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Autore: agatha    26/11/2008    2 recensioni
Cinderella è sempre stata la favola preferita di Maria. Può la sua vita ricalcare quella della protagonista? Se il destino le fa incontrare un moderno principe azzurro come Michael, su una Ferrari al posto di un cavallo bianco, tutto è possibile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eos75: Sì, Michael è decisamente cinico e poco corretto, però è parte del suo fascino. Ti ringrazio per il complimento di riuscire ad immaginare quanto letto, nello scrivere mi sono impegnata proprio perchè si capisse quello che avevo in mente. Speriamo continuino a piacerti i colpi di scena che ci saranno.

 

Silen: Vedo che hai inquadrato perfettamente Michael, vedrai che anche senza poteri non si smentirà. Come per Eos ringrazio anche te, sapere che una mia descrizione è stata capita e immaginata da chi legge vuol dire molto per me.  Dato che ho ricevuto un "richiamo ufficiale" dalla direzione posto direttamente due capitoli (d'altronde chi ha la tessera ha diritto ai suoi bonus quando non è soddisfatta xD).

 

Buona lettura a chiunque abbia voglia di leggere e seguire questa ff.

 

*************************

 

Finalmente la giornata era arrivata al termine. Maria spense il computer e radunò le sue cose, prese la borsa e dopo aver controllato che fosse tutto in ordine si avviò verso l’uscita. Non erano rimaste molte macchine nel parcheggio ed individuò subito la ferrari di Michael. Lui non era ancora uscito e lei si avvicinò per esaminare meglio la macchina. Era veramente una brutto danno. Si era piegata in avanti per guardare da vicino la carrozzeria quando una voce la fece rialzare di scatto.

“Ma che bello spettacolo! Hai veramente delle belle gambe”

“Io stavo solo controllando cos’avevo combinato questa mattina”

“Non ti preoccupare si può sistemare, l’importante è che tu non ti sia fatta niente”

“No, tutto in ordine, ho solo un po’ di fastidio alla nuca”

“Non potevi dirmelo stamattina? Ti avrei portato al pronto soccorso per una visita”

“No, ti ho detto che non è niente. So badare a me stessa”

Michael si avvicinò prendendole il mento con due dita voltandole la testa verso di lui.

“Ma adesso sei sotto la mia responsabilità, non vorrei mai che mi accusassi di trascurarti, tesoro”

Maria si sentì le gambe molli, già il tocco delle sue dita le provoca dei brividi in tutto il corpo, se poi la chiamava con questi vezzeggiativi, anche se ironici, non avrebbe retto per un mese intero. Non che provasse qualcosa per lui, però era bello avere intorno qualcuno, da quando suo padre era morto se l’era cavata da sola ed ora si stava rendendo conto di quello che si era persa.

 

Decise di reagire ponendo fine a quel contatto. Si allontanò da lui e indietreggiò.

“Grazie ma io adesso devo andare. Ci vediamo domani”

Poi si voltò e raggiunse velocemente la sua macchina, mise in moto ed uscì dal parcheggio diretta verso casa. Il tragitto le parve insolitamente lungo, stava ben attenta che nessun animale o persona le intralciassero la strada, un incidente le bastava e avanzava. Appena entrò in casa e chiuse la porta dietro di sé pensò che finalmente era al sicuro, come se la presenza di Michael l’avesse seguita fin lì. Però ora, tra le quattro pareti che componevano il suo mondo si sentiva molto più tranquilla, si cambiò mettendosi un paio di pantaloni della tuta a vita bassa ed una canottiera gialla attillata. Si sdraiò sul divano perché il collo aveva cominciato a farle di nuovo male e cominciava anche a sentire tutto il peso della giornata appena trascorsa. Guardò l’orologio, erano le 19.30 e decise di chiudere gli occhi.

