SAVE
THE LAST DANCE FOR ME
Il
locale
era gremito di gente, tutta riunita lì per un unico motivo:
festeggiare la
caduta del regno di Doflamingo. Quel re che per anni li aveva ingannati
facendo
credere loro di vivere in una giustizia in realtà solo
apparente, era stato
finalmente sconfitto. La tirannia, gli intrighi, i loschi affari e le
vite
stroncate avevano cessato di esistere. Ora tutti potevano dirsi liberi,
e
quelli di loro che avevano trascorso gli ultimi anni in un corpo di
plastica
che non gli apparteneva, potevano far ritorno alla loro vita.
I
dimenticati erano stati nuovamente ricordati.
Canti,
balli
e schiamazzi si libravano nell’aria, boccali colmi di birra e
liquori si
alzavano al cielo cozzando fra loro. Ma in tutta quella baraonda,
ciò che
davvero faceva la differenza erano i sorrisi della gente.
Anche
gli
eroi di quella lunga battaglia si erano uniti ai festeggiamenti: Rufy
ne aveva
approfittato per ingozzarsi a dismisura, Usopp si vantava della sua
forza
appena scoperta e Chopper lo ascoltava estasiato, Brook si era
aggregato alla
piccola orchestra del locale mentre Franky improvvisava balli
imbarazzanti,
Sanji faceva il filo alla sua Violet senza sosta, e infine Zoro e Nami
si
sfidavano in una gara di bevute incitati dal pubblico. Nessuno di loro
mancava
di far notare la propria presenza, ma la vera stella di quella notte
senza
sonno era Robin.
L’archeologa
dagli occhi di ghiaccio aveva gli occhi di tutti puntati su di
sé, mentre
eseguiva con grazie e sensualità un ballo improvvisato sulle
note del violino
di Brook e degli strumenti della piccola orchestra. Poche mosse, alcune
ispirate al flamenco (ballo tipico di quel paese) e altre inventate sul
momento, che però acquisivano un fascino ammaliante sul suo
corpo florido e
sinuoso. La stessa Violet, danzatrice di professione, aveva smesso di
prestare
attenzione alle moine di Sanji e la osservava con attenzione. Era come
se quel
ballo diffondesse magia nell’aria, un incantesimo che
contagiava tutti i
presenti.
-
BRAVISSIMA!!!- si sentì
un urlo tra la
folla.
-
SEI BELLISSIMA!!!- fece eco un altro.
Un’ondata
di
applausi e fischi invase il locale, seguita dai più
disparati complimenti. Le
donne erano invidiose del suo successo e delle attenzioni che riceveva;
gli
uomini, al contrario, sorridevano come ebeti spargendo litri di bava
sul
pavimento e sbracciandosi per attirare la sua attenzione.
-
Questa sì che è una
sorpresa, non credevo
che Robin sapesse ballare! E soprattutto non l’avevo mai
vista così espansiva!-
si stupì Zoro, sapendo quanto la compagna di ciurma fosse
caratterialmente
simile a lui.
-
Si vede che lei a differenza di qualcun
altro sa anche divertirsi ogni tanto!- lo rimbeccò
Nami - Comunque io l’avevo
già vista ballare-
-
Ah sì? E dove?-
-
In un locale dell’isola sulla quale
siamo
andati a riparare la Sunny dopo l’attacco della Neo Marina.
Ci servivano soldi,
così mentre io servivo ai tavoli intrappolata in un corpo da
bambina, Robin
danzava per quel branco di allupati che riempiva il locale-
spiegò.
-
Capisco…Anche perché se
avessi ballato tu
sarebbero scappati tutti!- ghignò, consapevole di
averla punzecchiata a
dovere.
-
Come ti permetti?! Pensa a bere piuttosto,
che stai perdendo!- ribatté la rossa,
imbronciandosi.
Nel
frattempo, in mezzo a tutto quel trambusto, due occhi grigi non avevano
mai
smesso di seguire ogni singolo movimento della bella archeologa, come
se
volessero studiarla da cima a fondo, nel tentativo di carpirne i
più intimi
segreti.
