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Autore: MikiBarakat96    24/01/2015    1 recensioni
Dal quarto capitolo
La mia fronte gli andò a sbattere giusto sul mento, provocando dolore sia a me che a lui.
"Aho!", esclamammo entrambi all’unisono, toccandoci le parti lese.
Alzai gli occhi, pronta a scusarmi con il poveretto che avevo urtato, quando gli occhi celesti del biondo… Luke, incrociarono i miei e rimasi letteralmente a bocca aperta, non riuscendo più a pensare a qualcosa da dire.
"Ehi, tu sei quella che era seduta nella front row!", esclamò.
Wow, aveva una bella memoria.
"G-già", risposi sentendo le guance andarmi in fiamme sotto il suo sguardo. "Quella vicino al moro un po’ brillo", aggiunsi.
Ridacchiò, e per tutta risposta sentì il cuore accelerare i suoi battiti. "Non ho mai visto qualcuno così coinvolto in una mia esibizione", disse continuando a sorridere.
______
Dal tredicesimo capitolo
"La solitudine è brutta, Jen, Michael è spaventato dal pensiero di poter tornare ad essere da solo, senza nessun amico, e questa paura lo fa essere geloso e lo spinge ad odiare tutto ciò che potrebbe portarti via da lui".
"Come Luke", annuii.
"Nuovi amici vogliono dire che quelli vecchi potrebbero essere lasciati da parte".
Niente dura per sempre.
Pensai tristemente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16/08/2014
 
Cara Jen,
l’America è favolosa! Siamo arrivati solo da poche ore, ma amo già tutto di questo posto, e non vedo l’ora di portartici un giorno, sarebbe bello fare finalmente quel viaggio che avevamo pensato all’inizio dell’anno. Appena torneremo a casa ci organizzeremo assolutamente!
Non abbiamo ancora conosciuto i One Direction, li vedremo domani mattina, e non ti dico com’è emozionato Ashton, sembra una ragazzina impazzita, ma dopotutto lo sembriamo tutti e quattro.
Luke è con noi… be’… in realtà siamo tutti ospiti a casa sua, domani ci sposteremo verso New York, dove ci attendono i 1D, e la sera probabilmente dormiremo in albergo.
Luke sta bene, non l’ho trovato affatto male, quindi stai tranquilla. Anche April sta bene, e ti manda un bacio grandissimo; lei e Calum si sono baciati almeno una trentina di volte nelle ultime quattro ore, ti giuro non riuscivamo più a farli staccare… ma dopotutto, non volevamo davvero dividerli, è così bello rivedere Calum sorridere in quel modo. Credo che ami davvero April, come io amo te, e ora capisco cosa ha provato per tutto questo tempo, stando lontano dalla sua ragazza.
Mi manchi, e non ci vediamo da soli due giorni. Sarà dura, ma cerchiamo di prenderla bene e di non farci prendere dallo sconforto, passerà tutto in fretta ed io tornerò in Australia ad abbracciarti prima che tu te ne renda conto.
Sono emozionato ed agitato al pensiero di domani; mi fa paura il pensiero che da domani in poi la nostra vita cambierà completamente, e non saremo più dei semplici ragazzi di Sydney, saremo… famosi, la gente inizierà a conoscerci e mano a mano diventeremo sempre di più l’obiettivo dei giornalisti… probabilmente mi sto facendo paranoie per nulla, ma una parte di me vorrebbe restare il ragazzo anonimo che sono stato fino ad adesso, anche se questo vorrebbe dire non poter diventare quello che ho sempre desiderato, ovvero un musicista.
Ah! Vorrei sentire la tua voce, vorrei averti accanto a sostenermi nell’importante giornata che mi attende… ma purtroppo a quest’ora a Sydney sono le nove di mattina, e non penso proprio che tu sia sveglia a quest’ora, a meno che tua zia non ti abbia svegliata per fare le pulizie.
Ho sonno anche io, il fuso orario si fa già sentire! Quindi penso che farò un pisolino prima di uscire per la città con i ragazzi; Luke ci vuole far fare un tour della città e stasera ha già prenotato il tavolo in un pub (si è ambientato bene il ragazzo!).
Si prospetta una metà giornata davvero intensa e divertente.
Tu? Cosa farai di bello oggi… che poi per te è domani… che cosa strana i fusi orari!
Ti amo Jen, e mi manchi tanto.
Ti mando un bacio grande.
 
Tuo, Mike.
 
17/08/2014
Cara Jen,
OmmioDio non puoi immaginare come sia impazzito tuo cugino oggi! Abbiamo assistito alle prove dei 1D, prima di conoscerli, e Ashton ha praticamente cantato a squarciagola tutte le canzoni facendoci subito notare, anche se ci avevano detto di stare in silenzio.
I ragazzi sono molto simpatici, abbiamo passato praticamente l’intera giornata insieme, e loro ci hanno informato di tante cose del tour… come per esempio del fatto che per spostarci in una stessa nazione avremmo un bus! Un grande bus tutto nostro… sarà fantastico!
Louis mi ha detto che gli piacevo molto di più con i capelli colorati, quindi molt probabilmente mi tingerò di nuovo i capelli. Mi cadranno davvero alla fine… accidenti! Però mi piace troppo cambiare colore di capelli, e in più non ho trovato ancora il colore giusto per me, nonostante questo biondo mi faccia sentire molto più sicuro di me, soprattutto perché non appaio agli occhi degli altri come un pazzo, e l’ultima cosa che voglio fare in questo momento è dare modo alle fan dei One Direction di pensare che io sia uno un po’ fuori di testa.
Che dici, devo cambiare colore di capelli?
New York è ancora più pazzesca di Los Angeles, ed è così affollata! C’è gente ovunque, i film non esagerano affatto quando ritraggono queste strade gigantesche trafficate al massimo con una folla di persone sui marciapiedi… è una cosa inquietante, ma allo stesso modo sono emozionatissimo di essere qui, e amo questo paese, anche se odio da morire il fusorario, stanotte non ho chiuso occhio! Semplicemente perché in Australia non era notte, e quindi io Calum ed Ashton abbiamo passato la notte a giocare alla palystation, mentre Luke dormiva beatamente.
Il fuso orario potrebbe rivelarsi un problema serio, non riesco a dormire la notte e la mattina ho un sonno da pazzi ma non posso dormire! Non ti dico che fatica ho fatto stamattina per rimanere sveglio!
Ma cos’è il fuso orario comparato a tutto quello che guadagnerò con questo tour?!
Se solo ci fossi anche tu.
Saresti potuta venire con me almeno in America, saresti rimasta con April… odio il saperti lontana, ma sono contento di sapere che ti diverti ai corsi di disegno e che stai facendo amicizia. Sono sicuro che riuscirai anche tu a raggiungere il tuo sogno.
Ora vado, i ragazzi vogliono fare una twitcam per annunciare ai fan che siamo con i 1D.
Dopodomani ci sarà il nostro primo concerto… mi sento morire solo al pensiero! Sarò sicuramente un pezzo di legno.
Un bacio amore.
 
Ti amo
Mike.
 
15/09/2014
 
Cara Jen,
i giorni in tour scorrono velocissimi, e ormai, nonostante sia passato solo un mese, mi sto già abituando alla routine di questa vita fantastica ed emozionante.
È bellissimo esibirsi ogni sera davanti a tutte quelle persone… ma è molto più bello vedere che qualcuno già è nostro fan! Stasera nella folla ho visto dei cartelloni per noi, e non puoi capire l’emozione forte che ho provato.
Quando usciamo dall’hotel ogni tanto qualche fan ci chiede l’autografo, ed è tutto così pazzesco! Io non ho mai pensato a come sarebbe dovuto essere il mio autografo, e ancora non ne ho uno, infatti mi sa che quelli che ho fatto fino ad ora sono tutti diversi gli uni dagli altri! Dovrò rimediare.
Tu come stai? Come va la preparazione del quadro per il concorso?
 
Ti amo
P.s. No, Luke non mi ha mai ancora chiesto di te :\.
Mike.
 
20/11/2014
Cara Jen,
mi manchi tantissimo.
Oggi è una giornata "no", non riesco a fare nulla senza che tu mi venga in mente, ed è terribile il pensiero che non ti possa rivedere, non ti possa abbracciare… il ritorno a Sydney è ancora molto lontano, ed io non so se ce la posso fare a stare lontano da te ancora per molto.
Mi sento un buco nel petto, un vuoto, che non riesco a colmare con nulla.
Louis mi ha visto giù di morale, e mi è venuto a parlare, mi ha raccontato di lui e di Eleonor, mi ha svelato dei modi per non farmi assalire dalla malinconia, per essere forte, ed uno di questi è pensare al sogno che sto vivendo. Anche Liam è intervenuto, e mi ha parlato della sua esperienza. Mi piacciono sempre di più questi ragazzi, sono dei buoni amici, e non fanno altro che aiutarci ad affrontare tutte queste novità, che loro hanno già vissuto.
Louis e Liam mi hanno chiesto di parlargli di te, ed io l’ho fatto, anche se questo non ha molto aiutato il mio cuore sofferente, però è stato bello parlargli di come si è evoluta la nostra amicizia; gli ho anche fatto vedere una tua foto, ed hanno fatto dei commenti che ti avrebbero sicuramente fatto piacere.
Spero di farteli conoscere presto, so che lo desideri tanto.
Ti amo.
Tuo, Mike.
 
25/12/2014
Cara Jen,
siamo tornati a Los Angeles, per festeggiare il Natale a casa di Luke, visto che il tour per ora è in pausa. È così strano non essere a casa, è così strano essere in un posto dove a Natale nevica! Qui fa un freddo cane! Per uscire devo mettermi addosso strati e strati di vestiti! Non sai quanto mi manca il sole dell’Australia… qui fa freddo e molto spesso piove… che pizza! Nonostante sia nel mezzo del nulla, mi accorgo di apprezzare molto di più la nostra terra di quanto ero solito fare prima di partire.
Tra poco sarà il nuovo anno, il tour si sposterà in Europa, e il fuso orario cambierà di nuovo, e sospetto che questa volta sarà molto più complicato sentirci, ma farò di tutto per chiamarti e videochiamarti lo stesso, a costo di rimanere sveglio la notte!
Quando torneremo in Australia sarà un trauma abituarsi di nuovo ad un altro orario.
Ti ho comprato un regalo di Natale, e te l’ho già spedito, ma penso che arriverà tra qualche giorno, o tra una settimana… chi può saperlo! Non vedo l’ora che tu lo apra! Appena l’ho visto ho pensato che fosse perfetto per te, e l’ho dovuto per forza prendere.
Ieri sera a cena ho mangiato come un tacchino, la mamma di Luke cucina magnificamente, anche se mi manca la cucina di mia mamma… a proposito! Mi ha detto che ormai sei un’habitué in casa e che spesso uscite anche insieme. Ti sono grato di strale accanto, davvero, essendo figlio unico ho paura che la mamma si possa sentire da sola, soprattutto quando papà è a lavoro, ma sapendo che ci sei tu con lei mi sento molto più rilassato, è in buonissime mani. Però ti prego, non permetterle di farti vedere le mie foto da piccolo! Giuramelo!
Come è andata la tua vigilia? Voglio tutti i dettagli sulla tua serata con i parenti scorbutici e noiosi, e anche sui regali che hai ricevuto.
 
