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Autore: keli    25/11/2008    1 recensioni
[..Si fissarono incessantemente per qualche istante.Poi lui sorrise, mostrando il fiero orgoglio del suo essere, e lei allora capì.Non sarebbe potuta scappare neanche a volerlo.E cosa peggiore non voleva scappare..non da lui..]Sakura una ragazza come tante costretta ad andare a vivere nel piccolo villaggio di Konohagure No Sato, in casa del padre, divorziato dalla madre, contro la sua volontà.Ma a Konoha nulla è come sembra..e un noioso soggiorno diventerà qualcosa di più..
Genere: Azione, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Konohagure No Sato:Il Villaggio delle Foglie



La stazione era piccola e angusta, grigiastra, avvolta nel verde di una foresta che ne costeggiava i binari così come sembrava fare con l’intera cittadina.
A quanto poteva ricordare-molto poco a dire il vero, la maggior parte delle informazioni le aveva trovate su Internet-Konoha era poco più che un villaggio di si e no cinquanta anime che si conoscevano per nome, come se si trattasse di una grande famiglia.
C’era un'unica scuola, che faceva sia da elementari, medie e superiori.Un ospedale poco più grande di una casa.Un negozietto di alimentari che gli abitanti si ostinavano a chiamare Discount, un ristorantino(Da Shizune)e una centrale di polizia, dove lavorava suo padre.No questo non era il genere di cose che gli piacevano.
Seduta sulla sua enorme valigia dai colori sfavillanti, la ragazza diede una veloce occhiata al suo orologio e sospirò.Già suo padre.Kakashi Haruno, il Capo della Polizia di Konoha, l’uomo più ritardatario che ci fosse sulla faccia della terra.Non riusciva ancora a capire come mai l’avesse voluta con se, visto che non si vedevano da mesi, o forse anni.Kakashi era uno spirito libero che non teneva molto, a niente e nessuno in particolare.Forse per questo Akira l’aveva lasciato.
Dopo circa un quarto d’ora passato a guardare il vuoto, tra i treni passati e scomparsi, ancora non si vedeva niente.La ragazza guardò sconsolata il display del suo cellulare.Ormai era chiaro che si fosse scordato di lei.Provò a digitare un numero, ma purtroppo in quel posto dimenticato da Dio non c’era campo.Come se non bastasse la notte si faceva avanti come una calma minaccia, e gli ultimi raggi di sole venivano soffocati oltre le montagne.
:-Perfetto!Sono sola, senza cellulare, è notte e non ho la minima idea di dove andare!Potrebbe andare peggio di così?!:-
Le ultime parole famose..
:-Ma porco…!:-
La pioggia cadeva così fitta che era impossibile vederci a un palmo dal naso.Ormai aveva i vestiti bagnati per non parlare dei capelli!In un moto di rabbia prese a calci la valigia, scivolando e cadendo inesorabilmente a terra.Forse si sarebbe messa a piangere, se una luce accecante di faro non l’avesse colpita in faccia
Una macchina della polizia si fermò a pochi passi dalla figuretta bagnata, accovacciata contro il trollei.Dalla portiera uscì un uomo dai capelli argentei sparati, gli occhi neri, vaqui, il viso avvolto da una sciarpa nera, vestito con abiti della polizia.Puntò il fascio di luce della torcia sulla ragazza, guardandola per qualche secondo, accigliato.
:-Sakura?:-
La rosa tentò di alzarsi in piedi, scivolando e appoggiandosi alla valigia per non cadere.Aveva gli occhi gonfi di lacrime e una paura maledetta a dosso.Lasciò perdere il fatto che il padre l’avesse dimenticata li e poi quasi investita, e si tuffò ad abbracciarlo, nascondendo il viso nel suo petto
:-Papà..pensavo..ho avuto una paura..ti sei dimenticato di me!:-
L’uomo la guardò per qualche istante, ricambiando l’abbraccio e facendola entrare in macchina.
Durante il tragitto erano rimasti in silenzio, ad ascoltare disinteressati una radio locale.Accovacciata sul suo sedile, ancora fradicia, il viso premuto contro il finestrino, Sakura stava per perdere la sua proverbiale calma e distruggere la radio che in quel momento dava una vecchia canzonetta o una ballata campagnola, ancora non era riuscita a capirlo.Il padre concentrato sulla guida si schiarì la voce, senza girarsi a guardarla.
:-Piccola..mi dispiace..pensavo arrivassi domani..-:
La ragazza lo zittì, annuendo, e tirando su col naso.Non era in vena di litigare con lui, in quel momento.Osservò il bosco, nero e impescrutabile, fuori dal finestrino e sobbalzò.Distolse lo sguardo stropicciandosi gli occhi per poi riportarlo al paesaggio.Niente.Eppure era sicura di aver visto qualcosa..si strinse nelle spalle, voltandosi verso il padre e decidendo di cambiare discorso..
:-Emm..allora..che ci facevi a quest’ora vicino alla stazione se non per venire a prendermi?-:
L’uomo sembrò farsi più serio, sistemandosi meglio nel sedile e agguantando con più forza il manubrio, accendendo i fari per poter distinguere perfettamente la strada.Un gufo cantò lontano, alzandosi in volo per andare a caccia.La rosa rabbrividì di nuovo, dando una veloce occhiata al bosco, fra gli alberi.Konoha era conosciuta come il villaggio delle Foglie.Era ben chiaro capire come mai.Era interamente circondata da un bosco, una riserva custodita da un vecchio clan indiano, ed era un tuttuno con la cittadina stessa.Si sforzò di non pensare a quello che credeva di aver visto-era stanca, e la vista iniziava a fargli brutti scherzi-e si concentrò sul padre che aveva appena preso un bel respiro profondo.
:-Ronda..Il vecchio Senzo, alla stazione, ha sentito uno strano rumore e ha chiamato per avvertirci.Da un paio di settimane succedono cose strane..animali morti..abbiamo trovato un uomo, Yamamura Tay, morto giù nel bosco.Non so..c’è un animale in giro che continua a far vittime..quindi stai attenta la sera..ok?-:
La ragazza annuì stringendosi di più contro il sedile.Un animale che aveva anche ucciso un uomo..di nuovo fu costretta a guardare fuori dal finestrino, atterrita, ma in che razza di posto era capitata?!

