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Autore: Aiko Inochi    23/01/2015    1 recensioni
Gli esseri umani sono riusciti a sopravvivere alla grande crisi ambientale che avrebbe portato alla rovina il loro pianeta. La Terra ora è salva e gli uomini hanno imparato a vivere in pace. Però non sempre è tutto come appare e a capirlo bene, sarà un giovane diciassettenne. Con due fazioni opposte, imponenti mecha che combattono, legami creati e distrutti ognuno continua a portare avanti i propri ideali.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Argest Age – section 18


Kyla, Shu e Takehito stavano attraversando la piccola parte dei giardini che conduceva all’ingresso del castello.
C’era moltissima gente, tutti ben vestiti e con l’aria di essere abituati ad ambienti simili.
Shu e Takehito erano i più nervosi ma riuscivano a celarlo bene invece Kyla era sicura di se.
Giunsero all’entrata e passarono le loro tessere-invito su una superficie nera che le scansionò.
«Contessa Pormond, signor Carter, signorino Hughes, prego da questa parte.» l’uomo addetto all’accoglienza degli ospiti, dopo aver verificato l’identità dei nuovi arrivati, li fece accomodare all’interno del castello.
La grande festa si svolgeva nell’immenso salone a pian terreno. Dallo stile ricordava una festa di nobili del rinascimento.
«Addirittura farmi diventare contessa.» sussurrò Kyla, a bassa voce.
«Si addice bene a quest’atmosfera.» fece Shu beffardo, per quanto non lo mostrasse, si sentiva a disagio.
Takehito all’inizio condivideva lo stesso stato del compagno misto a timore. Superato il primo scoglio, ovvero infiltrarsi, rimase affascinato da quell’ambiente. Sembrava aver fatto un salto indietro nel tempo: la musica suonata in un angolo della sala, le pietanze poco distanti, tutti in abiti eleganti e pregiati, i lampadari ricchi di pendenti preziosi e numerosi specchi che rendevano il tutto più luminoso e spazioso. La musica ora taceva e vennero invitati i partecipanti alla festa ad un ballo. Alcuni si unirono alle danze una volta ripresa la musica.
«Non ti incantare.» Shu lo riscosse riportandolo alla realtà.
Non era lì per divertirsi eppure la richiesta di Kyla faceva pensare ad altro «balliamo?»
Takehito rimase sorpreso e senza aspettare alcuna reazione da parte sua, Kyla lo prese per mano «confondiamoci e studiamo la situazione.» poi sempre trattenendolo si rivolse all’altro compagno «dai un’occhiata dall’altra parte.»
Kyla e Takehito  si lasciarono trasportare dalla musica. All’inizio il giovane pilota si faceva trascinare da Kyla, era la prima volta che ballava, in particolare era la prima volta che ballava con qualcuno e la cosa lo metteva in imbarazzo.
 «Cerca di individuare le guardie, gli uomini della sicurezza ed esercito.» Takehito si fece attento. Non era facile seguire i passi della giovane e fare attenzione a ciò che lo circondava.
La musica continuò ancora per altri due balli per poi terminare con una piccola pausa.
Quello fu il momento per avvicinarsi ai tavoli imbanditi. Dopo alcuni minuti, Shu con noncuranza prese un bicchiere e li raggiunse.
«Allora?»fece Kyla per avere le informazioni da Shu.
«Le zone più controllate sono l‘esterno e l’entrata. All’interno c’è qualcuno dell’esercito sparso qua e là.»
«Come fai ad essere sicuro che sono dell’esercito?» Takehito non era riuscito a cogliere certe differenze, a malapena era riuscito ad individuare ciò che gli era stato detto.
«Da come si muovono.» non fu molto esauriente ma dovette accontentarsi poiché Kyla prese la parola « Per quello che ho potuto vedere dalla mia posizione, l’unica zona dove ci sono maggiori uomini è in fondo alla sala.»