Un bacio e Buon Natale!
 
P.s. April ha una sorpresa per te! Di cui ti parlerà lei quando vi sentirete.
P.s.2 Luke mi ha chiesto di salutarti!
 
Mike.
 
Mike.

 
 


Era passata da poco l’ora di pranzo, ed era molto improbabile che a quell’ora qualcuno decidesse di venire al cimitero, e per me era un sollievo, perché adoravo la calma che regnava in quel posto, e poi stare vicino a mamma e papà mi tranquillizzava, mi faceva sentire al sicuro. Quando ero lì al cimitero mi sembrava che fossi lontana da tutto e da tutti, mi sembrava di stare in un posto senza tempo; sfortunatamente per me, però, in realtà non era così, ed io avevo i minuti contati, dovevo arrivare a Sydney prima delle quattro e mezza, oppure mi sarei persa l’inaugurazione della mia mostra di quadri.
 << Michael vi saluta >>, dissi. << Sarebbe voluto venire anche lui, ma non tornerà a Sydney prima di domani >>. Sorrisi al pensiero che finalmente, dopo un anno e due mesi, Michael sarebbe tornato a casa, così come Ashton, Calum… persino Luke sarebbe tornato a casa! I miei amici sarebbero stati di nuovo tutti lì, nella città dove ci eravamo conosciuti e dove avevamo condiviso momenti stupendi ed esilaranti.
Il tour dei One Direction non era ancora finito, il giorno dopo sarebbero venuti tutti a Sydney per un concerto e poi avrebbero girato il resto dell’Australia, fino all’inizio di novembre, quando finalmente il tour sarebbe finito, ma non ero certissima che i ragazzi sarebbero rimasti lì a Sydney, ormai la loro vita era completamente cambiata, bastava guardarsi in giro per capirlo, c’erano manifesti con la copertina del loro ultimo EP, sparsi per tutta Sydney, e ne avevo visti alcuni anche lì a Brisbane. Ormai i 5 Seconds Of Summer erano conosciuti in metà del mondo, ed era passato solo un anno dal loro debutto! Stavano spopolando, le fan che li adoravano erano tantissime, i mi piace sulla loro pagina di Facebook non facevano che aumentare, così come quelli sul loro account Twitter.
In quell’anno avevano fatto uscire un sacco di loro singoli, avevano girato dei video musicali -tra cui quello di una delle canzoni che Michael aveva scritto per me, Heartbreak girl-, e avevano pubblicato tre EP; il terzo era uscito giusto qualche settimana prima.
Stavano lavorando tantissimo, non facevano che produrre canzoni nuove ed essere ospiti di programmi radio in tutto il mondo, ogni giorno per loro era formato da un impegno dietro l’altro, ma loro ne erano contentissimi, e sembravano non sentire assolutamente la fatica per quella vita movimentata.
Ero fiera di loro, del fatto che fossero arrivati fino a quel punto cavandosela alla grande, ma soprattutto restando i ragazzi che avevo conosciuto e mostrandosi al mondo per quello che erano veramente, dimostrando tutta la loro dolcezza e la loro pazzia. Non vedevo l’ora di rivederli, era passato troppo tempo dall’ultima volta che li avevo abbracciati, la loro distanza stava diventando insopportabile, tanto che avevo smesso da un po’ di vedere i loro video su YouTube per non autoinfliggermi dolore.
Io e Michael avevamo resistito alla distanza, stavamo ancora insieme, ed io lo amavo ancora più di prima, e il solo pensiero di poterlo rivedere il giorno dopo mi faceva sentire così felice da farmi dimenticare tutte quelle notti passate a pensare a lui, e a piangere per la sua lontananza.
La mia vita, rispetto a quella dei ragazzi, non era diventata un’avventura unica e bellissima, anzi, per molti aspetti era la stessa, vivevo ancora dagli zii, nonostante più volte April mi avesse chiesto di andare a vivere con lei nella casa che si era comprata lì a Sydney; si, April era tornata a Sydney all’inizio dell’anno, perché, nonostante si fosse trovata bene in America, aveva sentito il bisogno di tornare in Australia e intraprendere qui i suoi studi universitari, che stavano procedendo alla grande, e l’entrata all’università le aveva permesso di iniziare un corso di cheerleading, che le permetteva di continuare a ballare.
Il desiderio del padre di Luke di vedere i suoi figli frequentare una delle prestigiose università Americane, era andato a finire nella pattumiera, i figli gli avevano fatto capire che non avevano intenzione di diventare dei ragionieri o degli avvocati, e lui, nonostante all’inizio gli avesse tenuto il muso per qualche mese –come mi aveva raccontato April-, alla fine si era reso conto che la cosa più importante era quella che i suoi figli stessero seguendo i loro sogni.
Prima che April tornasse a Sydney, mi ero sentita un po’ sola vista l’improvvisa partenza di tutte le persone a cui tenevo di più e che mi riempivano le giornate, per questo mi ero buttata a capofitto nell’arte, iniziando a frequentare corsi su corsi per migliorarmi, e per partecipare a concorsi… tanti concorsi, che per la maggior parte non avevo vinto, ma l’ultimo finalmente mi aveva dato la soddisfazione che stavo cercando, ma soprattutto, mi aveva dato una borsa di studio in una delle scuole d’arte più famose e importanti.
Avevo ricominciato a lavorare al negozio del padre di Calum, questa volta quasi tutti i giorni, così da mettere da parte altri soldi che, per ora -visto che non riuscivo a lasciare gli zii a casa da soli-, non sapevo come investire. Gli zii erano a terra per l’improvvisa partenza di Ashton, gli mancava, come mancava anche a me, ed io non volevo infliggergli altri colpi dicendogli che andavo a vivere da sola, quindi mi ero decisa ad aspettare un po’ prima di dirgli che molto probabilmente sarei andata a vivere con April, che abitava a meno di venti minuti da lì.
Dopo la partenza dei miei amici, comunque, non avevo detto completamente addio alla mia vita sociale, anzi, avevo conosciuto tanti ragazzi simpatici ai corsi d’arte che avevo frequentato, e molto spesso mi ero ritrovata ad usciere con Shai e alcune ragazze della squadra delle cheerleader, passando pomeriggi al femminile a cui non ero molto abituata, soprattutto se prevedevano una tappa dall’estetista per la manicure e la pulizia del viso. Ero uscita alcune volte anche con Ben, e da quando April era tornata, noi tre formavamo un gruppo inseparabile, anche se inizialmente April non aveva fatto altro che lanciare frecciatine a Ben per il fatto che avesse picchiato suo fratello.
I momenti in cui uscivo, lavoravo o disegnavo, erano i miei preferiti, perché mantenevo occupata la mente, e non rimanevo a pensare al senso di vuoto che provavo dentro a causa della lontananza di Michael. Quell’anno non era stato facile, per niente, né per me, né per Michael che a volte nelle sue email non faceva che dirmi quanto gli mancassi, facendo aumentare la malinconia, la tristezza, sentimenti che non mi davano tregua e che mi portavo dentro, cercando di essere forte e di ignorarli.
Odiavo il pensiero che una volta ritornato, Michael sarebbe dovuto andare via di nuovo, era il mio fidanzato, la persona con cui avrei dovuto condividere i miei giorni, e che avrei dovuto avere al fianco nei giorni brutti, come era sempre stato da quando ci eravamo conosciuti, e invece sarei stata costretta a sentirlo e vederlo, per la maggior parte dei mesi, attraverso un apparecchio elettronico. Era insopportabile il pensiero di non vederlo per un altro anno, ma quella ormai era la sua vita, ed io volevo che lui continuasse a vivere il suo sogno, quindi dovevo solamente stringere i denti, e continuare ad essere forte… oppure avrei potuto abbandonare tutti i progetti per il mio futuro e seguirlo in giro per il mondo, ma sarebbe stata una mossa sbagliata, non avevo mai sentito di nessuna ragazza che segue il proprio fidanzato famoso in tour in giro per il mondo, se non per solo alcune tappe.
Sospirai, mentre il senso di vuoto approfittava dei miei pensieri negativi per farsi sempre più grande e sempre più doloroso.
<< Pretendo che alla fine della mia vita mi sia fatta una statua come la donna che ha dovuto lottare costantemente contro il dolore ma che ha avuto la forza necessaria per affrontare tutto >>, dissi, e guardando le foto dei miei genitori, me li immaginai ridere a quella mia affermazione, per poi guardarmi amorevolmente e stringermi in un abbraccio.
Il vento si alzò, scompigliandomi i capelli, e in quella brezza abbastanza calda, riconobbi le braccia dei miei genitori, sempre accanto a me. Chiusi gli occhi, e mi godetti la dolce sensazione del vento che mi accarezzava la pelle.
Quel giorno, probabilmente era uno dei giorni più importanti della mia nuova vita da maturanda, era il giorno della mia mostra di quadri, che avevo avuto la possibilità di fare, in seguito alla vincita dell’ultimo concorso al quale avevo partecipato, stendendo la concorrenza.
Mi ero alzata quel mattino con l’ansia alle stelle, per giorni non avevo fatto altro che organizzare nei minimi dettagli quella mostra, e la paura che qualcosa potesse andare storto, o che nessuno si presentasse a dare un’occhiata alle mie opere, mi tormentava, nonostante tutte le rassicurazioni di April, e Mike, e nonostante i volantini sulla mostra che April mi aveva fatto appendere in tutta Sydney, e quando dico tutta, intendo proprio tutta! Ogni angolo della città era pieno di manifesti dell’EP dei 5 Seconds of Summer e della mia mostra.
Per calmarmi, avevo deciso di fare un breve viaggio fino a Brisbane per andare a trovare mamma e papà, e sfogare le mie paranoie con qualcuno, visto che April per quel giorno sarebbe stata impegnata all’università, e così anche gli altri. Era un po’ strano essere l’unica a non aver iniziato l’università, tutti dicevano che per riuscire a trovare lavoro continuare a studiare era importante, mentre io stavo seguendo la mia passione, fregandomene dello studio e pronta a rimanere un’artista sconosciuta per tutta la vita.
Dopo aver passato un bel po’ di tempo a godermi il silenzio che mi circondava, a riflettere, e a parlare un po’ con mamma e papà, decisi che era giunta l’ora di andare, così, dopo averli salutati entrambi e aver sistemato i fiori vicino alle lapidi, tornai alla macchina, la Jeep di Ashton, che ormai avevo ribattezzato come mia.
Mentre tornavo a casa, alla radio passò l’ultimo singolo dei ragazzi: Don’t stop, il cui video era uscito poco prima del rilascio dell’EP, e nel video loro erano travestiti da supereroi, ma non da semplici supereroi, bensì da Smash, Dr. Fluke, Cal-Pal e Mike-Ro-Wave, i loro alterego creati da me nel fumetto. Ero stata così contenta quando li avevo visti, era stato uno shock vedere vivi i personaggi che avevo creato io, ma era stato anche divertente vederli con indosso delle mutande come costume da supereroi. Adoravo quel video, e la canzone era bellissima, infatti, non appena gli speaker della radio la presentarono, alzai il volume ed iniziai a ballarla, pensando che il giorno dopo averi sentito quella stessa canzone live, cantata dai miei amici! E avrei anche incontrato gli One Direction! Cavolo, non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dopo.
Il viaggio fu tranquillo, arrivai puntualissima a casa, mangiai il pranzo preparato dalla zia, anche se erano le tre e mezza del pomeriggio, e poi mi iniziai a preparare con calma, passando la maggior parte del tempo a decidere cosa mettermi. Alla fine, indecisa, chiamai April, che fortunatamente era in pausa, e riuscì a risolvere il mio dilemma, consigliandomi di indossare qualcosa di comodo e di non elegante, perché non sarebbe stata una mostra alla quale tutti sarebbero venuti con indosso camicie e giacche, e in più il luogo in cui si svolgeva era soltanto una piccola… casetta.
