Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: DulceVoz    26/01/2015    6 recensioni
Che ne sarà di noi? Questa non è una vera e propria domanda, è piuttosto una frase vaga che si ripetono tre fratelli, da quando la loro vita è stata sconvolta da una disgrazia più grande di loro, un uragano di sofferenza che ha stravolto duramente le loro giovani esistenze. Che ne sarà di noi? Si chiede una zia amorevole, che potrebbe trovarsi costretta a vivere con loro a causa di un testamento sorprendente, il quale la vedrebbe obbligata sotto lo stesso tetto anche con il suo peggior incubo, ovvero l’uomo che si interrogherà con la medesima questione, nascondendosi dietro ad una maschera di indifferenza. Dal dolore puo’ nascere amore? E, soprattutto… l’amore puo’ aiutare a superare un dramma tale? Questo e molto altro, lo dovranno scoprire i nostri protagonisti… perché a sanare le loro profonde ferite, dovrà pensarci proprio questo potente sentimento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Clima rovente. Cap.14
 
Violetta attendeva spiegazioni e faceva passare il suo sguardo dalla sua amica storica, Camilla, alla padrona di casa, la quale, rimasta di sasso, si scambiò un’eloquente occhiata con la rossa. “- Allora? Perché non volete dirmelo?! Chi ha questa cotta per Diego?” Domandò ancora la Castillo, vedendo Francesca abbassare lo sguardo di nuovo sul suo libro di chimica come se nulla fosse, sperando che la Torres, senza dubbio più brava di lei nell’inventare scuse, si facesse venire in mente qualcosa. “- Francesca.” Concluse invece l’altra come se fosse la cosa più ovvia del mondo, lasciando di stucco Violetta e facendo sobbalzare la mora che scattò come una molla dalla sedia per avvicinare le due, scioccata dalla risposta dell’amica. “- Non è vero! Ignorala! Sai com’è fatta, dice un sacco di sciocchezze!” Prese a straparlare e gesticolare la La Fontaine, camminando nervosamente avanti e indietro per la camera, alla ricerca di chissà cosa per dissimulare il suo nervosismo. No, quella non era la realtà, lei non era innamorata di Castillo e mai lo sarebbe stata. Perché Camilla si ostinava a portare avanti quell’assurda teoria, adesso per giunta comunicandola a Violetta? Incredibile!
“- Sì, non è vero, come no! Guardala com’è nervosa…” Commentò sottovoce la Torres, osservando la bruna scavare qualche oggetto introvabile dall’interno del suo zaino, ai piedi della scrivania, dal quale aveva preso ad estrarre almeno una dozzina di libri e quaderni. “- E perché non lo vuoi ammettere? Guarda che non c’è nulla di male, eh… cognatina!” Ridacchiò la castana, facendo sì che Francesca le lanciasse uno sguardo infuocato quanto sconvolto. Cognatina? Cosa saltava in mente alle sue amiche? “- Dateci un taglio, non vi sopporto più!” Esclamò la bruna, rialzandosi con due volumi e un astuccio sotto al braccio per dirigersi di nuovo verso la sedia alla quale era prima, ignorando le due con cipiglio piccato. Il suo interesse per Diego era dovuto solo al fatto che lo considerasse quello più sconvolto per la morte dei suoi genitori… e le dispiaceva vederlo in quello stato. Era così difficile da capire per le due ragazze? “- D’accordo, allora rispondi a questa semplice domanda…” Iniziò Camilla, vedendola voltarsi di pochi millimetri con noncuranza, continuando a sfogliare il libro di chimica davanti a sé senza neppure guardare a che pagina si trovasse. “- Parla! E prega per te che il tuo quesito riguardi la geometria molecolare!” Sbottò stizzita Francesca, facendo ridacchiare