«Se ho capito è dove l’imperatore farà il suo discorso.» conclude Takehito.    
Trovò l’approvazione dei compagni per la corretta deduzione che aveva fatto. Si doveva solo decidere come agire.
Attraverso la collana che portava Kyla, i membri a bordo della Phlayrh poterono ascoltare ogni cosa. Inoltre erano capaci di comunicare attraverso un piccolissimo dispositivo all’interno dell’orecchino.
«Dobbiamo creare un diversivo.» suggerì Shu sorseggiando una bevanda appena presa dal tavolo.
«Mi dicono solo di non pensare a nulla di pericoloso.» Kyla riferì le parole del padre.
«Nulla di particolare, bisogna solo creare un po’ di scompiglio.»
«E come, Shu?»
«Basta che le luci si spengano, per esempio.» proferì il suo semplice piano con noncuranza.
«Eh? Non è una cosa troppo semplice?» Takehito era decisamente perplesso, gli pareva una scena di un film.
«Le cose più semplici sono quelle che funzionano meglio.»
«E come avresti intenzione di attuare una strategia del genere?» Kyla espresse i suoi dubbi sottovoce.  
«Mi sono fatto un’idea di dove si trovi il pannello elettrico. Basterà girare un po’» poi le porse la mano con fare galante «Le va una passeggiata negli splendidi giardini qui fuori?»
«Dicono che posso.» la rossa passò una mano intorno all’orecchino e posò l’altra mano su quella di Shu.
«Da  questa parte.» il giovane le fece strada poi si voltò nella direzione di Takehito «tu resta qui e sta all'erta.»
I due compagni uscirono. Il loro comportamento sembrava naturale e disinvolto, anche Shu aveva trovato maggiore convinzione e sicurezza una volta che il suo compito si stava delineando.
Takehito rimase da solo. Inizialmente si sentiva disorientato non sapendo bene cosa dovesse fare. Shu gli aveva detto di stare all’erta, visualizzò meglio dove si trovassero guardie ed esercito, compito più facile una volta che gli venne spiegato.
Senza dare dell’occhio si avvicinò progressivamente al fondo della sala.
Il tempo passava e  la noia stava per sostituire la tensione. Aveva provato ad isolarsi in un angolo ma venne avvicinato da tre ragazze che lo tempestarono di domande, invitato a ballare e poi a servirle qualcosa da mangiare. Takehito di malavoglia e impacciato aveva cercato di soddisfare le richieste per non sembrare scortese o sospetto. Si era inventato più bugie in quel momento che in tutta la sua vita, per colmare la curiosità delle ragazze. Per fortuna quella tortura ebbe termine presto, dato che vennero richiamate da degli adulti, probabilmente genitori o parenti. Fu l’occasione per fuggire e confondersi tra gli altri invitati. Aveva vagato un po’ tra la fine della sala e il tavolo imbandito ma anche l’andare avanti e indietro non servì. Un uomo,  che si era piazzato a metà dal fondo della sala, l’aveva notato e dato che era solo, gli diede da parlare . L’uomo era alla ricerca di compagnia ma tutti erano con qualcuno, così notando Takehito da solo, pensò che potesse trattarsi della volta buona. Il poveretto voleva essere gentile pensando che anche il ragazzo si trovasse nella sua stessa situazione. Ancora una volta una valanga di menzogne gli uscirono dalla bocca non sapendo cosa rispondere alle domande che l’uomo gli poneva. In quel momento pregava che l’imperatore facesse presto il suo ingresso.