Alla fine decisi di indossare dei pantaloncini di jeans, chiari, leggermente strappati, con sopra una canottiera smanicata, nera, abbastanza larga, non attillata, con le spalline doppie, che infilai nei pantaloncini. Sopra indossai un giacchetto leggero con le maniche a tre quarti, e ai piedi il mio paio di Superga bianche. Legai i capelli in una treccia, mi truccai leggermente, e alla fine indossai un cappellino nero stile basco, per cercare di darmi un’aria da artista.
Poco prima delle quattro e mezza, arrivai a destinazione: una sorta di casetta dove solitamente venivano esposte le mostre di artisti emergenti come me, composta da sole tre stanze, un grande divisa in due parti da un muro al centro, il bagno e quello che veniva utilizzato come magazzino.
Il posto, era ancora deserto, eccezion fatta per i due organizzatori del concorso che avevo vinto, che si erano occupati di organizzare la mostra e di appendere i miei quadri lungo tutte le pareti bianche della stanza più grande.
Appena entrata nel posto, non potei fare a meno di notare il leggio messo a lato della porta, sul quale erano adagiate varie copie del fumetto che avevo disegnato sui ragazzi, rilegato, colorato e pronto ad essere venduto.
Sorrisi, pensando che se qualche fan dei ragazzi fosse venuta alla mostra avrebbe trovato molto su cui sclerare, perché oltre al fumetto, c’erano altri miei quadri che ritraevano i ragazzi; erano un po’ i miei musi ispiratori, insieme ai sensazionali paesaggi che l’Australia mi aveva offerto nel mini tour che avevo fatto con April qualche mese prima, in seguito all’annuncio che avevo vinto il concorso e che avrei dovuto creare nuove opere per mostrarle alla mia prima mostra.
Gli organizzatori mi fecero fare un breve giro per farmi vedere come avevano organizzato il tutto, mi fecero vedere il quaderno su cui i visitatori avrebbero potuto esprimere le loro opinioni sui quadri, e mi offrirono qualcosa dal tavolo del buffet che avevano messo in un angolo, ma del quale non riuscii ad assaggiare nulla, troppo in ansia al pensiero che delle persone avrebbero visto i miei lavori, li avrebbero dovuti giudicare… la mia autostima dipendeva praticamente da quello che le persone avrebbero scritto su quel quaderno… il mio futuro dipendeva in un certo senso da quello, perché se non fossi piaciuta avrebbe voluto dire che forse quella non era la strada giusta da seguire, nonostante mi sentissi così bene mentre dipingevo, nonostante fino a quel momento, tutti mi avessero detto che ero brava a disegnare.
Alle quattro e mezza precise, gli organizzatori aprirono le porte della casetta, e, sotto il mio sguardo stupito, iniziarono ad entrare un bel po’ di persone –la maggior parte che conoscevo-, tra cui anche persone abbastanza grandi di età, che probabilmente erano appassionate d’arte, perché gli organizzatori dell’evento li salutarono calorosamente come se li conoscessero da tanto.
Nelle prime due ore della mostra, non feci altro che presentarmi ad ogni persona che entrava nella sala, e ringraziarla di essere venuta, per poi accompagnarli per una parte del percorso, raccontandogli un po’ l’idea che era a base delle mie opere.
Parlai molto, scambiai opinioni artistiche, e mangiai nel momento in cui mi iniziai a sentire tranquilla e a mio agio a stare lì in mezzo a tutta quella gente a cui stavo mostrando parti di me, parti della mia vita.
Il quaderno si riempì presto di commenti, che avrei letto una volta che la mostra fosse finita, con tranquillità.
Ad un certo punto mi trovai davanti il mio –ormai- ex professore di arte, che sembrava essere sempre più fuori di testa, ma mi divertii a sentire i suoi commenti sui miei quadri, e poi mi riempì di complimenti, dicendomi anche che era orgoglioso di me, prima di annunciarmi che doveva assolutamente andare al bagno.
Il professore mi aveva lasciata prima che potessimo arrivare ad uno dei quadri ai quali tenevo di più, che raffigurava un semplice e bellissimo paio di occhi celesti, che solo in pochi avrebbero potuto riconoscere… oltre alle migliaia di fan dei 5sos.
Mi avvicinai al quadro, e sorrisi. Non dava per niente giustizia agli occhi di Luke, anzi, avevo sbagliato anche tonalità di azzurro, gli occhi di Luke non erano così scuri come li avevo colorati, erano intensi, ma di un azzurro chiaro. Avevo deciso di disegnare gli occhi di Luke perché rimanevano ancora gli occhi più belli che io avessi mai visto, occhi che ti incatenavano, occhi che potevi restare a guardare all’infinito per quanto fossero belli, degni di un angelo… cosa che Luke ricordava molto, sia per il suo aspetto, che per il suo cuore.
Persa nel dipinto, non mi ero accorta che un'altra persona mi aveva affiancato, e stava osservando il quadro con attenzione, ci feci caso solo nel momento in cui parò.
<< Quadro particolare >>.
Sorrisi, non riuscendo a staccare gli occhi da quel mare di azzurro. << Dedicato ad uno sguardo particolare >>, dissi.
<< Questo ragazzo deve essere un gran figo >>, ridacchiò.
Non so perché non ci avevo fatto caso prima, ma la voce del ragazzo al mio fianco mi era molto familiare… e quella risata composta, quasi silenziosa…
Mi sentii come se il cuore avesse improvvisamente deciso di non battere più, e trattenni il respiro, mentre mi giravo di scatto, nello stesso momento in cui lo fece anche il ragazzo al mio fianco, che aveva dei meravigliosi occhi azzurri, gli stessi occhi azzurri di cui mi ero innamorata solo poco più di un anno prima.
Le labbra di Luke si aprirono in un sorriso, che io non riuscii a ricambiare.
Non potevo credere che fosse lì!
<< Luke >>, sussurrai, non smettendo di fissarlo, come se fosse stata un’apparizione miracolosa. Dovevo apparirgli davvero strana.
<< Hai la stessa faccia delle fan quando mi vedono dal vivo per la prima volta >>, rise, e, lentamnete, lo feci anche io, riprendendomi dallo shock.
Gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte, sentendomi tremendamente felice che fosse lì. Era passato così tanto dall’ultima volta che lo avevo visto, eppure non sembrava cambiato di una virgola, era sempre il mio Luke, il mio bellissimo e altissimo Luke; persino il suo profumo era lo stesso.
Aveva i capelli completamente coperti da un cappello di lana, simile a quello che indossavo io, e gli occhiali da sole infilati nel colletto della maglia, segno che era in incognito.
<< Ma che ci fai qui? >>, gli chiesi, staccandomi dal suo collo. << Non dovevate tornare domani? >>, gli domandai ancora, sentendo l’emozione crescere al solo pensiero che potessero essere lì tutti e quattro.
<< Infatti gli altri torneranno domani >>, chiarì, << mentre io ho deciso di tornare prima, perché… ci sono cose di cui dobbiamo parlare, e farlo domani, sotto gli occhi degli altri non mi sembrava la cosa adatta, e poi non so quanto farebbe piacere a Michael il vederci parlare >>.
Aveva ragione, se si parlava di me, Michael era abbastanza geloso, soprattutto nei confronti di Luke, che sapeva piacermi ancora, quindi Luke aveva avuto davvero una bella pensata.
<< Hai ragione… per quanto ora siate amici, scommetto che sarebbe lo stesso geloso, e avrebbe paura che io possa tornare con te >>, ammisi, pensando che nonostante tutto Michael rimaneva un tipo insicuro.
Temetti con quel mio commento di averlo offeso, oppure di avergli ricordato che noi due eravamo innamorati l’uno dell’altra, ma lui annuì semplicemente, continuando ad essere sereno.
<< Venire qui da solo era la cosa più giusta, anche se ho dovuto inventare un balla >>, mi confessò facendo una smorfia.
<< Quale? >>, sorrisi divertita.
<< Ho detto che volevo andare a salutare i miei amici di Brisbane, e che domani sarei venuto a Sydney >>.
Ridacchiai. << Metti sempre in mezzo i tuoi poveri amici di Brisbane >>.
Rise anche lui. << Sono stati le prime persone che mi sono venute in mente quando ho pensato ad una balla da inventarmi >>.
<< Li andrai mai a salutare veramente? >>.
<< Si, questa sera, tornerò a Brisbane >>, rispose.
Annuii. << Allora… uhm… vogliamo andare da qualche altra parte a parlare? >>, proposi.
Si guardò intorno. << Non vuoi che veda i tuoi quadri? >>, mi domandò.
<< Fidati, domani sarai di nuovo qui, so per certo che i ragazzi vorranno venire a vedere la mostra > >, dissi.
<< È vero >>, sorrise. << Ed io non voglio mentire più di quanto sia stato già costretto a fare, quindi… propongo di spostarci >>.
<< Ho già in mente dove potremmo andare >>, dissi, e bastò uno sguardo per capirci al volo.
Nonostante la gente continuasse ad arrivare, anche se in gruppi di poche persone, potevo anche andarmene per un po’, non era necessaria la mia presenza alla mostra, quindi io e Luke ci infilammo ognuno nella propria auto, e guidammo fino al nostro posto, al parco vicino casa mia, che quel giorno era pieno di ragazzi, ma riuscimmo lo stesso a trovare una panchina sotto al sole, che stava calando, pronto per iniziare a tramontare.
Luke indossò gli occhiali da sole, non perché in quel parco ci fossero ragazzi abbastanza grandi per seguire i 5 Seconds of Summer, ma più che altro per precauzione, cosa che un po’ mi dispiacque, perché odiavo gli occhiali da sole.
<< Jen, ti devo delle scuse >>, mi disse Luke, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e congiungendo le mani.
<< Perché? >>, mi accigliai.
<< Perché non mi sono fatto sentire per tutto questo tempo… avrei dovuto chiamarti, avrei dovuto farmi vivo >>.
<< Eravamo d’accordo che non ci saremmo sentiti, che era meglio allontanarci in ogni modo così da non soffrire… non penso che tu mi debba chiedere scusa per questo >>, gli feci notare.
<< Invece si >>, ribattè. << Avrei dovuto farmi vivo non subito dopo la mia partenza, ma almeno qualche mese dopo… sei una delle persone a cui tengo di più, e non avrei dovuto escluderti completamente dalla mia vita, mi sono comportato male >>.
Mi strinsi nelle spalle, perché continuare ad andargli contro non sarebbe servito a convincerlo; non ero d’accordo con lui, perché capivo cosa lo avesse spinto ad allontanarsi completamente da me, e non lo biasimavo per aver deciso di non voler soffrire. << Ma ora sei qui, stai rimediando al tuo errore >>, dissi.
Si voltò verso di me e mi sorrise lievemente. << E mi sto anche rendendo conto di quanto stupido sia stato… mi sei mancata tanto >>.
Lo guardai dolcemente. << Mi sei mancato anche tu >>, ammisi. << Ma… ora stai bene? Insomma… come sei stato dopo la tua partenza? >>, gli chiesi.
Appoggiò la schiena contro lo schienale della panchina, e sospirò. << I primi giorni sono stati terribili, odiavo essere lì, e più mi dicevo di non pensarti, più lo facevo… era straziante, ma alla fine mi sono abituato a non vederti più ogni giorno, ed ho accettato il fatto che fossi lì in America, mi sono fatto forza e ho iniziato a costruire la mia vita lì… ho conosciuto tanti ragazzi, erano tutti così gentili! In confronto il mio primo giorno nella scuola qui è stato un inferno! >>.
<< Ehi! >>, protestai fingendomi offesa.
Sorrise. << Se non contiamo il fatto che ti ho rincontrata >>, aggiunse.
