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Autore: __lovatosheart    25/01/2015    5 recensioni
AU in cui Lauren e Camila si incontrano a scuola.
E se Lauren fosse una bad girl?
E se Camila fosse una ragazza tranquilla, che vive nel suo mondo, aspettando solamente qualcuno di speciale che le faccia vivere una di quelle romantiche storie che legge nei suoi libri?
Possono due mondi totalmente opposti incontrarsi, o il loro scontro porterà alla distruzione di entrambi?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quindici:

Lauren si svegliò con una strana sensazione addosso, un po' come quando, da piccola, ti addormenti in una stanza e ti risvegli in un'altra senza sapere come ci sei arrivata. 

Dovette aprire e chiudere gli occhi più volte, abituandosi alla forte luce che entrava dalle serrande non del tutto chiuse, prima di uscire completamente dallo stato di confusione e intorpidimento che si ha appena svegli. 

Dopo qualche secondo, i ricordi del giorno precedente la investirono con l'intensità di una tempesta estiva, veloce e straordinariamente potente.
 
Ripensò a ciò che la mora le aveva detto; a quel primo, timido bacio e a quelli meno delicati che erano seguiti.
Sentì improvvisamente caldo, e si alzò dal letto, levandosi di dosso i pesanti piumoni. 

Prese il telefono e vide con sollievo che non vi erano messaggi non letti: aveva temuto che Camila potesse diventare appiccicosa e pretendente, come fin troppe persone sono quando si inizia una relazione. 

Il solo pensare quella parola, unendo così lei e Camila in un vincolo di pluralità, le diede i brividi.
Era vero.
Non se l'era sognato, stava succedendo davvero.

Camila le aveva rivelato di provare qualcosa di più forte che semplice amicizia per lei, l'aveva scelta, con il suo passato e con i suoi difetti. 

Lauren non si era mai sentita pronta per una relazione, non ci aveva mai nemmeno pensato davvero.

Si era sempre detta che non aveva modo né voglia di immischiarsi in quelle stupide vicende da film smielato, che aveva già abbastanza problemi per conto suo senza doverne  aggiungere altri.

Si chiese se non fosse perchè, semplicemente, non aveva ancora incontrato la fatidica 'persona giusta'.
Non aveva ancora incontrato Camila, per intenderci. 

Ma era davvero la cosa giusta da fare?

Sapeva di essere una sorta di treno in corsa su binari corrosi e rovinati dal tempo, sul punto di deragliare, e non c'era modo per cui ciò potesse essere positivo per Camila.

Le avrebbe fatto del male, o forse l'altra si sarebbe semplicemente stancata di lei. 

E poi, che senso aveva 'stare insieme' se entrambe sapevano che, ad un certo punto, sarebbe inevitabilmente finita?

Decine e decine di interrogativi vorticavano nella sua mente, finché non decise di farsi una doccia fredda per calmarsi un po'.
Il getto d'acqua riuscì a liberarle, almeno momentaneamente, la testa, facendola sentire meno ansiosa e negativa. 

Mentre si asciugava i capelli con un asciugamano, pensò che forse erano altre le domande che si doveva porre. 

Possibile che non si fosse mai accorta di essere attratta dalle ragazze? 
Aveva baciato diversi ragazzi prima, e per nessuno di loro aveva mai provato qualcosa, ma lo aveva attribuito al semplice fatto che ci era stata per ottenere qualcosa, mai per sentimenti o semplice voglia. 

Quando Camila l'aveva baciata, invece, era stato l'esatto contrario.

Si era sentita come mai prima d'ora, come se ogni parte del suo corpo stesse, lentamente, prendendo fuoco, a partire dalle sue labbra. 

Ma non era doloroso, tutt'altro: continuava a ripensare al modo in cui l'aveva stretta a sé e a quello con cui l'aveva salutata, dandole la buonanotte migliore che avesse mai ricevuto. 

Fece colazione prendendo qualche cereale direttamente dalla scatola, poi tornò in camera sua e si mise davanti ad una vecchia tela abbandonata settimane prima. 

Era ancora vuota, se non per qualche traccia di matita; una preparazione per un disegno mai realizzato.

Frugò nel cassetto vicino al letto finché non ne cacciò un vecchio set di tempere, poi prese dalla scrivania il suo pennello preferito.
Rimase ore a disegnare, ma le parvero solo una manciata di minuti; come sempre, quando dipingeva, il tempo sembrava perdere importanza.

Era l'unica forma di espressione e sfogo che si era sempre concessa, fin da quando era piccola.

Aveva ereditato da sua madre la passione per l'arte, e continuare a praticarla le sembrava un modo per tenere con sé un pezzo indelebile della donna. Nessuno le avrebbe mai portato via ciò che l'arte era capace di darle, questa era una delle poche certezze che Lauren aveva sempre avuto.