Purtroppo non fu così. Seppe che l’uomo con cui parlava, era da poco diventato un personaggio importante dello scenario economico dell’impero e che aspettava con impazienza il discorso di quella sera, poiché poteva contenere informazioni determinanti per lo sviluppo dell’economia e della politica. Gli spiegò degli ipotetici scenari futuri che Takehito non comprese affatto. Ma venne a conoscenza anche della sfera affettiva di quell’uomo: era stato sposato due volte, aveva un solo figlio, conosceva moltissime persone ma di queste nessuno era particolarmente influente, pochi amici risalenti ai tempi dell’infanzia, giocava spesso a biliardo e aveva vinto anche qualche torneo.
Insomma gli raccontò ogni cosa.
Esasperato stava pensando ad una scusa per allontanarsi quando finalmente l’imperatore venne annunciato.
«Signore e signori, sua maestà l’imperatore Hunwer Argest!» la voce risuonò per tutta la sala grazie a degli amplificatori.
Il vociare poco a poco si placò e l’attenzione era rivolta all’uomo che aveva nelle sue mani la sorte dell’intero impero.
Takehito poté finalmente allontanarsi dall’uomo che lo aveva precedentemente intrappolato senza che questo se ne accorgesse, troppo intento a rivolgere la sua attenzione all’imperatore.
«Avviciniamoci il più possibile. Quando le luci si spegneranno bloccherai l’imperatore e lo minaccerai di seguirci con il coltello, io ti coprirò le spalle. Se ce ne sarà bisogno ti aiuterò.» Takehito sussultò alla voce di  Shu che gli apparve improvvisamente alle spalle e gli sussurrò tutto all’orecchio, sicuro che nessun altro potesse sentirlo.
Takehito annuì e come altri che tentavano di avvicinarsi, si trovarono perfettamente davanti all’imperatore.
 Il sovrano di Argest aveva raggiunto la sua postazione al centro del palco. Era un uomo abbastanza alto, dal fisico asciutto, capelli  corti e castani, mento squadrato ricoperto di barba e occhi simili a quelli del figlio ma molto più scuri. Indossava delle bianche vesti militari ornate d’oro e un mantello rosso gli copriva le spalle.
 Osservò serio i presenti e iniziò il suo discorso con voce forte«Vi ringrazio di essere così numerosi questa sera, accogliendo il mio invito.»
A Shu scappò un impercettibile smorfia disgustata.
«L’impero Argest cresce e progredisce senza sosta grazie all’impegno e la volontà dei suoi abitanti. Come ben sapete, si sono raggiunti traguardi impensabili alla vecchia umanità, che non riguardano lo sviluppo tecnologico e della scienza, bensì la prospettiva di vivere ancora sul proprio pianeta sano e uniti come un unico popolo. Dove pace e giustizia possono regnare.»
Quelle parole fecero fremere i giovani della Phlayrh che stavano assistendo.
«Eppure c’è un male che si oppone ad Argest, che si oppone all’umanità intera. Questo male ha un nome che tutti conoscono come Phlayrh!»
Gli occhi di Shu divennero duri e freddi come il ghiaccio per trattenere la smisurata rabbia che stava provando. Takehito si sentiva ferito da quelle che per lui erano calunnie infamanti.
«Sono anni che la guerra per estirparli va avanti e …» le luci si spensero.
Inaspettatamente tutto si oscurò e la sorpresa e il panico presero il sopravvento. Nella confusione Shu e Takehito si avvicinarono all’imperatore senza problemi.
Per loro il buio non costituiva un impedimento grazie alle lentine che indossavano che gli consentivano di vedere nell’oscurità.
Takehito si posizionò alle spalle dell’imperatore e, estratto il coltello, glielo puntò alla schiena facendo una leggera pressione.
«Alza bene le mani e vieni con me.»
«Chi diavolo siete? » un ghigno uscì dalle labbra dell’imperatore «Phlayrh giusto?»
«Sta zitto!» Shu gli era accanto pronto ad abbattere chiunque li avessero ostacolati. Ma a quanto pareva non fu necessario.