Braccia
incrociate, spada stretta a sé, gambe malamente accavallate,
il Chirurgo della
Morte si godeva lo spettacolo. Anche se apparentemente la sua
espressione era
seria e fredda, tanto da apparire disinteressata, dentro di
sé si sentiva
profondamente attratto da quella donna affascinante e misteriosa, che
stava
dando prova di un lato sconosciuto del suo carattere. Già
dalla prima volta in
cui l’aveva incontrata gli era capitato di pensare che fosse
un tipo intrigante,
il genere di donna in grado di stregare anche uno come lui. Si
somigliavano
molto, entrambi schivi e freddi; ecco perché
quell’eccesso di espansività lo
lasciava basito e desideroso di sapere.
C’era
forse
un’altra Nico Robin dietro quella che tutti conoscevano?
Non
era la
semplice curiosità di un medico intenzionato ad approfondire
la conoscenza
della psiche umana, ma l’interesse di un uomo verso una donna.
-
Certo che Cappello di Paglia è
proprio
fortunato a poter avere tutti i giorni una così bella donna
sulla nave!- si
lasciò sfuggire Penguin con occhi sognanti.
-
A chi lo dici! Se poi ci aggiungi anche la
rossa al bancone!- gli diede man forte Shachi, facendo un
cenno con la
testa in direzione di Nami.
-
Siete proprio dei somari!- li
riprese
Law.
-
Ma capitano, noi stiamo tutto il tempo
sott’acqua e possiamo vedere qualche bella donna solo quando
ci fermiamo su
un’isola…Godere della loro compagnia ogni giorno
è come manna dal cielo!-
spiegò Penguin allargando le braccia.
-
Ѐ vero!- lo appoggiò
nuovamente Shachi.
-
Io preferirei vivere in un posto tanto
freddo con una bella orsetta!- si aggregò Bepo
alla conversazione.
-
NESSUNO HA CHIESTO IL TUO PARERE!!! E POI
NON DIRE IDIOZIE!!!- lo rimproverarono in coro gli altri due.
-
Chiedo scusa…-
abbassò la testa l’orso,
stringendosi nelle spalle come un bambino che viene rimproverato.
-
Sono tutte stupidaggini- intervenne
nuovamente il loro capitano - Pensate
forse che le donne siano indispensabili su una nave pirata? Sono
creature
deboli e portano solo un sacco di problemi! Un pirata ha altro a cui
pensare
prima delle donne- concluse, portandosi alle labbra un
bicchiere colmo di
birra.
-
Però la loro compagnia è
piacevole…-
azzardarono.
-
Allora godetevela fin che siete qui,
perché
fra pochi giorni partiremo e non so quando potrete di nuovo averne
l’occasione-
Non
sapeva
nemmeno lui perché aveva fatto quel discorso così
duro, in fondo sapeva bene
che i suoi compagni, in quanto uomini, avevano delle particolari
esigenze. Gli
erano sempre stati fedeli, eseguivano i suoi ordini alla lettera
portandogli un
infinito rispetto: se ogni tanto esprimevano il desiderio di avere una
ricompensa, non poteva certo negargliela. Sapeva bene cosa lo aveva
spinto a
quell’atteggiamento così brusco, ma accettare la
realtà non era così facile.
Lui non aveva mai avuto bisogni impellenti di quel genere, i suoi
rapporti
intimi con l’altro sesso si erano ridotti a pochi incontri
occasionali in
stanze malridotte di vecchie locande, più per sfogare la
rabbia che sentiva
dentro che per vera e propria necessità. Avventure senza
importanza durate
qualche ora, con donne delle quali non ricordava nemmeno i nomi.
Quella
sera,
però, era diverso. Per la prima volta sentiva un desiderio
vero per quella
donna che stava ballando a pochi metri da lui, il desiderio che un uomo
può
provare per una donna che ha fatto breccia nel suo cuore. Era questo
che lo
infastidiva oltremodo, perché anche se il mondo lo conosceva
come capitano dei
pirati Heart, lui un cuore non ce lo aveva. Lo aveva spento molti anni
prima,
quando si era reso conto che era solo un inutile apparecchio difettoso
pronto a
scattare quando meno te lo aspetti. Le emozioni sono nemiche dei tipi
cinici e
calcolatori, e questo lui lo sapeva bene.