Si allontanò dalla tela, osservando così ciò che aveva dipinto: il tessuto color panna era adesso percorso da linee precise e da altre più sfumate che si intrecciavano tra loro, formando l'immagine di due mani che si stringevano. Sembrava che una stesse mantenendo l'altra, come a reggerla per salvare la persona a cui apparteneva dalla voragine sottostante.

Lauren aveva sempre avuto una passione per lo studio delle mani, ma solitamente disegnava mani che si cercavano, in un disperato tentativo di stringersi. Vicine, ma mai abbastanza.

Osservando il disegno, pensò al modo in cui Camila le teneva la mano, e trovò subito un'incredibile somiglianza.

Mise il pennello e le tempere nel cassetto, poi nascose la tela nella fessura tra l'armadio e la parete, per evitare che il padre la vedesse. 

La sua camera, d'altronde, era piena di tele e fogli nascosti; quei disegni rivelavano troppo di lei, e non avrebbe mai lasciato che il padre vedesse qualcosa di tanto importante e rivelatore.


Prese il telefono e mandò un messaggio a Camila chiedendole cosa volesse fare quel giorno, poi si sdraiò sul letto, sollevando le braccia dietro la testa.

Nel farlo, notò una grande cicatrice sul braccio destro, e rabbrividì al pensiero di come se lo era procurato.
Con terrore, pensò a cosa avrebbe potuto dire suo padre se avesse scoperto che usciva con una ragazza.

Poi si accorse che, in realtà, nemmeno lei era molto sicura su cosa pensare di quella situazione.

Aveva sempre saputo di essere diversa, ma mai lo aveva attribuito a quel motivo.
Una morsa le strinse lo stomaco, mentre i ricordi del giorno prima tornavano a farle compagnia.

Era come essere nel bel mezzo di un tiro alla fune, per ogni passo fatto in una direzione, ne seguiva immediatamente un'altro in quella opposta. 

E Lauren non sapeva ancora quale delle due 'squadre' tifare.

Era forse meglio andare sul sicuro e allontanare Camila definitivamente, o rischiare e continuare quel nuovo rapporto? 

Prima che potesse darsi una risposta, le arrivò la notifica di un nuovo messaggio: Camila le aveva risposto.

'Ti aspetto alle 3 davanti alla fermata dove ci incontriamo la mattina, se hai problemi chiamami.'

Sbuffò, rimettendo il telefono sul comodino, sapendo che, alla fine, sarebbe comunque andata ad incontrare l'altra. 
Anche se era spaventata, anzi, terrorizzata al pensiero di ciò che le aspettava. 

Il futuro, per lei, era sempre stato un grande buco nero, un enorme burrone che, più passava il tempo, più sembrava avvicinarsi. 
E adesso, dopo tutti gli eventi di quei mesi, le sembrava di aver iniziato a correre sempre più velocemente verso quella triste meta.

Uscì dalla stanza e, dopo essersi accertata di essere sola in casa, entrò in cucina. Si preparo un panino e pranzò così, sola, in compagnia dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni.

Accese la vecchia tv che c'era in salotto, e dopo diversi tentativi riuscì a farla funzionare.

Non vide davvero il programma che andava in onda, ovvero uno piuttosto scadente di cucina, ma almeno faceva qualcosa.

Il tempo sembrava essersi improvvisamente congelato, le lancette dell'orologio che scandivano i secondi lente e pesanti.

Lauren non sapeva dire se fosse più ansiosa o contenta di star per vedere quella che ora -pensò con un brivido - era la sua ragazza. 
Alle due e venti uscì di casa, sentendosi quasi soffocata da quelle pareti bianche. 

Aveva bisogno di un po' d'aria fresca - si disse- e aveva preferito uscire con un largo anticipo.

Quindici minuti prima dell'ora stabilita, Lauren era seduta sulla panchina della fermata, i gomiti poggiati sulle ginocchia, intenta ad osservare, senza interesse, le sue scarpe.

'Ehi.'

Nemmeno si accorse dell'altra, finché questa non le si parò davanti, un sorriso timido sul volto e gli occhi pieni di luce. 

'Ehi.' Rispose, mentre Camila le si sedeva accanto.

'Da quanto sei qui?' Le chiese la minore, avendo notato la puntualità dell'altra.

'Oh, meno di cinque minuti.' Mentì Lauren, alzando le spalle.

Non voleva certo dare l'impressione di essere agitata per quell'appuntamento.

'Che vogliamo fare oggi?' Chiese Camila, dondolando le gambe avanti e indietro, evidentemente di buon umore.

'Non lo so.' Rispose Lauren, evitando il suo sguardo. Iniziava a sentirsi oppressa, come se ci fosse un pesante macigno sul suo petto, e questo la spaventava.