Violetta e scuotere il capo alla Torres. “- Io ho una domanda… che diamine è la geometria molecolare?” Chiese la Castillo, continuando a sghignazzare. “- Non ne ho idea, ma Fran: ascoltami bene e tieniti pronta perché dopo pretenderò una risposta valida.” Ribatté con decisione la rossa, vedendola ruotare gli occhi al cielo e annuire con stizza. Almeno poi l’avrebbe lasciata in pace… “- …Se Dieguito non ti interessa perché non fai altro che parlare di lui, di pensare a lui, di nominare lui?” “- Ah davvero? Io non ne sapevo nulla!” Sorrise di colpo Violetta, stringendo a sé un cuscino a pois che era accanto a lei sul letto di Francesca. “- Che cosa c’entra?! Mi interessa perché lo vedo sconvolto e soffro nel sentire che soffre…” La La Fontaine sussurrò quelle ultime parole abbassando gli occhi e la Castillo, azzittendo con un gesto della mano la fidanzata di Seba che stava per ribattere qualcosa, le si avvicino a passo lento, accovacciandosi poi davanti a lei per guardarla bene negli occhi. “- Fran è molto dolce da parte tua…” Mormorò la castana, prendendole le mani e stringendole con le sue, per poi continuare: “- …Però credimi, attualmente, a parte tentare di parlare con mio fratello, possiamo fare poco o nulla. E’ distrutto e ha bisogno solo di sentirci tanto vicini, senza però invadere i suoi spazi…” Concluse Violetta, vedendola mordersi un labbro con nervosismo. “- Sì, penso che sia giusto così.” Balbettò a disagio l’altra, vedendo la Castillo annuire con decisione, rialzarsi e dirigersi di nuovo verso il posto in cui era seduta poco prima accanto alla Torres. “- Comunque se dovesse piacerti sappi che non avrei nulla in contrario, eh! Anzi… penso che potrebbe fargli bene una ragazza tenera e intelligente come te, accanto.” Aggiunse poi dolcemente, con tono serio e non scherzoso come quello precedentemente usato dalla Torres riguardo ad un ipotetico innamoramento della mora. Francesca non disse nulla ma sorrise amaramente, colpita dalle parole dell’amica e anche da quell’ultima frase. Cos’era quella, una sorta di benedizione? Lei non amava Diego dunque non ne carpiva il senso… ma ad ogni modo era stato carino da parte di Violetta dirle quelle cose così amorevoli. “- Prima o poi diventerete parenti voi due, lo sento…” Allentò l’atmosfera la solita Camilla, facendole sogghignare, più rilassate. “- Vilu se lei non vuole sentire ragioni, seppure io sono convinta che qualcosa prima o poi accadrà, punta tu a Leon! Se proprio vuoi una cognata così secchiona, beh… accomodati!” Sentenziò ancora la rossa, facendo sentire offesa per quell’affronto la La Fontaine e sgranare gli occhi alla Castillo che la fissò per lunghi secondi con una buffa espressione sorpresa. “- Come?!” Esclamò scioccata, mentre la ragazza era ormai distesa a ridere come una pazza. Il fratello di Francesca le era piaciuto sin dal primo istante in cui l’aveva visto e doveva ammettere che, nell’ultimo periodo, averlo così vicino, l’aveva fatta sentire meglio, bene… seppure non si fosse potuta godere appieno quegli attimi di spensieratezza neppure per un secondo. In realtà era da parecchio che non viveva con quella gioia e leggerezza nel cuore e la sensazione le mancava non poco… ma non doveva crogiolarsi in quegli attimi sereni e spensierati, lei sapeva di dover farsi forza per sé, per i fratelli e sua zia… non poteva crollare definitivamente, né in quel momento, né mai. “- Sì, insomma… anche Fran ha un fratello gemello carino, è innegabile!” Sentenziò la Torres, fissando dapprima lei, con aria sconvolta e