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Autore: This_Is_Smile    22/01/2015    1 recensioni
Questo non è un addio, Erik. Grazie dei ricordi che custodirò per sempre nel mio cuore ovunque io vada.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovunque io vada.
 
Sono qui adesso davanti a te, eppure mi sembra tutto così lontano. Sono passati 5 anni da quando ci vedevamo tutti i pomeriggi, quando passavamo tutto il nostro tempo chiusi in camera ad amarci, quando ogni cosa insieme a te sembrava perfetta. Sono qui davanti a te mentre ti guardo e provo una grande nostalgia. Mi ricordo quando mi perdevo nei tuoi occhi di un colore indefinito tra il cioccolato e il miele: riuscivi a portarmi in un altro mondo solo con uno sguardo. Ogni volta che mi sfioravi sentivo dei brividi che solo tu eri in grado di farmi provare. Non sono più riuscita a trovare nessun altro come te.
Poco più avanti ci sono due ragazzi, avranno un massimo di vent’anni: lui sta incidendo qualcosa su un albero mentre lei gli accarezza piano i capelli. E mentre li guardo, mi scappa un sorriso che mi fa portare alla mente uno dei miei ricordi più belli.

#11 Anni prima#

“Erik ma dove mi stai portando?!” dissi ridendo mentre mano nella mano mi trascinavi correndo.
“Voglio fare una cosa!” mi dissi girandoti un secondo per guardarmi. Ogni volta che mi sorridevi era come se mi stessero donando una vita in più. Mi fermai di botto e lui si girò spaventato verso di me.
“Non vorrai mica farmi fare un tatuaggio con la tua iniziale?!” lo guardai male e lui si mise a ridere portandosi una mano sulla faccia.
“Mi hai beccato!” disse continuando a ridere. Gli tirai un pugno sul braccio per farlo tornare serio.
“Non voglio fare un tatuaggio, Erik!” dissi cercando di farlo ragionare. Si avvicinò piano a me e mi prese il viso fra le mani.
“Non mi serve un tatuaggio per ricordarmi di te, piccola” Avete presente cosa succede a un pupazzo di neve quando resta al sole per troppo tempo? Bene, io ero ridotta così. “Forza vieni” mi lasciò un veloce bacio sulle labbra e poi prendendomi per mano mi portò vicino a un albero.
“Erik ma che diavolo vuoi fare?!” dissi ridendo vedendo che si era piegato davanti all’albero.
“Questo è il Dio degli alberi, non lo sai?” mi guardò un secondo facendo finta di essere offeso “Vieni e prega con me” continuò sempre serio e in mia risposta gli scoppiai a ridere in faccia.
“A volte mi stupisco della tua intelligenza, Erik” dissi sempre ridendo e mi beccai di rimando una sua occhiataccia. “Davvero che vuoi fare?” lo vidi tirare fuori un coltellino e feci finta di mostrarmi sconvolta. “Erik non vorrai mica uccidermi e poi seppellirmi qui?” lo vidi alzare gli occhi al cielo e a quel punto mi inginocchiai di fianco a lui incrociando le mani “Ti prego Erik, se ho fatto qualcosa di male rimedierò, pregherò con te il dio degli alberi, ma ti prego, non uccidermi” dissi non riuscendo a non ridere nella parte finale.
“Vuoi stare zitta, Stacey?” disse ridendo e iniziando ad incidere qualcosa su un albero. Gli diedi un piccolo bacio sul collo.
“Che scrivi?” dissi sporgendomi verso di lui. Mi guardò un secondo sorridendo e poi si girò verso l’albero.
“Ora vedrai” passarono pochi minuti e poi si spostò lasciandomi vedere la scritta “Ecco fatto” disse visibilmente soddisfatto.
Ovunque io vada, sarai sempre nel mio cuore” seguito dalle nostre iniziali. Lo lessi attentamente ad alta voce e poi mi buttai nelle sue braccia bacandolo dolcemente.
“Ti amo, Stacey” disse guardandomi negli occhi. I miei diventarono subito lucidi e non potei fare a meno di baciarlo. Mi staccai di poco per poterlo guardare negli occhi.
“Ti amo anche io, Erik. Da sempre”

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Rimango a sorridere come una stupida ricordando quel piccolo particolare della nostra storia. Era stata la prima volta che hai detto di amarmi, non mi ero mai sentita più felice in tutta la mia vita. Ce lo siamo sempre detto: ‘Ovunque io vada’. Non ci è mai importato se il destino ci ha mandato in parti del mondo diverse, noi sapevamo dentro il nostro cuore che saremmo ritornati sempre insieme, ed è stato così, sarà sempre così. Fisso la mia – anzi, nostra – bambina giocare poco più avanti rincorrendo dei piccioni. Ricordo il giorno in cui scoprimmo che non saremmo stati più solo io e te.

