Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    23/01/2015    3 recensioni
Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
 Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.

La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali: non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona sera a tutti! Inizierò col chiedervi scusa per il lieve ritardo, mercoledì sera sono stata ad una festa e ieri sono stata poco bene... spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo un po' più lungo e "movimentato" del solito.
Prima che dimentichi, piccola nota: se qualcuno di voi segue anche "Once Upon a Time" potrà sorridere o riscontrare riferimenti quando leggerà il nome di Helga nel capitolo; voglio solo dirvi che non c'entra assolutamente nulla e che è stato del tutto involontario! Ho scritto questa parte di storia parecchie settimane prima che ricominciasse la quarta stagione di OUAT e, di conseguenza, ero del tutto ignara che ci sarebbe stato un personaggio di nome Helga. Avrei potuto cambiare il nome della fornaia nella mia storia, vero, ma non ho voluto. ^^"
(Tuttavia, controllerò di non far spuntare qualche "Ingrid selvatica" nei prossimi capitoli :P)
Un abbraccione va sempre alla mia grandissima beta
Calime, che continua a farsi in quattro e a mandarmi messaggi con pareri e consigli ogni quando lo ritiene necessario. Sei diventata praticamente una colonna portante per questa storia <3
Vi lascio al capitolo e grazie ancora a tutti quanti per seguirmi, recensirmi e leggermi!
Buona lettura,
Besos


Capitolo 5


« Serve una mano? » domandò premurosamente Leanne, notando che Elsa fosse ancora indaffarata a sellare Nàjera.
« Sì, grazie ». Sorrise la Regina, leggermente imbarazzata per essere rimasta indietro. La principessa straniera la esortò dolcemente a spostarsi e, dopo aver preso il posto della platinata, si occupò rapidamente della puledra, la quale attendeva paziente.
« Ti faccio vedere » mormorò poco dopo, invitandola ad osservare. « La sella va leggermente più avanti e sta’ sempre ben accorta a far sporgere di qualche centimetro il sottosella, altrimenti il contatto causato dal tuo peso potrebbe provocarle delle lesioni alla schiena.
Il sottopancia, invece, va stretto poco per volta, dopo che le hai messo la testiera falle fare qualche passo avanti e indietro in modo tale da farle allentare il respiro – sai, iniziano a trattenerlo per impedirci di stringere troppo le cinghie – e poi stringi ancora di qualche buco ».
Elsa osservò con attenzione tutte le azioni compiute da Leanne che, con estrema calma, eseguiva ogni movimento che man mano si accingeva a spiegarle.
« Adesso si mettono le redini attorno la testa del cavallo, poi passi il braccio destro sotto il collo e reggi la testiera tenendo questa parte in alto qui, chiamata sopracapo; con la mano sinistra terrai l’imboccatura e, per incitarla ad aprire la bocca, basta inserire una o due dita nella parte finale delle labbra e premerle sulla lingua: non ci sono denti, quindi non rischi di farti male. Inserita l’imboccatura, solleva la testiera e sistema il sopraccapo dietro le orecchie. Regoli la capezzina, il sottogola… et voilà! » esclamò Leanne, sorridendo soddisfatta mentre faceva ammirare ad Elsa il suo lavoro. « Non sono un asso a spiegare, ma forse qualcosa l’avrai capito ». Ridacchiò tra sé e sé.
« Più di qualcosa ». Sorrise la Regina, grata per quella rapida spiegazione.
« Ne sono felice. Portiamola fuori, così possiamo finire di regolare il sottopancia ».
Annuendo, la platinata seguì la principessa anche in quegli ultimi movimenti, guardandola con ammirazione e, per la prima volta, si ritrovò ad esser grata al suo isolamento: avesse avuto l’occasione di imparare a sellare un cavallo anni addietro, adesso non avrebbe ricevuto tutte quelle attenzioni da parte di Leanne.
« Ci siamo! Vuoi una mano per salire? »
La sovrana annuì in risposta e un nuovo sorriso si dipinse sul volto della mora, mentre si portava al fianco destro della Regina di Arendelle.
« Inserisci il piede sinistro nella staffa e posa le mani sulla sella, le userai come leva. Io ti darò una leggera spinta sotto il piede destro, per aiutarti ».
Prima che Elsa potesse rendersene conto era sulla groppa di Nàjera, comodamente seduta e in perfetto equilibrio.
« Molto bene! » Rise la principessa, guardandola dal basso. « Non credo sia necessario allungare ulteriormente le staffe. Tu non muoverti, vado a prendere Ásynja e arrivo ».
« Non ci sono rischi, mi ritroverai qui ». Sghignazzò la Regina.