poi la bruna che alzò le spalle, confusa ma con aria divertita. “- Cami hai mai pensato di aprire un’agenzia matrimoniale?” Ironizzò la La Fontaine, facendo assumere un’espressione pensierosa alla rossa. “- Ci potrei pensare, in effetti! Almeno non dovrei studiare la tua amata chimica!” Rispose sbuffando, mentre le due amiche ridacchiarono allegramente, momento al quale seguì un secondo di silenzio che venne poi interrotto da Violetta: “- Sono felice di stare con voi… almeno riesco a distrarmi e a non pensare sempre a…” La castana, con aria improvvisamente rattristata, abbassò gli occhi e si interruppe a metà di quella frase senza avere la forza di continuare, ma le altre due capirono al volo e non dissero nulla, annuendo comprensive. “- Noi ci siamo, Vilu… e ci saremo sempre, lo sai.” Commentò Camilla, mentre Francesca si alzò e si andò a sedere accanto alla Castillo, prendendo ad accarezzarle la schiena dolcemente per rassicurarla. “- Per qualunque cosa sai dove trovarci, a qualunque ora del giorno e della notte… non farti mai alcun problema per chiamarci o venire, sul serio.” Aggiunse la mora, vedendo un piccolo e amaro sorriso dipingersi sul volto della sorella di Diego. “- Grazie…”  Balbettò lei, risollevando gli occhi e fissando entrambe, partendo dalla Torres. “- Cami, io e te ci conosciamo da una vita, da quando eravamo due mocciosette capricciose…” Sussurrò, per poi posare il suo sguardo sull’altra: “- …E Fran… non ci conosciamo da tanto, anzi… ma credimi se ti dico che è come se ti conoscessi da tutta la vita…” Aggiunse, mentre la ragazza le poggiò la testa su una spalla per farle coraggio. “- Vi voglio bene, un mondo di bene.” Concluse la Castillo, stringendo entrambe a sé con affetto, con forza, quella che loro riuscivano a infonderle con una semplice chiacchierata. Era da un po’ che voleva ringraziarle e non sapeva perché fosse riuscita solo in quell’istante a farlo… però era contenta di esserci riuscita, perché aveva due amiche meravigliose che meritavano il meglio e sapeva già che avrebbe fatto di tutto per ricambiare a quell’affetto che le facevano sentire ogni giorno.
 
 
Pablo e Angie erano sul sofà con aria nervosa, mentre Gregorio si era accomodato sulla poltrona alla loro sinistra e li fissava di tanto in tanto da sotto agli occhialetti, continuando a scribacchiare sul suo blocco qualcosa con una calligrafia incomprensibile. “- Signori, innanzitutto dovete sapere che, per quanto imperfetti possiate essere, non credo ci sia un motivo valido per cui debba consegnare un verbale che indichi qualcosa fuori posto in questa casa…” Iniziò l’uomo, sentendo un sospiro di sollievo provenire chiaramente dalla Saramego. “- La bottiglia che ho trovato era sigillata e il bicchiere pulito, dunque, dopo tutto quello che avete e state passando, non lo trovo poi così strano il pensiero di bere… finché rimanga un pensiero e basta, sia ben chiaro.” Esclamò criptico Gregorio, facendo sì che i due annuissero di fretta: no, la scusa degli astemi non se l’era bevuta, era evidente… che quella del pugilato neppure avesse retto? “- Come stanno i ragazzi? Intendo… dopo il trauma, voi come li vedete?” Chiese l’assistente sociale, notando subito la donna mordersi nervosamente il labbro inferiore con aria pensierosa. “- …Siate sinceri per favore… il loro stato non dipende da voi, è tutto una sorta di clima che si sarà formato dopo l’incidente… e leggendo la vostra storia, non mi aspetto che sia tutto rose, fiori e arcobaleni...” Aggiunse Gregorio serio, osservando con attenzione