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Autore: Rowena Ollivander    26/11/2008    4 recensioni
È passato ormai tanto tempo da quando Ron ha lasciato la tenda, abbandonando Harry ed Hermione. Non può smettere di pensarci: potrà mai riuscire a riconquistare la loro fiducia e soprattutto l’amore di Hermione?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una delle tante fan fiction che mi sono venute in mente leggendo e rileggendo e pensando alla scenata di Ron prima di andare via. Questa l’ho ideata grazie all’aiuto della canzone degli Evanescence “Missing” e scritta con “Behind Blue Eyes” dei Limp Bizkit, “It Only Hurts” dei Default e “The Price of Freedom”.
Grazie tante tante a Cami_war per avermi passato queste ultime tre canzoni. Sono troppo contenta di averti incontrata e non solo per le canzoni ^_-
Buona lettura gente

Forever missing…?


No one knows what is like to be the bad man…
Da “Behind Blue Eyes”

Quanto tempo era passato ormai? Giorni, settimane, mesi?
Oh, quanto avrebbe voluto fossero trascorsi soltanto minuti, secondi da quel fatidico momento…
Dal momento in cui aveva deciso improvvisamente di diventare un’altra persona, di stravolgere più di una vita nel momento in cui essa valeva più che mai; dal momento in cui tutto era cambiato inevitabilmente…
Era tutto così incredibile, impossibile che fosse successo a lui… Solo pochi mesi prima non avrebbe mai nemmeno lontanamente immaginato che avrebbe potuto… fuggire di fronte alle proprie responsabilità, di fronte alle promesse fatte agli altri, ma soprattutto a quelle taciute ma fatte a sé stesso.
Anche il suo cielo era cambiato, qualcosa di uguale per tutti nel mondo, per lui ora era diventato una massa grigia, opaca e piatta come tutto il suo mondo. Il dolore era diventato il sentimento più familiare, la memoria il suo tempo reale, non più solo luogo dove rifugiarsi la notte, ma in ogni ora del giorno ormai.
Il ricordo di quella notte lo uccideva e Merlino solo sapeva quante volte aveva invocato la fine per tutto ciò che aveva fatto, per essersene andato a quel modo. E proprio quando l’ultima goccia di vita stava per venire meno un segno, una luce. Uscita dal Deluminatore, una sfera blu lo aveva accolto e gli aveva irradiato la speranza di poter almeno provare a risolvere i suoi sbagli, o perlomeno a perire tentando. Da quando era scappato anche da Villa Conchiglia la paura era quasi sopraffatta dalla forza con cui continuava a perseguire il suo intento.
E adesso erano quasi tre settimane che aveva cominciato quella folle ricerca in giro per chissà quali posti, tutti suggeriti da una voce che avrebbe riconosciuto tra mille.
Tutto era cambiato, ma non poteva rinunciare, non adesso.
I suoi amici non sarebbero più stati tali, lo avrebbero riaccettato?
Questo tormento lo assillava in continuazione, come la sua immagine, del resto.
Non serviva chiudere gli occhi, Hermione era lì con lui ogni qual volta si girava. Un’Hermione sorridente, imbronciata ma divertita, e non quella che probabilmente era diventata.
Chissà se almeno una volta in quei mesi aveva pensato a lui…
Sicuramente no. Perché mai continuare a pensare a qualcuno che ti ha spezzato la vita in mille pezzi? Glielo aveva letto negli occhi la sera che lei lo aveva rincorso e lui l’aveva lasciata sola accasciata nella neve.
Lui non esisteva più per lei, lo aveva dimenticato e questa non era nient’altro di più di quello che si meritava. Lui, un’inutile causa di problemi e nient’altro.
E adesso, nonostante tutto, seduto sulla neve, appoggiato ad un tronco d’albero non poteva fare a meno di pensare, per l’ennesima volta, a lei. Lei con quegli occhi così caldi; bastava quasi il ricordo della profondità del suo sguardo per infondergli il calore. Un calore in grado di sciogliere il ghiaccio intorno a lui e risvegliarlo dal torpore di tristezza e solitudine in cui era precipitato.
E allo stesso modo sentiva la sua risata, aveva nelle narici il suo profumo; la vedeva nervosa la sera prima di un esame, che sicuramente avrebbe passato con il massimo, mentre studiava le ultime cose insieme a lui e felice come una bambina due giorni dopo, all’uscita dei risultati: una E. E poi ancora a fargli la ramanzina perché lui aveva preso una S e “Tu potresti fare molto di più se solo ci mettessi un po’ di impegno, Ronald.” Ancora la sentiva gridare di gioia il suo nome quando giocava a Quidditch; e i suoi incitamenti “Non mollare!” “Continua così!” “Sei il migliore!”
Il migliore.
Non lo era mai stato, ma lei continuava a dirglielo e a crederlo sempre, fino in fondo, anche quando chiunque altro vacillava. Ma adesso tutto era cambiato e anche lei non lo trovava più il migliore, non avrebbe mai potuto.
Versò l’ultima riserva di cibo in un pentolino posto sopra un fuoco improvvisato e lasciò andare in dietro la testa.
Vi troverò mai…?
  
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