All’esterno la Dreizack sorvolava il castello. Quando un ufficiale attirò l’attenzione del colonnello Dia.
«Colonnello Vedis, sta accadendo qualcosa di strano … non vi è più alcuna luce!»
«Cosa? Contattate gli uomini all’interno del castello!» comandò Dia.
«Pare che sia saltata la corrente, stanno cercando di ripristinarla.»
«L’imperatore?» tuonò rabbioso.
L’ufficiale tentennò temendo l’ira del colonnello «Non sanno dove sia.»
«Razza di incapaci! Mandate i teknight ad ogni entrata e uscita. Circondate l’intero castello!»
L’ordine venne eseguito immediatamente e cinque GL  e due TH vennero fatti scendere illuminando ogni millimetro.
«Che cosa diavolo può essere accaduto?» la risposta giunse presto.
Poco lontano aveva fatto al sua apparizione l’aeronave della Phlayrh.
«Maledetti, cosa hanno intenzione di fare?» Dia strinse i pugni «Abbatteteli!»

Kyla era rientrata. Prima aveva completamente distrutto il piano elettrico, in modo tale da impedire un repentino ritorno della luce. Doveva aspettare i suoi compagni nel punto stabilito, al primo piano del resto del castello. Lì non doveva esserci nessuno.
Per facilitare le cose e verificare che stesse andando tutto per il verso giusto, era andata incontro ai suo compagni alla base delle scale del piano inferiore.
Non c’era nessuno e regnava un silenzio surreale. Poi ecco che scorse i suoi compagni. Mantenevano ognuno per un braccio l’imperatore che tentava una vanissima resistenza.
«Muovetevi!» li incitò Kyla.
La raggiunsero ma un forte scossone fece tremare ogni cosa, tanto che un po’ di intonaco cadde dal soffitto.
«Che succede?» domandò Takehito spaventato.
«Contatta l’aeronave!» disse Shu repentino. La giovane annuì e avvicinò il ciondolo alla bocca.
«Papà che sta succedendo all’esterno?» Kyla si mise in ascolto «hanno attaccato battaglia con la Dreizack e il castello è circondato.» riportò agli altri cosa le stava dicendo Owen poi,  un'altra pausa per sentire le ultime indicazioni «dice che per il momento è meglio se aspettiamo.»
Ancora un altro scossone.
«Non possiamo fare altro.» constatò Takehito.
Nessuno li aveva ancora raggiunti e la luce non era ancora tornata. L’unica illuminazione era quella sporadica dei colpi sparati dai teknight e dalle aeronavi.
Nessuno aveva detto più nulla e gli unici suoni erano quelli dello scontro al’esterno.
Poi tutto tremò con maggiore forza e insieme ai fili di intonaco sbriciolato, dal soffitto, ne caddero dei grossi pezzi.
«Stanno esagerando, sembra peggio di un terremoto.» non sapere l’andamento della battaglia all’esterno la rendeva nervosa.
Un violento rumore e in un attimo, il soffitto stava cedendo sotto il peso di un GL scaraventato sul castello.
«Attenta!» Shu fece appena in tempo ad allontanare Kyla che altrimenti sarebbe rimasta schiacciata dall’arma umanoide.
Lo schianto fu tremendo e non si limitò a far crollare i piani superiori ma il teknight sprofondò ulteriormente, facendo sbriciolare il pavimento e trascinando con se Takehito e l’imperatore che ancora tratteneva.  
«Takehito!» l’urlo di Kyla arrivò troppo tardi.
Erano già stati inghiottiti dalle macerie.