i due scambiarsi una rapidissima occhiata eloquente. “- Ecco, vede… qualche problemino c’è, il colpo è stato durissimo ed è inutile nasconderle che loro, ecco… beh, bene non stanno…” Azzardò Angie, vedendolo annuire con calma, continuando a scrivere come se stesse appuntando ogni parola uscisse dalle sue labbra, cosa che le mise addosso ancor più tensione. “- Problemino? Cosa intende per… problemino?” Chiese l’altro con aria pacata, mentre lei prendeva un profondo respiro, cercando le parole giuste per spiegarglielo. “- Penso che… abituarsi a questa convivenza con noi due non sia una passeggiata e poi ci aggiunga la profonda ferita per la perdita dei genitori.” Commentò ancora la Saramego, facendo annuire l’uomo che, bloccandosi di colpo con la penna a mezz’aria, si passò una mano sotto al mento con aria serissima e imperscrutabile. “- Capisco.” Commentò riflettendo attentamente per poi continuare: “- E voi due? In che relazione siete?” Chiese ancora l’assistente sociale, facendo accigliare i due di colpo. “- Siamo… conoscenti, più o meno.” Si affrettò Galindo ad anticipare la bionda, attendendo la reazione severa dell’interlocutore che non tardò ad arrivare. “- E spero rimarrete tali.” Sentenziò glaciale, per poi spiegarsi meglio, vedendoli alquanto perplessi: “- Se mai dovesse nascere qualcosa che vada oltre questo stato di… conoscenza attuale, ecco… sappiate che vi mettereste in un bel guaio…” “- No, no! Stia pur tranquillo che noi due non proviamo assolutamente nulla l’una per l’altro, se è questo che intende!” Esclamò di fretta Angie, vedendo Pablo voltarsi di colpo verso di lei, quasi contrariato da quell’affermazione: beh, se lui provava un’enorme attrazione verso la donna, pur sempre qualcosa provava e non era affatto un “nulla”. “- Adesso, magari signorina… ma vivete sotto lo stesso tetto e siete single… ‘l’occasione fa l’uomo ladro’… e l’amore, nel vostro caso… è un gravissimo errore!” Aggiunse con tono freddo e autorevole Gregorio, azzittendola quando stava per dire qualcosa di più. “- …Vede, una vostra ipotetica relazione, potrebbe complicare non poco le cose… ci pensi: come la prenderebbero i ragazzi? E se dovesse poi la storia finire male… come fareste voi a vivere sotto lo stesso tetto? Sono tutte cose che vanno tenute in conto.” Concluse Casal, vedendola annuire, serissima. “- Sì, ma ciò non accadrà, glielo assicuriamo. Se un giorno da ‘conoscenti’ dovessimo passare ad ‘amici’ è già tanto.” Esclamò la donna dopo qualche secondo di silenzio, facendo annuire Gregorio, tuttavia poco convinto. “- Bene, io dovevo avvertirvi.” Disse lui, scribacchiando altri appunti freneticamente. “- Posso parlare alla bambina? Mi pare sia in casa, avete detto, no?” Domandò riferendosi ad Ambar, osservando ancora con attenzione i due: da quanto avevano detto il loro rapporto si fermava ad un conoscersi lontano, ma il fatto che solo Angie avesse risposto con tanta sicurezza alle sue affermazioni riguardo ad un loro futuro come coppia, lo rendeva perplesso… se Galindo non parlava, beh… poteva significare solo che lui provasse qualcosa per la Saramego, seppure Casal non sapesse a che punto si fermasse quel “qualcosa”. Attrazione? Probabile, la sorella della defunta Esmeralda era una bella donna, non era di certo un segreto. Amore? Ad ogni modo, in entrambi i casi, la faccenda era delicata e si sentì la coscienza apposto nell’avere avvisato loro a cosa andassero incontro con l’iniziare un qualsiasi tipo di relazione. “- Certo, la vado a chiamare…” Sorrise la Saramego, alzandosi