"Solo per cinque minuti"

 

Maria sentiva in lontananza il suono di un campanello, era un rumore che le dava fastidio e cercò di ignorarlo. Quando si fece più insistente aprì gli occhi e realizzò che era in casa, che si era addormentata e che era il suo campanello che stava suonando. Rotolò giù dal divano e si tirò in piedi barcollando verso la porta. Guardò attraverso lo spioncino e le parve di riconoscere Michael, allora si sfregò gli occhi pensando di essere ancora addormentata ma quando riguardò lui era sempre lì in piedi davanti a casa sua. Girò la chiave e gli aprì.

“Cosa ci fai qui?”

“Posso entrare?”

Lei era sorpresa e si fece da parte senza replicare. Lui entrò e posò un sacchetto sul tavolo e si girò a guardarla. Maria si sentì vulnerabile di fronte alla sua occhiata, la stava spogliando con gli occhi e lei si sentì in imbarazzo. Andò a sedersi sul divano per sottrarsi a lui.

“Come hai fatto a sapere dove abitavo?”

“Ti ho seguita quando te ne sei andata dal lavoro”

Michael si accomodò vicino a lei.

“Pensavo te ne fossi accorta”

“No, ero concentrata sulla guida. Ma perché mi hai seguito?”

“Avevo bisogno di parlarti e tu sei scappata via”

“E cos’è che dovevi dirmi?”

Michael non le rispose e si alzò in piedi spostandosi verso il tavolo.

 

“Ho portato del cibo cinese. Sempre che tu non abbia già mangiato”

“No, veramente non ci avevo ancora pensato. Ma non hai risposto…”

“Vedo. Ma a che ora mangi di solito? ”

“Mangio intorno alle 19.30, però quando sono arrivata ho deciso di sdraiarmi qualche minuto sul divano perché mi era tornato male al collo. Devo aver chiuso gli occhi ed essermi addormentata. Se tu non avessi suonato probabilmente starei ancora nel mondo dei sogni”

“Sei sicura di non voler andare al pronto soccorso per farti visitare?”

“No davvero. Avevo già male ieri, prima dell’incidente”

“Sei fortunata, sono un mago a fare i massaggi, dopo cena potrai scoprire le mie qualità di massaggiatore”

Michael si alzò in piedi ed iniziò a togliere dal sacchetto i pacchetti confezionati. Maria rinunciò a farsi dare una risposta per il momento, il profumo di cibo cinese  le aveva svegliato lo stomaco e tutto il resto stava passando in secondo piano. Lo seguì e prese dalla cucina a vista una tovaglia e l’occorrente per apparecchiare. In cinque minuti la tavola fu pronta, le vaschette dei cibi aperte e loro due si erano seduti iniziando a mangiare.

 

“Mmmh che buoni. Non mi ero accorta di avere così fame”

Lui la guardò gustare i ravioli al vapore e sorrise.

“Mi dici perché sei qui?”

Maria stava soffiando sul cibo per farlo raffreddare ed attendeva la sua risposta.

“Avevo fame”

“Uno come te si può permettere di andare in qualsiasi ristorante a mangiare, perché sei qui?”

“Non ti ho spiegato i termini del nostro accordo”

“E quali sarebbero?” chiese allarmata.

“Mangia tranquillamente, ne parleremo dopo”

Mentre diceva queste parole prese una delle bacchette che erano insieme al cibo e gliela picchiettò sul naso.

“Mi stai trattando come una bambina!”

“No, mi sto solo divertendo a tenerti sulla corda”

Lei gli fece una smorfia e riprese a mangiare. Non l’avrebbe ammesso ma era tutto buono e lei era molto affamata, le questioni d’affari potevano aspettare dopo cena.

 

Terminato il cibo lui l’aiuto a sparecchiare e nel giro di mezz’ora aveva riordinato tutto. Poi si sedettero sul divano.

“Possiamo parlare adesso?” domandò lei.

“Come no, però girati”

“Scusa?”