« Ne sono certa… ma, per sicurezza, tieni bene strette le redini ». Leanne si dileguò subito dopo, ridendo per via dell’occhiataccia che Elsa le aveva appena riservato.
La platinata colse quei minuti per abituarsi a quella nuova sensazione: effettivamente, con la sella era tutta un’altra cosa. Ma comunque, anche l’essere sola in groppa a Nàjera era tutta un’altra cosa: nonostante non avesse compiuto un solo passo, si sentiva – in un certo senso – già più libera e la consapevolezza che, ad un suo comando, la puledra avrebbe potuto portarla ovunque, lontano, la faceva sentire viva. Respirò a pieni polmoni il profumo dell’erba umida, quando un vento fresco spirò dolcemente tra gli immensi prati del castello; guardò il cielo azzurro, privo di nuvole e non lo sentì poi così lontano; ammirò gli uccelli che volavano in stormi verso luoghi più caldi e, per la prima volta, si rese conto di non invidiarli: lei era lì, le cose si stavano lentamente rimettendo a posto e – matrimonio a parte – aveva tutto quello che voleva. Se solo lo avesse desiderato, adesso, avrebbe potuto volare anche lei attraverso i prati, sfidando i venti e la gravità.
Per la prima volta, era libera.
« Elsa! » La voce allegra ed estasiata di Anna la riportò alla realtà e i suoi occhi si abbassarono fino a posarsi sulla figura della sua meravigliosa sorellina, diversi metri più in là, in groppa a Sitron.
« Mio Dio, Elsa, sei da dipinto! » Aggiunse subito dopo, guardando con commozione sua sorella per la prima volta su un cavallo.
« Un dipinto? Non credi di esagerare? » Ridacchiò la Regina, consapevole di non essere seduta in sella con la stessa grazia o leggiadria della sorella minore.
« Non esagera. Ho avuto lo stesso pensiero ». La voce roca di Leanne alle sue spalle la fece sorridere più dolcemente e voltò appena il capo per vederla avvicinarsi in groppa ad  Ásynja lentamente, quasi fosse un’apparizione. Le due passarono diversi secondi senza dirsi una parola, semplicemente osservandosi e scambiandosi leggeri sorrisi.
L’atmosfera venne bruscamente interrotta da un ciclone con due lunghe trecce fulve che galoppò tra le due, facendo sobbalzare Elsa e ridere fragorosamente Leanne.
« Anna! Mi hai spaventata! » La riprese immediatamente la Regina.
« Non ho alcuna colpa: probabilmente Vostra Altezza era semplicemente con la testa tra le nuvole ». La prese in giro dolcemente, mentre osservava le due da debita distanza.
« Non c’è che dire, il vostro stallone è meraviglioso, principessa Anna ». Si congratulò Leanne, ammirando la simmetricità e l’eleganza di Sitron, probabilmente uno dei più bei Fjord che avesse mai visto.
« Già, e dire che Elsa non voleva neppure tenerlo ».
« Ah, no? » domandò la mora, leggermente confusa.
« Non volevo perché non era il nostro, Anna » disse con semplicità la Regina.
« Però il fratello maggiore di Hans ha detto che possiamo tenerlo. “Vi prego di accettare il cavallo di mio fratello come ulteriori scuse” » rispose, imitando una voce maschile e profonda mentre citava il sovrano delle Isole del Sud.
« Infatti a seguito di quella lettera non ho più obbiettato » sbuffò Elsa.
« Perdonatemi, non vi seguo più molto… » mormorò Leanne, leggermente imbarazzata.
« Scusatemi, avete ragione. Dovete sapere che questo è, o meglio era, il cavallo del principe Hans delle Isole del Sud… un buono a nulla, maleducato, perfido, doppiogiochista- ».
« Anna! » la riprese prontamente la sorella.
« Il bastardo che ha tentato di ucciderci ». Concluse imperterrita la principessa di Arendelle.
« ANNA! »
« Che c’è? È vero! »
« Il linguaggio » sibilò la bionda a denti stretti. « C’è un’ospite ».
« Non preoccuparti, Elsa, la rabbia di tua sorella è ben più che comprensibile ». La giustificò la principessa straniera, sorridendo complice alla ragazza dai capelli rossi, la quale si girò subito dopo a fare una linguaccia alla sorella maggiore.
« Ci rinuncio » biascicò la Regina con esasperazione.
« Sarà meglio andare, o non arriveremo neppure per l’ora di cena » sdrammatizzò Leanne « Anna, sarà meglio che tu vada avanti… Non vorrei che Sitron s’innervosisca per la vicinanza con Nàjera ed Ásynja ».