La cosa nascosta fra le foglie si rialzò, dando una veloce occhiata al daino ormai morto ai suoi piedi.Annusò l’aria e strofinò i piedi contro il terreno, per levare le macchie di sangue dalle scarpe.Si voltò, e veloce, come nessun animale avrebbe mai potuto esserlo, sparì fra le foglie, lasciando dietro di se una scia di polvere.Si fermò soltanto su una collinetta, molto al disopra del bosco, per assicurarsi di non essere stato seguito.Alla pallida luce della luna, l’alta figura di un bel ragazzo, appariva quasi spettrale agli occhi di chiunque.Era chino, fra l’erba, le mani dalle lunghe dita nivee a controllare fra l’erba qualcosa.Indossava una felpa verde, col cappuccio calcato sul capo, fra i fili rossastri che gli ricadevano disordinati sul viso e le spalle.La pelle, troppo pallida per chiunque, così bianca da sembrare inumana, riluceva alla luce dell’astro nel cielo.Le labbra, di un rosso scarlatto, piene, piegate in un sorriso o un ghigno, forse.Gli occhi, profondi e impescrutabili, ambrati da apparire quasi dorati a una seconda occhiata, con segni neri di occhiaie sotto essi, saettavano per il posto.Quando fu sicuro che nessuno-animale,persona o cos’altro-l’avesse seguito, si rialzò, passandosi stancamente una mano fra i capelli color fuoco.E così com’era arrivato sparì, in direzione della montagna, in un soffio di vento.

La villetta, così come tutte quelle del quartierino, era anonima, di un bianco sporco, senza tetto, le finestre di un verde antico, graffiato, semi chiuse.Non c’era quasi giardino, se non si conta il pezzetto di verde e fango davanti al vialetto, e poca luce proveniva dalle altre abitazioni.La ragazza si guardò in torno con aria depressa, camminando dietro il padre che si trascinava con se il trollei da viaggio.Fece per entrare ma quello si fermò davanti alla porta, richiamato dal suono profondo di un clacson di un furgone rossiccio, ammaccato, che avanzava dalla strada e che si fermò proprio accanto alla volante dell’Haruno, davanti al vialetto.Da essa scesero un uomo anziano, dai lunghi capelli bianchi, occhi sfavillanti neri, segnati dal colore rosso di un tatuaggio, pelle scura, in abiti indiani.Subito dopo fece la sua comparsa un giovane dall’aria allegra, che ispirava fiducia al solo guardarlo, scuro di carnagione quanto il primo, ma dai lunghi capelli biondi, e sfavillanti occhi azzurro cielo.Il capo della polizia parve sorridere da sotto la sciarpa, lasciando il trollei davanti alla porta, e prendendo la figlia per una spalla, accompagnandola con un saluto verso i due.
:-Kakashi amico mio!Così questa sarebbe la piccola Sakura?Kami quant’è cresciuta!Me la ricordavo alta così io..Non sai quanto c’ha parlato di te tuo padre!:-
Esclamò l’uomo abbracciandola amichevolmente.La ragazza arrossì, a quanto pareva quell’uomo pareva conoscerla benissimo, ma lei per nulla.Il ragazzo biondo le sorrise, stringendole la mano con fare amichevole e affettuoso in sieme, come se si trattasse di un vecchio amico
:-Sakura..ben venuta!Io sono Naruto!Ti ricordi di me?Da piccoli giocavamo in sieme..-:
La rosa sorrise, annuendo poco convinta.In fondo in fondo..forse..non sarebbe stato così male..


Ed ecco il secondo cappy!Da qua la storia prenderà corpo..beh..che dire..leggete in tanti!
  
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