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Autore: HelenHM    22/01/2015    1 recensioni
Astoria uscì dal San Mungo raggiante. Finalmente, dopo tanti tentativi, lacrime e fallimenti, aspettava un bambino. O una bambina, pensò sorridendo, mentre si accarezzava il ventre impercettibilmente arrotondato.
(storia SOSPESA)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Malfoy l'aveva invitata a cena e lei, sgomentando se stessa, aveva accettato. In realtà si era solo limitata ad annuire distogliendo lo sguardo imbarazzata, mentre le guance si facevano purpuree.
Era stato così facile rispondere di sì, ma soltanto ora la donna si rendeva pienamente conto di ciò che stava per fare. 
Si sentiva in colpa, benché continuasse a ripetersi - mentre si applicava maldestramente il mascara con risultati deludenti - che sarebbe stata una innocente cena. Anche se, quando si trattava di lui, niente poteva essere davvero scevro di malizia: insomma, c'era continua tensione fra di loro e... l'ultima volta che avevano trascorso una serata insieme avevano concepito una figlia!
A proposito di figli: Hermione si sentiva terribilmente in colpa nei confronti dei suoi bambini.
Hugo era in compagnia del padre e della famiglia Weasley; Harry era venuto a recuperarlo, scuro in volto, rimarcando la necessità di trovare una soluzione alla loro incomunicabilità, una opzione che non contemplasse la sua mediazione.
Rose era ancora all'ospedale, in compagnia delle materne infermiere che popolavano il reparto, Hermione le aveva praticamente supplicate di dare una occhiata a Rose mentre lei era via, assicurandosi che tenessero sotto mano tutti i suoi recapiti telefonici.
Quindi, non c'era motivo di preoccuparsi per loro. Sarebbero stati bene.

Lo stesso non si poteva dire di lei: il cuore le batteva all'impazzata e le mani sudavano freddo. 
Si era infilata uno dei tanti abiti stipati nell'armadio, sperando di apparire raffinata e desiderabile. Aveva raccolto i capelli in uno chignon morbido ed aveva persino applicato un rossetto, seguendo alla lettera le indicazioni riportate sul Settimanale delle Streghe. 
Speranzosa, si era rimirata nello specchio... 
Era un disastro, completamente un disastro. 
Il vestito le ricadeva addosso come un sacco informe: dov'erano finite le sue forme? Era troppo dimagrita, constatò amaramente, sfiorandosi l'osso sporgente della clavicola. 
Ron non ne sarebbe stata contento. Hermione si pietrificò: non doveva pensare a lui. Non ne aveva il diritto, visto che si stava agghindando per uscire con un altro uomo.
Tornò a concentrarsi sulla sua immagine, soppesandola con occhio critico: sembrava una bambina che aveva trascorso il pomeriggio divertendosi nell'armadio della mamma.
Una ragazzina che si atteggiava a donna. 
Si sentiva a disagio, conciata così. I trampoli da cui stava cercando di non precipitare rovinosamente le stavano martoriando i piedi, il mascara aveva già incominciato a sciogliersi, formando antiestetiche chiazze nere sulle palpebre. Lo chignon, che secondo il giornale avrebbe dovuto regalarle un'aura di eleganza chic, sembrava un nido di quaglia in precario equilibrio sul suo capo. Per non parlare del rossetto che le aveva macchiato i denti.
Insomma, quella non era lei. Stava forse cercando ad assomigliare a qualcuno? Una vocina maligna si insinuò dentro la sua coscienza, facendola quasi trasalire. 
Si stava forse mettendo in competizione con ... Lei? 
Sarebbe stato davvero da sciocchi compiere un errore del genere, mostrando a Draco un'identità che non le apparteneva. Per questo, si lavò la faccia. I residui di trucco furono spazzati via dal getto d'acqua del lavandino, provocando una strana soddisfazione in Hermione. Si tolse il vestito elegante, optando per un paio di jeans ed un maglione di lana blu. Slegò con un gesto secco e deciso il nastro tra i capelli, scuotendo leggermente la testa. Il sollievo maggiore lo ebbe lanciando in fondo alla stanza le scarpe con il tacco, prima di calzare un paio di comodissimi stivali.
Si guardò nuovamente nel vetro, questa volta decisamente contenta e sicura di se stessa.  Si concesse un unico vezzo: gli orecchini a forma di fiore che aveva sfoggiato tanti anni prima al Ballo del Ceppo del quarto anno, ai quali era particolarmente affezionata.
Quella era Hermione, si disse, sorridendo alla sua immagine riflessa. L'altra era solo una pallida e ridicola imitazione di una donna di cui non avrebbe mai potuto vestire i panni.
Si sentiva bene. Si sentiva bella.


