?
“In bene, ovvio!” risposi,
prima di abbracciarci automaticamente.
Qualche Anticipazione:
“Siamo in tv, non al premio
Nobel per l’onore e la lealtà! Sono qui per far carriera, non per dar conto ad
una sedicenne psicolabile!”
________
“Sai, resta il fatto che devo
combinare qualcosa, non posso essere la life coach di uno con cui non parlo!”
ragionai tristemente.
________
“Sei una strega! Una maga!”
esclamò Daniele. “Sei il mio mito!”
________
“Scusate ma… Il mio
comportamento è dovuto al fatto che forse il mio matrimonio salterà!”
________
“Dolce, vera, dai lineamenti particolari e
particolarmente calda…” Complimenti”,
terminò, leggendo le ultime frasi dal foglio e consegnandomelo.