#9 Anni prima #

Era da giorni che non riuscivo a dormire bene: la nausea mi tormentava. I motivi potevano essere solo due: o avevo mangiato qualcosa di scaduto, che era impossibile impossibile, oppure ero incinta, che era molto più che probabile.
Aspettavo con ansia l’arrivo di Phoebe, la mia migliore amica, che mi avrebbe portato non uno, ben sì quattro test di gravidanza. Beh, diciamo che andavamo sul sicuro.
“Ecco arrivata qui la super Phoebe, la quale scoprirà se tra poco si unirà a noi un baby Erik!” disse entrando in camera mia sventolandomi sotto il naso i test di gravidanza.
“Ma sei scema?!” le dissi sussurrando e strappandogli dalle mani i test “Di sotto c’è Erik!”
“E allora? Dovrà saperlo prima o poi!” la guardai malissimo.
“Magari non sono incinta Phoebe!” dissi soffocandomi con la mia stessa voce.
“Tesoro, hai un ritardo di due settimane, sei acida, isterica, nausea” mi guardò ovvia “Non sei incinta?” mi disse sorridendo e accarezzandomi la pancia. Feci un mezzo sorriso. Andai in bagno e feci tutti i test che mi aveva comprato Phoebe.
“Facciamoci una partita a scopa mentre aspettiamo il risultato!” mi disse ridendo. Alzai un sopracciglio e la guardai male “Era per dire” borbottò offesa. Mi feci scappare un risolino e lei tornò subito di buon umore. Passarono ancora pochi minuti e vedi Phoebe avvicinarsi ai test che avevo prontamente coperto.
“Guardo io o guardi tu?” mi disse non stando più nella pelle. Le feci un cenno per invitarla a guardare e dopo un po’ mi guardò con un sorriso.
“Beh, se è maschio lo decido io il nome” Mi disse sorridendo. Mi catapultai verso di lei e notai che tutti i test dichiaravano un bambino in arrivo. Mi misi le mani nei capelli e mi sedetti sul letto.
“Tesoro non fare così” mi disse Phoebe venendomi vicino.
“Siamo troppo giovani. Cosa direbbe poi Erik?! E se non ne è felice?” dissi facendo di tutto per non scoppiare a piangere.
“Stacey hai 21 anni, non è così grave!” si fermò un secondo e poi mi guardò dolcemente “E poi Erik ti ama con tutto se stesso, amerebbe qualunque cosa che abbia un po’ di te” le sorrisi dolcemente e poi mi annunciò che sarebbe scesa a chiamarmi Erik. Come glielo avrei detto? C’è un modo semplice e delicato per annunciare una cosa del genere?                      “Ehi Stacey, tutto bene?” mi disse Erik entrando e abbracciandomi da dietro.
“Ehi” dissi solamente colta di sorpresa. Mi girò verso di lui e mi guardò profondamente negli occhi ormai lucidi.
“Che succede?” mi disse staccandosi un po’ da me.
“Non so come dirtelo” dissi con voce tremante.
“Dimmelo e basta” mi disse guardandomi negli occhi. Evitai per un secondo il suo sguardo ma poi mi prese il viso e mi costrinse a guardarlo.
“Sono incinta, Erik” dissi in un sussurro. Si staccò da me e sbarrò gli occhi. Dite quello che volete, ma a me quello non sembrò un buon segno. “Erik mi dispiace, io… “ Mi fermai un secondo con la voce rotta dai singhiozzi e mi trovai il suo sguardo addosso “Ti capisco se non vuoi questo bambino, ma ..” non mi lasciò finire perché si fiondò davanti a me.
“Shh” mi disse puntando un dito sulla mia bocca.
“No Erik ascolta.. io so che siamo giovani e so che probabilmente lo reputi uno sbaglio..” non mi lasciò finire perché mi baciò.
“Scusa se ti ho fatto pensare che non ne sono felice” mi guardò negli occhi e mentre mi asciugava una lacrima mi sorrise dolcemente “E’ una splendida notizia, e non speravo altro che costruire una famiglia con te” mi guardò negli occhi e i suoi li trovai lucidi ed estremamente sinceri.