Ora
che
Doflamingo era stato sconfitto e che la sua vendetta si era consumata,
però,
aveva ancora un motivo per negarsi qualsiasi emozione?
Non
poteva
finalmente concedersi il diritto di respirare?
Erano
queste
le domande che lo tormentavano, scaturite nel momento in cui si era
reso conto
che Robin gli piaceva. Proprio così: quella donna gli
piaceva. Non era solo
attrazione fisica verso il suo corpo perfetto, ma interesse per la sua
persona,
per quel lato oscuro e misterioso di cui mostrava solo la facciata
superficiale. Erano molto simili, e questo lo percepiva meglio di
chiunque
altro. Eppure continuava a negarlo a se stesso, ordinando
silenziosamente a
quel cuore che aveva ripreso a battere di cessare la sua
attività. Non era
pronto per affrontarlo, per distruggere quel Law insensibile che aveva
creato
dopo la morte di Corazòn.
Un’ondata
di
applausi e fischi lo riportò alla realtà. La
musica era finita e con essa anche
quel ballo così sensuale. In piedi al centro del palco,
Robin aveva fatto un
elegante inchino al suo pubblico in delirio, ritrovandosi circondata di
rose
che piovevano da ogni dove. Evidentemente non era il solo ad aver
gradito la
sua sensualità.
Portandosi
il boccale alle labbra e bevendo un sorso, la guardò
chinarsi per cogliere il
fiore più bello, ringraziando poi nuovamente il pubblico con
un altro inchino.
Per un attimo gli sembrò che guardasse nella sua direzione,
fissandolo dritto
negli occhi, ma poi scese dal palco come se nulla fosse dirigendosi
verso i
suoi compagni.
Perché
avrebbe dovuto guardare proprio lui fra tanta gente?
In
fondo per
lei non era altro che un pirata come tanti che aveva stretto
un’alleanza con il
suo capitano.
Meglio
così,
gli avrebbe risparmiato parecchi grattacapi.
Allora
perché non riusciva a smettere di guardarla?
Perché
desiderava che andasse al suo tavolo e rivolgesse anche a lui quei
sorrisi che
stava facendo alla sua ciurma?
Stupido
cuore dispettoso!
Scolò
con
una sorsata veloce la birra rimasta nel boccale, osservando i suoi
compagni che
nel frattempo si erano trovati altre due ragazze apparentemente
interessate
alle loro moine. A quanto pare non avevano perso tempo e avevano
seguito le sue
parole alla lettera. Anche Bepo si era ritrovato circondato da uno
stuolo di
ragazze, non per il suo aspetto quanto per il fatto che fosse piuttosto
insolito trovare un orso in grado di parlare. Gli schiamazzavano
intorno
accarezzando di tanto in tanto la sua candida pelliccia, e lui da bravo
timidone quale era abbassava la testa continuando a chiedere scusa
senza
motivo.
Si
lasciò
andare ad un sincero sorriso: vivendo con Cappello di Paglia e la sua
ciurma
non aveva potuto fare a meno di pensare che fossero un branco di
pazzoidi
scalmanati, ma a ben pensarci anche la sua di ciurma non era
propriamente
normale. Del resto che importanza potevano avere i modi e
l’aspetto? Ciò che
contava era che fossero compagni uniti e rispettosi l’uno
dell’altro.
-
A che pensi, dottore?-
Riaprì
di
scatto gli occhi, che aveva chiuso senza nemmeno rendersene conto.
Ed
eccola
lì, davanti a lui, quella donna che per tutta la sera era
stata oggetto dei
suoi desideri.
Gli
sorrideva con quell’aria enigmatica tipica del suo essere,
forse sviluppata nel
corso degli anni per nascondere qualcosa che non voleva far sapere.
-
A niente, mi stavo solo rilassando-
rispose, fingendo indifferenza.
-
Posso sedermi?- gli chiese.
