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Autore: Relie Diadamat    23/01/2015    1 recensioni
Morgana, pupilla del sovrano di Camelot, potrebbe sembrare, agli occhi di tutti, la ragazza più ricca e fortunata del regno ma la realtà è tutt'altra: Morgana è infelice. Non riesce ad essere pienamente se stessa, sentendosi talvolta in gabbia. Si può essere prigionieri di se stessi? Forse. Morgana sa perfettamente di essere prigioniera del suo cuore che, maledettamente, batte per due persone diverse. Allo stesso tempo.
Dal testo:
« L’amore rende liberi. Vi libera la mente, ma riempie il cuore. L’amore ci fa credere di aver trovato il nostro posto nel mondo e ci fa sorridere senza che noi lo vogliamo. E’ normale pensare di poter amare due persone, ma credetemi è impossibile. L’amore, quello vero, può toccarci solo una volta e si capisce di averlo trovato quando si è certi di essere nel posto giusto, quando non si ha più voglia di voltarsi indietro. »
[ Terza Classificata  al contest My Favourite Character II Edizione indetto da Fanny_rimes ]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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VI. I Love You 


Erano passati mesi da quando Morgana aveva scoperto il segreto di Merlin, e da quel giorno lo aveva obbligato – ricattandolo – di insegnarle tutto ciò che sapeva sulla magia.
Avevano concordato di incontrarsi a notte fonda, quando ormai Ginevra non era più al servizio della sua padrona e Merlin del principe, fuori dalle mura del castello, nella foresta.
Per Merlin non era di certo un pericolo, ormai era abituato a salvaguardare la sua incolumità grazie ad incantesimi, ma per la figliastra del re era tutto più diverso. La sua magia si era manifestata da sola, senza che lei ne fosse cosciente e non sapeva proprio come potesse usarla.
Per questo motivo, Morgana stessa, aveva deciso che avrebbero trovato un altro posto più sicuro. Le stanze della ragazza erano da escludere, siccome a volte le guardie erano solite sorvegliarle; anche quelle del servo erano da escludere siccome le condivideva con Gaius.
« Ho trovato!  » il servo sembrò essere illuminato da un improvviso lampo di genio, mentre la figliastra del re rimase scettica alle sue parole. Aspettava che parlasse per zittirlo, siccome le sue non erano mai delle buone idee.
Ma il servo non parlò. Si mosse di qualche passo, per poi voltarsi verso la ragazza, avvolta in un candido abito viola e con i capelli sciolti in mille onde nere che le ricavano sulla schiena e sul petto. Si era ormai abituato a sentirsi se stesso con lei, sentiva di non doversi più nascondere…si sentiva legato a quella ragazza come a nessun’altro prima d’ora « Vi fidate di me?  »
Morgana guardò la pallida mano, rovinata dal duro lavoro, che il ragazzo le porse.
Forse era una stupida, ma qualcosa dentro di lei continuava a ripeterle di potersi fidare del servo. I loro occhi si tingevano d’oro allo stesso modo, avevano entrambi capelli corvini e pelle diafana, ed entrambi stavano nascondendo se stessi per aver salva la vita.
Strinse forte la mano di Merlin nella sua, lasciandosi trascinare ovunque avesse voluto.
 
Tre giorni dopo…
 
Morgana continuava a fissare la sua immagine riflessa allo specchio, mentre la sua serva era indaffarata a riordinarle la stanza.
Ripensava ai giorni trascorsi con Merlin, ai mille incantesimi che le stava imparando e alla gioia infinita che provava quando riusciva a recitarne uno, con successo.
Non tutto andava così bene però. Quando il Sole sorgeva ed illuminava tutta Camelot, lei ritornava ad essere la figliastra del re. Per tutti era bella, ricca e non le mancava niente…ma si sbagliavano.
 Morgana guardò fisso il riflesso dei suoi occhi verdi nello specchio. Si sentiva in gabbia, prigioniera di se stessa.
Chiuse gli occhi per un attimo, cercando la pace e la serenità che sentiva sempre più lontano. Cosa sarebbe successo se il popolo di Camelot avesse scoperto la sua vera natura?
Immaginò la figura di Uther, sul balcone che dava alla piazza, dare l’ordine di accendere il fuoco. S’immagino legata ad un palo, disperata, cercando invano di liberarsi e scongiurare il re di fermare l’esecuzione.
Il cuore le si fermò di colpo.
Accanto alla figura autoritaria e sadica del re, aveva scorto quella slanciata e aitante del giovane principe. Aveva lo sguardo fisso su di lei, ma sapeva che era uno sguardo vuoto il suo. Morgana piangeva, scongiurava chiunque di salvarla, ma nemmeno Arthur l’aiuto. Uther fece segnò di procedere e in un attimo si sentì bruciata dal fuoco, lanciando un urlo straziante. Solo in quel momento, il principe abbassò lo sguardo, mentre lei bruciava tra le fiamme.
« Mia signora?  »
La figliastra del re riaprì repentina gli occhi, accorgendosi di aver immaginato tutto. Sentiva le gambe tremarle e la voce rauca « Sto bene. » si affrettò a rispondere alla sua serva che stava ripetendo il suo nome per la terza volta, non avendo una risposta.« Ho solo bisogno di un po’ d’aria.  »
Morgana fuggì dalla sua stanza regalando un mezzo sorriso a Ginevra. Non stava affatto bene, l’aria non le serviva a niente. Quello che aveva visto era tutto frutto della sua mente, ma era sicura che sarebbe potuto diventare realtà.
Sentì gli occhi inumidirsi. Arthur non aveva saputo amarla e non l’avrebbe mai salvata.
 