« Sì, avete ragione. Vi precederò di qualche metro » acconsentì la principessa, allontanandosi poco dopo e lasciando nuovamente Leanne ed Elsa da sole.
Entrambe, in cuor loro, sapevano di dover ringraziare Anna per aver preso uno stallone.

***

Giunsero nel cuore di Arendelle tre quarti d’ora dopo e avrebbero impiegato ancor meno tempo non fosse stato per la mole di gente che continuamente fermava la Regina per scambiare un paio di chiacchiere sul matrimonio o anche più semplicemente per salutarla.
« Avevate programmi? ». Sorrise Anna benevolmente, scendendo agilmente dalla groppa del suo cavallo e voltandosi in direzione delle due ragazze dietro di lei, che stavano ridendo per qualcosa appena detto da Leanne.
Entrambe si ricomposero rapidamente e la prima a prender parola fu proprio la principessa straniera. « Sinceramente, non saprei. Elsa forse aveva qualche idea… ».
« A dire il vero sì » rispose senza indugio la Regina, il tono dolce mentre con una mano accarezzava dolcemente il collo di Nàjera. « La sera del ballo avevo promesso ad Helga che sarei passata al suo forno. Sono trascorse quasi due settimane e penso che questa sia un’ottima occasione per andare da lei. Sempre che per voi due non sia un problema ».
« Assolutamente, ti accompagno molto volentieri » disse subito Leanne.
« Anche per me va bene » aggiunse Anna.
Dopo aver trovato un paio di guardie reali alle quali lasciare i cavalli, s’incamminarono verso il forno, poco più in là. Elsa fu la prima ad entrare, guardandosi intorno con curiosità e circospezione.
Lei ed Anna avevano preso l’abitudine di fare molte passeggiate per il regno, dopo la loro riconciliazione; tuttavia, la Regina non aveva avuto ancora l’occasione di entrare di persona nel forno di Helga – che conosceva in quanto prima scelta dei cuochi reali per il suo meraviglioso pane e per un particolare tipo di biscotti molto amati da Anna.
« È permesso? » chiese piano Elsa, notando che nessuno fosse al bancone.
Il silenzio venne interrotto da un rumore di passi sul pavimento di legno, un bambino fece improvvisamente capolino dalla porta della cucina e, dopo aver sgranato gli occhi e spalancato la bocca, corse nuovamente all’interno.
« Mamma! Mamma! La regina Elsa e la principessa Anna sono nel negozio! ». La voce euforica del bambino si udì fino all’altra stanza, dove le tre ragazze non poterono fare a meno che sorridere, divertite. Helga arrivò pochi secondi dopo, il grembiule sporco di farina e una pagnotta calda avvolta in un panno tra le mani.
« Vostra Maestà, quale onore! » esclamò, stupita.
« Buon pomeriggio, Helga. Disturbo? » Domandò la platinata, facendo un leggero passo avanti.
« Non disturbate mai » rispose immediatamente la fornaia. « Siete qui per del pane? Dei dolci? »
La Regina scosse dolcemente la testa « No, a dire il vero sono venuta per quella pista di pattinaggio che avevo promesso a voi e ai vostri figli ».
« Vi siete ricordata » biascicò con commozione la donna più anziana, gli occhi lucidi al pensiero che la Regina si fosse preoccupata per loro.
« Avevo dato la mia parola. Dovete perdonarmi di non essere riuscita a venir prima ».
« Non avete nulla per cui dover chiedere perdono, Vostra Maestà. Siete qui, a spendere del tempo prezioso per noi… ».
« È un piacere per me ». La rassicurò la Regina. « Avete un cortile? » Sorrise subito dopo, già certa della risposta.
« Certamente! È qui, sul retro, seguitemi vi faccio strada ». La donna le guidò attraverso la cucina, –  dove quattro paia di occhietti vispi osservarono le reali passare da dietro il tavolo – fino alla fine di uno stretto corridoio. Lentamente aprì l’unica porta presente sul lato sinistro e tutte e quattro furono sul retro.
« Perdonate il disordine, hanno da poco portato altra legna per il forno e non abbiamo molto spazio dove metterla ». Si giustificò Helga, imbarazzata.
« Figuratevi, dovreste vedere la camera di Anna… non definireste più questo “disordine” » sdrammatizzò la Regina, facendo ridere tutti quanti tranne la sua sorellina che si limitò a lanciarle un’occhiataccia. Dopo essersi ricomposte, Elsa avanzò lentamente nel giardino, si guardò intorno e, dopo aver posato delicatamente una mano sulla catasta di legna all’angolo, si rivolse nuovamente alla donna più anziana. « Posso? »
« Certamente! Vado a chiamare i bambini ».