In
tutta
risposta, si limitò ad indicare la sedia vuota di fronte a
lui con un cenno del
capo. La mora prese posto, sedendosi con grazia e accavallando le
lunghe gambe
messe in mostra dal vistoso spacco della gonna che indossava.
Sapeva
senza
dubbio come essere provocatoria.
-
Non vai dai tuoi compagni?- si
decise a
domandarle, curioso di sapere il motivo per cui si era recata al suo
tavolo.
-
Ci sono appena stata, e poi ora sono tutti
presi dai festeggiamenti- piegò la testa da un
lato, sorridendo nuovamente.
-
Certo che ne fate di casino…-
-
Che vuoi farci? Il nostro capitano contagia
tutti!-
Restarono
in
silenzio per qualche secondo, limitandosi a fissarsi negli occhi.
Nessuno dei
due era eloquente, le chiacchiere non rientravano nei loro hobby.
Eppure quegli
sguardi erano carichi di parole, tanto da rendere elettrica
l’aria circostante.
C’erano tante cose che avrebbe voluto chiederle, ma sapeva di
non averne il
diritto.
-
Perché sei venuta qui?-
fu l’unica cosa
che riuscì a dire.
-
Perché ero curiosa di sapere il
motivo per
cui mi fissavi così mentre ballavo- rispose
schietta l’archeologa.
Se
in tutti
quegli anni non si fosse allenato per mantenere i nervi saldi, a
quell’ora
sarebbe già balzato sul tavolo. lo aveva colto alla
sprovvista, decisamente.
Sin dal primo momento in cui l’aveva conosciuta, aveva capito
che era una donna
scaltra e un’acuta osservatrice, alla quale difficilmente si
poteva nascondere
qualcosa. Però che si accorgesse di lui in mezzo a tutta
quella gente era
sorprendente. Tuttavia, non era particolarmente nervoso per quella
domanda
fatta a bruciapelo. Sapeva già la risposta che le avrebbe
dato.
-
Diciamo che mi ha sorpreso vederti in questa
tua nuova veste. Credevo fossi un tipo tranquillo e sulle sue, che non
ama
attirare a sé le attenzioni della gente; invece ti sei
lasciata andare
parecchio su quel palco. Forse nascondi più di quello che
vuoi far credere,
Nico-ya- la stuzzicò con
quell’insinuazione finale.
-
Tutti abbiamo dei segreti, tu compreso Torao-
lo fissò maliziosa, assottigliando lo sguardo - Ma questo non ha nulla a che vedere con la danza.
Ho ballato
semplicemente perché avevo voglia di divertirmi e
perché mi piace questo genere
di balli, tutto qui. Non c’è nulla di male a
lasciarsi andare una volta tanto,
in fondo. Mi sbaglio forse?-
Sorrise
quasi impercettibilmente: a parole quella donna era un osso duro.
Sapeva come
incastrarti, rigirando la conversazione a suo favore.
Quello,
però, era il meno.
Ciò
che lo
aveva colpito era stato sentirle dire che lasciarsi andare non era una
cosa
sbagliata. Se una come lei arrivava ad affermare una cosa simile, forse
anche
per lui c’era speranza. Magari la sua occasione di lasciarsi
andare poteva
cominciare proprio con lei.
-
Hai subito troppo l’influenza del
tuo
capitano- ironizzò.
-
Può darsi- sorrise.
-
Ehm…Scusa capitano…-
li interruppe la
voce di Penguin, che nel frattempo si era avvicinato al tavolo.
-
Che c’è?-
-
Ecco, no…- fece cenno a
Shachi e alle
due ragazze che tenevano per mano - Noi
pensavamo…di andare a fare un giro…-
arrossì.
Era
chiaro
dal suo atteggiamento che per “andare a fare un
giro” intendeva spostarsi in
qualche alloggio a ore e dare sfogo ai loro bisogni.
-
Andate pure, ci rivediamo domani al porto-
li congedò.
-
Grazie capitano!- inchinarono la
testa,
sorridendo entusiasti di quella concessione.
Ciascuno
con
sottobraccio una ragazza, si allontanarono uscendo dal locale. A
differenza sua
loro coglievano ogni singola opportunità per lasciarsi
andare.