per avviarsi verso le scale che davano al piano superiore  e lasciando Pablo e l’assistente sociale da soli nel salotto, sui quali era calato un teso e imbarazzato silenzio. “- Levi gli occhi di dosso alla signorina… mi creda, è meglio per tutti voi.” Sussurrò glaciale e improvvisamente Gregorio, facendo sobbalzare il moro che lo fissò per qualche secondo imbambolato. “- Prego?!” “- Non ha l’aria del finto tonto, quindi non lo faccia con me che, mi creda, non sono affatto uno stolto. Ha capito perfettamente cosa intendo…” Sibilò ancora l’altro, analizzando la sua espressione, per poi alzarsi e andare ad accomodarsi di colpo accanto a lui. “- Che sia solo sesso o ne sia innamorato sul serio, beh... poco importa. Si allontani da lei in quel senso.” Concluse Gregorio, vedendolo scuotere il capo in segno di dissenso. “- No, mi sa che ha capito male, ha sentito Angie? Tra me e lei non c’è assolutamente nulla e stia tranquillo che mai ci sarà…” Tentò il bruno, venendo interrotto con un gesto stizzito della mano dall’uomo mandato dal tribunale: “- Certo, però appunto, lo ha detto lei, solo lei… ma, mio caro Pablito, ti do del tu, non ti ho sentito intervenire quando la signorina mi ha riferito quelle cose… ed io l’ho interpretato, per carità forse sbagliandomi, quasi come se tu non fossi stato d’accordo… e poi come la guardi… insomma, volevo solo la certezza che approvassi a tua volta ciò che ha detto Angeles…” A quelle parole il moro si accigliò: poteva essere così astuto quel tizio da avergli letto la mente o qualcosa del genere? “- Sì, ovviamente…” Balbettò con nervosismo, vedendo ghignare il più anziano e sentendo dei rumori provenire dalle loro spalle. “- Eccoci qui.” La melodiosa voce di Angie riecheggiò nel salotto e accanto a lei c’era la più piccola dei fratelli Castillo che fissava, seria e quasi impaurita, il signore accanto a Pablo. “- Ciao, piccolina! Io sono Gregorio, tu devi essere...” “- Ambar Castillo.” Esclamò lei tutto d’un fiato, un po’ tesa, fissando poi la zia che le sorrise, come per rassicurarla. “- Come stai?” Domandò l’uomo, mentre la bambina si voltò di nuovo verso la donna che le fece cenno di rispondere, stringendole teneramente le spalle con un braccio. “- Bene… però dovresti chiederlo a lui che si è beccato un pugno da Diego, non a me!” Esclamò, indicando Pablo che sobbalzò dal divano, mentre la Saramego sbiancò paurosamente. “- Ah, i bimbi… la bocca della verità!” Esclamò Casal, vedendo la piccola sedersi accanto a Galindo che, intanto, aveva preso a guardare la donna che alzò le spalle, chiaramente in panico. “- E come mai? Hanno litigato?” Incalzò Gregorio, vedendo la bimba scuotere il capo con foga. “- Oh, no! Pablo non ha fatto nulla di male… è mio fratello che non lo voleva qui… beh, almeno credo!” Spiegò con naturalezza la piccola, vedendo annuire l’assistente sociale. “- Ah, dev’essere lui!” Saltò in piedi come una molla Ambar, sentendo le chiavi girare nella serratura della porta d’ingresso. “- Eccoti!” Saltellò felice, correndo ad abbracciare Diego che apparve sull’uscio e si ritrovò stritolato in un abbraccio fino alla vita, rimanendo immobile e sorpreso di vedere quel tipo sconosciuto, tranquillamente seduto sul loro sofà: cosa era successo?! Che voleva?! Se pensava di separare loro tre in qualche casa famiglia chissà dove, si sbagliava di grosso e come aveva dato una lezione a Pablo l’avrebbe fatto anche con lui senza problemi, poco ma sicuro. “- Il signore è…?” Domandò alla zia, accarezzando debolmente e quasi meccanicamente