« Potreste portarmi uno dei vostri meravigliosi biscotti alle mandorle? » domandò Anna con gli occhi colmi di desiderio, approfittando del fatto che la donna dovesse rientrare in cucina.
« Anna! Ci è stata portata una ciotola piena proprio questa mattina. Helga ha il suo lavoro da svolgere: non farle perdere altro tempo » sibilò la Regina con gli occhi ridotti a due fessure, in un vano tentativo di fulminare la sua sorellina con lo sguardo. « Perdonatela, non so cos’abbia, oggi ».
« Non ho assolutamente niente! Ho semplicemente finito i biscotti poco prima di uscire » sbuffò la rossa, sentendosi profondamente incompresa.
« Non preoccupatevi, Vostra Maestà, ne ho appena sfornati un paio di dozzine… sarò più che lieta di regalarveli ». La fornaia rivolse un sorriso dolce dapprima alla Regina e poi alla principessa di Arendelle, la quale, subito dopo, si voltò per guardare la sorella maggiore con aria vittoriosa e per farle una linguaccia. Scuotendo la testa con rassegnazione, Elsa tornò ad occuparsi del vero motivo per cui era lì e, lentamente, lasciò che il suo potere fluisse: un sottile strato di ghiaccio iniziò a ricoprire ogni superficie, mentre della morbida neve cominciò a scendere dal cielo. Quasi come stesse danzando, la Regina cominciò a muoversi leggiadra sul ghiaccio e con morbidi gesti delle mani costruì pupazzi di neve, sculture di ghiaccio, per poi aggiungere quanti più dettagli possibili alla sua opera, inclusi uno scivolo e due altalene.
« Che te ne pare? » domandò a Leanne, una volta concluso il suo lavoro.
« Niente male davvero, credo che a questo punto manchi solo un animaletto da compagnia ». Con un sorriso beffardo, la principessa straniera si diresse al centro cortile e, con la stessa facilità con la quale Elsa aveva decorato tutte le superfici dello spiazzale, creò una renna interamente fatta lava e rocce incandescenti.
« Dovremmo presentarla a Sven ». Rise la bionda, le braccia incrociate sul petto.
« Sono certa che l’incontro sarebbe bollente » concordò Leanne, accarezzando morbidamente la sua creazione appena dietro le orecchie.
« N-non… non ti scotti? » balbettò Elsa, intimorita che la mora potesse rimanere ferita. Quest’ultima scrollò leggermente le spalle e poi scosse la testa:
« Il caldo non mi ha mai infastidita ».
« Credo  – ma sia chiaro, è soltanto una supposizione  – di essermi persa qualcosa » constatò Anna, guardando sbigottita la renna creata da Leanne che brucava l’erba con estrema normalità.
« Anche voi avete dei poteri? » continuò imperterrita, spostando poi lo sguardo su Leanne, la quale la guardò a sua volta, annuendo.
« Io, mio fratello, i miei genitori… era un segreto fino a poco tempo fa, ma state per entrare a far parte della nostra famiglia. Quindi non credo ci sia più nulla da nascondere ». Sorrise la principessa del Sud, venendo immediatamente ricambiata dalla rossa.
« Questa sì che è davvero una bella sorpresa! Posso toccarla? » Con euforia, Anna si avvicinò alla meravigliosa creazione di Leanne che, tuttavia, si sgretolò appena un attimo prima che la principessa di Arendelle arrivasse a sfiorarla.
« Permesso negato, Vostra Altezza. Come ho già detto, il caldo non mi ha mai infastidita, ciò non toglie che per quanto riguarda voi vale sempre il detto “chi gioca col fuoco prima o poi si brucia” ». Leanne finse un tono freddo e autoritario che non poté che farla apparire buffa e del tutto inverosimile. In risposta, Anna mise su un piccolo broncio, che tuttavia si dissolse quando Helga tornò con un cestino pieno di biscotti appena sfornati.
« O mio Dio, è uno spettacolo meraviglioso » mormorò la fornaia, portandosi una mano alla bocca, meravigliata. « Andy! Idun! Venite fuori! » chiamò, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle superfici di ghiaccio trasparenti o dalla neve luccicante.
Rapidamente, due testoline biondo cenere fecero capolino dalla porta ed entrambi spalancarono gli occhi, meravigliati. La prima a metter piede fuori fu la bambina che, senza indugiare, corse ad abbracciare la Regina, lasciandola perplessa. Era strano ricevere un affetto così puro e genuino.