L'ultima volta che era successo aveva avuto un attacco di panico, e non poteva permettersi di crollare proprio lì.
Non davanti a Camila, non di nuovo.

La mora fece finta di non essersi accorta del velo di tristezza che copriva gli occhi dell'altra, e le disse che aveva in mente qualcosa.
Iniziarono a camminare, ma Lauren sembrava quasi voler mantenere le distanze.

Camila riempiva il vuoto dei suoi silenzi con racconti su ciò che aveva fatto quella mattina -entrando nei dettagli su un libro di cui l'altra non aveva mai sentito parlare- mentre si dirigevano verso la destinazione misteriosa.

Dopo aver camminato per almeno un quarto d'ora, Lauren capì dove stavano andando.
Non pensava che Camila potesse ricordarsi ancora di quel posto.

Prima che potesse dire qualcosa, svoltarono a destra, e si ritrovarono davanti al posto che Lauren aveva immaginato.
La casa abbandonata dove l'aveva portata lei stessa tempo prima, quando avevano saltato insieme scuola.

'Perché siamo qui?' Le chiese subito, forse con troppa veemenza.

'Pensavo che potesse farti piacere.. -Iniziò l'altra, la delusione forte nella sua voce. - e poi non avevo in mente altri posti. La prossima volta puoi scegliere tu se-'

'Non ho detto che non va bene.' La interruppe Lauren, per poi superarla e scavalcare il cancello con un unico, fluido movimento.

Camila la seguì, ma nel farlo un piede le rimase incastrato nella parte superiore dell'inferriata e lei rotolò a terra.

'Sarai anche un genio, ma penso che lo sport non sia il tuo forte.' Rise Lauren, offrendole poi una mano per aiutarla a rialzarsi.

'Tu dici?' Chiese ironicamente la più bassa, seguendola poi all'interno della casa.

Era esattamente come l'ultima volta in cui c'erano state, ma questa volta dalle crepe delle pareti non entrava la luce del sole; il cielo era grigio, coperto da uno spesso strato di nuvole.

Osservando le mura rovinare dal tempo, Camila pensò ad una frase che aveva sempre amato: 'C'è una crepa, c'è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce.' 

In qualche modo, quella frase le ricordava la ragazza che adesso la stava osservando, seduta su una poltrona rossa impolverata. 

'A cosa pensi?' Le chiede questa, notando che l'altra era distratta, persa nei suoi pensieri.

'Mi è venuta in mente una canzone con una frase che adoro..' Iniziò, citandole poi la frase.

Lauren sembrò non apprezzarla, e si voltò a guardare il cielo.

Camila si sedette sul tappeto dall'aria piuttosto antica e osservò lo sguardo dell'altra, perdendosi in quei lineamenti eterei.

'Adoro il cielo quando è così, coperto di nuvole.' Disse Lauren dopo qualche momento, abbassando lo sguardo e cogliendo di sorpresa l'altra che la stava osservando.

'Io preferisco il cielo sereno, ma devo ammettere che quello nuvoloso ha il suo fascino.' Disse Camila mentre distoglieva lo sguardo dalla mora, imbarazzata.

Quest'ultima sbuffò, un ghigno sul volto che fece venire i brividi a Camila.

'Ho detto qualcosa di sbagliato, forse?' Chiese allora, una nota di timore nella voce.

'No, ma non posso fare a meno di pensare a quanto certe persone vogliano sempre avere tutto nel modo perfetto, si illudono di vedere qualcosa di bello anche nelle cose in cui, evidentemente, non c'è bellezza.'
Disse, lasciando uscire tutti i pensieri che la tormentavano da un po'.

'A cosa ti riferisci?' Chiese Camila, confusa.

'La crepa da cui entra la luce, il 'fascino' del cielo, cerchi di vedere del positivo in ogni fottuta cosa!' Continuò, mentre una voce collocata in una piccola, remota parte del suo cervello le diceva di smetterla, stava esagerando.

'È forse un problema?' Chiede allora Camila, alzandosi da terra per non sentirsi del tutto vulnerabile di fronte a quegli occhi penetranti adesso scuri, grigi come le nuvole che le sovrastavano. 

'Si, perché non c'è bellezza in tutto, in alcune persone non c'è niente di positivo, e non puoi farci nulla!' 

Lauren si accorse di aver detto troppo solo dopo, e abbassò lo sguardo, sperando che l'altra non fosse in grado di leggere tra le righe ciò che in realtà pensava.

'Persone?' - Chiese invece l'altra, che aveva capito subito. - 'Lauren, stai parlando di te?'

L'altra non rispose, non sapendo cosa dire; improvvisamente tutte le preoccupazioni e le paure che avevano sede nella sua mente sembrarono stupide, troppo infondate per essere dette ad alta voce.