il capo ad Ambar che lo stringeva ancora in una morsa affettuosa. “- L’assistente sociale mandato dal tribunale.” Ribatté la donna, sentendo la porta alle spalle del nipote cigolare di nuovo, venendo ancora aperta: anche Violetta apparve in casa tutta trafelata e, come il fratello, rimase sorpresa nel vedere quel volto mai visto prima sul divano del loro salotto. “- Prima che te lo chieda anche tu, signorina, sono l’assistente sociale, Gregorio Casal… piacere di avere finalmente la famiglia al completo!” Sorrise amichevolmente l’uomo, facendo ghignare amaramente il maggiore dei tre figli dei coniugi scomparsi. “- Famiglia al completo… le pare il termine più adatto?” Iniziò Diego con tono minaccioso, facendo qualche passo in avanti verso il sofà e incrociando le braccia al petto. “- Hai ragione, perdonami.” Castillo sbiancò a quelle parole così naturali e sincere: gli passò di colpo la voglia di tirare un pugno a quel tizio e abbassò gli occhi, rattristato e non potendo non darlo a vedere: non erano più una famiglia, la sua era distrutta, sgretolata come neve al sole… e solo sentire quella parola lo mandava in bestia. Annuì come se l’avesse scusato e fece per salire di sopra ma l’uomo lo interruppe ancora: “- Devo parlare con te, e con le tue sorelle. Mi farai l’onore di scendere tra cinque minuti?” Esclamò Casal, attirando la sua attenzione e facendogli stringere con più foga il corrimano della scala. “- Non voglio uno strizzacervelli, grazie.” “- E infatti non lo sono.” Sentenziò a tono Casal, scattando in piedi e osservandolo con attenzione: era rimasto spiazzato da quella frase e lo fissava a sua volta, la mascella contratta in una smorfia di disappunto e gli occhi verdi spenti, per lo più vuoti, in cui era chiara solo una nota di rabbia. “- Diego, vieni a sederti…” Lo pregò Violetta, supplicandolo con lo sguardo e osservandolo prendere un profondo respiro, per poi scendere quei due gradini sui quali era riuscito a salire. Il silenzio era calato nella stanza, Gregorio era ritornato a sedersi sulla poltrona e aveva invitato Angie e Pablo a chiudersi da soli in cucina, sperando di non doversi pentire di quell’allontanamento inevitabile: in fondo precedentemente li aveva avvertiti e poi doveva parlare da solo con i ragazzi e i tre, accomodati già di fronte a lui, lo guardavano in attesa di domande. Non sarebbe stato facile ma Casal voleva e doveva capire qualcosa in più sui Castillo e sui loro tutori.
 
 
“- Sono chiusi da una vita di là… e se andasse male?” “- E se andasse bene?” “- E se non fosse così, Pablo?” Angie e Galindo erano rimasti in cucina e l’uomo, seduto al bancone, sorseggiava un bicchiere di Cola, mentre osservava ipnoticamente la donna andare avanti e indietro per la stanza, come un pendolo, facendogli quasi girare la testa. “- Se… se Diego ammettesse che ti odia? Già Ambar che si mette a raccontare del cazzotto, io…” “- Angie, calma!” La interruppe l’uomo, alzandosi e appoggiandole le mani sulle spalle per fermare quel suo nervoso andirivieni, apparentemente inarrestabile. “- Se non la smetti, ti allontaneranno dai ragazzi perché ti reputeranno pazza, ecco perché!” Borbottò il bruno, vedendola prendere un profondo sospiro come se si fosse placata, per poi, invece, assestargli un calcio a tradimento in uno stinco. “- Ahia, ma che diamine…?!” Sbottò sconvolto Pablo, contorcendo il viso in una smorfia di dolore. “- Osa di nuovo darmi della fuori di testa e punterò in un'altra zona più dolorosa, con una ginocchiata e il doppio della forza…” Sibilò