Era tutto silenzioso e buio. Takehito aprì gli occhi e alzandosi una fitta lo colpì al fianco e alla spalla, facendolo curvare su se stesso.  A poco a poco il dolore si attenuò e provò a capire dove si trovasse. Però non riusciva a vedere bene e gli occhi gli bruciavano tremendamente, forse a causa della polvere. Dovette togliersi le lentine e dopo poco trovò sollievo. Per fortuna aveva con lui un piccola torcia che usò per fare luce.
C’erano macerie ovunque e non riusciva a capire in che luogo si trovasse. Si ricordò di essere caduto poiché il pavimento aveva ceduto ma quando accadde, era già al piano terra.
Sì affrettò a trovare una via d’uscita.
Nell’agitare la torcia nelle varie direzioni, illuminò un uomo che lo fissava. Lo riconobbe subito, era l’imperatore caduto anche lui nel crollo.
Sembrava star bene, seduto su un cumulo di macerie. Sembrava che lo avesse fissato per tutto il tempo.
L’imperatore fece per alzarsi e Takehito repentino, estrasse la piccola pistola nascosta nei pantaloni.
«Non muoverti!» l’imperatore Hunwer si fermò alle minacce del ragazzo.
«Mi servi per uscire di qui.» sfacciato e irritante come se quello con la pistola fosse Hunwer Argest.
«Cosa?» Takehito era spiazzato da tanta sfrontatezza.
«Questo è il sotterraneo del castello ma le macerie hanno bloccato la via. Devono essere rimosse, in più, i cunicoli che lo formano, sono come un labirinto ma io lo conosco.» gli illustrò la situazione.
«Vuoi dirmi che non ho scelta?»
«Esattamente!» Takehito abbassò la pistola, riponendola appena dietro la schiena sostenuta dalla cintura.
«Sia ben chiaro che non ti lascerò andare!» Hunwer Argest ghignò beffardo e andò nella direzione di quella che doveva essere una porta o un arco, bloccati dai detriti.
Takehito lo stava seguendo facendogli luce. L’imperatore lo attendeva fermo, osservandolo in modo autoritario.
Il ragazzo si diede da fare nello spostare le macerie e solo quando ne trovava di troppo grosse, Hunwer dava il suo contributo.
“Potrebbe anche mettersi a scavare invece di far fare tutto a me. Sei anche tu nei guai.”è quello che gli passava per la testa mentre si sporcava a spostare pezzi di muro, frantumi di pavimento e polvere che gli irritava gli occhi.
E mentre si lamentava, almeno nei suoi pensieri, il varco venne liberato, mostrando un canale stretto e lungo fatto di mattoni e leggermente illuminato.
Takehito si accasciò per qualche secondo a terra per riprendere fiato e scrollarsi un po’ di polvere da dosso.
«Alzati!»
«Devo riposare un attimo e non prendo ordini da te.» disse chiudendo gli occhi. Poi lo sentì muoversi, riaprì gli occhi e lo vide incamminarsi.
«Fermo!» Takehito estrasse ancora una volta la pistola «ti avevo detto che non ti avrei lasciato andare!»
«Non è intelligente minacciare l’unico che può condurti fuori da qui.» replicò con fare arrogante. Il suo interlocutore non rispose nulla così Argest continuò «Questi sotterranei sono come dei labirinti, però li conosco e posso condurti all’uscita. L’hai già dimenticato?»
Non sapeva se fidarsi o meno ma non vedeva molte alternative «va bene ti seguirò.» terminò il suo attimo di pausa e si mise a seguirlo sempre con la pistola puntata.
Era vero.
Le vie si intersecavano tra loro creando un vero e proprio labirinto, sarebbe stato facile perdersi in quei cunicolo freddi, umidi e scuri.
«Sembri un ragazzo che sa il fatto suo. Quanti anni hai?» disse ad un tratto l’imperatore di Argest.
Takehito non gli diede peso continuando a seguirlo. Gli era stato ripetuto più e più volte che era meglio far sapere il meno possibile sul loro conto. Di lui già sapevano tutto ma voleva evitare che potesse riconoscerlo in quel momento.
«Perché combatti per Phlayrh? Sei forse uno delle colonie?»