'Io non cerco il 'positivo' in te, cazzo, perchè devi sempre pensare male?' Chiese, più arrabbiata di quanto l'altra avesse creduto.  'Se voglio stare con te è perchè, in qualche modo, mi rendi felice. Non sei il mio esperimento sociale Lauren, non mi fai pena, non voglio cambiarti. Sto con te perchè ho visto il tuo peggio ed il tuo meglio e, guarda un pò, ho deciso di restare lo stesso.' Concluse, per poi scuotere la testa e guardarsi intorno.

Quando la guardò di nuovo, i suoi occhi erano lucidi. 'Cosa devo fare ancora per dimostrarti come stanno le cose? - Chiese allora, alzando le mani. - Non posso correrti dietro per sempre, se tu non hai intenzione di camminare con me.'

'Non è cosi.' Sussurrò Lauren, rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse stata dura con l'altra. 

'E allora smettila di preoccuparti, io voglio essere una certezza per te, non l'ennesimo punto di domanda.' Affermò Camila, avvicinandosi poi all'altra. 

Questa, incapace di trovare le parole adatte da dire, le si avvicinò a sua volta, per poi circondarla con le braccia e posare, delicatamente, le labbra sulle sue.

La più bassa le affondò le dita nei capelli, attirandola più vicina a sè, bisognosa di sentire la presenza dell'altra. 

Lauren non fu da meno, e ricambiò l'altra con altrettanta passione. 

Si separarono solo quando sentirono dei tuoni distruggere il silenzio che c'era intorno al loro, rumori che sembrarono scoppiare la bolla in cui si erano ritrovate, separate dal resto del mondo.

'Dovrei prenderlo come un si?' Chiese allora Camila, guardandola con un sorriso, divertita dall'incapacità dell'altra di dire ad alta voce certe cose.

'Ma smettila!' Rise in risposta Lauren, avvicinandosi e baciandola ancora una volta. 

'Davvero però, - iniziò Camila dopo essersi allontanata, di malavoglia, dalle labbra dell'altra. - mi prometti che non penserai più a questo genere di cose?' Le chiese poi, alzando il mignolo della mano destra e guardandola con uno sguardo serio.

Lauren sorrise, poi annuì e strinse il mignolo dell'altra con il proprio. 'Promesso.' Sussurrò, ricambiando lo sguardo dell'altra, per una volta, senza remore.

Camila ricambiò il sorriso, poi strinse l'altra in un forte abbraccio. Accarezzava la sua schiena con una mano, mentre respirava l'odore di Lauren - come di fiori, vaniglia e zucchero insieme. - a pieni polmoni, per poterlo ricordare anche quando era sola. 

La stringeva a sè pensando che non l'avrebbe mai voluta lasciare andare, notando il modo in cui i loro corpi sembrassero incastrarsi perfettamente l'uno con l'altra, riempendo a vicenda le loro parti mancanti.

Lauren lasciava che la stretta dell'altra riempisse il vuoto che sentiva dentro, che curasse le cicatrici che portava sul corpo e sul cuore, segni di guerra che si trascinava dietro, e le rendesse meno visibili, incapaci di causarle ancora dolore.

Sentiva il cuore della più bassa battere forte contro il suo, e sapeva che, in qualche modo, era la cosa giusta.

Che il sorriso dell'altra, i suoi occhi luminosi e la sua forte stretta erano ciò di cui aveva bisogno, ciò che aveva che aveva cercato senza saperlo.

Camila era il colore che sembrava mancare nei suoi disegni, l'incognita che rendeva l'equazione impossibile, e adesso, strette come se potessero fondersi in un'unica persona, si sentiva completa.

E non importava il resto, il mondo sarebbe anche potuto collassare contro il sole in quel preciso istante, non se ne sarebbe nemmeno accorta: morire tra le braccia di Camila sarebbe stato il migliore dei finali. 


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Okay, ciao a tutti!
So che sono un pò in ritardo, ma non troppo dai!
E' corto come capitolo e abbastanza di passaggio, ma mi serviva per mettere in chiaro certi aspetti del carattere di Lauren, e spero che li abbiate notati!
La sua fragilità è sempre più evidente, così come è evidente quanto lei e Camila siano incondizionalmente intrecciate l'una all'altra, quanto abbiano bisogno di stare insieme per essere davvero complete e felici.
Ma ovviamente per una persona con un passato come quello di Lauren non è così facile ritrovarsi in questo genere di situazione, e visto che io cerco di rappresentare le cose nel modo più verosimile possibilie, non posso fare a meno di inserire queste difficoltà e questi dubbi che penso siano piuttosto umani e normali in queste situazioni.
Detto questo, aspetto i vostri commenti, sperando che vi sia piaciuto nonostante la sua piccola dimensione!
Un bacione a tutti ♥
Laura.
   
 
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