Sorrisi soddisfatta, poi rimasi in silenzio, per farlo continuare.
<< Mi sei mancata sempre, per tutto questo tempo, ma più andavo avanti più riuscivo a combattere la malinconia, ma avevo paura che rivedendoti sarei stato di nuovo male come i primi giorni, e non volevo costringere neanche te a rivedermi e magari stare male… sapevo che eri felice, April mi raccontava di te, nonostante non volessi… il sapere che stavi bene mi faceva sentire felice, e per nulla al mondo avrei voluto sconvolgere la tua vita facendomi di nuovo vivo >>.
<< Hai ragione, sarebbe stato uno shock inizialmente, tornare a parlarti, e ovviamente mi avrebbe fatto sentire molto la tua mancanza… però mi capitava di chiedermi ogni tanto cosa stessi facendo, e sarebbe stato bello sentirti, nessuno voleva parlarmi di te, pensavano tutti che potessi stare male >>, risi lievemente. << Ma come ho detto prima, non voglio che tu te ne faccia una colpa, comprendo il perché lo hai fatto, e alla fine, nonostante tutto, sei qui, ed è questo l’importante >>, gli rivolsi un sorriso incoraggiante.
<< Prometto che da oggi in poi ci sentiremo di nuovo, ogni giorno >>.
<< Sicuro? >>, gli chiesi.
Annuì convinto. << Sto andando avanti Jen, sto bene, e voglio essere tuo amico, nulla di più >>.
Fui sollevata di sentirglielo dire, soprattutto con quel tono sicuro che mi suggeriva che fosse sincero. << Se vuoi il posto di mio migliore amico è libero >>, scherzai.
<< Mmm… sai, visto che il tuo precedente migliore amico alla fine è diventato il tuo ragazzo, penso che sia meglio rimanere un amico normale >>.
Scoppiammo entrambi a ridere. << Non mi rimetterò con te perché sei diventato il mio migliore amico! >>, esclamai, continuando a ridacchiare.
<< Lo so, tranquilla, stavo solo scherzando >>, disse. << So che ormai nulla si potrà mettere tra te e Michael >>. Si alzò per un attimo gli occhiali, e mi strizzò un occhio.
<< A parte la distanza >>, sospirai.
Mi guardò, e lessi preoccupazione sul suo viso. << Ti è mancato molto? >>, mi chiese.
Annuii sommessamente. << Certi giorni più di altri… mi manca averlo accanto, ormai sono abituata a vederlo ogni giorno, a condividere con lui i momenti più importanti della mia vita, quindi è strano ritrovarsi improvvisamente senza di lui, o senza Ashton e Calum, da quando mi sono trasferita qui, ho sempre passato del tempo con loro, sono la mia seconda famiglia, e quando se ne sono andati ammetto di essermi sentita sola >>, sospirai, sentendo una brutta sensazione nel petto, che mi ricordava quanto soffrissi ogni giorno per la distanza che mi separava dalle persone che più amavo. << Ma devo farmene una ragione, devo accettare tutto questo, e devo abituarmi al fatto che non saranno… non sarete più con me da ora in poi, e non c’è nulla che io possa fare per cambiare le cose, perché è giusto che voi viviate il vostro sogno, io devo solo farmi forza e imparare a vivere sapendovi lontani e continuando a sentirvi solo attraverso strumenti tecnologici >>.
Luke mi prese una mano e la strinse dolcemente. << La vita fa schifo >>, affermò.
<< Oh si >>, concordai.
<< Ma tu sei forte, la distanza e la malinconia non ti abbatteranno >>.
Gli sorrisi, grata della sua fiducia in me.
<< Allora… perché non mi racconti un po’ come hai fatto ad arrivare ad avere una mostra dei tuoi quadri? >, mi propose, ed io accettai con piacere il cambio di argomento.
Raccontai a Luke praticamente quella che era stata la mia vita dalla partenza di Michael fino a quel momento, gli raccontai dei concorsi, della borsa di studio, e lui mi raccontò di tutte le avventure che avevano vissuto in tour, mi raccontò dei One Direction, di Alex Gaskarth, il cantante degli All Time Low che avevano conosciuto e con il quale avevano scritto alcune delle loro canzoni che erano ancora inedite al mondo, in quanto sarebbero uscite nel loro primo album.
Luke mi raccontò anche dei suoi nuovi amici in America, parlammo degli esami, del ballo, e arrivammo anche a parlare di Aleisha, con la quale Luke si era sentito recentemente, ma per la quale aveva capito di non provare proprio più nulla.
<< Devo farti una domanda >>, gli dissi, quando anche l’argomento Aleisha fu chiuso.
<< Ti ascolto >>.
Mi morsi un labbro. << Wherever you are… ho visto su un sito che l’avete scritta tu e Calum e be’… >>, mi fermai, in cerca delle parole giuste per porre la domanda, ma Luke mi precedette, capendo a pieno quale fosse la mia curiosità.
<< Vuoi sapere per chi l’abbiamo scritta? >>.
Annuii.
Sorrise. << L’idea è stata mia, ho iniziato a scrivere la canzone pensando a te… poi Calum ha letto l’inizio e ha voluto scriverla insieme a me, ma lui ha scritto le sue parti pensando ad April, quindi penso che la risposta alla tua domanda sia… tu e mia sorella >>.
Lo avevo sospettato non appena avevo sentito quella canzone, quelle parole mi facevano pensare troppo a me e Luke, a come ci eravamo lasciati, e poi c’era quella frase: “Nothing lasts forever, nothing stays the same…”, era stata quella frase a confermare i miei sospetti.
<< Rende ben chiaro quello che provavo quando me ne sono andato >>, continuò.
<< È bellissima, è una delle mie vostre canzoni preferite >>, ammisi. << Adoro la parte in cui dici che nulla dura per sempre >>.
Rise lievemente. << È una frase che esprime un modo pessimistico di vedere la vita, ma è anche una frase molto vera, e descriveva perfettamente la nostra situazione >>.
<< La mia vita può essere descritta tutta con quella frase >>, sospirai.
<< Non è vero >>, protestò. << Ci sono cose nella tua vita che sono destinate a durare per sempre >>.
<< Tipo? >>, lo misi alla prova.
<< L’affetto che ci lega, quello che lega te, Michael, Calum e Ashton… anche se le nostre vite cambieranno, anche se cresceremo, alla fine non smetteremo mai di volerci bene, io di certo non smetterò mai di tenere a te, anche se sarò a kilometri e kilometri di distanza… ne è la prova il fatto che nonostante il tempo passato separati, non ho mai smesso di amarti, e mai lo farò, sarai sempre una parte di me >>.
Luke aveva ragione, il legame che avevo con i miei amici non sarebbe sparito, sarebbe rimasto, perché la nostra amicizia era forte, avevamo un legame speciale, ci eravamo trovati in quel mondo difficile e pieno di problemi, e avevamo affrontato tutto insieme, e così avremmo continuato a fare.
Il fatto che Luke avesse ammesso che mi amava ancora, non mi mandava in agitazione, non mi faceva pensare “oddio mi ama ancora, ora come faccio visto che io amo Michael?!”, anzi, mi rendeva felice, perché io e Luke ci saremmo sempre amati, perché avevamo condiviso momenti speciali, perché non ci eravamo lasciati di nostra spontanea volontà, e perché anche noi eravamo anime gemelle, solo che non ci eravamo incontrate al momento giusto.
Io e Luke saremmo stati per sempre amici, niente di più, lo sapevamo, e lo accettavamo, ma il nostro legame sarebbe sempre stato più forte rispetto a quello di due normali amici.
Mi avvicinai a lui e gli posai la testa sulla spalla. << E tu sarai per sempre una parte di me >>, dissi, aggrappandomi ad un suo braccio.
<< Comunque mi piacciono i tuoi capelli >>, disse, dopo qualche minuto di silenzio, in cui entrambi ci eravamo semplicemente goduti il fatto che fossimo di nuovo insieme. << Tu e Michael siete proprio fatti per stare insieme, non c’è che dire >>.
Sorrisi, ed abbassai lo sguardo sulla treccia mezza castana e mezza viola, appoggiata sulla mia spalla. Mi ero tinta i capelli solo una settimana prima, dal parrucchiere, decidendo di tingermi di viola solo le ciocche dietro la nuca, cosi che sembrasse che il mio colore di capelli fosse normale, e invece sotto nascondeva una spruzzata di colore che adoravo e che di sicuro avrei cambiato molto presto per provare altri tremila colori. Mi era mancata la gioia che mi dava cambiare colore di capelli.
<< Non possiamo vivere senza colori >>, risi.
<< Ed è questa la cosa che più mi piace di voi >>.
<< Michael ti ha detto che mi sono fatta anche un tatuaggio? >>, gli domandai.
Mi guardò sorpreso, e alzò nuovamente gli occhiali da sole per farmi vedere la sua espressione scioccata. << No! >>.
Mi tolsi la manica sinistra del giacchetto, e gli mostrai il tatuaggio della frase di Shakespeare che qualche tempo prima, quando andavamo ancora a scuola, Michael mi aveva disegnato con il pennarello nero, dandomi l’idea del posto in cui mi sarei fatta il tatuaggio.  
Luke lesse la frase, e non poté trattenere un sorriso. << Questa frase ti descrive in pieno >>.
<< Insieme a “nothing lasts forever” >>, scherzai.
Rise. << Sei andata con Michael a farlo? >>, mi domandò.
Rinfilai la manica ed annuii. << Si, e lui si è fatto l’ancora >>.
<< Mi ha detto che gli ricorda te >>.
Mi strinsi nelle spalle. << Lui è la mia ancora, ed io sono la sua… in più fui io a disegnargli l’ancora e a proporgliela come tatuaggio >>, gli spiegai.
<< Mi piace come tatuaggio, è molto semplice, come anche gli altri che si è fatto >>, commentò.
<< Ci ha preso gusto >>.
<< Sembra di si >>, rise. << Ma Calum di più di lui >>.
Michael, successivamente alla sua partenza, si era fatto altri due tatuaggi, mentre Calum se ne era fatti fare molti più di due, lasciandomi perplessa, perché non lo avrei mai detto patito di tatuaggi.
Io e Luke continuammo a parlare di tatuaggi, e a discutere del fatto che lui non ne volesse nessuno, e poi, accorgendoci che si era fatto davvero tardi, e che tra un po’ la mostra si sarebbe conclusa, decidemmo che era ora di andare.
<< Dove andrai a stare stanotte? >>, gli domandai, quando arrivammo vicino alla sua macchina, che era una di quelle noleggiabili, brutte, niente a che vedere con il suo bellissimo pick up azzurro, che era rimasto in America e che con molta probabilità non avrei mai più rivisto.
<< Uno dei miei amici mi ospita a casa sua, così domani potrò davvero venire qui da Brisbane e nessuno dei ragazzi si accorgerà mai che io sono stato segretamente qui da te >>, sorrise, compiaciuto del suo piano.
<< Quindi dovrò tenere la bocca chiusa anche con April? >>, gli domandai.
Annuì. << Non si sa mai le scappi dalla bocca >>.
<< Va bene >>, accettai.
Ci abbracciammo. Era così bello riaverlo lì, ma soprattutto era bello sapere che tra noi le cose stavano bene, che eravamo ancora amici e che da quel giorno in poi non ci saremmo più abbandonati, ma avremmo continuato a sentirci.
<< Ci vediamo domani per il vostro concerto >>, gli dissi emozionata al solo pensiero.
<< Preparati a scatenarti >>, disse, mentre apriva lo sportello della macchina, sorridendomi.
  Quando Luke se ne andò, tornai alla mostra, dove erano rimaste solo poche persone, che se ne andarono dopo una decina di minuti dal mio arrivo; gli organizzatori mi dissero che la gente era continuata ad arrivare per tutto il tempo che ero stata fuori, e molti avevano lasciato i loro pareri sul quaderno, quindi, quando chiudemmo il tutto, portai il quaderno con me, a casa, e passai il resto della serata a leggere i commenti a Michael tramite Skype, e a gioire insieme, perché la maggior parte di quei commenti, erano decisamente positivi, altri un po’ enigmatici, altri ancora degni di veri e propri critici d’arte, ma di negativi non ce n’era nessuno, e questo mi fece sentire fiera del mio lavoro.
 