« Idun! » La riprese immediatamente la madre, già pronta a rifilarle un bel rimprovero a causa della sua mancanza di rispetto. La fornaia venne prontamente fermata da Elsa che, con un sorriso e un morbido movimento della testa le intimò di lasciar stare, perché la sua bambina non stava facendo assolutamente nulla di male. Lentamente, la bionda si inginocchiò fino ad essere alla stessa altezza della bambina di fronte a lei, dolcemente strinse le manine fredde e paffute della piccola tra le sue e poi le sorrise, in maniera così dolce da far tremare il cuore.
« Allora, ti piace il tuo nuovo giardino? » chiese piano, sorridendo ancora. La bimba annuì in risposta, gli occhioni verdi luccicanti di gioia.
« Sai, hai davvero un bellissimo nome: anche la mia mamma si chiamava così ». Aggiunse poco dopo la Regina, il battito leggermente accelerato a causa dell’emozione provocata dall’udire nuovamente il nome di sua madre. « Quanti anni hai? »
« Sei » rispose Idun, aprendo bocca per la prima volta da quando era arrivata.
« Sei anni? Ma allora sei una signorina! » esclamò Elsa, prendendola in braccio senza alcuna fatica e facendole una pernacchia sotto il collo, che provocò non poche risate da parte della bambina. « Allora Idun, vuoi andare sull’altalena? »
« Sììì! » urlò la bambina, battendo le manine.
« Perfetto! » La Regina la posò delicatamente sull’altalena di ghiaccio che aveva costruito poco prima e, dopo averle accarezzato piano la testolina bionda, si portò alle sue spalle. « Reggiti forte, inizio a spingerti! »
Non passarono due minuti che Andy si precipitò fuori e salì sull’altra altalena: adesso che la sua sorellina aveva “rotto il ghiaccio” ogni timidezza era scomparsa. Leanne, senza attendere di esser chiamata, andò dietro l’altalena del bambino ed iniziò a spingerlo così come Elsa stava facendo con sua sorella minore, presto nel cortile si udirono solamente le risate forti dei due ragazzini e mezz’ora dopo era in atto una battaglia a palle di neve.
« È da quando loro padre se n’è andato, che non li vedevo ridere in questo modo » biascicò Helga, guardando i suoi due figli giocare dalla finestra della cucina, dove Anna era ancora intenta a mangiare i suoi biscotti. « Dio benedica vostra sorella, la Regina: li ha resi così felici… ».
« Già… » mormorò Anna, mandando giù sonoramente e senza grazia anche l’ultimo biscotto. « Elsa è fatta così: usa ogni occasione a sua disposizione per proteggerci e renderci felici ».

***

« Ciao Andy, ciao Idun! Ci vediamo presto! » esclamò Elsa, mentre lentamente si allontanava dal forno con Nàjera.
« La prossima volta vinceremo noi! » urlò con grinta il bambino, lanciando a Leanne un’occhiata complice.
« Puoi scommetterci! » Rise la principessa straniera in risposta, salutando poi la famiglia un’ultima volta con la mano.
« E grazie ancora dei biscotti! » concluse Anna.
Le tre giunsero nuovamente ai parchi reali che era il tramonto. L’aria era fresca e il cielo senza nuvole era tinto delle più svariate tonalità di arancione: le giornate si stavano accorciando, ma si poteva ancora godere della luce solare per buona parte del pomeriggio.
« Dovremmo farlo più spesso » disse Anna allegra, voltandosi in direzione delle altre due ragazze che, come all’andata, erano qualche metro dietro.
« Sì, è stato un pomeriggio molto piacevole ». L’assecondò Leanne, voltandosi verso Elsa con un sorriso, che venne immediatamente ricambiato.
In lontananza le campane suonarono, echeggiando per l’intera Arendelle e facendo alzare in volo diversi stormi di uccelli, sorpresi dal rumore improvviso.
« Sono già le cinque » constatò la principessa del Sud. « Siamo state via per più di tre ore ».
« Non sembra, eh? Rientreremo puntuali per l’ora di cena*** » aggiunse la Regina.
Era stata una giornata così piacevole che il tempo era letteralmente volato. Alle tre ragazze sembrava di esser uscite dal castello appena pochi minuti prima e, non fosse stato per il tramonto, si sarebbero facilmente illuse.
« Sono le cinque… » biascicò Anna, gli occhi sgranati per via della sorpresa. « O mio Dio, sono le cinque! » quasi urlò questa volta e, in un baleno, aveva fatto voltare Sitron.
« Anna, tutto bene? Cosa succede alle cinque? » chiese Elsa, leggermente intimorita dall’agitazione della sorella minore.
