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Autore: Taira_aurora    25/01/2015    0 recensioni
- Tu non vuoi nulla?- gli domandò il cameriere, sorridendo gentile.
Dino aprì leggermente la bocca, senza sapere bene cosa dire.
Poi le parole sgorgarono.
- Voglio te.- dichiarò.
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Breve one-shot senza pretese, scritta per far sorridere davanti ad una bella tazza di cioccolata (dato che siamo in stagione :P)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ti offro un me!


Dino era stravolto.
Mezzo sdraiato sulla panca in legno del bar, fissava con occhi vacui il menù che gli avevano messo davanti al naso, ma non era in grado di concentrarsi abbastanza per mettere a fuoco le lettere.
Dopo tre giorni di veglia ininterrotta, con i pomeriggi passati a lavorare e le notti a studiare per il maledetto esame che aveva dato quella stessa mattina, ciò che aveva sperato, uscendo, bianco cadaverico, dall’università, era di potersi fiondare a casa, chiudersi a chiave in camera e dormire. Recuperare il sonno perduto e dormire per una settimana.
I suoi amici, tuttavia, non erano stati d’accordo.
Borbottando e miagolando (si, la sua migliore amica miagolava!), lamentandosi che era da più di una settimana che non si vedevano, e che doveva festeggiare il pieno punteggio all’esame, l’avevano trascinato verso un baretto lì vicino, che conoscevano loro.
Lui non è che si fosse impuntato più di tanto, rincoglionito com’era.
Ed ora si ritrovava con la testa ciondolante e completamente vuota, che risuonava dei discorsi allegri dei suoi amici.
Non capì nulla di quello che dissero.
Fu in quello stato semi comatoso che lo sorprese il cameriere, quando si avvicinò per prendere le ordinazioni.
Ovviamente, lui non aveva ancora idea di cosa scegliere.
Il giovane biondo sorrise, armandosi di penna e blocchetto e interrogando gentilmente i suoi amici.
- Io prendo un the caldo.- trillò la sua migliore amica.
- Birra media.- borbottò il suo migliore amico.
Per quel che riguardava lui, invece, rimase semplicemente a fissarlo con lo stesso sguardo vacuo con cui prima aveva guardato il menù.
- Tu non vuoi nulla?- gli domandò il cameriere, sorridendo gentile.
Dino aprì leggermente la bocca, senza sapere bene cosa dire.
Poi le parole sgorgarono.
- Voglio te.- dichiarò.
Le teste dei suoi amici scattarono nella sua direzione, il cervello parve riprendere a funzionare un minimo e la faccia gli si tinse di rosso. Tutta.
Poi i suoi amici ridacchiarono, divertiti, e lei disse qualcosa che non capì al cameriere, che annui. Aveva ancora il sorriso in volto, ma non era più gentile.
Lanciandogli un’occhiata, si voltò e sparì in cucina.

Stavano ancora ridendo di lui, prendendolo in giro, e il suo volto manteneva una vivace sfumatura  rosa, quando il cameriere biondo tornò con un vassoio.
Posò la birra e il the davanti ai suoi amici, poi guardò lui.
Dino, invece, distolse lo sguardo, ancora imbarazzatissimo per la figuraccia di poco prima.
- Eccoti un “me”! Offerto dalla casa. Spero ti piaccia!- disse il cameriere, posandogli davanti una tazzona fumante di cioccolata bianca e panna. Tanta, tanta panna.
Sollevò gli occhi su di lui, che ancora sorrideva.
- Ehm… mi dispiace per prima…-  mormorò, furiosamente imbarazzato. – La pago, comunque!-
Il cameriere strinse gli occhi e ampliò il sorriso.
- Figurati. Te la offro io, ti ho detto.- ripeté. Gli strizzò l’occhio e se ne andò.
Dino lo seguì con lo sguardo.
- In effetti, non l’ha segnata sullo scontrino.- constatò la sua amica, osservando il foglietto.
- Fai una figuraccia e rimedi una cioccolata gratis. Che culo!- commentò l’altro ragazzo, tirandogli scherzosamente un pugno sulla spalla.
Lui era ancora perplesso. Stava fissando la cioccolata.
- Ma come faceva a sapere che adoro il cioccolato bianco?- domandò, a tutti e a nessuno.
Una risatina neanche troppo nascosta gli rivelò la colpevole.
Fissò stralunato la sua migliore amica.
Poi posò lo sguardo sulla tazza. Prese il cucchiaino e lo immerse nella panna.
Non si accorse che i suoi amici si scambiavano un’occhiata divertita.



Avevano terminato da un pezzo, ma erano rimasti seduti al bar a chiacchierare.
Grazie alla figuraccia, Dino si era quasi completamente svegliato.
Non disse granché, comunque, troppo impegnato a cercare la figura del cameriere nella sala.
Ma lui non lo degnava di un’occhiata.
Allora si mise a giocherellare con la tazza, mentre i suoi migliori amici replicavano per l’ennesima volta la sua faccia da pesce lesso davanti al ragazzo biondo.
Arrossì nuovamente, al pensiero. Prese a strappare il tovagliolo sotto la tazza.
Uscì fuori un biglietto, che volò vicino alla mano della sua amica. Lei lo prese, incuriosita.
Dino nemmeno se ne accorse.
Poi, una pacca sulla schiena e una risata sguaiata lo risvegliarono.
Lei gli stava passando il foglietto.
Toris, 3*********, lesse.
- Adesso capisco perché ti ha offerto la cioccolata.- rise l’amica.
- Sicura che è suo il numero?- chiese il suo migliore amico, un ghigno in volto.
Dino rimase imbambolato a fissare la scritta.
- Toris, vai a prendere le ordinazioni all’altro tavolo!-  gridò una voce alle loro spalle.
Si girarono contemporaneamente, mentre Toris, il cameriere biondo, annuiva e si precipitava all’altro lato della sala.
Quando tornarono a guardarsi in faccia gli amici ridevano, mentre Dino era color rosso peperone, di nuovo.