Nuovamente
si ritrovò a chiedersi se fosse possibile vivere
così. Era come se un mondo
completamente nuovo gli stesse abbagliando gli occhi, un mondo che era
sempre
stato lì ma che lui si rifiutava di vedere.
-
E così sei rimasto solo…-
osservò Robin.
-
Non sono solo, ci sono altri dei miei uomini
sparsi per il locale- le fece notare.
-
Sì, ma nessuno che sia seduto qui
con te-
-
Evidentemente hanno di meglio da fare-
-
E tu? Non gradisci la compagnia delle donne?-
Di
nuovo una
domanda che scottava, che sembrava nascondere velati accenni.
Dove
voleva
arrivare?
Cercava
forse di provocarlo?
In
quel
momento gli balenò per la testa il pensiero che il suo
interesse per lei fosse
ricambiato. In quel caso, le cose si sarebbero fatte interessanti.
-
Se non la gradissi ti avrei già
mandata via,
no?- decise di stare al suo gioco.
-
Come pensavo: è molto intrigante
parlare con
te, dottore- sorrise con malizia, alzandosi in piedi - Magari a fine serata potremmo farlo di nuovo-
Con
queste
parole si allontanò dal tavolo, lasciandolo in balia di se
stesso. Aveva calcolato
bene le sue mosse, e ora sapeva di averlo quasi in pugno.
Nonostante
si fosse appena reso conto di essere stato fregato, non poté
fare a meno di
trattenere un ghigno: quella donna sarebbe stata il suo primo passo
verso quel
nuovo mondo appena scoperto.
Il
resto
della serata lo trascorse inchiodato a quel tavolo, fra un boccale e
l’altro,
continuando a scambiarsi occhiate fugaci e furtive con Robin. Si
riscoprì
impaziente, lui che per tutta la vita aveva sempre agito con calma.
Dopo
ore che
sembravano interminabili, il locale iniziò a svuotarsi
lentamente. Ben presto
rimasero solo l’orchestra, che però aveva posato
gli strumenti, e i Mugiwara, i
quali si apprestavano a far ritorno sulla loro nave per coricarsi nei
rispettivi letti. Anche i membri della sua ciurma che non erano
riusciti a far
breccia su qualche donna erano ritornati al loro sottomarino, Bepo
compreso.
-
Ehy Traffy! È stata una bella
festa, non è
vero?- gli venne incontro quello scapestrato di Cappello di
Paglia,
sorridendo come un bambino a cui si è appena regalato un
giocattolo
stratosferico.
Trovava
ancora sorprendentemente incredibile la semplicità con cui
affrontava la vita,
nonostante lo conoscesse ormai da un bel po’. Forse era
quello che lo rendeva
così speciale. Quando si cresce si finisce col dimenticare
la purezza che c’è
dietro ogni cosa, anche dietro lo sporco e il male; Rufy questo
sembrava non
averlo dimenticato.
-
Hai fatto troppo casino- lo
rimbeccò.
-
Ma scusa è una festa, se non si fa
baldoria
non è divertente!- spiegò convinto il
ragazzo di gomma.
-
Invece ho vinto io!- interruppe il
dialogo la voce di Nami, un po’ troppo alta a causa di tutto
l’alcol ingerito.
-
Ti dico che ti sbagli, ho bevuto molto
più
di te!- ribatté Zoro, anche lui visibilmente
alticcio.
-
Ma se ti sei fermato subito!-
-
Che stai dicendo?! Ho continuato fino alla
fine, quando ti sei accasciata sul bancone!-
-
Insomma, voi due, volete piantarla?! Certo
che siete ridotti proprio male!- pose fine alla discussione
Usopp.
-
Ѐ meglio riportarli alla nave…-
osservò
Robin.
-
Anche io sono tanto stanco- si
sfregò
gli occhietti il piccolo Chopper, abituato ad addormentarsi presto.
-
Allora forza, torniamo tutti alla nostra
Sunny!- partì entusiasta Rufy, seguito da tutti
gli altri.