Si era preparato sotto lo sguardo indagatore di Astoria; la sua consorte quella sera lo aveva degnato della sua presenza. Non che a lui importasse, comunque.
"Dove vai?"
Draco ignorò la domanda, che rimase sospesa tra di loro, mentre Astoria gli si avvicinava maggiormente. L'ampia veste da camera in cui era avvolta la faceva vagamente assomigliare ad un pallido fantasma.
"Esci con la Granger?" 
A differenza di quanto si sarebbe mai aspettato Draco, Astoria non stava parlando in tono recriminante o, grazie al cielo, piagnucoloso. 
Sembrava calma, anche i suoi gesti ed i suoi movimenti lasciavano trasparire tranquillità. O forse era pacata rassegnazione?
"Non sono affari tuoi, Astoria"
La voce tagliente di Draco sferzò il cuore già malandato della donna.
Astoria gli poggiò una mano sulla spalla, si protese verso di lui e gli sussurrò soavemente: "Te la farò pagare, Draco" .
Poi, lasciò la stanza con fare altero, lasciando dietro di sè una scia del suo costoso profumo.  
Draco rise tra sè e sè, un'espressione di incredulità dipinta sul volto affilato.
Quella minaccia non lo aveva per niente impressionato : Astoria era temibile tanto quanto un gattino, sebbene si atteggiasse a tigre.
E come avrebbe potuto fargliela pagare? 
Avrebbe chiesto il divorzio? Facesse pure, sapevano entrambi che il contratto prematrimoniale era vantaggioso soprattutto per lui. Avrebbe chiesto l'affidamento di Scorpius? Andiamo, non glielo avrebbero mai concesso. Prima di tutto perché Malfoy era potente: era amico di praticamente tutti gli esponenti più illustri del Tribunale. Inoltre, fuori dal Manor, Astoria non possedeva nulla. La sua famiglia poteva vantare solo un altisonante titolo nobiliare, con il quale però non avrebbero potuto sopravvivere. Per questo, il magnanimo Draco provvedeva tutti i mesi a rimpinguare le casse piangenti dei Greengrass.
Non avrebbe potuto far niente contro di lui. Niente di niente, si rassicurò ancora una volta Draco prima di smaterializzarsi.


La cena si sarebbe tenuta in un romantico ristorantino londinese, nei pressi del Tower Bridge. Per evitare di essere riconosciuti, Draco aveva scelto (praticamente costringendosi) un locale gestito da babbani. Aveva superato i suoi pregiudizi, o almeno così amava ripetere amabilmente a chiunque avesse piacere di ascoltarlo.
Si era seduto al tavolo, mordicchiandosi nervosamente il labbro, attendendo.

La vide giocare con l'anello che portava all'anulare, mentre si guardava distrattamente intorno, alla sua ricerca.
Quel movimento apparentemente casuale in realtà era piuttosto indicativo: l'indecisione stava rodendo Hermione. Draco poteva quasi vedere gli ingranaggi del suo formidabile cervellino muoversi senza sosta, alla ricerca di una giustificazione logica e razionale per ciò che stava provando.
Gli venne da sorridere: cara Granger, non tutto può essere controllato...
Per questo, avvicinandosi, le prese la mano e le tolse la fede, sotto lo sguardo sbalordito di Hermione. Poi, fece lo stesso con la propria, facendole scivolare entrambe in tasca.
"Questa sera siamo solo io e te Hermione. Gli ospiti indesiderati non sono ben accetti" e facendole l'occhiolino, la scortò educatamente al loro posto.


Angolo dell'autrice:
Eccoci qui con un nuovo capitolo.
Non ne sono pienamente soddisfatta, ma sono nel pieno della sessione esami e questo è il massimo che riesco a fare =)
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia... storia che non esisterebbe senza di voi! Quindi grazie mille! A prestissimo.


  
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