la donna, ad un centimetro dal suo viso, vedendolo ghignare: almeno era riuscita a farle cambiare argomento per almeno trenta secondi e con una come lei era anche troppo. “- Io l’ho detto che secondo me sei passionale…” Mormorò lui maliziosamente, puntando gli occhi sulle sue labbra e vedendola fare un mezzo balzo indietro. “- Taci.” Esclamò semplicemente la donna, avvicinandosi poi alla porta e appoggiandosi con l’orecchio destro e tutto il lato del corpo, ritrovandovisi appiccicata nella speranza di riuscire a sentire qualcosa. Voleva stare lontana a chilometri da Galindo già da prima, e adesso, con la paura di poter mai, in un lontano futuro, rovinare tutto con un improvviso innamoramento come aveva predetto Casal, era anche peggio. Ma cosa le saltava in mente? Cosa era saltato in mente a quell’uomo nell’avvisarli di un qualcosa di così… impossibile? Non ne aveva idea, ma con stizza si allontanò da dov’era e si appiattì con la schiena contro una parete, stanca e confusa. Si sarebbe volentieri fiondata a fare una doccia e poi dritta a dormire… e invece no, doveva ancora preparare la cena, parlare con i ragazzi, con l’assistente sociale… “- Perché non vai a riposarti non appena Casal se ne sarà andato? Sei uno straccio…” Pablo le si era riavvicinato a passo lento e, a pochi passi da lei, la fissava quasi preoccupato. Ecco, era colpa sua se Gregorio li aveva avvertiti di fare attenzione! Era chiaro che lui avesse sempre avuto un interesse per lei ed evidentemente anche l’altro aveva dovuto notarlo! “- Non mi sembra il caso!” Sbottò, fissandolo dritto negli occhi e vedendolo scuotere il capo: stava per ribattere qualcosa ma la porta si aprì ed entrò Ambar, seguita da Violetta. “- Andate di là, noi apparecchiamo…” Sorrise la bimba, tirandosi la sorella per un braccio verso i due. “- Com’è andata?” Domandò la bionda alla più grande che subito la tranquillizzò: “- Bene, stai calma!” Esclamò allegra, osservando la zia prendere un grande respiro di sollievo, come se fosse il primo da quando erano chiusi lì dentro.
Nel salotto, Casal era sempre sulla sua poltrona e li guardava di sottecchi avvicinarsi a lui con un mezzo sorrisetto soddisfatto, sicuramente, del suo lavoro. “- Non mi guardate così…!” Esordì, vedendoli sedersi sul divano con aria tesissima, la donna in particolare. “- Ho intuito i ‘problemini’ di cui mi parlava la signorina poco fa, li ho potuti constatare. Ma mi voglio fidare di voi e del volere, di conseguenza, dei coniugi Castillo per aver deciso di farvi fare da tutori in caso fosse successa una disgrazia, dunque mi raccomando… buona serata. Ci rivedremo presto, signori.” Esclamò con calma l’uomo, alzandosi e facendo leva sui braccioli della poltroncina per andare via. “- Buona serata a lei.” Sorrise più rilassata la bionda, accompagnandolo alla porta insieme a Galindo che, quando l’uomo ebbe lasciato il vialetto del giardino, la richiuse fissando Angie con aria vittoriosa: “- Te l’avevo detto che sarebbe andata bene, visto?” Ghignò, vedendola annuire più tranquilla. “- Potresti ordinare tu delle pizze per la cena? Ho un disperato bisogno di andare a riposare…” Soffiò la donna esausta, accasciandosi a peso morto sul grande divano socchiudendo gli occhi e provando a scaricare lo stress di quella giornata sorprendentemente faticosa, anche più del solito. “- Certo, vai pure…” Sorrise Pablo, per poi sedersi accanto a lei riassumendo il suo tono malizioso: “- …Se vuoi ti raggiungo…” Sussurrò al suo orecchio, vedendola sgranare gli occhi e allontanarsi