Solo
l’archeologa rimase ferma dov’era, fissandolo
intensamente. Era chiaro che non
aveva voglia di andarsene.
-
Tu non vieni, Robin?- le chiese
Usopp,
l’ultimo ad uscire dopo aver spinto fuori Zoro e Nami che
stavano ancora
battibeccando.
-
Vi raggiungo più tardi, voi andate
pure-
rispose senza nemmeno guardarlo.
-
Ok…- si limitò
a rispondere il cecchino,
lanciando occhiate ad entrambi.
Probabilmente
doveva essersi accorto dell’intesa che si era creata fra
loro, ma a lei
sembrava non importare nulla. Non si vergognava di far sapere ai suoi
compagni
che provava interesse per un uomo, un pirata come loro. Non temeva il
giudizio
di nessuno, convinta che non ci fosse nulla di sbagliato in quello che
stava
facendo.
-
Non sei ancora stanca?-
trovò il
coraggio di chiederle, interrompendo il silenzio.
-
Sì, ma come ti avevo detto mi
sarebbe
piaciuto conversare ancora con te a fine serata. Quale migliore
occasione di
farlo, se non ora?- sorrise, piegando la testa da un lato.
-
Non hai paura che i tuoi compagni ti
scoprano?-
-
Paura?- assunse
un’espressione sorpresa
- Perché dovrei avere paura? Non
sto
facendo nulla di male. E poi tu sei un nostro alleato-
precisò.
-
Se va bene a te…-
-
In fondo dobbiamo solo parlare, o sbaglio?-
alzò un sopracciglio maliziosa - Anche
tu
vuoi “portarmi a fare un giro”?-
sottolineò quelle parole, riprendendo la
patetica scusa che si erano inventati Penguin e Shachi poche ore prima.
-
Dipende da te- sorrise quasi sadico.
Voleva
provocarlo? Perfetto, le avrebbe dimostrato che non era la sola a
poterlo tenere
in pugno.
Sorprendentemente,
quello che era iniziato come un gioco stava diventando molto
più interessante
del previsto.
-
Hai mai ballato, dottore?-
cambiò
argomento.
-
No, e non mi interessa farlo-
-
E se ballassi io per te?-
-
Ci tieni tanto?-
-
Visto come mi guardavi, credevo fossi tu
quello a tenerci-
-
Mi spiace deluderti, Nico-ya. Poi, come
vedi, l’orchestra sta andando via-
indicò con un cenno del capo i musicisti
che riponevano nelle custodie i loro rispettivi strumenti.
-
Non mi serve un’orchestra!-
fece
l’occhiolino.
-
Come pensi di ballare senza musica?-
-
Lo vedrai-
Gli
diede le
spalle, avviandosi verso il palco dove era rimasto solo un uomo di
mezza età
con dei baffoni neri, il quale stava finendo di accordare la sua
chitarra le
cui corde si erano allentate per il troppo suonare. Li
osservò confabulare per
qualche minuto, e vide chiaramente Robin indicarlo. Si
augurò che non stesse
raccontando scemenze, anche se sapeva che non era il tipo. Quando
terminarono,
la mora si portò al centro del palco, proprio
dov’era quando aveva ballato
prima. L’uomo con la chitarra si sistemò a sedere
sul suo sgabello di legno,
suonando i primi accordi. Poco a poco la musica prese vita da quello
strumento,
riempiendo l’aria di un ritmo movimentato e coinvolgente,
tipico di quella
danza chiamata “flamenco”. Dapprima con lenti
movimenti di braccia e mani,
portate elegantemente verso l’alto, poi ancheggiando e
muovendo le sinuose
gambe, Robin iniziò nuovamente a danzare, seguendo il tempo
scandito dalla
chitarra. Era come ipnotizzato da quel corpo che emanava una carica
erotica
pazzesca ad ogni gesto compiuto. Poche cose nella vita lo avevano
attratto, e l’archeologa
era una di queste. Bella, intelligente, fredda, sensuale e a volte
persino
cinica: se al mondo esisteva una donna per lui di certo lei era
perfetta.
Ripensò
alla
loro conversazione avvenuta poco prima, se conversazione si poteva
definire
quello scarno scambio di brevi battute.