Non fu l’ultima volta che tornarono in quel locale.
La notizia si sparse presto in casa. (La sua migliore amica era la migliore amica di sua sorella maggiore!) Sua madre iniziò a cicalare, ridacchiando e sbattendogli in faccia il foglietto col numero ogni volta che poteva. Suo padre sghignazzava senza ritegno, rimproverando i suoi amici di non aver fatto una foto alla sua faccia da “salame”. Sua sorella rompeva l’anima, cercando di convincerlo a rimettere piede nel bar.
Due estenuanti settimane e mezzo dopo, Dino, sua sorella e la migliore amica di entrambi erano di nuovo nel bar, allo stesso tavolo della prima volta.
Questa volta, il ragazzo si era mantenuto lucido.
Non solo, aveva fatto in modo di sedersi dando la schiena all’entrata, in modo da poter individuare subito il cameriere biondo.
Toris entrò dalla porta di servizio, li notò, fece un gran sorriso e si diresse ad un altro tavolo per depositare le ordinazioni.
Poi corse da loro, blocchetto già in mano.
- Ciao. Cosa vi porto?- domandò, sorridendo gentile.
Non gli toglieva gli occhi di dosso.
Dino si concentrò per non arrossire.
- Per me un the freddo alla pesca.- ordinò la sua migliore amica.
- Io vorrei un caffè macchiato.- disse sua sorella.
Dino aprì la bocca, ma il cameriere lo precedette.
- Ti porto un “me”?- gli propose, tra il serio e il faceto.
Sentì il calore salirgli alle guance, ma ricambiò il sorriso e annuì.
- Questa volta lo pago, però!- ci tenne a precisare.
Il sorriso dell’altro si allargò. Raccolse i menù e si allontanò.
- Avevi ragione, è carino!- commentò subito sua sorella, allungandosi sul tavolo e mettendosi a confabulare con l’altra ragazza.
Dino fece un sospiro, nervoso ed esasperato, e incrociò le braccia, in attesa.
Non ci volle molto prima che il cameriere biondo tornasse con le loro ordinazioni.
Depositò la tazza davanti a Dino, che tenne ostinatamente lo sguardo fisso sulla tovaglietta, poi sembrò esitare un secondo, incerto.
Lo chiamarono dal tavolo accanto, e Toris fu costretto ad allontanarsi.
Quelle che invece non esitarono furono le sue accompagnatrici, che si fiondarono sulla sua cioccolata. Sollevarono la tazza, rischiando di rovesciargli il contenuto sulla camicia e si appropriarono del tovagliolo.
Ma dentro non c’era nulla, constatarono deluse.
Dino sospirò di nuovo, poi sollevò lo sguardo.
Il cameriere stava prendendo le ordinazioni al tavolo davanti al loro, ma non staccava loro gli occhi di dosso.
Gli fece un mezzo sorriso, quando si accorse che Dino lo guardava.
Veloce, terminate le ordinazioni, si avvicinò nuovamente a loro, strappando un fogliettino dal blocchetto.
Glielo mise davanti al naso.
- Scusami se ti sembro un po’ insistente, ma mi piacerebbe avere il tuo numero. Me lo puoi scrivere qui?- gli domandò.
Dino divenne viola, strabuzzò gli occhi e fissò il foglietto bianco.
Quando sollevò lo sguardo, incerto su cosa dire, Toris era già sparito.
Le ragazze sghignazzavano senza ritegno.
- Smettetela!- sbottò, imbarazzato. Stavano attirando l’attenzione.
- Comunque, se ti interessa, è diventato tutto rosso anche lui.- lo rincuorò sua sorella, togliendosi malamente i capelli che le erano finiti davanti alla faccia.
- Che cariniiiiiii!- trillò l’amica e metà del locale si girò a guardarli.
Dino sprofondò sulla panca, tornando a fissare il foglio bianco.
Poi si decise, frugò nello zaino, agguantò una penna e scrisse.

Dino Anastasi, 3*********
Piacere di conoscerti!!

Sulle due amiche calò il silenzio, mentre lo infilava tra la tazza e il piattino.
Incrociò le braccia, soddisfatto.
- Oh oh! Quindi è una cosa seria!- commentò sua sorella, gongolando.
Dino non rispose, tenendo gli occhi fissi sulla porta di servizio.
Sentì distrattamente che la sua migliore amica aveva fermato un cameriere e gli aveva chiesto il conto, precisando che voleva fosse Toris a consegnarlo.
Si torse le mani, nervoso.
Toris entrò nella sala, evitando accuratamente di guardare nella sua direzione. Venne bloccato dal collega, che gli mise tra le mani un biglietto e fece cenno verso di loro.
Il cameriere annuì e si avvicinò.
Solo allora Dino notò che aveva le orecchie rosse e sorrise, compiaciuto.
- Ecco il conto. Posso portar via?- chiese, incrociando fugacemente il suo sguardo e raccogliendo tazze e bicchieri sul vassoio.
Attorno al tavolino non volava una mosca.
Toris notò subito il foglietto. Tenendo il vassoio su una mano, armeggiò fino ad aprirlo.
Sorrise, occhieggiando Dino, che non si era mosso e lo fissava, in attesa.
- Puoi cancellare il “me” dal conto? Te lo offro io.- dichiarò, strizzandogli l’occhio, prima di voltarsi e allontanarsi.
Attorno al tavolino scoppiarono a ridere, mentre sua sorella barrava la cioccolata sullo scontrino.








   
 
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