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Mamma, mamma!” l’urlo di mia figlia mi riporta alla realtà allontanandomi da tutti quei ricordi bellissimi.
“Dimmi, Hope” Prendo mia figlia tra le braccia mentre cerco di asciugarmi una lacrima solitaria sulla guancia.                                                          “Perché piangi?” Le sorrido mentre vedo i suoi occhioni uguali a quelli di suo padre diventare tristi.
“Stai tranquilla, tesoro. Ho solo ricordato una cosa tanto bella” La stringo a me cercando di cancellare l’assenza di Erik che a volte prende il sopravvento su di me.                                                                                                                                                                                                                                                     “E perché ti ha fatta piangere se era un ricordo bello?” Quando Hope si gratta distrattamente  il mento mi spunta un sorriso: lo fa ogni volta che non capisce qualcosa, lo faceva sempre anche suo padre.
“Perché a volte sono le cose più belle che ti fanno piangere” Per un momento guarda davanti a lei e vendo spuntare un sorriso timido sul suo volto.   “Lui è il mio papà?” Accarezzo piano la tua foto sorridente posizionata al centro della lapide desiderando di poter accarezzare il suo viso coperto sempre da un filo di barba.
“Sì, Hope” accarezzo piano la schiena della bambina e la guardo attentamente mentre fissa la foto del padre con i pensieri chissà dove. Ogni cosa mi ricorda lui. I suoi capelli corvini e la sua pelle ambrata, i modi di fare, tutto ricorda lui. È stato così brutto doverla crescere senza Erik. Non ebbe nemmeno il tempo di vederla nascere: morì in un incidente stradale poco prima che io partorissi.
“Mamma, perché se n’è voluto andare prima di vedermi?” Il solo pensiero mi fa rabbrividire. Lo conosco, e sono sicura che la cosa che desiderava di più era stringere tra le braccia la nostra Hope.                                                                                                                                                                  “Non è assolutamente così amore.” Mi fermo un secondo a pensare e prendo un sospiro, cercando le parole giuste per spiegare una cosa che di giusto non ha niente. “Vedi, il tuo papà era una brava persona e agli angeli piacciono le brave persone” mi fermo un secondo grattandomi la fronte indecisa sulle parole da usare “Gli angeli lo hanno voluto con loro, per questo adesso non è con noi” trattengo un sospiro cercando di non piangere. L’ultima cosa che voglio è che mi veda ancora piangere. Dopo qualche minuto in cui entrambe stiamo in silenzio la vedo aprirsi in un sorriso.
“Quindi adesso il mio papà è con gli angeli?” Le sorrido mentre le accarezzo piano i capelli.
“Sì, Hope”
“Un giorno me li presenterà?” Nella sua voce sento una punta di speranza, e annuendo continuo a sorriderle dandole conforto.                                 “Certo, tesoro. Un giorno saremo ancora tutti insieme” E credo che sia la cosa in cui credo di più. “Ora andiamo” Mi avvicino piano alla lapide mentre tengo stretta la mano di Hope.
“Ci vediamo presto, angelo mio” mando un bacio con la mano al suo viso sorridente e prendendo per mano Hope mi avvio verso l’uscita del cimitero.

Erik, la vita ci ha separato proprio mentre insieme stavamo arrivando al punto più felice della nostra vita. So che volevi vederla crescere, lo so. So che adesso ci stai guardando da lassù e che ci stai sorridendo. Sei sempre qui con noi. Grazie per aver reso la mia vita più bella. Grazie per avermi donato qualcosa per cui vale la pena continuare a vivere: Hope. Mi prenderò cura di noi due Erik, lo farò anche per te. Questo non è un addio, Erik. Grazie dei ricordi che custodirò per sempre nel mio cuore ovunque io vada. 
   
 
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