*
 
« Portami via da qui.  »    
La figliastra del re aveva raggiunto il servo del principe che camminava lungo il corridoio con l’armatura tra le mani, molto probabilmente da lucidare. Lo aveva spinto contro la parete, in un angolo per non essere vista. Sperava che lui potesse capirla, che potesse aiutarla « Portami via da Camelot, ti prego.  »
Merlin la guardò sconcertato, mentre il cuore iniziò a tamburellargli incessantemente nel petto. Non poteva portarla via da Camelot, Uther l’avrebbe di certo fatto giustiziare « Morgana, Camelot è la vostra casa.  »
« No.  » aveva detto secca, guardandolo disperatamente negli occhi, sperando che potesse capirla. Si fidava di lui, vedeva in quel servo l’unica persona che potesse capirla davvero, l’unica che forse, avrebbe potuto amarla per quello che era « Casa è dove ti senti al sicuro ed io qui mi sento in gabbia!  »
Merlin aveva perso le parole. Non sapeva cosa dire se non che si sentiva esattamente come lei: anche lui si nascondeva da tutti, anche lui si sentiva in gabbia in quel posto, anche lui avrebbe voluto starsene al sicuro.
« Vieni via con me.  » Morgana lo stava pregando con lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi e la voce quasi provata, ma non avrebbe mai ceduto. Quella donna possedeva la grazia e la bellezza di una rosa, ma la forza e la resistenza di una roccia. Il mondo, a persone come lei, sembrava non ferirle mentre invece morivano dentro.
Merlin fu tentato nel dirle “ Andrei ovunque, anche all’inferno se vorresti. ” ma quelle parole morirono esattamente dove nacquero: nella sua testa. Merlin aveva un destino da compiere, era scritto nelle stelle. Quel destino era proteggere Arthur e nessun altro.
Si liberò dalla stretta della ragazza, abbassando lo sguardo. Sapeva che l’avrebbe delusa, ma non aveva altra scelta « Il mio posto è qui, a Camelot. » le aveva detto prima di allontanarsi, senza guardarla negli occhi.
Le stelle avevano a disposizione un cielo intero, eppure in nessun angolo, nemmeno nel più remoto, vi era scritto un futuro con Morgana. Il firmamento non aveva contemplato quella possibilità e per questo, Merlin lo sapeva, avrebbe dovuto cedere all’idea di non amarla e non essere felice come desiderava.
 