di colpo. “- Cafone!” Sbottò la donna, alzandosi nel sentire il suo cellulare squillare, probabilmente rimasto in cucina. Le due figlie Castillo nemmeno si accorsero di lei che corse a rispondere di fretta nella stanza accanto, preoccupata, dopo grida e lamenti incomprensibili dall’altro lato del ricevitore. “- Olga, che succede?! Smettila di piangere o non ci capirò nulla!” Esclamò, sentendo la voce della cuoca continuare a frignare e a farfugliare parole incomprensibili. “- Angie, è andato tutto perduto, tutto! I conti non tornano e non sappiamo cosa fare!” Per fortuna, Libi, strappato il telefono dalle mani della zia in lacrime, aveva preso a parlare con nervosismo ma rendendo il tutto più comprensibile, lasciando la proprietaria del locale di stucco nell’udire quelle parole. “- Aspetta, che stai dicendo? No, non… non è possibile!” Riuscì a balbettare la donna, sotto gli occhi di Galindo che la fissava: Angie si era pietrificata al centro del salotto e d’improvviso, era sbiancata. “- Ma come è accaduto in così poco, da un giorno all’altro? E’… impossibile.” Concluse, portandosi una mano al cuore con aria terrorizzata. “- Va bene aspettatemi, vengo lì… a dopo.” Salutò, richiudendo la telefonata e rimanendo ferma come una statua, lo sguardo vuoto e improvvisamente, nervoso di nuovo come quando Casal era ancora in casa. “- Che è successo?!” Chiese Pablo, alzandosi e schioccandole le dita davanti al viso per farla risvegliare da quella sorta di trance in cui sembrava essere caduta dopo la telefonata. “- Il Restò Band… è… è fallito.” Balbettò, abbassando poi gli occhi con malinconia, senza sapere cosa fare o neppure cosa pensare. “- Cosa?! Come è possibile?!” Domandò Galindo, sconvolto.  “- Non lo so ma tu taci sulla questione con i ragazzi, non voglio farli preoccupare ulteriormente, è un problema mio che devo risolvere io. Vado a vedere da vicino cosa è successo e torno, a loro dì che sono andata a comprare qualcosa per cena…” Sentenziò lei, afferrando la sua borsa dal tavolinetto e fiondandosi fuori come un fulmine, lasciando l’uomo perplesso e preoccupato: era la prima volta che restava da solo con i ragazzi e doveva anche mentirgli sul dove fosse la zia… poteva farcela? Sarebbe riuscita la Saramego a risolvere la questione? Vederla in quello stato gli aveva provocato una fitta alla base del cuore, non era giusto che la vita si accanisse tanto contro quella donna! Prese un profondo respiro e andò ad accendere la tv… la partita era finita ormai, ma doveva mostrarsi naturale per non destare sospetti: ora condivideva un segreto con Angie e avrebbe fatto di tutto per mantenerlo, per non vederla ancora triste anche a causa sua se lo avesse mai dovuto rivelare o farsi beccare, anche per puro caso. Nello schermo alcuni cronisti commentavano la sconfitta del suo amato Independiente… poteva andare peggio di così?
 
----------
 
Eccoci! Capitolo con Gregorio protagonista! XD Anche se questo 14 è un po’ noiosetto ci serve per il proseguimento della storia! ;) L’assistente sociale tornerà a trovare i Castillo, ma per ora abbiamo una brutta sorpresa sul finale… il Restò Band di Angie è fallito! D: Violetta intanto scopre che a Fran piace Diego, seppure la diretta interessata continui a negare… xD Eheh Cami che propone la Leonetta! W Camilla, la leader Diecesca e Leonetta! u.u :3 Come al solito grazie di cuore a tutti coloro che seguono la storia, siete davvero gentilissimi! :3 Alla prossima, ciao! :) DulceVoz. :)
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: DulceVoz