“Se ti giri di spalle ti faccio un massaggio”

“Non mi sembra il caso”

“Girati”

“Ti sto dicendo che…”

“Girati, non te lo voglio più ripetere”

Lei sbuffò e fece come le aveva detto.

Michael le spostò i capelli di lato sfiorandole le spalle. Le sue dita si poggiarono sulla pelle di lei iniziando a muoversi piano piano. Poi si avvicinò al suo orecchio bisbigliando.

“Rilassati, non sto cercando di sedurti”

Maria sobbalzò leggermente.

“Non ci stavo neanche pensando e in ogni caso…”

“Sì?”

“La tua sarebbe fatica sprecata”

“Questo è un colpo duro per il mio ego” e rise.

 

Le sue mani iniziarono a scorrere sul suo collo e sulle spalle agevolmente.

“Oggi ho fatto presente che mi serviva una segretaria per tutto il tempo che mi fermerò negli Stati Uniti. Naturalmente mi hanno dato carta bianca dicendo che non c’era nessun problema. Ho fatto il tuo nome inventandomi che mi eri stata consigliata”

“Ah sì”

Maria iniziava a rilassarsi sotto il tocco delle sue dita. Ascoltava i suoi discorsi ma la sensazione di beatitudine che si stava diffondendo in lei metteva in secondo piano tutto il resto. Chiuse gli occhi godendosi quel momento, era un vero paradiso, desiderò che continuasse all’infinito.

“…quindi da domani non devi più andare al lavoro”

“Che cosa?”

Lei si girò di scatto, non aveva ascoltato la prima parte del discorso.

“Non mi hai ascoltato vero? Te l’ho detto che sono famoso per i miei massaggi”

Le sorrise e prendendola per le spalle la fece voltare di nuovo riprendendo ad accarezzarla.

“Ti stavo spiegando che da domani sei a mia disposizione e che sei giustificata al lavoro”

 

Maria venne sopraffatta di nuovo da quel senso di dolce stordimento e fece un sospiro.

 “Quindi cosa faremo?”

“Non te lo dico, sarà una sorpresa. Domattina potrai riposare un po’, verrò a prenderti intorno a mezzogiorno per andare a mangiare”

Maria non replicò completamente persa nel tocco delle sue dita. Anche Michael si stava rilassando, era da tanto che non passava una serata tranquilla in compagnia di una donna che non voleva saltargli addosso, poi toccare la pelle vellutata di lei era molto piacevole, la sentiva diventare sempre più morbida dopo il passaggio delle sue dita. Ad un certo punto si accorse che lei si abbandonava con il corpo contro di lui.

Si era addormentata.

Delicatamente si alzò, una rapida occhiata intorno ed individuò la camera. La prese in braccio e si diresse verso il letto e ve la depose adagio. Si sedette accanto a lei per guardarla, la bocca leggermente socchiusa e la piccola fossettina sul mento. Le sfiorò la punta del naso con un dito e la vide fare una smorfia nel sonno. Infine si rialzò, la tentazione di restare era forte, ma si impose di andare.

 

Era rientrato a casa ed era sdraiato nel suo letto, guardando il soffitto. La camera era leggermente illuminata dai raggi di luna che filtravano attraverso le persiane. Ripensava alla giornata che era appena terminata.

"Maria De Luca"

 

Aveva in mente questo nome e non riusciva a toglierselo dalla testa, una ragazza veramente bella, molto semplice e spontanea. Era letteralmente piovuta dal cielo combinando un bel disastro ma ripensandoci adesso era stato un colpo di fortuna quello che gli era capitato. Michael iniziò a cullarsi in una classica fantasia maschile: cercare di sedurre la ragazza seria e compita. Aveva un mese di tempo per divertirsi poi sarebbe tornato in Canada, alla sua solita vita.

 

L’oggetto dei suoi desideri invece stava dormendo beatamente nel proprio letto ignara di tutti i pensieri di lui.

  
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