Due
colpi alla
porta, un goffo abbraccio, lo sguardo che vacilla.
«Sei tornata...»
Un buffo cappello,
le gote arrossate e il sorriso di sempre.
«Sono tornata!»
Quaranta gradi,
settantotto condizionatori accesi, un blackout nel quartiere.
Malgrado
il buio
che li avvolge, può nuovamente intravedere il profilo del
suo naso,
l'incurvarsi delle labbra in un sorriso,
i contorni delle mani
giocare coi flebili nastri argentei che la luna disegna sul parquet:
quasi la stesse aspettando, quasi non fosse mai andata via.
Tanto vicini da
respirarsi, le loro ombre quasi si toccano, danzano al ritmo incerto
di una candela accesa.
E allora dimmi... perché non ti ho
mai sentito più distante?