*
 
Quella notte Morgana si trovava nelle sue stanze, stesa nel suo letto con gli occhi aperti. Non sarebbe corsa da Merlin sgattaiolando fuori dalla sua stanza per raggiungerlo, non l’avrebbe più fatto.
Quel ragazzo l’aveva abbandonata, lasciandola al suo destino. Continuava a chiedersi perché tutti gli uomini di cui si fidava finivano per ferirla e abbandonarla. Forse, c’era veramente qualcosa di sbagliato in lei…
Si scosse dai suoi pensieri quando sentì bussare alla porta. Corrugò la fronte non capendo chi potesse essere, mentre si alzava dal suo morbido e invitante letto per aprire la porta.
Inarcò le sopracciglia dalla meraviglia, per un attimo felice di vederlo, per poi rispondere in tono seccato « Non dovresti essere qui.  »
 Vide il servo del principe, con una bandana rossa al collo, torturarsi le mani, prima di trovare il coraggio necessario per risponderle « Voi si, questo è il vostro posto… »
Una smorfia di dissenso si disegnò sul volto di Morgana, che fece per chiudere la porta « Se sei venuto qui per questo, allora puoi anche andartene.  »
Pensava di averlo zittito, ma con sua grande sorpresa vide Merlin fare pressione con palmo della mano sulla porta di legno, impedendole di chiudersi « Non sono qui per questo. » aveva detto indirizzando i suoi occhi azzurri in quelli smeraldo della castellana.
Lo guardò a sua volta negli occhi, curiosa di sapere le sue intensioni.
Sussultò quando sentì la bandana rossa poggiarsi sui suoi occhi, mentre dolcemente Merlin gliela legava dietro la nuca. Il cuore aveva iniziato a batterle in modo strano, ad un ritmo che ella stessa non aveva mai avvertito prima d’ora. Si lasciò trascinare dal ragazzo fin fuori la soglia della sua stanza per poi bloccarsi di colpo, fermando così anche il passo del mago « Dove stiamo andando?  »
Merlin si voltò a guardarla, era davvero buffa. Cercava di mantenere un tono autoritario, mentre l’emozione l’aveva tradita. Merlin sapeva che era piacevolmente sorpresa del suo ritorno. Morgana era orgogliosa quasi quanto bella e non avrebbe mai accettato così in fretta delle scuse, ma lui conosceva i suoi punti deboli ormai. In quei mesi aveva imparato a conoscerla bene « Fidatevi di me.  »
La castellana sentì il cuore accelerare, e la sua mano fremere, mentre un sorriso comparve sul suo volto. Decise di fare ciò che il cuore le suggerì. Si lasciò guidare dal ragazzo, ovunque fosse andato, con l’unica certezza di avere stretta tra le sue dita gelide la sua mano calda.