«Non sono d’accordo con il vostro modo di fare.» Takehito aveva sempre percepito l’imperato lontano e distante come se non potesse realmente influenzare la sua esistenza.
Da quando si era unito alla Phlayrh capì quanto una sua decisione potesse influenzare le sorti del mondo intero, senza contare che, da quando Seref gli racconto di suo padre, associò all’imperatore l’immagine di una persona orribile. Mal sopportava la sua presenza in quel momento e per questo provò a rispondergli in modo vago, nella speranza che potessero continuare il cammino in silenzio.
«Più precisamente?» speranza vana. L’imperatore era di opinione diversa.
«Indovina un po’?» se doveva proseguire, lo avrebbe fatto usando i suoi stessi modi indisponenti.
«E’ forse per via delle colonie?» Takehito annuì.
«Sono necessarie.» replicò Hunwer.
«Necessarie un corno! Private della libertà e della possibilità di vivere felici.» aveva alzato la voce arrabbiato.
«L’impero Argest si è formato per salvare il pianeta. Le nazioni riuscirono per la prima volta a lavorare insieme per rendere ancora una volta il nostro pianeta un luogo vivibile. Poi quando l’emergenza venne risolta e tutto tornò come prima, i conflitti e le divergenze esistenti comparvero di nuovo, minacciando non solo il benessere del pianeta ma la pace che si era instaurata.»
«La storia la conosco.» Takehito lo interruppe scocciato ma venne ignorato.
«Come pensi che si possano tenere a bada gli esseri umani? Sono peggio delle bestie selvagge. Avidi, individualisti, desiderosi di potere, egoisti. Però si piegano davanti al più forte.»
«Vuoi dire che per un bene maggiore, l’uso della forza è giustificata? Che centinaia di persone debbano essere sfruttare? Che se hanno la sfortuna di nascere in una colonia, non potranno sperare in una prospettiva di vita migliore? O che provocare la morte di uomini, donne e bambini sia giusto?»
«Forse non è giusto ma va fatto. Altrimenti sarebbero scoppiate altre guerre che avrebbero causato danni ancora maggiori.»
«Tsk! Un tempo riponevo fiducia in Argest ma una volta scoperto cosa nasconde …»
«C’era un tempo in cui la Phlayrh era un organo dell’impero. Una forza speciale che si era sempre preoccupato di curarsi dei rapporti diplomatici.» il discorso prese una piega interessante, quella parte della storia non l’aveva mai sentita «a quel tempo l’imperatore in carica era mio padre e il capo della Phlayrh, il padre di Owen Fukuda. All’inizio le cose andavano bene ma le persone si adagiarono nel loro benessere, chiedendo sempre più. Il dialogo serviva poco nelle dispute e spesso si finiva con l’uso delle armi. Per fermarli non si poteva far altro che ricorrere ai loro stessi mezzi. E fu così che l’impero Argest si impose con maggiore forza e con severe sanzioni. Per chi rifiutava di abbassare il capo al più forte finiva nelle colonie. Sarebbero stati utili in altro modo.»
«E la Phlayrh?» domandò il ragazzo quando l’altro si interruppe.
«Il padre di Owen non comprendeva che quello era l’unico modo per mantenere la pace e la stabilità. Alla fine si distaccò dall’impero con lo scopo di distruggerlo. Senza accorgersene adottarono lo stesso metodo di Argest.»
«Cosa intendi?»
«Fanno ricorso alla forza. Devono combattere per poter piegare qualcuno alla loro volontà. Devono dimostrare di essere i più forti per far piegare la testa all’impero.»  
«Se non lo facessero non potrebbero mai cambiare le cose.»
«Se Argest non usasse la forza per fermare i ribelli, la pace non potrebbe essere mantenuta.»
Lo aveva spiazzato. Non sapeva come fossero arrivati a quel punto, come la conversazione avesse preso quella piega ma il ragionamento poteva definirsi corretto.
«Perché combatti per la Phlayrh?»