Il giorno dopo, io, April e Alexis, arrivammo all’aeroporto in orario, proprio nel momento in cui l’aereo dei ragazzi era appena atterrato. Eravamo tutte e tre emozionatissime, e non facevamo altro che sorridere, consapevoli che quella sarebbe stata una giornata speciale, e niente sarebbe andato storto.
Ero terrorizzata al pensiero che all’uscita del volo dei ragazzi, ci sarebbero state tantissime ragazzine pronte a saltargli addosso una volta che sarebbero usciti, e invece, mi stupii di non trovare nessuno, solo persone grandi, magari parenti dei passeggeri che avevano viaggiato con i miei tre amici.
<< Mi aspettavo ci sarebbe stata una folla impazzita >>, ammise Alexis guardandosi intorno, accigliata.
<< Anche io >>, ammisi, sentendo che c’era qualcosa che non andava.
<< Magari tutte le fan saranno ad un’altra uscita… qualcuno le avrà depistate per far uscire i ragazzi tranquillamente… a volte lo fanno >>, ci spiegò April.
Probabilmente aveva ragione, avevo letto un sacco di volte di guardie del corpo che avevano imbrogliato i fan così che l’artista in questione potesse sgattaiolare via senza essere assalito da flash e urla.
<< È un po’ crudele >>, protestò Alexis.
April sospirò. << Lo so, ma è per la loro sicurezza, non si sa mai chi si può nascondere in mezzo ad una massa di fan, o se qualcuna di loro abbia la pazza idea di strappargli i capelli o un pezzo dei vestiti >>.
Mi venne da ridere solo al pensiero di come avrebbe reagito Michael se solo qualcuno avesse provato a tirargli i capelli, sarebbe completamente impazzito, già andava fuori di testa quando qualcuno scherzava sul fatto che molto presto avrebbe perso i capelli a causa delle sue continue tinte.
Più passavano i minuti, più il battito del mio cuore aumentava, impaziente di rivedere Michael dopo tutto quel tempo; non potevo credere che finalmente avrei potuto passare di nuovo del tempo con lui, avrei potuto riabbracciarlo, baciarlo… fremevo dall’impazienza e dalla voglia che avevo di risentirlo accanto a me.
Anche April e Alexis dovevano essere emozionate all’idea di rivedere i loro ragazzi, perché come me, non facevano altro che camminare nervosamente, lanciando ogni minuto un’occhiate alle porte scorrevoli dalle quali da un momento all’altro sarebbero potuti uscire i tre quarti dei 5 Second of Summer.
Esattamente dieci minuti dopo che l’aereo era atterrato, le porte scorrevoli si aprirono, e iniziarono ad uscire e disperdersi nell’aeroporto tutti i passeggeri del volo.
Persone più alte e più grosse di me, mi coprirono la visuale sulle porte scorrevoli, cosa che mi fece innervosire, ma per fortuna entrambe le ragazze al mio fianco erano alte, quindi furono loro a vedere anche per me, e ad avvertirmi quando i ragazzi uscirono.
<< I capelli di Michael sono un faro nella notte! >>, esclamò April ridendo.
Ci facemmo largo tra la folla, per arrivare verso i ragazzi, mentre April li chiamava a gran voce per attirare la loro attenzione.
Il primo che vidi fu Calum, con i capelli molto più lunghi di quanto ricordassi, ma sempre per un quarto tinti di biondo. I suoi occhi si illuminarono quando vide April, e lasciando completamente perdere le valigie, allargò le braccia per abbracciarla talmente forte da riuscire a sollevarla da terra.
I capelli di Ashton, sorprendentemente, erano più corti e meno ricci di quando lo avevo lasciato, mentre i suoi muscoli erano grossi e sodi, lasciati scoperti dalla canottiera nera e attillata, che gli dava un’aria sexy. In quel momento mi resi davvero conto di quanto fosse cresciuto anche lui, di come fosse diventato un uomo, maturo, forte, con quel sorriso grande e dolce che avrebbe potuto conquistare il mondo.
Ashton, a differenza di Calum, non perse tempo con gli abbracci, si avvicinò ad Alexis e la baciò, facendomi notare che lei era di qualche centimetro più alta di lui!
Uscii dalla folla, e subito mi saltarono agli occhi i nuovi capelli di Michael: verdi, un verde chiaro ma appariscente, che si adattava molto bene alla sua carnagione. Michael stava scrutando la folla, alla mia ricerca, e quando mi individuò, mi sorrise, e mi si avvicinò fino ad eliminare del tutto la distanza che c’era tra di noi.
Il cuore mi premeva contro il petto, pronto a spiccare il volo.
Le sue braccia mi circondarono, ed io provai la bellissima sensazione che tutto fosse di nuovo al suo posto, che finalmente avevo di nuovo accanto tutto ciò che mi bastava per andare avanti.
<< Bei capelli >>, gli sussurrai, ridendo.
Lo sentii toccarmi alcune ciocche dei miei capelli. << Anche i tuoi, pensavo di essermi sbagliato, ma sono viola veramente! >>.
<< Solo sotto, nessuna tinta estrema come la tua >>.
Rise. << Adoro questo colore! >>, esclamò sciogliendo l’abbraccio, e aggiustandosi i capelli con le mani.
<< Come li adori tutti quanti >>.
Sorrise divertito. << Già… mi conosci fin troppo bene >>, disse, e prima che potessimo scambiarci qualche altra battuta, eravamo di nuovo vicini, ma questa volta con le labbra che premevano le une sulle altre.
Il bacio che ci scambiammo fu talmente tanto intenso che ci ritrovammo con i corpi completamente appiccicati, come se avessero voluto fondersi per non lasciarsi più.
<< Lo sapevo che ci avevano imbrogliato! Non era possibile che avessero fatto scalo in Germania, era troppo lontano! >>.
A sentire quelle parole, non potei fare a meno di girarmi e allontanare le mie labbra da quelle di Michael.
Due ragazze, che dovevano avere più o meno quindici/sedici anni, erano a qualche passo da noi, e ci stavano osservando adoranti, mentre una terza era più distante da loro, e sembrava parecchio seccata.
Un rumore di passi riecheggiò nell’aeroporto, e prima che potessi rendermene conto, altre ragazze raggiunsero le tre, formando una sorta di linea di fronte a noi. Reggevano in mano fogli bianchi, penne, diari e i loro inseparabili cellulari, probabilmente già pronti con la fotocamera.
Le guardie del corpo dei ragazzi, che non avevo visto uscire con loro, si misero subito in mezzo, tra noi e le fan, ma i ragazzi li ammonirono subito.
<< Non c’è bisogno di farle andare via >>, disse Ashton, avvicinandosi ad una delle guardie del corpo, ma parlando abbastanza ad alta voce per farsi sentire da tutti. << Sono venute qui per una foto, e non voglio che tornino a casa a mani vuote >>, continuò.
Michael, dietro di me, annuì, e lo stesso Calum.
La guardia del corpo più vicina ad Ashton, alzò gli occhi al cielo, ma annuì, e permise ai ragazzi di avvicinarsi alle fan, che non erano tante, forse non arrivavano neanche alla cinquantina.
Io, April e Alexis ci sorridemmo, e quel breve sguardo che ci lanciammo mi permise di vedere che Alexis aveva gli occhi arrossati, e le guance leggermente bagnate, segno che aveva pianto; Ashton me lo aveva detto che era una ragazza molto dolce e molto sensibile. Mi sentii felice al pensiero che la ragazza di mio cugino si fosse commossa nel vederlo, era un gesto che voleva dire molto.
Osservai Michael interagire con le fan, scambiarci qualche parola, fargli l’autografo e mettersi in posa per le foto. Rivolgeva a tutte sorrisi gentili, ed era completamente a suo agio; un anno prima non sarebbe stato così tranquillo a parlare con altre persone, forse diventare famoso aveva finalmente distrutto le sue insicurezze.
Ad un certo punto, qualcuno mi batté una mano su una spalla per attirare la mia attenzione, ed io, sorpresa, mi girai, ritrovandomi davanti una ragazza dai capelli colorati, che mi stava guardando emozionata.
Mi rivolse un sorriso grandissimo. << Ciao! >>, mi salutò tremando quasi dall’emozione.
Nonostante mi avesse preso alla sprovvista, ricambiai il sorriso della ragazza, trovando carino il fatto che si interessasse anche a me. << Ehi! >>.
<< Sei la fidanzata di Michael, vero? >>, mi domandò.
Spostai lo sguardo dalla ragazza a Michael, che si era fermato a guardare la scena con curiosità. Mi sorrise incoraggiante, ed io ricambiai.
<< Si >>, risposi alla ragazza.
<< Possiamo farci una foto insieme? >>.
Wow, non avrei mai pensato che un giorno qualcuno avrebbe potuto chiedermi di fare una foto.
<< Ma certo! >>, accettai.
Ci mettemmo in posa, ed io sfoggiai il mio sorriso migliore.
Dopo la ragazza dai capelli colorati, anche altre presero coraggio e mi si avvicinarono, chiedendomi di fare foto con loro, oppure iniziando a chiedermi come fosse Michael come fidanzato, se fossi davvero la cugina di Ashton, e mi chiesero addirittura del fumetto, che io gli dissi di venirlo ad acquistare alla mostra.
Anche April e Alexis furono circondate ben presto dalle fan, e mentre ognuna di noi conversava con loro, ci ritrovammo a lanciarci occhiate incredule.
Quando furono tutte accontentate, ebbi finalmente l’occasione di andare a salutare anche Ashton e Calum.
Uscimmo dall’aeroporto, e ci dividemmo: io e Michael nella ex macchina di Ashton, che protestò per il fatto che ora considerassi mia la Jeep,  e Calum, Alexis, April e Ashton nella macchina di Alexis, visto che April era rimasta senza macchina ora che non aveva più il pick up, ed era costretta a muoversi per la maggior parte con i mezzi pubblici.
Michael si mise al posto di guida, prendendomi in giro dicendo che se avessi guidato io saremmo arrivati a casa sua il giorno dopo. Lo guardai storto il più che potei, ma non riuscivo ad essere arrabbiata con lui neanche per più di un minuto, quindi la mia occhiataccia venne quasi subito sostituita da un sorriso.
<< Tua mamma era così emozionata al pensiero del tuo ritorno… ti ha persino preparato la tua torta preferita >>, lo informai dopo un po’ che eravamo partiti.
<< Okay, non vedo l’ora di arrivare a casa >>, scherzò. << Mi è mancata la sua cucina, in quest’anno non ho fatto altro che mangiare hamburger e patatine >>.
<< Eppure sembri che tu non abbia messo un kilo >>, osservai, studiandolo attentamente.
<< Anche se non sembra, stare su un palco è faticoso, e si perdono un sacco di liquidi! >>.
<< Hai trovato il modo di dimagrire senza fare sport >>, risi, e lui si unì a me.
Approfittò di un semaforo per allungare una mano a prendere la mia, accarezzane con il pollice il dorso.
Lo guardai, e nonostante sapessi già la risposta, decisi di chiedergli: << Come mai Luke non era con voi? >>. Se non lo avessi visto il giorno prima, probabilmente avrei posto quella domanda a Michael, non vedendo Luke all’aeroporto, e visto che io e Luke dovevamo mantenere il segreto, il modo migliore mi sembrava comportarsi normalmente.
<< È a Brisbane, è tornato ieri, ha detto che voleva passare un po’ di tempo con i suoi amici >>.
Annuii.
<< Mi ha detto di aver superato tutto, e che ora vuole solo tornare ad essere tuo amico, quindi penso che stasera finalmente ti parlerà >>, mi sorrise incoraggiante.
Ricambiai il sorriso. << Che bello! Finalmente saremo di nuovo tutti insieme… e ci saranno anche i One Direction! >>, gioii emozionata.
<< Non vedono l’ora di conoscerti, mi hanno addirittura fatto giurare che ti porterò nel backstage prima del concerto >>.
Lo guardai sorpresa ma allo stesso tempo felicissima al pensiero che glielo avessero chiesto. << Davvero?! >>.
Mike annuì, soddisfatto della mia reazione. << Sono curiosi di vedere finalmente la ragazza di cui gli ho parlato così tante volte >>, mi lanciò un’occhiata.
Ricambiai lo sguardo, e gli sorrisi dolcemente.
<< E ho parlato di te anche ad un'altra persona, un altro famoso cantante di origini inglesi… >>.
Mi raddrizzai sul sedile come se avessi preso la scossa, e mi voltai completamente verso Michael, rischiando di impiccarmi da sola con la cintura di sicurezza. << Oh mio Dio! >>, esclamai con il cuore che batteva all’impazzata alla sola idea che il cantante della mia band preferita sapesse della mia esistenza!
<< Guarda dentro il mio borsone >>, mi suggerì, continuando a guardare la strada con un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra.
Mi sporsi verso i sedili posteriori e, nonostante la cintura di sicurezza, riuscii ad arrivare al borsone, che sollevai, portandolo avanti per poi appoggiarlo sulle mie ginocchia.
<< Nella tasca interna >>, mi indirizzò Michael, mentre osservavo perplessa in borsone domandandomi se aprire o meno una ad una le tasche esterne.
Aprii la lunga cerniera del borsone nero, e vi infilai una mano, andando alla ricerca della tasca interna, dalla quale estrassi una busta bianca, come quelle delle lettere; l’aprii in fretta, curiosissima, e rimasi a bocca aperta quando ne estrassi due biglietti colorati per un concerto.
All Time Low, Londra, 3 Dicembre.
Oltre ai biglietti, nella busta, c’era anche un fogliettino scritto, che decisi di leggere prima di girarmi verso Michael ed iniziare ad urlare come una fan impazzita.
La calligrafia era una di quelle tipicamente maschili, come mi aspettavo.
 