Forse
doveva
portarla sul serio a “fare un giro”.
Lui
non era
il tipo da fiondarsi allupato addosso alla prima sottana che
incontrava, e di
certo Robin non era una sprovveduta che si concedeva al primo che
capitava. Era
una donna che faceva sudare le sue grazie, che pretendeva il massimo
prima di
darsi a un uomo. Eppure i loro corpi erano due calamite, si cercavano e
si
volevano. Tuttavia, non era mera attrazione sessuale: in
realtà l’incontro dei
loro corpi sarebbe stato l’ultimo passo di quel loro
avvicinamento. Ciò che da
tempo si era incontrato erano le loro menti e i loro cuori, fatti della
stessa
pasta.
Solo
in quel
momento gli fu chiaro che quell’attrazione verso di lei era
iniziata molto
prima di quella sera, precisamente nel momento in cui aveva messo piede
sulla nave
di Cappello di Paglia. Fino a quel momento l’aveva sempre e
solo vista sui
manifesti di taglia dei ricercati, e ciò che sapeva di lei
era quello che
dicevano le voci della gente. La dipingevano come la figlia del
demonio, una donna
senza scrupoli capace delle peggio cose. Ma conoscendola aveva capito
che Robin
non era niente di tutto questo. Robin era una donna forte, sicura di
sé, capace
di tenere testa agli uomini più duri e dotata di
un’intelligenza che superava
addirittura la sua bellezza. Aveva saputo andare oltre le disgrazie del
suo
passato e rifarsi una vita.
Ancor
prima
di essere attratto da lei l’ammirava, e avere la sua stima
non era cosa da
poco.
Lasciò
da
parte i suoi pensieri quando si accorse che aveva smesso di muoversi.
Era ferma
in piedi al centro del palco e lo fissava. Anche la musica si era
interrotta, e
il suonatore faceva scorrere inebetito lo sguardo da lei a lui,
incapace di
comprendere cosa stesse succedendo. Robin lo ringraziò,
scendendo dal palco e
tornando al tavolo da lui.
-
Vedo che ti è piaciuto anche
più di prima!-
riprese a punzecchiarlo, sempre con quel sorriso malizioso.
-
In realtà mi ero distratto-
-
Brutti pensieri?- si fece seria.
-
No, al contrario- ghignò
- Stavo pensando che se vuoi potrei portarti
a
fare un giro-
La
mora
ridacchiò, portandosi il dorso della mano a coprire la bocca.
-
Accetto con piacere!- rispose infine.
Fu
così che
anche loro lasciarono quel locale, dove ormai erano rimasti solo un
boccale
vuoto su un tavolo e un suonatore di chitarra che non aveva ancora le
idee
chiare su ciò che era appena avvenuto. Si avventurarono per
le strade di
Dressrosa, illuminate solo dalla luce lunare.
Non
sapeva
se quel giro sarebbe diventato qualcosa di più, e a dirla
tutta non gli
importava. Gli bastava poter trascorrere una notte in compagnia di
quella
meravigliosa donna. Anche se non le avrebbe mai detto ciò
che provava, sapeva
che lei aveva capito. Non c’era bisogno di parole.
Camminando
fianco
a fianco, si scambiavano sorrisi carichi d’intesa.
Dopotutto
non
era stata una cattiva idea lasciarsi andare, specie se il motivo per
cui lo
aveva fatto era una donna che aveva riservato a lui l’ultimo
ballo della
serata.
ANGOLO DELL’AUTORE
Eccomi
con
un’altra Lawrobin, che ci crediate o no mi è
venuta in mente dopo aver visto un
mese fa il film One Piece Z! Lo so che non c’entra nulla, ma
vedendo la scena
in cui Robin ballava nel locale mi è partito un trip mentale
e mi sono
immaginata lei che ballava così per Law. Non chiedetemi che
problemi ha il mio
cervello perché non so rispondervi nemmeno io!
Ad ogni modo
spero vi sia piaciuta e sono felice di vedere che siamo in
più di quelli che
immaginavo a vedere bene questa nuova coppia!
Baci
Place
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