« Kristoff! Avevamo appuntamento mezz’ora fa nella piazza principale! » riuscì ad esclamare prima di partire al galoppo verso Arendelle. « Non rientro per cena! » urlò infine, quando era ormai solamente un’ombra tra gli alberi. Elsa e Leanne rimasero a fissare interdette per qualche secondo il punto in cui era sparita l’esuberante rossa, prima di scoppiare entrambe in una fragorosa risata.
« Ma è sempre così? » domandò la mora, ridendo ancora.
« No » riuscì a risponderle Elsa. « … È molto peggio! »
Lentamente si ricomposero e la Regina fu la prima a riprender parola: « Vieni, voglio mostrarti una cosa ». Diede un leggero colpetto con le gambe a Nàjera ed aprì la strada senza esitazione, dirigendosi con attenzione tra gli alberi.
« Avete intenzione di rapirmi, Vostra Maestà? » chiese Leanne teatralmente, un sorriso beffardo sul volto.
La Regina si voltò appena per guardarla con la coda dell’occhio e sorrise indietro.
« Saresti stata una perfetta sorella maggiore, comunque ». La constatazione della principessa fu del tutto inaspettata ed Elsa s’irrigidì a quelle parole, punta su un nervo scoperto.
« Non puoi saperlo. Nessuno può saperlo » rispose la platinata, la voce piatta e atona.
Decisa a non desistere, Leanne fece avanzare Ásynja e tagliò la strada a Nàjera, che inchiodò immediatamente. Sapeva quanto fosse doloroso quest’argomento per Elsa, ma era giusto che iniziasse ad affrontare la cosa e a parlarne.
« Invece lo so, perché ho visto come ti sei comportata oggi con quei due bambini ». Insisté, guardandola dritta negli occhi. « In poco più di un’ora sei stata per loro un’amica, una sorella, una madre. Hai sentito le loro risate? Hai visto i loro volti? Hai visto le lacrime sul viso della loro madre? Fidati, se ti dico che quei due ragazzini non erano così felici da un sacco di tempo ».
« Può darsi, ma quei due bambini non sono Anna… Lei l’ho persa molti anni fa ».
« Vuoi smetterla di farti del male in questo modo? Ho notato com’è Anna quando ci sei tu in giro: fa di tutto per farsi notare, per farti ridere! Sei probabilmente la cosa più importante che ha! »
« Sono l’unica cosa che ha, è diverso! Deve accettarmi perché sono rimasta solo io, anche se non sarò mai abbastanza. È lei la sorella maggiore tra noi due, è lei quella che ha sempre dovuto fare le cose mature! Ha seppellito i nostri genitori da sola, mentre io non ho fatto altro che scappare come una codarda per tutta la mia vita! » L’eco della voce della Regina risuonò nel bosco e il dolore in quelle parole ferì Leanne più di un coltello affilato: Elsa non era solo arrabbiata, era soprattutto ferita e, per quanto potesse sforzarsi, spesso la sua instabilità emotiva era impossibile da nascondere.
Entrambe erano ben consapevoli del fatto che, se il potere di Leanne non fosse stato in grado di mitigare quello di Elsa, probabilmente buona parte del bosco sarebbe stata ricoperta di ghiaccio.
La Regina fu la prima a rinsavire e, con l’impassibilità e l’autorità che mostrava durante le discussioni di stato, riprese il cammino. « Sbrighiamoci, presto non avremo più luce » disse e, senza esitazione, imboccò trottando un sentiero appena visibile sulla sinistra.
La principessa straniera sospirò leggermente e la seguì senza aggiungere altro: l’ultima cosa che voleva era farla soffrire ancora, come se non fossero già abbastanza gli spettri del passato che la tormentavano ogni giorno.
Trascorsero diversi minuti, durante i quali Elsa guidò senza indugi tra gli alberi, seguendo dei percorsi invisibili: nessuna delle due osò aprire nuove conversazioni e il silenzio era rotto solamente dal rumore provocato dagli zoccoli dei cavalli sul terreno.