Michael mi ha detto che non hai mai potuto assistere ad un nostro concerto, ma che l’hai sempre desiderato, così, ho deciso di farti questo regalo, nella speranza che verrai e che accetterai di incontrare me e la band prima o dopo il concerto ;).
Un bacio, e a presto.
Alex Gaskarth.
 
Mi. Stavo. Sentendo. Male.
Mi salirono le lacrime agli occhi per la gioia. Sarei andata a Londra a vedere gli All Time Low! A Londra! Io! Che non ero mai uscita dall’Australia e che avevo sempre e solo sognato di viaggiare in Europa… cavolo non c’era sorpresa migliore di quella!
Mi girai a guardare Michael, che mi lanciava occhiate in tralice per non distrarsi dalla strada. << Ti piace? >>.
<< Se mi piace?! Mike è grandioso! >>, urlai in preda all’euforia.
Scoppiò a ridere.
Mi sporsi verso di lui, e senza essergli d’intralcio, gli baciai una guancia. << Grazie, grazie, grazie >>.
<< Risparmia qualche grazie anche per Alex >>, scherzò, ed io mi sentii morire al pensiero che tra poco più di un mese lo avrei davvero conosciuto… e avrei visto un concerto! Un concerto degli All Time Low.
Mi lasciai andare ad un piccolo urlo di gioia, e Michael si lasciò andare ad una fragorosa risata.
Mike iniziò a parlarmi della collaborazione con Alex, delle canzoni che avevano scritto insieme, e di come anche lui fosse rimasto totalmente estasiato quando Alex gli aveva parlato del concerto e gli aveva regalato i biglietti.
<< Andremo a Londra insieme! >>, esclamai. << Non ci posso credere! >>.
<< Ci fermeremo lì più giorni, così ti porterò a vedere i monumenti più importanti >>, disse, ed il mio cervello non poté fare a meno di iniziare a fantasticare su quel viaggio che sapevo già sarebbe stato fantastico. Non vedevo l’ora che arrivasse dicembre.
Arrivammo a casa di Michael, e non appena scendemmo dalla macchina, Karen ci venne subito incontro, rimanendo abbracciata a Michael per minuti interminabili, soffocandolo quasi tanto era forte la sua stretta. Guardai quella scena toccante, contenta che finalmente le pene di Karen fossero finite, e finalmente potesse dormire tranquilla.
Rimanemmo a casa sua per un po’, mangiammo la torta preparata da Karen e rimanemmo a parlare con lei, fino all’arrivo di Simon, poi, con il desiderio di passare un po’ di tempo insieme, da soli, io e Michael ci rintanammo in camera sua, ma volevamo molta più privacy di quella che ci poteva dare casa sua, così mi venne la pazza idea di proporre a Michael di andare nella casetta dove si trovavano tutti i miei quadri, che a quell’ora era ancora chiusa al pubblico, ma non a me, visto che il giorno prima gli organizzatori mi avevano dato la chiave.
<< Certo! Non vedo l’ora di vedere che cosa hai creato! >>, fu la sua risposta entusiasta.
Svuotammo il suo borsone nero, e ci infilammo dentro un piumone, un lenzuolo e qualche cuscino piccolo che rubammo dalla soffitta cercando di non farci scoprire, poi, fingendo di essere due bravi ragazzi che andavano solo a fare una passeggiata sulla spiaggia, salutammo i suoi genitori, nascondendo il più possibile il borsone, e poi corremmo via, ridendo come due scemi perché ci sentivamo dei ribelli che stavano andando contro le regole, quando in realtà l’unica regola che stavamo infrangendo era quella ipotetica del non usufruire della casetta della mostra per scopi… uhm… personali.
Entrammo nella casetta di soppiatto, come se stessimo facendo qualcosa di male, ma in teoria non era così, perché quella mostra in un certo senso era mia, quindi potevo entrare e uscire da quella costruzione quando volevo, soprattutto dopo che gli organizzatori mi avevano dato il permesso il giorno prima.
La prima cosa che Michael notò fu il fumetto, che si divertì a sfogliare, e che ci servì da spunto per iniziare a parlare di Don’t stop. Finito di vedere il fumetto, Michael iniziò ad osservare attentamente tutti i quadri, esprimendomi la sua opinione non molto imparziale, soprattutto nel momento in cui arrivò di fronte al suo ritratto ed iniziò ad elogiarsi.
<< Quando lo hai fatto? >>, mi chiese, tornando serio.
<< Durante la prima prova della band in cui avete cantato Give me love, era il periodo in cui non ci parlavamo >>, risposi, sorridendo al ricordo di come mi fosse venuto l’improvviso desiderio di disegnare vedendo l’espressione così intensa di Michael, mentre cantava quella canzone a cui lui dava un significato che io, a quel tempo, non riuscivo a comprendere.
<< È davvero bello >>, commentò.
<< Si, l’ho capito che ti ami, Mike >>, borbottai alzando gli occhi al cielo.
Ridacchiò, per poi girarsi a guardarmi serio. << Non parlo di me, parlo del modo in cui mi hai ritratto… sei stata bravissima, sembra quasi una mia foto! E poi… questo quadro trasmette alla perfezione le emozioni… riesco perfettamente a ricordarmi come mi sentissi, la tristezza, la solitudine, la voglia di essere finalmente felice… è qualcosa di stupendo >>.
Appoggiai la testa contro la sua spalla. << Grazie >>.
Mi strinse a lui e mi baciò la testa. << Grazie a te per avermi disegnato così bello >>, scherzò.
Scossi la testa come a dire “sei incorreggibile”, ma non potetti trattenermi dal ridere.
Continuammo a vedere i quadri, e quando arrivammo a quello che ritraeva gli occhi di Luke, Michael iniziò a borbottare qualcosa sul fatto che Luke fosse dannatamente perfetto, insieme a qualche commento invidioso che mi fece tornare alla mente il periodo in cui Michael odiava intensamente Luke e non faceva che lanciargli frecciatine.
Ora invece, si amavano come due fratelli, nonostante Michael si divertisse sempre a prendere in giro il biondo, sapendo che non gli avrebbe mai risposto per le rime. Le fan si erano persino inventate il nome della coppia che formavano Luke e Michael: Muke, che io trovavo tremendamente carino, anche se speravo che le fan non credessero veramente al fatto che i due fossero segretamente innamorati.
 Finito il giro, stendemmo il piumone a terra, in un angolo della sala, e ci sdraiammo, con l’iniziale intenzione di non fare nulla, di parlare soltanto, ma poi i sentimenti presero il sopravvento, e ci ritrovammo nudi, a rigirarci nel piumone, con i corpi stretti in quella combinazione perfetta, e le bocche che si cercavano insaziabili.
<< Atti osceni in luogo pubblico >>, commentò Mike ridendo, quando scese da sopra di me per tornare a sdraiarsi al mio fianco, appoggiandosi un braccio sulla fronte.
<< In teoria non è un vero e proprio luogo pubblico, è una sorta di casa, e non c’è nessuno qui, quindi non penso abbiamo sconvolto nessuno e nemmeno lo faremo se ci rivestiremo tra… >>, lanciai un’occhiata all’orologio appeso alla parete, << una quarantina di minuti >>.
Michael si stiracchiò, e si sdraiò su un fianco, rivolto verso di me. << Allora abbiamo ancora un po’ di tempo >>, disse.
Lo imitai, e ci coprii entrambi con il lenzuolo che avevano messo ai piedi del piumone. Mi avvicinai a lui, ed allungai una mano per accarezzargli una guancia, per poi scendere al collo, dove la mia mano prese la mia e se la portò alle labbra per baciarla.
<< Sono così felice che tu sia tornato >>, dissi.
Mi baciò nuovamente la mano. << Anche io… non vedevo l’ora di tornare a casa, per rivederti >>.
Mi lasciò andare la mano, ed io la feci scendere sul suo petto, iniziando a disegnare con le dita dei cerchi senza senso, mentre nella mente nascevano pensieri cupi, e tristi, che andarono ad influenzare il mio umore. << Peccato che resterai solo oggi e domani >>, dissi, tristemente, seguendo con lo sguardo il movimento delle dita.
Pensai a come fosse ingiusto tutto quello, volevo che Michael fosse felice, che viaggiasse per il mondo suonando ogni sera in posti sempre diversi, ma il pensiero che ogni volta ci saremmo dovuti separare per mesi interi per poi rivederci solo per qualche giorno non mi piaceva, mi faceva temere che ci sarebbero stati ancora giorni in cui la sua mancanza sarebbe stata insopportabile, e mi faceva desiderare egoisticamente che lui rimanesse con me, ma ovviamente non poteva, ed una parte di me non glielo avrebbe mai permesso.
Michael mi appoggiò un dito sotto il mento, e mi spinse ad alzare lo sgaurdo per incontrare il suo. << Questa è la parte di questo lavoro che meno mi piace… purtroppo non possiamo farci nulla, ma non voglio che tu sia triste, ti prometto che troveremo un modo per vederci più spesso >>.
<< Forse un modo ci sarebbe >>.
Mi guardò curioso, ma non replicò nulla, aspettò che mi spiegassi.
<< La borsa di studio che mi hanno dato per la scuola d’arte vale sia per quella qui a Sydney, che per la scuola in America, a quanto pare ha più sedi in diversi paesi >>. Visto che Michael sembrava perplesso, continuai a spiegargli quale era il mio piano. << Potrei frequentare la scuola in America, trasferirmi lì, così che sarebbe più facile vederci, perché tu non dovresti tornare ogni volta qui in Australia sorbendoti un viaggio lunghissimo… e poi molto probabilmente ora la tua vita sarà incentrata di più in America, quindi potrebbe essere la soluzione migliore >>.
Dalla sua espressione, capii che Michael non la pensava affatto come me. Piegò le labbra in un’espressione triste e dispiaciuta. << Potrebbe essere una soluzione, ma io non sono certo di quelli che saranno i piani futuri della band, e ho paura che trasferendoti in America io non avrei comunque modo di vederti… e poi… io dovrò sempre tornare qui a Sydney, perché devo vedere i miei, non posso non venire più a salutarli, ed io sarei molto più tranquillo sapendoti qui, vicino alla tua famiglia, ai tuoi amici, invece che in una delle gigantesche città Americane senza nessuno, magari in una casa da sola… non voglio che tu spenda soldi e che faccia questo sacrificio per me, perché come ho detto prima non sono sicuro che risolverà le cose… ma se lo vuoi tu, se sei tu a volerti trasferire in America, se questo ti rende felice, allora per me va bene >>.
Le sue parole mi fecero riflettere.
In effetti il pensiero di trasferirmi in America mi spaventava un po’, soprattutto perché sarei stata da sola, e non potevo convincere April a venire con me perché ormai lei studiava lì a Sydney, ed aveva una sua casa. A differenza di Michael ero convinta che la band avrebbe passato la maggior parte del tempo in America, perché era quello il destino che toccava a tutte le band, ma forse aveva ragione sul fatto che non ci saremmo comunque visti, perché lui sarebbe passato da una città all’altra e forse la sua agenda sarebbe stata strapiena di impegni.
Era vero anche che qui lui aveva la sua famiglia, quindi sarebbe sempre dovuto tornare in Australia, e non mi andava che nei giorni liberi dovesse rinunciare a venire qui a Sydney per stare con me in America… eppure –tralasciando la paura-, sarebbe stata un’avventura trasferirsi in America, conoscere nuove persone, cavarmela da sola, avrebbe segnato il mio effettivo passaggio dall’adolescenza all’età adulta… ma era davvero il trasferimento che mi avrebbe reso adulta? Era davvero trasferirmi quello che volevo?
Sospirai, tormentata da milioni di dubbi. L’unica cosa che volevo era più tempo da passare con Michael, ma probabilmente non lo avrei mai avuto e mi sarei dovuta accontentare di quei pochi giorni di pausa che gli sarebbero stati concessi e che forse, chissà, sarebbero stati di più alla fine, bisognava essere positivi.
<< Ci penserò un altro po’ >>, dissi.
Michael mi sorrise lievemente, e mi scostò una ciocca di capelli dal viso, con fare dolce. << Fai quello che ti rende felice, e non preoccuparti per noi… la distanza non ci separerà, abbiamo promesso entrambi che il nostro legame durerà per sempre >>, mi ricordò.
<< Ma non possiamo sapere per certo cosa succederà, cosa la distanza alla fine ci farà…per quanto il nostro legame sia forte, ed io ti ami… la vita non è buona, ci metterà in condizioni difficili, e diventerà sempre più doloroso stare lontani, e so che probabilmente è la miliardesima volta che me lo senti dire, ma voglio ricordarti che niente dura per sempre >>.
Mi guardò, e la sua espressione non mi diceva nulla, non riuscivo a capire cosa stesse pensando, e questo mi preoccupò, perché forse avevo esagerato, forse lo avevo ferito, mi ero fatta prendere troppo dalla paura del futuro troppo incerto, dalla paura di dover rinunciare a lui a causa della distanza.
Convinta che non avrebbe detto nulla, rimasi sorpresa quando invece lo vidi sorridere ed esclamare: << E allora noi saremo “niente”! >>.
Disorientata, rimasi perplessa a quella sua affermazione. << Cosa? >>.
Il suo sorriso si accentuò. << Niente dura per sempre… allora noi saremo “niente” >>, ripetè.
Lo fissai ancora per un attimo, poi scoppiai a ridere, chiedendomi come diavolo gli fosse venuta in mente quella frase.
Michael mi guardò divertito, mentre continuavo a ridere e a lasciar andare via il malumore e le preoccupazioni. << Devi crederci Jen, devi credere che io e te ce la faremo, combatteremo fino alla fine per restare insieme… io ti amerò per sempre, e di questo ne sono assolutamente sicuro >>, disse serio.
Gli presi una mano, e la strinsi. << Saremo forti, e combatteremo contro questa stronza che chiamiamo vita >>, gli promisi.
Mi sorrise. << Mi piace il tuo lato guerriero >>.
Risi nuovamente, ed appoggiai la testa contro il suo petto, stringendomi a lui.
Avevo ancora paura, ma credevo in quelle parole, e avrei fatto in modo di continuare a lottare per ciò che volevo.
 