*
 
Quando Merlin le tolse la bandana dagli occhi si ritrovò ad aggrottare la fronte. Il calore che continuava a sentire sulla pelle le aveva dato la certezza che si trovassero ancora nel castello, ma non si aspettava di ritrovarsi nel corridoio che dava alla sala del trono. Si guardò furtivamente intorno, notando tutte le guardie stese al suolo, dormienti. Un sorrisetto beffardo le si disegnò in volto, sicuramente era opera di Merlin e della sua magia.
Sentì la mano del ragazzo scivolare via dalla sua stretta, erano chiaramente arrivati a destinazione. Morgana era sempre più confusa, continuava a non capirci niente.
Vide il ragazzo chinarsi per sfilarsi gli stivali e restare a piedi nudi sul pavimento gelido. La castellana aggrottò la fronte « Cosa stai facendo?!  »
« Mi tolgo gli stivali. » aveva semplicemente risposto scrollando le spalle « Dovete togliervi le scarpe anche voi, altrimenti vi farete male.  »
Morgana alzò un sopracciglio, riluttante alla sola idea di dover camminare a piedi scalzi senza alcun motivo sensato « Non ne ho alcuna intenzione!  »
« Come volete.  »
La castellana vide il servo avanzare lungo il corridoio senza mai voltarsi. Che avesse dato di matto? Lo chiamò più e più volte ma lui non diede cenno di fermarsi « Merlin, ti ordino di fermarti!  »
Non l’ascoltò, e per dispetto accelerò il passo. La ragazza sbuffò, non capendo le intenzioni di quel goffo servo, portandosi le mani sui fianchi « Merlin!  »
Nulla. Il ragazzo stava ormai svoltando l’angolo che dava alla rampa di scale. Seccata dall’essere totalmente ignorata, la ragazza si decise a muoversi svelta verso di lui, ma per ironia della sorte lo vide correre giù per le scale. Morgana iniziava davvero a sospettare che tutto il lavoro che Arthur gli propinava avrebbe finito col farlo diventare matto, ma non pensava a questo punto.
Accelerò il passo a sua volta, fino ad iniziare a correre giù per le scale ad una distanza di venti centimetri dal giovane mago. Subito dopo l’ultima grata di scale, quando pensava di averlo finalmente raggiunto inciampò, ritrovandosi con la pancia schiacciata contro il pavimento freddo.
Il servo aveva continuato la sua corsa, lasciandola stesa al suolo. Arrabbiata si mise a sedere, guardando stizzita le sue scomode scarpette. Una stupida costrizione sociale, si ritrovò a pensare. Se le sfilò una ad una, ritrovandosi più comoda nell’inseguire quella specie di servo.
« Merlin! Merlin, fermati!  »
Erano ormai fuori dal castello, nel cortile. Nella corsa i lunghi capelli di Morgana, scivolavano indietro, sollevandosi dolcemente. Sentiva il cuore fracassarle la cassa toracica, ma era un dolore piacevole. Si sentiva libera, senza nessuna sbarra, senza nessun limite.
Aumentò la velocità più che poté, fino a ritrovarsi al fianco del ragazzo che si era voltato a guardarla. Le stava sorridendo, seppur stremato dalla corsa e lei, senza saperne il motivo, gli sorrise di rimando. Era felice, questa era l’unica cosa che sapeva.
Senza neanche accorgersene, inciampò nuovamente, ma stavolta si tenne stretta a Merlin, facendolo cadere a sua volta. Aveva il fiato corto dall’affanno, ma non riusciva a non ridere ripensando all’immaturità di una corsa a piedi scalzi nel cuore della notte.
Per un secondo, un secondo soltanto, sdraiati a terra in quel cortile, i loro occhi s’incontrarono. Azzurro e verde. Cielo e smeraldo. Oro e oro.
Il richiamo di una guardia li destò, facendoli piombare in piedi. Corsero in direzione delle stalle, convinti che lì non li avrebbero trovati.
Era la cosa più stupida che avesse mai fatto, Morgana ne era sicura. Merlin le faceva bene, sapeva sempre come farla sorridere…se solo avesse deciso di partire con lei, tutto sarebbe stato perfetto.
Ansimava stremata dalla corsa, tenendosi poggiata contro una staccionata col viso troppo vicino a quello del servo, ancora occhi negli occhi. Quando l’affanno si fu fermato sentì il cuore bloccarsi di colpo.
Merlin si era avvicinato incerto, poggiando tremanti le sue labbra su quelle della figliastra del re.
Morgana si ritrasse d’istinto, sgranando gli occhi per lo stupore. Nella sua mente c’era il nulla, mentre il suo cuore sembrò come paralizzato. Vide il servo riaprire gli occhi leggermente socchiusi, mentre le labbra rimasero schiuse.
La castellana indietreggiò, voltandosi nella parte opposta. Non aveva baciato nessun uomo oltre Arthur, non aveva mai amato qualcun altro oltre il principe. Vinta da questa convinzione si affrettò a raggiungere l’enorme porta di legno.
« Morgana, scusa! »
A quelle parole gli occhi di Morgana s’inumidirono, mentre qualcosa dentro di lei prendeva vita. Si voltò di scatto verso di ragazzo, ancora impalato accanto alla staccionata, con lo sguardo basso.
Aveva giurato a se stessa di non porsi limiti, e non l’avrebbe fatto neanche quella volta. Gli corse incontro, fino a incontrare le sue labbra nelle quali sembrò morirci. Con Merlin poteva essere se stessa e quella sera lo era.
Con la lingua gli carezzò il palato, mentre sentiva le mani del mago carezzare il viso.
Di colpo si staccò, distanziandosi leggermente dal ragazzo. Fissò piano il suo corpo, fino a sentire le sue pupille vibrare. Come per magia, la giacca di pelle che Merlin aveva indosso ricadde dolcemente sul pavimento della stalla. Poi toccò alla blusa blu. Si avvicinò al servo, lasciandosi sfilare con loro contatto visivo la vestaglia di dosso, per poi costringerlo a sedersi.
Si spogliarono con lo sguardo. Si sederono l’uno sull’altro, tenendosi avvinghiati, baciandosi con foga. Quella notte era solo loro.

*
 
Quando tutte le loro forze furono consumate Morgana cadde in un sonno profondo, per la prima volta in vita sua priva di incubi. Merlin rimase sveglio, restando lì a fissarla per un tempo indecifrato. Accarezzò con lo sguardo la sua pelle nuda, mentre un brivido gli percorreva la schiena.
La rivestì così come l’ebbe spogliata, con i suoi occhi, tinti d’oro.
Insicuro che la ragazza stesse davvero dormendo, le carezzò delicatamente le lunghe onde nere accanto al viso « Ti amo. » aveva sussurrato piano, sicuro che non potesse sentirlo, ma certo di averlo detto per davvero.
Se la caricò tra le braccia, facendo attenzione a non svegliarla. La riportò nelle sue stanze, stendendola sul letto e rimboccandole le coperte, scaldandole con la sua magia. Morgana era perennemente fredda e necessitava perennemente di sentire il calore carezzarle la pelle.
Uscì così dalle sue stanze, allontanandosi lungo il corridoio felice come mai in vita sua; non riuscì a cogliere però la figura di Arthur che, furtivamente, si stava dirigendo nelle stanze della sorellastra.
   
 
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