Finalmente la platinata si fermò e smontò da Nàjera, lanciando a Leanne un’occhiata per invitarla a fare lo stesso. Erano apparentemente davanti al nulla, grovigli di rami e di foglie ostruivano qualsiasi passaggio, ma la Regina non parve farvi caso: legò le redini di Nàjera attorno il tronco di un albero e, dopo un paio di carezze, raccolse un bastone da terra e scostò lentamente alcuni rami, fino a scoprire il passaggio di una piccola grotta. La principessa si avvicinò con curiosità e seguì senza indugio la bionda all’interno: era freddo e umido, si sentiva il rumore dell’acqua – probabilmente un fiume sotterraneo – che scorreva sotto i loro piedi e, una volta che Elsa lasciò andare i rami, fu anche completamente buio. Leanne non perse tempo e lasciò che il suo potere fluisse e che da una delle sue mani si alzasse una leggera fiamma: piccola, ma in grado di illuminare l’atrio. Alcuni pipistrelli squittirono e presero il volo verso l’interno della caverna, per riuscire probabilmente da qualche parte e volare nello stesso luogo dove Elsa le stava guidando. Il tunnel era lungo appena qualche decina di metri, anche se le numerose strettoie rendevano l’attraversamento –  per quanto breve – abbastanza complesso; ciò che si trovava dall’altra parte, tuttavia, rendeva giustizia al difficile percorso: una conca verde ricca di alberi e attraversata da un fiume che si allargava al centro fino a diventare un piccolo lago. Era impossibile da raggiungere dall’esterno: i rami del bosco erano così fitti da aver costruito una vera e propria muraglia al limitare della valle e sempre le foglie creavano come una sorta di cupola verde, aperta nel centro – in punti dove neppure le lunghe braccia degli alberi potevano arrivare –, dove filtrava la luce del sole. La natura aveva creato e protetto quel piccolo paradiso, consentendo solo un passaggio difficile all’altezza del premio che gli occhi dei curiosi avrebbero avuto l’onore di vedere. La grotta terminava a metà altezza: diversi metri sotto il suolo e una dozzina sopra la vallata.
« Che spettacolo meraviglioso » biascicò Leanne stupita e sorpresa, guardandosi intorno con i grandi occhi di sabbia, come a volersi accertare che fosse tutto vero.
Elsa percorse senza timore dei passi verso il vuoto e, immediatamente, il ghiaccio venne in suo soccorso, creando una perfetta scalinata che la conduceva a terra, vicino il lago. La principessa le andò dietro lentamente, guardando con ammirazione la perfezione della sua semplice creazione, per poi sedersi al suo fianco, quasi sotto la piccola cascata creata dal fiume che, dalle pareti, si gettava giù nella valle.
La voce di Elsa fu una vera sorpresa in quel silenzio e Leanne ascoltò ogni parola come se la stesse sentendo parlare per la prima volta: « Ero in isolamento da quasi un anno quando scoprii questo posto. Di solito non potevo uscire, ma quel giorno né i miei genitori, né Anna erano al castello. C’ero solo io… e semplicemente ero stanca di essere chiusa in quella stanza, tentando di riempire delle giornate che, alla fine, erano sempre uguali. Camminai un po’ a vuoto nel bosco, seguendo il muschio, “magari arrivo alla Montagna del Nord” avevo pensato ». Rise leggermente, interrompendosi, con lo sguardo totalmente perso nei ricordi. « Invece fui abbastanza curiosa da trovare questo luogo. Ho avuto modo di venirci solo poche volte, nel corso degli anni, ma questo piccolo eden ha sempre avuto un posto nel mio cuore: questa valle – nel mio minuscolo mondo - sembrava una realtà irreale, qualcosa di appartenente ad un sogno. Un luogo tutto mio dove, anche solo per qualche ora, potevo dimenticare chi ero, le mie paure… Che bambina sciocca, non è vero? »
« No, tutt’altro che sciocca. Quella bambina aveva perfettamente ragione » disse Leanne, sorridendole sinceramente. « Sembra davvero appartenere ad un sogno ».
« Sei la prima persona che porto qui » sussurrò la Regina, improvvisamente in imbarazzo.
« Davvero? » La principessa fu sorpresa da quelle parole, ma non poté far a meno che esserne felice e gioire internamente al pensiero di essere speciale per Elsa. La bionda annuì con un sorriso timido dipinto sul suo volto pallido, un sorriso che rapidamente scomparve, per far spazio ad una smorfia triste. « Perdonami per prima, non volevo alzare la voce in quel modo ».
Quelle parole per Leanne furono un vero tuffo al cuore e non tentò nemmeno di reprimere l’istinto di stringere una sua mano fredda tra le proprie. « No, perdonami tu. Sapevo che quello era un argomento doloroso per te… Pensavo di poterti aiutare a perdonarti ».
« Ci sono cose che non posso perdonarmi » rispose la platinata, scuotendo la testa.
« Invece puoi. Devi solo trovare la volontà di farlo » concluse la principessa del Sud, rivolgendole nuovamente un piccolo sorriso, che venne immediatamente ricambiato.
Trascorsero minuti in silenzio, minuti dove lo scrosciare dell’acqua e il brivido causato dalle loro mani intrecciate sarebbero bastati a riempire qualunque vuoto. Poi, la Regina rialzò lo sguardo e trovò nuovamente il coraggio di avventurarsi in quel deserto, del quale si era scoperta dipendente.