Esattamente mezz’ora prima che i 5 Second Of Summer salissero sul palco per dare inizio al concerto, io, April e Alexis ci intrufolammo nel backstage, lottando per una buona decina di minuti contro le guardie del corpo che non credevano affatto che fossimo chi dicevamo di essere. Per fortuna era venuto in nostro soccorso Zayn, che, uscito fuori per fumarsi l’ultima sigaretta, si accorse di noi e, sorprendentemente mi riconobbe e ci fece entrare.
Era stato uno shock ritrovarmi Zayn Malik davanti, ma molto più scioccante era stato il fatto che lui sapesse il mio nome!
Dovevo essere rimasta a fissarlo impalata per un bel po’ di tempo, perché quando finalmente la guardia del corpo aveva aperto la porta per farci entrare, io neanche me ne ero resa conto, tanto ero presa da Zayn, così April aveva dovuto spingermi dentro.
Avevamo vagato nell’enorme backstage per un po’, cercando di orientarci tra quella sorta di labirinto pieno zeppo di uomini della sicurezza e di attrezzature. Quando alla fine, convinte di esserci perse, decidemmo di chiamare uno dei ragazzi, ci ritrovammo davanti al loro camerino che si trovava proprio di fronte a quello dei 1D, ma la porta sfortunatamente era chiusa, quindi non riuscii a sbirciarci dentro.
Bussammo al camerino dei ragazzi, e ci venne ad aprire una ragazza più o meno alta come me, con i lunghi capelli color pel di carota, che solo in seguito scopririi avere una gemella, ed essere un membro dello staff che seguiva i 5sos in giro per il mondo.
Entrata in camerino, non potei fare a meno di iniziare a ridere alla vista di Ashton alla postazione trucco e parrucco, che stava testando l’effetto dei bigodini sui suoi capelli. Michael era accanto a lui, e nel momento in cui mi vide, iniziò a ridere anche lui. << Finalmente qualcuno che ha il mio stesso senso dell’umorismo! >>.
Ashton mi scoccò un’occhiataccia. << Sto solo vedendo come sarebbero! >>, protestò.
Alexis si avvicinò ad Ashton, e gli stampò un bacio sulla guancia, rassicurandolo.
<< Luke è troppo educato e buono per ridere con me di Ashton, Calum lo avrebbe fatto >>, continuò Michael.
April si guardò intorno perplessa. << Dov’è Calum? >>, domandò.
<< Nel camerino dei 1D >>, le rispose Luke, che era il più vicino alla porta, seduto su uno dei due divani neri posti al centro della stanza, con una gamba piegata ed appoggiata sul tavolino in mezzo ai due divani, che guardava il telefono. 
April, non facendosi nessuno problema, uscì dalla stanza, per entrare probabilmente nel camerino di fronte. Non era una grande fan dei One Direction, e non lo era nanche Alexis, quindi lei non avrebbe incontrato nessun problema nel trovarsi i cinque ragazzi davanti, mentre io al solo pensiero sentivo che sarei potuta morire.
Approfittai del momento per andarmi a sedere accanto a Luke, che mi sorrise.
<< Probabilmente dovremmo abbracciarci, sai, tecnicamente oggi è la prima volta che ci vediamo dopo più di un anno e mezzo >>, gli sussurrai, e lui parve ricordarsi solo in quel momento della balla che aveva detto ai ragazzi.
<< Che bello rivederti Jen! >>, esclamò con entusiasmo abbracciandomi forte.
Affondai con il viso nel suo petto per non far vedere al nessuno il fatto che stessi morendo dalle risate per l’espressione buffa con cui Luke aveva pronunciato quella frase.
<< Sei un pessimo attore >>, sussurrai ancora, facendo ridere anche lui.
Finita la scenetta, io e Luke iniziammo a parlare del più e del meno, aspettando che i capelli di Ashton e Michael fossero messi a posto. Da quello che potevo vedere, i capelli di Luke erano stati già tirati su, quindi era pronto per andare in scena.
Quando i capelli di Michael furono abbastanza spettinati, lui raggiunse me e Luke, e come ai vecchi tempi, Mike iniziò a prendere in giro Luke, e lui lo lasciò fare, ridendo.
Quando anche Ashton e Alexis si unirono a noi, dopo qualche minuto, la porta del camerino si aprì ed entrò Calum, seguito da April.
<< Jeeeen! >>, mi chiamò il moro, rivolgendomi un sorrisone.
<< Siii? >>, dissi girandomi verso di lui.
<< Ho una sorpresa per te! >>, esclamò, e nei pochi secondi che precedettero l’entrata di Louise Tomlinson nel camerino, realizzai quale sarebbe stata la sorpresa, e mi sentii mancare il respiro.
Rimasi nuovamente imbambolata mentre tutti e cinque i ragazzi dei One Direction mi sfilavano davanti, entrando nel camerino.
Ho bisogno di una bombola d’ossigeno!
Pensai.
I cinque ragazzi mi fissarono elargendomi dei sorrisi dolcissimi e bellissimi che mi facevano venir voglia di urlare dalla felicità, ma non volevo sembrargli una fan impazzita, volevo comportarmi da persona matura, quindi, facendomi coraggio, mi alzai e mi avvicinai a loro, per buttarmi tra le braccia di ognuno, con il cuore  che batteva impazzito.
Ero talmente esaltata in quel momento che non controllavo affatto le mie parole, infatti iniziai a dire a ripetizione ad ognuno di loro quanto li amassi e che era un piacere conoscerli.
I ragazzi iniziarono subito a parlare con me, come se fossimo stati amici da tempo, rivolgendomi sempre sorrisi e non smettendo mai di guardarmi, cosa che mi fece avvampare per tutto il tempo della nostra chiacchierata.
Mi chiesero di me, della mia vita, mi fecero parlare di Michael, di come fosse Ashton come cugino, di come avessi conosciuto Calum, ed io a mia volta approfittai dell’occasione per porgli domande che avevo sempre voluto fargli da quando li avevo conosciuti qualche anno prima. Fu divertente sentirgli raccontare qualche esperienza buffa che avevano fatto, e fu bellissimo stare lì con loro, erano ragazzi davvero gentili, l’apparenza non ingannava affatto.
Michael ci scattò una foto con il mio cellulare, e poi iniziò un battibecco con Louis, perché il cantante dagli occhi azzurri non faceva che stuzzicare la sua gelosia dicendogli che ero davvero una bella ragazza e che gli sarebbe piaciuto uscire con me.
Il tempo volò, e a cinque minuti dall’inizio del concerto, io, April e Alexis fummo scortate da un uomo della sicurezza, ai nostri posti sulle gradinate dello stadio; non erano posti centrali, anzi, erano abbastanza lontani dal palco, ma ci avevano fatte mettere lì sopra per stare lontane dalle fan non si sa mai ci avrebbero riconosciute.
L’apertura al concerto di 5 Seconds of Summer fu fantastica, il loro genere era molto diverso da quello dei One Direction, ma furono comunque molto apprezzati, la maggior parte delle persone partecipò con entusiasmo alle loro canzoni e ai loro interventi. I ragazzi scaldarono per bene la folla con la loro canzoni, e prima della loro ultima canzone, decisero di rallentare un po’ ed esibirsi in una canzone più lenta, che nel momento in cui vidi Michael, Calum e Ashton sparire dal palco, capii essere Wherever you are.
Luke rimase da solo sul palco, per quella canzone, ma ciò non lo mise in agitazione, anzi, cantò la canzone meravigliosamente, e sorrise, quando sentì che anche il pubblico stava cantando insieme a lui.
Wherever you are era proprio una bella canzone, e mi faceva piacere il pensiero di essere stata io ad ispirarla a Luke, era la dimostrazione di quanto ci fossimo amati a vicenda, e di quanto il destino fosse stato crudele con noi.
Dopo Wherever you are, Michael, Calum e Ashton raggiunsero Luke sul palco, per suonare insieme She looks so perfect, e poi lasciare il palco ai One Direction.
Durante il concerto dei cinque ragazzi inglesi, i 5sos ci raggiunsero sugli spalti, e insieme ci scatenammo al ritmo di quelle canzoni che avevo sempre desiderato di sentire dal vivo.
Verso metà del concerto i 1D cantarono Little Black Dress, ed io e Michael, ricordando il ballo, iniziammo a ballare alla bell’e meglio, ridendo a crepapelle.
Ashton non fece che urlare per tutto il concerto, seguito da Alexis, che condivise il suo entusiasmo, April e Calum passarono la maggior parte del tempo a baciarsi, ondeggiare e a volte cantare, mentre io, Luke e Michael cantavamo a squarcia gola le canzoni, formando un terzetto canoro pessimo, ma ci divertimmo, nonostante la mia continua ansia sul fatto che potessi star dando troppa retta a Michael e non abbastanza a Luke.
Alla fine del concerto, tornammo tutti nel backstage, dove dovetti salutare i One Direction con la promessa che forse un giorno ci saremmo rincontrati, e poi noi ragazze aspettammo che le quattro rock star si facessero la doccia e si rivestissero, così da andare in qualche locale a mangiare e passare la serata, visto l’ora non troppo tarda, e visto che eravamo talmente tanto euforici da non avere per niente sonno.
Arrivammo al centro di Sydney che sembravamo degli ubriachi per quanto stavamo ridendo. Il concerto aveva risvegliato il nostro lato festaiolo, e visto che quella sarebbe stata l’unica sera in cui saremmo potuti stare tutti insieme, decidemmo di godercela a pieno.
Fu mentre camminavamo tutti insieme per le strade del centro, diretti ad un pub, che mi resi conto di quanto speciale fosse quel momento; eravamo di nuovo tutti insieme, ed io mi sentivo così felice a stare con tutti loro, a pensare che avrei condiviso il resto della mia vita con quelle persone che per me erano come una seconda famiglia per la quale avrei dato tutto e che avrei difeso con tutte le mie forze.
È vero, la distanza ci avrebbe portato a separarci per lungo tempo, ma il legame che avevamo era speciale, ed ero sicura che non si sarebbe mai spezzato, nonostante tutti i cambiamenti che ci sarebbero stati, nonostante saremmo cresciuti. Ci vedevo già tra trent’anni, adulti, maturi, magari con figli, con delle case, dei lavori, ma sempre con la stessa voglia di vivere e di realizzare i nostri sogni.
Non sapevo dove la vita mi avrebbe portato, se alla fine avrei deciso di trasferirmi in America, se avrei di nuovo cambiato colore di capelli, se avrei avuto successo come artista, se alla fine la distanza avrebbe avuto la meglio sui sentimenti che mi legavano a Michael… tutto era un punto interrogativo, ma ero sicura del mio presente e di dove volevo arrivare, ero sicura di amare Michael, e di volere bene ad ognuno dei miei amici, ero sicura che mamma e papà mi sarebbero sempre stati vicini in un modo o nell’altro e mi avrebbero aiutato nell’ardua sfida che era il futuro, ero sicura di chi ero, ero sicura di essere forte abbastanza da poter sopportare le sfide che la vita mi avrebbe messo davanti, e soprattutto, ero sicura che sarei stata felice, in un modo o nell’altro, e che avrei vissuto a pieno ogni giorno, perché niente dura per sempre, ma a volte basta solo credere il contrario.
 