Quante volte aveva sentito quella domanda, quante volte se l’era posta a se stesso, eppure pensava di aver trovato una risposta.
Per un momento non disse nulla ma poi rispose «non voglio vedere morire altra gente e dare la possibilità a tutti di scegliere della propria vita.»
«Così si ritornerà allo stato di partenza e la storia si ripeterà.»  
«A quello che accadrà è troppo presto per pensarci. Affronterò un problema alla volta, facendo tesoro delle esperienze vissute, degli errori commessi e  del passato di chi mi ha preceduto. Sarò rivolto verso il futuro. In questo modo la storia non si ripeterà!»
«Quante sciocchezze! Proprio come Owen che ha la testa piena di fantasie.» Takehito si sentì offeso da quelle parole però il modo in cui parlò del generale della Phlayrh lo incuriosì.
«Parli come se lo conoscessi.»
«Infatti lo conosco, anche se a quel tempo eravamo solo dei bambini.» per la prima volta, Hunwer abbandonò quel tono arrogante, per diventare simile al malinconico «siamo arrivati ormai. Puoi vedere anche tu la luce provenire dall’esterno.»
Avevano raggiunto l’uscita. Per il ragazzo fu un gran sollievo, sorpassò l’imperatore ansioso di lasciare quei cunicoli.
«Perché non mi uccidi?» Hunwer Argest non glielo stava chiedendo per soddisfare una sua curiosità ma glielo stava proponendo.
Takehito si voltò credendo di non aver sentito bene.
«Se mi uccidi avrete vinto. La Phlayrh avrebbe sconfitto l’impero Argest e voi potrete fare ciò che volete.»
«Non è questo il metodo giusto. In questo modo la storia si ripeterà.» il ragazzo ripose ancora una volta la pistola nel retro dei pantaloni.
«Così posso scappare.»
«Non corro più il rischio di perdermi.»
«Non porterai a termine la tua missione.»
«Non importa.»Takehito uscì.
Ne venne fuori anche l’imperatore che si affrettò ad allontanarsi.
La Phlayrh li stavano cercando.
«Takehito! Stai bene?»
A trovarlo fu Seref che riuscì a capire cosa potesse essere accaduto al compagno. Gli si avvicinò e guardò nella sua stessa direzione.
L’imperatore si faceva sempre più distante. Si voltò un’ultima volta per controllare la situazione e incrociò lo sguardo di Seref.
«L’hai lasciato andare.» constatò.
«Sì, scusa.» Takehito abbassò la testa sentendosi in colpa.
«Non scusarti. Se l’hai fatto ci sarà un motivo e forse è meglio così.» Takehito si rivolse a lui cercando di capire cosa stesse provando il compagno ma il suo volto non lasciava trasparire nulla.
«E’ successo qualcosa?» domandò Seref senza guardarlo.
«Abbiamo solo parlato.»
«Spero non ti abbia detto niente di terribile.»
«Niente di terribile. Ha solo rafforzato la mia volontà.»  



SCHEDE PERSONAGGI:


Takehito Ikeda:

171 cm

17 anni

Sottotenente  pilota dell’ AU-0

Adora i teknight( pare sia quasi il suo unico interesse).

Ha grande spirito di adattamento.

Preferisce i sapori dolci.

E’ bravo con i videogiochi, i suoi preferiti sono gli rpg.

DISEGNO


Katsu Harada:

170 cm

18 anni

Meccanico

Ha sempre sognato di diventare un pilota di FW

E’ un tipo allegro è vivace.

E’ affezionata agli occhiali da aviatore che porta sempre sulla fronte.

Conserva una cassetta degli attrezzi nella sua stanza.

E’ un esperto di videogiochi, preferisce i simulatori e sparattutto.

Fu moto felice di scoprire che lui è Takehito avevano interessi simili.

DISEGNO


Angolo dell'autrice:
Ed ecco un altro capitolo!
Aggiunte anche le schede di Takehito e Katsu. Alla fine mi sono decisa a mettere anche queste (forse dovrei creare un capitolo solo per questi e raggruppare i disegni dei teknight e delle aeronavi con le schede. Suggerimenti per favore!)
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere anche se silenziosi e spero possa piacervi fino alla fine.
Alla prossima ;)


  
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