« Sai, sei stata l’unica persona oggi che, anziché congratularsi con me per il matrimonio, ha cercato di andare oltre e capire come mi sentivo io per l’intera faccenda ».
« Perché avevo notato che non stavi bene » ribatté la mora, come fosse la cosa più logica del mondo.
« Ma non è vero, sto benissimo. Il mio fidanzamento con tuo fratello sarà molto proficuo per i nostri paesi » tagliò corto la Regina, fuggendo lo sguardo penetrante della ragazza al suo fianco.
« Oh sì, sicuramente sarà molto proficuo per Arendelle e per il nostro paese, servirà ai regni e riempirà di orgoglio mio fratello, è vero. Ma che effetto avrà su di te? Che effetto sta già avendo? Hai la brutta abitudine di pensare agli altri senza preoccuparti di farti del male e semplicemente non posso più permettere che questo accada. Sei troppo importante per me, Elsa ».
Senza alcun timore, prese dolcemente il viso candido della bionda con una mano, esortandola a voltarsi verso di lei e, quando la Regina alzò di nuovo lo sguardo, i suoi occhi erano cambiati: non erano freddi, timidi o intimoriti. No, Leanne non li aveva mai visti: erano blu, come una notte senza luna, scura e profonda, le pupille dilatate luccicavano, ricche di lussuria. L’intero volto di Elsa era cambiato, traspariva sicurezza e, per un solo istante, la Regina di Arendelle smise di essere la preda e divenne il predatore. Prese dolcemente il viso di Leanne con la mano ancora libera e poi, con la rapidità di un felino, in un’azione guidata dal solo istinto, si sporse in avanti facendo scontrare le labbra della principessa straniera con le proprie in un bacio casto, attento nonostante l’irruenza. La vera sorpresa, però, fu per Elsa quando Leanne, anziché ritrarsi, iniziò a rispondere al bacio con altrettanta enfasi, arrivando a sfiorare con la lingua le sue labbra ancora semichiuse. Improvvisamente consapevole delle sue azioni, la Regina si ritrasse di colpo, gli occhi sgranati e le dita tremanti per ciò che aveva appena fatto. Senza dare a Leanne neppure il tempo di parlare, si alzò improvvisamente e corse via dalla radura, sparendo alla fine della sua scala di ghiaccio, con una mano ancora a sfiorarsi la bocca umida e gli occhi lucidi di lacrime.

 

Elsa non andò a cena quella sera, né si presentò a tavola i giorni seguenti: Gerda aveva semplicemente asserito che la Regina era “troppo malata” e che non avesse la forza di uscire dalle sue stanze. Neppure ad Anna era stato concesso di vederla.
Per la successiva settimana Elsa non abbandonò mai i suoi alloggi e trascorse la maggior parte delle giornate al letto o seduta dietro la sua scrivania per rispondere a delle lettere, che Kai e Gerda, a turno, provvedevano a consegnarle. Molte erano missive di auguri per il suo fidanzamento, altre contenevano accordi e trattati di alleanza da rivedere per via della futura immissione del Regno del Sole tra gli alleati ma, nonostante la loro mole, per la bionda fu un piacere rispondere. A quel punto, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tenere la mente impegnata.
Il sesto giorno, riuscì a non pensare a ciò che era avvenuto nella radura per quasi tutto il pomeriggio, fino a quando non trovò un’altra strana lettera sotto la sua porta: era diversa e lo capì nell’istante stesso in cui la prese tra le mani. Non c’erano firme, né luoghi di provenienza. Inoltre, Kai e Gerda gliel’avrebbero consegnata la mattina seguente, assieme a tutte le altre.
Si sedette sul letto e con curiosità aprì la busta, contente un singolo bigliettino dove, con bella calligrafia, c’erano scritte due sole parole: “Dobbiamo parlare”.
Per un istante, la Regina fu tentata di alzarsi ed aprire la porta –  magari lei era ancora lì fuori –, ma poi con i ricordi venne meno il coraggio e ancora una volta si accasciò sul letto, rigirandosi infinte volte tra le mani quella lettera che portava la sua firma invisibile e, soprattutto, il suo odore.
Questa volta non tentò neppure di trattenere le lacrime e, con mani tremanti, strinse quel piccolo foglio contro il suo petto, senza curarsi di poter macchiare il corpetto del suo vestito di inchiostro o di essere sentita da qualcuno. Baciare Leanne era stata la cosa più giusta e allo stesso tempo la più sbagliata che sentiva di aver mai fatto e non era ancora pronta a pagarne le conseguenze.
Ormai era quasi normale che per lei ogni cosa fosse difficile.

 

   
 
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