 
 Ciaoo :D
oggi sono mattiniera visto che sono rimasta a casa invece di andare a scuola (lol). Questo sarà un angolo autrice molto speciale, perchè ultimo (D:) e perchè ci sono tante cose che devo dire, spero solo di ricordarmele.
Prima di tutto, ci tengo a dire GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE a tutti quelli che hanno seguito la storia,a chi ha recensito, a chi ha messo la storia tra i preferiti o tra le "storie da ricordare"... grazie mille, davvero, a tutti :) scrivere questa storia è stata un'impresa durata ben sette mesi, e sono abbastanza soddisfatta del risultato, e spero siate contenti anche voi. Sono contenta soprattutto di averla finita, perchè io sono una tipa che si stanca di tutto, non molto costante, quindi avevo il timore che da un momento all'altro mi sarei stufata e non avrei più scritto capitoli, ma le recensioni lasciate e il continuare a ripetermi "don't stop doing what are you doing" mi hanno aiutato e mi hanno fatta arrivare fino a questo punto.
Ringrazio anche i 5sos, ovviamente, sono loro i musi ispiratori di tutto questo, e se non li avessi mai conosciuti non saprei proprio come avrei passato tutti questi mesi, questa storia è stata una grande compagna, e pensavo a quello che dovevo scrivere giorno e notte, quindi ora non ho idea di quello che farò per passare il tempo D:. Ci terrei anche a ringraziare gli All Time Low, nominati più volte in questo capitolo, perchè è grazie a loro che io ho conosicuti i 5sos ** e a questo proposito, se ascoltate "Long way home" in LIVESOS sentirete che all'inizio Calum nomina proprio Alex Gaskarth <3 cantante degli All Time Low -citato nel testo lol- (che io vi consiglio di ascoltare **).
Per quanto riguarda l'ultimo capitolo, l'ultima parte è un po' sbrigativa perchè non lo volevo fare troppo lungo, e spero che le ultime righe vi piacciano, dovevano essere ad effetto (xD) ma non sono sicurissima del risultato. Il finale lascia un po' tutto in sospeso, perchè voglio che siate voi ad immaginare come finirà la storia :).
Scusate se non ho dato molta importanza ai 1D, ma poi -come ho detto prima-, il capitolo sarebbe stato troppo lungo, ma spero che comunque le fan dei 1D abbiano apprezzato la loro comparsa :).
Probabilmente non ci "vedremo" più, XD perchè mi devo dedicare ad altri tipi di scritture D: ma non si sa mai, forse un giorno tornerò con un'altra FF :). Intanto, se mi volete far felice, e se volete continuare a vivere nella mia testa (xD) ci sono altre 2 storie che ho scritto un po' di tempo fa; sono FF sugli All Time Low, ma se non li conoscete non importa, potete leggerle senza alcun problema, magari poi vi piacciono, io è attraverso le FF che mi sono sempre più legata ai 5sos ** mi ricordo che all'inizio leggevo ma non mi ricordavo i nomi a quale membro della band appartenessero >< e facevo confusione con Luke e Ashton che dal video di Heartbreak girl mi sembravano fratelli :'D. "The Reckless and The Brave" è il continuo di "So wrong, it's right" quindi attenzione xD.
Ho scritto un papiro! o.o quindi ora chiuderò il discorso :).
Ancora grazie a tutti, davvero, spero che questa storia un po' vi rimanga nel cuore ;).
Un bacio grande :* 
E forse, alla prossima :).

Miki*

P.s. se volete contattarmi in qualche modo (lol) su Twitter mi trovate qui ---> @MikiBarakat96, con lo stesso nome mi trovate anche su Instangram, xD mi trovate ovunque con il nome Barakat <3 anche su FB.
P.s. 2 l'8 maggio comunque sarò al concerto dei ragazzi a Torino quindi, nel caso qualcuna vada, sarebbe divertente incontrarsi :). 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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